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CAPITOLO 1
Le ineguaglianze sociali e la povertà sono ancora tra le cause principali di gran parte dei disturbi di salute mentale
PERSONA NEL CONTESTO: unità di analisi e di intervento => l’individuo ed i contes! sociali sono considera! inseparabili
SETTING TERAPEUTICO dello Psicologo di Comunità: scuole, quar!eri, associazioni, aziende, ci7à
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
I 5 LIVELLI ECOLOGICI
L’analisi dei fa7ori individuali e contestuali è funzionale sia per fini conosci!vi, che applica!vi: comprendere i fa7ori
preponderan! nel determinare un fenomeno perme7e di sviluppare interven! mira! a mutare tali fa7ori
I. Livello INDIVIDUALE: racchiude fa7ori organico-ereditari (cara7eris!che che connotano l’individuo che
perme7ono di individuare gruppi maggiormente a rischio per un determinato fenomeno), competenze e abilità
(sia pra!che, che emo!ve e cogni!ve), comportamen e s li di vita (per comprendere quali andrebbero
modifica! per limitare il rischio di problema!che). A livello di intervento, modificare il comportamento risulta
difficile, poiché vanno considera! gli aspe psicologici/sociali; le opzioni possono essere le a$vità sui singoli
comportamen (es. training di mo!vazione o orientamento) anche se, solitamente, si preferisce agire in
maniera indire7a.
II. MICROSISTEMA (o Microlivello): contes! di vita e persone con cui l’individuo ha un conta7o dire7o (es.
famiglia, insegnan!, gruppo dei pari) => rete sociale. Sono contes! molto rilevan!, sia per la possibilità di
sviluppo di comportamen! an!sociali, che per la possibilità di efficacia dell’intervento; quest’ul!mo può
consistere nel potenziare/modificare la rete, favorire buon clima sociale, promuovere sostegno sociale e
adeguata comunicazione tra microsistemi diversi.
A7enzione: per potersi considerare tale, un intervento su microlivello deve prevedere una modificazione del
contesto relazionale, in modo che la rete sociale in cui il sogge7o è inserito veicoli il cambiamento. È importante
non confondere luogo (se ng) dell’azione e livello (es. fare un training in classe sulla resistenza alla pressione
dei pari è a livello individuale, poiché agisce su competenze e abilità dei singoli).
FOCUS: IL SOSTEGNO SOCIALE è la funzione principale della rete sociale e può essere inteso come l’aiuto che
l’individuo può ricevere dalle persone che gli stanno accanto; può svilupparsi e prendere forma con modalità:
- Strumentale: aiuto concreto, che allevia lo stress e facilita adeguata soluzione problemi
- Emo vo: sostegno affe vo, che aumenta autos!ma e perme7e migliore ges!one emozioni
- Informa vo: consigli e informazioni, u!li nella risoluzione di un problema
- Affilia vo: deriva dal far parte/sen!rsi parte di gruppi o associazioni, perme7e di avere conta sociali
soddisfacen! e occupare posi!vamente tempo libero
III. ORGANIZZAZIONI: insieme stru7urato di microsistemi, come la scuola, i servizi sociali ed il luogo di lavoro. A
livello di analisi è possibile considerare cara7eris!che stru7urali, organizza!ve e clima relazionale. Interven! sul
sistema di regole e procedure (che deve essere chiaro), sulle condizioni di vita, sulle relazioni, sul sistema di
rinforzi dei comportamen posi vi possono ridurre problema!che e comportamen! an!sociali.
IV. Livello di COMUNITA’: rappresentato sia dalla comunità in senso geografico (quar!ere, comune, ci7à), che in
termini di interconnessione tra gli individui. Viene intesa come una vasta rete di organizzazioni che
interagiscono tra loro.
I 5 PRINCIPI DI LEVINE: comprendere ripercussioni approccio ecologico nella pra!ca dello Psicologo di Comunità:
1. Un problema sorge in un se"ng o in una situazione: i fa ori situazionali causano, innescano, esacerbano e/o
mantengono il problema: è necessario valutare ada7amento tra individui e contesto ambientale.
