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1)DEFINIZIONI E ORIGINI DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

 ALLPORT – teoria del contatto: L’uomo è influenzato dalla presenza reale o immaginaria degli
altri.
 Prof. AMERIO – esperienza, attività mentale e pratica, comportamenti si articolano nel
contesto sociale
 ORIGINI: 2 APPROCCI : 1 centrato su persona - 2 centrato sul sociale
1. centrato su persona
J. BENTHAM utilitarista – concetto di edonismo, uomo per il piacere, orientato ad evitare il
dolore.
2. centrato sul sociale
HEGEL stato come incarnazione della mente sociale
Auguste COMTE FONDATORE SOCIOLOGIA, società va studiata in maniera scientifica
Gustave LE BON SCRIVE LIBRO “ Psicologia delle folle” analizza il comportamento delle Masse,
persone dominate da mentalità delle folle (influenza sociale).
Esperimenti
 1897 TRIPLETT psicologia sociale sperimentale (1’ esperimento della storia - esperimento
ciclisti – prestazione migliore durante competizione) Esperimento bambini che avvolgono
lenza, + veloce in presenza di altri bambini - SOCIAL LABOURING – FACILITAZIONE SOCIALE.
 MAX RINGELMANN - SOCIAL LOAFING – PIGRIZIA SOCIALE (esperimento del tiro alla fune-
forza individuale impiegata diminuisce)
Conclusioni: Prestazione aumenta se si rintraccia contributo del singolo, diminuisce se ci si sente
parte anonima gruppo.
1908 PRIMI MANUALI DI PSICOLOGIA SOCIALE
1. Mc DOUGALL “Introduction to social Psycology” individuo e sua relazione col mondo
esterno
2. E. ALSWORTH ROSS (ROSSOCIALE) (Diana Ross) “Social psycology” influenza sociale sugli
individui
I LIVELLI DI ANALISI PSICOLOGIA SOCIALE (4)
1. INTRAPSICHICO cognizione sociale (costruzione di un’ immagine del mondo sociale)
2. INTRAGRUPPO dinamiche dentro un gruppo
3. INTERGRUPPO relazioni fra gruppi
4. COLLETIVO processi sociali del contesto storico e dei soggetti

2) LA PSICOLOGIA SOCIALE NORDAMERICANA E IL COMPORTAMENTISMO


COMPORTAMENTISMO – Orientato verso l’OGGETTIVITÀ sviluppa la ricerca in senso naturalistico
(teoria evoluzionistica di DARWIN), indaga fenomeni psichici umani come quelli animali –
PREMI/PUNIZIONI, non valuta emozioni e pensieri.
1. Orientata verso oggettività,
2. Abbandona introspezione,
3. Cerca spiegazioni solo in fenomeni osservabili,
4. Orienta ricerca in senso naturalistico.
WATSON 1878-1958 – maggiore esponente del comportamentismo - METODO OGGETTIVO (la
psicologia come branca sperimentale OBIETTIVA della scienza naturale) quindi non serve l’aspetto
introspettivo – psicologia ha il compito di studiare le condizioni obiettive che determinano il
comportamento. Condizionamento: esperimento del piccolo Albert.
PAVLOV – condizionamento classico, RIFLESSO CONDIZIONATO, Uno stimolo incondizionato
(naturale) ad uno condizionato (artificiale) in un organismo. Esp. cane che saliva anche al solo suino
del campanello.
SKINNER – condizionamento operante  PROCESSO DI SELEZIONE ADATTIVA (con una nuova
risposta e un rinforzo positivo (ricompensa) o negativo (punizione)) esperimento dei piccioni che
beccano su punto specifico gabbia e ricevono cibo, oppure beccano su altro punto e ricevono
scossa.
COMPORTAMENTISMO: Ruolo cruciale che l’ambiente svolge sulla condotta umana. LIMITI: La
tendenza a studiare unità comportamentali troppo limitate.
I bambini si comportano come vogliono i genitori, attraverso premi o punizioni

