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CRITICAL THINKING 1

Pensieri veloci: istintivi, non calcolati. Il nostro cervello è capace di fare ragionamenti veloci
e vincenti. Questa capacità del nostro cervello non vale solo nell’attività sportiva, è
qualcosa di connaturale della mente umana che ci aiuta anche in situazioni complesse.
I regolamenti veloci e intuitivi sono chiamati euristiche, cioè ragionamenti che facciamo
quando siamo costretti a ragionare velocemente. Sono sempre relazionati a una decisione
che dobbiamo prendere. Euristiche deriva da EUREKA che vuol dire “Ho trovato”, è un
pensiero, infatti, che ci fa arrivare alla conclusione facendoci saltare molti passaggi e
risparmiare tempo.
Il concetto di pensiero veloce è stato sviluppato dalla psicologia cognitiva e George Polya
ha introdotto il concetto di euristica come scorciatoia mentale per poi essere elaborato
anche da Simon in relazione al problem solving.
Gran parte della attività cerebrale è inconscia, non abbiamo davvero un controllo. Ciò che
possiamo fare noi è prepararci: Donnarumma si è preparato per una vita, ma le parate
sono ragionamenti veloci. Se vogliamo che il nostro pensiero veloce (che non possiamo
controllare) sia vincente, dobbiamo avere esperienza e preparazione, studiare e formarci.
Un mito da sfatare è che le decisioni istintive sono pessime. Questo non è sempre vero,
dipende appunto dall’esperienza tecnica e preparazione. Se siamo degli esperti della
materia, anche le nostre decisioni istintive saranno mediamente buone.
Il caso Markovitz dimostra come il ragionamento veloce possa essere vincente. Markowitz
è uno dei padri dell’economia finanziaria, ha lavorato per molto tempo a un algoritmo per
massimizzare i guadagni a fronte dei rischi negli investimenti. Nel momento di scegliere
quale investimento fare per il suo trattamento di fine rapporto, invece di applicare il suo
algoritmo, si basò con successo sull’elementare euristica 1/N che divide un investimento in
modo uguale per tutte le informazioni finanziarie e azionarie selezionate. L’euristica 1/N è
stata testata contro il mean-variance portfolio ed altri algoritmi, e in 6 situazioni su 7 si è
dimostrata vincente. Ovviamente questa euristica ha avuto successo perché lui era
preparato ed espediente.
Gli iniziatori della teoria sui pensieri lento e veloce furono:
- Tversky = originario dell’Israele, militante dell’esercito locale e paracadutista, la sua
produzione scientifica fu molto influenzata dalla sua vita sociale; visse a Stanford e fu
insignito di molti premi;
- Kahneman = originario dell’Israele e vittima di persecuzioni naziste, era un outsider. Servì
l’esercito israeliano valutando l’idoneità dei candidati e, resosi conto dei suoi errori, iniziò
a ragionare sui meccanismi che indirizzano le decisioni soggettive. È il secondo psicologo al
mondo ad aver ottenuto il Premio Nobel (2002).
Pensiero lento e veloce sono due schemi mentali diversi. Il pensiero veloce occupa la
stragrande maggioranza del nostro cervello e si basa su percezioni ed intuizioni, le quali
generano stimoli e rappresentazioni concettuali. È veloce, sinottico (= analizzato
nell’insieme), automatico, senza sforzo e associativo. Invece, il pensiero lento è quello ci
richiede impegno, ci fa continuamente dubitare, comprende la complessità, non opera le
semplificazioni che fa il pensiero veloce. È tipico di Sheldon di Big Bang Theory (invece
Homer dei Simpson è pensiero veloce).
Lo schema 1 è un ragionamento sinottico, è automatico, veloce e va per associazioni ( lo
scopo è fare delle rappresentazioni concettuali). Lo schema due è analitico, considera le
cose una per una staccate, è sequenziale.
Il cosiddetto Heuristics and Bias Program si sviluppò all’inizio degli anni ’70 al fine di
comprendere in che modo gli esseri umani maturassero decisioni in contesti caratterizzati
da ambiguità o scarsità di risorse. Le persone cercano una soddisfazione sufficiente, non
l’ottimizzazione. Viene messa in crisi la teoria della razionalità classica secondo cui il
soggetto tende sempre a massimizzare la priorità utilità. Il soggetto nella pratica non vuole
l’ottimo, vuole solo essere soddisfatto.
Questa teoria deriva da Herbert Simon, secondo cui, più che ambire a scelte ottimali,
complesse e impegnative, dovremmo accontentarci di decisioni sufficientemente
soddisfacenti e approssimativamente ragionevoli, perché la nostra forma mentis è molto
limitata rispetto alla dimensione dei problemi che pretendiamo di risolvere. Nasce quindi il
concetto di razionalità limitata, oltre a teorie descrittive non più incentrate su come.
Abbiamo una razionalità limitata e arriviamo a scelte solo approssimativamente razionali.
Ci sono delle teorie che ci dicono come dobbiamo scegliere.
La realtà è complessa e di solito ci mette di fronte a situazioni difficili; quindi, ci
accontentiamo di qualcosa di sufficiente.
Euristiche difettose: biases e pregiudizi.
I biases sono euristiche difettose, non supportate dall’esperienza, che gli uomini realizzano
distorcendo la valutazione dei fatti nella realtà.

Prima le pratiche di selezioni dei candidati dell’NBA erano fatte dai talent scout che
sceglievano in base al proprio intuito. Ma questo metodo incappava più volte in errori
perché le scelte dei selezionatori erano fallate da pregiudizi. Con il tempo, però,
giudicando le prestazioni sportive degli atleti, le valutazioni soggettive sono state integrate
con il ricorso all’analisi del corpus dati statistico, per l’evidenza dell’esistenza di errori
ricorrenti e grossolani.

Le campagne di marketing si basano in gran parte sullo sfruttamento dei nostri bias. Ecco
perché io da acquirente sceglierei “gelato con 80 per cento i grassi in meno”(contiene
frame positivo) piuttosto che “20 per cento di grassi”(contiene frame negativo).
Questo è un bias del framing ( processo di influenza selettiva sulla percezione dei significati
che un individuo attribuisce a parole, elementi o immagini). IL FRAMING SFRUTTA I BIAS.
Come anche il Black friday che fa leva sulla volontà della gente di risparmiare e la spinge a
comprare anche cose che non le servono (l’idea alla base si rifà alla «loss aversion», ovvero
alla tendenza a considerare più rilevante una perdita piuttosto che un guadagno di pari
entità: il frame specifico sarà che la perdita deve essere evitata a tutti i costi). Le nostre
preferenze creano un frame, una cornice che ci fa fare scelte sbagliate, non efficaci.
I Biases esistono anche in ambito giuridico. I professori Guthrie, Rachlinski e Wistricliff
hanno realizzato esperimenti, per verificare se le decisioni delle corti, statunitensi fossero
frutto del libero pensiero del giudice o se fossero viziate da bias.
Hanno proposto a 167 giudici dei questionari che differivano solo per alcune domande
mirate che volevano cogliere alcuni biases precisi (e le colsero). L’analisi delle risposte ha
mostrato che la maggior parte dei giudici è caduta vittima di uno o più bias cognitivi,
portando i ricercatori a concludere che tali «illusioni […] influenzano anche gli autori più
importanti e influenti del sistema processuale».
Altro caso, Esperimento sulla rappresentatività: ho un imputato davanti (Tizio) che si
contraddice (contraddizioni non troppo rilevanti) ed evita lo sguardo dei giudici e appare
evasivo. Cosa farebbero i giudici in questa condizione?
Molti giudici basano le proprie decisioni su ciò che vedono immediatamente; quindi,
ritenevano Tizio colpevole automaticamente solo per il suo linguaggio del corpo. Pensiamo
ad esempio ai migranti interrogati. Spesso sembrano colpevoli ma sono solo traumatizzati.
Questo è tipico della nostra cultura giuridica: il fatto parla da solo. Se c’è un fatto allo
stesso tempo questo ci dimostra la negligenza di chi lo ha forse commesso —> ma questo è
un errore logico (bias della rappresentatività). Spesso non vengono considerati una serie di
elementi, parimenti importanti che porterebbero a differenziare l’oggetto dalla categoria
alla quale lo abbiamo ricondotto: dati statistici, “frequenza di base”. Le evidenze relative
all’individuo appaiono molto più salienti e rilevanti rispetto ai dati statistici. Spesso, tali dati
non sono disponibili: sembra, quindi, semplicemente più pratico concentrarsi solo sulle
evidenze individuali.

