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La psicologia è una scienza che studia i comportamenti, la personalità e i processi mentali (stress, pressione,
emozioni) degli individui, e come questi influenzano i comportamenti e le esperienze dell’individuo.
Lo psicologo si basa su delle evidenze scientifiche e procede per ipotesi e verifiche.
Il metodo scientifico presenta il seguente percorso di ricerca:
1) Ipotesi: risposta provvisoria a un determinato problema;
2) Verifica (raccolta empirica dei dati): raccolta empirica dei dati;
3) Analisi dei dati (statistica): individuazione delle variabili;
4) Spiegazione teorica: conclusione che avvalora o nega l’ipotesi iniziale.
È meglio che le ricerche coinvolgano un grande numero di persone e che siano congrue con quelle degli altri
professionisti.
ORIGINI
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Il suo scopo è conoscere la struttura della coscienza e nel 1879 fondò il primo laboratorio di psicologia
sperimentale. Studiò le strutture, non le funzioni della mente, e riteneva che esistessero tre stati elementari
dei processi coscienti (elementi di base della psiche):
- Sensazioni
- Immagini mentali
- Stati affettivi
Questi processi di base possono essere indagati tramite un’introspezione, ovvero una registrazione da parte
del soggetto delle proprie esperienze attraverso l’autoanalisi.
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Nello sviluppo dei fenomeni percettivi gioca un importante ruolo il rapporto tra sfondo e figura: basti
pensare all’importanza del contesto nei fenomeni del mimetismo.
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Illusione di Ebbinghaus
Le illusioni ottiche sono situazioni in cui la percezione di uno stimolo da parte di un osservatore non
corrisponde alle proprietà fisiche dello stimolo.
Figura di canniza
Uno dei comportamentisti più noti è Skinner (1904-1990), il quale sostiene che il soggetto è in grado di
riprodurre quel comportamento per il quale ha ricevuto una gratificazione. Va oltre al condizionamento
classico (stimolo e risposta) e indaga il condizionamento operante, che ha un ruolo importantissimo
dell’apprendimento sulle strategie dell’individuo. Tale metodo è basato su un sistema di premi e punizioni.
Il premio o la gratificazione viene fornito in quelle situazioni in cui si desidera ottenere più frequentemente
un certo comportamento. I soggetti operano dunque attivamente nell’ambiente.
Il topo affamato preme casualmente la leva che fa cadere il cibo. Dopo ripetute associazioni risposta casuale e rinforzo, si ottiene la risposta
condizionata.
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Piaget e l’epistemologia genetica (1896-1980)
Piaget sostiene che l’intelligenza si costruisce attraverso un processo di adattamento tra il bambino e
l’ambiente. Per raggiungere un equilibrio serve quindi l’assimilazione e l’accomodamento di una nuova
informazione, l’integrazione di questa in quelle già esistente.
L’epistemolgia genetica si occupa dello studio dello sviluppo della conoscenza e dei passaggi tra i diversi
stadi di conoscenza (e il suo scopo è capire come si forma la conoscenza).
Cronologia
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CAMPI DI APPLICAZIONE DELLA PSICOLOGIA
- Psicologia clinica
Studia il funzionamento adattivo e il comportamento deviante o patologico attraverso osservazione,
valutazione e trattamento e gestisce inoltre le forme psicopatologiche. Esistono diverse forme di
indagine e trattamento e diversi indirizzi teorici di riferimento.
- Psicologia forense
Valuta le capacità di intendere e volere, il rischio di recidiva, l’attendibilità delle testimonianze e
della simulazione di sintomatologie psichiche e agisce inoltre sul mandato del giudice o di un
avvocato.
- Psicologia sociale
Studia il modo in cui le persone percepiscono e pensano gli altri, li influenzano e si pongono in
relazione. Spiega inoltre il comportamento in termini di interazione tra stati mentali e situazioni
sociali immediate. Vengono inoltre valutati stereotipi, pregiudizi, razzismo, i gruppi e le relazioni di
gruppo.
- Neuropsicologia
Studia gli effetti delle lesioni cerebrali e si occupa della possibile riabilitazione di tali disturbi.
