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Formazione ed educazione
al dialogo
Le finalità
I destinatari
Le attività
Abbiamo visto come il LED faccia riferimento prioritario a Carl Rogers nelle
proprie attività e metodi formativi. Il pensiero e la pratica di questo importante
psicologo e pedagogista statunitense hanno fortemente influenzato sia l’organiz-
zazione di Villa S. Ignazio, che molte altre realtà e persone che hanno gravitato
in questa casa sulla collina di Trento. Ritengo necessario, a questo punto, tracciar-
ne una breve biografia.
118 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
L’anno 2002 è stato il centenario della nascita di Carl Ransom Rogers, nato
a Oak Park, Illinois (USA) l’8 gennaio 1902 da una famiglia numerosa e benestan-
te. Lo stile di vita e l’educazione familiare facevano riferimento «al rigore e
all’austerità dei Padri Pellegrini che tre secoli innanzi avevano fondato le prime
colonie in terra americana».3 La morale calvinista della responsabilità personale,
la fiducia nella possibilità, per ogni essere umano di realizzarsi nella vita, lo spirito
di completa parità nei rapporti umani, erano parte integrante della stessa visione
del mondo. È forse da qui che nasce in Rogers «il rispetto profondo per l’altro, il
cui punto di vista è importante al pari del nostro e decisivo nelle scelte che lo
riguardano».4 Queste convinzioni determinarono anche gli interessi teologici del
giovane Rogers e in seguito ebbero un certo influsso nei suoi studi e opere.
Dopo la laurea in filosofia, egli frequenta l’Institute for Child Guidance, di
impostazione psicoanalitica, e consegue il dottorato in psicologia clinica alla
Columbia University, studiando con William Kilpatrik, a sua volta allievo del
filosofo John Dewey ispiratore delle cosiddette «scuole attive» statunitensi.5
Nel 1924 Carl sposa Helen Elliott; dal matrimonio nasceranno due figli,
David e Natalie. Quest’ultima lo seguirà nei suoi studi e traguardi portando avanti
la sua opera anche dopo la morte del padre avvenuta il 7 febbraio 1987.
Dal 1928 al 1939, Rogers lavora al Child Study Department di Rochester,
nello stato di New York. In questi dodici anni «il contatto con una realtà umana e
sociale difficile lo porta ad abbandonare il ruolo dell’esperto e a prediligere il
‘semplicÈ ascolto, seguendo i pazienti là dove i loro discorsi li conducono (Rogers,
1980; Raskin, Rogers, 1989). In questo mutamento di rotta egli trova conferme
e stimoli nelle teorie di Otto Rank che conosce sia direttamente sia attraverso gli
allievi F. Allen e J. Taft».6
Successivamente Rogers esprime le sue recenti acquisizioni nel suo primo
libro: The Clinical Treatment of the Problem Child (1939), a cui consegue una
certa notorietà nell’ambiente accademico nonché una cattedra di psicologia clini-
ca all’università dell’Ohio.
Inoltre una sua relazione ad un congresso all’università del Minnesota può
quasi considerarsi il manifesto del nuovo approccio. Rogers infatti delinea un
nuovo tipo di terapia, il cui obiettivo non è quello «di risolvere un particolare
problema, ma di aiutare l’individuo a crescere, cosicché egli possa far fronte ai
problemi attuali e futuri in modo più integrato. [...] In secondo luogo, questa nuova
terapia mette in rilievo maggiormente gli aspetti emozionali [...] che quelli intellet-
tuali. In terzo luogo [...] si concentra sulla situazione attuale piuttosto che sul
passato dell’individuo [...] Infine [...] pone l’accento sulla relazione terapeutica
stessa come esperienza di crescita» (Kirschenbaum, 1979, p. 113).
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 119
Dopo soli tre anni dal primo libro Rogers scrive la sua prima grande opera
teorica Counseling and Psychotherapy (1942) dove, per la prima volta nella
storia della psicoterapia, vengono registrate e pubblicate integralmente le sedute
di psicoterapia inaugurando una stagione di ricerche che vede Rogers e il suo
gruppo fra i più attivi. L’opera, insieme a The Art of Counseling di Rollo May
(1939), contribuirà a gettare le basi della psicologia umanistica (Yalom, 1995).
Il terzo libro sarà Client-centered Therapy (1951) che lo renderà famoso e
che estende i principi dell’opera precedente alla terapia di gruppo, allo sviluppo
delle risorse umane, ai contenuti dei corsi di formazione in psicoterapia e natural-
mente anche al campo educativo.
Nel 1957 Rogers ottiene la cattedra di psicologia e psichiatria all’Università
del Wisconsin, diventando così il primo psicologo clinico ad insegnare in un
dipartimento di psichiatria, da cui «l’impegno, la sfida a verificare se le tre condi-
zioni necessarie e sufficienti7 fossero efficaci anche nei casi di psicosi; ciò si
concretizzò nella lunga e poderosa «ricerca del Wisconsin» con gli schizofrenici
cronici». La ricerca dimostrò che le attitudini di empatia e accettazione esplicate
dal terapeuta sono davvero correlate al miglioramento psicologico del paziente,
ma soltanto se quest’ultimo riesce a recepirle davvero.
Immerso in questo clima,8 Rogers vi contribuì estendendo il suo approccio
agli ambiti dell’educazione, del management aziendale, dei gruppi di incontro, ed
inoltre alla comunicazione interculturale, alla filosofia della scienza.
Quando, nel 1969, la protesta sociale studentesca entra nel suo culmine
anche in Europa, Rogers fonda il «Center for the Study of the Person» che
diventerà un luogo di incontro e collegamento delle varie esperienze di «approccio
centrato sulla persona» che stanno sorgendo nel mondo.
L’impegno di Rogers culmina con la creazione dell’Institute for Peace per lo
studio e la risoluzione dei conflitti. Egli faciliterà, insieme a numerosi suoi collabo-
ratori, dei gruppi d’incontro fra cattolici e protestanti a Belfast, fra rappresentanti
dell’Europa dell’Est e dell’Ovest, fra neri e bianchi in Sud Africa, fra capi di stato
e diplomatici dell’America Centrale ed esponenti del governo degli Stati Uniti.
Questo gli varrà anche la candidatura al premio Nobel per la pace.
La congruenza
La prima delle tre condizioni necessarie e sufficienti a creare un clima
favorevole alla crescita, comprensione e direzione della propria vita, è la con-
gruenza. Essa si riferisce alla corrispondenza fra i pensieri del facilitatore (o del
terapeuta, dell’insegnante, del leader di gruppo, del genitore) e il suo comporta-
mento, «equivale a essere genuini»16 evitando quindi di presentarsi con una
facciata professionale o impersonale.
