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Il principio dell’empowerment mette in rilievo la necessità di considerare le dinamiche di potere che caratterizzano
la relazione tra i professionisti e gli utenti di un servizio o i soggetti di una ricerca. Questo comporta l’apertura a
interpretare insieme ai soggetti i risultati di una ricerca attraverso l’utilizzo di metodologie partecipative, e la
capacità di scegliere la strategia migliore per affrontare i problemi della comunità insieme ai membri che ne fanno
parte, considerati come depositari di conoscenze e competenze fondamentali per il lavoro dei professionisti.
CAPITOLO 2:
LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ
Le origini e la nascita
I valori che ispirano, insieme ai principi teorici e alle strategie d’intervento, sono stati fortemente influenzati dagli
eventi storici e politici di quel periodo. Secondo Seymour Sarason, queste radici sono da ricercare nell’evoluzione
sociale e culturale degli Stati Uniti iniziata con l’inizio della WW2.
Eventi:
• Durante e dopo la WW2 Nel mondo universitario avvengono due cambiamenti:
→ 1. l’apertura della psicologia accademica verso l’intervento sociale
2. l’apertura della psicologia accademica verso la psicologia clinica
La psicologia accademica inizia ad interessarsi a questioni sociali rilevanti, come lo studio dei processi individuali di
dominio e sottomissione che hanno condotto alla tragedia della guerra. Allo stesso tempo, la psicologia clinica
inizia ad assumere un ruolo importante nell’affrontare i problemi sociali creati nel dopoguerra.
Nel 1948, Lewin teorizza la partecipazione attiva dello sperimentatore alle ricerche e la necessità di occuparsi di
problemi reali che interessano le persone.
Nello periodo, Skinner ipotizza l’applicazione delle sue teorie in funzione del cambiamento sociale attraverso
l’elaborazione della comunità di Walden 2, in cui Skinner immagina una comunità utopistica in grado di raggiungere
uno scopo molto ambizioso: un’organizzazione più funzionale rispetto alle società moderne in cui le persone
possono sviluppare al meglio le proprie potenzialità vivendo pacificamente.
• Fine degli anni ‘50 Gli Stati Uniti perdono la corsa allo spazio con l’Unione Sovietica; questa → sconfitta ferisce
l’orgoglio nazionale e genera grande preoccupazione. Tutto ciò si concretizza in una severa autocritica dell’intera
società. Secondo Sarason, questo evento concorre a trasformare quel contesto sociale, in quanto vengono attivate
molte misure per migliorare il sistema educativo e valorizzare le risorse intellettuali di ogni categoria sociale.
• Gli anni ‘60 Grandi riforme promulgate da Kennedy e Johnson.
In questo periodo vengono → poste le basi concrete per la realizzazione degli interventi di comunità. Si ricordano:
1. Community Mental Health Center Act → Riduce i ricoveri negli ospedali psichiatrici e amplia l’offerta di trattamenti
al cittadine all’interno della propria comunità di residenza.
2. War on Poetry Introduce riforme in senso socio socioassistenziale. →
3. Il programma Head Start del 1965: : programma del Department of Health and Human Service degli Sta! Uni!, is!
tuito per fornire a bambini e famiglie provenienti dai ceti più svantaggiati servizi comprensivi di educazione, salute e
nutrizione. Proge7ato per ridurre le disuguaglianze, cominciando nella fase prescolastica, a7raverso a vità di
sostegno emotivo e sociale, di educazione alla salute e nutrizione. Filoni di intervento: Early Head Start (per bambini
fino a 3 anni), Head Start (per bambini 3-5 anni), Migrant and Season Program Branch (per immigra! e lavoratori
stagionali). I servizi offerti sono tu orienta! a parificare le condizioni di accesso alla scuola primaria; i servizi sociali
lavorano in collaborazione con la famiglia allo scopo soprattutto di fornire l’accesso alle risorse presenti nella
comunità.
In seguito a questi cambiamenti sociali: Swampscott, 1965: un ristretto gruppo di psicologi e operatori della salute si
riunisce. Questo evento è il primo atto formale di fondazione della disciplina, durante il quale prende forma e
significato l’espressione “psicologia di comunità”, che invita a ricercare anche nell’ambiente sociale la causa dei
problemi e le risorse per la loro risoluzione. La comunità entra così nella psicologia clinica come luogo in cui si
generano e si manifestano patologie e all’interno del quale possono essere risolte, soprattutto in chiave preventiva.
Nonostante lo spostamento paradigmatico, fino ai primi anni 70 la psicologia di comunità si limitò a occuparsi della
malattia mentale. In seguito, gli psicologi si svincolano dal trattamento della patologia psichica e si orientano verso
problematiche sociali più generale, seguendo il paradigma ecologico, dove gli oggetti di studio e di intervento sono
gli “individui in situazione” e l’obiettivo principale delle ricerche e degli interventi è il cambiamento sociale
complessivo. Ciò significa concettualizzare aspetti individuali a un livello collettivo, il che la avvicina ad altre
discipline come la salute pubblica, l’epidemiologia, la sociologia e l’antropologia. Questo ha portato a fare
dell’interdisciplinarità una caratteristica distintiva di tutti gli psicologi di comunità.
