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MODELLO ROGERSIANO E SVILUPPI

(Pino Bolongaro)

Carl Ransom Rogers assieme a Abraham Maslow, Rollo May e altri è stato uno dei capostipiti
della psicologia umanistica.
Le sue ricerche nell’ambito psicologico e delle relazioni umane lo hanno portato a creare un
approccio chiamato metodo non direttivo.

Psicologia Umanistica
La psicologia umanistica nasce a negli anni ’50 con le ricerche di Charlotte Bühler e si
sviluppa intorno agli anni ‘60-’70 come alternativa alla psicoanalisi e al comportamentismo e
pone una prospettiva sociale del pensiero psicologico.

Charlotte Bühler e James Bugenthal formularono una definizione degli atteggiamenti comuni
fondanti la nuova corrente di pensiero:

1. Concentrazione dell'attenzione sulla persona (piuttosto che alla malattia), e quindi


sull'esperienza, quale oggetto degli studi sull‘essere umano. Sia il comportamento manifesto
che le interpretazioni teoriche diventano secondari rispetto all'esperienza e al suo significato per
la persona.
2. Interesse particolare per certe caratteristiche tipicamente umane come:
‒ la scelta
‒ la creatività
‒ l'autorealizzazione
contrapposte ad una concezione dell'uomo di stampo meccanicista, riduzionista e determinista.
3. Priorità nella selezione dei problemi e attenzione verso il bisogno di senso rispetto a
quello di mera oggettività (significato).
4. Valorizzazione della dignità della persona e interesse primario allo sviluppo del
potenziale in essa latente.

La Terza Forza
Detta anche la 3ª forza della psicologia, perché successiva alle seguenti:

1° La psicanalisi di Sigmund Freud, che era piuttosto pessimista riguardo alla natura umana:
riteneva infatti che l’essere umano fosse governato da forze oscure, inconsce, difficili da
governare.
2° La scuola comportamentista, che sviluppò un modello alternativo alla psicoanalisi, ma non
più ottimista: gli esseri umani venivano infatti visti in questo caso come soggetti passivi, che
venivano plasmati dagli stimoli, positivi e negativi, che ricevevano dall’ambiente.
La psicologia umanistica, invece, ritiene che la principale spinta presente nell’essere umano
sia il bisogno di crescita personale, di auto affermazione, di autostima. La novità di questa
nuova corrente è una visione della condizione umana meno negativa e più improntata
all’ottimismo, alla possibilità di auto-miglioramento.
Secondo questa corrente, l’uomo è un essere attivo e libero nelle sue azioni e responsabile
dei propri sentimenti e non predeterminato.

Differenze con le teorie precedenti:


- Rispetto alla psicanalisi, l’individuo non è più visto come vittima impotente e inerme delle sue
pulsioni istintuali.
- Rispetto al comportamentismo, non si condivideva l’idea che il suo comportamento fosse solo
il frutto di risposte apprese dall’ambiente

Abraham Maslow
Abraham Maslow si concentrò principalmente sullo studio della personalità sana e matura.
Secondo Maslow, ogni individuo è spinto nei suoi comportamenti verso realizzazione di
bisogni fondamentali, al vertice dei quali si trova quello all’auto-realizzazione.
Egli propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di
bisogni, disposti a piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è
condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore.

Alcuni Sviluppi della Psicologia Umanistica


Dalle visioni della psicologia umanistica si svilupparono in seguito diversi modelli come a
esempio:
• psicologia della Gestalt
• PNL (Programmazione Neuro Linguistica)
• AT (Analisi Transazionale)
• Bioenergetica
che possedevano in comune con l’ottica umanistica il voler porre l’attenzione sugli aspetti
emotivi ed esperienziali dell’individuo.

