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le emozioni svolgono principalmente una funzione adattativa, fanno parte dei meccanismi di
regolazione biologici degli organismi, dai quali dipende la loro sopravvivenza,
tali sistemi vanno dai più semplici che garantiscono l’equilibrio omeostatico interno, a quelli più
complessi che regolano l’equilibrio con l’ambiente esterno, legati a stati motivazionali che comprendono
le emozioni,
considerate innate, universali, ereditate dalla specie e attivate dall’incontro con stati o caratteristiche
dell’organismo o dell’ambiente,
un numero limitato di esse sono considerate primarie, aspetti cognitivi e valutativi non sono ignorati
ma considerati con minore interesse ed in ogni caso concepiti come processi distinti e gerarchicamente
ordinati aspetti comunicativi sono considerati derivati rispetto alla funzione adattativa studi sulle
espressioni facciali intraspecie e interspecie collocazione cerebrale aree subcorticali
Lo psicologo americano Paul Ekman, spronato da Tomkins, a partire dagli anni ’60 e per
delle espressioni delle emozioni, attraverso ricerche transculturali i cui risultati lo portano
a confermare l’ipotesi e che, sebbene messi in discussione da altri autori (es Russell)
1) segnali espressivi distinti e universali (cuore della sua ricerca), che tuttavia
convenzionalizzato
3) distinta fisiologia
Elabora un sistema di codifica delle espressioni facciali oggettivo: FACS (Facial Action
Coding System) fondato su un’analisi minuziosa dei singoli movimenti facciali (action
units)
Psicologo americano Robert Plutchik, da fine anni ’60 agli anni ’90 – ricerche condotte sul
lessico
(esplorazione)
psicopatologiche
Lo psicologo olandese Niko Frijda, sulla scia di McDougall e Wallon teorizza le emozioni
come tendenze all’azione innate (action tendencies), che ritiene specie-specifiche, cui
simulato a computer, nel quale però manca la dimensione che si riferisce all’esperienza
soggettiva dell’emozione
La prospettiva cognitivista
le emozioni servono per conoscere il mondo privilegia l’analisi dei processi cognitivi di elaborazione
mentale delle informazioni, ritenendo che siano questi gli aspetti che caratterizzano le emozioni (teorie
attivazionali cognitive) o che addirittura le causano (teorie dell’appraisal) gli stimoli attivatori non sono
dati intrinseci, ma attribuiti ad essi dai processi cognitivi di valutazione la valutazione emozionale è
considerata un processo inferenziale attivo perseguito dal soggetto attivo alle emozioni primarie
vengono sostituiti i sistemi di valutazione primari che danno origine alle diverse emozioni considera lo
sviluppo delle abilità cognitive prerequisito dello sviluppo emozionale considera l’aspetto comunicativo
secondario, come manifestazione esterna di un processo di ragionamento analisi lessico emozionale
localizzazione corticale, lateralizzazione
Nella prospettiva cognitivista il punto di vista è molto diverso, poiché diventa centrale l’interesse per gli
aspetti cognitivi, intesi non solo come sentimenti soggettivi, ma anche e soprattutto come processi di
valutazione e di elaborazione mentale dell’informazione. L’accresciuto interesse verso i processi cognitivi
porta pure ad attribuire ad essi un ruolo più importante nel processo causale che spiega l’emozione.
All’interno della posizione cognitivista vi sono comunque differenti opinioni riguardo la rilevanza dei vincoli
biologici nei confronti dei processi valutativi delle emozioni. Per questo motivo, l’autore Galati, propone
una distinzione tra due diverse impostazioni teoriche che si possono definire: Le teorie attivazionali-
cognitive, le prime ad essere formulate; Le teorie dell’appraisal, di più recente formulazione.
La prima e più celebre teoria attivazionale-cognitiva è certamente la teoria bifattoriale delle emozioni,
formulata da Schachter e Singer (1962).
dall’altro lato i processi cognitivi di attribuzione di significato attraverso i quali l’individuo identifica le
cause dell’attivazione stessa, e che portano alla presa di coscienza (questo invece si rifà tradizione
jamesiana) di emozioni questa volta differenziate. Da questo principio generale sono dedotte alcune
conseguenze:
1) dato uno stato di attivazione fisiologica, di cui un individuo non ha una spiegazione immediata, egli
etichetterà questo stato nei termini delle sue conoscenze.
2) dato uno stato di attivazione fisiologica, di cui un individuo ha una spiegazione di ordine non emozionale,
non valuterà ulteriormente la situazione. Questa teoria e le sue conseguenze sono state messe alla prova
da un’esperimento divenuto molto noto (trattamento epinefrina), perché ha inaugurato una tradizione di
ricerca empirica dei processi soggettivi (v. pag.261). Il limite più grande dell’esperimento era la sua scarsa
validità ecologica, in quanto le emozioni furono indotte e troppo artificiose e lontane da quelle che si
presentano nella realtà. Questo limite è stato superato da altre teorie riconducibili alla tipologia
attivazionale cognitiva.
La teoria di Magda Arnold venne ripresa e sviluppata da un altro psicologo americano, Richard Lazarus, che
a partire dagli anni ’70 ha elaborato una complessa teoria della valutazione emozionale. Viene da lui
definita teoria cognitivo-relazionale-motivazionale, e insieme a quella della Arnold ha avuto un grande
influsso sulla contemporanea psicologia delle emozioni.