T. E K. sostengono che il problema è la limitatezza della mente umana, che è inabile al


calcolo della probabilità. Gigerenzer dice che il problema è l’ignoranza, dobbiamo studiare
e sperimentare di più, ma anche il modo in cui i rischi ci vengono comunicati. Ci vengono
presentate stime di rischio che non riusciamo a capire e ciò ci induce a sottovalutare, a
ingigantire o confondere la reale probabilità di accadimento degli eventi. Serve
alfabetizzazione del rischio: ruolo fondamentale dell’educazione.
Possiamo prevenire queste falle attraverso processi di debiasing che riducono i bias
cognitivi. Consistono in:
-rendere consapevoli i giudici dell’esistenza dei bias e del loro meccanismo
-emanare leggi che contrastino i bias, per minimizzarne gli effetti, come la Rule n.407
-sforzo dei giudici di basare le decisioni su tutti i punti di vista, approfondendo statistica e
probabilità.
LEZIONE 2
Sistema 2, schema lento che fa ragionare criticamente.
Il pensiero critico è un pensiero che si distacca dalla media, è proprio di chi non segue la
massa e pensa autonomamente.

Testo di Dewey, filosofo pragmatista. Il personaggio principale, Gio, si domanda quale sia la
strada più veloce per arrivare a destinazione.
Gio, il protagonista, fa un ragionamento vincente perché arriva in orario, ma non è un
ragionamento immediato. Durante questo lungo ragionamento egli esamina singolarmente
vari scenari e le conseguenze che porterebbero se fossero seguiti da lui. Quello che fa è un
ragionamento consequenziale o analitico, non sinottico (tutto considerato).
Gio usa un ragionamento lento perché considera singolarmente ogni singolo scenario e ne
calcola le conseguenze. non è la stessa cosa di prendere una palla al volo. Ovviamente ha
fretta, ma questa fretta non gli impedisce di ragionare razionalmente. è una decisione non
intuitiva e vincente.

La psicologia comportamentale studia come pensiamo di fatto, nella pratica intellettuale e


conoscitiva, descrive fatti psicologici e riproduce modelli di comportamento psicologico.
invece, il pensiero critico è diverso, ci dice come dobbiamo pensare in maniera adeguata.
lo fa utilizzando delle norme che ci danno un indirizzo per governare le nostre azioni.
Il critical thinking è un pensiero lento. In particolare, è una disciplina normativa (vuole
indirizzare la nostra condotta) che si esprime tramite norme sul controllo dei ragionamenti,
delle informazioni, sull’argomentazione e l’interpretazione e norme per evitare errori nel
pensiero.

Che vuol dire pensare criticamente?


è una sorta di abitudine, di skill, è qualcosa che implica il nostro allenamento. Dewey ci
dice che pensare criticamente è una considerazione attiva, cioè considerare attivamente
qualsiasi nostra credenza o conoscenza. Non è qualcosa di innato, è qualcosa che si allena.
Non esiste qualcuno che non lo sappia fare. Pensare criticamente è l’analisi e la valutazione
di proposizioni di qualunque tipo per verificarne la corrispondenza con la realtà. è
un’abitudine mentale, non solo una capacità. “è la nostra unica tutela contro l’inganno e la
misconoscenza di noi stessi e del mondo circostante “- Graham
Graham dice che è un processo continuo che ci serve per avere piena conoscenza della
realtà, per rimanere in contatto con essa e saperla decifrare.

Cos’è pensare criticamente?


• È svolto allo scopo di prendere una decisione su cosa credere o fare.
• Pone al pensiero standard di adeguatezza e accuratezza da soddisfare
• Impone di non essere passivi
• Ha l’effetto di produrre tesi maggiormente giustificate e affidabili
• Ci fa evitare i bias
• È un know how
Il critical thinking consiste quindi:
1. In un insieme di capacità di generare ed elaborare informazioni e tesi con un «pedigree»
(emissione)
2. Nell'abitudine, basata sull'impegno intellettuale, di valutare le informazioni e gli
argomenti che riceviamo (ricezione)
3. Nell’usare tali abilità per guidare il comportamento e valutare i risultati della nostra
attività intellettuale: in tal senso, permette di controllare i propri ragionamenti fornendo
buone argomentazioni e confutazioni.

Scegliere la giusta norma per il caso che si sta trattando implica una criticità molto
sofisticata. Essere critici concede la possibilità di non rimanere come giuristi sotto
l’opinione del parere esperto. Essere critici è fondamentale anche per capire il significato di
un testo. Il pensiero critico dà degli strumenti essenziali in questo.
inoltre, è importante anche per il ragionamento, per arrivare a delle conclusioni giustificate
e forti.

Essere giuristi critici è importante sia in veste di legali, per la reale comprensione e
gestione di un problema giuridico, sia come giudici, per arrivare ad un’applicazione
corretta del diritto e ad una adeguata comprensione dei fatti; è altrettanto fondamentale
per l’efficienza della pratica giuridica, in quanto il ragionamento veloce è
inconfutabilmente inadeguato, e per la protezione dei diritti dei singoli.

Da giuristi dovremo saper


-interpretare (attribuire un significato a): disposizioni, provvedimenti giudiziali, documenti
e contratti
-argomentare: riuscire a sostenere una propria tesi (o conclusione)
come si fa? portando delle ragioni, chiamate premesse

Cos’è un ragionamento?
è un processo che a partire da una serie di enunciati (premesse) arriva a una conclusione.
cosa sono le premesse? giustificazioni per ritenere plausibile la nostra conclusione, cioè la
nostra tesi → presentata di solito come la proposizione principale di un testo, mentre
le premesse (o giustificazioni) sono le subordinate.
I criteri che ci dicono se un ragionamento (somma di ragioni e premesse) è buono o cattivo
sono dati dalla logica.

