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I bias cognitivi sono costrutti fondati, al di fuori del giudizio critico, su percezioni
errate o deformate, su pregiudizi e ideologie; utilizzati spesso per prendere decisioni
in fretta e senza fatica.
Le euristiche ( dal greco heurískein: trovare, scoprire) sono, al contrario dei bias,
procedimenti mentali intuitivi e sbrigativi, scorciatoie mentali, che permettono di
costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi.
Sono strategie veloci utilizzate di frequente per giungere rapidamente a delle
conclusioni.
Le euristiche cognitive
Nel 2002 Kahneman e Frederick teorizzarono che l’euristica cognitiva funzionasse
per mezzo di un sistema chiamato sostituzione dell’attributo, che avviene senza
consapevolezza. In base a questa teoria, quando qualcuno esprime un giudizio
complesso da un punto di vista inferenziale, risulta essere sostituito da un euristica
che è un concetto affine a quello precedente, ma formulato più semplicemente. Le
euristiche sono, dunque, escamotage mentali che portano a conclusioni veloci con il
minimo sforzo cognitivo.
Quindi, i bias sono particolari euristiche usate per esprimere dei giudizi, che alla
lunga diventano pregiudizi, su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza.
Mentre le euristiche funzionano come una scorciatoia mentale e permettono di avere
accesso a informazioni immagazzinate in memoria.
Beck presenta questa lista di errori al paziente scritta su un foglio con le descrizioni
di ogni singola distorsione cognitiva. Il paziente deve poi segnare i processi che
riconosce come suoi e descrivere situazioni in cui ha usato quei processi distorti. La
terapia, insomma, è una sorta di addestramento cognitivo al pensiero logico.
Bias di conferma -> A ciascuno di noi piace essere d’accordo con le persone che
sono d’accordo con noi e ciascuno di noi tende ad evitare individui o gruppi che ci
fanno sentire a disagio: questo è ciò che Skinner ha definito “dissonanza
cognitiva”. Si tratta di una modalità di comportamento preferenziale che porta al
bias di conferma, ovvero l’atto di riferimento alle sole prospettive che alimentano i
nostri punti di vista preesistenti.
Fallacia di Gabler -> tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato,
così che i giudizi attuali siano del tutto influenzati da tali eventi passati. In virtù di
questo bias cognitivo chi ha ricevuto un giudizio positivo nel passato tenderà a
ricevere un giudizio positivo anche nel presente, anche a dispetto delle reali
prestazioni attuali, che potrebbero essere negative o in calo rispetto a quelle
passate.
Bias di proiezione -> pensiamo che la maggior parte delle persone la pensi come
noi. Questo errore cognitivo si correla al bias del falso consenso per il quale
riteniamo che le persone non solo la pensino come noi, ma anche che siano
d’accordo con noi. Quindi è un bias che ci induce a sopravvalutare la “normalità” e la
“tipicità”.
Bias della negatività -> Comporta un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi
negativi, che vengono anche considerati come i più importanti. A causa di questa
distorsione cognitiva, si tende a dare maggior peso agli errori, sottovalutando i
successi e le competenze acquisite ed attribuendo così una valutazione negativa
alla prestazione.
Bias dello status quo -> E’ una distorsione valutativa dovuta alla resistenza al
cambiamento: il cambiamento spaventa e si tenta di mantenere le cose così come
stanno. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che
una scelta diversa potrà far peggiorare le cose.
Bias del pavone (self-enhancing transmission bias) -> per il quale siamo indotti a
condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti. L’uso che la
maggior parte delle persone fa dei social è una fotografia esaustiva di questo tipo di
bias, sui social infatti le persone tendono a mostrare per lo più un’ immagine positiva
di sé, tanto da far sembrare la vita di tutti ideale.
Illusione della frequenza (frequency illusion) -> il cervello tende a selezionare
informazioni che ci riguardano – es., farci notare donne con i capelli corti se ci siamo
appena tagliate i capelli corti o auto rosse se abbiamo acquistato una macchina
rossa – il nostro errore di valutazione è quello di credere che ci sia realmente un
incremento nella frequenza di donne con i capelli corti o di macchine rosse, cioè
tendiamo a sovrastimare la frequenza di informazioni che ci riguardano.
Bias del presente (hyperbolic discounting) -> le decisioni vengono prese per
ottenere una gratificazione immediata, ignorando le possibilità di guadagno differite
nel tempo. Questo atteggiamento influenza i nostri comportamenti in 3 importanti
aree della nostra vita: l’alimentazione, la vita professionale e i risparmi.
In uno studio condotto da Read & van Leeuwen (1998), il 74% dei partecipanti sceglieva la frutta
quando doveva decidere cosa mangiare la settimana successiva. Ma dovendo decidere cosa
mangiare subito il 70% sceglieva il cioccolato! Lo stesso vale per denaro: siamo ben disposti ad
approfittare di sconti nel momento presente, rimandando al futuro la preoccupazione per le spese più
impegnative. Chi si occupa di marketing crea infatti proposte ad hoc che ci inducano ad accettare di
comprare un prodotto grazie a uno sconto o a un “regalo” iniziale, vantaggio che viene perso sul
lungo periodo ma che, proprio per effetti del bias del presente, non valutiamo.
Il bias del presente entrerebbe in gioco più facilmente anche sulla base del tono dell’umore: una
ricerca condotta da un team di ricercatori della Harvard Kennedy School of Government e della
Columbia University ha studiato in che modo l’impazienza causata dalla tristezza può produrre
notevoli perdite finanziarie. Gli autori hanno scoperto che la tristezza, indotta dalla visione di un video,
induceva i soggetti sperimentali a scelte finanziarie impazienti e miopi: i loro guadagni aumentavano
nell’immediato ma diminuivano sul lungo periodo producendo una sostanziale perdita finanziaria. Chi
invece era stato assegnato alla visione di un video neutro non andava incontro alle stesse reazioni e i
loro guadagni risultavano complessivamente maggiori.
Bias d’Azione -> sono l’esatto contrario dei bias di omissione, in quanto le persone
tenderebbero ad agire anche quando l’azione è meno vantaggiosa dell’omissione.
Questo bias è stato studiato da Fagerlin, Zikmund-Fisher e Ubel in un loro
esperimento: nel caso di una diagnosi di cancro, i pazienti preferivano sottoporsi a
trattamenti (azione), piuttosto che a semplici controlli (inazione), anche se i
trattamenti risultavano più dannosi o meno efficaci dell’inazione. Tuttavia, una
variabile importante che potrebbe aver influenzato i risultati dello studio è la gravità
del cancro dei soggetti.
Questo tipo di bias è anche osservabile nei portieri di calcio durante i calci di rigore:
pur sapendo che la strategia ideale per i portieri sarebbe rimanere al centro della
porta (inazione), molto spesso ai rigori, il portiere si tuffa in una delle due direzioni
laterali (azione).