Anche per questo autore la causa di un’emozione è da ricercarsi nei processi valutativi di alcune tipologie di
stimoli rilevanti per la sopravvivenza. La teoria è definita relazionale e motivazionale oltre che cognitiva,
poiché secondo Lazarus, la valutazione emozionale ha sempre a che fare con gli stati motivazionali
dell’individuo, che mette in relazione con le opportunità che l’ambiente offre per soddisfare i propri
bisogni.
Le possibili valutazioni/interpretazioni degli stimoli rispetto al proprio stato motivazionale sono limitate e
numerabili; nell’essere umano sono riconducibili a 15 strutture di significato (core relational themes),
ciascuna all’interno di una specifica situazione ambientale tipica (adaptive encounter). Ai 15 core relational
themes corrispondono altrettante emozioni primarie, es. “offesa che mi danneggia → rabbia”, “progressi
verso la realizzazione di uno scopo → gioia”, “situazione esistenziale incerta → ansia”, ecc. Secondo
Lazarus, le emozioni primarie, proprio in quanto frutto dell’evoluzione, non sono transpecifiche, ma specie-
specifiche: infatti si sono evolute per risolvere particolari problemi di adattamento. In questo senso,
emozioni come invidia, vergogna, gratitutine, orgoglio possono essere considerate primarie per l’uomo,
anche se non hanno un corrispettivo in altri animali.
Un altro aspetto interessante riguarda l’opinione di Lazarus per cui le emozioni siano risposte
biologicamente fondate in quanto la relazione interpretazione-emozione è automatica e innata, ma non
rigide poiché la relazione stimolo-interpretazione è molto più libera, soggetta a differenze individuali e
culturali (apprendimento). Le teorie di Arnold e di Lazarus, pur enfatizzando il ruolo della valutazione
cognitiva dell’emozione, ne sottolineano anche la funzione adattativa, non differenziandosi molto, per
quest’ultimo aspetto, dalla prospettiva evoluzionistico-funzionalista. In altre teorie formulate
successivamente, si fà più grande ed evidente la distanza tra la prospettiva cognitivista e la prospettiva
evoluzionistico-funzionalista su temi di base quali l’esistenza di emozioni discrete e primarie, universali e
biologicamente programmate.
Una teoria della valutazione cognitiva forse più ricca e articolata delle precedenti è quella dello psicologo
tedesco Klaus Scherer (1984, 1999). Essa infatti presenta i processi valutativi degli stimoli emozionali non
come un insieme di atti cognitivi indipendenti, ma come un insieme di controlli tra loro articolati, che si
attivano con un ordine diacronico-sequenziale. Questa teoria suppone dunque che l’organismo sia
impegnato continuamente nel tenere sotto controllo l’ambiente per coglierne gli aspetti rilevanti in
relazione al proprio benessere e alla propria sopravvivenza. I controlli valutativi previsti dalla teoria si
susseguono in base al loro livello di complessità. Questo carattere sequenziale caratterizza anche lo
sviluppo ontogenetico dei controlli, che si evolvono parallelarmente alle competenze cognitive
dell’individuo.
Un ultimo aspetto interessante della teoria di Scherer consiste nel suo tentativo di mettere in relazione i
processi valutativi con le modificazioni dell’organismo, in particolare le espressioni facciali e vocali: ipotizza
l’esistenza di azioni facciali/vocali elementari, forse effettivamente di origine innata, che accompagnano
ciascun processo valutativo, e si combinano additivamente generando l’espressione “tipica” di una certa
emozione.
Volendo sintetizzare queste tre prospettive si potrebbe dire che: per la prima, le emozioni servono per
adattarsi al mondo; per la seconda, le emozioni servono per conoscere il mondo; per l’ultima, le
emozioni servono per comunicare con il mondo.
AVERILL
Emozione come fenomeno sociale consistente in una serie di risposte coordinate apprese che
servono a regolare l’interazione sociale tra gli individui piuttosto che a salvaguardarne
sopravvivenza biologica.
Emozioni spiegabili come fenomeni sociali tutto è appreso (educazione) nulla è innato.
Es = rabbia: no innata, ma schema prescrittivo di un comportamento che indica all’individuo cosa
deve fare in determinate circostanze, quando i suoi diritti sono violati. A nche la sua intensità è
regolata dal contesto in cui si attiva.
Natura e funzione emozione= interazione ha soprattutto esiti socialmente adattativi (e non
comunicativi come dicono le teorie comunicative)
AVERILL
Emozione è un fenomeno complesso e pluricomponenziale, e tutti gli aspetti che la compongono sono
appresi el corso dell’interazione sociale
- Emozione come sindrome: composta da diversi elementi che tendono a ricorrere insieme in una
sequenza abituale sebbene non necessaria.
Tali elementi sono appresi socialmente fin dall’infanzia (e possono variare in base al contesto
socioculturale)
- Processi di valutazione appresi: gli stimoli non sono riconosciuti in modo innato ma gli si attribuisce
significato in base all’apprendimento.
- espressioni facciali apprese: esse sono codici comunicativi convenzionali
- comportamenti strumentali = routine comportamentali tipiche che l’individuo impara ad attivare in
determinate circostanze.