Nel suo famoso testo «Potere personale» pubblicato per l’Italia dalla casa
editrice Astrolabio nel 1978, Rogers, rivolgendosi agli psicoterapeuti, diceva che
«con tale atteggiamento, il terapeuta riflette apertamente i sentimenti e le dispo-
sizioni che fluiscono in lui momento per momento. Il termine trasparenza rende
bene l’essenza di questo elemento: il terapeuta è trasparente nei confronti del
cliente e questi può percepire che il terapeuta è presente nel rapporto, senza però
frenare in alcun modo la sua esperienza. Infatti se il terapeuta è consapevolmente
disponibile ai propri sentimenti, è capace di viverli, di essere in rapporto con essi
e, se è opportuno, di comunicarli, vi è allora una stretta armonia o congruenza tra
122 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
ciò che viene percepito a livello viscerale, ciò che è a livello cosciente e ciò che è
comunicato al cliente». Il cliente da parte sua, «rendendosi conto che il terapeuta
si permette di essere quel che è», tende a scoprire la stessa libertà.17
L’empatia
Il terzo fattore facilitante la relazione è la comprensione empatica; «questo
significa che il terapista percepisce accuratamente i sentimenti e i significati
personali che il cliente sta sperimentando, e comunica questa comprensione al
cliente». Sappiamo che questo genere di ascolto attivo, sensibile, è eccezionalmen-
te raro nelle nostre esistenze, ma anche per questo è efficace. Pensiamo di essere
ascoltati, ma solo raramente lo siamo con un’empatia vera, con una reale com-
prensione. «Eppure — continua Rogers — l’ascolto di questo tipo molto speciale,
rappresenta una delle forze più potenti, ai fini del cambiamento, che io cono-
sca».19
Secondo il pedagogista italiano Cosimo Laneve, si tratta di acquisire, da
parte del facilitatore, una «capacità di trascendersi, di uscire da se stesso, senza mai
dimenticare il proprio sé, con un movimento verso l’altro tale da superare ogni
ottica superficiale […] per conquistare un punto di vista interno all’allievo-adulto
per comprendere lo schema di riferimento soggettivo (internal frame of referen-
ce)».20 Si tratta dunque di «una tensione, tipicamente fenomenologica, verso una
immersione-comprensione nei confronti del mondo interno dell’altro, nell’ambito
della relazione interpersonale».
In poche parole, quando l’individuo è accettato e valorizzato per ciò che è,
tende a sviluppare un atteggiamento di maggior cura verso di sé e diventa più
autentico e genuino, tanto da consentire al soggetto di essere il promotore più
efficace della propria crescita.
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 123
L’ascolto attivo
Carl Rogers nella sua importante opera I gruppi d’incontro fa una presen-
tazione viva di queste esperienze intensive di gruppo di cui è stato il massimo
esponente. Vale la pena non dare per scontata una dimensione molto importante
— l’ascolto — che riguarda la vita intera delle persone ed è anche una tecnica che
sappiamo essere centrale soprattutto nelle professioni di aiuto e nella formazione.
«Ascolto con tutta l’attenzione, la cura e la sensibilità possibili ogni individuo
che esprime se stesso. Ascolto sempre, si tratti di uno sfogo superficiale oppure
significativo». Secondo Rogers quindi «vale sempre la pena di ascoltare e cercare
di capire un individuo che parla; ne consegue che lui ha valore per il fatto d’avere
espresso qualcosa».
In sostanza è questo un modo per «convalidare» la persona che così si sente
accolta pienamente. Questo non vuol dire però che l’individuo o il gruppo vengo-
no ascoltati in maniera neutrale o «non-direttiva» o superficialmente lasciati liberi
di parlare, perché «nell’ascoltare sono selettivo e quindi ‘direttivo’ se la gente
desidera muovermi un’accusa del genere. Mi concentro sul membro del gruppo
che sta parlando e senza dubbio m’interesso assai meno ai particolari del suo litigio
con la moglie, o delle sue difficoltà nel lavoro o del suo disappunto per quanto è
stato appena detto, che al significato che queste esperienze hanno per lui ora e
ai sentimenti che esse destano in lui». È a questi significati e a questi sentimenti
che l’autore invita a concentrare l’attenzione del facilitatore nei confronti del
gruppo, come del terapeuta con il suo cliente, del genitore con il figlio, del marito
con la moglie, dell’insegnante con l’allievo, dell’educatore con il malato di AIDS,
ecc.
L’approccio rogersiano, pur avendo subito numerose critiche soprattutto in
ambito accademico e medico, si è diffuso molto, come sottolinea Giorgio Chiosso
(1997) nel suo testo sulle teorie educative contemporanee, incontrando una
«notevole fortuna in Europa a partire dagli anni Settanta in ambienti tra loro anche
abbastanza diversi».21
Centrato sulla Persona, del quale è l’unico riferimento nazionale riconosciuto dallo
stesso Rogers. Fin dalla sua nascita infatti l’Istituto svolge la sua attività nel campo
delle relazioni di aiuto, del counseling e dell’aggiornamento del personale che
opera nella scuola e in altri settori educativi. L’Approccio Centrato sulla Persona
(ACP) e la Terapia Centrata sul Cliente (TCC) costituiscono una componente
significativa, altamente riconosciuta a livello internazionale, della psicologia di
indirizzo umanistico-esistenziale. Così l’Istituto italiano, nella sua attività di studio,
ricerca e pratica, si collega a importanti istituzioni di ricerca come il Center for
Study of the Person, che sappiamo essere fondato da Carl Rogers, e varie
università di rilevanza internazionale.
Grazie alla grande esperienza e autorevolezza raggiunte nel campo della
Psicologia Clinica e ai suoi numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali,
l’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona è stato riconosciuto dal Ministero
dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, quale scuola di formazio-
ne post-universitaria per psicoterapeuti. Tutti gli psicologi del LED di Trento
hanno infatti frequentato il quadriennio di specializzazione presso l’Istituto.
Questo organismo inoltre, opera da anni nel campo della Promozione della
Salute in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dive-
nendo, dal 1994 il centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
e coordina a livello di ricerca, formazione e consulenza la promozione della salute
nei luoghi di lavoro in Italia.
Da qualche anno collabora con l’Università di Siena per il corso di perfezio-
namento in promozione della salute e per l’organizzazione di corsi di formazione
professionale sempre nel campo della promozione della salute.
L’Istituto svolge numerose attività formative indirizzate a professionisti e
persone che operano nel campo delle relazioni di aiuto ovvero sono interessate
a sviluppare competenze relazionali, come ad esempio insegnanti e operatori
sociali, genitori, studenti e giovani in genere. I corsi biennali «Counseling e rela-
zione di aiuto» organizzati da questo Istituto, con autorizzazione del Ministero della
Pubblica Istruzione, sono considerati attività di aggiornamento per i docenti e il
personale direttivo della scuola.
Da anni l’Istituto sviluppa percorsi formativi ed eroga servizi di formazione
per organizzazioni pubbliche o private quali: Ministero Grazia e Giustizia, Ministe-
ro Pubblica Istruzione, aziende pubbliche e private (ASL, Ospedali) mentre le
principali aree di attività sono: la scuola e l’educazione, la promozione della salute,
la psicologia interculturale, le professioni di aiuto, il management e lo sviluppo
organizzativo, la psicologia clinica e la psicoterapia.
Particolarmente interessanti per il nostro studio sono i cosiddetti «Corsi
Gordon». L’Istituto infatti svolge corsi brevi di formazione sulla relazione interper-
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 125
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Ci rendiamo conto che ciò che proponiamo è quasi sempre snobbato dal
mondo accademico, ma non abbiamo alternative. Pensiamo che questo approccio
sia ancor più necessario, proprio perché l’università non è quasi mai interessata
a proporre una formazione pratica ai futuri operatori sociali. Spesso infatti si
offrono informazioni a carattere solamente teorico e così si rischia di fornire
competenze esclusivamente a livello razionale. Questa è una formazione spesso
al di sotto della sufficienza. Per molti studenti potrebbe paradossalmente facilitare
l’innalzamento di una barriera da «esperto» nei confronti delle persone in difficoltà
con cui ci si relazionano.