Chi avanza un’inferenza (cioè un ragionamento → ricorda INFERENZA: RAGIONAMENTO)


ha due pretese:
-che le tesi a sostegno della propria tesi siano vere
-che esse sostengano la sua conclusione in modo forte, cioè che forniscano ragioni a
sostegno della conclusione
Quando parliamo/argomentiamo non ci interessa solo il contenuto, ma anche la forma di
ciò che diciamo.
Il critical thinking riguarda:
1) La comunicazione, assicurandone l’essenza attenta, prudente e pronta smentire;
2) L’argomentazione, fondata su argomenti giustificati e non fallaci con i quali difendere una tesi;
3) L’interpretazione, non totalmente arbitraria, con la quale si attribuisce un significato a
disposizioni, provvedimenti giudiziali, documenti eccetera;
4) Il ragionamento, alias inferenza, valido e forte. È un processo che, a partire da una serie di
enunciati (premesse), porta in maniera ritenuta giustificata ad un altro enunciato (conclusione). Le
premesse — _nonché le subordinate nel periodo — _sono le giustificazioni per ritenere vera o
quanto meno plausibile una conclusione (che invece l’enunciato principale). I criteri di correttezza
di questi enunciati, il cui scopo è convincere l’Inter locutori della veridicità della nostra tesi, sono
dati dalla logica. Chi formula un’inferenza avanza due pretese: a) che le premesse siano vere; b)
che le premesse stesse forniscano ragioni a sostegno della verità della conclusione. Il grado di
soddisfacimento di queste premesse determina la qualità stessa del ragionamento;
5) La decisione e l’azione, che sono rispettivamente oculata e adeguata

ESEMPIO che ci porta Iacona:


Essere critici rispetto a un testo è come vedere lo scheletro di una persona, cioè andare al
di là della forma e cercare qualcosa di non facilmente individuabile.
Bisogna capire come è costruito un testo, qual è lo scheletro, perché confutare un
argomento altrui si può fare solo se ci capisce la tesi (che è quella da colpire, non possiamo
colpire solo le ragioni).

Le inferenze sono di due tipi:


 valide (deduzione)
 invalide (induzione, abduzione e analogia)

La deduzione è un’inferenza che va dal generale al particolare, nella quale una norma
generale costituisce la premessa maggiore, mentre un caso particolare costituisce la
premessa minore; se le premesse sono vere, lo saranno certamente anche le conclusioni.
Difatti, le deduzioni sono valide per definizione.
La deduzione presenta due forme diverse:
 Modus Ponens (Tutti gli A sono B, X è A, X è B)
 Modus Tollens ( Tutti gli A sono B, X non è B, allora X non è B)

Inferenze non deduttive: forza, non validità . Non sono valide; nondimeno, possono essere
migliori o peggiori, forti o deboli a seconda delle garanzie fornite dalle premesse, per poi
giungere a conclusioni più o meno probabili. Come abbiamo già anticipato, esse sono:
• L’induzione va dal particolare ( da una serie di osservazioni empiriche) al generale
concludendo una regola. La struttura è:
P1) “Il cigno 1 è bianco”;
P2) “Il cigno 2 è bianco”;
Pn) “Il cigno n è bianco”;
C) “Tutti i cigni sono bianchi”.
• L’abduzione partendo dal particolare (un fatto sorprendente) genera una ipotesi
esplicativa di quel fenomeno utilizzando massime di esperienza. La struttura è:
P1) “C’è del fumo”;
P2) "Il fumo, solitamente, c’è in presenza di fuoco";
C) “Nelle vicinanze si è probabilmente sviluppato un incendio”.

• L’analogia consiste nel notare una somiglianza rilevante tra due o più entità e nel trarne
delle conclusioni in merito a una delle entità (la meno conosciuta se analogia conoscitiva o
la non regolata se si tratta di analogia normativa)
Le somiglianze e le differenze poste in gioco in un argomento analogico devono essere
rilevanti. La struttura è:
P1) “Mi piace andare in Kayak”;
P2) "Non conosco il Sup, tuttavia, il Kayak e il Sup hanno rilevanti elementi comuni";
C) "Mi piacerà anche andare in Sup".
Nel ragionamento giuridico, in senso proprio, l’analogia serve a colmare le lacune.
Argomentando analogicamente si offrono ragioni per trattare in determinati modi
fattispecie non disciplinate dal diritto. Così l’analogia giuridica ha la pretesa di innovare o
espandere il sistema in cui si colloca, mantenendone la coerenza o continuità.
CRITICAL 3 ANALOGIA

L’ analogia, a differenza delle altre inferenze non deduttive, è un’inferenza complessa (legame di
tante cose)  l’analogia è un insieme delle varie interferenze.
Nei brani proposti notiamo un uso dell’analogia, gli autori di essi individuano un tratto comune tra
due aspetti (sia la vita che la scatola di cioccolatini condividono la proprietà per cui non si sa mai
quello che capita) o nel secondo caso, attraverso l’uso della similitudine il fuoco è paragonato al
potatore. Lo scopo è espressivo, vogliono esprimere un messaggio, non argomentativo.
Per l’analogia non argomentativa non si pone il problema della giustificazione.
Le immagini mostrano casi di analogia in architettura, il primo padiglione vuole ricreare l’acqua
mentre nel secondo caso viene rappresentata una nuvola. Entrambe riescono a riprodurre una
realtà differenti utilizzando elementi similari. Anche gli edifici della sagrada familia e della foresta
verticale sino costruiti in analogia a elementi naturalistici. L’uso analogico è sempre stato collegato
al progresso perché l’analogia ci fa creare qualcosa di nuovo partendo dalle nostre conoscenze
Ford sviluppa l’idea della catena di montaggio a partire da una visita a un mattatoio di Chicago, in
cui gli animali (pesanti quanto la carrozzeria di un’auto) venivano movimentati grazie a carrelli
sopraelevati.
Steve Jobs, la cui idea di immaginare lo schermo di un computer come unna scrivania (desktop)
nasce da un’analogia. Anche l’intelligenza artificiale, attualmente, viene studiata e creata
partendo da analogie col funzionamento del nostro cervello.

Analogie conoscitive: l’analogia è un mezzo che conosciamo per conoscere. Solitamente facciamo
riferimento alle nostre esperienze, al nostro bagaglio di esse. La nostra esperienza, ciò che noi
conosciamo, è detta source, mentre ciò che non conosciamo è detto target.

CASO KALU

• Kalu viene da un’isola del pacifico, ha trascorso una vita sana bevendo acqua sorgiva e
nutrendosi dei frutti della sua terra.
• Un giorno viene condotto in società da alcuni antropologi e viene avviato alla conoscenza degli
usi e costumi di quest’ultima.
• Così Kalu viene invitato ad un happy hour, una delle occasioni più tipiche di socialità della nostra
civiltà.

 Gli viene offerto un Gin Tonic e lui cade ubriaco


• La volta successiva gli viene offerto un Vodka Tonic e cade nuovamente ubriaco.
• Non conoscendo la composizione di tali bevande, Kalu non potrà che cercare di ragionare per
analogia, dal particolare al particolare, chiedendosi se ci sia una somiglianza fra le due bevande e
se l’effetto della seconda sia analogo a quello della prima.
Dovrà fare: 1. un ragionamento ipotetico circa cosa produce tale effetto indesiderato in base alle
esperienze concrete che ha avuto
2. Un ragionamento sulle somiglianze tra le due bevande
• Kalu potrebbe pensare che le bibite si somiglino perché hanno entrambe il “Tonic”, potrebbe
essere questa la causa, e, da qui indurne che è il “Tonic” che fa ubriacare.
• Così, all’ennesimo happy hour richiede un Gin Vodka e ovviamente, i risultati sono peggiori delle
due volte precedenti.

Kalu ha selezionato una proprietà comune (Tonic) che non era rilevante per trovare una soluzione
al suo caso, per spiegare questo fenomeno. Noi ci basiamo su una base di dati, esperienze, molto
forte. Ma sono molto azzardate quelle analogie che si sviluppano su una base induttiva molto
ridotta! Bisogna individuare la somiglianza rilevante tra source (elemento conosciuto) che
rappresenta un dominio familiare e target (elemento sconosciuto) che è un dominio simile ma non
altrettanto conosciuto  tale concezione è fruttuosamente estendibile all’analogia giuridica.
1. Ricerca caso analogo
2. Confronto
3. Trasferimento al nuovo caso della conoscenza proveniente nel caso source.

• La proprietà comune rilevante nel nostro caso non è il “Tonic”, ma il fatto che entrambe sono
bibite alcooliche. La proprietà rilevante tra gin Tonic e vodka Tonic è il contenuto alcolico e non la
presenza del tonico, che era presente in entrambe ma non costituisce una somiglianza rilevanza.

