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La prospettiva evoluzionistico-funzionalistica

 le emozioni servono per adattarsi al mondo

 le emozioni svolgono principalmente una funzione adattativa, fanno parte dei meccanismi di
regolazione biologici degli organismi, dai quali dipende la loro sopravvivenza,

 tali sistemi vanno dai più semplici che garantiscono l’equilibrio omeostatico interno, a quelli più
complessi che regolano l’equilibrio con l’ambiente esterno, legati a stati motivazionali che comprendono
le emozioni,

 considerate innate, universali, ereditate dalla specie e attivate dall’incontro con stati o caratteristiche
dell’organismo o dell’ambiente,

 un numero limitato di esse sono considerate primarie,  aspetti cognitivi e valutativi non sono ignorati
ma considerati con minore interesse ed in ogni caso concepiti come processi distinti e gerarchicamente
ordinati  aspetti comunicativi sono considerati derivati rispetto alla funzione adattativa  studi sulle
espressioni facciali intraspecie e interspecie  collocazione cerebrale aree subcorticali

Paul EKMAN (1992) .

Lo psicologo americano Paul Ekman, spronato da Tomkins, a partire dagli anni ’60 e per

più di 30 anni sottopone a nuove verifiche empiriche l’ipotesi darwiniana dell’universalità

delle espressioni delle emozioni, attraverso ricerche transculturali i cui risultati lo portano

a confermare l’ipotesi e che, sebbene messi in discussione da altri autori (es Russell)

sembrano, anche se non definitivi, piuttosto significativi

 identifica 6 “famiglie” di emozioni di base (rabbia, disgusto, gioia, sorpresa, paura,

tristezza) con valore adattativo e base innata, tramandate geneticamente e universali

 Ciascuna famiglia è costituita da un “tema” (caratteristiche strutturali e uniche,

biologicamente radicate in programmi di risposta innati) e da variazioni individuali e

culturali, suscettibili di apprendimento, mentre le emozioni più complesse derivano

dalla mescolanza delle emozioni di base e delle loro variazioni

 identifica 9 caratteristiche proprie alle famiglie di emozioni di base:

1) segnali espressivi distinti e universali (cuore della sua ricerca), che tuttavia

possono essere influenzati dall’apprendimento e dalla cultura → “display rules”

(regole di esibizione) specifiche per ogni contesto culturale le controllano / modificano


/ inibiscono e le trasformano quindi in un codice comunicativo altamente

convenzionalizzato

2) presenza in altri primati

3) distinta fisiologia

4) antecedenti situazionali distinti e universali

5) coerenza tra i vari aspetti della risposta emozionale

6) rapida insorgenza – strettamente legata alla funzione adattativa delle emozioni:

mobilitano l’organismo a rispondere in situazioni d’emergenza in cui in genere non c’è

molto tempo per pensare e pianificare una risposta

7) breve durata – distinte da tono d’umore e sentimenti

8) valutazione cognitiva automatica – meccanismo cognitivo, a probabile

localizzazione subcorticale, in grado di rispondere selettivamente agli antecedenti

tipici delle emozioni di base

9) occorrenza spontanea – sensazione soggettiva di subire piuttosto che di agire

l’emozione, che la distingue dagli stati propriamente cognitivi

 Elabora un sistema di codifica delle espressioni facciali oggettivo: FACS (Facial Action

Coding System) fondato su un’analisi minuziosa dei singoli movimenti facciali (action

units)

Robert PLUTCHIK (1962, 1994) .