Si avvale di metodi scientifici, proponendo modelli interpretativi del funzionamento mente/cervello.
Nasce nel XIX secolo.
Neuropsicologia cognitiva.
- Ricerca psicologica
Studia il comportamento dell’individuo o dell’animale attraverso l’osservazione e paradigmi
sperimentali e sviluppa e verifica
teorie scientifiche
Ambiti applicativi:
- Ricerca di laboratorio
- Ricerca sul campo
- Ricerca clinica
- Neuroscienze e scienze cognitive
Gli scopi della ricerca scientifica
sono la scoperta di regolarità,
tramite la descrizione del
comportamento e la scoperta di
reazioni sistematiche tra i vari
aspetti del comportamento, e lo
sviluppo di teorie, per organizzare
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le conoscenze in modo sistematico e spiegare le leggi del comportamento. Le teorie devono poter
essere falsificabili.
L’ATTENZIONE
Un paziente con grave deficit di attenzione ha ripercussioni a livello salutistico, le quali si possono
manifestare attraverso la difficoltà nel linguaggio, che tende a essere tangenziale, e nella cognizione (la
tendenza è quella di comprendere solo la prima parte del discorso o solo la parte d’interesse).
Nei peggiori dei casi il paziente può trovarsi in stato di coma.
L’attenzione è il prendere in possesso da parte della mente in forma chiara e vivida di uno fra tanti oggetti
e fra tanti treni di pensieri possibili, esso comporta il ritirarsi della mente da alcune cose per poter operare
su altre con grande efficienza.
James, 1890, Principi di Psicologia
L’attenzione è un processo che modula le capacità di agire e interagire con l’ambiente e il mondo esterno,
mantenendo uno stato di attivazione, selezionando le informazioni, monitorando i pensieri e le azioni.
Esistono dei network attentivi diversi che sviluppano queste funzioni/capacità e a capacità attentive diverse
corrispondono network diversi.
Caratteristiche dell’attenzione:
- Intensità: posso mantenere un livello di responsitivà adeguato per periodi prolungati (dopo 20
minuti il focus attentivo decresce).
- Selettività: posso prestare attenzione a un evento in particolare.
- Divisa: posso prestare attenzione e più cose (multi-task).
- Involontaria: a volte l’attenzione può essere catturata, indipendentemente dal fatto che lo voglia o
meno.
Con volontarietà dell’attenzione si intende il mantenimento di un livello attentivo su un compito
volontariamente. Altre volte è invece lo stimolo a catturare la mia attenzione, e questo prende il nome di
stimolo iper appreso (per esempio, un pericolo, il suono di una sirena o dell’ambulanza, qualcuno che chiama
il mio nome).
Un esempio è l’esperimento del cocktail party, che riflette “l’ascolto dicotico” dello psicologo Cherry, che
valuta l’attenzione dell’ascolto. Alle persone veniva chiesto di indossare delle cuffie e di ascoltare solo il
suono trasmesso all’orecchio di destra e tralasciare quello emesso all’orecchio di sinistra. Ottenendo risultati
soddisfacenti, lo psicologo capì quindi che gli esseri umani sono in grado di filtrare le informazioni, quindi
sono in grado di fare più cose contemporaneamente, o meglio, sono in grado di dividere il focus attentivo su
più azioni.
Immagina di essere a un aperitivo con gli amici, dove ci sono diverse conversazioni simultanee.
- Attenzione selettiva: non puoi stare attento a tutte le conversazioni.
- Attenzione divisa: puoi conversare e chiedere uno spritz nello stesso momento.
- Spostamento volontario dell’attenzione: puoi volontariamente prestare più attenzione a una
conversazione rispetto che a un’altra.
- Spostamento involontario dell’attenzione: improvvisamente senti nominare il tuo nome nella
stanza.
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Attenzione selettiva
L’attenzione selettiva è un processo cognitivo che consente di selezionare parte degli stimoli presenti
nell’ambiente, lasciandone decadere altri.
Il focus attentivo si può allargare o restringere: nel primo caso si sta attenti a più cose contemporaneamente
ma si è meno efficienti, nel secondo caso si è molto efficienti su una singola cosa selezionata (esempio del
fascio di luce).