3) IL COGNITIVISMO
COGNITIVISMO: l’individuo al centro degli studi, visto come un elaboratore di informazioni
Processi cognitivi analizzati come funzioni organizzative, l’uomo è organizzatore ed elaboratore di
informazioni interne ed esterne
 MARKUS E ZAJONC, cognitivismo (O-S-O-R organismo stimolo organismo risposta) differente
dal comportamentismo (S-R stimolo risposta) gli organi fisici selezionano gli stimoli e gestiscono
le risposte. Recupera ed amplia il concetto di feedback
TEORIA SOCIALE COGNITIVA (social cognition) studio delle conoscenze sociali e dei processi
cognitivi: quelli freddi e quelli caldi (INFLUENZATI DALLE EMOZIONI).
1. Individuo influenzato dalle conoscenze precedenti (giudizi sociali) e in minor parte da
stimoli esterni
2. Top down: minore capacità elaborativa e motivazionale, maggiore forza hanno le
esperienze precedenti
3. Bottom up: maggiori capacità elaborativa, maggiore possibilità di modifica delle
conoscenze esistenti.
BANDURA: determinismo triadico reciproco: analisi dei processi cognitivo-emotivi incentrato sui
contesti sociali – modello causale di lettura dell’azione.

4) L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO
INTERAZIONISMO SIMBOLICO: prospettiva interna alla sociologia statunitense – IL
COMPORTAMENTO INDIVIDUALE E’ MEDIATO DAI SIGNIFICATI CHE I SOGG. ATTRIBUISCONO ALLA
SITUAZIONE, DALLE PERCEZIONI CHE IL SOGG. HA DI SE STESSO E DEGLI ALTRI, DAL TIPO DI
REAZIONE CHE CI SI ASPETTA DAGLI ALTRI E DAL GIUDUZIO IN MERITO AI PROPRI ATTI.
Azioni umane quasi sempre sociali perché richiedono sforzi coordinati di diversi individui.
Il comportamento umano è autoreferenziale è sia soggetto che agisce, che oggetto della propria
esperienza.
CONCETTI DI BASE:
I SIMBOLI: l’analisi del comportamento umano si basa sul concetto di SIMBOLO SIGNIFICATIVO,
che è un gesto vocale o di altro tipo che fa insorgere stessa risposta sia in chi lo usa, sia a colui cui
è indirizzato.
Le persone interagiscono attraverso i significati e le loro risposte reciproche dipendono dalla loro
interpretazione di simboli, piuttosto che da comportamenti appresi
IL SEGNO (o stimolo): influenza comportamento, è qualcosa che significa qualcos’altro. Le risposte
ai segni sono condizionate in quanto il segno (o stimolo) acquista potere nel generare un
comportamento che precedentemente richiedeva uno stimolo diverso.
Segni naturali: quando la relazione che intrattengono con ciò che significano è dato in natura.
Quando l’evento è presente o in corso. Es. presenza di fumo quando c’è fuoco.
Segni inventati o convenzionali (simboli): ciò che un interazionista simbolico intende quando si
riferisce ad un simbolo, non ha connessioni naturali con ciò per cui sta, non si verifica
spontaneamente in natura, relazione arbitraria con ciò che rappresenta, condivisa con altre
persone o animali che hanno imparato a rispondervi. (es. linguaggio umano)
Simboli hanno 2 caratteristiche: significato pubblico e sono slegati da significati
Ambiente è prodotto dai nomi che gli diamo.
OGGETTO SOCIALE: che deriva da atto sociale (es: bambino che cerca conforto da genitore
genera rassicurazione = nuovo oggetto)
IMPULSO (atto) (MEAD)(meat): agisce attraverso 3 stadi 1 -PERCEZIONE 2- MANIPOLAZIONE 3-
CONSUMAZIONE
ATTO: l’unità funzionale della condotta.
Atto = inizia con impulso, prosegue con la percezione, poi con la manipolazione (si
intraprendono mosse concrete) e termina con la consumazione e il ripristino della situazione
precedente.
LA MENTE ED IL SE’ SONO FRUTTO DELL’INTERAZIONE SOCIALE cioè di visione sociocostruzionista
MEAD e L’ INTERAZIONISMO SIMBOLICO: Filosofo padre di questa teoria – TEORIA DELLA MENTE:
interscambio tra processi psicologici e sociali. In contrasto con WATSON che non considera le
attività della MENTE
Secondo Mead Il SE’ si costruisce attraverso interazione tra IO (attore dell‘istante, istintualità) e
ME (parte riflessiva che valuta aspettative dell’altro) –
IO: risposte istintive agli stimoli – ME: organizzazione interna delle connotazioni date agli altri
utilizzate come riferimento – SÉ: il risultato dello scambio fra ME ed IO (costituisce l’identità).
Gioco semplice – play, bambino ricopre ruolo di persone che fanno parte della sua vita.
Gioco organizzato – game, bambino assume contemporaneamente più ruoli –
ALTRO GENERALIZZATO (gruppo sociale con cui il sogg. Interagisce e costruisce proprio SE’) nel
gioco di ruolo il bambino utilizza più ruoli e impara a collocarsi nel ruolo dell’altro. (ego-alter).
Significato e interazione: due facce stessa medaglia.

