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Sintesi

Unità 1 Le principali teorie psicologiche a disposizione dell’operatore


socio-sanitario

In questa Unità si esaminano le teorie psicologiche maggiormente attinenti agli ambiti con cui
ha a che fare l’operatore socio-sanitario e più funzionali ai compiti che gli sono richiesti. In
particolare: le teorie psicologiche della personalità, quelle sulla relazione comunicativa e sui
bisogni e le indicazioni provenienti dalle psicoterapie.

In psicologia, il termine “personalità” indica l’insieme delle caratteristiche del comportamento


individuale che si mantengono stabili nel variare degli ambienti e delle circostanze esteriori.
Tra le teorie psicologiche che si sono occupate della personalità, quelle più interessanti dal punto di
vista dell’operatore socio-sanitario sono: le teorie tipologiche, le teorie dei tratti, la teoria del
campo di Lewin, le teorie psicoanalitiche da Freud a Lacan, l’analisi transazionale o modello
GAB di Berne.
Le teorie tipologiche spiegano la personalità sulla base della corrispondenza tra le
caratteristiche fisiche e quelle psicologiche di un soggetto, individuando “tipi” o modelli di
riferimento. Le principali sono quelle dello psichiatra tedesco Ernst Kretschmer e dello psicologo
statunitense William Sheldon.
Le teorie dei tratti colgono tratti specifici alla base di ogni struttura individuale di personalità;
tratti che orientano i comportamenti in determinate direzioni. Le più note sono la teoria di Gordon
Allport e quella di Raymond Cattell.
La teoria del campo dello psicologo statunitense Kurt Lewin considera l’uomo nelle sue concrete
condizioni di vita e in continua interazione con l’ambiente fisico, sociale e psicologico. In essa è
centrale il concetto di “campo”, che indica lo spazio vitale dell’individuo, comprendente ciò che
accade, il modo in cui una persona si rappresenta ciò che accade e la “zona di frontiera”, cioè il
punto di contatto tra la rappresentazione soggettiva e l’oggettività.
Dalla psicoanalisi freudiana, che costituisce insieme un metodo di cura del disagio psichico e una
teoria generale della personalità, si distaccano due differenti correnti: quella dello psichiatra e
psicoanalista austriaco Alfred Adler e quella dello psichiatra e psicoanalista svizzero Gustav Jung.
Nella teoria del primo assume un ruolo fondamentale la spinta ad agire, che compensa il senso di
inferiorità avvertito dai più deboli; nella prospettiva del secondo viene individuato un livello
psichico più profondo appartenente a tutta l’umanità, che racchiude gli archetipi, immagini e
simboli presenti in tutte le culture che hanno il potere di condizionare il comportamento individuale.
Alla psicoanalisi freudiana si ricollega anche lo psicoanalista francese Jacques Lacan, il quale, tra
l’altro, individua la fase in cui il bambino, tra i 6 e i 18 mesi, riconosce se stesso nell’immagine
riflessa nello specchio, formando così un primo nucleo di quell’“identificazione” che si verificherà
sempre in relazione allo sguardo dell’altro.
Una teoria particolarmente utile all’operatore socio-sanitario è l’analisi transazionale, elaborata
negli anni Cinquanta del Novecento dallo psicologo statunitense Eric Berne, che si propone di
esaminare gli scambi che avvengono tra le persone, che possono comportarsi alternativamente come
Bambini, Adulti o Genitori, esprimendo tre diversi «stati dell’Io».

M. C. Bertola  Pearson Italia S.p.A.


Le teorie della relazione comunicativa considerano la comunicazione come una relazione in cui
i partecipanti sono coinvolti a più livelli (professionale, cognitivo, emotivo, sociale), si mettono in
gioco e condividono esperienze ed emozioni. Esse si distinguono in approccio sistemico-
relazionale (Bateson, scuola di Palo Alto), approccio non direttivo (Rogers), prossemica (Hall).

Le teorie dei bisogni distinguono i bisogni omeostatici, funzionali alla sopravvivenza, e i bisogni
innati specifici, che rappresentano esigenze di adattamento all’ambiente da parte dell’individuo.
L’impossibilità di appagare dei bisogni genera frustrazione, una condizione che può determinare
comportamenti aggressivi o autolesionistici. Il need for competence è invece il bisogno di affrontare
ostacoli per mettersi alla prova ed esercitare il proprio controllo sulla realtà.
L’operatore socio-sanitario ha a che fare con persone che manifestano dei bisogni: suo compito
è comprendere in che modo l’evoluzione delle situazioni modifichi i bisogni dell’assistito,
stabilendo nuove gerarchie e differenti priorità.

La psicologia clinica studia e tratta i problemi del comportamento. Essa si differenzia dalla
psichiatria perché non si occupa degli aspetti organici del disturbo, ma si concentra su quelli che lo
identificano come un problema psicologico. I trattamenti del disagio psichico possono essere di tipo
psicoanalitico – freudiano, adleriano, junghiano, kleiniano… –, cioè centrati sulla storia individuale
del paziente e sui suoi aspetti psichici rimossi, o di tipo sistemico-relazionale, cioè volti a
individuare le problematiche del soggetto in relazione al gruppo sociale in cui vive.

M. C. Bertola  Pearson Italia S.p.A.

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