L’attenzione selettiva può essere:
- Esogena (di tipo automatico): bottom up, l’ambiente cattura la mia attenzione
- Endogena (di tipo volontario): top down, io focalizzo la mia attenzione sull’ambiente in maniera
volontaria
L’ attenzione selettiva dipende dal livello di arousal (l’arousal è il livello fisiologico di attenzione) e di
vigilanza, ovvero è necessario sia presente un livello di attivazione fisiologico (arousal) e un livello di
vigilanza minimo. Più il livello di arousal e di vigilanza è alto, più sei attivo e attento.
Attenzione bottom-up
L’attenzione bottom-up consiste in un’attività sensoriale
periferica (input) che guida la mia attenzione analisi percettiva
su un determinato aspetto. Un esempio di attenzione bottom-
up riguarda stimoli inattesi o salienti, come l’informazione
sensoriale, che avviene indipendentemente dalla volontà del
singolo.
Selezione precoce
La selezione avviene all’inizio del processo, prima del riconoscimento, e per questo viene detta selezione
precoce.
L’attenzione è quindi un filtro che blocca parte dell’informazione.
Per dimostrare ciò Broadbent ha ricorso al dichotic listening task, ovvero ha fatto ascoltare due voci diverse
su due auricolari diversi chiedendo poi cosa dicessero entrambi.
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Modello dell’attenuazione
Secondo il modello del filtro attenutato di Treisman (1964), il filtro non blocca completamente l’accesso
all’informazione ma attenua la probabilità che le parole vengano elaborate in toto.
Il filtro è il primo livello di riconoscimento, l’informazione passa e non viene completamente abolita, ma
viene ridotta, attenuata, e noi non siamo in grado di rievocarla (si può recuperare solo con sollecitazioni).
Un altro fattore di disturbo può essere la distrazione, secondo cui stimoli salienti entrano a forza nel nostro
fuoco attentivo.
Cecità da disattenzione
Esperimento di Simmon e Chabris (1999) dimostra l’incapacità di percepire consapevolmente degli stimoli
al di fuori del nostro fuoco attentivo. L’esperimento consisteva nel chiedere a degli studenti di guardare
attentamente un video e di contare i passaggi della palla tra le persone vestite.
Cecità al cambiamento
È l’incapacità di individuare in scene successive o contemporanee differenze a volte molto vistose, perché al
di fuori del nostro fuoco attentivo.
Selezione tardiva
Vengono elaborate tutte le informazioni, anche quelle irrilevanti: la selezione avviene in un momento
successivo al riconoscimento, prima della selezione della risposta.
Nell’effetto stroop, un esempio di selezione tardiva, vengono mostrate delle scritte di colori con colori
diversi e al soggetto viene chiesto di “leggere” il colore della parola.
L’attenzione interviene al momento della selezione della risposta.
L’effetto stroop è l’effetto per cui vi è un rallentamento dei tempi di denominazione del colore
dell’inchiostro quando la condizione è incongruente. Tale effetto è particolarmente evidente nei pazienti con
lesioni frontali, che commettono molti errori di interferenza e aumentano i tempi di lettura.
L’effetto stroop compare quando all’azione di selezione bisogna associare un’azione di inibizione su un
processo automatico molto forte (lettura).
L’effetto stroop è particolarmente evidente nei pazienti con lesioni frontali. Questi ultimi commettono molti
errori d’interferenza e impiegano più tempo nella lettura.
- Componenti intensive
- Allerta fisica: aumenta la prontezza di risposta in seguito a un segnale di avvertimento
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- Allerta tonica: generalizzata, involontaria, oscilla nell’arco della giornata
- Vigilanza o attenzione sostenuta
È la capacità di mantenere per un tempo prolungato l’attenzione su uno stimolo.
L’emisfero destro è maggiormente implicato nel mantenere l’attenzione sostenuta.
I pazienti con disturbo dell’attenzione sostenuta hanno una caduta della prestazione piuttosto veloce
(time on task effect). Dopo un certo intervallo di tempo i sistemi coinvolti nell’attenzione perdono di
efficienza, dimostrando con degli errori e una caduta di prestazione veloce.
