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LICEO CLASSICO/SCIENTIFICO « V.

IMBRIANI»
PROGETTO DI COGESTIONE DICEMBRE 2017
IL CONTRIBUTO DEL DIPARTIMENTO DI
SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE

NAPOLI SPORTIVA
I NAPOLETANI DEL CALCIO
INCONTRO CON CIMMARUTA E VOLPECINA
2492 AUGURI NAPOLI
In pochi sanno che il 21 dicembre è ufficialmente
ritenuto il compleanno della nostra amata città.

Gli storici sono tutti concordi nel far risalire la fondazione di


Neapolis al 475 a.C., il 21 di dicembre. Ovviamente si tratta
di una data simbolica e, specialmente per quanto riguarda
giorno e mese, non esistono fonti certe che confermino la
data reale. Perché, quindi, è stato scelto proprio il 21
dicembre?

In astronomia in questo particolare giorno cade il solstizio


d’Inverno, il momento in cui il sole raggiunge il punto
minimo della sua eclittica: in parole povere il giorno più
corto dell’anno.
INSIGNE, L'ULTIMO DI 83
SCUGNIZZI IN AZZURRO...
DA ATTILA SALLUSTRO A LORENZO INSIGNE:
5 PORTIERI, 23 DIFENSORI, 36
CENTROCAMPISTI, 19 ATTACCANTI.
 NAZIONALI. Sono 19 i napoletani che hanno giocato nelle nazionali.
 Le presenze si riferiscono al periodo in cui vestivano la maglia del Napoli. Ciro
Ferrara 25 presenze nazionale A, 5 nazionale B, 6 nazionale giovanile. Antonio
Juliano 18 nella nazionale A, una nella nazionale B. Quagliarella 8 nazionale A.
Attila Sallustro 2 nazionale A e 2 nazionale B. Salvatore Esposito una presenza
nella nazionale A. Francesco Romano 10 presenze nella nazionale B. Paolo
Cannavaro 18 partite nella nazionale giovanile, Fabio Cannavaro 13. Montefusco e
Venditto una partita nella nazionale B. Raffaele Longo 2 presenze nella nazionale
B e 6 nella nazionale giovanile. Altre presenze nella nazionale giovanile: Emanuele
Troise 9, Musella 8, Carannante 6, Gennaro Scarlato 3, Celestini 2, Floro Flores 1,
Cascione 1, Antonio Bocchetti 1.
Lo stadio Partenopeo fu un impianto sportivo di Napoli,
costruito fra l'agosto del 1929 ed il febbraio del 1930[1] per
ospitare le partite di calcio della squadra del Napoli[2]. GLI STADI
Lo stadio fu progettato da Amedeo D'Albora[3] su
commissione del primo presidente del Napoli Giorgio
Ascarelli[2] e fu edificato nei pressi della zona nota come
"Rione Luzzatti", nei pressi della stazione Centrale[4]. Le
tribune furono costruite in legno[4] e l'impianto, inizialmente
denominato "Stadio Vesuvio"[2], poteva contenere 20.000
spettatori[2]. I lavori vennero interamente finanziati dallo
stesso Ascarelli, facoltoso industriale tessile di origine
ebraica[1], che lo fece divenire il primo e finora unico stadio
di proprietà del Napoli in più di ottanta anni di storia[1].
La prima partita ivi disputata fu il 16 febbraio 1930[5], poco
più di due settimane dopo, il presidente Ascarelli morì ed in
sua memoria l'impianto fu intitolato al suo nome,
divenendo lo "Stadio Giorgio Ascarelli"[2]. In vista dei
mondiali italiani del '34 l'impianto, ribattezzato col nuovo e
definitivo nome di "Stadio Partenopeo"[2] fu interamente
ricostruito in cemento armato[1], in modo da portare la sua
capienza a 40.000 persone[1].
Giornalista sportivo tra i soci fondatori, nel 1946, del Gruppo
Napoletano Giornalisti Sportivi, successivamente confluito
nell'Associazione (poi diventata Unione) Stampa Sportiva
Italiana.

Stadio Arturo Collana


Nacque come stadio di calcio alla fine degli anni 1920, e
inizialmente prese il nome di Stadio XXVIII Ottobre. Fu
denominato anche campo sportivo del Littorio, fu costruito
anche grazie a una raccolta fondi pro-stadio[1]. Ospitò
saltuariamente le partite interne del Napoli calcio,
divenendone in seguito il campo ufficiale durante la stagione
1933-1934 a causa dei lavori di ristrutturazione dell'Ascarelli,
scelto per ospitare il campionato del mondo 1934.
Nel corso della seconda guerra mondiale il Napoli ritornò a
giocare solo nel 1942 e per breve tempo: dopo l'8 settembre
1943 fu requisito dalla Wehrmacht e utilizzato dalle SS come
campo di concentramento nel quale rinchiudere i napoletani
da inviare in Germania, provocando la reazione dei cittadini,
sfociata poi nelle Quattro giornate di Napoli.
STADIO SAN PAOLO
Lo stadio San Paolo di Napoli, già stadio del Sole, sorge nel
quartiere di Fuorigrotta ed è il principale impianto polisportivo
della città, dotato di palestre polifunzionali e di arti marziali, e
di un campo da pallacanestro. È conosciuto soprattutto dal
punto di vista calcistico, essendo sede delle partite interne
della SSC Napoli.
È il secondo stadio in Italia per capienza effettiva dopo il
Meazza di Milano, e il terzo per capienza omologata dopo lo
stesso Meazza e l'Olimpico di Roma.

