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Il se’/ autoefficacia/autostima

Per concetto di sé (self-concept) si intende la percezione generale che un individuo ha di se stesso e di tutte
le sue dimensioni (fisiche, psicologiche, sociali e spirituali); è un’idea che si forma attraverso molteplici
esperienze di vario tipo e si modifica nel tempo e in interazione con l’ambiente.
Il concetto di sé è la percezione che la persona ha di se stessa e che si va formando a partire dalle sue
esperienze interne e con il mondo esterno, elaborate interiormente sul piano cognitivo ed affettivo.
Rosenberg  definisce come «la totalità di pensieri ed emozioni dell’individuo che fanno riferimento a sé
come oggetto».na sorta di teoria implicita a cui la persona ricorre per commentare una molteplicità di
elementi, quali ad esempio l’aspetto fisico, le relazioni interpersonali, il significato attribuito ai pensieri e
sentimenti e ai giudizi degli altri nei suoi riguardi.
Il concetto di sé incomincia a formarsi ad un’età molto precoce. È a partire dal primo anno di vita che
emergono i primi elementi del sé, esattamente dal momento in cui il bambino diventa in grado di considerare
se stesso come oggetto del proprio pensiero, oltre che come oggetto dell’attenzione da parte di un altro
significativo. Quando il bambino riconosce il proprio volto indicando se stesso in una foto e balbettando il
suo nome, il nucleo del sé inizia a formarsi e crescerà fino a diventare una rete complessa e relativamente
stabile di percezioni e di sentimenti riguardanti se stessi. Fino a sette anni il bambi- no tende a descriversi in
termini fisici, nomina le caratteristiche del concetto di sé che è in grado di osservare, come il colore dei
capelli, l’altezza o le attività preferite4. In seguito, con la padronanza dei sim- boli linguistici, può
verbalizzare la propria ed altrui esperienza, formulare concezioni e valutazioni su di sé e sugli altri, e
comprendere il feedback che gli arriva dall’esterno
Sono diversi i fattori che contribuiscono alla formazione del concetto di sé. processo psichico con cui
l’individuo assimila un aspetto, un attributo di un’altra persona e si trasforma, in parte o in tutto, nel modello
di quest’ultima. Altri fattori importanti sono i successi e i fallimenti. Ci sarà un concetto di sé positivo
allorché il bambino sperimenta frequenti successi nelle piccole attività che intraprende. Impara, così, a
vedere se stesso come capace di risolvere i problemi in maniera efficace e di controllare dall’interno gli
eventi esterni. Ci sarà, invece, un concetto di sé negativo quando il bambino è esposto a frequenti fallimenti,
che lo portano a percepirsi come incapace di risolvere i problemi. Le origini di questo concetto di sé
tenderanno a rimanere e anche da adulti rimarrà la tendenza ad affrontare le situazioni prevalentemen- te in
base al concetto di sé formato da bambini, specialmente se si tratta di situazioni nuove e abbastanza
ansiogene.
Componenti concetto se’
1)Immagine di sé. Come ogni percezione dà adito ad una imma- gine, anche la percezione di sé dà adito ad
una immagine di sé che sarà tanto più realista quanto più realista e oggettiva è la percezione di sé. A sua
volta l’immagine di sé è suddivisa in: sé reale,sé sociale e se’ ideale.
2)Valutazione di sé. Consiste in un giudizio (non razionale ma in- tuitivo ed immediato, spesso anche
inconscio) del proprio io fatto sulla base delle informazioni provenienti dal mondo sociale, che a loro volta
vengono incorporate nella propria esperienza personale e quindi a rischio di essere interpretate se non anche
travisate.
Due sono i criteri di valutazione: il primo è l’auto-accrescimento, che è il costante tentativo di ottenere delle
risposte positive riguardo al sé, di evitare quelle negative e di sperimentare emozioni piacevoli per la propria
condotta; il secondo è la coerenza, intesa come il biso- gno di mantenere la stabilità nel concetto di sé per cui
informazioni che confermano le nostre ci appaiono più vicine alle nostre di quanto esse lo siano, quelle
discordanti ancor più discordanti e quelle neutre più rispettate per ciò che sono (è il fenomeno detto della
accentua- zione percettiva).
3) Dimensione sociale. È nell’interazione con gli altri che si attin- gono le informazioni riguardanti il sé.
C.H. Cooley8, uno dei primi autori della teoria del sé, rilevò che le percezioni relative al sé deriva- no dal
modo in cui gli altri ci vedono. Le persone che ci circondano costruiscono lo specchio su cui vediamo
riflesso il nostro sé, ciò che siamo. Quindi il concetto di sé si sviluppa sostanzialmente attraverso
l’interazione sociale, vale a dire si evolve osservando quanto gli altri mostrano di pensare di noi stessi, cioè
le immagini che possediamo e che gli altri ci inviano.

