Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. LE TRACCE DELL’INVECCHIAMENTO
Ogni soggetto dipende dai propri organi di senso.
CAMBIAMENTI SENSORIALI
Nell’età adulta avanzata vi sono compromissioni nei sensi.
● Vista
Con l’avanzare dell’età si verificano cambiamenti a carico del sistema visivo (a causa di
mutamenti anatomici) che possono rendere più difficoltoso lo svolgimento di attività
quotidiane, influenzando il livello di autonomia dell’anziano.
Gli stimoli visivi vengono elaborati in modo più lento e con minor qualità.
Gli anziani, solitamente, impiegano più tempo per:
- discriminare, riconoscere o identificare gli stimoli visivi → questo influisce
sull’apprendimento, memoria, inibizione.
- discriminare gli oggetti e spostare lo sguardo rapidamente tra oggetti vicini e lontani
ed è necessaria una maggiore illuminazione dell’ambiente.
● Udito
La perdita dell’udito porta a perdita di funzionalità e quindi autonomia nella vita quotidiana.
Cause: problematiche anatomo-fisiologiche e strutture dell’orecchio
Con l’età, l’anziano diventa meno sensibile a rumori forti e acuti.
Strumenti per risolvere: apparecchi acustici
● Gusto e olfatto
La perdita della sensibilità dell’odore e del gusto inizia intorno ai 60 anni e tende ad
aumentare con l’avanzare dell’età.
La diminuzione della funzione olfattiva è molto comune nella popolazione anziana →
influenza il benessere fisico, la qualità della vita e l’alimentazione.
Schiffman sostiene che l’olfatto possa servire come segnale adattivo di avvertimento di un
eventuale pericolo e pertanto una sua perdita può diventare rischiosa (serve alla
sopravvivenza):
- Perdita di sensibilità agli odori → deriva da cambiamenti anatomo-fisiologici nel sistema
olfattivo associati al normale invecchiamento, ma potrebbe anche essere causata dal fumo,
dall’uso di farmaci…
- Perdita del gusto → è associata più alle terapie farmacologiche e alle condizioni mediche
che ai cambiamenti anatomici e biologici legati all’età.
Quando sono presenti cambiamenti nella sensibilità del gusto, questi possono influenzare
l’appetito dell’anziano, e conseguentemente, la motivazione a mangiare.
Questi cambiamenti fisici e sensoriali, che riducono la funzionalità e l’efficienza della persona
anziana, provocano una maggiore vulnerabilità a condizioni di disabilità e malattia.
1
3. LE TECNOLOGIE ASSISTENZIALI
Le tecnologie assistenziali si sono sviluppate per fare fronte agli eventuali problemi che
possono causare dei limiti nella funzionalità fisica, motoria, sensoriale e cognitiva ledendo la
buona qualità di vita dell’anziano.
LIMITE: costo che essa comporta e, in alcuni casi, alla minore familiarità che l’anziano ha
nell’utilizzarla.
6. LA SESSUALITA’ NELL’INVECCHIAMENTO
→ Dal punto di vista fisico: problemi attività sessuale (cause: croniche, patologie…)
→ Dal punto di vista psicosociale: ruolo importante di fattori di altra natura (es: la qualità
della relazione di coppia e l’interesse)
I PREGIUDIZI negli anziani: vittime della cosiddetta “sindrome del breakdown sessuale”
→ l’anziano interiorizza atteggiamenti sociali negativi, percepisce sé stesso come persona
non-sessuata, con il rischio di sviluppare problemi:
- di autostima e di insicurezza
- depressione e isolamento
2
CAP 8: EMOZIONI, MOTIVAZIONI E PERSONALITA’
NELL’INVECCHIAMENTO ATTIVO
1. EMOZIONI E INVECCHIAMENTO
Importanza affetti.
2. la percezione del tempo influenza la natura degli obiettivi che perseguiamo. Obiettivi
nel presente.