2. Un problema sorge perché la capacità ada"va del se"ng (di “problem solving”) è bloccata: le capacità ada ve
delle persone in un determinato se ng sono limitate dalla natura del se ng stesso (es. accessibilità alle risorse)
3. Per essere efficace, un aiuto deve essere collocato in modo strategico rispe o all’insorgere del problema:
piu7osto che invitare la persona a chiedere aiuto, bisognerebbe portare aiuto alla persona
4. Gli scopi e il valore dell’operatore o del servizio di aiuto devono essere coeren con gli scopi ed i valori del se"ng
5. La forma d’aiuto dev’essere stabilita in modo sistema co, usando le risorse naturali del se"ng o mediante
l’introduzione di risorse che possono diventare is tuzionalizzate come parte del se"ng
CAPITOLO 4
Lavorare sulla prevenzione significa fare previsioni sui comportamen! futuri di comunità o gruppi di persone, affinché
alcune cose non avvengano; perché sia efficace occorre intervenire su tu7a la popolazione, o con gruppi/sogge a
rischio e/o con sogge con qualche sintomo clinico. La forza e la specificità della prevenzione sono l’agire con le
persone prima che diven!no un caso clinico.
Categorie di fa7ori connesse a salute e benessere:
fa7ori gene!ci e biologici
s!li di vita ed alimentari
assistenza sanitaria
ecologia e condizioni di vita
cara7eris!che sociali e della società
Il modello di Bronfenbrenner:
Microlivello: proge che agiscono sulle reazioni diadiche (es. genitori e figli)
Mesolivello: interven! che puntano a favorire relazioni tra i diversi microlivelli (migliorare comunicazione scuola-
famiglia)
Macrolivello: azioni che modificano norme o organizzazione ambiente socioculturale (es. clima scolas!co)
Oltre a ques! fa7ori, altro costru7o importante è quello di resilienza: capacità di un sogge7o di resistere all’influenza
dei fa7ori di rischio, abilità a lo7are ed imparare dalle avversità, cercando di integrare queste esperienze nella propria
vita.
Approccio dello sviluppo posi vo, componen!: competenza, fiducia, connessione, qualità morali, cura.
Gli interven! dello psicologo di comunità si pongono, pertanto, sempre in un’o$ca proa$va (come prevenzione al
manifestarsi di un disturbo); solo quando il disagio si sarà manifestato, essi diventano di natura rea va e si spostano
verso la direzione terapeu!ca.
Nel macrolivello, l’approccio Investment for Health dell’OMS veicola un’idea di promozione della salute che garan!sca
effe vi miglioramen! socioeconomici:
Migliorare la salute è un inves!mento
Gli inves!men! nel se7ore della promozione della salute devono essere basa! sull’analisi dei determinan! a
livello di popolazione, implicano la riorganizzazione dei servizi ed il generale sviluppo socioeconomico, devono
essere compara! ai risulta!, dovrebbero ridurre le ineguaglianze ed essere compa!bili con i diri umani
CAPITOLO 5
EMPOWERMENT: costru7o complesso e diba7uto, obie vo che lo Psicologo di Comunità si auspica di o7enere.
Zimmerman è ritenuto uno degli autori di riferimento: sos!ene che una singola definizione ne contraddica il cuore
stesso e lo renderebbe prescri vo. In effe non esiste una singola definizione condivisa, ma è possibile definirne i
contorni e le peculiarità. È un processo (basato sulle azioni), ma anche un risultato (conseguenze delle azioni). Il
processo può essere facilitato dal punto di vista professionale ma non può essere imposto.
Il temine Empowerment si basa su 2 conce principali: il potere e la partecipazione.
IL POTERE: comprendere le relazioni di potere (dove e come gli individui, i gruppi e le società possono diventare più
poten!) è necessario per il lavoro dello Psicologo di Comunità
Weber so7olinea come il potere implichi un contesto relazionale tra persone o cose. Essendo creato dalle e nelle
relazioni, potere e relazioni di potere possono modificarsi. Il potere può inoltre essere condiviso. Ne emerge un !po di
potere posi!vo definito potere relazionale da Lappe e DuBois, potere genera vo da Korten e potere integra vo e
condiviso da Kreisberg. Il suo raggiungimento rafforza anche il potere degli altri, non lo diminuisce.