Psicologo americano Robert Plutchik, da fine anni ’60 agli anni ’90 – ricerche condotte sul

lessico

 8 emozioni-base, con diversi gradi d’intensità (molto differenziate quando l’intensità è

massima, per nulla quando è minima), corrispondenti ad altrettanti comportamenti

adattativi funzionali alla sopravvivenza strutturati in coppie bipolari:

 Adorazione, Accettazione (incorporazione) Repulsione, Disgusto (rifiuto)

 Terrore, Paura (protezione) Ira, Rabbia (distruzione)


 Estasi, Gioia (riproduzione) Dolore, Tristezza (reintegrazione)

 Sbalordimento, Sorpresa (orientamento) Vigilanza, Anticipazione

(esplorazione)

 Dalla propensità ad attivare preferibilmente alcune emozioni base derivano i tratti di

personalità dell’individuo, nonché le modalità di coping e le possibili forme

psicopatologiche

Niko FRIJDA (1969, 1993) .

Lo psicologo olandese Niko Frijda, sulla scia di McDougall e Wallon teorizza le emozioni

come tendenze all’azione innate (action tendencies), che ritiene specie-specifiche, cui

corrispondono pattern specifici di attivazione (activation modes); concettualizza 10

emozioni-base; mette a punto un modello computazionale del processo emozionale

simulato a computer, nel quale però manca la dimensione che si riferisce all’esperienza

soggettiva dell’emozione

La prospettiva cognitivista

 le emozioni servono per conoscere il mondo  privilegia l’analisi dei processi cognitivi di elaborazione
mentale delle informazioni, ritenendo che siano questi gli aspetti che caratterizzano le emozioni (teorie
attivazionali cognitive) o che addirittura le causano (teorie dell’appraisal)  gli stimoli attivatori non sono
dati intrinseci, ma attribuiti ad essi dai processi cognitivi di valutazione  la valutazione emozionale è
considerata un processo inferenziale attivo perseguito dal soggetto attivo  alle emozioni primarie
vengono sostituiti i sistemi di valutazione primari che danno origine alle diverse emozioni  considera lo
sviluppo delle abilità cognitive prerequisito dello sviluppo emozionale  considera l’aspetto comunicativo
secondario, come manifestazione esterna di un processo di ragionamento  analisi lessico emozionale 
localizzazione corticale, lateralizzazione

Nella prospettiva cognitivista il punto di vista è molto diverso, poiché diventa centrale l’interesse per gli
aspetti cognitivi, intesi non solo come sentimenti soggettivi, ma anche e soprattutto come processi di
valutazione e di elaborazione mentale dell’informazione. L’accresciuto interesse verso i processi cognitivi
porta pure ad attribuire ad essi un ruolo più importante nel processo causale che spiega l’emozione.
All’interno della posizione cognitivista vi sono comunque differenti opinioni riguardo la rilevanza dei vincoli
biologici nei confronti dei processi valutativi delle emozioni. Per questo motivo, l’autore Galati, propone
una distinzione tra due diverse impostazioni teoriche che si possono definire:  Le teorie attivazionali-
cognitive, le prime ad essere formulate;  Le teorie dell’appraisal, di più recente formulazione.

Stanley SCHACHTER e Jerome E. SINGER (1962) .

La prima e più celebre teoria attivazionale-cognitiva è certamente la teoria bifattoriale delle emozioni,
formulata da Schachter e Singer (1962).

Secondo questi due autori l’emozione è costituita da due fattori:

 da un lato un’attivazione fisiologica indifferenziata (differenza fondamentale rispetto alla tradizione


jamesiana);

 dall’altro lato i processi cognitivi di attribuzione di significato attraverso i quali l’individuo identifica le
cause dell’attivazione stessa, e che portano alla presa di coscienza (questo invece si rifà tradizione
jamesiana) di emozioni questa volta differenziate. Da questo principio generale sono dedotte alcune
conseguenze:

1) dato uno stato di attivazione fisiologica, di cui un individuo non ha una spiegazione immediata, egli
etichetterà questo stato nei termini delle sue conoscenze.