L’influenza del concetto di sé nella personalità


• Processi cognitivi e affettivi. Essi svolgono diverse funzioni salienti per la personalità quali: linguaggio,
comprensione, memoria e ap- prendimento, concentrazione e attenzione, orientamento, capacità di lettura e
scrittura, calcolo, giudizio, pensiero astratto, program- mazione, organizzazione del comportamento,
elaborazione visiva, consapevolezza...
. processi affettivi si intende tutto ciò che è relativo alla sfera dei sentimenti e delle emozioni. Il concetto di
sé, influenzando il modo in cui vengono elaborate le informazioni relative a se stessi, intervie- ne a regolare
lo stato affettivo della persona. nfluenza quella affettiva e viceversa.
Lo stato emozionale-affettivo influisce sul modo in cui la persona si valuta cognitivamente.
. Processi motivazionali. Il concetto di sé dirige il comportamento, influenzando anche le preferenze e la
scelta delle attività da intra- prendere nella vita quotidiana. Più precisamente, il concetto di sé influenza le
fasi che preparano e pianificano l’azione, proprio perché è costituito da un insieme di strutture schematiche,
ciascuna delle quali concettualizza un particolare aspetto degli interessi, delle com- petenze, delle
conoscenze, degli scopi che il soggetto riconosce come parte del sé.
Nel concetto di sé sono racchiusi i cosiddetti compiti di vita. Essi sono quegli impegni che organizzano le
attività importanti dell’indi- viduo per un lungo periodo di tempo e danno a queste attività una focalizzazione
ed una direzione a lungo termine, come ad esempio quando si tratta di scegliere un curricolo di studio, un
determinato lavoro, una relazione impegnativa.
Autostima
l’autostima viene definita  come il rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale; il Sé
percepito equivale al concetto di sé, ovvero alla nostra conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità
che possediamo o che ci mancano; il Sé ideale è invece l’immagine della persona che ci piacerebbe essere.
una persona sperimenterà una bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé
ideale. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere è infatti un segno
importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi e quindi influenza la nostra autostima.
l’autostima sarebbe il risultato dei successi realmente ottenuti in corrispondenza delle aspettative e
degli obiettivi che ci poniamo.
L’autostima non è quindi univoca (“non mi considero bravo in tutto”) ma si riscontra in modi
diversi a seconda dei contesti ambientali dove ci si trova ad agire. Per cui si può presupporre che
esista un’autostima globale con diverse dimensioni interconnesse tra loro. Sarà, quindi, possibile
individuare diversi ambiti per l’autostima specifici per differenti aspetti della vita dell’individuo.
L’ambito dell’autostima riferita alle  relazioni interpersonali: riguarda i sentimenti che la persona
ha su se stesso in relazione alle altre persone. Infatti, noi interagiamo socialmente con altre persone
in ogni tipo di ambiente. L’autostima interpersonale è, quindi, influenzata dalle reazioni delle altre
persona, dal grado in cui questi contatti avvengono in modo positivo e dalla capacità della persona
di raggiungere obiettivi tramite interazioni sociali riuscite. Il sentirsi ignorato, avere pochi amici,
passare molto tempo sentendosi soli, avere l’impressione che gli altri non si accorgano di noi,
pensare che molte persone abbiano una scarsa opinione di noi, sono alcuni indici di bassa stima in
questo ambito.
Autoefficacia 

L’autoefficacia è la fiducia che ogni persona ha sulle proprie capacità di ottenere gli effetti voluti con la
propria azione. secondo Bandura il senso di autoefficacia ‘corrisponde alle convinzioni circa le proprie
capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati’
l’autoefficacia è bassa la persona ritiene che le proprie azioni raramente ottengano i risultati desiderati.
Chiaramente una persona con bassa autoefficacia sarà portata a scegliere obiettivi più limitati e a
impegnarsi di meno per raggiungerli e, a parità di complessità del compito, proverà maggiore stress. I
livelli di autoefficacia influenzano le prestazioni in ambito scolastico, sociale, nel controllo del peso,
nelle abitudini rilevanti per la salute, nel controllo del dolore, 
Secondo Bandura è il livello di autoefficacia che determina il comportamento e non viceversa
genere le convinzioni di efficacia vengono alterate fornendo ai soggetti falsi feedback, che non hanno
relazione con la loro prestazioni effettiva.
Autostima e autoefficacia vengono spesso usati come sinonimi. In realtà secondo Bandura
l’autoefficacia è una capacità personale, mentre l’autostima è un giudizio di valore su se stessi 
Posso sentirmi molto efficace nello svolgimento di un determinato compito, ad esempio guidare la
macchina, senza che questo aumenti in maniera significativa la mia autostima.
Ugualmente secondo Bandura autoefficacia e locus of control vengono considerati fenomeni identici ma
anche questo erroneamente. La convinzione che i risultati siano determinati dal proprio comportamento
(locus of control interno) può demoralizzare così come alimentare un senso di potere, a seconda che si
creda o meno di poter produrre il comportamento adeguato. Chi crede che i risultati dipendano da sé ed
è privo di abilità indispensabili sperimenterà un basso senso di efficacia. La convinzione che risultati
dipendano dalle proprie azioni migliora l’autoefficacia solo quando si è capaci di buone prestazioni

tema dell’ autoefficacia percepita, il quale secondo Bandura è il meccanismo principale attraverso
cui opera il sistema del Sé. 

L’ autoefficacia percepita corrisponde 

 alla convinzione personale di essere all’altezza di determinate situazioni;


 alla convinzione di avere le capacità necessarie per raggiungere determinati obiettivi;

Il costrutto dell’ autoefficacia rende conto di come mai le persone sono più motivate a impegnarsi in
certe attività piuttosto che in altre: le persone non hanno motivo di impegnarsi in attività che
percepiscono al di fuori della loro portata, nelle quali ritengono di non avere le capacità.

Se invece una persona è convinta di avere le capacità, allora si impegnerà per raggiungere
quell’obiettivo (dunque, sarà motivata

Le persone con elevata autoefficacia scelgono obiettivi ambiziosi, hanno maggiore impegno e
perseveranza nei compiti, davanti alle difficoltà aumentano l’impegno e le vedono come sfide da
superare. Di conseguenza raggiungono migliori risultati.