L’analogia serve a integrare la conoscenza di un oggetto meno conosciuto ricorrendo a uno o più
oggetti maggiormente conosciuti con cui esso ha proprietà comuni rilevanti

L’analogia ha una struttura complessa perché è il risultato di più inferenze. I vari studiosi che si
sono interrogati sulla struttura di tale inferenza hanno notato che tale ragionamento è composta
da tutte le altre esperienze.
Per Aristotele è composta da induzione e abduzione, mentre per Peirce è l’insieme di abduzione,
induzione e deduzione. Induzione perché è l’elenco di esperienze da cui estrapoliamo una
generalizzazione e infine deduzione, che ci porta a fare una conclusione date le esperienze che
abbiamo vissuto. La proprietà che si inferisce si ricava da ipotesi, sulla base di un’iniziale
abduzione, rafforzata da una generalizzazione induttiva secondo cui tutto ciò che ha una certa
proprietà ne ha anche un’altra.
Non sarà certa, ma sarà un’inferenza non deduttiva, una forma di giustificazione. Tuttavia,
mescolando tali elementi riesce ad essere molto ricca e assume anche una forma abduttiva (è
anche una forma di scoperta e spiegazione).

ANALOGIA E RAGIONAMENTO GIURIDICO (ANALOGIA NORMATIVA)


CASO BATTELLO 1896 ADAM VS NEW JERSEY STEAMBOAT CO.
Vi è stato un furto nella cabina di un battello e il proprietario dell’oggetto rubato fa una richiesta di
risarcimento. Tuttavia, non vi è alcuna disciplina specifica in relazione a tale caso, ma vi è una
lacuna. I giudici trovano dei precedenti simili.
 furto in treno  non risarcibile;
 furto in albergo  risarcibile con responsabilità oggettiva
Il battello è simile al treno perché è un mezzo di trasporto, mentre è simile all’albergo perché i
soggetti hanno diritto ad uno spazio riservato al quale ha accesso solo chi presta il servizio oltre al
cliente.
La Corte in Adams ritenne che la somiglianza rilevante fosse quella con l’albergo.
Elemento rilevante=AFFIDAMENTO, dato che il furto avviene in uno spazio riservato in cui il
cliente può lasciare i propri beni confidando nel fatto che nessuno vi avrà accesso.

L’analogia normativa si basa sull’applicazione della norma giusta al caso concreto:


1. Deve essere abdotta la proprietà rilevante alla luce della ratio (la ragione d’esistere della
norma) della disciplina  la ratio della disposizione determina la rilevanza delle fattispecie
2. Deve essere indotto che tutti i casi che presentano tale proprietà vanno disciplinati allo
stesso modo
3. Deduciamo le conseguenze del caso concreto
4. Struttura composta da tre micro-inferenze
Proprietà comuni rilevanti che vanno stabilite sulla base di una ratio

Scopo: estendere a un caso non regolato la disciplina di uno regolato con cui il primo ha proprietà
comuni rilevanti
Il problema centrale è scoprire la proprietà rilevante:
• Analogie conoscitive: la proprietà rilevante è la causa (es. cosa causa l’ubriachezza?)
• Analogie valutative: la proprietà rilevante è la ragione (P è una ragione per Q)
• Analogie giuridiche: la proprietà rilevante è la ratio legis o scopo della disciplina (cosa ha indotto
il legislatore a dare al caso regolato una certa disciplina giuridica? Che scopo perseguiva)?
La presenza della proprietà è una ragione per applicare tale disciplina
NON è sempre FACILE individuare la ratio di una disciplina: nell’argomentazione giuridica si utilizza
l’AT o l'AP:
 AT argomento teleologico
 AP argomento psicologico

ANALOGIE VALUTATIVE
Valutazione significa dare un nostro giudizio su qualcosa, non siamo nel mondo descrittivo ma
normativo.
Possiamo fare analogia per capire se un testo che non conosciamo ci possa piacere o meno.
1. (A) e (B) hanno la proprietà (Q)
2. (A), (B), (C) hanno la proprietà (P)
3. (C) ha la proprietà (Q)
L’ordine delle premesse è logicamente indifferente ma cognitivamente no.

Nelle analogie valutative vi è una componente abitativa, una componente induttiva, è una
componente deduttiva:

 Componente abduttiva: sta nell’individuare (P) come proprietà rilevante sulla cui base
inferire che (C) ha (Q).
 Componente induttiva: sta nell’inferire per generalizzazione che tutti i libri di Eco (P) mi
piaceranno (Q). La forza di questa inferenza sarà data dalla base di dati da me utilizzata (es.
999 libri su 1000).
 Componente deduttiva: inferire sulla base della proprietà rilevante (P) –abduttiva– e della
generalizzazione (induttiva) che (C) avrà la proprietà (Q)
La base di dati è molto ridotta e perciò vi è una difficoltà nel rilevare la proprietà rilevante
(incertezza componente abduttiva) e nel problema della generalizzazione ( incertezza componente
induttiva).
La complessità dell’analogia è trovare la proprietà rilevante comune a due fatti, soprattutto in
ambito normativo perché non ci sono canoni oggettivi assoluti, scientificamente controllabili.
Anche in questi casi si tratta di argomenti più o meno forti.
Ciò è difficile perché manca un insieme di criteri che ci dicano quali elementi siano rilevanti rispetti
ad altri.
Numero e varietà delle entità sono strumenti per determinare se un’analogia sia forte o meno.
Oltre al numero della base dati e delle somiglianze dobbiamo considerare anche la rilevanza di
questi aspetti.
Bisogna considerare anche gli elementi di differenza dei due casi. Questi indicatori non sono posti
in gerarchia e dunque nessuno è più importante di un altro.

RECAP:
Nessun’analogia può essere valida, potrà essere più o meno forte ma non valida.
TIPOLOGIE insieme di tipi
IL CASO DELLE PALE EOLICHE (analogia e argomentazione giuridica)

Caso aragonese risalente all’anno 2000. L’attore lamentava l’invasione dello spazio aereo del
fondo di sua proprietà da parte di quattro pale eoliche installate sul fondo confinante e perciò
chiese la metà dei frutti economici derivanti dall’attività delle pale.
La sua richiesta era basata sull’allora vigente art.143, la cui rubrica era “immissione di radici e
rami”.
 Comma 1: il proprietario di un fondo aveva diritto alla metà dei frutti prodotti dai rami
appartenenti ad un albero del fondo confinante qualora tali rami fossero cresciuti
estendendosi sull’altro fondo.
 Comma 2: era fatta salva la possibilità di esercitare con giusta causa le facoltà previste
dall’art.592 c.c. spagnolo per il proprietario vittima dell’immissione. Facoltà identiche a
quelle del nostro Codice civile all’art.896 per l’autotutela ossia:
1. La facoltà di costringere il vicino a tagliare i rami che si protendono oltre il confine;
2. La facoltà di tagliare le radici altrui che si addentrino nel proprio fondo.
In materia civile il sistema giuridico aragonese gode di relativa autonomia (va applicato per primo):
le norme del sistema spagnolo si applicano solo in modo suppletivo. • Tale sovrapposizione di
sistemi genera incertezze interpretative e applicative incremento dei contenziosi e dei costi
processuali. Anche per ridurre costi e contenziosi, il diritto aragonese è stato riformulato e la
disposizione che ci interessa ora è rifusa nel Código del derecho foral de Aragón, come suo art. 539
dopo l’entrata in vigore della Ley de derecho civil patrimonial del 2 dicembre 2010

La questione giuridica centrale è capire se il primo comma dell’art.143 è suscettibile di essere


applicato estensivamente a cose artificiali come pale eoliche e l’energia da queste prodotta.
Bisogna capire se ci sia qualche uso marginale di espressioni come alberi e rami per riferirsi alle
pale eoliche, se tutte le parti dell’aerogeneratore siano compatibili con tali nozioni e se ci sono
delle buoni ragioni per applicare estensivamente la disciplina relativa a entità naturali, a entità
civili. Tali usi non sembrano rintracciabili.