Il modello di Barbara Dohrenwend → relazione tra classe sociale e disturbi mentali. Questo modello sposta l’accento
relativo all’eziologia dei disturbi dalle caratteristiche individuali alle caratteristiche di alcuni gruppi sociali, come, per
esempio, i poveri. Il modello:
• pone l’accento sull’interazione fra fattori contestuali e individuali nello sviluppo della psicopatologia
• pone attenzione al concetto di stress psicosociale
• pone l’accento sulla possibilità di concentrarsi sui singoli individui ma anche su interventi che si occupano
dell’ambiente più allargato
• permette ai professionisti di pensare a interventi di prevenzione → È stato introdotto allo scopo di fornire una
cornice concettuale euristica che pone al centro il concetto di stress psicosociale e che aiuta a pensare ai problemi
delle persone in termini alternativi rispetto a quelli di diagnosi e malattia. Il modello quindi può essere
euristicamente utilizzato per guidare strategie mirate a incrementare la qualità della vita e il benessere o per la
prevenzione di disordini e psicopatologie.
Il senso di comunità
All’interno di questa visione “ecologica” del disagio, un obiettivo comune diviene la crescita dell’intera comunità,
ottenibile attraverso la redistribuzione delle risorse, la quale a sua volta avviene attraverso la promozione della
partecipazione attiva delle persone e la condivisione del potere “
→ senso di comunità”: sentimento di appartenenza e partecipazione attiva degli individui alla vita comunitaria. Il
senso di comunità diventa una pietra miliare e un valore centrale della disciplina. Dal punto di vista operativo, il
senso di comunità è il valore sovraordinato attraverso cui giudicare gli sforzi per cambiare ogni aspetto del
funzionamento di una comunità. Uno dei suoi elementi costitutivi è la disponibilità a dare agli altri.
Sarason definisce la “comunità” come:
• la percezione di similarità con gli altri dimensione: → similarità.
• un’accresciuta interdipendenza con gli altri mantenuta grazie alla disponibilità a offrire o fare per gli altri ciò che
ci si aspetta da loro dimensione: → interdipendenza, ovvero la consapevolezza dei legami inevitabili tra il proprio
agire e l’agire altrui.
• la percezione di essere parte di una struttura pienamente affidabile e stabile dimensione: → vissuto di
appartenenza, ovvero il riconoscimento della comunità stessa come contenitore che racchiude e accomuna i membri
appartenenti. McMillan e Chavis definiscono il senso di comunità come un sentimento che gli individui hanno di
appartenere e di essere importanti gli uni per gli altri, unita a una fiducia condivisa che i bisogni dei membri
saranno soddisfatti dal loro impegno a essere insieme.
Per comprendere il modo in cui il senso di comunità può operare, essere defin ito e misurato, propongono 4 fattori:
1. appartenenza 2. influenza 3. integrazione e soddisfazione dei bisogni 4. connessione emotiva condivisa
A livello comune, tutti gli studi condotti hanno confermato che il senso di comunità risulti legato a: • un alto livello di
benessere individuale • agli affetti piacevoli • all’autoefficacia • bassi livelli di solitudine e ritiro depressivo Il senso
di comunità è stato messo in relazione anche con le capacità individuali di risoluzione dei problemi e di
fronteggiamento di eventi stressanti.
Il storico contesto italiano La Psicologia di Comunità italiana nasce intorno alla seconda metà degli anni Se7anta,
con un decennio di ritardo rispe7o a quella statunitense. La data di inizio viene fa7a coincidere con l’anno di uscita
del volume scri7o da Donata Francescato per Feltrinelli nel 1977. Otre che nel cinema, nella musica e nell’editoria,
segnali di un forte a7acco all’approccio tradizionale alla malattia mentale, sono iden!ficabili già nel 1968: Franco
Basaglia decide, con il supporto dei più importan! fotografi italiani, di documentare le condizioni di vita delle “ is!
tuzioni totali” (manicomi). Ne nasce, nel 1969, un volume dal !tolo “Morire di classe” che sfocerà nella famosa legge
del 1979. Dall’inizia!va congiunta di Donata Francesco e di un gruppo di professionis! dell’ARIPS di Brescia, la
psicologia di comunità comincia a muovere i primi passi. Nel 1994 viene fondata la SIPCO: Società Italiana di
Psicologia di Comunità. Nasce inoltre la prima rivista del se7ore: “Rivista di psicologia di comunità”.
Promuovere l’empowerment nei confronti di persone senza fissa dimora significa riattivare nella persona la
percezione di AVERE: cose da cui sono state deprivate da tempo
Un altro modello teorico, molto importante, che viene sempre utilizzato nell’ambito dell’emarginalità, associato
storicamente a deificit e problematiche , è quello delle capabilities, dunque un Altro modo di guardare all’utenza .