Il se’/ autoefficacia/autostima

Per concetto di sé (self-concept) si intende la percezione generale che un individuo ha di se stesso e di tutte
le sue dimensioni (fisiche, psicologiche, sociali e spirituali); è un’idea che si forma attraverso molteplici
esperienze di vario tipo e si modifica nel tempo e in interazione con l’ambiente.
Il concetto di sé è la percezione che la persona ha di se stessa e che si va formando a partire dalle sue
esperienze interne e con il mondo esterno, elaborate interiormente sul piano cognitivo ed affettivo.
Rosenberg  definisce come «la totalità di pensieri ed emozioni dell’individuo che fanno riferimento a sé
come oggetto».na sorta di teoria implicita a cui la persona ricorre per commentare una molteplicità di
elementi, quali ad esempio l’aspetto fisico, le relazioni interpersonali, il significato attribuito ai pensieri e
sentimenti e ai giudizi degli altri nei suoi riguardi.
Il concetto di sé incomincia a formarsi ad un’età molto precoce. È a partire dal primo anno di vita che
emergono i primi elementi del sé, esattamente dal momento in cui il bambino diventa in grado di considerare
se stesso come oggetto del proprio pensiero, oltre che come oggetto dell’attenzione da parte di un altro
significativo. Quando il bambino riconosce il proprio volto indicando se stesso in una foto e balbettando il
suo nome, il nucleo del sé inizia a formarsi e crescerà fino a diventare una rete complessa e relativamente
stabile di percezioni e di sentimenti riguardanti se stessi. Fino a sette anni il bambi- no tende a descriversi in
termini fisici, nomina le caratteristiche del concetto di sé che è in grado di osservare, come il colore dei
capelli, l’altezza o le attività preferite4. In seguito, con la padronanza dei sim- boli linguistici, può
verbalizzare la propria ed altrui esperienza, formulare concezioni e valutazioni su di sé e sugli altri, e
comprendere il feedback che gli arriva dall’esterno
Sono diversi i fattori che contribuiscono alla formazione del concetto di sé. processo psichico con cui
l’individuo assimila un aspetto, un attributo di un’altra persona e si trasforma, in parte o in tutto, nel modello
di quest’ultima. Altri fattori importanti sono i successi e i fallimenti. Ci sarà un concetto di sé positivo
allorché il bambino sperimenta frequenti successi nelle piccole attività che intraprende. Impara, così, a
vedere se stesso come capace di risolvere i problemi in maniera efficace e di controllare dall’interno gli
eventi esterni. Ci sarà, invece, un concetto di sé negativo quando il bambino è esposto a frequenti fallimenti,
che lo portano a percepirsi come incapace di risolvere i problemi. Le origini di questo concetto di sé
tenderanno a rimanere e anche da adulti rimarrà la tendenza ad affrontare le situazioni prevalentemen- te in
base al concetto di sé formato da bambini, specialmente se si tratta di situazioni nuove e abbastanza
ansiogene.
Componenti concetto se’
1)Immagine di sé. Come ogni percezione dà adito ad una imma- gine, anche la percezione di sé dà adito ad
una immagine di sé che sarà tanto più realista quanto più realista e oggettiva è la percezione di sé. A sua
volta l’immagine di sé è suddivisa in: sé reale,sé sociale e se’ ideale.
2)Valutazione di sé. Consiste in un giudizio (non razionale ma in- tuitivo ed immediato, spesso anche
inconscio) del proprio io fatto sulla base delle informazioni provenienti dal mondo sociale, che a loro volta
vengono incorporate nella propria esperienza personale e quindi a rischio di essere interpretate se non anche
travisate.
Due sono i criteri di valutazione: il primo è l’auto-accrescimento, che è il costante tentativo di ottenere delle
risposte positive riguardo al sé, di evitare quelle negative e di sperimentare emozioni piacevoli per la propria
condotta; il secondo è la coerenza, intesa come il biso- gno di mantenere la stabilità nel concetto di sé per cui
informazioni che confermano le nostre ci appaiono più vicine alle nostre di quanto esse lo siano, quelle
discordanti ancor più discordanti e quelle neutre più rispettate per ciò che sono (è il fenomeno detto della
accentua- zione percettiva).
3) Dimensione sociale. È nell’interazione con gli altri che si attin- gono le informazioni riguardanti il sé.
C.H. Cooley8, uno dei primi autori della teoria del sé, rilevò che le percezioni relative al sé deriva- no dal
modo in cui gli altri ci vedono. Le persone che ci circondano costruiscono lo specchio su cui vediamo
riflesso il nostro sé, ciò che siamo. Quindi il concetto di sé si sviluppa sostanzialmente attraverso
l’interazione sociale, vale a dire si evolve osservando quanto gli altri mostrano di pensare di noi stessi, cioè
le immagini che possediamo e che gli altri ci inviano.

L’influenza del concetto di sé nella personalità


• Processi cognitivi e affettivi. Essi svolgono diverse funzioni salienti per la personalità quali: linguaggio,
comprensione, memoria e ap- prendimento, concentrazione e attenzione, orientamento, capacità di lettura e
scrittura, calcolo, giudizio, pensiero astratto, program- mazione, organizzazione del comportamento,
elaborazione visiva, consapevolezza...
. processi affettivi si intende tutto ciò che è relativo alla sfera dei sentimenti e delle emozioni. Il concetto di
sé, influenzando il modo in cui vengono elaborate le informazioni relative a se stessi, intervie- ne a regolare
lo stato affettivo della persona. nfluenza quella affettiva e viceversa.
Lo stato emozionale-affettivo influisce sul modo in cui la persona si valuta cognitivamente.
. Processi motivazionali. Il concetto di sé dirige il comportamento, influenzando anche le preferenze e la
scelta delle attività da intra- prendere nella vita quotidiana. Più precisamente, il concetto di sé influenza le
fasi che preparano e pianificano l’azione, proprio perché è costituito da un insieme di strutture schematiche,
ciascuna delle quali concettualizza un particolare aspetto degli interessi, delle com- petenze, delle
conoscenze, degli scopi che il soggetto riconosce come parte del sé.
Nel concetto di sé sono racchiusi i cosiddetti compiti di vita. Essi sono quegli impegni che organizzano le
attività importanti dell’indi- viduo per un lungo periodo di tempo e danno a queste attività una focalizzazione
ed una direzione a lungo termine, come ad esempio quando si tratta di scegliere un curricolo di studio, un
determinato lavoro, una relazione impegnativa.
Autostima
l’autostima viene definita  come il rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale; il Sé
percepito equivale al concetto di sé, ovvero alla nostra conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità
che possediamo o che ci mancano; il Sé ideale è invece l’immagine della persona che ci piacerebbe essere.
una persona sperimenterà una bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé
ideale. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere è infatti un segno
importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi e quindi influenza la nostra autostima.
l’autostima sarebbe il risultato dei successi realmente ottenuti in corrispondenza delle aspettative e
degli obiettivi che ci poniamo.
L’autostima non è quindi univoca (“non mi considero bravo in tutto”) ma si riscontra in modi
diversi a seconda dei contesti ambientali dove ci si trova ad agire. Per cui si può presupporre che
esista un’autostima globale con diverse dimensioni interconnesse tra loro. Sarà, quindi, possibile
individuare diversi ambiti per l’autostima specifici per differenti aspetti della vita dell’individuo.
L’ambito dell’autostima riferita alle  relazioni interpersonali: riguarda i sentimenti che la persona
ha su se stesso in relazione alle altre persone. Infatti, noi interagiamo socialmente con altre persone
in ogni tipo di ambiente. L’autostima interpersonale è, quindi, influenzata dalle reazioni delle altre
persona, dal grado in cui questi contatti avvengono in modo positivo e dalla capacità della persona
di raggiungere obiettivi tramite interazioni sociali riuscite. Il sentirsi ignorato, avere pochi amici,
passare molto tempo sentendosi soli, avere l’impressione che gli altri non si accorgano di noi,
pensare che molte persone abbiano una scarsa opinione di noi, sono alcuni indici di bassa stima in
questo ambito.
Autoefficacia 

