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Psicologia clinica dell’adolescenza

La maggior parte delle forme di disagio e psicopatologia hanno origine tra i 12-25 anni, un momento caratterizzato da
complessità particolari.
L’adolescenza ha inizio con la pubertà verso gli 11-12 anni e porta verso l’età adulta 18-19 anni, attraverso il
superamento di alcuni compiti evolutivi. Dunque, si verifica uno sviluppo individuale e naturale. L’adolescenza
introduce universalmente elementi di discontinuità. Le stesse discontinuità hanno valore diverso nelle differenti
culture e luoghi.
Considerare l'adolescente all'interno del suo mondo relazionale significa considerare come un adolescente tratta la
sua esperienza e aiutare chi con lui condivide la sua traiettoria evolutiva.
Lo psicologo lavora con lui e non su di lui e vi sono 2 polarità, ovvero quella del soggetto e quella della cura:
• La costruzione del soggetto avviene all’interno della cura, non c’è soggetto se non c’è cura e viceversa;
• La neotenia è il bisogno di cura che ha una durata molto significativa. La neotenia è il luogo della trasmissione
dell’esperienza, della cultura nella quale il soggetto si inserisce.

Il soggetto:
1. Parte da una dotazione biologica-ambientale, dunque, il soggetto nasce da ciò e se non trova un corrispettivo in
natura non si evolve o addirittura muore;
2. Attraverso le interazioni con i curanti il soggetto sviluppa delle memorie che poi si ripresenteranno in futuro nel suo
rapporto con il mondo;
3. Lo psicologo interviene in un equilibrio di una persona che ha imparato delle cose su di sé e sul mondo.

Vi possono essere delle esperienze che possono rompere la coerenza di funzionamento, in questi casi la persona non
riesce con le sue forze a reintegrare. Ad esempio, l’esperienza traumatica limita la persona, se una persona viene
tradita ha paura che il partner successivo possa commettere lo stesso errore. L’ansia, l’angoscia sono un campanello di
allarme.

La domanda di cura per l’adolescente può essere richiesta da parte sua, ma molto frequentemente viene richiesta da
persone accanto a lui, ad esempio dai genitori.
A volte capita che il genitore faccia una domanda di cura per il figlio, ma in realtà è per sé, in questi casi la domanda di
cura si complica poiché bisogna capire chi ha bisogno di un percorso di cura, ad esempio una madre è delusa dalle
aspettativa che aveva della figlia, ma ciò non comporta che la figlia abbia qualcosa che non va, potrebbe in realtà
essere la madre ad aver bisogno di aiuto.
L’incontro con il terapeuta è una nuova esperienza e quando si risponde ad una domanda di cura, si propone
un’esperienza di relazione nuova, con elementi di relazione diversi da quelli che il paziente aveva vissuto fino a quel
momento, cercando di far evolvere il modo di funzionare di quella persona.

Chi fa una domanda di cura si espone ad una possibile discontinuità ed ad un’esperienza trasformativa.

Consultazione, counselling, assessment


Il COUNSELING:
• È un processo che aiuta gli individui a definire i propri obiettivi, prendere decisioni e risolvere problemi in rapporto a
difficoltà personali, sociali, educative o di lavoro;
• Può essere rivolto ad una ma anche a più persone che condividono i problemi;
• NON è necessariamente un’attività di stretta pertinenza psicologica;
• Tende ad essere un intervento breve.
• L’obiettivo di questo processo è il cambiamento all’esterno della relazione d’aiuto.

La consultazione in adolescenza: modelli storici e attuali


Le esperienze inglesi
Negli anni 60 in Gran Bretagna:
• Vennero realizzate le prime consultazioni psicologiche a orientamento psicoanalitico;
• Vennero istituiti dei servizi destinati agli adolescenti.
Tutto questo grazie alla nuova sensibilità nei confronti di soggetti in questa fase della vita, che ha portato all'apertura
di centri di consultazione a orientamento psicoanalitico rivolti ai giovani, come:
• Lo Young people counseling center che tratta principalmente problematiche relative ad aspetti quotidiani e consueti
della vita dell'adolescente. Secondo questo centro è fondamentale fornire agli adolescenti uno spazio di elaborazione
che permetta loro di risolvere alcune problematiche che si presentano in questo momento evolutivo;
• Brent consultation center che offre ai giovani:
→ Un servizio di consultazione a giovani;
→ Una terapia psicoanalitica.

Questi due centri hanno diverse impostazioni teoriche ma vi sono dei criteri e obiettivi comuni:
• I CRITERI comuni sono:
→ L'autosegnalazione, ovvero la possibilità di accedere spontaneamente e gratuitamente ai centri, questo però
presuppone una consapevolezza da parte dell'adolescente dell'esistenza di un problema;
→ L'alleanza con le parti adulte del cliente;
→ Un uso specifico di transfert e controtransfert.

• Gli OBIETTIVI comuni sono:


→ Favorire nell'adolescente una maggiore possibilità di contenimento delle ansie;
→ Accrescere la consapevolezza dei meccanismi di difesa dalle ansie e dei relativi costi psichici;
→ Promuovere nel giovane un'internalizzazione delle sue problematiche;
→ Aiutare i giovani a valutare le esperienze e le relazioni infantili cercando di mantenere una determinata immagine
del mondo.

Tommaso Senise e la psicoterapia breve d’individuazione


Secondo Senise l’adolescenza è la fase della vita in cui si avviano e si completano 2 processi mentali, distinti ma
correlati, ovvero quello della separazione e dell'individuazione.

L'Io dell'adolescente deve ritirare l'investimento dai vecchi oggetti, i genitori, per rivolgerlo al nuovo oggetto, sé
stesso. L'Io dell'adolescente investe sé stesso in proprio e non più attraverso l'immagine dei genitori.
Dunque, il ragazzo deve prendere le distanze dal proprio sé infantile, del quale prova anche nostalgia, per
intraprendere il cammino verso la maturità. Attraverso questo processo psichico di separazione dalle figure
genitoriali e da sé stesso bambino, l'adolescente riesce ad effettuare una costituzione soggettiva della propria
identità.

Senise iniziò a delineare la metodologia di intervento psicoterapico con l'adolescente, che aveva lo scopo di stimolare
nei ragazzi una partecipazione attiva al lavoro psicodiagnostico, e non di tenerli all'oscuro dei risultati del lavoro, in
questo modo offriva loro la possibilità di riflettere su di sé.
Senise fece in modo che gli specialisti individuassero una metodologia idonea e un linguaggio efficace. Per individuare
un linguaggio corretto, l’autore fece elaborare le prime relazioni scritte agli adolescenti, nelle quali veniva utilizzato un
linguaggio parlato e scritto. Queste relazioni venivano lette e discusse con l'adolescente, ma dovevano essere
comprensibili anche alle figure istituzionali che avevano in carico il ragazzo.

Il modello della psicoterapia breve di individuazione cerca di comprendere i cambiamenti nelle rappresentazioni del
sé e dell'oggetto in adolescenza, attraverso gli aspetti problematici legati al processo di separazione e individuazione
adolescenziale.
Il terapeuta cerca di ricostruire l'immagine del sé dell'adolescente e di restituire all'adolescente e ai suoi genitori
questa immagine.
Senise formula lo SCHEMA OPERATIVO OTTIMALE della presa in carico dell’adolescente che è caratterizzato da 7
momenti:
1. Richiesta telefonica della consultazione;
2. Colloqui con i genitori per comunicare gli scopi della presa in carico e il contratto che prevede la loro possibile
esclusione dal rapporto tra terapeuta e figlio;
3. Colloqui con l'adolescente per definire le sue aspettative e motivazioni;
4. Eventuale somministrazione di esami testologici;
5. Restituzione all'adolescente dei risultati dell'indagine;
6. Colloquio di restituzione ai genitori sulla base degli accordi presi con l'adolescente;
7. Colloquio con l'adolescente riguardante l'incontro con i genitori.