3
1.2 l’effetto positività: dai dati comportamentali a quelli di neuroimmagine
Gli anziani hanno via preferenziale per gli aspetti positivi → EFFETTO POSITIVITA’: per
spiegare la tendenza degli anziani a prediligere ricordi positivi ai fini del loro benessere o a
rielaborare vicende negative del loro passato in chiave positiva.
Non tutti gli anziani palesano l’effetto positività.
4
OBBIETTIVI:
- obiettivi alla dimostrazione (le cose si fanno per dimostrarsi bravi)
- obiettivi alla padronanza (le cose si fanno per sentirsi competenti)
3. MOTIVARSI E MOTIVARE
3.1 La percezione del controllo, ovvero il sentire che si sta padroneggiando la situazione e si
è protagonisti.
- funzionale al benessere
- rende l’anziano pronto a prendersi carico di sé
3.2 L'Esercizio del controllo → tre modalità per “scegliere la propria vita”
1. sostenere auto-efficacia
2. contrastare gli stereotipi
Strategie per contrastarli:
● pensare ad almeno un membro del gruppo stereotipato che riesce bene nel compito
● distanziarsi nel sentirsi diversi dal gruppo di anziani (“io non sono come quei vecchi”)
● auto-affermarsi ovvero nel richiamare qualità positive di sè e ricordarsi della propria
competenza
3. scegliere e percepire le possibilità di scelta come opportunità
4. LA PERSONALITA’ NELL’INVECCHIAMENTO
4.1 Com’è misurata la personalità
Strumenti: interviste o gli interventi di personalità oppure misure proiettive o osservazione dei
comportamenti.
MODELLI:
- Jung prende spunto da Freud: afferma che con il passare dell’età si osserva il passaggio
dall’estroversione, tipica dei giovani, all’introversione, tipica degli anziani.
Integrità dell’Io nell’invecchiamento può essere visto come un aspetto chiave per un
invecchiamento di successo: gli anziani che raggiungono l’integrità dell’io potrebbero
5
beneficiare di un migliore benessere avendo raggiunto la consapevolezza che la vita non è
infinita e accettando la propria vita per quella che è.
5. IL COPING NELL'INVECCHIAMENTO
Gli anziani usano strategie di coping focalizzate
- sulla regolazione delle emozioni
- sulla maggiore accettazione del proprio stato, come controllo e soluzione degli eventi
stressanti, naturale conseguenza dell’avanzare dell’età (vedi locus of control interno
ed esterno)
Le persone con locus of control interno percepiscono di avere controllo su quello che gli
accade e sentono che i loro risultati positivi o negativi dipendono dai loro sforzi.
Le persone con locus of control esterno percepiscono che i risultati siano poco dipendenti dai
loro sforzi e attribuiscono quello che gli succede al caso, a forze esterne.
6
CAP 9: INVECCHIAMENTO DI SUCCESSO: VIVERE A LUNGO, VIVERE
BENE
Influenze importanti:
- dovute all’età,
- quelle dovute agli eventi storici,
- riguardanti gruppi generazionali appartenenti a una cultura,
- riguardanti momento storico determinati (per esempio la guerra),
- quelle dette “Non normative” che coinvolgono solo alcuni individui attraverso le
vicende biografiche che caratterizzano ciascuno.
IMP: ruolo attivo del soggetto nella costruzione del proprio sviluppo e invecchiamento.
2. BENESSERE E INVECCHIAMENTO
Lo studio del benessere psicologico con l’emergere della psicologia positiva → non guardare
solo la patologia.
Fino ad allora il campo di indagine della psicologia era rivolto esclusivamente alla cura della
patologia, della disfunzionalità e del disagio psichico.
A partire da essi definisce anche uno strumento per valutare il benessere, la scala del
benessere psicologico.
Invecchiamento = declino nella percezione del benessere eudaimonico, influenzato dal
contesto culturale e socioeconomico.
7
5 FATTORI CHE CONTRIBUISCONO AL BENESSERE SOCIALE (Keyes):
1. Integrazione → qualità del proprio rapporto con la società in cui si vive, sentimento di
appartenenza a una cerchia più grande rispetto alla sola realtà familiare.