L’interpretazione estensiva è un modo di estendere la disciplina ad un caso marginale. Si basa sul


testo della disposizione, basato su un cuore certo e un contorno ombreggiato che comprende
anche significati dubbi. L’analogia è mettere a confronto cose simili, non partendo
necessariamente dal testo, al contrario dell’interpretazione estensiva.

COME FUNZIONA L’INTERPREATAZIONE ESTENSIVA?


1. Si seleziona un significato marginale, appartenenti alla penombra dei concetti principali delle
espressioni controverse.
2. Si argomenta se tale significato sia in linea con l’intenzione del legislatore o con lo scopo della
disciplina
3. non c’è lacuna perché la parola in considerazione (albero) ha degli usi marginali

 Utilizzando un’interpretazione letterale della disposizione rilevante, si dice che la


fattispecie rientra nella disciplina se si adotta un’interpretazione meno comune e più ampia
ma sempre ammissibile.
 È molto utile per rispondere rapidamente al mutare sociale, economico e tecnologico del
mondo  il legislatore non può prevedere tutto o può commettere delle sviste.
Tuttavia, l’attore si appella all’art 3 c.1 Cod. civ. spagnolo e ciò rendeva non del tutto implausibile
l’idea di una siffatta interpretazione estensiva. Infatti, fra i canoni dell’interpretazione vi sono:
 non solo il senso proprio delle parole (AL) in relazione al contesto
 gli antecedenti storici e quelli legislativi
 ma anche la realtà sociale al tempo dell’applicazione, tenendo conto dello spirito e della
finalità della disciplina in oggetto (AT).

TESI TEMPORALE: si potrebbe sostenere che fondi un tempo utilizzati per scopi agricoli o di
pascolo ora sono utilizzati per scopi nuovi tra cui la produzione di energia elettrica.

ERMENEUTICA interpretazione, sforzo nel capire una norma


A sostegno:
1. l’idea del «parco» potrebbe suggerire un passaggio fluido tra entità naturali e artificiali gli
aerogeneratori costituiscono una specie di parco, come gli alberi e altri vegetali lo costituiscono in
senso più tradizionale.
2. Il termine «frutti»: si presta a diversi utilizzi, non limitati al contesto vegetale: frutti del crimine,
frutti dell’attività economica, frutti civili... Eppure, tali usi linguistici appaiono per un verso
estremamente marginali e per altro inidonei ad ampliare il contenuto semantico di espressioni

MODI DI “ESTENDERE”
I termini «rami», «alberi» e «frutti» non ricomprendono «pale», «pali eolici» ed «energia».
• Non c’è possibilità di estensione semantica
• C’è una lacuna normativa
N.B. SEMANTICOcontenuto di significato
Esempio: aspirina è stata concepita per usi quali raffreddore e febbre, ma con gli anni si è scoperto
che serviva anche per molti altri casi, come la fluidificazione del sangue.

VI SONO SOMIGLIANZE?
• La struttura di un palo eolico (con asse e pale) non è molto diverso da quello di un albero con
fusto e rami.
• Le pale si muovono al vento e generano energia in modo simile a come i rami generano frutti.
• L’energia sarebbe un frutto in senso lato del termine, un frutto ottenuto tramite l’ingegno
umano tramite l’osservazione e lo sfruttamento del modo in cui opera la natura

ESTENSIONE PER ANALOGIA


 Si deve assumere che il diritto sia lacunoso e che la lacuna possa essere colmata per
analogia (integrata).
 Per utilizzare l’analogia in questo caso possiamo appellarci alla ratio legis dell’art.143 che
sostenga tale analogia, che determini le proprietà comuni rilevanti.
 E, solo dopo, applicare la regola prevista per le immissioni di rami () alle immissioni di pale
eoliche, colmando così la lacuna.

L’invasione di rami e quella operata da pale eoliche installate sul fondo confinante hanno
proprietà comuni rilevanti ? L’invasione nel fondo altrui presenta proprietà comuni rilevanti in
base a quale ratio? ) L’invasione operata da pale eoliche dà diritto alla metà dei frutti prodotti dalle
pale?
RAGIONI DEL TRIBUNAL

Il tribunale stabilisce che l’analogia non è giustificata:


I. Si può fare applicazione analogica qualora esista «identità di ragione» fra il caso
regolato e quello non regolato
II. II. L’interpretazione può essere effettuata tenendo conto della realtà sociale al
tempo dell’applicazione ma rileva che le pale occupano «parzialmente» e solo
quando il vento le sospinge lo spazio aereo (diversamente da quanto accade con i
rami di un albero).
III. III. Il legislatore aragonese ha apportato diverse modifiche al quadro normativo in
tempi in cui già era noto e diffuso l’utilizzo di pale eoliche e in nessuna di tali
circostanze ha modificato il testo dell’articolo che, pertanto, rimane legato alla
fattispecie tradizionale e non è suscettibile di interpretazione estensiva (AAC).
IV. IV. Riguardo all’estensione analogica rileva che deve esserci una lacuna e una
somiglianza «essenziale» tra il caso da decidere e il caso già regolato.
V. V. Qui c’è una differenza rilevante

Identità di ragione confonde la ragione con la somiglianza dei due casi rilevanti
Il tribunale fa un argomento contrario (AAC)
Non c’è una somiglianza essenziale ma una differenza rilevante tra alberi e pale.

C’è una differenza rilevante:


• Il frutto dell’albero è una conseguenza dell’azione climatica e della terra, unitamente alle qualità
dell’albero e alla cura dedicata alla sua coltivazione;
• Nel caso delle turbine eoliche, il terreno costituisce esclusivamente un supporto. Da esso non
viene estratto alcun elemento che produce frutto.
• Il tribunale nega l’identità di proprietà comuni rilevanti fra le due fattispecie (non presentano la
stessa caratteristica P, ragione dell’applicazione della norma del caso source al caso target
(conseguenza Q) alla luce della ratio (R).
Non si può fare analogia.

AMBIGUITÀ DELLA DECISIONE DEL TRIBUNALE

Il tribunale è stato ambiguo (le parole possono significare più cose).


