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Risposte a domande di autovalutazione lezione 67

1. Si confrontino i costrutti di benessere soggettivo e di benessere psicologico.

BENESSERE SOGGETTIVO
Inizialmente si credeva che il benessere coincidesse con condizioni di vita sufficientemente agiate e
che fosse misurabile con indicatori oggettivi come lo status sociale, la salute fisica, il reddito e il
lavoro. Ma si è visto che questi indicatori non riescono a spiegare in modo esauriente benessere e
soddisfazione di un individuo. La qualità della vita e il benessere sono fattori soggettivi, ogni
individuo ne dà un’interpretazione personale su base di caratteristiche individuali e del proprio
modo di interagire con l’ambiente fisico e sociale. Di conseguenza le condizioni oggettive in cui un
individuo vive e il modo in cui il soggetto le valuta possono differire.
Il presupposto è che ogni individuo elabora una valutazione personale del concetto di benessere e
che le stesse condizioni di vita possano essere percepite in modo diverso sulla base delle proprie
caratteristiche individuali e del proprio stile di interazione con l’ambiente fisico e sociale.Il
benessere soggettivo (self well-being) può essere definito come una condizione di raggiungimento
di un equilibrio inter e intra individuale. Il benessere lo si è collegato con la felicità nel corso dei
secoli.
La felicità viene percepita come:
• Soggettiva: ciò che rende felici alcune persone non rende felici tutte le persone.
• Temporale: ciò che ci rende felici in alcuni momenti non vuol dire che ci renda felici in altri
momenti.
• Transitoria: ciò che rende felici non mantiene nel tempo lo stesso effetto.
Si è visto che la maggior parte delle persone si considera moderatamente felice per la maggior parte
del tempo e parallelamente la maggior parte delle persone riferisce di avere un buon livello di
soddisfazione della vita. Il punteggio medio nello studio condotto da Diener e Diener (1996) di
felicità in una scala da 0 a 10 su soggetti di 43 nazioni diverse è 6,33.
Di fronte a una grossa vincita di denaro, inoltre, si è visto che c’è un’impennata iniziale di felicità
ma dopo un anno il livello ritorna a quello precedente la vincita. Allo stesso modo chi ha subito
grandi incidenti poi ritorna allo stato iniziale di felicità.La spiegazione a questo viene data
introducendo il concetto di set point della felicità, un punto di stabilità che viene mantenuto da un
sistema di regolazione che favorisce l’adattamento al variare delle condizioni ambientali.
Ed Diener (1984; 2000) definisce il benessere soggettivo come le valutazioni cognitive e affettive
che una persona fa della propria vita. Ci sono di conseguenza due macro aspetti compresenti:
l’aspetto cognitivo e quello emotivo. L’aspetto cognitivo si riferisce al grado di soddisfazione per le
proprie condizioni di vita, l’aspetto emotivo invece riguarda il bilancio edonico come una differenza
tra emozioni positive e negative.
Oggi si definisce il benessere soggettivo come uno stato mentale complessivo e durevole che
comprende tre dimensioni:
• La soddisfazione per la propria vita
• La presenza di emozioni positive
• L’assenza di stati emotivi negativi
Ci sono due approcci per identificare i fattori alla base del benessere.