2. coerenza → percezione della qualità dell’organizzazione sociale
3. contributo → valutazione del proprio valore sociale e del contributo apportato
4. realizzazione → valutazione del proprio potenziale e di quello della società in cui si
vive, sentimento di poter cambiare al meglio attraverso modifiche nella società di
appartenenza
5. accettazione → sentimento di fiducia nei confronti degli altri e atteggiamenti positivi.
⤷ dalla 4° si usano le “strategie di coping” rivolte alla soluzione di problemi, usando strategie
focalizzate sulle emozioni; così facendo riescono a gestirle meglio, privilegiando emozioni
positive ed evitando i conflitti.
Si passa quindi:
dal controllo primario (interpersonale) → a quello secondario (intrapersonale)
In sintesi, è possibile che nell’invecchiamento è presente una certa stabilità nei livelli di
benessere psicologico.
8
4. INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL BENESSERE PSICOLOGICO
NELL’INVECCHIAMENTO: EMPOWERMENT EMOTIVO - MOTIVAZIONALE
Gli interventi di potenziamento positivo si focalizzano sulle:
- competenze emotive,
- soddisfazione di vita flourishing (espansione scopi di vita),
- resilienza e pratica del pensiero ottimista
- percezione di sé, l’autoefficacia, la fiducia nelle proprie capacità e competenze,
- utilizzo di strategie nella risoluzione di problemi quotidiani
⤷ Essi sono efficaci nell’agire sull'affettività negativa incrementando gli atteggiamenti positivi
che innescano a loro volta comportamenti positivi.
OBB: promuovere risorse personali per affrontare sfide individuali in modo flessibile e
ottimistico.
9
CAP 12: TRAINING DI MEMORIA NELL’INVECCHIAMENTO
TIPOLOGIE DI TRAINING:
2. APPROCCIO COMPENSATIVO
strategie giovani diverse dalle strategie anziani
(coll. int fluida/cristallizzata)
10
2. EFFICACIA DEI TRAINING DI MEMORIA: ALCUNI RISULTATI CLASSICI ED EFFETTI
DI GENERALIZZAZIONE
Scarsi effetti di generalizzazione suggeriscono la necessità di includere attività che mostrino
esplicitamente come trasferire quanto appreso ad altre attività cognitive, soprattutto della vita
quotidiana. (lista di parole → lista di oggetti)
I risultati della meta-analisi suggeriscono che nel predisporre attività è importante favorire un
cambiamento nelle conoscenze dei partecipanti circa la propria memoria come dimostrato
dalla maggior efficacia data dai pre-training.
EFFETTO DEL TRAINING → miglioramento non solo nell’abilità direttamente trattata ma
anche in abilità che implicano quella potenziata (Far transfer effect).
Collegamento: effetto alone
⤷ Quindi.. gli anziani tendono a non riconoscere l’importanza dello sforzo e dell’impegno
come fattori che determinano l’esito della prestazione.
Tendenza degli anziani a compiere autosvalutazioni sulla loro memoria, che li porta a farsi
sostituire anche nei compiti per loro favorevoli.
RISULTATI:
- sia i giovani che gli anziani incrementarono la loro prestazione → conferma plasticità
cognitiva degli anziani
- la maggior parte degli anziani non raggiungeva il livello che giovani ottenevano in
poche sessioni
- nessun anziano otteneva alla fine del training il livello dei giovani.
11
In conclusione il beneficio legato alla pratica estensiva è superiore nei giovani.
(Generalizzazione)
❖ capacità di riserva di base o plasticità di base, che fa riferimento alle risorse che
possono essere attivate dopo aver fornito un supporto
CONCLUSIONI
Il dato che emerge è la possibilità di potenziare la memoria degli anziani grazie a:
- una latente capacità di apprendimento (riserva di base),
- una plasticità.
Il grado di plasticità è differente da quello mostrato dai giovani ed evidenzia anche delle
variazioni all’interno del gruppo stesso degli anziani.