L’autoefficacia è la fiducia che ogni persona ha sulle proprie capacità di ottenere gli effetti voluti con la
propria azione. secondo Bandura il senso di autoefficacia ‘corrisponde alle convinzioni circa le proprie
capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati’
l’autoefficacia è bassa la persona ritiene che le proprie azioni raramente ottengano i risultati desiderati.
Chiaramente una persona con bassa autoefficacia sarà portata a scegliere obiettivi più limitati e a
impegnarsi di meno per raggiungerli e, a parità di complessità del compito, proverà maggiore stress. I
livelli di autoefficacia influenzano le prestazioni in ambito scolastico, sociale, nel controllo del peso,
nelle abitudini rilevanti per la salute, nel controllo del dolore, 
Secondo Bandura è il livello di autoefficacia che determina il comportamento e non viceversa
genere le convinzioni di efficacia vengono alterate fornendo ai soggetti falsi feedback, che non hanno
relazione con la loro prestazioni effettiva.
Autostima e autoefficacia vengono spesso usati come sinonimi. In realtà secondo Bandura
l’autoefficacia è una capacità personale, mentre l’autostima è un giudizio di valore su se stessi 
Posso sentirmi molto efficace nello svolgimento di un determinato compito, ad esempio guidare la
macchina, senza che questo aumenti in maniera significativa la mia autostima.
Ugualmente secondo Bandura autoefficacia e locus of control vengono considerati fenomeni identici ma
anche questo erroneamente. La convinzione che i risultati siano determinati dal proprio comportamento
(locus of control interno) può demoralizzare così come alimentare un senso di potere, a seconda che si
creda o meno di poter produrre il comportamento adeguato. Chi crede che i risultati dipendano da sé ed
è privo di abilità indispensabili sperimenterà un basso senso di efficacia. La convinzione che risultati
dipendano dalle proprie azioni migliora l’autoefficacia solo quando si è capaci di buone prestazioni

tema dell’ autoefficacia percepita, il quale secondo Bandura è il meccanismo principale attraverso
cui opera il sistema del Sé. 

L’ autoefficacia percepita corrisponde 

 alla convinzione personale di essere all’altezza di determinate situazioni;


 alla convinzione di avere le capacità necessarie per raggiungere determinati obiettivi;

Il costrutto dell’ autoefficacia rende conto di come mai le persone sono più motivate a impegnarsi in
certe attività piuttosto che in altre: le persone non hanno motivo di impegnarsi in attività che
percepiscono al di fuori della loro portata, nelle quali ritengono di non avere le capacità.

Se invece una persona è convinta di avere le capacità, allora si impegnerà per raggiungere
quell’obiettivo (dunque, sarà motivata
Le persone con elevata autoefficacia scelgono obiettivi ambiziosi, hanno maggiore impegno e
perseveranza nei compiti, davanti alle difficoltà aumentano l’impegno e le vedono come sfide da
superare. Di conseguenza raggiungono migliori risultati.