La consultazione nel corso della crisi: il modello Minotauro


L’adolescente per portare a termine il processo maturativo e acquisire la sua identità di adulto deve compiere il
passaggio:
• Dal principio di piacere, caratteristico dell'infanzia e del senso di onnipotenza sperimentato dal bambino;
• Al principio di realtà, tipico del funzionamento dell'adulto, consapevole dei limiti.
Secondo Charmet questo obiettivo viene raggiunto attraverso l'assolvimento di compiti evolutivi che caratterizzano
le diverse fasi e sono:
1. La separazione dalla nicchia affettiva primaria, diventando indipendenti, sia a livello mentale che affettivo, dai genitori
e dalle loro rappresentazioni mentali idealizzate;
2. La mentalizzazione del corpo sessuato, il soggetto deve costruire mentalmente una nuova immagine di sé a partire
dalle trasformazioni significative del proprio corpo. Nella nuova immagine bisogna integrare anche la consapevolezza
di essere mortale;
3. La formazione degli ideali personali, di un proprio modello valoriale, di un proprio senso etico;
4. La nascita sociale, ovvero l'assunzione da parte dell'adolescente di un ruolo socialmente riconosciuto, che gli consente
di progettare il proprio futuro.
La CRISI insorge quando si verifica un blocco in uno o in più compiti evolutivi.
La consultazione nel corso della crisi ha come obiettivo il definire lo stato attuale del percorso evolutivo
dell'adolescente. Quando si interviene in situazioni di crisi bisogna agire tempestivamente, infatti, si cerca di
terminare il lavoro di consultazione entro un mese.
Il modello di consultazione è caratterizzato da 3 fasi:
• I colloqui diagnostici, affiancati dalla somministrazione di una batteria di test psicodiagnostici;
• La discussione del caso in equipe;
• La restituzione.

L'assessment terapeutico di Stephen Finn


L'assessment terapeutico cerca di favorire cambiamenti positivi per i clienti e somministra test per raccogliere
informazioni. L’assessment terapeutico è caratterizzato:
• Dall'interesse del clinico volto a essere d'aiuto ai clienti;
• Da una differenza di potere tra clienti e clinico è ridotta;
• I clienti sono coinvolti in prima persona;
• I clienti sono considerati i maggiori esperti di se stessi.

L’assessment terapeutico è formato da:


1. Le PRIME SEDUTE sono dedicate alla formulazione delle domande e del contratto dell'assessment;
2. Le sedute di somministrazione dei test standardizzati utili in relazione al problema del cliente;
3. Le sedute intervento;
4. Le sedute di discussione e riepilogo. Nelle quali il clinico invia un resoconto scritto dei risultati dell’assessment al
cliente;
5. Le sedute di follow up;
6. L'AT con gli adolescenti e le loro famiglie. L'At viene utilizzato anche con bambini e adolescenti ed è un intervento
sistemico sulla famiglia.

Secondo Finn alla base dei problemi comportamentali dei bambini e degli adolescenti vi è una dinamica familiare nella
quale si instaurano identificazioni proiettive genitori/figli, difficili da interrompere.
Vi sono 2 sistemi ovvero 2 attori che si incontrano, uno dei due sistemi fa domanda di cura all’altro e la consultazione
è il processo che parte dalla domanda e termina quando si è definita una strutturazione del percorso di cura che
risponda ai bisogni di chi fa domanda, ma il percorso può anche CHIUDERSI perché non ci si è trovati bene. La
declinazione di cosa si può costruire va fatta caso per caso avendo in mente le caratteristiche e le esigenze.

L’oggetto di osservazione e ascolto è molto complesso, che comprende:


• Il contenuto delle parole;
• Tutto il paraverbale;
• Tutto il mondo comunicativo;
• Il comportamento.
Osservare il comportamento all’interno di un setting strutturato è importante e ci consente di osservare il paziente,
inoltre non bisogna dimenticare come ci sentiamo noi, come sta il nostro sistema.
La prima osservazione ci permette di avere un piano di osservazione di quello che accade ed è significativo, anche se
non capiremo subito tutto. Inoltre, è importante che i due sistemi si incontrano e producono dati e informazioni
reciproci. Noi osserviamo, ma loro osservano noi.
Lo sviluppo del transfert, controtransfert o relazione terapeutica parte subito, infatti già dalla prima telefonata, le
persone fanno idee sull’altro. Se l’incontro va male, potrebbe non esserci un altro incontro e quindi il modo in cui
funziona la prima parte da entrambi i sistemi è molto importante.
Quindi vi sono due attori all’interno del setting che è la cornice nella quale si incontrano.
Nel sistema dell’adolescente all’inizio dell’incontro si presenta chi vuole, ad esempio solo madre e figlia, ma nulla vieta
che al secondo incontro si chieda di incontrare anche qualcun altro. Se al primo incontro vengono solo madre e figlia,
stanno mostrando la configurazione con la quale chiedono aiuto ed è molto importante come punto di partenza.

Chi presenta una domanda di cura si pone per com’è, però non può controllare il comportamento e le risposte del
terapeuta e questo costituisce una MINACCIA, perché rischia di mettere in crisi un equilibrio e costituisce il potere
terapeutico della consultazione.
Esempio: madre e figlia, mamma spiega per quale motivo sono lì, non va bene a scuola, non parla, la vedo triste, la
figlia potrebbe dire cose simili o molto diverse però è interessante che sia la mamma che racconta, l’intervento che
posiamo fare è dare la parola alla figlia in quanto consente di mettere a fuoco in che modo loro due vivono questo
momento della loro vita.
Chi si presenta, chi prende parola e quali contenuti porta sono rappresentativi della loro rappresentazione del
problema, ovvero di quale direzione prende il sistema.
Dal punto di vista del terapeuta, nella consultazione possiamo mettere in luce 2 aspetti:
1. Funzione orientativa, uno degli obbiettivi di chi conduce la consultazione è quella di arrivare a definire quale sia
l’assetto di cura eventuale.
2. Funzione trasformativa, far sperimentare in piccola dose il tipo di livello, il tipo di direzione che il percorso dovrebbe
prendere.

Co-costruzione della fine del percorso di consultazione e avvio di eventuali percorsi successivi
Il problema della co-costruzione non è molto affrontano in letteratura, fino a qualche anno fa non ci si poneva questo
problema in quanto ogni clinico aveva una sua formazione e seguiva quella.
Quale assetto prenderà il percorso? Vi sono diversi problemi dell’assetto e vari sotto contenuti:
1. Un primo sotto-contenuto riguarda chi partecipa, partecipa chi è disponibile a partecipare. Non bisogna escludere
qualcuno di rilevante;
2. Un secondo sotto-contenuto è chi decide:
• Nel mondo medico si usa la parola indicazione per dire che è il clinico che dice che cosa si fa, questa è una modalità
che non è co-costruita ma somministrata e rischia di suscitare dall’altra parte allontanamento e rifiuto;
• Nella modalità co-costruita tutti possono dire qualcosa su come stare in terapia. Il poter contribuire nella definizione
dell’assetto è una necessità. Dunque, bisogna passare:
→ Da una posizione verticale nella quale è il clinico che decide;
→ In una posizione di negoziazione, in cui il clinico dà la possibilità alle persone di contribuire alla definizione della
cura;
3. Un terzo sotto-contenuto riguarda il funzionamento, ovvero in che modo funzionano le persone che fanno parte del
sistema e in che modo funzionano tra loro. Quindi vi è un doppio livello di funzionamento:
• Livello di funzionamento della personalità, delle singole persone;
• Livello di connessione complementare tra questi funzionamenti.
Bisogna effettuare una strutturazione dei ruoli dei componenti del sistema. La psicoterapia si situa in quell’area satura
rispetto a come le persone stanno nel loro mondo ed è lo spazio di possibile trasformazione.
Esempio: vi sono persone che hanno un funzionamento persecutorio che leggono il loro stare con gli altri in maniera
minacciosa, pericolosa. Dunque, il modo che noi avremo di porci a questa persona dovrà occupare quello spazio
possibile per come lui funziona. È probabile che vi sia un’area di possibile entrata, se questo non fosse possibile il
paziente non sarebbe neanche venuto.
È importante dare voce a tutti in quanto ognuno di loro ha un punto di vista diverso ed è necessario per noi creare un
percorso che dia senso a tutti.
Il clinico dopo la consultazione dopo la consultazione sviluppa un processo in base alle diverse funzionalità delle
persone, ponendosi in una condizione di ascolto delle resistenze che le persone porteranno nei confronti dell’avvio al
processo terapeutico.
Non è il clinico che decide è una co-decisione.