Altro autore è Foucault che definisce 3 aspe$ del potere:
1. Il potere può essere esercitato solo da sogge" liberi, che possono confrontarsi con un ampio spe ro di
possibilità, relazioni e comportamen realizzabili: la libertà ne diventa quindi elemento cara7erizzante
2. L’esercizio del potere crea con nuamente nuove conoscenze e le nuove conoscenze portano a maggior potere.
Potere e conoscenza sono integrati: es. solo se conosco i servizi del mio territorio e i miei diri posso contribuire
al loro miglioramento ed esercitare il mio potere
3. L’onnipresenza del potere: non tanto perché ha il privilegio di consolidare tu o so o un’unità indissolubile, ma
perché è prodo o da un momento all’altro, da ogni relazione. Il potere è ovunque, non tanto perché è presente
in ogni cosa, quanto perché deriva da ogni cosa.
I gruppi ai quali si appar!ene sono cara7erizza! da flussi di potere che danno la possibilità di agire in modo a vo e
contemporaneamente di subire conseguenze e decisioni prese da organismi e stru7ure complesse. In questo senso,
Lukes (2005) propone un modello a 3 dimensioni:
1. Prima: presa di decisioni concrete e reali nelle società o nel gruppo, risolvendo eventuali confli ed arrivando a
scelte comuni
2. Seconda: aspe o opzioni presenta! ai decisori ul!mi => rapporto con poli!ca e organi di informazione
3. Terza: quali bisogni le persone riconoscono come propri (implica comprensione degli aspe individuali e del
contesto in cui si vive)
PARTECIPAZIONE LIVELLO
Apparente Informazione: ruolo marginale delle persone
Decisione già presa o in mano al decisore finale Consultazione: interazione stru7urata su un tema
Concertazione: rappresentanze
Sostanziale Sostenere l’azione altrui
Ci7adini che condividono le responsabilità con i Agire insieme
“detentori del potere”
La partecipazione riguarda non solo i singoli ci7adini ma anche sogge colle vi, nei quali è rilevante la figura del
leader, che può essere vissuto come risorsa od ostacolo
CAPITOLO 6
I FOCUS GROUP, doppio u!lizzo: in ricerca e come strumento della ricerca-azione partecipata
Interviste di gruppo, con obie vo di raccogliere informazioni per perme7ere un approfondimento del fenomeno di
interesse (nella ricerca) e far partecipare arrivando a decisioni comuni (s!molare la ricerca-azione)
Cara7eris!che: partecipan! recluta! in modo uguale, il moderatore è sempre un professionista, l’analisi dei da! è svolta
dal ricercatore.
L’obie$vo della ricerca-azione partecipata è risolvere i problemi provando diverse strade, che non possono essere
an!cipate a priori, ma che diventano prodo7o e strumento del gruppo stesso.
Le 4 FASI della ricerca-azione di Lewin (1951), poi amplia! da Cunningham (1976) e da Kemmis (1982)
1. Fase di pianificazione, nella quale si iden!ficano ipotesi, target ed azioni possibili
2. Fase dell’azione, in cui il ricercatore propone un cambiamento possibile
3. Fase dell’osservazione degli effe del cambiamento proposto
4. Fase della riflessione, per comprendere fenomeno indagato e ipo!zzare nuova pianificazione
Il PHOTOVOICE (Voicing Our Individual and Collec!ve Experience), strumento per la ricerca-azione partecipata: sintesi
del linguaggio fotografico con l’empowerment
Obie$vo: a vare un processo di empowerment tra i partecipan!, a7raverso la condivisione delle immagini e la
riflessione comune su ciò che esse raccontano; fino al conta7o con coloro i quali hanno ruoli decisionali, ai cui vengono
porta! i risulta! dello scambio di opinioni e pun! di vista.