- Componenti selettive
- Attenzione selettiva
È la capacità di selezionare una o più fonti di stimolazione esterna in presenza di informazioni in
competizione per dedicarsi con maggiore efficacia nell’elaborazione dell’info rilevante per i nostri
scopi del momento e tralasciare quella non rilevante.
L’attenzione selettiva è uditiva o visuo-spaziale.
- Attenzione divisa
Capacità di prestare attenzione a più informazioni contemporaneamente.
Al soggetto viene chiesto di eseguire contemporaneamente due compiti di difficoltà diverse o che
impiegano abilità diverse (Gervasutta, valutazione neuro psicologica neurospecifica per capire
l’idoneità alla guida).
L’allerta è qualsiasi processo selettivo che implica un’intensità minima di attivazione fisiologica.
L’allerta è un processo di attivazione generalizzata che permette all’individuo di avviare dei processi
attentivi consapevoli e rispondere a stimoli (per
esempio, nel coma o nel sonno non viene raggiunto un
livello d’attivazione sufficiente).
Disturbi dell’attenzione
I pazienti con cerebrolesioni e trauma cranico sono soggetti a:
- Fase acuta: ridotta attenzione sostenuta
- Fase subacuta: deficit attenzione selettiva, facile distraibilità, deficit attenzione divisa
La motivazione è un processo che ha origine da un bisogno e spinge un individuo ad agire in un certo modo.
Si tratta dunque di una sequenza dinamica di eventi che attiva un comportamento.
Il comportamento motivato prevede tre livelli:
- Stimolo, può essere interno o esterno;
- Motivazione, derivata da esigenze personali;
- Emozioni, che hanno un ruolo di mediazione tra gli stimoli ambientali e permettono di attivare una
serie di reazioni e comportamenti.
La motivazione si innesta quando l’individuo percepisce una situazione di squilibrio tra quella che è la
situazione attuale e quella che l’individuo vorrebbe raggiungere. Si parla quindi di uno stato di disequilibrio
tra la situazione ambientale e quella che si vorrebbe raggiungere. È tramite un comportamento motivato che
l’individuo cerca di ristabilire l’equilibrio perso.
LE EMOZIONI
Una delle cose più significative che si può dire sulle emozioni è che qualsiasi persona ha ben chiaro cosa
sia un’emozione finchè non viene chiesto di dare una definizione del termine.
Joseph LeDoux (1996)
Le emozioni sono uno strumento evolutivo che ha permesso agli uomini di interagire con l’ambiente: si
tratta di risposte fisiologiche e comportamentali, specie-specifici, generati da particolari situazioni.
Le emozioni sono strettamente correlate alla motivazione in quanto la soddisfazione di un bisogno determina
un’emozione positiva o negativa.
Esse sono costituite da un misto di:
- Attivazione fisiologica (alterazioni ormonali, muscolari…)
- Valutazione cognitiva (ricordare, interpretare, aspettative…)
- Modificazione del comportamento e impulso all’azione (piangere, ridere, attaccare, fuggire…)
- Esperienza soggettiva
Esterna Interna
Quindi, una delle funzioni delle emozioni sembra essere una forma di comunicazione, sia della persona
verso l’esterno sia all’interno della persona.
Classificazione delle emozioni
Le emozioni primarie o di base sono quelle che accomunano universalmente tutti gli esseri umani,
indipendentemente dalla loro cultura, e sono 6: gioia, sorpresa, paura, rabbia, tristezza, disgusto.
Queste sono riconoscibili attraverso dei canali di espressione, che possono essere volontari (espressioni
facciali, postura, linguaggio) e involontari (risposte fisiologiche, come arrossire e respirazione, voce).
Da queste ultime derivano delle emozioni secondarie più complesse: vergona, colpa, amore, rimorso.
Paul Ekman dimostrò che le espressioni facciali di paura, sorpesa, disgusto, gioia, rabbia e tristezza sono dei
segnali distintivi universali.
Il canale più studiato nella psicologia delle emozioni è quello delle espressioni facciali: ci sono prove di
alcuni segnali distintivi universali almeno per emozioni di paura, sorpresa, disgusto, gioia, rabbia, tristezza.