L’incremento dipende da:
- l’età dei partecipanti,
- le differenze individuali cognitive e motivazionali.
L’efficacia di un training è data però non solo da variabili che riguardano i partecipanti ma
anche dalla sua struttura quindi da variabili che dipendono dal ricercatore o dal clinico.
OBB training: generalizzazione dei benefici anche ad abilità non allenate.
Il coniugare training strategici + training metacognitivi = porta miglioramento nelle prove di
memoria, abilità.
12
CAP 13: RAPPRESENTAZIONI DELL’AMBIENTE, ABILITA’ E
PREFERENZE VISUO-SPAZIALI NELL’INVECCHIAMENTO
A. MODELLO ECOLOGICO
è un modello che cerca di individuare quali fattori influiscono sulla capacità della persona di
adattarsi all’ambiente e assicurarsi un buon livello di autonomia e di benessere.
Adattamento = competenza ambientale (fattore interno) + pressione ambientale (fattore
esterno)
● competenza ambientale → capacità sensoriali motorie e cognitive che ciascun
individuo possiede e come le utilizza per creare un ambiente in grado di soddisfare i
propri bisogni primari e affettivi
● pressione ambientale → variabili contestuali e ambientali che influiscono sul processo
a tutte quelle dell’individuo creando situazioni problematiche
13
MODELLO DI CARLSON: la capacità di una buona esplorazione in un ambiente dipende:
- ambiente/edificio: struttura dell’ambiente
- strategie di orientamento e preferenze nella rappresentazione dell’ambiente
- differenze individuali
- mappa cognitiva: rappresentazione mentale dello spazio
Quello che si evince da questi studi è che sia quando l’ambiente viene appreso tramite
descrizione (verbalmente) che tramite mappa (visivo), gli anziani incontrano la difficoltà a
ricordare le informazioni.
14
Gli anziani hanno prestazioni inferiori nei compiti visuo-spaziali.
15
CAP 16: IL “CAREGIVING” NELL’INVECCHIAMENTO E NELLA MALATTIA
DI ALZHEIMER
PERSONALITA’
Koerner e Kenyon hanno analizzato il ruolo del nevroticismo, dell’estroversione e della
coscienziosità.
↓
CAREGIVER CON ALTO NEVROTICISMO → sono reattivi al cambiamento giornaliero:
- livelli di stress più alti
- meno stabili
- più sensibili a fluttuazioni del benessere
- meno flessibili al cambiamento
16
2. RESILIENZA
Alti livelli di resilienza → migliori capacità di gestione e di adattamento
→ maggiore sicurezza e fiducia sulle proprie competenze
→ evitare o a ritardare il momento dell’istituzionalizzazione
Bassi livelli di resilienza → accettano più facilmente la perdita perché sollevati per il fatto che
il loro ruolo sia concluso.
STILI DI COPING
DEF COPING: risposta alle situazioni specifiche e stressanti.
DEF STRATEGIE DI COPING (Lazarus e Folkman): pensieri ed azioni reali e flessibili che
risolvono problemi, riducendo lo stress.
➔ centrate sul problema, basate su modi di agire che cambino la situazione in modo
attivo e costruttivo
(es: affrontare il problema, pensare ad una potenziale soluzione, procurarsi supporto
sociale)
17
Gli stili di coping sembrano avere un impatto anche sulla salute fisica, soprattutto sulla
reazione allo stress acuto.
● SOSTEGNO SOCIALE
E’ la possibilità che l’individuo ha di accedere a diverse risorse attraverso gli altri individui e
la comunità di cui fa parte.
Può essere:
- sostegno emotivo
- strumentale
- informativo
È un fattore di protezione per lo stress
CONCLUSIONI
E’ necessario un approccio globale ed è indispensabile partire da una prospettiva
biopsicosociale.
18
CAP 17: IL DOLORE NELL’ANZIANO
Dolore = sottovalutato
DEF SALUTE = “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non solo assenza
di malattia” ha portato allo sviluppo di un approccio biopsicosociale ed è poi stato integrato
dalla definizione di promozione della salute
PROMOZIONE DELLA SALUTE = “processo che mette in grado le persone di aumentare il
controllo sulla propria salute e di migliorarla”.