La consultazione con quell’adolescente: la cornice


La consultazione è un processo che riguarda due persone, l'adolescente è quella di cura.
Attraverso la consultazione una funzione viene definita e portata a termine dando luogo ad un'attività psicologico-
clinica successiva.

Gli obiettivi: esperienza trasformativa ed orientamento


La finalità orientativa della consultazione è quella in cui le due parti decidono se e cosa possono fare per
quell'adolescente. Si tratta di una relazione nella quale si fa esperienza del tipo di interazione che eventualmente
seguirà e dunque è già essa stessa un processo di tipo trasformativo e questa rappresenta una seconda finalità.
In alcune situazioni questo è sufficiente per fare in modo che l'adolescente sviluppi da solo questo percorso (ad
esempio la ragazza che si era lasciata con il moroso) ma nella maggior parte dei casi gli incontri consultivi servono a
negoziare una configurazione relativamente stabile per proseguire (madre con due figli e padre precedentemente
violento, ubriaco e giocatore d’azzardo).
I due sistemi, dell'adolescente e di cura, si sollecitano reciprocamente durante la consultazione fino a che non trovano
un punto di equilibrio che consente loro di formare un nuovo sistema dotato di coerenza e stabilità, oppure si
allontanano.

Criteri di scelta e opzioni di cura


Le ipotesi di cura prendono forma attraverso un dialogo aperto con l'adolescente ed il suo sistema familiare in cui il
clinico può negoziare sulle ipotesi in campo mettendo al centro l’adolescente.
Vi sono 2 variabili sulle quali il clinico può incidere:
• L'adolescente in modo diretto;
• Ed il suo contesto relazionale prossimale, in modo indiretto.

Vi sono diverse tipologie di intervento terapeutico con gli adolescenti:


1. Psicoterapia individuale è caratterizzata da una relazione diadica analista-paziente, si tratta di una relazione stabile
che si focalizza sulle azioni messe in atto dall’adolescente in quello che gli succede nelle sue relazioni;
2. Psicoterapia indiretta è un intervento con persone che condividono parti significative della vita dell'adolescente, come
i genitori o con uno di essi. Questo intervento è attento e rispettoso nei confronti dello specifico modo di essere
dell’adolescente;
3. Psicoterapia familiare, che include tutta la famiglia e si focalizza sul modo in cui ogni componente si rapporta nei
confronti dell'adolescente;
4. Psicodramma di gruppo, in cui si incontrano diversi adolescenti che si attivano nella costruzione di un gioco che viene
rappresentato e commentato. È presente un'interazione peer e un'interazione con il conduttore, ed è presente sia
l'azione che la riflessione all'interno di questo contesto;
5. Psicoterapia con il compagno adulto, si tratta di sessioni regolari di incontro in luoghi di vita dell'adolescente da parte
di un giovane adulto che solitamente è uno psicoterapeuta in formazione;
6. Intervento educativo/terapeutico in comunità si tratta di un intervento che mette in contatto l'adolescente con un
contesto di relazione più sano e adeguato rispetto a quello di origine.

Lo scenario
Inizialmente prevaleva una concezione secondo la quale il rapporto classico fra scienza e professione prevedeva la
necessità di spogliarci della nostra soggettività per acquisire il sapere necessario per esercitare la professione che
abbiamo scelto.
Oggi si è compreso che è l’osservatore che fa la conoscenza, bisogna quindi mettere in primo piano il soggetto della
relazione, ma non bisogna aderire sempre a tutto ed inoltre il clinico ha il compito di interpretare la sua relazione con
la realtà.
Il luogo dove si svolge o si avvia la consultazione è responsabilità del sistema di cura che dovrà tenere conto di come
l’adolescente interpreterà il setting e si relazionerà ad esso.

Gli attori del processo consultivo


Lo psicologo e il sistema di cura
Il sistema clinico può essere articolato:
• Orizzontalmente in un sistema ristretto ed uno più ampio;
• Verticalmente, quando includiamo in esso i referenti organizzativi, amministrativi e politici che definiscono la scena
della consultazione ma che non partecipano in maniera diretta alla cura.

Le persone che fanno parte del sistema ristretto di cura sono quei professionisti che condividono l’obiettivo
esperienziale trasformativo della cura e che agiscono, per proprio conto o congiuntamente, con l’adolescente ed il suo
sistema in modo diretto.
Nel sistema di cura è presente anche chi definisce i costi, regole fiscali e procedurali che definiscono lo scenario di
accoglimento e trattamento della domanda di aiuto.
La scelta di affidare ad uno chief consultant il ruolo di coordinamento consente di avere una gestione dei diversi
passaggi del percorso consultivo e di dare la risposta più opportuna a situazioni di domanda individuale. Il clinico è
sempre inserito in un sistema di cura, non può esserne al di fuori, come i centri specialistici o colleghi a cui passare
pazienti o chiedere supervisione.

Dalla densità della domanda di cura al progetto terapeutico


La diagnosi in psichiatria, in psicologia clinica e in psicoanalisi
Vi sono 2 accezioni principali di diagnosi:
• Diagnosi categoriale, si fa riferimento a sistemi classificatori della psicopatologia che incrociano alcuni descrittori
collocati su assi (DSM e ICD). Questi sistemi hanno il pregio di:
→ Classificare il presentarsi di configurazioni sintomatiche discrete;
→ Facilitare la comunicazione descrittiva dei pazienti attraverso un nuovo linguaggio;
• Diagnosi dimensionale, fa riferimento alla formulazione del caso ovvero alla comprensione del funzionamento del
soggetto.

Diagnosi e formulazione del caso in adolescenza


PDM, Psychodinamyc Diagnostical Manual, è un sistema tipologico che descrive prototipi di funzionamento che
possono essere presenti anche in maniera congiunta nel singolo soggetto.
Il manuale ha una sezione per adulti, una per neonati e bambini piccoli ed una per bambini più grandi e adolescenti.
Gli adolescenti sono dotati di un sistema articolato su 3 dimensioni:
• Il funzionamento mentale, ovvero la capacità di autoregolazione, autoriflessione, difese;
• Stili e tendenze della personalità;
• Significato soggettivo dei sintomi.
Il PDM:
• Descrive il modo di organizzare l’esperienza andando oltre l’empirismo dei sistemi categoriali di una persona;
• Può essere uno schema utile per dialogare fra clinici andando oltre il dato empirico e facendo riferimento anche ad
aspetti interni della persona.
Vi è la logica della cipolla, attraverso la quale non è possibile conoscere interamente il paziente, ma questa
conoscenza arriverà fin dove sarà necessario e possibile.

Come procediamo? L'adolescente al centro


Con l’adolescente è necessario che:
• Entrambi i sistemi, ovvero partecipanti ricerchino il significato di ciò che viene portato in riferimento all’adolescente;
• Venga compreso il funzionamento di quell’adolescente in relazione al problema portato;
• Comprendere con lui e gli altri componenti del suo sistema quali spazi di sviluppo il processo consultivo può avere in
relazione al problema e ai protagonisti della consultazione.

Piccolo baedeker della consultazione


Il primo oggetto d’osservazione è:
• Come la persona si muove, il suo essere soggetto della relazione;
• Come ci sentiamo e cosa pensiamo noi.
Se il clinico aiuta l’altro ad esprimersi, rende tutto più facile, rispetto al cercare di riempire delle caselle preformate
che ha in mente. Ciò che ci interessa è come sta lui nel suo mondo specifico.