Pun di forza:
dà voce/potere a persone spesso escluse dai processi decisionali, ai gruppi svantaggia! (persone disagiate o
molto povere, portatori di handicap, immigra!, pazien! psichiatrici, donne con il cancro al seno, lavoratori,
ecc.), alimentandone la consapevolezza dei problemi della comunità di appartenenza e delle risorse che è
possibile a vare per risolverli. Ha dimostrato capacità trasforma!va di incidere sulla realtà
immediatezza dell’immagine visiva e ricchezza delle storie che l’accompagnano, che facilitano la condivisione di
pensieri e pun! di vista
flessibilità della tecnica
Limi :
passaggio all’azione concreta, al cambiamento, che dipende da chi ha is!tuzionalmente potere di agire
si dovrebbe prevedere una fase successiva, per sperimentare importanza ed efficacia del lavoro svolto
Un esempio italiano: il percorso di photovoice “Working with homelessness”, realizzato da operatori dei servizi che si
occupano di persone senza fissa dimora, a Pordenone, Verona e Vicenza. La loro voce ha permesso di cogliere pun!
cri!ci e spun! di miglioramento, comprendere pun! comuni con altre realtà europee, sen!rsi parte di un cambiamento
che, successivamente, è realmente avvenuto grazie ai dirigen! delle organizzazioni, che hanno a vato proge coeren!
con i risulta! di questa ricerca-azione partecipata.
Il metodo dei modelli gerarchici lineari (Hierarchical Linear Modeling, HLM) per lo studio della persona nel contesto.
Metodo mul!livello che perme7ono di analizzare gli individui aggrega! in un contesto e comprendere l’influenza di
quest’ul!mo sul gruppo (es. studen! nelle classi, ci7adini nei quar!eri, ecc.). Inoltre, evitano l’aggrega!on bias, cioè la
non corre7a s!ma dell’errore standard e l’eterogeneità delle regressioni.
Prima fondamentale fase nella ricerca di psicologia di comunità è scegliere i confini della comunità di interesse e, in
accordo con questa, definire gli strumen per conoscerla (la commis!one di metodi quan!ta!vi e qualita!vi è !pico di
questa disciplina); poi creare un proge7o condiviso con la comunità stessa, consapevole che non è possibile definire a
priori né gli esi , né le azioni finali, in quanto fru7o del lavoro condiviso e del processo partecipa!vo.
CAPITOLO 7
La psicologia di comunità si prefigge di produrre un cambiamento intenzionale nella comunità e con la comunità. È una
disciplina applicata, che mira sempre a finalità pra!che. Lo strumento principe è la ricerca-azione partecipata, accanto
alla quale si collocano tecniche e metodologie quali i training, la peer educa!on, il mentoring, i gruppi di auto-aiuto e il
lavoro di rete.
Tu7e queste metodologie hanno forte connessione con i principi base della disciplina:
Modello ecologico: le azioni sono spesso svolge in maniera indire7a, principalmente sul microlivello
Orientamento proa vo: azioni di prevenzione e promozione del benessere che intervengono prima che un
disturbo si manifes! o si radichi
L’empowerment: filo condu7ore di tu7e le a vità, che aumenta le competenze a7raverso la partecipazione
a va dei sogge coinvol!
Non esistono metodologie migliori di altre, esse devono essere coeren! con gli obie vi del proge7o e adeguate alla
comunità; l’u!lizzo congiunto di diverse tecniche rende i proge più efficaci.
Il cambiamento INDIVIDUALE: i TRAINING, percorsi forma!vi vol! ad aumentare le conoscenze, promuovere le abilità e
modificare gli a7eggiamen!
La psicologia di comunità si interessa al cambiamento individuale cercando di potenziare competenze ed aspe
individuali, per incrementare il benessere dei singoli e di rafforzare le relazioni con gli altri ed i propri contes! di vita.
I training si basano sull’assunto che l’apprendimento è il risultato di esperienze indo7o dall’interazione con l’ambiente,
pertanto può essere modellato con interven! specifici. Si focalizzano su:
- Aumentare le conoscenze, per correggere informazioni errate ed opinioni fuorvian!, facendo in modo che siano
i sogge stessi a raggiungere le informazioni a7raverso ragionamen!, interazioni di gruppo ed esperienze
concrete
Riassunto manuale Psicologia di Comunità 12
- Abilità, intese come “qualcosa che perme7e al sogge7o di fare”. Si cerca di far apprendere al sogge7o nuove
modalità di azione e competenze: es. training per migliorare il problem solving, la comunicazione o le social
skills. Molto importan! sono le abilità sociali, che perme7ono alla persona di relazionarsi in modo efficace;
lavorare su esse porta benefici sia al singolo, che a chi gli sta intorno
- Modificare a7eggiamen che, essendo radica! alla storia di ogni sogge7o, sono i più difficili da cambiare.