5) LE TEORIE DELL’ATTACCAMENTO
BOWLBY (attaccabal) psichiatra e psicanalista fondatore della teoria dell’attaccamento,
influenzato da DARWIN, LORENZ e HARLOW
TEORIA DELL’ATTACCAMENTO: Caregiver, scopo: protezione dai pericoli esterni
 Comportamento di attaccamento: da prima infanzia e x tutta la vita: azioni finalizzate al
raggiungimento e mantenimento della vicinanza con la madre attraverso pianto, seguire,
aggrapparsi, e protestare.
 Legame di attaccamento: motivazione a cercare prossimità e contatto.
 Comportamenti di attaccamento: modo in cui una persona mantiene relazione con la
famiglia entro limiti di distanza.
MARY AINSWORTH (allieva Bowlby) Base sicura: bambino che sa di essere protetto dalla madre
esplora ambiente circostante sapendo d essere protetto.
MARY AINSWORTH – stili di attaccamento e strange situation (osservazione interazione madre-
bambino). Otto fasi:
1. Familiarizzazione
2. Osservazione interazione madre-bambino in stanza da gioco
3. Introduzione in stanza di sperimentatore
4. Allontanamento madre x 3 min
5. Ritorno madre e uscita sperimentatore
6. Uscita madre e bambino resta solo x 3 min
7. Rientra sperimentatore
8. Rientra madre
4 stiliattaccamento:
1. Sicuro (B), bambino angosciato in assenza madre ma si fa confortare al ritorno,
2. Insicuro-evitante (A), non mostra angoscia in assenza madre e l rientro non cerca conforto,
3. Insicuro ambivalente (o resistente- ansioso) (C), fasi alterne di angoscia e non e fasi alterne
di ricerca di conforto e rifiuto,
4. Disorganizzato-disorientato (D), legato a maltrattamenti o problematiche del caregiver. Il
bambino ha mdl occupata nel risolvere questi problemi
4 FASI ATTACCAMENTO:
 0 – 8/12 settimane : orientamento e senza discriminazione, sorrisi tra madre e figlio
 8/12 settimane – 6/7 mesi : discriminazione e prevalenza ricerca madre
 6/7 mesi – 2/3 anni: mantenimento vicinanza a persona discriminata, prima formazione del

 2/3 anni in poi: rapporto reciproco corretto secondo lo scopo, anche attraverso linguaggio
MOI, modelli operativi interni
EMDE : predisposizione biologica a partecipare all’interazione sociale.
4 sistemi motivazionali:
1. attività: bisogno di esercitare sistemi sensoriali indipendenti,
2. autoregolazione: mantenimento integrità in situazioni di pericolo,
3. monitoraggio affettivo: organizzare esperienze piacevoli e spiacevoli;
4. predisposizione alla socializzazione: reazione all’ambiente e interazione con gli altri.

6) LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE


TEORIA APPRENDIMENTO SOCIALE nell’ottica del determinismo triadico reciproco (BANDURA)

Apprendimento si ha acquisendo conoscenze elaborate a livello cognitivo o attraverso