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È un canale molto utilizzato e ricercato dalle persone, è parzialmente volontario e parzialmente involontario
(ricerche sulla menzogna…).
Approcci teorici
- Approccio differenziale: ritiene che ci sia un numero ristretto di emozioni primarie su base innata e
delle emozioni secondarie che si basano su quelle primarie.
- Approccio componenziale: le emozioni sono il risultato della combinazione di componenti mentali
e fisiologiche diverse.
- Approccio dimensionale: le emozioni sono viste come modalità generali di risposta (es.
piacevolezza vs spiacevolezza).
Circuito di Papez
Il circuito di Papez o circuito a due vie sostiene che esistono due vie che ci permettono di integrare tutte le
informazioni dall’origine all’emozione:
- Via corticale: dal talamo procede alla corteccia sensoriale fino alla corteccia cingolata, generando i
sentimenti;
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- Via subcorticale: dal talamo procede all’ipotalamo, responsabile dell’attivazione a livello periferico
della nostra risposta corporea.
Dall’ippocampo l’informazione può attivare un circuito che prevede la parte anteriore del talamo, la
corteccia cingolata e l’ippocampo, permettendo una modulazione della risposta emotiva.
James Papez ha identificato le strutture limbiche importanti per le emozioni, aggiungendo al lobo limbico le
strutture talamiche e l’ippocampo.
C’è un circuito di modulazione delle esperienze, in quanto siamo in grado di modulare le risposte emotive.
La regione orbitofrontale controlla razionalmente le emozioni e le elabora: un danno a questa regione causa
dei cambiamenti nella personalità (famoso è l’esempio di Phineas Gage).
Una lesione a livello orbito frontale determina, a seconda di cosa viene lesionato, aggressività, irritabilità,
apatia, scarsa motivazione.
A livello motorio la parte destra del cervello coordina la parte sinistra, mentre la parte sinistra del cervello
coordina la parte destra.è stata notata un’asimmetria anche a livello emozionale.
Lo stress è un termine che viene utilizzato in riferimento a fattori positivi e negativi che suscitano risposte
soggettive di ansia.
Le tre fasi dello stress sono:
- Allarme: attivazione SNA, diminuzione difese
- Resistenza: livelli di difesa normali
- Esaurimento: livelli di difesa molto bassi, stanchezza
Lo stress influisce sulla prestazione.
L’ansia di tratto è una caratteristica relativamente stabile e duratura di personalità. L’ansia competetitiva è
la tendenza a percepire le situazioni agonistiche come pericolose e a rispondere con sentimenti di tensione e
apprensione.
L’ansia di stato è una condizione dell’organismo transitoria e fluttuante nel tempo (legata a quella
situazione o contesto).
LA MEMORIA
La memoria è una capacità psichica che permette di codificare, immagazzinare, mantenere nel tempo e
richiamare informazioni ed esperienze pregresse al momento del bisogno.
È il mantenimento degli apprendimenti nel tempo attraverso la registrazione e il richiamo dell’informazione.
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Il working memory (WM) è considerate un processo esecutivo, in quanto viene attuato uno sforzo cognitivo.
Processo di memoria
Processi cognitivi collegati alla memoria, la letteratura individua tre fasi che sembrano caratterizzare il
processo della memoria:
L’amnesia è la perdita della memoria temporanea o duratura, globale o parziale. Può assumere varie forme,
in relazione al sistema di memoria interessato e all’andamento temporale. Può avere una causa organica o
psicogena e può essere retrograda (non si possono ricordare gli eventi avvenuti prima del danno cerebrale) o
anterograda (non si possono ricordare gli eventi avvenuti dopo il danno cerebrale).
- Amnesia globale transitoria: è l’incapacità di ricordare e ad apprendere nuove informazioni
accompagnata da continue domande. Non è legata da deficit neurologici o cognitivi ed è
caratterizzata da un’insorgenza improvvisa, una durata variabile da alcuni minuti a ore (< 24).
La capacità di acquisire nuove memorie viene gradualmente recuperata
- Amnesia postraumatica: è la conseguenza a un trauma cranico ed è caratterizzata da durata
variabile. Il paziente risulta confuso, disorientato e incapace di apprendere e rievocare
informazioni a breve e lungo termine.