Esso lavora per aumentare le opportunità di vita di una persona. L’biettivo dei programmi è quello di aumentare in
quantità e varietà l’opportunità di essere, di scelta e azione, che derivano tutte dall’interazione tra risorse, abilità
personali e ambiente sociale, politico ed economico.
Trattare le persone in questo modo manda messaggio molto importante e forte: l’operatore considera la persona in
grado di compiere determinate scelte. IN quest’ottica il soggetto non faràa altro che percepire ripercussioni positive
su di sé, come percezione di controllo e da lì , con ricadute ottime sulla sua salute fisica e mentale e l’intagrazione
nella comunità.
Ci sono poi delle caratteristiche generali che denotano quelle organizzazioni che promuovono empowerment e
capabilities
Altre carratteristiche ritenutte fondamentali purchè un’organizzazione sia abile nell’allargare le opportunità di vita
sono:
CAPITOLO 2: IL TERRITORIO. QUARTIERI E CITTÀ Cittadinanza attiva e partecipazione: community capacity building
Moro la cittadinanza attiva è la capacità dei cittadini di auto-organizzarsi in una molteplicità di forme → associative e
di agire nella sfera pubblica, esercitando potere e responsabilità. I poteri distintivi dell’attivismo civico sono, ad
esempio, il potere di produrre informazione e letture alternative della realtà, o il potere di affermare nuovi valori o di
far funzionare le istituzioni. Anche la partecipazione politica assume una varietà di forme, collocabili lungo un
continuum che va dal tenersi informati sugli eventi al ricoprire una carica pubblica. 3 forme di partecipazione
politica: • la presenza, ovvero un atteggiamento ricettivo • l’attivazione, ovvero la messa in atto di una serie di
comportamenti che vanno dalla totale delega alla totale presa in carico • la partecipazione, ovvero il coinvolgimento
dirette nelle decisioni politiche. La partecipazione richiede una certa costanza ed impegno che si protrae per lunghi
periodi. In assenza di questa caratteristica, è preferibile il termine mobilitazione. Tipi di partecipazione:
Partecipazione latente/invisibile coinvolgimento che si traduce in interesse, informazione e fiducia → verso la
politica (stampa, tv, internet).
Partecipazione manifesta/visibile atti concreti di coinvolgimento nella sfera politica, come il voto o la → militanza a
un partito.
Partecipazione convenzionale si realizza attraverso le istituzioni politiche. →
Partecipazione non convenzionale raggruppa le forme partecipative alternative a quelle istituzionali →
(manifestare in piazza, firmare petizioni,ecc).
Partecipazione strumentale ha come finalità quella di soddisfare interessi o ideali personali o collettivi. →
Partecipazione simbolica ha come fine l’espressione e l’affermazione di un’identità e rimanda a concetti → di
comunità e appartenenza.
COMMUNITY CAPACITY BUILDING: concetto che si riferisce alle strategie attraverso cui rafforzare le capacità delle
comunità territoriali di identificare le priorità e le opportunità e di lavorare per sostenere il cambiamento. Consiste
nel promuovere le "capacità" delle comunità locali di sviluppare, concretizzare e sostenere le proprie soluzioni ai
problemi. Proprietà di una comunità che ne costituiscono la capacità:
1. Il senso di comunità dei residenti. 2. L’impegno da parte di singoli individui, gruppi e organizzazioni. 3. I
meccanismi di problem solving che permettono di tradurre l’impegno in azione. 4. L’accesso alle risorse,
materiali, politiche o umane, necessarie per sostenere l’azione.
→ Nesso partecipazione-cittadinanza attiva-senso di comunità → L’attivazione dei cittadini è favorita dal verificarsi
di alcune condizioni, come: 1 la percezione del contesto di vita individuale e sociale in termini di bisogni da ascoltare
e di problemi da affrontare 2 la percezione che i cittadini hanno circa la possibilità che la loro azione possa
effettivamente incidere sulla situazione 3 la percezione di far parte di una comunità coesa, caratterizzata da
interazione e integrazione sociale, fiducia e supporto reciproco, sentimenti di appartenenza
“Community engagement”: rapporto tra senso di comunità e impegno attivo dei cittadini
Chavis, Wandersman → 3 motori della partecipazione potenziati o attivati dal senso di comunità:
1. Il modo con cui gli abitanti percepiscono il proprio quartiere, i suoi punti di forza e i suoi problemi . Questo
determina quanto essi siano soddisfatti di viverci.
2. Le relazioni di vicinato: se il loro senso di comunità è solito, è probabile che siano anche più inclini a rafforzare il
loro senso di connessione interpersonale.
3. La percezione di controllo sull’ambiente (locus of control) e di competenza, molto simile alla percezione di
autoefficacia, ossia di poter influenzare con le proprie azioni un qualche aspetto del quartiere. Locus of control:
variabile psicologica che indica la percezione che ciascun individuo ha della possibilità di controllare la propria vita,
dunque la convinzione che le azioni abbiano un peso nella direzione degli eventi.