In questo caso il tribunale non spiega nel dettaglio cosa possa significare “somiglianza
essenziale” rispetto invece a somiglianza rilevante. Non è chiaro
poi quale sia la caratteristica P comune tra le due fattispecie e non lo è perché non viene
esplicitato quale sia la finalità/ratio (R). Si deve infatti stare attenti a non confondere P ed
R (confusione agevolata dalla dizione “identità di ragione” usata dal Tribunale).
L’identità di ragione di cui parla il Tribunale non si riferisce alla stessa ratio ma al fatto che
entrambe le fattispecie presentano una caratteristica che è una ragione per l’applicazione
della conseguenza normativa (metà dei frutti) alla luce di R. L’ultima critica che si può
fare alla sentenza del tribunale riguarda l’argomento a contrario il tribunale aveva
detto: se il legislatore pur conoscendo la fattispecie non la ha prevista, significa che non la voleva
far rientrare in quel caso ragione molto debole
• Inoltre, chi dice che la caratteristica P debba essere proprio il modo in cui viene prodotto il frutto
(se naturalmente o artificialmente)?
• Non potrebbe essere rilevante una situazione in cui qualcosa viene prodotto sfruttando anche
solo parzialmente lo spazio di proprietà altrui senza il suo consenso?
• Finché non definiamo la ratio o finalità R perseguita dalla norma, la determinazione della
somiglianza rilevante (o identità di ragione) rimane priva di fondamento.
• Se infatti la ragione fosse proteggere il pieno godimento dello spazio aereo allora ci sarebbe
identità di ragione fra le due fattispecie ma, se ad es. fosse la compensazione del nutrimento che
gli alberi, tramite le radici, traggono anche dal fondo del vicino non ci sarebbe identità di ragione.

noltre, chi dice che la caratteristica


P debba essere proprio il modo in
cui viene prodotto
il frutto (se artificialmente o
naturalmente)?
Due schemini per far capire la differenza di quanto impatta la scelta della ratio. SeSe avessimo
scelto come ratio che la disposizione intende garantire il pieno godimento dello
Due schemini per far capire la differenza di quanto impatta la scelta della ratio. Se
avessimo scelto come ratio che la disposizione intende garantire il reno godimento dello spazio
aereo allora ci sarebbe piena somiglianza rilevante. E qui avremmo potuto
usare l'analogia.
1. Se i rami di un albero del fondo confinante crescono estendendosi sull'altro fondo
(a), il proprietario di quest'ultimo ha diritto alla metà dei frutti prodotti dai rami
2. L'invasione di rami (a) e quella operata da pale eoliche installate sul fondo
confinante (b) hanno la proprietà comune rilevante di impedire il pieno godimento
dello spazio aereo al proprietario (P)
3. La disposizione proteggere il pieno godimento dello spazio aereo (Ratio)
4. C: l'invasione operata da pale eoliche (b) da diritto alla metà dei frutti prodotti
dalle pale eoliche (Q)

Se avessimo scelto come ratio il fatto che la disposizione intendeva compensare


economicamente il nutrimento che gli alberi traggono dal fondo del vicino, in questo caso
l'analogia sarebbe stata insostenibile. Grande differenza lo fa la scelta della ratio.
1. Se i rami di un albero del fondo confinante crescono estendendosi sull'altro fondo
(a), il proprietario di quest'ultimo ha diritto alla metà dei frutti prodotti dai rami
(8)
2. L'invasione di rami (a) e quella operata da pale eoliche installate sul fondo
confinante (b) non hanno proprietà comuni rilevanti (P)
3. La disposizione compensa il nutrimento che gli alberi traggono dal terreno del
vicino (Ratio)
C: l'invasione operata da pale eoliche (b) non dà diritto alla metà dei frutti prodotti
dalle pale eoliche (Q)

Inoltre, chi
la vuole far rientrare in quel caso  ragione molto debole.

dice che la caratteristica P debba


essere proprio il modo in cui viene
prodotto
il frutto (se artificialmente o
naturalmente)?
Non potrebbe essere rilevante una
situazione in cui qualcosa viene
prodotto sfruttando
anche solo parzialmente lo spazio
di proprietà altrui senza il suo
consenso?
Finché non definiamo la ratio o
finalità R perseguita dalla norma, la
determinazione della
somiglianza rilevante (o identità di
ragione) rimane priva di
fondamento.
Se infatti la ragione fosse
proteggere il pieno godimento
dello spazio aereo allora ci
sarebbe identità di ragione fra le
due fattispecie, ma se, ad es. fosse
la compensazione del
nutrimento che gli alberi, tramite le
radici, traggono anche dal fondo
del vicino non ci
sarebbe identità di ragione
Due schemini per far capire la
differenza di quanto impatta la
scelta della ratio. Se
avessimo scelto come ratio che la
disposizione intende garantire il
pieno godimento dello
spazio aereo allora ci sarebbe piena
somiglianza rilevante. E quindi
avremmo potuto
usare l’analogia.
1.Se i rami di un albero del fondo
confinante crescono estendendosi
sull’altro fondo
(a), il proprietario di quest’ultimo
ha diritto alla metà dei frutti
prodotti dai rami
2.L’invasione di rami (a) e quella
operata da pale eoliche installate
sul fondo
confinante (b) hanno la proprietà
comune rilevante di impedire il
pieno godimento
dello spazio aereo al proprietario
(P)
3.La disposizione proteggere il
pieno godimento dello spazio aereo
(Ratio)
4.C: l’invasione operata da pale
eoliche (b) dà diritto alla metà dei
frutti prodotti
dalle pale eoliche (Q)
Se avessimo scelto come ratio il
fatto che la disposizione intendesse
compensare
economicamente il nutrimento che
gli alberi traggono dal fondo del
vicino, in questo caso
l’analogia sarebbe stata
insostenibile. Grande differenza lo
fa la scelta della ratio.
1.Se i rami di un albero del fondo
confinante crescono estendendosi
sull’altro fondo
(a), il proprietario di quest’ultimo
ha diritto alla metà dei frutti
prodotti dai rami
(Q)
2.L’invasione di rami (a) e quella
operata da pale eoliche installate
sul fondo
confinante (b) non hanno proprietà
comuni rilevanti (P)
3.La disposizione compensa il
nutrimento che gli alberi traggono
dal terreno del
vicino (Ratio)
4.C: l’invasione operata da pale
eoliche (b) non dà diritto alla metà
dei frutti prodotti
dalle pale eoliche (Q
La disciplina tradizionale del diritto
aragonese (metà dei frutti) tutela la
pianta e la sua
produzione perché il taglio di rami
e radici può comprometterne la
salute e il frutto.
Bilanciamento tra valore della
pianta e i diritti proprietari
IPOTESI SULLA RATIO
 La disciplina tradizionale del diritto aragonese (metà dei frutti) tutela la pianta e la sua
produzione perché il taglio di rami e radici può comprometterne la salute e il frutto.
Bilanciamento tra valore della pianta e i diritti proprietari.
 L'art. 592 cod. spagnolo però opera bilanciamento differente, permettendo anche il taglio
delle radici, più favorevole alla vittima dell'immissione.
 Se però facessimo riferimento anche alla dottrina, cioè gli studiosi della materia, in questo
caso particolare potremmo vedere che c'erano casi in cui il pregiudizio della vittima
dell'immissione non era legata al terreno e all'occupazione dello spazio, ma alla riduzione
della luce goduta dal proprietario.
Tutto ciò rende complicatissimo trovare la ratio. Trovare la ratio e giustificarla non è cosa
semplice. Se noi siamo giuristi critici abbiamo come punto di riferimento molte fonti:
dottrina, legge, precedenti giurisprudenziali e questi mettono in luce aspetti diversi della
ratio. La ratio è qualcosa di composito  sono diversi i possibili pregiudizi patiti dalla
vittima dell'immissione.
Per capire se la più specifica norma sugli alberi da frutto sia suscettibile di un'estensione
analogica alle pale eoliche occorre capire quale profilo della ratio debba precisamente
essere considerato. Se qualsiasi profilo di una ratio contasse per la qualificazione di una
somiglianza come rilevante allora il tribunale avrebbe sbagliato nel negare la possibilità
di un'applicazione analogica della norma. Se invece contassero solo alcuni profili bisognerebbe
capire quali e giudicare la legittimità dell'analogia.
Strumento altro per valutare la decisione del tribunale che abbiamo è quello che parla delle
conseguenze economiche di una certa applicazione o meno del diritto. Sembra che il tribunale
aragonese abbia fatto bene a negare l'analogia, perché approvandola avrebbe generato
disequilibrio economico troppo forte tra le parti  se si potesse godere a metà dell'energia
generata da un parco eolico,
senza aver contribuito alla sua installazione, ci sarebbe vantaggio grossissimo rispetto a
costi di produzione altissimi dell'altro proprietario. I costi di mantenimento dell'albero
sono irrisori, quelli del parco eolico no. In un caso si possono ottenere i proventi,
nell'altro no, sarebbe economicamente scellerato.