Come viene classificata tradizionalmente la memoria?
Descrivere il quadro di amnesia globale transitoria.
Che informazioni ci può dare la curva di posizione seriale?
Che cosa si intende per working memory?
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Descrivi le 3 fasi che sembrano caratterizzare 3 fasi che sembrano il processo di memoria.
Che cosa si intende per memoria prospettica?
Descrivi i possibili disturbi di un paziente con un disturbo di memoria a breve termine.
IL SONNO
Il sonno è uno stato dell’organismo qualificato da una ridotta reattività agli stimoli ambientali, con la
sospensione delle attività relazionali e da una riduzione del livello di coscienza.
Sorge spontaneamente e periodicamente, si autolimita nel tempo ed è reversibile.
In tal modo si crea un’alternanza sonno-veglia che regola il ritmo delle giornate degli individui.
I sistemi neuronali coinvolti nel sonno non sono un fenomeno passivo legato alla cessazione delle attività
nervose che sostengono la veglia, ma sono invece il prodotto di specifici sistemi neuronali.
Il sonno è controllato da due differenti processi: quello omeostatico determina la quantità di sonno in
relazione al tempo che un individuo ha speso nella fase di veglia, quello circadiano stabilisce a quale ora del
giorno il sonno si verifica. In condizioni fisiologiche questi due sistemi interagiscono.
I ritmi del cuore e della respirazione sono lenti e regolari; i movimenti oculari sono praticamente
assenti; si ha un notevole rilassamento dei muscoli e i valori del metabolismo cerebrale
diminuiscono di circa il 30% rispetto alla condizione di veglia. In sintesi, il sonno NREM è
caratterizzato da un’attività cerebrale lenta e ridotta in un corpo pienamente rilassato.
I sogni assomigliano maggiormente ai pensieri normali e non emotivamente qualificati (il 25% dei
casi riferisce che stava sognando).
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arteriosa, il polso e la respirazione); per contro, si ha la perdita del tono della muscolatura; di norma
infine è accompagnato dall’erezione del pene e dal turgore clitorideo.
I sogni del sonno REM sono visivamente vividi e hanno le caratteristiche emotive, bizzarre e
illogiche tipiche dell’attività onirica (l’80% dei casi riferisce che stava sognando).
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DISTURBI DEL SONNO
Insonnie
Le insonnie sono caratterizzate da difficoltà ad addormentarsi, quindi si dorme troppo poco.
Si riferisce a una percezione soggettiva di non trarre sufficiente ristoro dal sonno per quantità o qualità e può
essere occasionale, transitoria o cronica (> 3 settimane)
Può essere da addormentamento, del centro della notte e da risveglio precoce
Gli indicatori sono: difficoltà all’addormentamento, risvegli frequenti, risvegli precoci, sonno non ristoratore
e anche stanchezza, irritabilità, sonnolenza e disturbi della concentrazione.
- Insonnia ideopatica: insorge in età infanto-giovanile, dura tutta la vita, è correlata a familiarità e
non è influenzata da eventi della vita o di stress. È caratterizzata da un anomalo controllo dei
meccanismi che regolano il ritmo sonno-veglia, con conseguente scarsa efficienza diurna, stanchezza
e scarsa motivazione.
- Insonnia psicofisiologica: equivale a circa 15% delle insonnie (prevale nelle donne e nelle persone
di mezza età) e spesso si instaura dopo evento stressante. I soggetti avvertono il bisogno di dormire
ma appena a letto non riescono ad addormentarsi e tale disturbo è correlato al condizionamento
negativo nei confronti del sonno (apprensione per difficoltà all’addormentamento) oppure ai
condizionamenti esterni o ambientali legati al luogo in cui si dorme (meglio. In hotel o cambiando
stanza).
- Pseudoinsonnia: è anche chiamata distorta percezione del sonno
ed è un’insonnia percepita in assenza di segni o di sonno
insufficiente o disturbato (anche la polisonnografia è normale).
Le possibili cause sono: eccessiva attività mentale, modificazioni
sottili che sfuggono alle attuali metodiche d’indagine e
sottovalutazione del sonno (ipocondria).