Felicità, qualità della vita e benessere i tre termini sono contigui ma non sinonimi
→ Felicità Filosofia ed economia si sono interrogate sui fattori che contribuiscono alla felicità delle persone: Filosofia
richiamando la natura sociale della felicità, fondata su una valorizzazione dei legami e → della relazione con l’altro,
sulla cura dei beni relazionali Economia elaborando l’idea che il reddito e la crescita economica degli stati non sono
sufficienti → a garantire la felicità delle persone
Qualità della vita World Health Organization Quality of Life: “è la percezione soggettiva integrata di quattro aree:
salute fisica, benessere psicologico, relazioni sociali e ambiente”. Alla qualità della vita concorrono fattori tanto
oggettivi quanto soggettivi → Veenhoven: elabora una classificazione quadripartita,distinguendo tra le opportunità
che le persone hanno di condurre una buona vita e i risultati che ottengono. È la differenza tra potenzialità e
attualità, connesse tra loro informa non lineare. Veenhoven distingue anche tra qualità interne e qualità esterne,
ossia relative all’ambiente o alla persona. Sul piano delle
opportunità, la vivibilità dell’ambiente si riferisce alle
caratteristiche dell’ambiente che sono in grado di soddisfare i
bisogni e di garantire lo sviluppo delle capacità individuali. Le abilità (di vita) riguardano gli strumenti e le risorse
interne di cui i singoli individui dispongono per affrontare i problemi della vita e definiscono il potenziale adattivo. Sul
piano dei risultati, l’utilità (della vita) fa riferimento all’idea che una buona vita abbia un senso e un valore che
trascende il singolo individuo, trattandosi quindi di un giudizio esterno. La soddisfazione e l’apprezzamento (della
vita) è invece la valutazione interna e soggettiva di quanto raggiunto dall’individuo nel corso della sua esistenza.
Benessere: non si tratta della semplice assenza di un disturbo ma di uno stato globale derivante dal più generale
funzionamento della persona,, nei suoi aspetti interni e di relazione con il contesto.
Benessere soggettivo: è definito come la combinazione di sentimenti di soddisfazione per la propria vita
(componente cognitiva), sperimentazione di emozioni positive e ridotta frequenza di emozioni negative
(componente affettiva).
Benessere psicologico: è stato declinato in una prospettiva eudaimonica, la quale considera il benessere come la
realizzazione del potenziale umano presente in ogni individuo. L'eudemonia non è la semplice felicità, è la felicità
intesa come scopo della vita, e come fondamento dell'etica. Il benessere psicologico è qualcosa di più della felicità:
non tutti gli obiettivi cui una aspira sono forieri di benessere, anche se possono essere fonte di piacere. Il benessere
psicologico include 6 diversi aspetti dell’autorealizzazione personale (Keyes): 1. Un atteggiamento positivo nei
confronti di sé stessi e del proprio passato 2. La percezione di un processo di crescita continua di sé stessi come
persone 3. La convinzione che la propria esistenza abbia un senso e un significato 4. Il poter fruire di relazioni
interpersonali di qualità 5. La capacità di gestire efficacemente la propria vita e l’ambiente circostante 6. Un senso
di autodeterminazione
Benessere sociale: cattura la percezione soggettiva del funzionamento che le persone hanno di sé stesse nella
società. Si riferisce al rapporto che i singoli intrattengono con la comunità allargata, intesta come qualcosa di più e
di più complesso delle sole relazioni interpersonali. Ha 5 dimensioni: 1. Integrazione sociale: misura con cui le
persone sentono di appartenere alla propria comunità. 2. Accettazione sociale: pensare che gli altri siano degni di
fiducia. 3. Contributo sociale: percezione di poter offrire un contributo alla società. 4. Attuazione sociale:
valutazione dell’andamento complessivo della società, credere che possa essa possa evolvere positivamente. 5.
Coerenza sociale: valutazione dell’organizzazione e del funzionamento della società. → Alla qualità della vita e al
benessere concorrono: • fattori interni ( aspettative, bisogni, valutazioni, credenza, atteggiamenti, abilità) • fattori
contestuali (relazioni interpersonali, richieste, sfide e opportunità che i contesti offrono)
Quale ruolo hanno l’appartenenza e i legami comunitari nel produrre benessere?