2) dato uno stato di attivazione fisiologica, di cui un individuo ha una spiegazione di ordine non emozionale,
non valuterà ulteriormente la situazione. Questa teoria e le sue conseguenze sono state messe alla prova
da un’esperimento divenuto molto noto (trattamento epinefrina), perché ha inaugurato una tradizione di
ricerca empirica dei processi soggettivi (v. pag.261). Il limite più grande dell’esperimento era la sua scarsa
validità ecologica, in quanto le emozioni furono indotte e troppo artificiose e lontane da quelle che si
presentano nella realtà. Questo limite è stato superato da altre teorie riconducibili alla tipologia
attivazionale cognitiva.

Richard S. LAZARUS (1970, 1993) .

La teoria di Magda Arnold venne ripresa e sviluppata da un altro psicologo americano, Richard Lazarus, che
a partire dagli anni ’70 ha elaborato una complessa teoria della valutazione emozionale. Viene da lui
definita teoria cognitivo-relazionale-motivazionale, e insieme a quella della Arnold ha avuto un grande
influsso sulla contemporanea psicologia delle emozioni.

Anche per questo autore la causa di un’emozione è da ricercarsi nei processi valutativi di alcune tipologie di
stimoli rilevanti per la sopravvivenza. La teoria è definita relazionale e motivazionale oltre che cognitiva,
poiché secondo Lazarus, la valutazione emozionale ha sempre a che fare con gli stati motivazionali
dell’individuo, che mette in relazione con le opportunità che l’ambiente offre per soddisfare i propri
bisogni.

Le possibili valutazioni/interpretazioni degli stimoli rispetto al proprio stato motivazionale sono limitate e
numerabili; nell’essere umano sono riconducibili a 15 strutture di significato (core relational themes),
ciascuna all’interno di una specifica situazione ambientale tipica (adaptive encounter). Ai 15 core relational
themes corrispondono altrettante emozioni primarie, es. “offesa che mi danneggia → rabbia”, “progressi
verso la realizzazione di uno scopo → gioia”, “situazione esistenziale incerta → ansia”, ecc. Secondo
Lazarus, le emozioni primarie, proprio in quanto frutto dell’evoluzione, non sono transpecifiche, ma specie-
specifiche: infatti si sono evolute per risolvere particolari problemi di adattamento. In questo senso,
emozioni come invidia, vergogna, gratitutine, orgoglio possono essere considerate primarie per l’uomo,
anche se non hanno un corrispettivo in altri animali.

Un altro aspetto interessante riguarda l’opinione di Lazarus per cui le emozioni siano risposte
biologicamente fondate in quanto la relazione interpretazione-emozione è automatica e innata, ma non
rigide poiché la relazione stimolo-interpretazione è molto più libera, soggetta a differenze individuali e
culturali (apprendimento). Le teorie di Arnold e di Lazarus, pur enfatizzando il ruolo della valutazione
cognitiva dell’emozione, ne sottolineano anche la funzione adattativa, non differenziandosi molto, per
quest’ultimo aspetto, dalla prospettiva evoluzionistico-funzionalista. In altre teorie formulate
successivamente, si fà più grande ed evidente la distanza tra la prospettiva cognitivista e la prospettiva
evoluzionistico-funzionalista su temi di base quali l’esistenza di emozioni discrete e primarie, universali e
biologicamente programmate.

Klaus SCHERER (1984, 1989) .

Una teoria della valutazione cognitiva forse più ricca e articolata delle precedenti è quella dello psicologo
tedesco Klaus Scherer (1984, 1999). Essa infatti presenta i processi valutativi degli stimoli emozionali non
come un insieme di atti cognitivi indipendenti, ma come un insieme di controlli tra loro articolati, che si
attivano con un ordine diacronico-sequenziale. Questa teoria suppone dunque che l’organismo sia
impegnato continuamente nel tenere sotto controllo l’ambiente per coglierne gli aspetti rilevanti in
relazione al proprio benessere e alla propria sopravvivenza. I controlli valutativi previsti dalla teoria si
susseguono in base al loro livello di complessità. Questo carattere sequenziale caratterizza anche lo
sviluppo ontogenetico dei controlli, che si evolvono parallelarmente alle competenze cognitive
dell’individuo.