Con la realizzazione delle reti HPH, l’OMS si è proposta di diffondere i concetti che in un
ospedale vi sia:
- promozione della salute (promuovere la dignità umana),
- l’equità,
- la solidarietà,
- l’etica professionale (riconoscendo bisogni, valori, culture),
- orientato verso il miglioramento della qualità,
- il benessere dei pazienti, dei familiari e dello staff,
- la protezione dell’ambiente e la realizzazione del potenziale per diventare una
learning organization.
Carta europea dei diritti del malato (2002) che all’art 11 recita:
“diritto ad evitare le sofferenze inutili e il dolore non necessario”
Carta dei diritti del dolore inutile (2005) che specifica il diritto:
- A non soffrire inutilmente
- Al riconoscimento del dolore
- Di accesso alla terapia del dolore
- Un’assistenza qualificata
- Un’assistenza continua
- Una scelta libera e informata
- Del bambino, dell’anziano e dei soggetti che non hanno voce
19
- A non provare dolore durante gli esami diagnostici invasivi e non
Le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapie del dolore assicurano un
programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei seguenti
principi fondamentali:
a) Tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza discriminazioni
b) Tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine
c) Adeguato sostegno sanitario e socio assistenziale della persona malata e della
famiglia
Motivi della discriminazione dell’anziano nell’accesso alle terapie del dolore a causa di 3 TIPI
DI BARRIERE:
1. BARRIERE DELL’ANZIANO: l’anziano crede che il dolore non possa essere evitato e
che vada quindi sopportato.
APPROCCIO SULLA PERSONA nei centri per anziani → superare i pregiudizi relativi alla
vecchiaia e al dolore.
In “Bioetica e diritti degli anziani “si invitano i cittadini ad avere rispetto nell’anziano.
Tutti gli individui devono essere ascoltati e creduti quando parlano del loro dolore.
20
DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE DEL DOLORE
DEF terapia del dolore (art 2 della legge 38/2010):
“l’insieme di interventi diagnostici e terapeutici volti ad individuare ed applicare, alle forme morbose
croniche, idonee e appropriate terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche e
riabilitative tra loro variamente integrate, per elaborare idonei percorsi diagnostico-terapeutici per la
soppressione e il controllo del dolore.“
DEF DOLORE (clinica) → il risultato di una serie di interazioni complesse (sistema nervoso,
metabolico, ecc) modulato da diversi fattori (ambientali, culturali, fisici, affettivi) in grado di
generare caratteristiche specifiche per ogni individuo.
Caratteristiche dolore:
- Ha natura soggettiva: quindi è importante l’autovalutazione del dolore → fonte di
informazione più attendibile.
- Quinto segnale vitale, deve essere controllato come tutti gli altri parametri.
CLASSIFICAZIONE:
- sulla durata, può essere distinto in:
→ acuto
→ cronico (diventa un dolore globale)
- sull’intensità
→ lieve
→ moderato
→ severo
→ grave
- sulla patogenesi
→ dolore nocicettivo (causato da una lesione o da un danno imminente)
→ neuropatico
Scopo dolore:
- nei non malati → meccanismo di difesa,
- nelle persone malate → è inutile e negativo.
Secondo l’AGS, il dolore persistente o il suo inadeguato trattamento causa negli anziani:
★ Deficit funzionale
★ Cadute, instabilità posturale
★ Recupero funzionale ridotto, più lenta risposta alla terapia riabilitativa
★ Cambiamenti d’umore
★ Isolamento sociale o ridotta partecipazione
★ Disturbi del sonno e dell’alimentazione
★ Poli Trattamento farmacologico, iatrogenesi
★ Elevato utilizzo di servizi sanitari e costi sociali elevati
★ Distress del caregiver e del paziente
21
Dato che la popolazione anziana residente in struttura è quella più a rischio di ricevere un
inadeguato trattamento del dolore, è importante che il personale che assiste l’anziano
riconosca che:
- Il dolore è ogni tipo di discomfort in ogni parte del corpo: in un’area o generalizzato,
acuto o cronico, continuo o intermittente;
- Il dolore è ciò che il paziente dice che esso sia;
- Bisogna assumere un atteggiamento non giudicante;
- Bisogna fare attenzione al fatto che il dolore può essere sotto rilevato dallo staff.