Epidemiologia sociale dimostra che la coesione, il capitale sociale e le reti di relazioni sono molto → importanti nella
salute fisica e mentale delle popolazioni. Una quota rilevante del benessere è da ricercare in determinanti di tipo
sociale. Il senso di comunità, che esprime la qualità soggettiva della relazioni con un contesto in cui ci si riconosce, è
stato messo in relazione prevalentemente con il benessere soggettivo e solo di rado con il benessere sociale. Modelli
di integrazione socio-culturale
Multietnicità: coesistenza in uno stesso sistema sociale di soggetti con identità etniche diverse. Concetto
descrittivo. Multiculturalismo: si riferisce alle strategie politiche con cui si affrontano, o si dovrebbero affrontare, le
questioni connesse alle differenze etniche. Concetto normativo. Sul piano politico, il multiculturalismo si traduce
nella domanda di riconoscimento dell’appartenenza a un gruppo particolare, con una sua peculiarità culturale. I
principali modelli di integrazione socio-culturale sono di 4 tipi:
• Modello assimilazionista: di matrice etnocentrica. Prevede che i migranti debbano adattarsi alla cultura della
società che li ospita, conformandosi alle regola che governano i comportamenti nella sfera pubblica e relegando il
mantenimento della specificità culturale nella sfera privata. Nonostante sia stata respinta come modello normativo
di integrazione orientato a cancellare le differenze, essa rappresenta anche un processo sociale spontaneo nelle
interazioni tra maggioranza e minoranza.
• Modello di fusione o melting pot: prevede che le varie differenze dovrebbero mescolarsi fino a fondersi e dar vita
ad una società e ad una cultura omogenea, in cui le differenze originarie sono praticamente azzerate. Metafora del
mosaico: le differenze possono combinarsi mantenendo ciascuno le proprie qualità e caratteristiche.
• Modello multiculturalista o pluralista: fondandosi sulla valorizzazione dell’alterità, ammette la possibilità di una
coesistenza pacifica e armoniosa di culture diverse all’interno di una comunità nazionale, che dialoga con le singole
comunità riconoscendole lo status di interlocutori pubblici. La vita pubblica è così considerata come mediazione tra
gruppi differenti.
• Modello funzionalista/di istituzionalizzazione della precarietà: non prevede la possibilità di una piena
integrazione socio-culturale delle minoranze e tende a scoraggiarne lo stanziamento stabile e il radicamento sul
territorio. Vede gli immigrati come ospiti temporanei per ragioni utilitaristiche e strumentali (lavoro); possono
risiedere e lavorare nella società di accoglienze solo nella misura in cui il loro apporto è funzionale alla società.
Quali sfide affronta una persona migrante?
• Identità se si considera l’identità come la risultante dell’interrelazione di tre rapporti di → integrazione (spaziale-
temporale-sociale), ne consegue che trasferimenti forzati, emigrazione ed esili sono condizioni che minacciano tali
vincoli, inducendo uno stato temporaneo di disorganizzazione psichica.
• Processi di acculturazione I migranti si devono confrontare con contesti differenti e devono → affrontare:
cambiamenti comportamentali (indotti dall'apprendimento della cultura ospitante), i processi di trasformazione
dell’identità etnica e i meccanismi di identificazione culturale e le difficoltà di adattamento psicologico e
socioculturale al contesto di accoglienza. L’analisi del senso di comunità dei gruppi di migranti è stata finalizzata ad
approfondire le dinamiche dell’identità, i processi si acculturazione e l’impatto sul benessere psicologico il senso di
comunità → relativa al gruppo etnico di appartenenza mitiga gli effetti dello stress, facilitando il processo di
inserimento e migliorando lo stato psicologico globale. È importante, per i migranti, poter disporre di reti si relazioni
omogenee dal punto di vita etnico-culturale, che fungono da ponte verso l’integrazione nelle più ampie strutture
sociali del paese ospitante. Tali reti funzionano come setting di apprendimento, in cui i migranti possono sviluppare
competenze e rinegoziare la propria identità.
Le sfide per le società ospitanti
Il processo di acculturazione, bidirezionale, pone delle sfide anche alle società ospitanti. Esso infatti include tutti i
cambiamenti che avvengono in seguito al contatto tra individui e gruppi di culture diverse e si inserisce nel più
generale quadro delle relazioni tra gruppi sociali. Teoria dell’identità sociale e della categorizzazione del sé ci ricorda
che il processo di categorizzazione → del sé, alla base dello sviluppo dell’identità sociale, implica un
posizionamento sociale, cioè una relazione e un confronto con gli altri individui e gruppi. Ciò porta con sé un bias,
ovvero la tendenza a valutare positivamente il gruppo con cui ci si identifica e negativamente tutti gli altri. Questa
tendenza è giustificata dal bisogno di difendere l’immagine del gruppo dai processi di confronto sociale, proteggendo
così l’immagine di sé, e nei processi stessi di categorizzazione sociale. Sul piano cognitivo, la categorizzazione di sé e
degli altri come membri di gruppi (piuttosto che singoli individui) genera effetti di stereotipizzazione, spingendo gli
individui ad enfatizzare gli elementi che rendono i gruppi diversi gli uni dagli altri. Ripercuotendosi sul
comportamento, esso getta le basi per la formazione di un atteggiamento che consiste nel considerare il proprio
gruppo “migliore”. L’ostilità delle società ospitanti nei confronti dei gruppi etnici stanziatisi sul proprio territorio è
determinata dal fatto che essi attivano incontrollabili sentimenti di paura (di essere “contaminati”, di vedere crollare
i propri valori, una generale paura del cambiamento). Relazione col senso di comunità: • non c’è relazione tra senso
di comunità e pregiudizio per immigrati. • se aumenta eterogeneità etnica in un territorio il senso di comunità
degli abitanti tende a indebolirsi. → quando la diversità e la numerosità delle presenza straniere supera una certa
soglia, il mantenimento del senso di comunità sembra accompagnarsi ad un aumento delle tendenze di tipo
xenofobo. Relazione tra senso di comunità e accettazione del diverso
Elementi del senso di comunità che possono indurre il rifiuto della diversità:
• Dimensione di appartenenza: definisce i confini tra chi è membro della comunità e chi non lo è. Nel farlo
favorisce la coesione e lo stabilirsi di rapporti stretti e significativi, garantendo sicurezza psicologica ed emotiva
tendenza a dare valore ai gruppi e alle comunità che si percepiscono come → affini. Concetto di entitatività: chi
appartiene a un gruppo percepisce anche un’elevata similarità con gli altri membri, è la percezione che un aggregato
sociale abbia natura di entità.