Il clinico deve identificarsi con il paziente e:


1. Deve essere consapevole che quella è la prospettiva dell’altro alla quale ha aderito, non la realtà;
2. Il clinico ha anche la possibilità di rimandare una riformulazione riassuntiva di qualcosa per verificare se ha capito
bene e per avere arricchimenti;
3. Il clinico inoltre può fare delle connessioni fra parti diverse. Il termine tecnico è confrontazione e serve per individuare
i mattoni che costituiscono la logica di funzionamento dell’adolescente e per testare la sua capacità auto riflessiva;
4. È utile poter conoscere come l’adolescente rappresenta la coppia genitoriale o la famiglia o come il papà rappresenta
la relazione figli-madre. Queste letture permettono di comprendere meglio i loro scambi interattivi. I contenuti di
significazione reciproca possono variare nel tempo, ma il clinico deve individuare quelli convincenti e reciproci per
avviare il processo trasformativo;
5. Il clinico deve anche analizzare la percezione che l’adolescente può farsi carico di sé e di quello che gli succede ed in
che misura.

Strumenti nella consultazione


Gli oggetti che possono essere introdotti nel setting sono di vario genere come cellulari con musica e foto, referto del
pronto soccorso.
I TEST possono essere utilizzati in 3 modi:
• Uso classificatorio (DSM, ICD);
• Uso mirato alla comprensione della dinamica psicologica da parte dello psicologo, attraverso strumenti:
→ Utilizzati per approfondire la conoscenza della personalità del paziente;
→ Forniscono una lettura che colloca la configurazione di risposte del singolo paziente all’interno di una descrizione
del suo funzionamento (strumenti autosomministrativi, proiettivi, carta e matita);
• Uso euristico e di comprensione delle dinamiche per entrambe le parti in campo. Questi strumenti vengono utilizzati
per la comprensione dell’adolescente da parte del terapeuta e facilitano un auto disvelamento.
Lo strumento viene utilizzato in base alle necessità del caso.

Gli esiti della consultazione


Il commiato
È possibile che dopo un certo numero d’incontri, o anche uno solo, l’adolescente ed il suo sistema abbiano individuato
un loro nuovo equilibrio più soddisfacente di quello precedente e che quindi la consultazione si concluda. Questo
avviene quando l’adolescente ed il suo sistema hanno buone capacità trasformative. Mentre altri adolescenti
potrebbero abbandonare la consultazione per vari motivi come:
• Un operatore all’accoglienza può essere poco accogliente;
• Uno psicologo può avere la faccia annoiata;
• Un’eccessiva trasmissione di contenuti intimi al paziente;
• Lo psicologo restituisce delle immagini del ragazzo che non è pronto a recepire e può spaventarlo;
• Lo psicologo può essere incapace a cogliere il significato utile di ciò che viene portato.
• L’adolescente ed il suo sistema non si rendano disponibili ad assumere una posizione di ricerca ma cercano risposte
dall’esperto.

Dalla consultazione alla psicoterapia individuale


Il passaggio dalla consultazione alla psicoterapia individuale avviene quando i due protagonisti della consultazione co-
costruiscono un assetto di lavoro sostenibile per entrambi. Questo assetto è l’esito di una situazione bipersonale nella
quale i due protagonisti lavorano bene insieme.
Con esplicitazione contrattualizzata
È fondamentale definire e contrattualizzare il percorso psicoterapico successivo, questo orienta le forze del paziente e
della sua famiglia verso un obiettivo attraverso un patto esplicito.
Quando NON si è espliciti possono verificarsi delle interruzioni improvvise e abbandoni. Prima di qualsiasi restituzione
ai genitori è opportuno effettuarla con l’adolescente.
Il clinico può sottoporre l’adolescente una rappresentazione di ciò che abbiamo colto di lui facendo notare che è il
nostro punto di vista e non la verità, una restituzione troppo completa può spaventare il ragazzo.

È possibile passare dalla consultazione ad assetti di cura sovra diadici con: famiglia, gruppo, progetti terapeutici
complessi.

La consultazione in alcuni contesti specifici


Capitolo 1: la consultazione a scuola
Negli anni 90 in Italia sono state inserite le prime figure psicologiche all’interno delle scuole, a partire dalle superiori e
successivamente le scuole medie inferiori e, con una configurazione diversa, anche le elementari e le materne.
Inoltre, si è verificata anche una diversificazione delle attività che gli psicologi possono svolgere all’interno
dell’istituzione scolastica.
Secondo Morin, la scuola è un sistema complesso costituito da diversi sistemi: studenti, insegnanti, dirigenti, genitori,
psicologi scolastici, che si auto-eco-organizzano, con lo scopo di mantenere la loro coerenza interna. I sistemi
interagiscono tra loro, in un susseguirsi di aggiustamenti continui e reciproci, dati i perturbamenti provocati dalla
realtà, che è continuamente in mutamento.
Lo psicologo deve essere capace di cogliere la sofferenza del sistema e della difficoltà del sistema a mantenere una
propria coerenza, nell’interazione e nell’adattamento processuale alla realtà. Inoltre, lo psicologo deve avere una
visione unitaria di parti che sembrano separate, facilitando la possibilità per ognuno di comprendere quanto di sé c’è
nell’altro.
Per la psicoanalisi della relazione questo diventa l’obiettivo del metodo, definito “Presenza a sé stessi”, ovvero
l’obiettivo generale dell’intervento dello psicologo all’interno della scuola è quello di sostenere il sistema nel suo
processo di riconoscimento della soluzione adottata in quello specifico contesto, in quella scuola.

L'obiettivo della consultazione individuale


Lo sportello di ascolto è un servizio offerto agli studenti, che possono parlare in orario scolastico, con uno psicologo
che è lì per ascoltarli. In alcune scuole il servizio è unicamente a disposizione degli allievi, e può essere presente un
altro professionista che dà consulenza ai genitori e agli insegnanti, in altri contesti è lo stesso psicologo che vede sia i
ragazzi che gli adulti.
Il contesto scolastico:
• Costituisce una facilitazione all’accesso al colloquio psicologico, per la sua caratteristica di stare in un luogo
quotidianamente frequentato dai ragazzi e per la possibilità di rivolgersi direttamente a esso, senza la mediazione di
altri adulti;
• Rende più pubblico l’andare dallo psicologo, perché i compagni possono notare le assenze dalla lezione, o i professori
indagare sul motivo dell’assenza.
L'obiettivo è quello di aiutare gli adolescenti ad avere uno sguardo nuovo su se stessi, di prendere in mano la propria
vita, di cogliere le opportunità che le trasformazioni fisiche, cognitive ed emotive offrono all’adolescente per andare
avanti nel suo sviluppo e diventare adulto.

La cornice della consultazione a scuola


Il setting dello sportello d’ascolto cambia a seconda della scuola, cambiano anche le modalità con cui uno studente
può accedere (vengo chiamata dallo psicologo, mi presento da sola). L'obiettivo è quello di garantire la maggior
privacy possibile allo studente. Vi è un vincolo temporale, ovvero le ore a disposizione ogni anno non sono rapportate
al numero di studenti che potrebbero usufruirne.

Lavoro allargato con il contesto


Molto spesso sono i genitori che chiedono di poter avere un colloquio per gestire o capire una dinamica del figlio. Non
bisogna dimenticare però che l’obiettivo dello sportello è incentrato all’adolescente, e che quest’ultimo deve essere
informato ed accettare una possibile consulenza dello psicologo e il genitore. Questo gli permette di avere voce in
capitolo, di poter prendere in mano la situazione.

La consultazione in Pronto Soccorso


Il Pronto Soccorso è un luogo molto frequentato dagli adolescenti per vari motivi come:
• L’emergenza-urgenza internistica;
• L’emergenza medico-chirurgica.
È importante però assumere una posizione di ascolto dei soggetti che portano bisogni di cura anche nei modi
apparentemente più strani o più semplici.
La consultazione in PS può prendere avvio:
• Su richiesta di un sanitario;
• Su segnalazione dello psicologo stesso che propone la sua presenza. Questo può avvenire in un contesto particolare,
come luoghi e momenti intermedi fra prestazione di diagnosi e cura, oppure può avvenire in stanze un po’ più
protette e private.

Spesso la consultazione riguarda la possibilità di condividere il senso di quello che è successo, è però sorprendente il
fatto di poter scoperchiare un mondo che sta dietro o intorno all’evento che porta l’adolescente lì.