osservazione ed avviene mediante – attenzione – formazione di ipotesi – creazione strategie
I BAMBINI APPRENDONO PER AVERE RINFORZO SOCIALE ATTRAVERSO: OSSERVAZIONE –
INSEGNAMENTO - IMITAZIONE.
Esp Bandura BOBO DOLL (3 gruppi bambini in età prescolare). Nel 1 gruppo sperimentatore
maltratta bambola, nel 2 gruppo ignora bobo doll, nel 3 gruppo bambini giocano soli. Al
presentare giochi neutri e giochi violenti i bambini del 1 gruppo usano + giochi violenti e
maltrattano di più bobo doll.
Apprendimento sociale (osservativo) attivato tramite: ATTENZIONE – RITENZIONE, RIPRODUZIONE
MOTORIA – MOTIVAZIONE
Capacità fondamentali per l’apprendimento sociale:
1. Simbolizzazione trasformazione di esperienze in simboli
2. Previsione delle conseguenze delle azioni come connessa alla competenza di
autoregolazione
3. Capacità di autoregolazione come automonitoraggio (attraverso FEEDBACK ESTERNO),
autovalutazione, reazioni del sé.
3 processi DELL’APPRENDIMENTO OSSERVATIVO (vicariante):
 Acquisizione (nuovi comportamenti, capacità di attenzione) -
 Esecuzione (messa in atto del nuovo comportamento, memorizzazione) –
 Mantenimento (consolidamento del comportamento, identificazione col modello di
riferimento)
LA PERSONA COME AGENTE ATTIVO NEL PROPRIO AMBIENTE integra nuovi comportamenti e
riorganizza le conoscenze cognitive ed i comportamenti appresi in precedenza.
APPRENDIMENTO SOCIALE: APPRENDIAMO NUOVI COMPORTAMENTI OSSERVANDO ALTRE
PERSONE CHE VENGONO ASSUNTE COME MODELLO.
l'apprendimento consiste nel L'acquisizione di conoscenze attraverso l’elaborazione cognitiva di
informazioni
Le persone apprendono allo scopo di ottenere: Un rinforzo sociale
l’apprendimento si sviluppa attraverso: L’osservazione, l’insegnamento e l’imitazione
Tra le caratteristiche che rendono il modello più attraente troviamo: La valenza affettiva
positiva
Tra le capacità importanti per l’apprendimento sociale abbiamo: La simbolizzazione

7) NASCITA DEL SE’ SOCIALE


I bambini non sono lavagne vuote da scrivere, i riflessi innati sono per interagire con la società
L’EMPIRISMO ed il COMPORTAMENTISMO dicevano che il bambino è una TABULA RASA
La socializzazione:
 PRIMARIA: FAMIGLIA
 SECONDARIA: SCUOLA
IL GRUPPO DI PARI È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA PER LA STRUTTURAZIONE DEL SÉ
DELL’ADOLESCENTE
1. Frontiera tra famiglia e mondo esterno
2. attenuatore di ansie e paure
3. palestra di vita
PIAGET cooperazione sociale, motore dello sviluppo morale
PADRE DELL’ EPISTEMOLOGIA GENETICA – Assimilazione / accomodamento
4. fasi dello sviluppo dell’intelligenza:
 0/24 mesi senso motoria, bambino agisce attraverso azione
 2/6-7 Anni periodo preoperatorio, operazioni mentali collegate a dati concreti
 6-7/12 anni periodo delle operazioni concrete
 12/16 anni periodo del pensiero formale a, a livello anche astratto

MEAD – INTERAZIONISMO SIMBOLICO: IL SE’ NON ESISTE DALLA NASCITA, MA EMERGE QUANDO
EMERGE
1) capacita’ di produrre e rispondere a stimoli
2) capacita’ di assumere atteggiamenti degli altri.
ERIKSON otto stadi, da infanzia a vecchiaia – Concetto di identità individuale e del gruppo
1. ORALE SENSORIO 0/1 anno: fiducia/sfiducia (madre centro)
2. MUSCOLARE-ANALE URETRALE 2/3 anni: autonomia/vergogna o dubbio (incontro con
regole)
3. GENITALE-LOCOMOTORE 4/5 anni: spirito d’iniziativa/senso di colpa (identificazione con
genitori)
4. LATENZA 6/pubertà: senso di competenza/efficacia, periodo più importante per lo
sviluppo sociale
5. ADOLESCENZA: identità e rifiuto/dispersione identità, forma identità più completa
6. Prima età adulta: intimità e solidarietà/isolamento, poter fondersi con altre identità
(persone)
7. Età adulta media: generatività/stagnazione e autoassorbimento, fondare e guidare figli
8. Tarda età adulta: integrità dell’io (accettazione)/disperazione (rimpianto)
BRONFENBRENNER – modello ecologico

IL SE’ SOCIALE si costruisce con un indentificazione con e una differenziazione dgli altri.
W. JAMES
SE’ consapevole=
SÉ conoscitore (self as knower)
SÉ oggetto della conoscenza (self as known) = include diversi sé: se’ materiale (corpo, vestiti casa),
sé sociale (immagini e rapp. Sociali degli altri), sé spirituale (autoconoscenza proprie capacità
psicologiche, atteggiamenti, motivazioni)