Il se’/ autoefficacia/autostima

Per concetto di sé (self-concept) si intende la percezione generale che un individuo ha di se stesso e di tutte
le sue dimensioni (fisiche, psicologiche, sociali e spirituali); è un’idea che si forma attraverso molteplici
esperienze di vario tipo e si modifica nel tempo e in interazione con l’ambiente.
Il concetto di sé è la percezione che la persona ha di se stessa e che si va formando a partire dalle sue
esperienze interne e con il mondo esterno, elaborate interiormente sul piano cognitivo ed affettivo.
Rosenberg  definisce come «la totalità di pensieri ed emozioni dell’individuo che fanno riferimento a sé
come oggetto».na sorta di teoria implicita a cui la persona ricorre per commentare una molteplicità di
elementi, quali ad esempio l’aspetto fisico, le relazioni interpersonali, il significato attribuito ai pensieri e
sentimenti e ai giudizi degli altri nei suoi riguardi.
Il concetto di sé incomincia a formarsi ad un’età molto precoce. È a partire dal primo anno di vita che
emergono i primi elementi del sé, esattamente dal momento in cui il bambino diventa in grado di considerare
se stesso come oggetto del proprio pensiero, oltre che come oggetto dell’attenzione da parte di un altro
significativo. Quando il bambino riconosce il proprio volto indicando se stesso in una foto e balbettando il
suo nome, il nucleo del sé inizia a formarsi e crescerà fino a diventare una rete complessa e relativamente
stabile di percezioni e di sentimenti riguardanti se stessi. Fino a sette anni il bambi- no tende a descriversi in
termini fisici, nomina le caratteristiche del concetto di sé che è in grado di osservare, come il colore dei
capelli, l’altezza o le attività preferite4. In seguito, con la padronanza dei sim- boli linguistici, può
verbalizzare la propria ed altrui esperienza, formulare concezioni e valutazioni su di sé e sugli altri, e
comprendere il feedback che gli arriva dall’esterno
Sono diversi i fattori che contribuiscono alla formazione del concetto di sé. processo psichico con cui
l’individuo assimila un aspetto, un attributo di un’altra persona e si trasforma, in parte o in tutto, nel modello
di quest’ultima. Altri fattori importanti sono i successi e i fallimenti. Ci sarà un concetto di sé positivo
allorché il bambino sperimenta frequenti successi nelle piccole attività che intraprende. Impara, così, a
vedere se stesso come capace di risolvere i problemi in maniera efficace e di controllare dall’interno gli
eventi esterni. Ci sarà, invece, un concetto di sé negativo quando il bambino è esposto a frequenti fallimenti,
che lo portano a percepirsi come incapace di risolvere i problemi. Le origini di questo concetto di sé
tenderanno a rimanere e anche da adulti rimarrà la tendenza ad affrontare le situazioni prevalentemen- te in
base al concetto di sé formato da bambini, specialmente se si tratta di situazioni nuove e abbastanza
ansiogene.
Componenti concetto se’
1)Immagine di sé. Come ogni percezione dà adito ad una imma- gine, anche la percezione di sé dà adito ad
una immagine di sé che sarà tanto più realista quanto più realista e oggettiva è la percezione di sé. A sua
volta l’immagine di sé è suddivisa in: sé reale,sé sociale e se’ ideale.
2)Valutazione di sé. Consiste in un giudizio (non razionale ma in- tuitivo ed immediato, spesso anche
inconscio) del proprio io fatto sulla base delle informazioni provenienti dal mondo sociale, che a loro volta
vengono incorporate nella propria esperienza personale e quindi a rischio di essere interpretate se non anche
travisate.
Due sono i criteri di valutazione: il primo è l’auto-accrescimento, che è il costante tentativo di ottenere delle
risposte positive riguardo al sé, di evitare quelle negative e di sperimentare emozioni piacevoli per la propria
condotta; il secondo è la coerenza, intesa come il biso- gno di mantenere la stabilità nel concetto di sé per cui
informazioni che confermano le nostre ci appaiono più vicine alle nostre di quanto esse lo siano, quelle
discordanti ancor più discordanti e quelle neutre più rispettate per ciò che sono (è il fenomeno detto della
accentua- zione percettiva).
3) Dimensione sociale. È nell’interazione con gli altri che si attin- gono le informazioni riguardanti il sé.
C.H. Cooley8, uno dei primi autori della teoria del sé, rilevò che le percezioni relative al sé deriva- no dal
modo in cui gli altri ci vedono. Le persone che ci circondano costruiscono lo specchio su cui vediamo
riflesso il nostro sé, ciò che siamo. Quindi il concetto di sé si sviluppa sostanzialmente attraverso
l’interazione sociale, vale a dire si evolve osservando quanto gli altri mostrano di pensare di noi stessi, cioè
le immagini che possediamo e che gli altri ci inviano.
L’influenza del concetto di sé nella personalità
• Processi cognitivi e affettivi. Essi svolgono diverse funzioni salienti per la personalità quali: linguaggio,
comprensione, memoria e ap- prendimento, concentrazione e attenzione, orientamento, capacità di lettura e
scrittura, calcolo, giudizio, pensiero astratto, program- mazione, organizzazione del comportamento,
elaborazione visiva, consapevolezza...
. processi affettivi si intende tutto ciò che è relativo alla sfera dei sentimenti e delle emozioni. Il concetto di
sé, influenzando il modo in cui vengono elaborate le informazioni relative a se stessi, intervie- ne a regolare
lo stato affettivo della persona. nfluenza quella affettiva e viceversa.
Lo stato emozionale-affettivo influisce sul modo in cui la persona si valuta cognitivamente.
. Processi motivazionali. Il concetto di sé dirige il comportamento, influenzando anche le preferenze e la
scelta delle attività da intra- prendere nella vita quotidiana. Più precisamente, il concetto di sé influenza le
fasi che preparano e pianificano l’azione, proprio perché è costituito da un insieme di strutture schematiche,
ciascuna delle quali concettualizza un particolare aspetto degli interessi, delle com- petenze, delle
conoscenze, degli scopi che il soggetto riconosce come parte del sé.
Nel concetto di sé sono racchiusi i cosiddetti compiti di vita. Essi sono quegli impegni che organizzano le
attività importanti dell’indi- viduo per un lungo periodo di tempo e danno a queste attività una focalizzazione
ed una direzione a lungo termine, come ad esempio quando si tratta di scegliere un curricolo di studio, un
determinato lavoro, una relazione impegnativa.
Autostima
l’autostima viene definita  come il rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale; il Sé
percepito equivale al concetto di sé, ovvero alla nostra conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità
che possediamo o che ci mancano; il Sé ideale è invece l’immagine della persona che ci piacerebbe essere.
una persona sperimenterà una bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé
ideale. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere è infatti un segno
importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi e quindi influenza la nostra autostima.
l’autostima sarebbe il risultato dei successi realmente ottenuti in corrispondenza delle aspettative e
degli obiettivi che ci poniamo.
L’autostima non è quindi univoca (“non mi considero bravo in tutto”) ma si riscontra in modi
diversi a seconda dei contesti ambientali dove ci si trova ad agire. Per cui si può presupporre che
esista un’autostima globale con diverse dimensioni interconnesse tra loro. Sarà, quindi, possibile
individuare diversi ambiti per l’autostima specifici per differenti aspetti della vita dell’individuo.
L’ambito dell’autostima riferita alle  relazioni interpersonali: riguarda i sentimenti che la persona
ha su se stesso in relazione alle altre persone. Infatti, noi interagiamo socialmente con altre persone
in ogni tipo di ambiente. L’autostima interpersonale è, quindi, influenzata dalle reazioni delle altre
persona, dal grado in cui questi contatti avvengono in modo positivo e dalla capacità della persona
di raggiungere obiettivi tramite interazioni sociali riuscite. Il sentirsi ignorato, avere pochi amici,
passare molto tempo sentendosi soli, avere l’impressione che gli altri non si accorgano di noi,
pensare che molte persone abbiano una scarsa opinione di noi, sono alcuni indici di bassa stima in
questo ambito.
Autoefficacia 