• IL BISOGNO DI VICINANZA
Per concludere, vanno esplicitati ora gli obiettivi specifici di Sintonia: noi
vorremmo mettere l’operatore, il partecipante, in sintonia. Il titolo vuol essere in
parte uno slogan: l’obiettivo è sintonizzarsi finemente con la persona in difficoltà,
con se stesso e con i propri collaboratori. Tutto ciò per fornire capacità e facilitare
efficacemente nella persona in difficoltà la sintonia con se stesso, con i propri
collaboratori di lavoro nelle attività di inserimento sociale e professionale, con i
propri familiari e altre persone significative.
Noi crediamo che l’operatore sociale possa entrare in contatto con la realtà
personale e professionale dell’altro principalmente quando vive con lui, condivide
il suo processo vitale, comprendendolo e sentendolo in un ambito fedele a tutto
il suo mondo emotivo, cognitivo, intellettivo.
Questo per noi è anche un impegno etico, volendo comprendere e rispettare
quella che è la realtà della persona, rinunciando alla nostra volontà di dominare
il suo mondo secondo quelle che possono essere unicamente le nostre finalità,
consapevoli o inconsapevoli, molto spesso «pratiche». Quindi noi vorremmo
essere impegnati in modo disinteressato all’incontro con la persona e al suo
protagonismo. Nella nostra esperienza ci appare chiaro che quando le persone in
difficoltà ricevono congruenza, considerazione incondizionata, accettazione, l’opi-
132 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
nione che hanno di se stessi, nonostante la loro storia personale sia sempre
svalutante, diviene in qualche modo più positiva, riescono ad esprimersi in modo
più aperto, divengono più autonomi nelle scelte, più liberi nel modo di sentire, più
capaci di gestire il loro stress, più maturi anche nel comportamento.
«Sintonia» è stato il primo progetto transnazionale in Trentino, che (in
collaborazione anche con gli altri partner) ha creato un collegamento tra una
cooperativa di solidarietà sociale, una università degli studi, una agenzia di forma-
zione e un laboratorio di educazione al dialogo, per progettare e attuare un
percorso formativo per operatori sociali.
Oltre alla cooperazione locale, la cooperazione transnazionale con i partner
europei consente la diffusione e la conoscenza più diretta delle politiche del lavoro
in chiave europea e anche un confronto fra progetti con simili finalità, per una
verifica in itinere e finale, del sistema di apprendimento e comunicazione.
• IL PROGRAMMA
La «linea» di sintonia
In questo progetto è risultato centrale l’obiettivo di mettere il partecipante
in sintonia con se stesso, con la persona in difficoltà, con i propri collaboratori nel
lavoro e di fornirgli quindi le capacità di facilitare efficacemente nella persona in
difficoltà la sintonia con se stesso, con i propri collaboratori nel lavoro, con i
propri familiari ed altri significativi, preparandola ed accompagnandola nel suo
inserimento lavorativo. Non si trattava solo di una relazione di aiuto, ma di favorire
un processo di cambiamento sociale, aiutando il partecipante a focalizzare l’atten-
zione sulle persone, quale suo impegno disinteressato all’incontro con chi è in
difficoltà.
Riguardo alle metodologie didattiche utilizzate, i docenti delle tre aree già
nella fase di programmazione, hanno tenuto ben presente un rapporto teoria-
pratica finalizzato ad obiettivi di apprendimento. Il rapporto tra metodologie attive
e tradizionali è stato gestito nelle due successioni previste dal Bruscaglioni:38
– la successione teoria-pratica-teoria: partenza cioè dalla teorizzazione, quindi
applicazione pratica di quanto comunicato nella teoria, attraverso varie eserci-
tazioni, infine ritorno alla teoria in termini sia più approfonditi che complessivi;
– la successione pratica-teoria-pratica: partenza dunque da una esercitazione,
esperienza, simulazione pratica, anche per attivare ed evidenziare gli elementi
teorici necessari e carenti (utili quindi alla parte teorica necessaria) e tornando
poi ancora alla pratica con l’ausilio di nuovi strumenti teorici acquisiti.
La diffusione dei risultati è stata una delle attività previste dal progetto
Sintonia. Per questo lo staff degli operatori ha realizzato un video finale dal titolo
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 135
Cercare sintonia nella relazione. Il video è stato preparato grazie all’utilizzo, nel
contesto formativo, di videocamere durante tutto il percorso del progetto. Inoltre
sono state utilizzate delle immagini di repertorio tratte da altri videotape realizzati
recentemente. Il risultato, della durata di venti minuti, viene attualmente proposto
in sedute di formazione di giovani e adulti come «strumento particolarmente agile
ed efficace per anticipare, seppur artificialmente, situazioni in cui l’adulto potrebbe
venirsi a trovare o nell’ambito della sua presente o futura professione, o anche più
semplicemente in una situazione della vita quotidiana. La visione di un film e le
successive attività di riflessione e rielaborazione possono servire come momenti
di verifica anticipata delle proprie attitudini, oppure come momenti di preparazio-
ne, oppure ancora come occasioni di revisione profonda o per lo meno di messa
in discussione di proprie opinioni, più o meno consapevoli, e di propri atteggia-
menti».39
con persone in difficoltà. La loro permanenza in casa ha una durata che varia da
caso a caso.
Grazie alla presenza di chi ha fatto una scelta di vita, dei volontari residenti,
degli obiettori di coscienza è possibile parlare della Comunità d’accoglienza come
una «comunità mista»,60 dove convivono quindi persone in difficoltà con altre che
hanno avuto storie personali e familiari più fortunate.
Questi esempi di condivisione totale all’interno della struttura hanno fatto del
tirocinio full-immersion un’esperienza non del tutto nuova per la comunità d’ac-
coglienza. Nei primi anni Novanta i tirocinanti, pur svolgendo la loro attività negli
orari classici, avevano l’opportunità di risiedere per una settimana all’interno della
Comunità.
Ma a partire dal 1995 già 12 studenti hanno potuto sperimentare questo tipo
di proposta in accordo con le scuole invianti (educatori professionali, assistenti
sociali e sociologi dalle rispettive scuole di Trento).
Da queste sperimentazioni si è potuto verificare come fosse significativo
vivere a così stretto contatto con le persone in difficoltà.
• IL PROBLEMA
• DESTINATARI
I destinatari di questa proposta formativa sono studenti interessati a raffor-
zare le proprie competenze relazionali. Essi frequentano università, istituti e scuole
di specializzazione, che preparano figure professionali legate all’ambito sociale
come per esempio assistente sociale, educatore professionale, esperto nei proces-
si formativi, terapista della riabilitazione, esperto nella comunicazione e organiz-
zazione aziendale, mediatore culturale, operatore di strada, psicologo, sociologo,
manager del terzo settore, ecc.
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 145
Metodologia
Metodologicamente l’attività formativa si ispira, pur integrandosi con altre
discipline umanistiche, all’Approccio Centrato sulla Persona di Carl Rogers e fa
riferimento ad una concezione positiva dell’uomo, considerato come unità psico-
fisica che ha in sé le possibilità per un processo di crescita personale e sociale e
può diventare sempre più responsabile delle proprie scelte e della propria storia.
