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RPD, MODELLO SISTEMICO DI EDUCAZIONE DEL PROCESSO DECISIONALE DEL CALCIATORE

PAROLE CHIAVE: anticipazione motoria, decision making, problem solving, life skills

La percezione alla base di ogni nostra azione, e svolge un ruolo cruciale nel portare a termine un
qualsivoglia compito. La capacit di predire il comportamento di un sistema, di anticiparlo,
basandoci sui dati che riceviamo dallambiente, una delle competenze percettive pi importanti
durante una azione (William et al., 2002). Ascoltavo, in un documentario (Play, di M. Herrero),
Zinedine Zidane affermare che la sua riuscita nel mondo del calcio stata determinata dalla sua
capacit di vedere, durante le azioni di gioco, le cose prima degli altri, di vedere ci che gli altri non
vedevano ancora. Non c nulla di pi vero, ed proprio una sviluppata capacit di anticipare gli
eventi che spesso fa la differenza tra un esperto ed un principiante, tra un campione e un ottimo
atleta. Un esempio molto evidente e pi facile da cogliere, della capacit anticipatoria, quello della
guida: ci facile comprendere, ricordando la nostra stessa esperienza, che un autista esperto sia in
grado di anticipare situazioni rischiose alla guida in modo pi efficace rispetto ad un novizio,
riducendo cos le possibilit di errore.

Il processo cognitivo sottostante alla capacit anticipatoria molto complesso, e vi sono pi


spiegazioni teoriche che tentano di spiegarlo. In letteratura si usato il paradigma esperto-novizio
per evidenziare le differenze tra chi possiede un alta capacit anticipatoria e chi invece ne possiede
una meno sviluppata. Cosa differenzia, dunque, il processo percettivo esperto da quello novizio?
Una delle pi recenti e accreditate teorie, quella di Ericsson e colleghi (ad es. Ericsson e Delaney,
1999; Ericsson e Kintsch, 1995) che afferma che gli esperti bypassino le limitazioni della memoria
a breve termine acquisendo la capacit sia di codificare rapidamente le informazioni nella memoria
a lungo termine, sia di richiamare rapidamente le stesse informazioni alloccorrenza. Attraverso la
pratica quindi, gli esperti riescono ad indicizzare linformazione in modo da poter anticipare con
successo le richieste future di richiamo. In sostanza, allinterno della memoria a breve termine ci
creiamo una traccia degli indizi chiave della situazione che ci troviamo di fronte; tali indizi
facilitano laccesso allinformazione immagazzinata nella memoria a lungo termine. Gli esperti,
quindi, acquisiscono rappresentazioni (modelli mentali) flessibili che facilitano la performance e
permettono loro di adattarsi rapidamente ai cambiamenti situazionali (William et al., 2002).

Fatta questa brevissima e affatto esaustiva premessa teorica, viene da chiedersi se sia possibile
formare ed allenare la capacit anticipatoria. La risposta ovviamente affermativa. La procedura
utilizzata pi di frequente relativa allallenamento delle competenze percettive, attraverso degli
specifici protocolli di intervento cognitivo. Come nel caso del decision making, alla cui base vi
anche la capacit anticipatoria, anche qui lintervento sar improntato sulla maturazione di un
expertise percettiva, in grado di favorire la suddetta flessibilit mnemonica. Oltre lintervento
specifico, possibile orientare tutta lattivit di sviluppo di competenze in vista di un
miglioramento nelle competenze percettive: sia esso un compito tecnico motorio (sportivo), ad
esempio orientando i normali allenamenti ponendo attenzione alle indicazioni da fornire allatleta e
ai momenti di scoperta guidata delle caratteristiche rilevanti nel contesto; sia esso un compito
lavorativo o di vita quotidiana, attraverso la strutturazione di percorsi formativi ad hoc.