Battezzato come stadio del Sole, cambiò successivamente


denominazione per celebrare la tradizione secondo la quale
Paolo di Tarso avrebbe raggiunto l'Italia attraccando nella zona
dell'attuale Fuorigrotta. La struttura venne inaugurata il 6
dicembre 1959, con la gara di campionato fra Napoli e
Juventus, terminata 2-1 per gli azzurri;
STADIO SAN PAOLO
NAPOLI-JUVENTUS
Dal cavallo al “ciuccio”: la vera
storia del simbolo del Napoli
In origine fu un ovale celeste dai contorni dorati che faceva da
cornice ad un cavallo rampante. Era bianco, come il simbolo
della città stessa e del Regno di Napoli. Si ergeva su un pallone
da calcio ed era circondato dalle lettere A, C ed N, ovvero le
iniziali di Associazione Calcio Napoli, così come allora era Finché il ciuccio in carne ed ossa non fece il suo primo vero
denominata la squadra. Questo il simbolo primo dei ingresso allo stadio il 23 febbraio 1930 in occasione di un
partenopei. Durò, però, soltanto un anno, in pratica dal 1926 Napoli-Juventus. I partenopei perdevano 0-2, ma
al 1927. Il tempo di disputare il primo campionato della sua incredibilmente riuscirono in una rimonta a dir poco storica,
storia, un’agonia interminabile. terminando l’incontro sul 2-2. Al termine della partita, così, un
Del settimanale satirico napoletano “Vaco ‘e pressa” piccolo asinello infiocchettato con un nastro azzurro fu portato
ironizzando sulla imbarazzante situazione degli azzurri, un in trionfo accompagnato da un cartello con la scritta
giornalista esclamò: “Ato ca cavallo sfrenato, a me me pare ‘o
ciuccio ‘e fichella, trentatré chiaje e a coda fraceta!”. Da
“Ciuccio fa tu”.
questa battuta nacque subito anche una vignetta dov’era
raffigurato proprio un asinello tutto incerottato, che in
brevissimo tempo contribuì a diffondere la goliardica
espressione.
“Me pare ‘o ciuccio ‘e Fechella!” è una divertente ed ironica
espressione napoletana riferita ad una persona di salute
cagionevole, continuamente in preda ad acciacchi e malesseri
ALLENATORI NAPOLETANI CHE
HANNO ALLENATO IL NAPOLI
 GIANNI DI MARZIO
 ROSARIO RIVELLINO
 VINCENZO MONTEFUSCO
 GENNARO RAMBONE
ANTONIO JULIANO

Campione d'Europa nel 1968 e


vice-campione del mondo nel
1970 con la nazionale italiana,
legò la sua carriera di calciatore
al Napoli, squadra nella quale
militò dal 1962 al 1978
diventando il calciatore azzurro
con più presenze (505)
nell'intera storia, record poi
superato da Giuseppe
Bruscolotti con 511 presenze, e
vincendo una Coppa Italia nel
1976.
VINCENZO MONTEFUSCO

Centrocampista, cresce nel


Napoli e dopo tutta la trafila
nelle giovanili, esordisce in
maglia azzurra prima nel 1962
in una gara di Coppa Italia
(trofeo che quell'anno il Napoli
vincerà), e poi in serie A il 10
febbraio 1963, poco più che
diciassettenne, in un Genoa-
Napoli terminato 3-2, segnando
il primo gol dei partenopei in
quella gara.
GIANNI IMPROTA

In Serie A ha giocato con Napoli,


Catanzaro e Sampdoria,
totalizzando complessivamente
205 presenze e 25 reti. Ha inoltre
disputato oltre 150 incontri in
Serie B, con 12 reti complessive,
con le maglie di SPAL, Unione
Sportiva Avellino, Catanzaro e
Lecce.
La sua cessione dal Napoli alla
Sampdoria portò a
manifestazioni a Posillipo, il suo
quartiere, sfociate anche in
scontri con persone reputate
vicine a dirigenti che avevano
avallato la sua cessione[2].
SANDRO ABBONDANZA

Il Sivorino di Napoli
Cresce calcisticamente nella società
della sua città natale, la Società Sportiva
Calcio Napoli. Dopo una breve
esperienza in Serie B con la maglia del
Monza, torna a Napoli nel novembre del
'68. Esordisce in Serie A, con la maglia
del Napoli, il 9 marzo del 1969, nella
partita Napoli-Bologna 1-1. Nella
stagione successiva gioca nel Pisa,
appena retrocesso in Serie B, segnando
il suo primo gol da professionista.
GIUSEPPE CIMMARUTA

IL PLATINI DI NAPOLI
GIUSEPPE CIMMARUTA
GIUSEPPE VOLPECINA
CRESCIUTO NELLA CASERTANA E NEL NAPOLI, HA VINTO CON LA FORMAZIONE PRIMAVERA DEGLI AZZURRI
LO SCUDETTO DI CATEGORIA NEL 1979.[1] L'ANNO SEGUENTE ESORDISCE IN PRIMA SQUADRA,
TOTALIZZANDO 3 PRESENZE. NEGLI ANNI SEGUENTI È MANDATO DALLA SOCIETÀ PARTENOPEA IN
PRESTITO DAPPRIMA AL PALERMO E POI AL PISA. RICHIAMATO A NAPOLI, PARTECIPA ALLA CONQUISTA DEL
PRIMO SCUDETTO DEGLI AZZURRI NELLA STAGIONE 1986-1987, SIGLANDO PERALTRO IL GOL DEL
DEFINITIVO 3-1 NELLA VITTORIA A TORINO SULLA JUVENTUS.
VOLPECINA

LA CARRIERA
LE IMMAGINI
IL 9 NOVEMBRE 1986
IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE

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