Si lavora sulla fiducia che ognuno, con punti di partenza diversi ed anche sfavo-
revoli, se adeguatamente sostenuto e facilitato, è in grado di apprendere dalla
propria esperienza la direzione verso l’autonomia.
La formazione è intesa come un processo di apprendimento che conduce il
soggetto ad una presa di coscienza delle proprie risorse, capacità, dei percorsi
migliorativi attuabili e dell’impiego di tali risorse in un progetto che, tendenzial-
mente, superi il momento meramente professionale, per sfociare, tramite un
processo di trasformazione e di cambiamento, in una rielaborazione della propria
esperienza di vita personale e sociale.
Strumenti dell’intervento
Grazie a tale metodologia si promuove la partecipazione attiva degli studenti,
assieme alle altre figure professionali e di volontariato coinvolte, in modo da
incentivare una comunità di apprendimento che impara anche attraverso i seguen-
ti strumenti:
– sessioni di supervisione,
– riunioni di coordinamento,
– progetti base dell’intervento di accoglienza,
– interventi di consulenza orientativa individuale (cfr. seguito del progetto),
– interventi di accompagnamento per la crescita personale e professionale (cfr.
seguito del progetto).
ognuno, in relazione agli obiettivi del tirocinio full immersion. Tale verifica permet-
te una effettiva analisi dei bisogni che consente di personalizzare il nostro inter-
vento di supporto.
Verifiche in itinere: mediante sessioni di supervisione e feedback sul campo
da parte degli attori coinvolti, al fine di avviare dei processi di autovalutazione utili
ad un miglior apprendimento. Rispetto ai rapporti con la scuola o università di
riferimento, si farà uso — quando previsto — delle griglie di performance utilizzate
per i tirocini, facendo attenzione a evidenziare quelle aree di performance che
valorizzano l’esperienza della full immersion.
Verifica finale ed autovalutazione: somministrazione di un questionario in
uscita, alla fine del percorso, al fine di misurare il grado di raggiungimento degli
obiettivi formativi.
Verifica formale: alla fine del percorso lo studente è tenuto a consegnare una
relazione di tirocinio secondo le indicazioni ricevute dal supervisore ed eventual-
mente dall’istituto di riferimento. L’autorità ultima in materia di valutazione dello
studente è la scuola, istituto, università che ha predisposto il piano di studi. Quando
previsto la griglia di performance diventa momento importante in relazione alle
reciproche aspettative tra studente, supervisore e scuola.
Valutazione dei processi: il monitoraggio dei processi interni di erogazione
dell’intervento formativo viene effettuato direttamente dal coordinatore del pro-
getto e/o dal tutor d’aula (ove presente) e/o dal docente e/o dalla segreteria
organizzativa che procedono alla verifica del grado di soddisfazione dei beneficiari
attraverso colloqui informali o mediante questionari di rilevazione ad hoc. L’ero-
gazione del servizio viene monitorata attraverso periodiche riunioni dello staff di
progetto a cui viene invitato anche il coordinatore generale e, ove ritenuto neces-
sario, il responsabile amministrativo e la segreteria generale. Questi momenti di
confronto tra le varie figure professionali coinvolte nell’erogazione del servizio
consentono di analizzare l’andamento dell’intero processo formativo consideran-
do diversi indicatori quali: il rispetto della programmazione delle attività e degli
obiettivi stabiliti, il rispetto del budget e degli impegni di spesa nell’ambito della
gestione economico-finanziaria dell’intervento, il rispetto della contrattualità con
i fornitori di servizi e di beni materiali, nonché il rispetto degli standard contenuti
nella «Carta della Qualità» della struttura formativa.
• I RAPPORTI CONVENZIONALI
Comprensione teorica
(di ciò che deve esser fatto)
Applicazione
Feedback (implementazione della decisione)
Sintesi
• LA SUPERVISIONE
L’attività consulenziale di questo progetto verrà svolta tramite sessioni di
supervisione dell’allievo in tirocinio full immersion ed avrà i seguenti obiettivi:
– supporto alla costruzione di percorsi di apprendimento,
– facilitazione delle conoscenze nell’area del saper essere,
– promozione dell’auto orientamento lavorativo.
152 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
– relazioni scritte;
– unità di lavoro come schemi e guide per l’intervento;
– altri metodi didattici di comunicazione verbale, non verbale, mediatica, ecc.
• I DESTINATARI
I destinatari delle azioni formative del progetto «Gestire il disagio a scuola»
sono stati 120 insegnanti, in qualità di:
– coordinatori di progetti educativi individualizzati per allievi disabili;
– insegnanti di sostegno a tempo pieno;
– insegnanti di sostegno con codocenza in classe;
– insegnanti di classe con codocente e allievo disabile;
– insegnanti di classe che devono completare il proprio orario in qualità di tutor;
– insegnanti di classe con allievi in situazioni di disagio, di cui:
a) 38 insegnanti nell’azione 1 «Percorso base» per chi non aveva partecipato
durante il 1999,
b) 29 insegnanti nell’azione 2 «Sportello insegnanti» aperto a tutti,
c) 53 insegnanti nell’azione 3 «Percorso avanzato» per chi aveva già partecipa-
to durante il 1999.
• I DESTINATARI FINALI
Ci è sempre rimasto chiaro che i destinatari finali del nostro operare sono
«Quelli che... ci mettono alla prova» e che «... aspettano una proposta», cioè
giovani adolescenti frequentanti i corsi di formazione professionale, con situazioni
di disagio familiare e sociale, disabilità, psicopatologie dello sviluppo, problemi di
apprendimento e di comportamento, ma anche tutti gli altri che sono portatori di
«agio», che fanno parte dello stesso contesto scolastico e in qualche modo non
sono immuni dal «rischio» dell’essere giovani oggi.
• LE ASPETTATIVE INIZIALI
servizi e dei rapporti, trovandosi ad affrontare spesso relazioni conflittuali sia nei
confronti degli allievi e dei loro familiari, che dei colleghi di lavoro.
Insegnanti e direttori dei centri di formazione ammettono infatti l’esistenza
di comportamenti di «bullismo», ma in Italia non sono sostenuti da programmi
specifici di intervento, così molti insegnanti si trovano impreparati a riconoscere,
gestire ed incanalare ostilità e conflitti. Senza dubbio il fenomeno non è risolvibile
solo con insegnanti di sostegno.
Tutta la scuola è interpellata da queste situazioni, la stessa società deve in
qualche modo farsene carico. Questi insegnanti si trovano così a vivere stati
d’animo contraddittori. Lo stress e i fattori emozionali e psicofisici a cui questo
professionista è sottoposto, e di cui spesso non è consapevole, lo inducono a
decisioni e azioni spesso incoerenti e condizionate.
Emerge inoltre particolarmente debole l’identità di ruolo della figura profes-
sionale dell’insegnante, ed in particolare di quello di sostegno, che per una serie
di motivi di carattere culturale e istituzionale, sente di appartenere ad una sotto-
categoria o in alcuni casi vive sentimenti di isolamento, demotivazione e abban-
dono professionale. È quindi evidente che l’incidenza di rischio di burn out può
essere in taluni casi notevolmente elevata.
Così molti insegnanti si trovano ad «alzare bandiera bianca», per alcuni come
richiesta di «tregua», per altri come «resa finale» a fronte di un disagio diffuso.