L’autoefficacia è la fiducia che ogni persona ha sulle proprie capacità di ottenere gli effetti voluti con la
propria azione. secondo Bandura il senso di autoefficacia ‘corrisponde alle convinzioni circa le proprie
capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati’
l’autoefficacia è bassa la persona ritiene che le proprie azioni raramente ottengano i risultati desiderati.
Chiaramente una persona con bassa autoefficacia sarà portata a scegliere obiettivi più limitati e a
impegnarsi di meno per raggiungerli e, a parità di complessità del compito, proverà maggiore stress. I
livelli di autoefficacia influenzano le prestazioni in ambito scolastico, sociale, nel controllo del peso,
nelle abitudini rilevanti per la salute, nel controllo del dolore, 
Secondo Bandura è il livello di autoefficacia che determina il comportamento e non viceversa
genere le convinzioni di efficacia vengono alterate fornendo ai soggetti falsi feedback, che non hanno
relazione con la loro prestazioni effettiva.
Autostima e autoefficacia vengono spesso usati come sinonimi. In realtà secondo Bandura
l’autoefficacia è una capacità personale, mentre l’autostima è un giudizio di valore su se stessi 
Posso sentirmi molto efficace nello svolgimento di un determinato compito, ad esempio guidare la
macchina, senza che questo aumenti in maniera significativa la mia autostima.
Ugualmente secondo Bandura autoefficacia e locus of control vengono considerati fenomeni identici ma
anche questo erroneamente. La convinzione che i risultati siano determinati dal proprio comportamento
(locus of control interno) può demoralizzare così come alimentare un senso di potere, a seconda che si
creda o meno di poter produrre il comportamento adeguato. Chi crede che i risultati dipendano da sé ed
è privo di abilità indispensabili sperimenterà un basso senso di efficacia. La convinzione che risultati
dipendano dalle proprie azioni migliora l’autoefficacia solo quando si è capaci di buone prestazioni

tema dell’ autoefficacia percepita, il quale secondo Bandura è il meccanismo principale attraverso
cui opera il sistema del Sé. 

L’ autoefficacia percepita corrisponde 

 alla convinzione personale di essere all’altezza di determinate situazioni;


 alla convinzione di avere le capacità necessarie per raggiungere determinati obiettivi;

Il costrutto dell’ autoefficacia rende conto di come mai le persone sono più motivate a impegnarsi in
certe attività piuttosto che in altre: le persone non hanno motivo di impegnarsi in attività che
percepiscono al di fuori della loro portata, nelle quali ritengono di non avere le capacità.

Se invece una persona è convinta di avere le capacità, allora si impegnerà per raggiungere
quell’obiettivo (dunque, sarà motivata

Le persone con elevata autoefficacia scelgono obiettivi ambiziosi, hanno maggiore impegno e
perseveranza nei compiti, davanti alle difficoltà aumentano l’impegno e le vedono come sfide da
superare. Di conseguenza raggiungono migliori risultati.

Il se’/ autoefficacia/autostima

Per concetto di sé (self-concept) si intende la percezione generale che un individuo ha di se stesso e di tutte
le sue dimensioni (fisiche, psicologiche, sociali e spirituali); è un’idea che si forma attraverso molteplici
esperienze di vario tipo e si modifica nel tempo e in interazione con l’ambiente.
Il concetto di sé è la percezione che la persona ha di se stessa e che si va formando a partire dalle sue
esperienze interne e con il mondo esterno, elaborate interiormente sul piano cognitivo ed affettivo.
Rosenberg  definisce come «la totalità di pensieri ed emozioni dell’individuo che fanno riferimento a sé
come oggetto».na sorta di teoria implicita a cui la persona ricorre per commentare una molteplicità di
elementi, quali ad esempio l’aspetto fisico, le relazioni interpersonali, il significato attribuito ai pensieri e
sentimenti e ai giudizi degli altri nei suoi riguardi.
Il concetto di sé incomincia a formarsi ad un’età molto precoce. È a partire dal primo anno di vita che
emergono i primi elementi del sé, esattamente dal momento in cui il bambino diventa in grado di considerare
se stesso come oggetto del proprio pensiero, oltre che come oggetto dell’attenzione da parte di un altro
significativo. Quando il bambino riconosce il proprio volto indicando se stesso in una foto e balbettando il
suo nome, il nucleo del sé inizia a formarsi e crescerà fino a diventare una rete complessa e relativamente
stabile di percezioni e di sentimenti riguardanti se stessi. Fino a sette anni il bambi- no tende a descriversi in
termini fisici, nomina le caratteristiche del concetto di sé che è in grado di osservare, come il colore dei
capelli, l’altezza o le attività preferite4. In seguito, con la padronanza dei sim- boli linguistici, può
verbalizzare la propria ed altrui esperienza, formulare concezioni e valutazioni su di sé e sugli altri, e
comprendere il feedback che gli arriva dall’esterno
Sono diversi i fattori che contribuiscono alla formazione del concetto di sé. processo psichico con cui
l’individuo assimila un aspetto, un attributo di un’altra persona e si trasforma, in parte o in tutto, nel modello
di quest’ultima. Altri fattori importanti sono i successi e i fallimenti. Ci sarà un concetto di sé positivo
allorché il bambino sperimenta frequenti successi nelle piccole attività che intraprende. Impara, così, a
vedere se stesso come capace di risolvere i problemi in maniera efficace e di controllare dall’interno gli
eventi esterni. Ci sarà, invece, un concetto di sé negativo quando il bambino è esposto a frequenti fallimenti,
che lo portano a percepirsi come incapace di risolvere i problemi. Le origini di questo concetto di sé
tenderanno a rimanere e anche da adulti rimarrà la tendenza ad affrontare le situazioni prevalentemen- te in
base al concetto di sé formato da bambini, specialmente se si tratta di situazioni nuove e abbastanza
ansiogene.
Componenti concetto se’
1)Immagine di sé. Come ogni percezione dà adito ad una imma- gine, anche la percezione di sé dà adito ad
una immagine di sé che sarà tanto più realista quanto più realista e oggettiva è la percezione di sé. A sua
volta l’immagine di sé è suddivisa in: sé reale,sé sociale e se’ ideale.
2)Valutazione di sé. Consiste in un giudizio (non razionale ma in- tuitivo ed immediato, spesso anche
inconscio) del proprio io fatto sulla base delle informazioni provenienti dal mondo sociale, che a loro volta
vengono incorporate nella propria esperienza personale e quindi a rischio di essere interpretate se non anche
travisate.
Due sono i criteri di valutazione: il primo è l’auto-accrescimento, che è il costante tentativo di ottenere delle
risposte positive riguardo al sé, di evitare quelle negative e di sperimentare emozioni piacevoli per la propria
condotta; il secondo è la coerenza, intesa come il biso- gno di mantenere la stabilità nel concetto di sé per cui
informazioni che confermano le nostre ci appaiono più vicine alle nostre di quanto esse lo siano, quelle
discordanti ancor più discordanti e quelle neutre più rispettate per ciò che sono (è il fenomeno detto della
accentua- zione percettiva).
3) Dimensione sociale. È nell’interazione con gli altri che si attin- gono le informazioni riguardanti il sé.
C.H. Cooley8, uno dei primi autori della teoria del sé, rilevò che le percezioni relative al sé deriva- no dal
modo in cui gli altri ci vedono. Le persone che ci circondano costruiscono lo specchio su cui vediamo
riflesso il nostro sé, ciò che siamo. Quindi il concetto di sé si sviluppa sostanzialmente attraverso
l’interazione sociale, vale a dire si evolve osservando quanto gli altri mostrano di pensare di noi stessi, cioè
le immagini che possediamo e che gli altri ci inviano.