Maria Claudia Boveri


- L’approccio bottom-up comprende le ricerche che sostengono l’esistenza di bisogni umani
fondamentali e universali che un soggetto deve soddisfare per essere felice.
- L’approccio top-down parte dall’idea per cui una persona gode dei piaceri perché è felice
spostando il focus sui
BENESSERE PSICOLOGICO
Il benessere psicologico è un costrutto multidimensionale che comprende dimensioni relative
all'autorealizzazione della persona. consideriamo due modelli:
La teoria dell'autodeterminazione di Ryan e Deci (2000) individua tre bisogni psicologici di
base: autonomia, competenza e relazioni sociali. Il soddisfacimento di questi tre bisogni è
fondamentale per la crescita psicologica. In questa prospettiva il benessere viene analizzato a livello
intra e interpersonale con un'influenza reciproca tra tali livelli.
Il modello a sei dimensioni di Ryff e collaboratori: si parte dalla necessità di analizzare e fare
propria una letteratura tipicamente psicologica e fortemente orientata alle definizioni del
funzionamento mentale positivo. I punti di convergenza tra i diversi quadri teorici diventano per
Ryff il cuore del nucleo del suo modello di benessere psicologico, incentrato sul tema
dell'autorealizzazione intesa come attualizzazione delle potenzialità individuali e della costruzione
di significati.
il modello ha una struttura che comprende sei dimensioni:
1. L'accettazione di sé. È uno degli elementi centrali della salute mentale, consiste in un
atteggiamento positivo verso se stessi caratterizzato dalla capacità di esplorare i propri limiti ed è
una valutazione positiva di accettazione di ciò che si è.
2. Avere buoni legami. La salute mentale è influenzata dalla presenza di persone significative e
dalla presenza di relazioni basate sulla fiducia, dalla capacità di amare e di provare empatia.
3. Autonomia intesa come autodeterminazione, indipendenza e capacità di regolazione del
comportamento dall'interno. È legato all'avere un locus of control interno stabile che predispone la
valutazione di se stessi in base ai propri standard personali e non all'approvazione altrui.
4. La padronanza ambientale è definita come la capacità individuale di scegliere o creare un
ambiente adatto alla propria condizione psichica.
5. Possedere uno scopo nella vita. La creazione di senso e la presenza di una direzione nella vita
sono viste come sfide fondamentali per una vita autentica. È fondamentale avere convinzioni
profonde che danno un significato, uno scopo alla vita.
6. Crescita personale. Questa dimensione orientata a un'ottica futura sottolinea come sia
fondamentale che ci sia un continuo sviluppo del proprio potenziale, una tendenza a crescere, a
realizzare se stessi confrontandosi con nuove sfide e compiti.

2. Quali sono le principali strategie di coping?

Ci sono molte tipologie differenti di strategie, ad esempio, l'evitamento è associato maggiormente a


un esito negativo o patologico per la salute, mentre altre strategie come la ricerca di supporto
sociale o di focus sul problema hanno maggiori probabilità di esito positivo.
Lo studio dei meccanismi di difesa lo si può vedere come un precursore dello studio delle strategie
di coping, I meccanismi di difesa sono reazioni non consapevoli che mantengono la sensazione di
controllo e autostima di una persona distorcendo o negando la natura effettiva della situazione. Un
meccanismo di difesa usato è l'isolamento emotivo per cui una persona cessa completamente di

Maria Claudia Boveri


provare emozioni restando insensibile e impassibile di fronte alle esperienze sia positive sia
negative. Le strategie di coping vengono considerate come forme più dirette e potenzialmente più
positive per affrontare lo stress. Lazarus afferma che ci sono sostanzialmente due tipologie di
coping: il coping primario e il coping secondario.
- Il coping primario riguarda l'evento ed è inteso come la capacità di fronteggiarlo, è la risultante
della prima fase di valutazione dove si considera la dimensione edonica e la rilevanza per il
soggetto.
- Il coping secondario riguarda la risposta e cerca di fronteggiare e regolare la reazione emotiva. In
ogni caso il coping risulta un processo di valutazioni a più fasi su cui influiscono diversi fattori.
Generalmente si distinguono due categorie di coping: il coping focalizzato sulle emozioni e il
coping focalizzato sul problema.
Nel coping focalizzato sulle emozioni le persone tentano di gestire le proprie emozioni di fronte allo
stress, cercando di modificare il modo in cui considerano o percepiscono un problema. Il coping
focalizzato sul problema tenta di modificare il problema stressante o la causa dello stress.
Le strategie focalizzate sul problema determinano modificazioni del comportamento o lo sviluppo
di un piano d'azione per affrontare lo stress.
Il coping di evitamento viene spesso usato e consiste nel fatto che una persona può usare il wishful
thinking (il pio desiderio): vuole credere che una cosa andrà bene soltanto perché si vuole che vada
bene. L'interpretazione della realtà viene distorta dai desideri di chi la osserva per ridurre lo stress e
si può anche usare delle vie di fuga più dirette, quali l'assunzione di sostanze stupefacenti,
l'assunzione di alcool e la sovra alimentazione. Il coping di evitamento si traduce in un rinvio del
momento di affrontare una situazione stressante causandone il peggioramento.
Il coping ha una serie di tratti distintivi:
• Presenta molte funzioni, tra le quali la regolazione dello stress e la gestione delle cause.
• È influenzato dalle caratteristiche valutate del contesto stressante, inclusa la controllabilità.
• È influenzato dalle disposizioni personali come l'ottimismo e l'estroversione.
• Ha tra gli obiettivi quello di elevare il benessere personale.