Rileviamo inoltre che la formazione di molti insegnanti (medie superiori,
università, corsi di specializzazione) è spesso insufficiente a preparare tale figura,
proprio nell’ambito della relazione d’aiuto con gli allievi e nella relazione di
scambio professionale con i colleghi. Sembra che neppure le varie proposte di
aggiornamento in servizio stiano migliorando la situazione in atto. Sappiamo che
di fatto l’approccio esperienziale, tipico delle discipline psicopedagogico-relazio-
nali, non è ancora stato introdotto nell’ambiente accademico e scolastico, ambien-
te tradizionalmente legato ai soli contenuti teorici.
• L’OBIETTIVO DI «SINTONIA»66
Questo progetto si prefiggeva di mettere il docente in sintonia con se stesso,
con l’allievo e con i propri collaboratori, fornendogli le capacità di facilitare
efficacemente nell’allievo la sintonia con se stesso, con i propri compagni di classe,
con i propri familiari ed altri soggetti significativi, preparandolo ed accompagnan-
dolo nel suo inserimento scolastico, sociale e lavorativo.
Non si è trattato solo di predisporre ad una relazione di aiuto, ma di favorire
un processo di cambiamento sociale, aiutando l’insegnante a focalizzare l’atten-
zione sulle persone, quale elemento distintivo di ogni incontro con chi è in
difficoltà.
Il raggiungimento degli obiettivi generali è confermato dalle affermazioni
raccolte tra i partecipanti stessi (erano quelle dell’anno precedente) tra cui quelle
inerenti ad una maggiore consapevolezza e presa di coscienza che:
– la competenza comunicativa non è solo quella linguistica, ma comprende e
richiede anche abilità emotive e relazionali;
– un miglioramento dell’allievo si ha quando da parte dell’insegnante c’è stata
attenzione e riconoscimento verso il ragazzo;
– una proposta didattica risulta efficace quando è congruente con i bisogni dell’al-
lievo e rispettosa della sua fase evolutiva;
– l’allievo cambia quando l’insegnante ha imparato a tollerare la propria frustra-
zione di fronte ad una prestazione non perfetta che mortifica l’insegnante stesso
rispetto alla propria professionalità;
– una maggiore conoscenza di sé porta ad una maggiore capacità di confrontarsi
con gli altri, una migliore abilità di ascolto e quindi una maggiore autorevolezza
ed efficacia nel modo di porsi con gli studenti in difficoltà oltre che con gli altri
insegnanti.
Lo sportello insegnanti
Questo progetto ha dato avvio ad uno sportello sperimentale di consulenza
permanente, per una formazione individualizzata e in situazione degli insegnanti.
L’accesso alla sportello è avvenuto tramite due modalità:
– il «numero verde insegnanti» creato sperimentalmente all’interno di questo
progetto per favorire una maggiore fruibilità della formazione individualizzata.
160 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
• ASPETTI DI METODO
Il percorso avanzato
I contenuti proposti in questo corso hanno tenuto conto anche delle osser-
vazioni, delle richieste e dei bisogni espressi dai partecipanti al corso dell’anno
precedente ai quali era rivolto questo percorso avanzato.
– Area relazionale. Affinamento delle conoscenze relative a: persona e persona-
lità; la conduzione del gruppo classe; comunicazione e relazione; stile e ruolo
dell’insegnante; l’insegnante facilitatore di emozioni;
– Area psicologica. Affinamento delle conoscenze relative ad alcune tipologie di
disagio adolescenziale: comportamenti rivelatori di disagio sociorelazionale degli
adolescenti; comportamenti e necessità esistenziali profonde degli allievi con
disabilità (sensoriali, motorie, psichiche); differenze tra il disagio adolescenziale
comune e patologico: dipendenze (droga, alcol, bulimia anoressia), borderline
(mondo psichiatrico), e collocazione del bullismo in ambito scolastico.
Motivazione, attenzione: gestione di situazioni di scarsa motivazione alla
partecipazione e allo studio; strategie per aumentare la concentrazione e l’atten-
zione in classe con un programma metacognitivo.
– Area sociopedagogica. Criteri operativi relativi alla costruzione di un curricolo;
logiche, criteri e tecniche relative alla progettazione, programmazione, gestione
di situazioni formative; definizione di strategie didattiche nell’ambito della peda-
gogia difficile.
• I DOCENTI
Ai docenti è stato chiesto, oltre che di insegnare nelle ore per le quali sono
stati incaricati, di partecipare alle riunioni collegiali, in modo da essere a conoscen-
za dei programmi e dei metodi proposti all’interno delle diverse aree formative e
di facilitare la gestione del sistema di valutazione.
I docenti incaricati erano di particolare e pluriennale esperienza nella forma-
zione di insegnanti, operatori sociali, formatori, studenti e studenti operatori
sociali e sono stati formati da istituti ed enti di specializzazione che adottano
metodologie di formazione innovativa e multidiciplinare.
La vita è un dono
La crisi dell’adolescenza è qualcosa di più che una crisi di carattere
sessuale. Per la prima volta porta in maniera chiara il problema della cono-
scenza di sé. Crisi che pone ognuno di fronte agli altri e di fronte a se stessi.
Conoscenza di sé del proprio essere corporeo e della propria esistenza
nei confronti degli altri.
Conoscenza di sé e degli altri. Percezione dell’alterità.
Io e gli altri: polarità nella problematica dell’adolescenza.
Capire che cosa siamo per noi stessi, che cosa siamo per gli altri, che cosa
sono gli altri per noi, che cosa siamo noi tutti.
Crisi dell’adolescenza che pone una serie di interrogativi, che suscita una
serie di rifiuti, di ostilità.
Crisi nel senso di rottura e di frantumazione di tutto quel modo che era
stato creato dagli altri, e che noi, ad un certo punto, sentiamo il bisogno di
ricreare e di ristrutturare secondo la nostra nuova coscienza.
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Ricerca di gruppo
La ricerca di gruppo è un lavoro di riflessione in gruppo.
Due le realtà la caratterizzano: pensare e pensare in gruppo:
Pensare: anche un adolescente pensa, quando sogna ad occhi aperti.
Questa però è una forma primitiva di riflessione. Il valore del pensiero e della
riflessione si trova in proporzione in cui ci pone in contatto con la realtà, nel
suo realismo.
Pensare in gruppo: con gli altri. Qui ci viene offerta la possibilità di
constatare se il nostro pensiero, la nostra riflessione, la nostra ricerca è rea-
listica, se ci pone in contatto con la realtà. Senza questo contatto con la realtà,
non è possibile agire.
Alcuni dettagli tecnici che useremo:
– nel gruppo nessuno è leader. Il vero leader è il gruppo stesso! Prima ci si
ascolta. Poi si costruisce approfondendo quanto è stato comunicato «a
strati successivi». I punti di dissenso si esprimono liberamente e il gruppo
stesso cerca di armonizzare i diversi contributi: non sul piano «diploma-
tico» dell’astuzia o sul piano «aggressivo» della pressione- sottomissione,
ma sul piano della convergenza che viene alla ricerca della verità ogget-
tiva.