• Conseguentemente, i processi di identificazione con l’ingroup favoriscono distorsioni cognitive che possono avere
effetti deleteri nella valutazione della diversità se si rafforza l’appartenenza, i confini → tendono a farsi rigidi e ad
essere utilizzati in forma difensiva o esclusiva. → Omofilia: orientamento a creare più frequentemente relazioni con
persone che si percepiscono come simili invece che dissimili. → Prossimità: inclinazione a formare più facilmente
relazioni con persone fisicamente vicine invece che lontane. Dialettica comunità-diversità
• Non sempre e non necessariamente i sentimenti di identificazione con il gruppo o con la comunità di
appartenenza si associano ad atteggiamenti negativi nei confronti degli outsider o dei diversi. Una “buona
comunità non è necessariamente una comunità che esclude.
• I sentimenti positivi che le persone sviluppano nei confronti del proprio gruppo tendono ad accompagnarsi ad
una parallela accettazione della diversità etnico-culturale. Nelle società che accolgono gli immigrati, un
atteggiamento favorevole al multiculturalismo si associa ad un giudizio più positivo nei confronti delle comunità
immigrate.valutazio
Royal, Rossi l’organizzazione scolastica è concepita come un setting che favorisce l’interazione sociale → e lo
strutturarsi dei legami sociali fra gli attori, sicché essa diventa un’esperienza stabile e supportiva che alimenta il
senso di comunità. Modello del senso di comunitàs colastico di Royal e Rossi:
Il senso di comunità scolastico è prima di tutto un’esperienza relazionale e si riferisce alla risonanza psicologica che
la scuola, come esperienza interattiva e sociale, ha per le persone (Bateman). Il senso di comunità scolastico si
tipizza infatti anche in relazione ai protagonisti dell'esperienza scolastica (studentiprofessori): dimora nelle relazioni
fra gli attori. L'analisi privilegiata infatti è l'interazione che interconnette i docenti agli studenti e gli studenti ai
docenti, nonché gli studenti fra loro.
Clima scolastico: si riferisce all'insieme delle condizioni che rendono la scuola un contesto in grado di favorire lo
sviluppo e l'adattamento positivo dei suoi membri. Interseca diversi aspetti: • percezione di sicurezza • processi di
insegnamento e di apprendimento efficaci • relazioni interpersonali: qualità e solidità delle interazioni. Trova qui
la sua dimensione più significativa → guardare il modo in cui i docenti si relazionano agli studenti e gli studenti
all'ambiente scolastico, agli insegnati e fra loro, permette di raccogliere informazioni sul tipo di clima che le
caratterizza. Poiché è attraverso le relazioni e le interazioni che il senso di comunità si forma e cresce, questo può
essere inteso come una misura del clima o della "personalità" della scuola. Infatti, la scuola con uno sviluppato
senso di comunità si distingue per un sistema relazionale etico orientato alla cura e al sostegno reciproco il →
senso di comunità diviene una caratteristica della comunità piuttosto che degli individui: se docenti e studenti
valutano le reciproche relazioni come giuste, si sentono sostenuti e trovano conforto nelle interazioni con gli atri,
allora la scuola si contraddistingue per alti livelli di senso di comunità.
