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Il bisogno di giustificare le nostre

azioni
1.La teoria della dissonanza cognitiva. Gli psicologi sociali
hanno scoperto che una delle più potenti cause che determinano il
comportamento umano deriva dal bisogno di preservare un’immagine
di noi stessi stabile e positiva. Molti di noi hanno bisogno di mantenere
un’alta considerazione di se stessi. Alla sensazione di malessere
provocata da informazioni che risultino discrepanti con il concetto di
noi stessi si è dato il nome di dissonanza cognitiva. Nella
concezione di Festinger la dissonanza veniva definita come
un’incoerenza fra due cognizioni. Non tutte le incoerenze cognitive
producono lo stesso sconvolgimento. La dissonanza è forte quando
compiamo un’azione o apprendiamo qualcosa che minaccia
l’immagine che abbiamo di noi stessi. Quindi abbiamo un incoerenza
tra quello che pensiamo di essere e il modo in cui ci comportiamo. La
dissonanza cognitiva spinge l’individuo a cercare di attenuare il
malessere che ha creato. I mezzi che utilizziamo per ridurre la
dissonanza sono: 1)cambiare il comportamento fino a farlo accordare
con la cognizione dissonante 2)cercare di giustificare il proprio
comportamento modificando una delle cognizioni 3)cercare di
giustificare il comportamento mediante l’aggiunta di nuove cognizioni.
Le persone con alta stima di sé sperimentano una maggiore
dissonanza quando si comportano in maniera contraria all’alta
opinione che hanno di sé e si sforzano moltissimo per ridurla rispetto a
quelle che possiedono un livello medio di autostima. Molte persone
pensano a se stesse come esseri razionali e generalmente hanno
ragione. Però il bisogno di preservare la stima di sè produce un
pensiero che non sempre è razionale ma piuttosto razionalizzante. Le
persone che sono impegnate a ridurre la dissonanza sono così prese a
convincere se stesse di avere sempre ragione che non di rado finiscono
per comportarsi in maniera irrazionale e inadeguata.
Ogni volta che prendiamo una decisione importante avvertiamo
dissonanza. Questo fenomeno viene chiamato dissonanza post
decisionale. Nel momento in cui una persona prende una decisione,
quasi mai fornisce ragioni totalmente favorevoli alla scelta fatta e
ragioni del tutto sfavorevoli all’alternativa rifiutata. La dissonanza
cresce nella misura in cui le due alternative si presentano come
importanti, ugualmente attraenti e plausibili, anche se con
caratteristiche diverse, e quando la scelta comporta anche
l’accettazione delle conseguenze negative che sono a essa associate.
L’irrevocabilità di una decisione e le motivazioni per ridurla
aumentano costantemente la dissonanza. Per questo venditori privi di
scrupolo hanno sviluppato delle tecniche che creano nel cliente
l’illusione dell’irrevocabilità. Una di queste è chiamata tecnica del
colpo basso.
Le neuroscienze hanno dimostrato che la dissonanza cognitiva e la sua
riduzione si riflettono nel modo in cui il cervello elabora le
informazioni. Hanno trovato che le aree cerebrali del ragionamento si
spegnevano quando una persona si confrontava con delle informazioni
dissonanti e che i circuiti emotivi del cervello si accendevano quando
veniva ripristinata la consonanza.
La dissonanza è presente in molte parti del mondo anche se non
assume la stessa forma e il contenuto delle cognizioni è diverso da
cultura a cultura.
Un fenomeno triste presente in tutte le culture è l’inclinazione a
deumanizzare in nemico con appellativi crudeli. L’uso di questo
linguaggio è un modo di ridurre la dissonanza. Per poter essere certi
che la giustificazione della crudeltà può verificarsi in situazioni simili,
gli psicologi devono distaccarsi dalla confusione del mondo reale e
mettere alla prova le proprie tesi nell’ambiente controllato di un
laboratorio sperimentale.

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