Visione dell’essere umano


Carl Rogers mise a fuoco una visione estremamente ottimistica dell’essere umano, basata
su elementi quali:
• la libertà
• la dignità
• la responsabilità individuale

(da C. Rogers, La terapia centrata sul cliente (prima edizione americana 1951))

La nuova visione si può sintetizzare come una persona :


• agente di scelte
• agente responsabile
• agente libero

(da Ilaria Torri. Empatia, accoglienza, congruenza . Casa Editrice Kimerik)

La psicologia umanistica invita a prendere consapevolezza dei vissuti emotivi per coglierne il
significato e tendere all’azione, grazie alle informazioni sul contatto tra organismo e ambiente”.

Esistenzialismo
La psicologia umanistica ha anche una radice filosofica: l'esistenzialismo
I maggiori esponenti sono: Martin Heidegger, Karl Jaspers, Jean-Paul Sartre, Simone de
Beauvoir e altri.

L’esistenzialismo è una corrente che si è sviluppata nel XIX e nel XX secolo in Europa che, in
contrapposizione al razionalismo, allo storicismo e al positivismo, evidenziò la condizione
drammatica dell'essere umano, tra solitudine e impotenza del suo "essere gettato nel mondo"
eppure capace anche di reagire con la sua creatività.

Hanno avuto profonde risonanze nella psicologia umanistica:


• la rilevanza prioritaria nel rapporto tra l'uomo e la realtà, cioè al modo personale e unico di
vivere la realtà che caratterizza ogni persona
• il valore altissimo dato all'impegno, nella ricerca della verità
• l'esaltazione della scelta e della decisione nel superamento dei conflitti esistenziali.

(Tratto da un articolo dI: Silvano Forcillo – Psicologo – Psicoterapeuta rogersiano)

Fenomenologia
Un’altra radice filosofica della psicologia umanistica è la fenomenologia.
Fondata da Edmund Husserl (1859-1938), la fenomenologia si occupa dello studio dei
fenomeni per come questi si manifestano, nella loro apparenza, alla coscienza del
soggetto, indipendentemente dalla realtà fisica esterna, il cui valore di esistenza viene
messo per così dire “tra parentesi” (epochè, sospensione).

Questa visione ha contribuito alla messa a punto della particolare formula di


rispecchiamento/riformulazione che chiamiamo: Feedbak fenomenologico.

Tendenza Attualizzante
Rogers era convinto che tutti gli esseri viventi lottassero per fare del loro meglio nel corso della
loro esistenza, per sviluppare il loro potenziale. Egli sostiene che tutti gli esseri umani
possiedono un impulso a espandersi, svilupparsi e maturare, e una tendenza a esprimere e
attivare tutte le capacità dell’organismo e del sé.
Questa tendenza può essere sepolta in profondità sotto strati di solide difese psicologiche ma,
secondo lui, è presente in ogni individuo e attende solo le condizioni adatte per manifestarsi.
Influenze della Psicologia della Gestalt
La psicologia umanistica è arricchita da altri apporti quali quelli della psicologia della Gestalt,
ampiamente citata negli scritti di Rogers.

In particolare, gli apporti principali sono:


− il lavoro nel ‘’qui e ora’’
− il ciclo del contatto: precontatto, avvio al contatto, contatto pieno, post contatto

Focusing
Un’altra pratica utilizzata nel counselling è il “Focusing”, mirata a connettere mente e corpo
chiamata “Focusing”, ponendo l’attenzione alle sensazioni corporee ed è proponibile in vari
ambiti, dall’auto aiuto, al counselling alla psicoterapia. Con questa pratica, si sposta l’attenzione
al processo piuttosto che al contenuto.

Feedback Fenomenologico
Nel counseling di Carl Rogers le persone possono essere capite solamente partendo dalle loro
percezioni e dai loro sentimenti ossia dal loro mondo fenomenologico

Il Feedback fenomenologico è una modalità che permette di inibire l’interpretazione personale e


il giudizio nella comunicazione all’altro, mostrando la nostra personale e soggettiva esperienza,
cognitiva, immaginativa, emotiva e corporea della situazione. Utilizzare il feedback
fenomenologico ci consente di assumere la nostra responsabilità nell’esperienza e di sollevare
dal peso delle nostre aspettative su di lui.