– Il «moderatore» non è il leader: abbiamo già detto che solo il gruppo è il
leader. La funzione del «moderatore» è simile a quella dell’agente del
traffico: deve solo facilitare la circolazione del lavoro di gruppo, ma senza
intromettersi nella destinazione della ricerca di gruppo. Cioè deve essere
non-direttivo nell’argomento, ma direttivo nella procedura. Lo strumento
del moderatore è la comprensione: tasta il polso del gruppo per captare
quando e come il gruppo deve procedere, quando il gruppo ha una una-
nimità. Perciò il moderatore deve essere rigorosamente «neutrale»: non
deve spingere il gruppo perché arrivi a «questa» conclusione piuttosto che
a «quella», ma che a qualunque conclusione giunge il gruppo, esso lo
faccia mediante la libera realizzazione delle potenzialità del gruppo. Il
moderatore chiarisce, informa, se necessario pacifica e instrada la ricerca
in modo che si lavori in base all’esperienza esistenziale e personale di
ciascun partecipante. Gli interventi del moderatore si riducono fonda-
mentalmente a riassumere e riepilogare.
FRACTIO PANIS Anno V, n. 38, n. 7, 1973.
Dinamica di gruppo
Tutti i sabati dalle ore 16 alle ore 19; 20 e 27 aprile; 4, 11, 18, 25 maggio.
A coloro che sono interessati a un approfondimento del problema dello
sviluppo della persona e desiderano affrontarlo a livello di ricerca di gruppo,
viene offerta la possibilità di realizzare una serie di incontri pomeridiani di
fine settimana
Programma: la comprensione di sé, la presa delle distanze da sé, la pro-
pria autenticità, l’accettazione di sé, l’accettazione dell’altro, la relazione di
aiuto dell’altro, con quale dinamica si diventa persona, alcune tappe di
sviluppo della persona.
FRACTIO PANIS Anno V, n. 47, n. 10, 1973.
Accettazione ed ascolto
Prima parte: consiste in una serie di esercizi che hanno come scopo la
presa di coscienza che tutto ciò che viene vissuto dalla persona nella sfera più
intima viene recepito, come specchio, a livello fisico. Questa esperienza
avvia ad una maggiore comprensione di sé (alla calma interiore, alla disten-
sione e al rilassamento).
Seconda parte: consiste nell’apporto di esercizi di espressione non verba-
le e verbale, con i quali si interiorizzano i tre atteggiamenti fondamentali che
possono renderci capaci di accogliere l’ altra persona: guardare - ascoltare -
esprimere. Questa esperienza personale e di gruppo (dalle 7 alle 14 persone)
è rivolta a quanti cercano:
– una maggiore accettazione di sé;
– una capacità di ascolto per la vita affettiva e di preghiera.
Tutti i mercoledì dal 12 gennaio al 23 febbraio; dalle 20.50 alle 22.00
Animatore: P. Livio Passalacqua
Contributo spese lire 5.000
Animazione di gruppo
Questa è un’esperienza che può aiutare ad impostare e a approfondire la
ricerca, la discussione e la decisione in gruppo. Questa esperienza è rivolta
a membri ed animatori di gruppo, genitori, educatori, insegnanti, sindaca-
listi, assistenti, sacerdoti che desiderano parteciparvi a titolo personale op-
pure in gruppo.
Il lavoro comprende esercitazioni introduttive di comunicazione tra
persone e esperienze pratiche di ricerca in gruppo, discussione in gruppo e
decisione in gruppo, con esperienza di rotazione dei ruoli e analisi di queste
esperienze mediante la TV a circuito chiuso. A ogni partecipante viene data
anche una dispensa con le guide alle varie, esperienze.
Corso serale tutti i mercoledì e i venerdì sera dal 2 marzo al 25 marzo,
dalle ore 20 alle ore 22.50.
Assistenti: Gigi Movia, Giuseppina Capolicchio, Livio Passalacqua
Contributo spese per attrezzatura TV a circuito chiuso, dispense, riscal-
damento lire. 10,000 da versare all’atto dell’iscrizione, che deve essere fatta
entro il 25 febbraio.
FRACTIO PANIS Gennaio 1977.
Tutti i mercoledì sera, dal 18 maggio al 15 giugno, dalle ore 20.30 alle
22.30.
Viene offerta la possibilità di individuare e analizzare i messaggi occulti
della pubblicità. L’esperienza è rivolta a genitori, insegnanti, educatori, sin-
dacalisti, operatori sociali. E anche a gruppi già strutturati di ricerca.
L’articolazione dell’esperienza:
– accostamento di alcuni «fondamentali» test proiettivi che vengono usati
nell’indagine di mercato;
– proiezione di inserti pubblicitari, mediante la TV a circuito chiuso;
– scomposizione e analisi in gruppo del messaggio pubblicitario occulto.
Assistente: Gigi Movia.
Chardin, danno il retroterra alla nostra consonanza con C. Rogers; altri, come
Assagioli, Wiktor Frankl, E. Fromm, P. Freire la confortano.
Questo è il senso e la speranza della nostra proposta a Villa S. Ignazio con
i corsi di approccio centrato sulla persona. Nel concreto sperimentiamo
come i principianti si attendano e temano una tecnica e come successivamen-
te si accorgano di dover cambiare radicalmente se stessi nella libertà dai
propri condizionamenti e nella disponibilità agli altri.
Prossimi corsi di formazione all’approccio centrato sulla persona, facili-
tatore P. Livio Passalacqua S.J.:
– residenziale dal 1 agosto sera al 5 pomeriggio (Bagni Froy, Chiusa, BZ) 2°
corso;
– residenziale dal 11 agosto mattina al 16 pomeriggio (Bagni Froy, Chiusa,
BZ) 1° corso;
– infrasettimanale ottobre-dicembre 1980 (Villa S. Ignazio, TN) 1° corso.
Gennaio 1991
Approccio centrato sulla persona e trascendenza.
Con P. Livio e collaboratori.
Vi è una realtà trascendente ma presente nella imminenza dell’uomo
stesso?
L’io è la più alta espressione della natura umana?
Oppure nasce da un più alto e trascendente «se transpersonale»?
Qual è l’atteggiamento del consulente verso il soggetto che affronta il
senso ultimo della vita?
In che modo sono chiamati in causa nel consulente congruenza, rispetto
incondizionato, empatia e «stati alterati di coscienza»?
Centro d’ascolto
Marzo 1991
La fiducia in sé e nell’altro, una condizione per crescere.
Queste esperienze conducono ad una più serena conoscenza di sé e degli
altri, ad un migliore apprezzamento delle proprie ricchezze interiori dove i
limiti stessi rivelano la propria positività. I corsi si ispirano alla psicologia di
Carl Rogers che vuol promuovere la crescita e la maturazione dei singoli e
dei gruppi lasciando agire la «tendenza attualizzante» che è insita in ognuno
di noi.
Aprile 1991
Psicodramma centrato sulla persona.
Settembre 1991
Alla ricerca di una nuova identità essere e divenire al femminile.
L’età di mezzo, nel processo di crescita della Persona, segna il passaggio
tra passato e futuro. Questo workshop è rivolto a chi vive la problematica
femminile nella maturità della vita e desidera vivere più pienamente quello
che già è. Si avvale dell’approccio bioenergetico e dell’approccio centrato
sulla persona; utilizza strumenti diversi, quali il lavoro sul corpo, il gruppo
d’incontro, l’espressione artistica e quant’altro favorisce l’integrazione men-
te-corpo-spirito.
172 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
Gruppo d’incontro.
Il gruppo d’incontro è un parlarsi liberamente tra persone, abbandonan-
dosi alla spontaneità nell’espressione dei propri desideri, gioie e timori del
momento presente.