La consultazione domiciliare: l’angelo di zona


Nella psicoanalisi dell’adolescenza è stato sviluppato il concetto di setting interno riguarda l’analista che porta con sé
una struttura di funzionamento fatta di funzioni più che di regole o altro che gli può consentire di fare il suo lavoro
quasi ovunque.
Gli elementi informativi che sono presenti nel momento in cui si visita il domicilio di qualcuno sono considerevoli.
La domanda di cura in adolescenza si può incrociare con il contesto domiciliare per 2 ragioni principali: l’emergenza e
la chiusura, ovvero il contesto emergenziale è quello in cui si rende visibile al soggetto o a terzi un bisogno di cura che
non può essere soddisfatto per le vie ordinarie. Condurre una consultazione può voler dire essere affiancati da altre
persone che fanno parte del sistema di cura o del sistema di vita dell’adolescente e la gestione del colloquio richiede
di non escludere gli altri ma di includerli nella relazione. Può accadere che il destinatario della richiesta di aiuto viva la
presenza dell’operatore come un’invasione.

L'adolescenza nel continuum dell’Io-Soggetto


Vi è una lettura oggettiva e una soggettiva dell’adolescenza:
• La visione oggettiva sostiene che l’investimento sull’oggetto è dovuto alla maturazione ormonale, allo sviluppo delle
capacità cognitive, alla spinta verso i rapporti sociali.
• La lettura soggettiva è rappresentata da 2 visioni:
→ La prima visione si focalizza sul compito specifico di definizione della propria identità. Questa è la missione dello
stadio problematico dell’adolescenza: passare dalla passività all’attività. Una prova di questo compito
adolescenziale è l’innamoramento, gli innamoramenti adolescenziali sono il modo con cui uno prova a diventare
grande;
→ La seconda visione si focalizza su come l’adolescente vede sé stesso. L'esperienza passata non sarà il modello del
presente ed il presente e il futuro sono da scoprire indipendentemente dal passato.

La meta teoria dell’Io-Soggetto


I criteri generali dell’Io-Soggetto sono:
• L'Io-Soggetto è uno, dunque, bisogna superare qualsiasi forma di dualismo come mente-corpo. Si tratta di UNA unità
che non è costruita da parti;
• L'interazione all’interno dell’Io-soggetto instaura un collegamento creando un’interdipendenza radicale;
• L'Io-Soggetto è in rapporto con l’esterno
Per cogliere l’Io-Soggetto bisogna tenere conto dei criteri generali e delle tappe del processo. Le tappe del processo
indicano la strada che ognuno percorrerà come può.
L’Io-Soggetto non è preesistente, ma inizia a esistere dal momento del suo concepimento:
1. La prima tappa è data dalla genetica e dall’ambiente;
2. La seconda tappa è la coscienza, ovvero la capacità di cogliere l’esterno e l’interno e quindi la capacità di essere in
rapporto, coscientemente e incoscientemente, con sé stessi e con il mondo. La coscienza permette all’Io-Soggetto a
cogliere la propria esistenza;
3. La terza tappa è la coscienza della coscienza, ovvero la capacità di occuparsi della propria configurazione storica e
pronunciarsi sulla coscienza.

Risvolti sull’intervento
Vi sono 2 caratteristiche dell’educazione e della terapia che dovrebbero accompagnare l’intervento in tutte le età:
• L'atteggiamento propositivo, ovvero sostenere il divenire dell’Io soggetto nonostante l’intreccio tra configurazione
storica, coscienza e coscienza della coscienza;
• Essere rispettosi dei tempi e dei modi con cui l’Io-Soggetto porta avanti il suo processo di vita. Non siamo tutti uguali,
non esiste il giusto e lo sbagliato.

Specificità dell’adolescenza
Le varie teorie oggi attribuiscono all’adolescenza, periodo di definizione della propria identità e spazio pre-figurativo
dell’affermazione di sé.
La definizione della propria identità sembra partire da sé ed è un processo lento nel quale l’identità viene conquistata
e definita.
L'adolescenza è il periodo della vita in cui la dipendenza viene superata prendendo in mano la propria vita.
Gli adolescenti di oggi aderiscono alla prospettiva di dover partire da sé stessi, senza tener conto degli altri o del
passato.

Tempo e tempi del trauma, una curvatura sull’adolescenza


Freud introduce la significazione retroattiva, ovvero uno schema che postula la vita psichica in 2 tempi:
• Al tempo del trauma, come tempo primo al quale;
• Segue un tempo secondo. La posteriorità si riferisce ad un’attribuzione di significati a posteriori, un andar a guardare
indietro per significare e organizzare quell’evento vissuto.
Per Freud il trauma riguarda un atto sessuale perpetrato da un adulto su un bambino. Il bambino non è sessualmente
maturo, non è in grado di comprendere il significato di quell’evento che non viene integrato in un contesto
significativo e viene memorizzato in modo neutro.
Soltanto quando il soggetto accederà alla sessualità, l’antica traccia mnestica sarà investita del significato oggettivo e
corrispondente all’evento reale e, solo allora l’esperienza evocata dalla memoria diventerà penosa e innescherà la
miccia di tutto il potenziale emotivo del dolore, che all’epoca dell’evento non venne prodotta.
Per difendersi da questo nucleo, solo adesso traumatico, il soggetto opererà una rimozione che attiverà un percorso
associativo alternativo che condurrà il pensiero ad investire un altro ricorso sostitutivo meno sconvolgente, con
funzione di copertura.
Con il termine elaborazione in questo caso intendiamo il lavoro psichico a carico dell’attività del pensiero inconscio
che, soffermandosi sulla traccia mnestica, la legge in termini traumatici, dando avvio alla creazione del trauma.

La pausa
L’intervallo di tempo può essere considerato una pausa che esprime la misura del tempo necessario per conferire
un’attribuzione di significato a quegli eventi. Inserire il trauma in un processo implica un cambiamento di status
attribuito al trauma, il quale passa dall’occupare:
• Una dimensione esterna, oggettiva e reale;
• All’implicare una dimensione interna.
Il modello freudiano è stato rivisitato ed è stata elaborata una nuova processualità psichica:
1. Primo tempo: il tempo del colpo, secondo i teorici delle emozioni di fronte ad uno stimolo intenso, la prima reazione
del soggetto consiste:
→ In una perturbazione dell’equilibrio;
→ A livello emozionale produce un segnale che allerta;
→ Seguito da spavento e angoscia.
A causa dell’ingestibilità dell’emozione, la prima reazione del soggetto è quella di operare un distanziamento nel
tentativo di incapsulare quanto gli accade, cercando di difendere l’integrità del suo sistema. Queste sono strategie di
desensibilizzazione e presa di distanza che vengono attivate quando ci si sente incapaci e inadeguati nel fronteggiare
le proprie esperienze traumatiche;
2. Secondo tempo: il tempo della significazione, in cui il soggetto produce la sua significazione del trauma che gli
fornisce la chiave di ciò che è successo;
3. Terzo tempo: il tempo della risposta, la risposta descrive in quale modo il soggetto ha scelto di gestire il suo mondo
relazionale e contestuale rispetto all’interpretazione del trauma. Le risposte sono strategie strutturali che organizzano
le idee, i comportamenti, i modi di relazionarsi con l’altro o di stare al mondo fino a costituire l’identità inconscia che
muove il soggetto. Le risposte assolvono la funzione di autocura con finalità anti-traumatiche attraverso obiettivi
strategici tra i quali:
→ Restaurare la compromessa integrità del sé;
→ Usare schemi di prevedibilità della realtà e di anticipazione delle risposte;
→ Mantenere i legami con le figure significative;
4. Quarto tempo: il tempo della rigidificazione, le modalità di risposta dopo un certo tempo se non risultano soggette a
rilettura, tendono ad essere generalizzate e quindi tendono a transitare dal ruolo di risposta ad uno stimolo specifico
al ruolo di categoria. La generalizzazione categoriale comporta:
→ L’avere il controllo;
→ Si perde la capacità di discriminare gli stimoli e di selezionare le risposte più funzionali;
→ Inoltre, le mappe mentali si svuotano del loro coefficiente di predittività e se le mappe sono rigide e vengono
applicate in qualsiasi circostanza perdono la loro funzione discriminante e predittiva.
Un trauma è autogenerato dal soggetto quando le risposte si sono rigidificate e queste generano a loro volta una
ferita di secondo ordine, trauma secondo, dunque, il soggetto ha creato il proprio auto trauma perché non ha
cambiato repertorio.