CASO RADIO VATICANA


Radio romana. C'è ripetitore in piena città che ha generato non pochi problemi, si
presumeva che avesse effetti negativi sui cittadini. Si è aperto procedimento penale.
Secondo il PM, che ha il ruolo di portare avanti l'accusa in procedimento, alcuni ripetitori
di Radio Vaticana emettevano onde elettromagnetiche che costituivano una minaccia per
chi abitava nelle sue vicinanze. L'accusa aveva un problema di diritto: nessun articolo
del Cod. penale si riferiva espressamente all’ “emissione di onde elettromagnetiche” e nessuna
norma lo prevedeva come reato. C'è peraltro l’ art. 674 c.p., che l'accusa fa suo per rivendicare.
L'articolo è rubricato "getto pericoloso di cose" ed è nella sezione seconda che si chiama
"delle contravvenzioni concernenti l'incolumità pubblica", parte 1 "delle contravvenzioni
concernenti l'incolumità delle persone nei luoghi di pubblico transito o nelle abitazioni"
L'articolo recita così: «Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo
privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone,
ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a
cagionare tali effetti, è punito con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda fino a euro 206».

Dobbiamo partire dal testo, è lo strumento più forte per capire il senso, il significato. Quindi capire
se la fattispecie che abbiamo davanti possa rientrare nel testo. Il significato di "getto" può
ricomprendere le onde elettromagnetiche? Questa è la prima domanda da farsi.
Dopo il linguaggio ordinario, dobbiamo valutare il senso tecnico (che cosa dicono i
giuristi?). È ovvio che dobbiamo considerare il nostro lessico, in un mondo linguistico
che non è quello comune. "Cose" può significare onde elettromagnetiche e "getto" può
significare emissione. Ci sono altri articoli nel c.p. che parlano di cose come entità
immateriali, quindi sarei giustificato a pensare che le onde, che di fatto sono entità
immateriali, possano rientrare in questa disposizione. In questo articolo nella seconda
parte si parla di emissioni (qualcosa di più ampio di semplici oggetti materiali). Sembra che ci sia
una prima parte più riferita a questioni materiali, la seconda a questioni
immateriali. Comunque, dopo l'analisi del testo c'è altro step, ovverosia trovare la ratio o
l'intenzione del legislatore.
Siamo in un caso penale e l'analogia non si può applicare. Ma proviamo a farla lo stesso.
Per trovare le proprietà comuni rilevanti dobbiamo individuare la ratio, che è la tutela
delle persone, della loro incolumità che subiscono il getto di queste cose. Così come il getto di cose
rappresenta un problema per l'incolumità pubblica, allo stesso modo l'emissione di onde
elettromagnetiche va contro l'incolumità pubblica, perché possono andare contro la salute
pubblica, e quindi bisogna estendere anche alle onde elettromagnetiche la proprietà.
Source sarebbe il getto di cose, perché è caso già regolato, mentre target
sarebbe l'emissione di onde elettromagnetiche.
Perché l'analogia non si può usare in campo penale? C'è il principio di irretroattività della
legge penale, non si possono definire reati ex post, ma le ipotesi di reato devono essere
introdotte prima dal legislatore, non definite ex post dal giudice. C'è poi il principio di
legalità, per cui dobbiamo poter sapere le conseguenze dei nostri atti. L'analogia che è a
sfavore dell'imputato è vietata, ma ci sono analogie consentite in riferimento al favor rei
(trattamento di favore che viene dato all'imputato, in virtù della protezione dei suoi diritti
fondamentali)  queste analogie si chiamano analogia in bonam partem > in questi casi
possono essere usate.
L'analogia in penale non è mai giustificata in malam partem, ma lo è in bonam partem,
quando è a favore dell'imputato.
Il divieto di analogia in malam partem c'è perché vale anche un altro principio, il principio
generale esclusivo "tutto ciò che non è espressamente vietato è permesso". Questo mette
in condizione il cittadino di poter prevedere le conseguenze dei suoi atti. Nel diritto
penale non esistono proprio lacune, perché è tutto già regolato.
Cosa si può fare al posto di usare l'analogia? Qual è l'altra strada? Usare l'interpretazione
estensiva.
Si parte dal dato letterale, valutato sia nel suo significato ordinario/tecnico, che poi
valutandolo in senso evolutivo (com'era al momento della promulgazione)
Poi si può far riferimento all'interpretazione sistematica
Interpretazione estensiva interpretazione delle disposizioni rilevanti che, anziché
concludere che la disciplina è lacunosa, vi fa rientrare il caso in esame benché questo
non vi sia espressamente contemplato.
Qui non c'è lacuna, non c'è gap, non ci sono falle
da riempire. E’, dunque, un argomento interpretativo (attribuzione di significato), non integrativo.
Per la Cassazione del 2008 è possibile affermare che le onde elettromagnetiche rientrano
nel significato generico di cose e l'emissione in quello di getto. L'estensione può essere fatta in tre
modi diversi.
Prendiamo caso di scuola N "vietato introdurre veicoli nel parco".
1) Immaginiamo che in T1 ne sia data un'interpretazione per cui "veicolo" comprende
2) D
3) Fa solo riferimento alla cornice di significato del termine veicolo e
La prima, più ardita, viene chiamata interpretazione estensiva in senso latissimo:
qualsiasi interpretazione più estesa di una precedente includendovi anche le estensioni
inammissibili alla luce di certi criteri della lingua
La seconda è quella in senso lato: qualsiasi interpretazione più estesa di un'altra fra le
interpretazioni ammissibili in base alle regole della lingua o ai canoni interpretativi
accettati nella prassi.
La terza è quella in senso stretto: qualsiasi interpretazione più estesa dell’interpretazione letterale
standard (precedente e consolidata) rimanendo pur sempre nella cornice dei significati
ammissibili.

La Cassazione afferma di basarsi su una "semplice interpretazione estensiva" che non si


limita a considerare solo lo "stretto significato letterale delle espressioni usate dal
legislatore dell'epoca o il solo complesso delle norme all'epoca vigenti, ma occorre
valutare l'intero sistema normativo vigente al momento in cui la disposizione deve essere
applicata".
Quale tipo di interpretazione estensiva converrà utilizzare alla Corte?
-Non in senso latissimo: alla corte preme dire che la propria interpretazione è
ammissibile
-Non in senso lato: pare poco perspicuo rispetto al caso in esame
-In senso stretto: alla Corte serve dire che, nonostante l'interpretazione letterale
(standard) possa escludere l'emissione
Cosa potrebbe controbattere la difesa? La Corte d'Appello nel giudizio d'appello ha
proprio messo in evidenza questo: quella che fa il giudice è un'analogia mascherata.

. AL: significato ordinario (test su parlanti «scelti a caso» nessuno direbbe che l’emissione di onde
elettromagnetiche rientri nel significato letterale di «getto pericoloso di cose»). In ossequio al
principio di legalità.
2. AS: («connessione delle parole» nella disposizione, come richiesto dall’articolo 12 c. 1 delle
Preleggi )per restringere l’interpretazione alle sole entità materiali (solide o liquide che siano), le
sole che possono essere «gettate». Qualcosa di già esistente, non che si crea sul momento. •
«cose»; «getto»
3. AP: (l’intenzione del legislatore, anche considerato lo scopo della tutela dell’incolumità
pubblica, non poteva ricomprendere la fattispecie delle onde elettromagnetiche).