Gli studenti Per il senso di comunità degli studenti appaiono centrali: • il bisogno di affiliazione, che motiva a
construire reti di relazioni • i bisogni di autonomia e di competenza, che inducono a differenziarsi e a preservare
un'immagine positiva di sé stessi. Una comunità scolastica è funzionale alla crescita dei giovani quando si configura
come un luogo dove le relazioni interpersonali sono orientate alla cura, promuove il coinvolgimento, la
partecipazione ai processi decisionali e la convergenza verso un insieme comuni di valori, obiettivi e norme. Elementi
in grado di promuvere il senso di comunità: • fiducia reciproca • rispetto • senso di sicurezza, sia fisica che emotiva,
da parte dei pari e degli adulti significativi • coinvolgimento in attività strutturate all'interno della scuola (senso di
partecipazione) i contesti → che incoraggiano il protagonismo dei giovani sono luoghi sociali dove essi hanno modo
di sentirsi importanti, riconosciuti e stimolati dagli adulti. Cioò fa accrescere la fiducia in loro stessi e il sentimento di
rispetto e solidarietà.
I docenti 2 modi di considerare il senso di comunità dei docenti, a seconda della comunià di riferimento
1. la scuola → adotta una prospettiva macro e guarda al legame positivo che interconnette gli insegnanti alla
comunità scolastica nella sua globalità. Mette sullo stesso piano le relazioni fra i veri membri della comunità,
interrogandosi sulla loro capacità di promuovere o ostacolare il senso di comunità degli insegnanti.
2. il gruppo di professionisti che operano al suo interno q adotta una prospettiva → micro e guarda alle connessioni
positive fra i docenti che formano la comunità professionale, oltre che al modo in cui questa microappartenenza
possa favorire la comunità scolastica più ampia. Modello di senso di comunità relativo al gruppo degli insegnanti
articolato in 5 dimensioni: • Identità di gruppo • Repertorio interattivo condiviso • Ambito condivido, il “fare scuola”
come un’impresa condivisa • Sicurezza emotiva e tolleranza delle differenze individuali • Relazioni significative che si
fanno veicolo di cura e sostegno In generale, l'organizzazione scolastica è risultata uno degli elementi che più
significativamente rinforza il senso di comunità degli insegnanti. È importante perciò che all'interno della scuola
vengano previsti incontri in cui ogni insegnante possa condivididere il proprio contributo. La → cooperazione
rappresenta un processo di riflessione e discussione che ha ad oggetto i valori, le norme, i traguardi e il modo di
concepire l'organizzazione. I docenti non cooperano solo per affrontare uno specifico problema ma anche per
trovare un'intesa sugli obiettivi da conseguire e sul come raggiungerli. Solo così la collabolazione si fa strumento di
promozione del rispetto, della fiducia e del senso di respondabilità nei confronti della comunità.
La comunità universitaria
La comunità universitaria viene considerata un caso particolare di comunità di interessi, in quanto:
• comunità di interessi perchè spinge i giovani ad affiliarsi in base a uno scopo comune, ovvero realizzare le proprio
aspirazioni professionali
• caso particolare perchè è a scelta parzialmente svincolata, poichè gli studenti, principalmente spinti dalle proprie
ambizioni, devono raffrontarsi con una serie di fattori quali la disponibilità dei posti o la sede geografica
• caso particolare perchè le comunità universitarie sono dotate di struttura fisica oltre che sociale, il che le ancora
ad un contesto territoriale specifico.
Benessere a scuola Concorrono 2 prospettive di analisi della comunità scolastica:
• Social community: rimanda al senso della scuola come comunità e concerne principalmente la sua tenuta
connettiva, focalizzandosi sugli aspetti psicologici del contesto che rimandano ai sentimenti di coesione, fiducia,
sicurezza, interdipendenza e scambio sociale fra i membri.
• Learning community: ha a che fare con la consapevolezza degli attori che le proprie aspettative e i propri
obiettivi sono sostenuti dall'appartenenza alla comunità scolastica.
Livello sistemico → Prospettiva macrosistemica il senso di comunità si configura come il barometro → che misura la
salute della comunità scolastica. Questa prospettiva guarda al senso di comunità come a una caratteristica della
scuola e presta attenzione al modo in cui esso contribuisce a renderla un contestoglobalmente sano. Secondo
quest'ottica gli elementi che maggiormente qualificano un ambiente scolastico sono: il clima democratico, la cultura
dell'organizzazione, la qualità del tessuto relazionale, la configurazione dell'impianto burocratico.
Livello individuale →Prospettiva centrata sull'individuo guarda al modo in cui il senso di comunità si → lega ai vissuti
soggettivi di studenti e docenti promuovendone lo sviluppo e l'adattamento al constesto scuola, nonchè
disinnescando meccanismi psicologici e esiti comportamentali disfunzionali.
Empowerment dei docenti
Per quanto riguarda l'empowerment dei docenti si pone attenzione su due fattori:
• la relazione col dirigente scolastico stile di → leadership empowering del dirigente scolastico: egli assegna
incarichi di responsabilità ai docenti e li coinvolge nella definizione dei programmi e nelle decisioni che riguardano
la scuola. Così facendo il dirigente rinvigorisce la motivazione dei docenti, riduce il conflitto interpersonale e aumenta
la soddisfazione personale, sostenendo la consapevolezza che il contributo personale alla comunità scolastica sia
significativo. Moye, colleghi: concezione multidimensionale dell'empowerment dei docenti, declinata secondo 4
fattori: 1. consapevolezza che il proprio lavoro abbia uno scopo 2. senso di autoefficacia 3. percezione di avere
libertà di scelta nello svolgimento delle attività lavorative 4. consapevolezza di influire sul raggiungimento dei
risultati Ci sono 2 modi di intendere l'empowerment dei docenti: ✔ politico: inerente all'equità delle relazioni di
potere; maggiormente implicato dalla struttura burocratica e dall'assetto organizzativo della scuola. ✔
epistemologico: inerente alla scuola come ambiente educativo si focalizza sugli aspetti connessi all'insegnamento e
alla conoscenza.