Lezione
Uno degli assetti più comuni è quello della psicoterapia individuale, nel quale il paziente ed il clinico co-partecipano in
un sistema di regole, di cultura, in un contesto fisico specifico.
I sistemici dicono che si è sempre in 3, c’è sempre un terzo, ovvero una cornice che contiene entrambi i partecipanti.
Queste due persone che si sono conosciute durante la consultazione decidono di intraprendere un percorso comune
ed entrambi stabiliscono delle regole che prendono il nome di SETTING.
Il setting può essere fluido:
• Quando i partecipanti stabiliscono di volta in volta quando vedersi la prossima volta;
• Quando la durata è variabile.
Il setting interno è caratterizzato da spetti tecnici, come:
• Indicazioni del tipo” qua potrai dire tutto ciò che vuoi, senza pensare che siano cose poco interessanti”;
• Non forzare nessun tema in particolare, o focalizzarsi su un aspetto specifico.
Il modo in cui una persona si rapporta al setting è molto rilevante.
Ad oggi il linguaggio, la parola e l’interpretazione sono importanti ma anche e soprattutto la relazione. La psicoterapia
propone una relazione, nella quale tu sei frutto della tua storia e l’altra anche e allo stesso tempo della sua esperienza
e capacità di stare in una relazione. Il terapeuta non deve solo empatizzare col paziente, altrimenti confermerà
soltanto le sensazioni e i vissuti del paziente, ma deve anche fornire uno sguardo nuovo su come il paziente è.
Dunque, il terapeuta propone degli elementi perturbativi che possono scatenare un cambiamento.

Stili e disturbi di personalità in adolescenza


La natura dei disturbi di personalità
La diagnosi nosografica è utile in psicologia clinica, se:
• Se viene condotta in modo corretto e in accordo con la formulazione del caso;
• Se si tiene conto della variabile individuale rappresentata dalla personalità e dal sistema di valori di chi la formula.
I disturbi di personalità sono forme che può assumere lo sviluppo dell’organizzazione psicologica degli individui,
quando questo si incanala in modalità di funzionamento rigide che comportano sofferenza.
Una sindrome clinica che si sviluppa in un individuo va compresa nel contesto della sua organizzazione di personalità,
non come disturbo a sé. I sintomi e le sindromi cliniche in psichiatria vengono definite disturbi di stato proprio perché
considerate dei cambiamenti di stato a carico delle funzioni psichiche di un individuo.

Quali stili e disturbi di personalità in adolescenza?


Ogni tipologia può esprimersi a vari livelli di funzionamento, in un continuum che va dalla salute psicologica alla
patologia grave. Questa è la logica del PDM, secondo questo ragionamento, ogni individuo ha il suo stile di
funzionamento, che ha la sua propria caratteriale a prescindere dal livello di gravità.

Qual è la situazione per quanto riguarda le conoscenze sui disturbi di personalità in adolescenza?
I disturbi di personalità sono prevalentemente presenti negli adulti, in questa fase della vita la personalità è soggetta a
significativi cambiamenti ed alcune caratteristiche disfunzionali mostrano stabilità nel tempo e risultano predittive di
psicopatologia in età adulta.
Westen e colleghi hanno studiato un campione composto da ragazzi in terapia per problemi psicologici di varia natura
e gravità, i quali sono stati suddivisi in:
• Personalità sana ad alto funzionamento;
• Stile di personalità inibito-antocritico;
• Disturbi di personalità: antisociale-psicopatico, con disregolazione delle emozioni.
Da questa ricerca è emerso che:
• Nel gruppo di adolescenti sani è stato individuato un sottogruppo caratterizzato da uno stile inibito-antocritico, con la
tendenza a sentirsi in colpa e in ansia, si tratta di alcune caratteristiche presenti in forma molto più rigida e
disfunzionale nel disturbo evitante-coartato;
• Gli adolescenti antisociali-psicopatici sono caratterizzati da un nucleo psicopatologico caratterizzato da crudeltà e
mancanza di rimorso. Bisogna però escludere dalla patologia grave quei giovani che, sebbene antisociali nei
comportamenti, sono in grado di mantenere un investimento emotivo sugli altri e rischiano meno di evolvere verso la
psicopatia adulta.

Il PDM tiene conto che in queste fasi della vita, la personalità è in formazione e che quelli che vanno cercati sono i
pattern e gli stili di funzionamento emergenti, che devono essere valutati nel contesto del livello di sviluppo delle
capacità mentali e del loro grado di funzionalità/disfunzionalità in rapporto all’età. Nel PDM 2, la sezione adolescenti
verrà separata da quella dedicata ai bambini tenendo conto delle differenze fra queste due fasce di età.

La consultazione e il suo uso specifico in adolescenza


Cenni storici
La consultazione è il momento iniziale di conoscenza delle problematiche del paziente, attraverso questo il terapeuta
formula una diagnosi circa la personalità e la tipologia dei disturbi e di elaborare un progetto terapeutico strutturato.
Con gli adolescenti le cose spesso funzionano diversamente e di ciò si sono resi conto i terapeuti della Tavistock Clinic
e del Brent Center, secondo i quali per far fronte alle richieste di aiuto da parte di adolescenti, bisogna trovare un
dispositivo e una modalità di lavoro per questa fascia d’età, diversa dalle analisi classiche non adeguate a trattare
persone in questa fase di vita.
Il processo della consultazione
Il sistema:
• Dell’adolescente è rappresentato dal ragazzo/a e i genitori ed eventualmente altre figure significative;
• Clinico è rappresentato dal terapeuta titolare della consultazione, che è inserito in un contesto e ha i suoi riferimenti
professionali.

I test e gli strumenti terzi della consultazione psicologica con l’adolescente possono avere vari utilizzi:
• Uso categoriale degli strumenti testistici che dà molta importanza alla raccolta dei dati da parte del clinico, il quale:
1. Compara il punteggio dei test con i dati normativi di riferimento;
2. Elabora una stesura di una diagnosi e un piano di trattamento;
• Diagnosi per comprendere il significato e la funzionalità dell’organizzazione psicologica di un paziente. Un certo tipo di
funzionamento si basa su questioni relazionali, che Mitchell definisce matrice relazione del soggetto, che prevede un
ruolo attivo per la persona nella continua ri-creazione del suo mondo interiore, che gli consente di vivere in un dato
ambiente. Secondo Fontana individuare questi aspetti insieme al paziente consente di significare insieme a lui la sua
richiesta e di formulare in modo non standardizzato la risposta alla sua domanda di aiuto.

I test e i loro esiti nella consultazione NON si configurano come un elemento esterno alla relazione, ma come un
elemento prodotto all’interno dell’interazione tra clinico e paziente.
Vanni, utilizza il procedimento euristico, ovvero un metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un
percorso chiaro, ma che si affida all’intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova
conoscenza.

La somministrazione
Prima di somministrare dei test bisogna effettuare alcuni colloqui per spiegare al giovane la finalità dei test, ovvero
questi vengono utilizzati:
• Per provare a comprendere cose che lo riguardano;
• Per cercare di rispondere agli interrogativi che si pone su di sé.
Inoltre, al termine della somministrazione, il clinico restituisce ciò emergere dai test al paziente, riflettendo sui risultati
insieme a lui.
La fase di somministrazione è un momento particolare, in cui:
• Il clinico deve porre attenzione alla sua influenza sulle risposte;
• In questa fase vi è una discontinuità relazionale, perché paziente e terapeuta stanno facendo una cosa insieme, ma
non la co-costruiscono;
• Alla fine della rielaborazione condivisa delle risposte, in base a ciò che è emerso, il terapeuta ed il paziente
costruiscono un’ipotesi di come proseguire gli incontri, e se farlo, perché non sempre questo si rivela necessario.