Compito dello psicologo è comprendere quelli esisten!, mostrare visioni alterna!ve, far sperimentare la
nega!vità. Questo lavoro implica un’azione di maggior durata, dilazionata nel tempo
Un esempio di training molto noto, che lavora anche sulle abilità sociali, è il Life Skills Training: sviluppato da G. J.
Botvin, è basato sulla teoria delle life skills la quale sos!ene che, sebbene i comportamen! problema!ci siano in
risultato di un’interazione complessa di diversi fa7ori (individuali, relazionali e ambientali), l’influenza sia mediata dalle
abilità possedute dal singolo individuo. Le principali life skills sono: problem solving, pensiero cri co, abilità di
comunicazione, autoconsapevolezza e capacità di fronteggiare lo stress.
Il training, inizialmente ideato per promuovere abilità per la prevenzione dell’uso di sostanze, può essere realizzato con
ragazzi delle scuole primarie e secondarie. Le componen! principali si suddividono in 3 aree:
1. Abilità personali: relazione dell’individuo con sé stesso, i propri vissu!, emozioni e problemi
2. Abilità sociali: perme7ono di costruire relazioni posi!ve e poter usufruire di sostegno, aiuto, condivisione
3. Abilità e conoscenze per resistere alla pressione (dei coetanei, dei media, ecc.)
Una variante è il Life Skills Training Parent Program, finalizzata a promuovere relazioni posi!ve e comunicazione con i
genitori.
La PEER EDUCATION: intervento tra pari, implica l’uso di membri di un determinato gruppo per agire il cambiamento
sugli altri membri dello stesso gruppo.
Finn: “il condividere informazioni, a7eggiamen! o comportamen! a7raverso i ragazzi che non hanno qualifiche
professionali di educatori ma il cui obie vo è educare”. Altri hanno enfa!zzato il rapporto di educazione-influenza
reciproca. Viene u!lizzata spesso nelle scuole per tra7are argomen! quali la sessualità o l’uso di droghe.
L’esperto è un coetaneo, preparato a7raverso uno specifico training, che veicola messaggi preven!vi e promuove
Il dialogo su alcuni argomen!. Sfru7a un canale comunica!vo naturale, quello tra pari.
Teorie che ne sostengono l’efficacia:
o Teoria dell’apprendimento sociale di Bandura: so7olinea l’importante ruolo dei pari, come modello
comportamentale
o Teoria dell’azione ragionata di Fishbein e Ajzen: per influenzare il comportamento è necessario agire sulle
norme sociali (su cosa i ns. pari pensano o credono di un determinato comportamento)
o Teoria della diffusione delle innovazioni di Rogers 1969: i pari possono fungere da opinion leaders
o Teoria della “partecipatory educa!on”1972
Fasi di svolgimento:
o Reclutamento dei peer: sogge fortemente acce7a! dal gruppo, non coinvol! a vamente nel
comportamento nega!vo da prevenire
o Formazione: partecipazione a va, in grado di facilitare conoscenza dell’argomento e abilità comunica!ve
necessarie
o Azione dei peer: che può avvenire in situazioni naturali, così come in contes! forma!vi specifici
o Sostegno e monitoraggio dei peer: supervisione con!nua e sostegno tecnico, sociale e psicologico
o Valutazione: di efficacia finale sul target o sui peer stessi
I GRUPPI di AUTO-AIUTO: piccoli gruppi volontari, compos! da persone con un problema comune e desiderio di
superare efficacemente il momento di difficoltà
Nascono negli anni ’30, con la creazione del gruppo Alcolis! Anonimi. La proliferazione è dovuta al tenta!vo di
colmare alcune lacune nei servizi ufficiali.
Il ruolo del professionista è marginale e i componen! del gruppo non vengono forma! né segui!