LE FASI DELLA GESTIONE DEL DOLORE NEI CENTRI DI SERVIZI PER ANZIANI
1. RILEVAZIONE: screening, identificazione della presenza di dolore
2. VALUTAZIONE: assessment, accertamento multidisciplinare delle caratteristiche e
cause del dolore
3. TRATTAMENTO: scelta del piano di trattamento farmacologico o non
4. MONITORAGGIO: controllo dell’efficacia del trattamento e degli affetti avversi
(vedi scopi psicologo nelle rsa)
È difficile stabilire una soglia cognitiva ma con l’aumentare del decadimento cognitivo, è
sempre meno probabile che gli anziani siano in grado di auto riferire in modo attendibile la
presenza e l’intensità del dolore al personale di cura. Imp osservazione.
22
Non potendo usare le scale normali, si pone attenzione sui comportamenti:
- espressione facciale,
- verbalizzazioni,
- vocalizzazioni,
- movimenti del corpo,
- cambiamenti nelle interazioni interpersonali, nello stato mentale.
La scala NOPPAIN è lo strumento scelto dalla Regione Veneto per indagare la presenza di
dolore negli ospiti non comunicanti e con decadimento cognitivo nella fase iniziale. Fatta
dagli operatori.
È composta da tre parti:
1. Scheda di controllo delle attività: un elenco di nove attività assistenziali, solitamente
svolte dagli operatori addetti all’assistenza dell’ospite
2. Comportamento da dolore: valuta la presenza e l’intensità di alcuni comportamenti da
dolore
3. Intensità del dolore: viene chiesto all’operatore di valutare su scala numerica da 0 a
10, l’intensità massima del dolore osservato nell’ospite durante le cure assistenziali.
“all’interno della cartella clinica, nelle sezioni medica e infermieristica, in uso presso tutte le strutture
sanitarie, devono essere riportati le caratteristiche del dolore rilevato e della sua evoluzione nel corso
del ricovero, nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico
conseguito”.
23
INTERVENTO EDUCAZIONALE (vedi ruolo psicologo in rsa e comparalo al dolore)
Adottare l’approccio centrato sulla persona significa dare importanza ai seguenti aspetti:
24
Approccio in linea con questo ob. sono:
- mindfulness: capacità di prestare attenzione con intenzione, al momento presente e
in modo non giudicante.
Essa serve anche per essere consapevoli anche del proprio stato interiore e quindi
svolge un ruolo fondamentale sullo stress.
Lo stress non gestito indebolisce il benessere del personale (disturbi fisici, psichici,
qualità minore di cure)
25
Dolore e paziente con demenza grave:
Il gridare, l’aggressione fisica e verbale sono una sfida per gli operatori, e spesso questi
comportamenti sono associati alla presenza di dolore nei pazienti con demenza.
La prima risposta a questo tipo di comportamento è → il trattamento con farmaci
antipsicotici.
CONCLUSIONI
La sofferenza esiste e una parte di essa non può essere eliminata.
È possibile evitare la sofferenza non necessaria attraverso:
- la sensibilizzazione
- la formazione del personale che si occupa delle persone anziane
- prestando attenzione al dolore
- superando i pregiudizi sugli anziani
“Community Care”:
→ occorre potenziare la rete dei servizi sociosanitari.
→ potenziare la partecipazione da parte dei cittadini.
→ forma di sostegno fornito alle persone fragili della comunità.