Trattamento insonnia:
- Rimuovere ove possibile le cause
- Trattare malattie internistiche o psichiatriche responsabili
d’insonnia
- Igiene del sonno
- Andare a letto e alzarsi sempre alla stessa ora
- Andare a letto solo se avverti sonno e, se non riesci a dormire,
alzati, vai in un’altra stanza e fa qualcosa di distensivo (leggi o ascolta musica)
- Utilizza il letto solo per gli scopi per i quali è stato concepito: il sonno e l’attività sessuale
- Non concederti sonnellini pomeridiani nell’intento di recuperare il sonno perso di notte
- Non dormire un paio di ore prima di recarti a letto
- Evita esercizi fisici faticosi e attività mentali impegnative le ore che precedono il sonno
- Non prolungare le ore abituali di sonno durante il week end
- Evita che la stanza da letto sia troppo calda o lo stomaco troppo vuoto
- Evita il caffè, il tè, la cioccolata in tazza o la Coca Cola prima di coricarti, evita anche di fumare
molte sigarette
- Psicoterapia, tecniche di rilassamento
- e autocontrollo
- Uso farmaci (benzoadizepine)
La sonnolenza colpisce maggiormente nell’arco orario 3-5 del mattino e tra le 15-17 (meno intensa).
Cause dell’eccessiva sonnolenza: deprivazione del sonno, insonnia, frammentazione del sonno, disordini del
ritmo sonno veglia, patologie internistiche o neurologiche, sindromi ipersonniche.
Scale di valutazione (scala di Epworth), anamnesi e polisonnografia.
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Ipersonnie
Le iperinsonnie sono caratterizzate da un eccesso di sonno, quindi si dorme tanto e a tutte le ore.
- Narcolessia: ipersonnia primaria che esordisce intorno ai 15/35 anni e che presenta come primo
sintomo la sonnolenza (10% cataplessia, ovvero uno stimolo emotivo).
Sintomi: allucinazioni ipnagogiche, attacchi di sonno, cataplessia, paralisi del sonno.
- Sindrome apnee ostruttive (OSAS): le cause sono la conformazione individuale (es. ipertrofia
tonsille, adenoidi, deviazione del setto nasale) e altri fattori favorenti (obesità, abuso di alcolici,
postura). L’ipersonnia secondaria è caratterizzata da russamento intermittente, apnee, sonnolenza
diurna.
Parasonnie
Le parasonnie sono caratterizzate da strani comportamenti durante il sonno, quindi si dorme male.
Sono disturbi episodici che rappresentano una intrusione nel normale svolgimento del sonno.
Essi si possono presentare in tutti in modo sporadico, ma sono più frequenti nei bimbi. Vengono classificate
in base alla fase del sonno in cui compaiono: le parasonnie dell’addormentamento o del sonno leggero e le
parasonnie dell’ultima parte della notte.
- Sonnambulismo: è una parasonnia del sonno NREM, dove il soggetto svegliandosi da una fase di
sonno lento compie movimenti complessi. Si verifica nella prima parte della notte e durano qualche
minuto, è più frequente nei bambini, tende a scomparire con l’adolescenza, familiarità.
- Pavor notturno (o terrore nel sonno): è una parasonnia del sonno NREM, dove il soggetto si
sveglia all’improvviso da una fase di sonno profondo e comincia a urlare in preda a uno stato di
terrore (tachicardia, sudorazione, aumento del tono muscolare). Il picco d’incidenza è intorno ai 5-7
anni.
- Rem behaviour disorder (RBD): è una parasonnia del sonno REM, dove il soggetto presenta
un’eccessiva attività motoria caratterizzata da comportamenti bruschi (es. urlare, tirare pugni e
calci). Non vi è atonia muscolare.
- Sindrome gambe senza riposo: consiste nella difficoltà a iniziare il sonno e si rivela tramite forme
ideopatiche genetiche e secondarie (neuropatie periferiche, uremia, deficit di ferro).
- Bruxismo: disturbo del sonno, dove il soggetto digrigna i enti in maniera incontrollata. I sintomi
sono: indolenzimento, dolori ai muscoli e all’articolazione temporo-mandibolare, cefalea. In risposta
allo stress ambientale ci sono fattori emozionali.
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