L’influenza del concetto di sé nella personalità


• Processi cognitivi e affettivi. Essi svolgono diverse funzioni salienti per la personalità quali: linguaggio,
comprensione, memoria e ap- prendimento, concentrazione e attenzione, orientamento, capacità di lettura e
scrittura, calcolo, giudizio, pensiero astratto, program- mazione, organizzazione del comportamento,
elaborazione visiva, consapevolezza...
. processi affettivi si intende tutto ciò che è relativo alla sfera dei sentimenti e delle emozioni. Il concetto di
sé, influenzando il modo in cui vengono elaborate le informazioni relative a se stessi, intervie- ne a regolare
lo stato affettivo della persona. nfluenza quella affettiva e viceversa.
Lo stato emozionale-affettivo influisce sul modo in cui la persona si valuta cognitivamente.
. Processi motivazionali. Il concetto di sé dirige il comportamento, influenzando anche le preferenze e la
scelta delle attività da intra- prendere nella vita quotidiana. Più precisamente, il concetto di sé influenza le
fasi che preparano e pianificano l’azione, proprio perché è costituito da un insieme di strutture schematiche,
ciascuna delle quali concettualizza un particolare aspetto degli interessi, delle com- petenze, delle
conoscenze, degli scopi che il soggetto riconosce come parte del sé.
Nel concetto di sé sono racchiusi i cosiddetti compiti di vita. Essi sono quegli impegni che organizzano le
attività importanti dell’indi- viduo per un lungo periodo di tempo e danno a queste attività una focalizzazione
ed una direzione a lungo termine, come ad esempio quando si tratta di scegliere un curricolo di studio, un
determinato lavoro, una relazione impegnativa.
Autostima
l’autostima viene definita  come il rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale; il Sé
percepito equivale al concetto di sé, ovvero alla nostra conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità
che possediamo o che ci mancano; il Sé ideale è invece l’immagine della persona che ci piacerebbe essere.
una persona sperimenterà una bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé
ideale. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere è infatti un segno
importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi e quindi influenza la nostra autostima.
l’autostima sarebbe il risultato dei successi realmente ottenuti in corrispondenza delle aspettative e
degli obiettivi che ci poniamo.
L’autostima non è quindi univoca (“non mi considero bravo in tutto”) ma si riscontra in modi
diversi a seconda dei contesti ambientali dove ci si trova ad agire. Per cui si può presupporre che
esista un’autostima globale con diverse dimensioni interconnesse tra loro. Sarà, quindi, possibile
individuare diversi ambiti per l’autostima specifici per differenti aspetti della vita dell’individuo.
L’ambito dell’autostima riferita alle  relazioni interpersonali: riguarda i sentimenti che la persona
ha su se stesso in relazione alle altre persone. Infatti, noi interagiamo socialmente con altre persone
in ogni tipo di ambiente. L’autostima interpersonale è, quindi, influenzata dalle reazioni delle altre
persona, dal grado in cui questi contatti avvengono in modo positivo e dalla capacità della persona
di raggiungere obiettivi tramite interazioni sociali riuscite. Il sentirsi ignorato, avere pochi amici,
passare molto tempo sentendosi soli, avere l’impressione che gli altri non si accorgano di noi,
pensare che molte persone abbiano una scarsa opinione di noi, sono alcuni indici di bassa stima in
questo ambito.
Autoefficacia 

L’autoefficacia è la fiducia che ogni persona ha sulle proprie capacità di ottenere gli effetti voluti con la
propria azione. secondo Bandura il senso di autoefficacia ‘corrisponde alle convinzioni circa le proprie
capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati’
l’autoefficacia è bassa la persona ritiene che le proprie azioni raramente ottengano i risultati desiderati.
Chiaramente una persona con bassa autoefficacia sarà portata a scegliere obiettivi più limitati e a
impegnarsi di meno per raggiungerli e, a parità di complessità del compito, proverà maggiore stress. I
livelli di autoefficacia influenzano le prestazioni in ambito scolastico, sociale, nel controllo del peso,
nelle abitudini rilevanti per la salute, nel controllo del dolore, 
Secondo Bandura è il livello di autoefficacia che determina il comportamento e non viceversa
genere le convinzioni di efficacia vengono alterate fornendo ai soggetti falsi feedback, che non hanno
relazione con la loro prestazioni effettiva.
Autostima e autoefficacia vengono spesso usati come sinonimi. In realtà secondo Bandura
l’autoefficacia è una capacità personale, mentre l’autostima è un giudizio di valore su se stessi 
Posso sentirmi molto efficace nello svolgimento di un determinato compito, ad esempio guidare la
macchina, senza che questo aumenti in maniera significativa la mia autostima.
Ugualmente secondo Bandura autoefficacia e locus of control vengono considerati fenomeni identici ma
anche questo erroneamente. La convinzione che i risultati siano determinati dal proprio comportamento
(locus of control interno) può demoralizzare così come alimentare un senso di potere, a seconda che si
creda o meno di poter produrre il comportamento adeguato. Chi crede che i risultati dipendano da sé ed
è privo di abilità indispensabili sperimenterà un basso senso di efficacia. La convinzione che risultati
dipendano dalle proprie azioni migliora l’autoefficacia solo quando si è capaci di buone prestazioni

tema dell’ autoefficacia percepita, il quale secondo Bandura è il meccanismo principale attraverso
cui opera il sistema del Sé. 