MODALITÀ’ DI FEEDBACK FENOMENOLOGICO:

Mentre tu… (parlavi, lavoravi, eri in silenzio…):


Ho VISTO (pugni chiusi, mimica ...)
Ho ASCOLTATO (che dicevi, citavi ...)
Ho IMMAGINATO (che eri arrabbiato ...)
Ho SENTITO (in me calore, tensioni, un rilassamento...)

Chi esprime il feedback si ‘’responsabilizza’’ dei propri vissuti e li rende soggettivi. In questo
modo la persona, non sentendosi giudicata, può rielaborare la sua esplorazione, arricchendola
e amplificandola attraverso il contributo dell’altro.

Esempio:
Feedback NON fenomenologico: “Ti vedo pensieroso”
Feedback fenomenologico: “Vedo che hai appoggiato la fronte sulla mano e ho immaginato che
tu sia pensieroso.”
L’Approccio Centrato Sulla Persona
Rogers è l'autore di un nuovo approccio terapeutico: l'approccio centrato sulla persona
Il suo pensiero viene spesso definito una vera e propria filosofia delle relazione interpersonali.
Egli riteneva che le persone disponessero della capacità di comprendersi, crescere e
sviluppare le proprie potenzialità. Tali capacità vengono messe a frutto se si fornisce loro un
ambiente accogliente caloroso. È responsabilità del counsellor creare questo ambiente (setting)

Gli interventi interpretativi, di soluzione o di incoraggiamento (V.I.S.S.I.), dimostrano una


mancanza di fiducia nel cliente e nelle sue capacità di capire e di affrontare le sue difficoltà.

Le caratteristiche di un contesto che favoriscono la crescita degli individui sono, secondo


Rogers:
1. Ascolto attivo
Ascoltare attivamente vuol dire ascoltare con l’intenzione di ascoltare. Ascoltare
realmente vuol dire aprirsi al mondo di un'altra persona considerare che possa avere
punti di vista diversi dai nostri. Alcuni strumenti dell’ascolto attivo sono le riformulazioni e
il feedback fenomenologico)
Tale processo è positivo:
– per chi ascolta, perché appunto permette di arricchirsi di imparare qualcosa di nuovo
e di diventare maggiormente accettanti nei confronti dell'altro
– per l'altro costituisce un esperienza di genuina accettazione.
2. Considerazione positiva incondizionata (accettazione incondizionata)
Assenza o sospensione del giudizio, o epoché.
È la capacità di guardare la persona senza giudizio, di accoglierla nel suo pieno diritto
di essere se stessa. L’accettazione non va confusa con l’approvazione.
Nell’approvazione c’è il giudizio, seppure positivo, nell’accettazione non c’è. Pertanto,
non significa essere sempre d’accordo con l’altro, ma riconoscere che in ogni persona
c’è del valore intrinseco che va al di là di ciò che essa fa o dice. Le opinioni e le idee di
ogni persona hanno valore per quella persona, e questo va rispettato. Questo
atteggiamento di apertura nei confronti di un altro nasce dal presupposto che ciò che
una persona compie in un determinato momento non è altro che la strategia migliore che
ha trovato per far fronte ad una determinata situazione (ognuno sta facendo del proprio
meglio in ogni momento)
3. Empatia
La capacità di sperimentare il mondo di un’altra persona come se fosse il proprio,
cogliendo e accogliendo le sue emozioni e sentendole “come se” fossero le proprie,
senza mai perdere la condizione del “come se” che segna la profonda differenza che c’è
con l’identificazione
Differenza con la simpatia: in questo caso c’è identificazione, e il sentimento viene
vissuto dall’ascoltatore come se fosse il proprio (syn: con, stesso, - páthos: sofferenza,
sentimento)
L’empatia è strettamente connessa alla sospensione del giudizio e di ogni forma di
interpretazione.
L’empatia aiuta l’interlocutore a diventare più consapevole delle proprie emozioni.
Da ((Giusti-Locatelli – Empatia integrata)