La psicoterapia individuale con l’adolescente


La psicoterapia individuale con l’adolescente ha l’obiettivo di favorire l’attivazione del processo del divenire nel
soggetto.
Il passaggio dalla consultazione alla psicoterapia individuale diventa importante quando le soluzioni utilizzate
dall’adolescente sono irrigidite, ovvero quando l’adolescente non riesce ad adattarsi al nuovo e di fronte a stimoli
nuovi vengono ripetute e mantenute modalità storicamente apprese come uniche soluzioni possibili.
Le forme di intervento successive alla consultazione possono essere distinte in:
• Trattamenti di natura psicoterapeutica psicoanalitica;
• Trattamenti di altra natura (farmacologico, educativo)
Queste forme di intervento possono essere compresenti.

Le caratteristiche dell’adolescente che evidenziano la possibilità di poter passare ad una psicoterapia individuale sono:
• L'attitudine e motivazione all’introspezione:, motivazione dell’adolescente al guardarsi/occuparsi di sé;
• La disponibilità a tollerare la frustrazione.

Perché psicoterapia individuale?


La pubertà è un periodo di trasformazioni. Il modo in cui un soggetto affronta questo passaggio maturativo dipende
dalla specificità di quel soggetto, ovvero:
• Dalle sue risorse;
• Dalla sua forza;
• Dalla sua struttura identitaria.
Per alcuni adolescenti il passaggio maturativo comporta sofferenza e drammaticità, questo quando la struttura
identitaria storica non è più adeguata alle nuove esigenze che la vita propone ed in questi casi la psicoterapia diventa
lo step successivo alla consultazione.
La sofferenza-malessere dell’adolescente deriva dal fatto di essere incastrato tra la necessità di dover rivedere-
modificare la sua configurazione storica e il non essere capace e non avere la forza di farlo.
Gli esseri umani sono dotati di autocoscienza, ovvero hanno la possibilità di poter prendere in mano la propria vita,
senza dover subire l’incidenza in modo passivo.

Il legame secondo Kaes


Secondo Kaes nasciamo da un legame definito come la realtà psichica inconscia costruita dall’incontro di due o più
soggetti. Il legame ci unisce agli altri e assicura la trasmissione della vita psichica tra le generazioni. Questo avviene in
uno spazio psichico che non appartiene al soggetto ma che condivide con altri soggetti. Questo spazio è dominato dai
processi inconsci che preesistono nel gruppo e che contribuiscono a dividere il soggetto in una duplice esistenza
come:
• Colui che è sé stesso con il proprio senso di sé;
• Colui che è anello di una catena da cui dipende.

Ciò che viene trasmesso per via interpsichica è sia positivo che negativo:
• Positivo perché ciò che viene trasmesso è strutturante per il soggetto;
• Negativo perché ciò che viene trasmesso non può essere contenuto o elaborato.
Attraverso il processo di identificazione, il genitore consegna al figlio il suo non-io, ovvero tutto ciò che rifiuta di sé,
questo mette in secondo piano i desideri del bambino, per la propria sopravvivenza psichica.

Quale idea a monte di psicoterapia e di psicoterapeuta


Un buon analista è quello che guarda sé in continuo divenire e che applica questa qualità nel rapporto con il paziente.
L'obiettivo della psicoterapia è quello di:
• Creare un assetto per rendere possibile l’occuparsi di sé a livello profondo;
• Favorire un miglior contatto con sé stessi;
• Migliorare la capacità di potersi accettare per come si scopre di essere all’interno delle relazioni.

Il metodo e la tecnica
Il metodo favorisce una trasformazione qualitativa nel rapporto con sé stesso e l’ambiente.
Il terapeuta per promuovere il processo deve:
• Assumere il ruolo di formatore alla qualità, ovvero il terapeuta può trasmettere un nuovo modo di approcciarsi alle
cose, portando l’adolescente a riflettere sulla sua modalità di assimilare l’altro in modo automatico;
• Attivare una qualità di contatto con sé in divenire nel rapporto con ogni paziente. Per promuovere nel paziente un
contatto con sé, il terapeuta deve essere coerente ciò che afferma e quindi essere il primo disposto ad attivare la sua
presenza a sé.
Ci sono momenti in cui il terapeuta sente di non riuscire a capire il paziente, il paziente non si sente capito e aiutato
dalla terapia e si verifica uno stallo del processo. Questa avviene quando il terapeuta non trova un modo per entrare
nel paziente, e solamente quando il terapeuta riuscirà a sciogliere la questione dentro di sé, gli diventerà possibile
capire il paziente e di porsi in un modo diverso con lui.

Strutturazione del setting e indicazioni tecniche


Alcuni criteri che possono orientare l’intervento di psicoterapia: • Leggere le sedute e il processo su due livelli:
rispetto a ciò che sta succedendo nella vita del paziente, rispetto a ciò che sta succedendo tra il paziente e il terapeuta
stesso • Avere un atteggiamento di ascolto • Organizzare la seduta a partire da un solo argomento portato dal
paziente • Organizzare i dati comportamenti apparentemente privi di significato attraverso delle ipotesi che,
dovranno essere verificate con le relazioni/risposte del paziente • Mettere al centro il rapporto dell’adolescente con il
futuro.

Il lavoro con i genitori


Secondo alcuni autori la genitorialità è:
• Uno stadio evolutivo nella vita dell’adulto;
• Secondo altri è una costellazione di capacità affettive e psichiche attivabili in qualunque momento della vita;
Tutti la considerano un processo dinamico, in continuo divenire caratterizzato da variazioni qualitative nel corso del
tempo.
La condizione genitoriale va incontro a periodi critici ed in questi momenti, l’assetto parentale può:
• Esprimere le sue potenzialità trasformative, preservando la possibilità del genitore di custodire il figlio nella propria
mente e di continuare a rappresentarlo nei suoi bisogni e caratteristiche;
• O fallire nell’interpretazione degli stati mentali e dei comportamenti infantili, sperimentando un crollo sul piano delle
competenze procedurali e sul piano simbolico.

La crescita dei figli costringe i genitori a confrontarsi con:


• La fine dell’onnipotenza genitoriale;
• Il bilanciamento tra l’investimento genitoriale sul figlio come parte di sé e come soggetto separato ed autonomo deve
trovare un nuovo equilibrio.
La fase adolescenziale corrisponde alla crisi di mezza età del genitore, in cui l’ingresso in una nuova fase del ciclo vitale
impone un lavoro di lutto, oltre che un bilancio rispetto ai propri successi/insuccessi.

Quali genitori nella stanza di analisi?


Da un punto di vista psicopatologico l’origine dei disturbi in età evolutiva non può essere ricercata nel bambino, né nel
genitore, ma nella loro relazione, si parla infatti di modelli relazionali disturbati, che concepiscono il soggetto in
continua interazione con il suo ambiente.
Gli aspetti principali che hanno impattato negativamente il coinvolgimento dei genitori nella clinica degli adolescenti
riguardano:
• Il tema della riservatezza;
• Il tema della concettualizzazione dei compiti evolutivi tipici di questa fase;
• Ma soprattutto il fatto che il compito evolutivo principale di questa fase consiste nella separazione ed emancipazione
dell’adolescente dai legami con i suoi genitori.
L'intrusione dei genitori e l’incapacità dell’adolescente a separarsi sono i principali ostacoli al percorso evolutivo e al
trattamento.
I genitori possono essere coinvolti nel percorso terapeutico dei loro figli solo come fonte di informazioni
anamnestiche o possono essere inviati ad altri clinici per un lavoro separato.
Il lavoro del clinico deve:
• Favorire uno scambio affettivo e comunicativo tra l’adolescente e i suoi genitori in cui i confini possano essere
rinegoziati e tutelati;
• Dare valore sia alla reciprocità che al rispetto condiviso degli spazi privati del sé.