• la configurazione dell'assetto burocratico della scuola → impianto burocratico di tipo enabling: gli elementi
caratterizzanti sono la condivisione e il meccanismo della delega dei compiti e delle funzioni da parte del dirigente
agli insegnanti. Esso dota l'organizzazione scolastica di una struttura flessibile e cooperativa. Si contraddistingue per
la chiarezza delle regole, i processi decisionali inclusivi e la solidarietà come criterio di lavoro e di regolazione dei
rapporti professionali. Rende gli insegnanti collettivamente responsabili del benessere della comunità scolastica,
della mission istituzionale e dello sviluppo e dell'adattamento positivo degli studenti.
Approccio capacitante; Martha Nussbaum, Amartya Sen "Cosa può fare ed essere ciascuna persona?"
l'approccio capacitante getta luce sui ruoli sociali, sulle → attività e sui comportamenti c,he ciasun individuo sceglie
liberamente e realisticamente di assumere e porre in essere compatibilmente con le condizioni contestuali. Esiste un
set di 10 capacità centrali che rappresentano le condizioni di base imprescendibili per lo sviluppo di ognuno,
integrati in 3 macroambiti:
1. Integrità degli individui → comprende: - Life: la possibilità di vivere una vita mediamente lunga e di non morire
prematuramente. - Bodily health, ovvero la tutela della salute fisica (sana alimentazione, possibilità di ricevere cure,
ambiente sano) - Bodily integrity, ovvero la tutela dell'integrità fisica, cioè l'opportunità di muoversi in sicurezza al
riparo da violenze e abusi.
2. Sano sviluppo emotivo, emotivo e relazionale comprende: → - Sense, imagination and thought: possibilità di
potersi esprimere e sviluppare le proprie abilità cognitive e l'intelletto - Ragion pratica: possibilità di partecipare ad
attività di tipo politico/religioso, poter esprimere la propria opinione sulle società e impegnarsi a livello
sociale/politico. Ciò consente di pianificare il proprio futuro e di perseguire le aspirazioni personali - Emotions
(sentimenti): capacità di stabilire un positivo attaccamento alle persone e di sperimentare una vita emotivamente
piena
3. Capacità di tipo sociale → comprende: - Affiliation: capacità di interagire con gli altri e possibilità di sentirsi parte
dell'ambiente, sviluppando relazioni sociali coi membri della comunità. - Other species: stabilire relazioni rispettose
ed estranee da ogni forma di discriminazioni anche con altre specie viventi (animale domestico). - Play: capacità di
divertirsi e avere momenti di svago - Controllo sull'ambiente fisico e sociale: capacità di relazionarsi proficuamente
all'ambiente circostante esercitando un controllo attivo su si esso attraverso la politica, il lavoro, ecc.
Caratteristiche strutturali e organizzative del contesto sociale capacitante: • presenza di una leadership stimolante •
sistema di valori basato sulla promozione dei punti di forza • trama relazionale orientata al supporto reciproco •
presenza di occasioni di rivestire ruoli significativi
La comunità scolastica come contesto educativo sociale capacitante può fungere da attivatore delle → capacità
individuali garantendo le condizioni minime per coltivare l'autonomia, per svolgere attività e rivestire ruoli di
rilevanza sociale in sintonia con il complesso delle attitudini, aspirazioni e qualità personali. Esempio:
Leadership stimolante assetto burocratico enabling →
Relatizioni supportive comunità scolastica come social community →
→ Il senso di comunità può fungere da indicatore della valenza capacitante della comunità scolastica e come
indicatore delle capacità tanto a livello individuale quanto a livello del setting scolastico. Il senso di comunità
scolastico contribuisce a rendere la scuola un ambiente sociale e di apprendimento sicuro, costituendo un fattore
di protezione contro a bullismo, condotte aggressive, vittimizzazione o consumo di sostanze stupefacenti (per gli
alunni) e di burnout o assenteismo (per i docenti). La partecipazione rappresenta una delle componenti che
stimola maggiormente il senso della scuola come comunità. Un assetto organizzativo e burocratico che abilita al
protagonismo e stimola la comunicazione aperta è un aspetto centrale del senso di comunità di studenti e docenti,
in quanto accresce la percezione che l'ambiente scolastico sia democratico e supportivo. → Agire sui CONTESTI per
promuovere capacità.