L’ autoefficacia percepita corrisponde 

 alla convinzione personale di essere all’altezza di determinate situazioni;


 alla convinzione di avere le capacità necessarie per raggiungere determinati obiettivi;
Il costrutto dell’ autoefficacia rende conto di come mai le persone sono più motivate a impegnarsi in
certe attività piuttosto che in altre: le persone non hanno motivo di impegnarsi in attività che
percepiscono al di fuori della loro portata, nelle quali ritengono di non avere le capacità.

Se invece una persona è convinta di avere le capacità, allora si impegnerà per raggiungere
quell’obiettivo (dunque, sarà motivata

Le persone con elevata autoefficacia scelgono obiettivi ambiziosi, hanno maggiore impegno e
perseveranza nei compiti, davanti alle difficoltà aumentano l’impegno e le vedono come sfide da
superare. Di conseguenza raggiungono migliori risultati.

.
Per apprendere in modo effettivamente cooperativo sono necessari 5 elementi chiave: interdipendenza
positiva tra allievi, responsabilità individuale e di gruppo, interazione costruttiva interpersonale e nel piccolo
gruppo ed autovalutazione .
Il primo elemento è l’interdipendenza positiva tra i membri di un gruppo. Si ha quando ognuno realizza che
la sua relazione con gli altri è del tipo “tutti per uno, uno per tutti”. Consiste nella presa di coscienza, da
parte dei singoli membri, del fatto che essi non possono raggiungere un qualunque fine senza che sia
utilizzato l’impegno di tutti cosi come, per converso, il risultato ottenuto del lavoro dell’intero collettivo non
può essere attribuito in esclusiva a nessuno dei singoli componenti ma a ciascuno di essi nella sua totalità.
Infatti gli studenti hanno due responsabilità:
1. Imparare quanto previsto in relazione al materiale assegnato
2. Garantire che tutti i membri del gruppo raggiungano l’obbiettivo di apprendimento previsto
L’azione di interdipendenza positiva è fondamentale nel rapporto con gli studenti con disabilità, difficoltà e
svantaggi, in quanto è proprio la sua presenza a creare le condizioni più favorevoli per l’apprendimento di
questi ultimi: tutti gli allievi agiscono per realizzare l’obbiettivo di migliorare le capacità di tutti. Se non vi
fosse l’interdipendenza vi sarebbe disinteresse degli altri.
La seconda condizione è la responsabilità individuale e di gruppo. Questo deve considerarsi responsabile nei
confronti del lavoro da eseguire e degli obbiettivi da raggiungere. Ogni singolo membro deve essere messo
nelle condizioni di conoscere non solo le finalità generali del lavoro di gruppo, ma anche gli obbiettivi
specifici che egli deve raggiungere. In questo modo si evitano posizioni di estraniamento sociale che
conducono al fallimento del visto che viene a mancare la collaborazione di tutti. In ogni gruppo ciascuno
deve avere assegnati dei ruoli, anche il soggetto con difficoltà in correlazione alle sue effettive capacità,
senza risultare manifestamente inferiore a quella degli altri.
Terza condizione è “l’interazione tra gli allievi.” che permette la costruzione della conoscenza e consente di
affrontare le difficoltà in modo positivo. Per essere positiva e costruttiva si deve basare sulla fiducia
reciproca, nonché sull’accettazione dell’altro in quanto persona.
Segue l’acquisizione di abilità sociali. Queste sono necessarie per la convivenza all’interno del gruppo e la
loro trasformazione in competenze da parte del singolo allievo. Se non vi fosse il possesso di tali competenze
sull’interazione sociale non si potrebbe cooperare.
Ultimo ma non meno importante è la capacità di autovalutazione del gruppo, relativa sia al controllo degli
sviluppi positivi volti a conseguire gli obbiettivi del gruppo, sia nei confronti dell’efficacia dei rapporti di
lavoro realizzati.
Secondo Ianes non bisogna sottovalutare l’approccio metacognitivo. Consiste nell’imparare ad imparare.
Permette di non scindere rigidamente il lavoro generalizzato rivolto alla classe da quello individualizzato e di
sostegno dei singoli alunni, poiché si fonda su un comune riferimento metodologico che è la metacognizione.
Questo tipo di approccio è consigliato solo in caso di alunni con deficit lievi o medi e che non presentino
comorbilità .
La metacognizione è l’insieme di processi che coordinano l’attività mentale e si riflettono su di essa, in
questo modo si puo’ costruire un proprio metodo di studio.
Connessa alla metacognizione vi è la capacità di mentalizzare, composta da elementi protometacognitivi
come: imitazione, rispecchiamento, condivisione e gioco simbolico. La capacità di mentalizzare si compone
tanto di aspetti cognitivi freddi quanto caldi, come emozioni, affetti, autopercezioni, attribuzioni, obbiettivi e
motivazione. Quindi partendo da tale capacità si producono le conoscenze metacognitive. Per processi di
mentalizzazione s’intendono quelli che nascono dalla motivazione a riflettere su se stessi, che è la base di un
atteggiamento metacognitivo (voglio sapere chi sono), e comporta la capacità di tollerare i propri errori. La
mentalizzazione influisce sulle capacità di sviluppare conoscenze e guida l’attivazione dei processi di
controllo nella misura in cui si reputa che la mente possa essere controllata. Cornoldi ipotizza una
conoscenza metacognitiva che il soggetto acquisisce quando impara come funziona la sua mente in
occasione delle percezioni sensoriali. Successivamente il soggetto prende coscienza di alcuni meccanismi
riguardanti la memoria , le difficoltà che prova nel comprendere alcuni problemi ma anche le tecniche per
padroneggiare le strategie di apprendimento. Tale didattica deve essere adottata da tutti gli insegnanti come
modo di fare scuola sfatando il pregiudizio che si tratti di didattica riservata alla disabilità.
Entrambi superano l’impostazione classica e ridisegnano il ruolo dell’insegnante, rendendolo più simile
al tutor, supervisore. Sia il CL, in cui ogni studente da il proprio apporto al lavoro di gruppo, e la DM, che
incoraggia la consapevolezza di sé, considerano i diversi stili di apprendimento come una risorsa da
valorizzare. Il CL si interseca bene con la DM, infatti i componenti del gruppo devono monitorare
periodicamente le loro attività di apprendimento, applicando la metacognizione non solo a se stessi, ma
all’intero gruppo.

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