4. Congruenza nella relazione


Si intende genuinità, autenticità, spontaneità, adesione del vissuto all’espressione.
È l’adesione piena del vissuto e dell’espressione (verbale e non verbale). L’autenticità è
la base della congruenza, consiste nell’esprimere se stessi, conoscere ed essere a
contatto con i propri vissuti e volerli esprimere (nel rispetto del ruolo e del setting). (ma
attenzione: bisogna pensare tutto ciò che si dice, ma non è necessario dire tutto ciò che
si pensa)

Competenze del counselor umanistico integrato


- “sapere”
Include studio e impegno, per possedere una base di conoscenze a livello teorico e quindi:
– conoscere i principi della comunicazione interpersonale
– conoscere le linee guida della relazione di aiuto
– conoscere i principi di conduzione del colloquio di facilitazione

- “saper fare”
Passa per l’applicazione a livello esperienziale di ciò che si appreso in linea teorica.
• assenza di giudizio sulla persona
• accettazione incondizionata
• osservare se stesso nella relazione (monitorare se stesso e la comunicazione inviata)
• verificare quanto efficace è la comunicazione dell’empatia
• evitare gli atteggiamenti VISSI

- “sapere essere”
È la “competenza trasversale” che unisce il professionista al proprio essere persona, con le sue
capacità e limiti. Un buon percorso personale è necessario e consente la comprensione e il
contenimento degli aspetti emotivi. Il lavoro su noi stessi ci consentirà di distinguere, nella
relazione di aiuto (e nella vita di tutti i giorni), ciò che è nostro da quello che è dell’altro.
Aver affrontato in maniera sufficiente i nostri aspetti evolutivi è in realtà la base della relazione
di aiuto.
PARTE ESPERIENZIALE

Con alcuni esercizi tipici dei laboratori teatrali, il docente ci ha invitato a riflettere sul tema del
“fidarsi”.
Ci ha lasciato camminare liberi per la stanza, prima lentamente, poi più velocemente.
Ci ha poi chiesto di trovare un partner nel gruppo, attraverso solo l’uso dello sguardo e della
gestualità.
Una volta formate delle coppie, ci ha chiesto di camminare nella stanza, in contatto con il/la
partner attraverso delle parti del corpo isolate (braccio, spalla, fianco, sedere, schiena, fronte), e
senza l’uso del linguaggio verbale.
In seguito, ci ha chiesto, a turni, di chiudere gli occhi ed essere guidati dal partner (che
ovviamente teneva gli occhi aperti).
Durante l’esercizio, alcuni di noi hanno esercitato le loro capacità di fidarsi dell’altro (nell’essere
guidati) e di sè stessi (nel guidare) e trovato diverse sensazioni nel guidare, o nell’essere
guidati, scoprendo di sentirsi più o meno a proprio agio nell’uno o nell’altro ruolo.

CUS

L’esercizio di colloquio proposto dal docente nella prima parte della giornata prevedeva un
ascolto attivo totalmente non verbale in cui, a coppie, il counsellor non poteva usare linguaggio
verbale, e doveva esercitare il suo ascolto attivo, rimanendo in silenzio per 15 minuti, mentre il
cliente poteva parlare iniziando dalle sue sensazioni nel qui e ora.
Nella discussione successiva alla prova esperienziale, la maggior parte delle persone nel
gruppo ha espresso di essersi resa conto di essere stata capace, nel ruolo di cliente,
nonostante i dubbi iniziali, di sentirsi molto accolta di fronte al silenzio del counsellor (supportato
da un non-verbale che dimostrava ascolto attivo), e di riuscire a riempire quei 15 minuti
altrimenti ritenuti troppo lunghi.
Da counsellor, invece, la maggior parte si è trovata molto a suo agio ad ascoltare, amplificando
la curiosità riguardo alle parole e il vissuto del cliente e l’attenzione che veniva data ad esso.

Nei CUS del pomeriggio siamo stati invitati a praticare le tecniche e le caratteristiche del
counsellor rogersiano menzionate durante il giorno (ascolto attivo, autenticità e congruenza,
accettazione incondizionata, feedback fenomenologico).

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