3. Che cos’è la Learned Helplessness?

Nel corso degli anni molte ricerche si sono dedicate ad individuare quelle problematiche che
portano all'insuccesso scolastico facendo riferimento a diversi concetti:
 concetto di sé ed autoefficacia
 convinzioni di controllo e attribuzioni di causa
 processi di pensiero più o meno funzionali
 variabili emotivo-motivazionali
 “fattori protettivi”, tra cui il supporto sociale
Il supporto sociale è fondamentale, soprattutto durante l'infanzia. Se l'ambiente non fornisce un
adeguato supporto e se sono presenti disfunzioni nelle caratteristiche psicologiche dell'individuo è
abbastanza probabile che venga inficiata la capacità di quest'ultimo nell'attivare adeguate strategie
di coping per fronteggiare situazioni stressanti.
Negli studenti sottoposti a continui fallimenti scolastici, si manifesta frequentemente la learned
helplessness. Si tratta di uno stato psicologico che si determina nell'individuo che si imbatte in
eventi percepiti come incontrollabili; non è l'evento in sé a costituire una minaccia per l'individuo,
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quanto la percezione di non riuscire a controllarlo. Ne deriva la convinzione che il verificarsi di
eventi positivi sia altamente improbabile, mentre quella di eventi negativi immodificabili molto
elevata.
I primi a parlare di learned helplessness furono Seligman e Meie, nel 1967; gli studiosi, conducendo
esperimenti su cani ai quali venivano somministrate ripetute scosse elettriche incontrollabili,
rilevarono che gli animali mettevano in atto un comportamento passivo e non riuscivano ad evitare
o a sfuggire in alcun modo a tali scosse.
La convinzione dell'immodificabilità di questi eventi produrrebbe effetti negativi a diversi livelli:
 Livello motivazionale: il soggetto è restio a mettere in atto nuovi comportamenti e a fronteggiare
situazioni di esito dubbio.
 Livello cognitivo: l'individuo mostra difficoltà crescente nel percepire la relazione tra il proprio
comportamento e le conseguenze ambientali; si conseguenza, avrà ad apprendere relazioni di
controllabilità.
 Livello emotivo: subentra nel soggetto un senso di frustrazione che conduce verso la depressione.
Si comprende come la learned helplessness sia una teoria di tipo cognitivo-comportamentale della
depressione. I soggetti tendono a sviluppare la depressione in quanto attribuiscono gli eventi
negativi a cause interne e fanno ricorso a cause esterne per spiegare gli eventi positivi.
Sulla base di questi presupposti sono stati analizzati gli atteggiamenti e i comportamenti di bambini
che ottenevano scarsi risultati scolastici e che presentavano difficoltà di apprendimento: sono
emersi due distinti quadri comportamentali, soggetti con atteggiamenti positivi orientati verso la
risoluzione e alla padronanza e soggetti tendenti alla depressione.

Maria Claudia Boveri

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