Liberi dalle consuete convenienze sociali, dall’obbligo di tacere o di co-
municare, dove i silenzi diventano un ascolto di sé, le parole dell’altro strade
che conducono alla comprensione di quanti fanno parte della nostra vita,
nell’affascinante scoperta di come la fiducia in sé e nell’altro sia importante
per la propria e l’ altrui crescita.
L’esperienza conduce ad una più serena conoscenza di sé e degli altri, ad
un miglior apprezzamento delle proprie ricchezze interiori dove i limiti
stessi rivelano la propria positività. Il gruppo d’incontro si ispira alla psico-
logia di Rogers che vuol promuovere la crescita e la maturazione dei singoli
e dei gruppi lasciando agire la «tendenza attualizzante» che è insita in ognu-
no di noi.
Ottobre 1991
Educazione al dialogo.
Novembre 1991
Tecniche espressive e analisi transazionale.
Psicodramma: è una tecnica di dinamica di gruppo che adopera l’azione
per entrare nel nucleo delle problematiche profonde dei soggetti e che com-
prende una fase di riflessione dei vissuti.
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 173
Gennaio 1992
Seminario di espressione totale.
Febbraio 1992
Il piacere di scrivere.
Invece di partire da regole, da «quadri prestabiliti» ed introdurvi una
scrittura presa da altri, discarnata, artificiale, verrà proposto di partire dal
vissuto individuale, dagli interessi, desideri, sentimenti, preoccupazioni di
ciascuno, in ciò che hanno di più immediato e spontaneo.
Proponendo esercizi semplici, presentati sotto forma di giochi, verrà
favorito l’emergere di una scrittura personalizzata, ridando, nello stesso
tempo, il gusto di scrivere, la capacità di esprimersi, di trovarsi… forse.
La scrittura, non più imbrigliata dalle regole e fissata dal peso dei model-
li, diventa un’esplosione di piacere, di sofferenza, di risa, di desideri, di vita:
espressione originaria ed originale, liberazione, libertà.
174 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
Giugno 1992
Respiro, colore e silenzio: un percorso possibile.
Il corso intende presentarsi come un modulo aperto in cui far convivere
diversi aspetti dell’espressività umana per lo sviluppo della consapevolez-
za. All’inizio, è previsto un lavoro con il corpo, in modo «morbido», in cui
coniugare movimento e respiro e disporsi al silenzio. Quindi, sulla base dei
vissuti, un incontro sul piano della comunicazione verbale. Saranno appro-
fonditi in accordo con il gruppo alcune delle «spiritualità altre» come intro-
duzione al lavoro con la pittura. Tale lavoro consisterà nella visualizzazione
e trasposizione su carta dei vissuti personali emersi.
Non si richiede a tale proposito nessun tipo di competenza particolare in
campo artistico e meditativo.
Settembre 1992
LED scuola.
Novembre 1992
La crescita di coppia.
Questo corso è per tutti coloro che nella loro vita di coppia vogliono:
– essere più felici,
– crescere,
– superare una crisi,
– risolvere un problema particolare.
L’animazione è centrata sui desideri dei partecipanti ed il lavoro che
verrà fatto dipenderà innanzitutto dalle aspettative di ciascuno. Tuttavia,
ecco una lista non limitativa dei temi che potranno essere affrontati: i proble-
mi della coppia ossia i timori dell’amore, la paura dell’abbandono, il bisogno
di sicurezza, le aspettative di ciascuno, la rottura, la debolezza dell’attacca-
mento; l’evoluzione della coppia ossia la comunicazione, dirsi tutto, essere
se stessi, riconoscere ed aiutare l’altro, la fiducia, le affinità, la sessualità,
l’autonomia, la libertà.
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 175
Giugno 1993
Biennio di formazione alla relazione di aiuto.
Dicembre 1994
Il rapporto con il cibo.
Febbraio 1995
Nel giardino del cuore: il bambino che è in noi.
La fanciullezza come chiave per la propria crescita personale.
Marzo 1995
La bottega di strani vari.
Aprile 1995
Appuntamento con se stessi e con gli altri in clima di autenticità.
Ritrovarsi, fermarsi, fare una pausa, prendere un tempo per se stesi ad
una data ora in un dato giorno. Esprimere se stessi verbalmente, non verbal-
mente, emozionalmente, con la scrittura, con il disegno, in qualunque modo
purché faccia star bene.
Rebirth (rinascita).
Novembre 1995
Maestro, dove abiti? Ovvero «se incontri Budda per strada, uccidilo!».
Gruppo libero di confronto per una crescita d’identità, autorevolezza
interiore, relazione interpersonale autorevolezza interiore, relazione inter-
personale e transpersonale.
Estate 1996
Io sono… i miei genitori erano…
Dicembre 1996
Ridere e gioia di vivere.
Aprire il cuore con il ridere e la voce.
La solitudine.
Gruppo d’incontro.
Come vivi la solitudine? È una cosa che brami o che temi? Ti senti solo
anche in mezzo alla gente? Se desideri affrontare questo problema, ti aspet-
tiamo. Il gruppo d’incontro è un gruppo di scambio e confronto tra i parte-
cipanti per la loro crescita di identità, comunicazione personale e autorevo-
lezza interiori, comprensione di sé e dell’altro, maturazione affettiva e spi-
rituale. Libero da schemi ed interpretazioni psicologiche, vuoi privilegiare
il qui e ora, cioè il momento della persona in quanto soggetto in relazione con
sé e con gli altri.
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 177
Estate 1997
Ripensare alla morte può dare un senso alla vita.
L’integrazione della morte nel proprio pensiero permette all’uomo di
vivere in modo più cosciente e concentrato, e lo preserva dallo sprecare
troppo tempo per cose senza importanza.
Novembre 1997
Raccontarsi per integrarsi da persona a persona; corso di educazione
interculturale
Estate 1998
Il linguaggio giraffa
L’arte di comunicare in modo efficace, senza aggressività. Questo semi-
nario si propone come occasione di sensibilizzazione alla teoria e alla pratica
del Linguaggio Giraffa e come momento di esplorazione del ricco e affasci-
nante mondo delle relazione.
Dicembre 1998
Conoscersi attraverso il movimento.
Estate 1999
Diventa te stesso.
Gruppo di incontro.
È un corso che aiuta a dare un nome alle proprie emozioni e ad ascoltare
con più attenzione la voce interiore in un clima di rispetto reciproco
Novembre 1999
Integrazione psicosomatica.
Quando la mente tace il corpo torna a parlare.
Corso pratico ed esperienziale relativo alle relazioni fondamentali dello
psicosoma, con ampia elaborazione dei vissuti personali, al fine di favorirne
l’integrazione per una vita più piena ed armoniosa.
178 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
cerchiamo inoltre di adattare gli incontri alle esigenze dello specifico gruppo. Si
propongono degli esercizi pratico esperienziali come momenti di confronto a due,
scambi di ruolo, simulazioni di realtà quotidiana, per poi arrivare ad una rielabo-
razione guidata dei sentimenti». Il conduttore del gruppo chiamato «facilitatore»
(due se il gruppo supera i 25 elementi) ha il compito «di armonizzare il gruppo e
di preservare le persone più vulnerabili e in difficoltà. Infatti – conclude la psicologa
– questa è un’esperienza rivolta a tutti quelli che hanno una spinta interiore a
conoscersi più in profondità e a tentare un approccio migliore col mondo esterno,
cioè con gli altri».