Quale lavoro?
Bisogna dedicare uno spazio espressivo ai genitori in funzione del percorso individuale dell’adolescente, che rimane il
centro dell’intervento.
L'ascolto è rivolto alle madri e ai padri che sono attori non protagonisti ma essenziali nel processo di ricerca di
significati utili per la messa in atto di un processo trasformativo in favore dell’adolescente. Le figure genitoriali sono
portatori di risorse e contributi utili per il trattamento del figlio. L'efficacia del lavoro con i ragazzi aumenta quando i
genitori diventano parte attiva del progetto terapeutico.
Gli obiettivi del lavoro con i genitori hanno un duplice livello:
• L'obiettivo primario è quello di aiutare i genitori a non intralciare il percorso clinico del proprio figlio, per ottenere ciò
il terapeuta deve far sentire i genitori compresi ed accolti nella sua mente, trasformando vissuti schiaccianti in una
preoccupazione tollerabile dando spazio al percorso del figlio;
• Un ulteriore obiettivo è quello di rendere il genitore parte attiva e costruttiva nel percorso di ricerca di significati che
anima la coppia analitica di cui l’adolescente fa parte.

Adolescente famiglia gruppo


Il soggetto si relaziona con il sistema ecologico di vita e di cura attraverso i vari legami tra i vari componenti, che
possono essere consci ed inconsci.
Inoltre, vi sono legami funzionali ai singoli soggetti e all’organizzazione del gruppo di cui fanno parte. Dunque, il
gruppo è una proprietà emergente dei legami, ovvero una qualità nuova, che appare come un tutto integrato che
emerge a partire dagli elementi costituenti quel sistema.

Il gruppo in psicoanalisi
Secondo Bion nessun individuo può essere considerato estraneo a un gruppo o privo di fenomeni di psicologia di
gruppo. Per Bion il gruppo non è solo la somma dei suoi membri, dunque, la spiegazione di alcuni fenomeni deve
essere cercata nella matrice del gruppo.
L’individuo è pre-condizionato dalla sua comunità anche prima di nascere, e viene condizionato dal gruppo che lo
cresce.
Secondo Pichon Riviere, il PORTAVOCE è colui che nel gruppo manifesta qualcosa che è il segno di un processo
gruppale che fino a quel momento è rimasto nascosto all’interno della totalità del gruppo. Esempio, nel gruppo
famiglia, la malattia espressa da un membro, è un fenomeno che emerge in quel momento e che rappresenta una
situazione implicita sottostante. Il malato è il portavoce per mezzo del quale si manifesta la patologia che ha colpito
tutta la struttura.
L'apparato psichico gruppale spiega la logica di implicazioni reciproche tra soggetto e gruppo, dove non c’è l’uno
senza l’altro e senza l’insieme che li contiene.

Adolescente e famiglia
La famiglia, come gruppo, è il luogo primario di organizzazione e di sviluppo del soggetto ed è:
• Il primo gruppo al quale partecipa il soggetto;
• Durante l’adolescenza è il gruppo con cui diventa inevitabile fare i conti per:
→ La ridefinizione degli equilibri dei rapporti interni;
→ La definizione e costruzione di una nuova famiglia.

La famiglia è un sistema complesso emergente dalla configurazione delle interazioni dei suoi membri nell’attualità, nel
rapporto con l’ambiente sociale e culturale di cui fa parte ed è interconnessa.

Brevi cenni storici di terapia familiare


Secondo la teoria sistemica un sistema è un insieme di elementi che stanno in interazione tra loro in cui ogni parte
esercita un'influenza sull’altra attraverso uno scambio circolare di informazioni regolato da processi di retroazione.
Inizialmente vi era un enorme interesse per il gruppo famiglia e successivamente per il sistema allargato
famiglia/terapeuti e si sosteneva che la sofferenza individuale fosse causata da relazioni distorte tra i membri, per cui
bisogna intervenire sulle relazioni per modificarle per poter superare la sofferenza del paziente. Dunque, bisogna
focalizzarsi sui processi interattivi, modificando le relazioni della famiglia per cambiare il mondo interno dei suoi
membri.
Kaes ha delineato le diverse dimensioni del gruppo e la specificità del singolo membro e sostenne che per trattare la
realtà psichica del gruppo bisogna fare riferimento alla dialettica tra 2 poli:
• Isomorfico, non differenziazione tra apparato gruppale ed individuale;
• Omomorfico, differenziazione dello spazio psichico gruppale e individuale.

Psicodramma psicoanalitico di gruppo


Il modello di Moreno si fonda sulla spontaneità creativa e l’introduzione del concetto di ruoli che rappresentano
scene all’interno di un teatro terapeutico. Nella proposta di Moreno il direttore di gioco incita i partecipanti a
rappresentare scene per loro interessanti.
Con il contributo di Anzien lo psicodramma Moreniano diventa psicoanalitico individuale e collettivo, poiché viene
messa da parte la scena e sono i rapporti intra-gruppali a costituire la realtà dell’esperienza psicodrammatica. Lo
psicodramma psicoanalitico di gruppo è uno strumento utile per riattivare i processi di simbolizzazione ed
elaborazione nei casi in cui ci sia stato un momento di blocco. Lo psicodramma è uno strumento per contribuire
all’evoluzione e all’elaborazione delle situazioni.
Il dispositivo
L'essenziale dello psicodramma è insito nel rapporto tra il dire, il toccare e il recitare e ciò che non ha ancora
significato può essere mostrato e toccato, per poi essere messo in parola.
Il momento elaborativo dello psicodramma non consiste nello scarto tra il gioco immaginato e il gioco drammatizzato,
per scarto s’intende il percorso che porta a sintetizzare un tema da mettere in scena, confrontato con l’esperienza
della rappresentazione.

La scelta del tema di gioco psicodrammatico avviene in base ad una rappresentazione immaginaria di una difficoltà del
gruppo del qui ed ora.

DA QUI, SOLO LEGGERE E MEMORIZZARE QUALCOSA


I principi di funzionamento del sistema sono:
• La motivazione alla coerenza interna che garantisce la stabilità e l’unità del sistema che è data dall’auto-
organizzazione di questo;
• La motivazione alla dinamicità e al cambiamento che consente la trasformazione.
Il sistema umano si muove attraverso questi due assi motivazionali che non si contrappongono tra loro, ma sono in un
continuo divenire dialettico finalizzato alla sopravvivenza.

Le fasi attraverso cui si organizza il soggetto sono


1. L’origine, ovvero un intervento istruttivo di alcune variabili tra le quali l’eredità genetica, l’ambiente, la cultura che
strutturano il soggetto;
2. La configurazione che descrive la tendenza del soggetto ad organizzarsi.

L'adolescente e la famiglia sono in co-evoluzione. La famiglia rivede il suo funzionamento in relazione ai seguenti
limiti:
1. Aumento della flessibilità delle regole e il loro significato;
2. Modifica della relazione genitori figli;
3. Modifica della relazione coniugale;
4. Cambiamento di entrambi i partner.

Quando la terapia famigliare?


Quando richiesto dalla famiglia e questo si verifica raramente.
Quando l’intreccio relazionale nega nuove esigenze di crescita quando queste vengono sentite come una minaccia
rispetto alla salvaguardia dell’assetto identitario della famiglia in cui ciascun componente si riconosce.
La psicoterapia familiare è utile per la cura del disagio psicologico dell’adolescente.
È necessario effettuare un’accurata valutazione del funzionamento familiare.

Criteri diagnostici generali


Nelle situazioni:
• Meno gravi è possibile attivare un unico percorso, ovvero la psicoterapia familiare;
• Con maggior criticità (Es=Coppia genitoriale che vive la crisi adolescenziale con rifiuto) sarebbe opportuno attivare
diversi percorsi;
• Nelle famiglie con funzionamento borderline/psicotico, vi è una sovrapponibilità tra spazio individuale e familiare e la
maggior parte degli interventi fallisce se non si opera uno sforzo congiunto a livello familiare e individuale.

Il gruppo
Il gruppo è un sistema originato dall’insieme dei soggetti che lo costituiscono, il suo punto zero è determinato:
• Dal corredo genetico dei soggetti che ne fanno parte;
• Dall’ambiente;
• Dalla cultura che portano con sé.

Il social dreaming sono i sogni esplorati e molti possono rivelare significati sconosciuti e facilitare lo sviluppo del
pensiero applicato a tematiche sociali, culturali, istituzionali.

Il metodo photo langage nasce a Lione degli anni ’60 e i due principali esponenti in Italia sono: Alfand e Lo piccolo.

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