26
CAP 18: LA FINE DELLA VITA E IL MORIRE
LA MORTE E IL MORIRE
La paura della morte è connessa ad altre paure:
- soffrire fisicamente,
- non avere controllo sul proprio corpo,
- la solitudine e l’isolamento,
- di non esistere più,
- dell’impatto della propria morte su chi resta vivo, ecc
RIFLESSIONE
Morte:
- biologica: esito di un processo di perdita delle funzioni vitali
- come interruzione della vita di relazione
(sono interdipendenti)
Il morire non è un processo che si declina solo a livello individuale, ma è un processo
complesso che coinvolge fattori esterni (sanitari, sociali, parenti..)
DECISIONE E DECISORI
Di fronte alla persona morente si possono seguire:
→ parametri decisionali biologici, facilmente misurabili
→ criteri bioetici (considerano qualità e la dignità della persona)
27
- L’esistenza di servizi che accompagnano il processo del morire (cure palliative)
- L’esistenza di un ambiente esterno (famiglia, reti amicali, casa) che garantiscano
dignità al morire
DEF PALLIAZIONE → scelta di mettere al centro la persona malata con tutti i complessi
bisogni non solo clinici, che sono presenti nella fase avanzata e terminale della malattia.
Possono avvenire sia in a domicilio sia in luoghi specifici (es: hospice)
Passaggio da healing (curare la malattia) a caring (curarsi della persona).
28
TIPI DI DECESSO E DIFFERENTI IMPLICAZIONI EMOTIVE
1. Decessi improvvisi e imprevisti (incidente, violenza, malattia a decorso fulminante)
2. Decessi improvvisi e prevedibili (aneurisma conosciuto ma inoperabile)
3. Decessi attesi (malattia oncologica)
4. Decessi interminabili (agonia prolungata, accanimento terapeutico)
Se il decesso non era anticipato può insorgere un lutto traumatico.
L’ANZIANO E LA MORTE
PARLARE DI MORTE NEI CONTESTI ISTITUZIONALI
Nei contesti di cura gerontologici il tema della morte è spesso implicito, non detto (crea
angoscia). In alcuni casi rari l’anziano evita di focalizzare il tema della morte → questa
“rimozione” aumenta l’ansia.
❖ COMUNICAZIONE DI DECESSO
- Non ci sono parole giuste per dirlo ma si devono gestire le emozioni, fornire supporto.
- Gli operatori dovrebbero valutare 4 assi di operatività del paziente/familiare:
→ Cognizioni: che idea hai della situazione? Ha un quadro chiaro degli eventi?
→ Emozioni: che vissuti ha?
→ Azioni: cosa può fare?
→ Relazioni: con chi è in contatto?
CASI PARTICOLARI:
- necessità di autopsie → crea disagio e fantasie di danneggiamento dell’oggetto
relazionale
- assenza del cadavere (scomparse) → impedisce l’avvio del processo di separazione
psicologica e accettazione/elaborazione della morte
- eventi in cui si sospetti una possibile malpractice sanitaria (ragionevole o infondata)
- comunicazione in situazioni speciali (es: quando l’altro non vuole comprendere)
29
- è emotivamente “così vicino”, si prende cura
- si distanzia dagli eccessi di sofferenze
Ci deve essere un’equilibrio tra i due → riflettere sulle proprie motivazioni del lavoro di cura,
mentalizzare le implicazioni emotive e i processi controtransferali ed elaborarli all’interno del
proprio gruppo di curanti.
LUTTO E NARRAZIONE
L’elaborazione familiare del lutto prevede una progressiva rinarrazione collettiva
(condivisione delle conseguenze e della modifica degli equilibri e dei ruoli familiari)
FUNERALE: rito di passaggio simbolico che sancisce la separazione definitiva dal defunto e
avvia la rielaborazione individuale e familiare. Ruolo psicologico notevole.
LUTTO COMPLICATO
Molte forme pseudo depressive post lutto possono essere fisiologiche. Se dopo 6 mesi non
c’è un avvio di rielaborazione, può essere opportuno un supporto psicologico. L’evento di
perdita diventa inelaborabile.
Fattori di rischio: - legati all’evento
- legati a caratteristiche psicologiche dei sopravviventi
30