Le teorie classiche sui processi decisionali, almeno sino a ventanni fa, erano strettamente lineari:
una volta trovati di fronte ad un problema ci troviamo a discernere fra una moltitudine di possibili
soluzioni, che soppesiamo e che riduciamo sino a rimanere con quella pi plausibile per la
situazione specifica. Tali teorie,peraltro conformi al senso comune, non tengono in dovuta
considerazione i molteplici fattori che influenzano la decisione allinterno di un contesto naturale:
ad esempio, di fronte ad una situazione di pericolo, cosa faremmo? ci fermeremmo a pensare a tutte
le soluzioni scartandone una per volta sino a rimanere con quella corretta? ovviamente no, a meno
che non si voglia terminare altrove lottimo e soprattutto efficace processo cognitivo. Nella realt
calcistica dobbiamo far fronte alla pressione temporale, allincertezza, a condizioni dinamiche e
mutevoli, a obiettivi non chiari o a compiti mal strutturati, alla presenza di altri giocatori, compagni
ed avversari, e via discorrendo. Per tanto un modello di decision making lineare non pu spiegare la
complessit del processo decisionale del calciatore. Attraverso studi approfonditi in diversi contesti,
ma soprattutto in ambito militare, si sono elaborati numerosi modelli teorici che tentano di cogliere
tale complessit; quello pi famoso e pi citato certamente il Recognition primed decision model
(RPD) (Klein, 1989): studiando il processo decisionale di comandanti dei vigili del fuoco, Gary
Klein ha ipotizzato che il processo decisionale si basi non tanto sulla scelta ottimale, ma su quella
pi funzionale e meno dispendiosa. Chi prende le decisioni, secondo questo modello, si basa sulla
propria abilit di riconoscere e classificare appropriatamente la situazione, e una volta che si rende
conto che proprio quel tipo di situazione, mettono in moto la risposta specifica. In pratica, ci si
presenta una situazione nuova attraverso indizi riconduciamo tale situazione ad una prototipica
che conserviamo in memoria associamo ad essa una possibile soluzione. E facile capire, quindi,
quanto lesperienza giochi un ruolo cruciale nel divenire decision makers efficaci ed efficenti. Una
volta percepita come familiare una situazione, il processo decisionale, a seconda della difficolt del
compito pu mettere in atto o unazione immediata, o una valutazione del piano dazione attraverso
la simulazione mentale + lazione, oppure, in situazioni di maggior incertezza lattivazione di
informazioni prese dalla memoria (come le aspettative, le ipotesi sugli indizi, alternative
decisionali, obiettivi plausibili) partendo dalle quali produrre una valutazione del piano dazione
attraverso la simulazione mentale + lazione. La teoria di Klein dunque pone laccento su due
processi cognitivi: la situation assessment che alla base della situation awareness (Endsley, 1995)
(usata per generare un piano dazione), e la mental simulation (utilizzata per valutare il piano
dazione).

Lipshitz e Shaul (1997) affermano che lRPD model semplifica troppo i processi sottostanti al
naturalistic decision making. I loro studi si sono focalizzati sulle differenze fra esperti e novizi nel
decision making durante simulazioni di combattimenti navali. Essi affermano che gli esperti:

Riescono a collezionare maggiori informazioni in quanto sanno che domande porre/porsi.

Ottimizzano la ricerca di informazioni perch sanno di quali informazioni devono tenere traccia.

Leggono la situazione pi accuratamente perch abili nel discernere tra informazioni inutili e
rilevanti.

Prendono meno decisioni errate legate alla lettura ottimale della situazione.
Comunicano ed elaborano informazioni con gli altri in modo efficace.

Sono pi disposti a prendere in considerazione le opinioni altrui sulla decisione da prendere.

Stando a quanto affermato sinora, secondo Lipshitz e Shaul, un esperto necessiterebbe di un numero
di informazioni maggiore di un novizio e possiederebbe aspettative pi fallaci di un novizio. Cos
non in quanto gli autori introducono allinterno del discorso sul NDM schemi e modelli mentali
(usati pressoch con lo stesso significato descritto nel paragrafo 1). Per facilitare un rapido giudizio,
lesperto richiama dalla memoria gli schemi precedentemente immagazzinati. Uno schema (modello
mentale nella nostra accezione) aiuta a determinare cosa ci si aspetta, cosa si percepisce, cosa
ricordare e cosa inferire. Gli schemi aiutano anche a specificare quale informazione mancante e
dove trovarla. Gli schemi (modelli mentali) guidano la valutazione della situazione e ci aiuta
lesperto a riconoscere i pattern familiari. Introdurre gli schemi nel discorso sul NDM spiega perch
gli esperti ricercano e valutano pi informazioni, ma poich questa azione guidata lazione viene
presa comunque pi rapidamente. (Elliott, 2005). Ci spiega perch spesso il processo decisionale
pu sembrare intuitivo a chi lo effettua. La valutazione della situazione si concretizza in una
rappresentazione mentale. Basandosi sulle informazioni correnti, sullesperienze precedenti e
sullesperienza il decision maker forma un modello mentale della situazione corrente. I modelli
mentali formano quindi formano le lenti attraverso cui guardare il problema.

ALLENARE IL DECISION MAKING

Stando a quanto affermato sinora trovare un modo per formare lesperienza dei decision makers
significa sviluppare un processo di acquisizione di competenze; in questo senso visto che la base del
processo decisionale consiste nei modelli mentali, lo sviluppo di un percorso formativo deve essere
incentrato sulla loro expertise. Ci si deve focalizzare sul fornire ai calciatori, specie in fase di
sviluppo, il maggior numero di soluzioni possibili in modo di immagazzinare allinterno dei modelli
mentali un bagaglio di risposte ampio e flessibile; lavorare sulle competenze metacognitive. A
livello di squadra lattenzione si sposta su come il gruppo nella sua interezza veda una determinata
situazione. E dimostrato, ad esempio che a modelli mentali simili corrisponda una coordinazione e
una rapidit di scelta maggiori (Mohammed et al. 2010). Quindi lavorare su interazione,
integrazione e condivisione, favorisce lo sviluppo di una maggiore competenza gruppale nel
prendere decisioni.

LIFE SKILLS: COMPETENZE UNIVERSALI E


GENERALI
Prof. Raffaele Di Pasquale

Allenatore UEFA PRO

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