Livello micro: è a7raverso il gruppo e le sue dinamiche che avviene il cambiamento individuale
Aiuto di !po: universale, sele$vo e indicato.
Sfru7ando le potenzialità delle relazioni orizzontali (tu i membri detengono lo stesso valore), possono fornire
sostegno agli altri componen!.
Cara7eris che principali
- Scopo: fornire aiuto, migliorando la propria e altrui situazione a7raverso il confronto e il sostegno di persone
che possono capire
- Origine: dal gruppo stesso, perché le persone sentono di dare aiuto
- Fonte d’aiuto: i membri stessi
- Composizione: membri con un problema comune
- Controllo: so7o il controllo dei membri, raramente è presente un consulente/supervisore
Tipologie:
- Controllo del comportamento e riorganizzazione della condo a: interven! di !po indicato (sono coinvol!
sogge con problema!che già presen!)
- Sostegno e difesa dallo stress: i componen! stanno vivendo una crisi, nega!va (divorzio, mala a, handicap)
oppure posi!va destabilizzante (nascita figlio): interven! sele vi
- Crescita personale e autorealizzazione: spazi per la crescita e l’empowerment individuale. Di !po universale.
- Azione sociale: azione rivolta all’esterno per portare cambiamen! generali alla comunità in cui si vive. Interven!
di !po universale. La psicologia di comunità è interessata maggiormente a questo !po di gruppo.
Se il gruppo funziona, ci si trova di fronte ad un bivio: chiudere l’esperienza o porsi nuovi obie vi, stavolta esterni,
trasformandosi.
Ruolo psicologo di comunità: consulente esperto, creazione/promozione di nuovi gruppi, aiuto nell’integrazione con
il sistema formale di cura, mappatura dei gruppi esisten! e delle loro cara7eris!che
Efficacia: basso costo, fortemente lega! ai bisogni dei partecipan!, meno s!gma!zzan! rispe7o a servizio ufficiale e
più facilmente disponibili.
Svantaggi: diventano nega!vi se autoreferenziali e chiusi verso l’esterno, se creano dipendenza e non favoriscono
autonomia, se scatenano disuguaglianze interne e lo7a al potere
Azioni a livello di ORGANIZZAZIONE, COMUNITA’ LOCALE e MACROLIVELLO, che producono cambiamen! di !po
stru7urale, relazionale e legisla!vo
Il LAVORO DI RETE
Metodo: lavoro di rete. A vare l’insieme dei gruppi, en!, associazioni servizi di un contesto – defini! “rete” –
coinvol!/interessa! da un problema per risolverlo in un’o ca collabora!va, unendo cara7eris!che/specificità/risorse di
ciascuno, evitando la duplicazione di interven! e finanziando nuove inizia!ve. Realizzazione congiunta dei proge .
Forme di collaborazione: livello minimo (scambio di informazioni), medio (segnalazione di un problema), terzo
(collaborazione sul caso), quarto (collaborazione su un problema)
Ostacoli: possibilità di minaccia autonomia, background teorici difficilmente coniugabili, sbilanciamento cos!-benefici
Aspe facilitan!: accodi rispe7o a chi-fa-cosa, buona comunicazione, presenza di organizzazioni con obie vi affini,
disponibilità di fondi, consapevolezza dell’efficacia dell’interdipendenza, ges!one coordinata delle a vità/decisioni con
pari dignità/responsabilità a7raverso la siglatura di un protocollo d’intesa.
CONCLUSIONI
Le diseguaglianze socio-economiche con!nuano a crescere, i poli!ci stanno a guardare ed i ci7adini sembrano incapaci
di unire le forze ed a varsi.
Pensando al modello di Bronfenbrenner, è possibile individuare il “global-livello” che rappresenterebbe gli effe della
globalizzazione sui comportamen! e la salute.
Come sosteneva Bandura, esistono due esigenze fondamentali dell’esistenza umana: l’agency (essere persone in grado
di esercitare un’azione trasforma!va sul mondo) e la communion (spinta che porta alla ricerca dell’altro).
Uno dei temi futuri della disciplina, potrebbe essere la felicità, sulla quale si stanno acquisendo svariate evidenze
empiriche circa altri fenomeni correla! e i suoi predi7ori.