Un ultimo aspetto interessante della teoria di Scherer consiste nel suo tentativo di mettere in relazione i
processi valutativi con le modificazioni dell’organismo, in particolare le espressioni facciali e vocali: ipotizza
l’esistenza di azioni facciali/vocali elementari, forse effettivamente di origine innata, che accompagnano
ciascun processo valutativo, e si combinano additivamente generando l’espressione “tipica” di una certa
emozione.

La prospettiva comunicativa e socio-costruzionistica  le emozioni servono per comunicare con il mondo 


l’emozione attualizza un’intenzione comunicativa in una forma di linguaggio preverbale  il fine è
stabilire rapporti e relazioni con gli altri  è legata all’apprendimento e nasce come strumento
privilegiato di comunicazione tra madre e figlio, che si evolve e si convenzionalizza con il trempo  la
prospettiva comunicativa riconosce un radicamento biologico (linguaggio naturale madre-figlio) la
prospettiva costruttivistica riconosce le emozioni solo come costrutti sociali culturalmente determinati 
osservazioni madre-figlio

Sono state ricondotte

- alla prospettiva evoluzionistico-funzionalistica le teorie che mettono in primo piano la funzione


adattativa delle emozioni e il loro carattere innato e universale.
- Alla prospettiva cognitivista quelle che, in vario modo, riconoscono un ruolo centrale ai processi
cognitivi nella genesi delle emozioni.
- A una prospettiva comunicativa e sociocostruzionistica possono infine essere ricondotte teorie e
ricerche che attribuiscono un ruolo primario all’aspetto relazionale e comunicativo delle emozioni.

Volendo sintetizzare queste tre prospettive si potrebbe dire che:  per la prima, le emozioni servono per
adattarsi al mondo;  per la seconda, le emozioni servono per conoscere il mondo;  per l’ultima, le
emozioni servono per comunicare con il mondo.

AVERILL

Teorie costruzionistiche delle emozioni (Harrè, Armon-Jones, Averill)

Tesi enunciate in “ la costruzione sociale delle emozioni” (1986) di Rom Harrè.

 Emozione come fenomeno sociale consistente in una serie di risposte coordinate apprese che
servono a regolare l’interazione sociale tra gli individui piuttosto che a salvaguardarne
sopravvivenza biologica.
 Emozioni spiegabili come fenomeni sociali  tutto è appreso (educazione) nulla è innato.
Es = rabbia: no innata, ma schema prescrittivo di un comportamento che indica all’individuo cosa
deve fare in determinate circostanze, quando i suoi diritti sono violati. A nche la sua intensità è
regolata dal contesto in cui si attiva.
 Natura e funzione emozione= interazione ha soprattutto esiti socialmente adattativi (e non
comunicativi come dicono le teorie comunicative)

AVERILL

Emozione è un fenomeno complesso e pluricomponenziale, e tutti gli aspetti che la compongono sono
appresi el corso dell’interazione sociale

- Emozione come sindrome: composta da diversi elementi che tendono a ricorrere insieme in una
sequenza abituale sebbene non necessaria.

Tali elementi, , sono:


- Valutazione cognitiva
- Reazioni espressive
- Reazioni fisiologiche
- Comportamenti strumentali
- Sentimenti soggettivi

Tali elementi sono appresi socialmente fin dall’infanzia (e possono variare in base al contesto
socioculturale)

- Processi di valutazione appresi: gli stimoli non sono riconosciuti in modo innato ma gli si attribuisce
significato in base all’apprendimento.
- espressioni facciali apprese: esse sono codici comunicativi convenzionali
- comportamenti strumentali = routine comportamentali tipiche che l’individuo impara ad attivare in
determinate circostanze.

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