 AL: usi metaforici: «gettare luce», «gettare un grido»


 AS:
• se la rubrica del 674 c.p. sembra veicolare un significato più ristretto, il testo specificando
l’azione del «versare» la seconda parte del 674 c.p. si riferisce a «cose» che non sono le liquide ne
solide (emissioni di gas, di vapori o fumo)
• Tuttavia, esiste un altro argomento sistematico: l’art. 624 c.p. in tema di furto prevede che agli
effetti della legge penale «si considera cosa mobile anche l’energia elettrica e ogni altra energia
che abbia un valore economico».
 AT: Si può affermare che la tutela dell’incolumità faccia prevalere l’applicazione di un AP
evolutivo o un AT oggettivo.

• Nella pratica è arduo tracciare una linea di confine tra argomento analogico e interpretazione
estensiva.
• Alcuni guardano con favore l’interpretazione estensiva: se la distinzione è chiara in teoria può
essere mantenuta pur usandola con cautela in ambito penale.
• Altri guardano con sfavore l’interpretazione est. ritenendola un mero espediente per aggirare il
divieto di analogia (entrambe, infatti, hanno gli stessi effetti).
• La questione chiave è definire la concezione della legalità penale, in relazione al principio del
favor libertatis e al modo in cui leggere l’art. 25 della Costituzione.
• concezione stretta: tiene conto del modo in cui i consociati possono intendere il dettato
normativo e formare ragionevoli previsioni sul modo in cui i funzionari ne applicheranno le
norme limitare al massimo l’utilizzo dell’interpretazione estensiva.
• Ma chi mai legge mai le disposizioni penali? I cittadini si informano sui testi di legge e deliberano
di conseguenza?

CONCLUSIONI
• Mazzacuva 2010: se dubbi interpretativi, prevalgono il principio del favor rei e l’interpretazione
stretta per evitare all’autore un’applicazione sfavorevole che porta alla condanna penale.
• Il senso in cui più frequentemente si discute di interpretazione estensiva, in ambito penale, è
quello stretto, poiché in tale ambito si pone il problema della sua ammissibilità in relazione a
interpretazioni letterali standard su cui i consociati possono fare affidamento.
• Se ne dovrebbe concludere che per rispettare la legalità penale l’interpretazione estensiva
andrebbe usata il meno possibile o andrebbe addirittura vietata come è vietata l’analogia, se è
vero che praticamente le due tecniche hanno gli stessi risultati.

IL CASO DEL MINORE VIRTUALE (PORNOGRAFIA MINORILE)


Siamo in ambito penale.
ART.600 ter “pornografia minorile”
È punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 24.000 a euro 240.000
chiunque:
1. 1) utilizzando minori di anni diciotto, realizza esibizioni o spettacoli pornografici ovvero
produce materiale pornografico;
2. 2) recluta o induce minori di anni diciotto a partecipare a esibizioni o spettacoli
pornografici ovvero dai suddetti spettacoli trae altrimenti profitto.
Alla stessa pena soggiace chi fa commercio del materiale pornografico di cui al primo comma.
Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al primo e al secondo comma, con qualsiasi mezzo, anche
per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza il materiale pornografico di cui al
primo comma, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all'adescamento o
allo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto, è punito con la reclusione da uno a cinque
anni e con la multa da euro 2.582 a euro 51.645.
Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi primo, secondo e terzo, offre o cede ad altri,
anche a titolo gratuito, il materiale pornografico di cui al primo comma, è punito con la reclusione
fino a tre anni e con la multa da euro 1.549 a euro 5.164. Nei casi previsti dal terzo e dal quarto
comma la pena è aumentata in misura non eccedente i due terzi ove il materiale sia di ingente
quantità.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque assiste a esibizioni o spettacoli pornografici
in cui siano coinvolti minori di anni diciotto è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa
da euro 1.500 a euro 6.000.

Ai fini di cui al presente articolo per pornografia minorile si intende ogni rappresentazione, con
qualunque mezzo, di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o
simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per
scopi sessuali  quest’ultima parte della disposizione ci fornisce una definizione di pornografia
minorile che ci fa comprendere i confini della fattispecie in esame

ART.600 QUATER
Chiunque, al di fuori delle ipotesi previste nell'articolo 600 ter, consapevolmente si procura o
detiene materiale pornografico, realizzato utilizzando minori degli anni diciotto è punito con la
reclusione fino a tre anni o con la multa non inferiore a euro 1.549.
La pena è aumentata in misura non eccedente i due terzi ove il materiale detenuto sia di ingente
quantità.
Questa disciplina si applica anche ai minori virtuali, realizzati con tecnologie digitali?
Come si può provare che il minore virtuale sia effettivamente minore di 18 anni? La questione
dell’accertamento dell’età è fondamentale. Disposizione vaga qualitativamente e
quantitativamente. Il creatore la deve specificare esplicitamente altrimenti sarebbe difficile
dedurla dall’immagine virtuale.
INTERPRETAZIONE TELEOLOGICA l’intenzione del legislatore nell’emanare queste norme (la loro
ratio) è evitare la diffusione, il propagarsi di questi atteggiamenti deplorevoli e tutelare il
benessere del minore. Nel momento in cui vogliamo evitare che queste pratiche si diffondono
applichiamo il diritto diversamente rispetto alla situazione in cui si voglia solo tutelare il minore.
Principio di offensività ci deve essere un bene giuridico specifico leso da un azione che può
essere considerata reato. L’idea è quella di tutelare il minore, ma nel caso del minore virtuale non
c’è una persona offese. Se pensiamo alle conseguenze ci potrebbero effetti negativi se tale pratica
non fosse punita, perché potrebbero diffondersi e coinvolgere minori reali. La pornografia virtuale
chi offende? “immagini non associate in tutto o in parte a situazioni reali” la rappresentazione
deve essere tale da far apparire «come vere situazioni non reali» e deve essere stata realizzata
«utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse» (AS)
• L'articolo lascia intendere che se la fonte è un minore reale (di cui sono state utilizzate
immagini anche solo in parte) la fattispecie è integrata, cosa che invece non accade se il
minore è totalmente di fantasia.
• Ma ci sono problemi di confine. Se la parte dell'immagine utilizzata non è molto significativa?
• Se il minore virtuale assomiglia a un determinato minore reale ma il creatore non se ne è
reso conto?
• E se l'immagine del minore reale è stata utilizzata come modello iniziale ma il risultato finale
non vi somiglia?  la prova è quasi impossibile

ARTICOLO 600 QUATER 1


Le disposizioni di cui agli articoli 600 ter e 600 quater si applicano anche quando il materiale
pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni
diciotto o parti di esse, ma la pena è diminuita di un terzo.
Per immagini virtuali si intendono immagini realizzate con tecniche di elaborazione grafica non
associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di rappresentazione fa apparire come
vere situazioni non reali.

SOCIAL NETWORK COME LUOGHI

COME FARE IL RAGIONAMENTO ? se caso penale non si può applicare l’analogia, ma bisogna
operare interpretazione estensiva prima di tutto riassumo il contenuto della norma, poi devo
individuare il termine chiave e comprendere se rientra nel significato marginale della norma e lo
posso fare confrontandolo con il significato letterale, poi devo capire la ratio legis e poi trarre le
conclusioni

Per l’analogia, prima di tutto devo dire che il termine principale non rientra nella penombra di
esso, allora si procede con un’integrazione analogica: individuo somiglianze e differenze e devo
trovare la proprietà comune rilevante (la proprietà diventa rilevante in base alla ratio della
disposizione.) Poiché entrambi i casi presentano la stessa proprietà comune rilevante allora la
disciplina del caso regolato può essere utilizzata anche per quello non regolato.

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