Educazione al dialogo quindi, come un’occasione per essere in proficuo
contatto col nostro mondo interiore, per dare un nome ai sentimenti, per scioglie-
re quei nodi interni e le paure che impediscono un sereno rapporto con gli altri.
Educazione al dialogo, come «metodologia del confronto e perciò del reci-
proco rispetto, nel riconoscimento degli essenziali valori della convivenza uma-
na».68 Quella convivenza che può condurre all’isolamento della violenza, se è vero
che il dialogo comporta, più ancora che parità di diritti, il riconoscimento della pari
dignità di tutti gli uomini.
Così il dialogo apre le porte alla relazione significativa, che è relazione
eterocentrata, quella che mette in condizione di donare. Questa capacità di
relazione eterocentrata nell’adulto è praticabile solo «nella dimensione del dono,
che rende possibile accettare la morte»;69 morte che non si può accettare né
concepire fuori dalla relazione di dono. L’educazione al dialogo mette dunque
l’adulto, oltre che il giovane, nella situazione di essere ancora soggetto di educa-
zione, intesa come «perfezionamento continuo, dispiegamento ulteriore dell’uma-
no, affiorare progressivo dell’Io che diventa cosciente di se stesso come di un sé
più alto».70 L’adulto qui è favorito a porre se stesso in gioco, accogliendo piuttosto
che resistendo. Egli può ancora predeterminare il corso della sua evoluzione,
«favorendo la liberazione delle proprie energie interne, o al contrario, inibendo se
stesso».71
Una prospettiva questa che va a confermare, in modo meno astratto e
generico, la centralità della persona, lungo tutto l’intero arco dell’esistenza, non
solo dunque nei processi formativi scolastici.
Note
1
Cfr. pieghevole di presentazione del LED.
2 Rogers C. R. (1980), Un modo di essere, Firenze, Ed. Psycho, p. 7.
3 Cfr. IACP Scheda biografica di Carl R. Rogers in www.iacp.it.
4 Idem.
180 L’ESPERIENZA DI VILLA S. IGNAZIO
5 John Dewey (1859-1952) fu il maggior ispiratore della pedagogia attiva statunitense, mentre
in Europa un ruolo fondamentale la svolse l’Istituto Jean Jaques Rousseau di Ginevra (Clapa-
rede, Bovet, Ferrière, Piaget) assieme a Maria Montessori, a Decroly, a Robert Baden Powell,
a Kerschensteiner.
6 Idem.
8
Nel 1962 era stata fondata da A. Maslow la Association of Humanistic Psychology (Buhler,
Allen, 1972), in cui si riconosceva la cosiddetta l’esistenza di una “terza forza” assieme a
psicoanalisi e comportamentismo, formata da studiosi di varia provenienza teorica: oltre a
Maslow e a Rogers, ricordiamo G. Allport, R. May, F. Pearls, G. Kelly.
9 Chiosso G. (1997), Novecento pedagogico, Brescia, Ed. La Scuola, p. 316.
10 Idem.
11 Infatti il libro che lo ha reso famoso fu La terapia centrata sul cliente pubblicato nel 1953
sviluppo della persona umana. In AA.VV., Servizio alla persona, Trento, Villa S. Ignazio,
atti del corso di formazione al volontariato.
15 Idem.
16 Raskin N.J. e.Rogers C.R, La psicoterapia centrata sulla persona, op. cit., p. 17.
19 Idem.
22 Ulteriori e più approfondite informazioni si possono trovare nel ricco sito all’indirizzo www.iacp.it
25
Dewey J. (1954), Il mio credo pedagogico, Firenze, La Nuova Italia, p. 3.
26 Chiosso G., Novecento pedagogico, op. cit., p. 75.
28 Ibidem, p. 79.
29 Il contenuto relativo al progetto sintonia è tratto da una mia relazione introduttiva, “Villa S.
Ignazio e il progetto Sintonia a Trento” riveduta e corretta per questo lavoro, al convegno
internazionale “Operatori sociali in sintonia con la persona in difficoltà, azioni, metodi e
politiche sociali a confronto in Europa” tenutosi il 16 gennaio 1999 a Trento presso il Centro
Servizi Culturali S. Chiara.
30 Si tratta di un’interessante fusione tra principi e metodologie praticate in vent’anni a Villa S.
Ignazio.
31 La cooperativa Villa S. Ignazio è stata fondata nel 1978 e il bollettino mensile Fractio Panis
ha cominciato la sua attività nel 1969; le attività celebrative dei rispettivi ventennale e
trentennale sono iniziate nell’autunno del 1998 e terminate a marzo 1999.
F ORMAZIONE ED EDUCAZIONE AL DIALOGO 181
32 In poco tempo da sette organismi si è passati agli attuali undici grazie all’adesione del Servizio
di Consulenza Pedagogica, del Centro culturale Martino Martini, dei Volontari di strada e
dell’Associazione etica pubblica e professionale”.
33 Patrizi P. (1999), L’approccio fenomenologico esperienziale nella formazione degli ope-
ratori sociali. In AA.VV., Operatori sociali in sintonia con la persona in difficoltà, Trento,
Villa S. Ignazio, atti del convegno internazionale.
34 Idem.
35
Idem.
36 Idem.
37 Idem.
38 Bruscaglioni M. (1997), La gestione dei processi nella formazione degli adulti, Milano,
gennaio 1996.
45 Bravo L. e Mancini A. (1994), Il tirocinio professionale: dal tirocinio guidato all’autonomia
49 Fannucci A. (1992), SUEOC: Dalla comunità accoglienza una nuova figura di operatore
52
Carmagnani R. e Danieli M. (1990), Uomini per gli altri, Messina, ESUR.
53 Crozier M. (1996), La crisi dell’intelligenza, Roma, Edizioni Lavoro.
Lavoro.
55 Kaneklin C. (a cura di) (1998), Formazione e narrazione, Milano, Raffaello Cortina.
56 Quaglino G. P. (1991), Sommario di formazione dal punto di vista della psicologia sociale.
58 Raineri M.L. (2003), Il tirocinio di servizio sociale, Milano, Franco Angeli, p. 16.
Erickson, n.1/01, p. 8.
63
Semplice schema che illustra il ciclo di apprendimento. Fonte: Hipgrase T. (1984), Leicester
University School of Social Work. In Ford K. e Jones A.(1991) La supervisione dei tirocini
nel servizio sociale, Trento, Erickson.
64 Fortin D. (2001), Ripensando al disegno generale del progetto “Gestire il disagio a scuola”.
66 Sintonia è il titolo del progetto sperimentale ai sensi dell’ iniziativa comunitaria occupazione
e valorizzazione delle risorse umane Horizon, realizzato dalla cooperativa Villa S. Ignazio e dal
CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, che è diventato modello di
proposta per la formazione esperienziale di operatori sociali ed insegnanti. Maggiori informa-
zioni si possono trovare nel libro (con video): AA.VV. Cercare sintonia nella relazione nella
collana strumenti di formazione n. 7 (Copyright 2000 Villa S. Ignazio cooperativa di solidarietà
sociale - Trento).
67 L’intervista a Marina Fracasso si è tenuta a Villa S. Ignazio nel settembre del 1999.
70 Ibidem, p. 1.
71 Ibidem, p. 20.