GREENWALD il SE’ è un costrutto totalitario che pervade molti processi


Articolato in 3 dimensioni:
1. Egocentralità – mantiene il focus sui contenuti del Se’ nel giudizio e nella memoria
2. Benefficienza – consente di agire bene con competenza
3. Conservatorismo cognitivo – resistere al cambiamento a favore delle proprie posizioni e
credenze
BONDURA apprendimento sociale: meccanismo principale sviluppo psicosociale (apprendimento
osservativo e rinforzo vicariante)
BRUNER – pioniere dell’approccio cognitivista
il SE’ sociale si costruisce fra INDIVIDUO E CONTESTO (AMBIENTE) – linguaggio e capacità
narrative.
CATEGORIA MENTALE: raggruppamento di due o più oggetti che vengono distinti trattati allo
stesso modo, sono chiare, arbitrarie, basate sulla cultura, non determinate dal contesto).
Piaget considera la cooperazione sociale come il motore: Dello sviluppo morale
Secondo Mead, l'acquisizione del linguaggio rappresenta: Lo strumento che
permette alle persone di partecipare ad un atto sociale

6) MANTENIMENTO DEL Sé SOCIALE


TEORIE DEL MANTENIMENTO DEL SÉ SOCIALE - il confronto con gli altri membri della società (CHI
CI CIRCONDA)
FESTINGER: TEORIE CONFRONTO INDIVIDUALE, convinzioni, sentimenti e comportamenti sono
SOGGETTIVI, prodotto del nostro rimuginare
Confronto con ciò che dovremmo o vorremmo essere è sempre soggettivo e può modificare
nostro modo di essere
– il confronto con gli altri è un punto di riferimento OGGETTIVO, al quale confrontarsi (esempio: la
scuola). Confronti verso l’alto o il basso.
TEORIE DEL CONFRONTO CON IL GRUPPO, Abbiamo schemi soggettivi, ma anche alcuni risultanti
dalle interazioni con famiglia, amici e gruppi sociali
BERWERS e GARDNER descrivono il SÉ come: 1 INDIVIDUALE (io diverso dagli altri) 2 RELAZIONALE
(io in relazione agli altri)3 COLLETIVO (io facente parte di un gruppo).
STRATEGIE PER IL MANTENIMENTO DEL SE’ strategie usate nello sviluppo per conservare una
buona idea di Sé
 STRATEGIE DI AUTOCONFERMA
implicano processi di 1 attenzione orientata 2 selezione all’informazione
 DIFFERENZIAZIONE dagli altri si ottiene l’UNICITA’ (io sono diverso dagli altri=questo sono
io)
Le strategie di autoconferma implicano:
1. Processi di attenzione orientata messi in atto ogni giorno nel confronto con l’altro,
esaminiamo i giudizi su noi stessi, che modellano il sé sociale, esaminando + quelli che
confermano il nostro Sé.
2. Interpretazione orientata non comprendendo pienamente il pensiero degli altri ed
essendo condizionati dalle nostre opinioni possiamo illudere noi stessi di essere migliori
di ciô che pensa la gente
3. Affiliazione mirata frequentazione di persone che confermano il nostro sé
4. Elaborazione dell’informazione differenziata meccanismo x evitare contatto con info
negative
5. Self serving Bias tendenza ad attribuire successi a noi stessi ed insuccessi a cause esterne
 STRATEGIA DI AUTOPRESENTAZIONE
Presentarsi meglio di ciò che siamo,al fine di attrarre le persone ed assicurarci la loro stima
Autopresentazione espressiva: confermare l’immagine desiderata di sé.
 OTTIMISMO IRREALISTICO bisogno dell’ individuo x ridurre l’ansia del rischio e mantenere
l’autostima, attraverso l’illusione del controllo degli eventi
 STRATEGIA DI AUTOCONSERVAZIONE Elaborazione (anche a livello inconscio) delle info +
compatibili al nostro Sé, per mantenere le immagini di noi stessi
 STRATEGIA DI COMPARAZIONE DI TIPO TEMPORALE (ARCURI) in due modalità:
1. Del cambiamento, per dimostrare un progresso
2. Della stabilità, per dimostrare coerenza e stabilità nel tempo.
 STRATEGIA DI COMPLETAMENTO SIMBOLICO (Wicklund e Gollwitzer): creazione di simboli
sostitutivi per possedere un determinato status
 STRATEGIA DI SELF HANDICAPPING meccanismo di autoimpedimento per mascherare un
insuccesso o sconfitta.
LE PERSONE CHE HANNO UNO SCHEMA DI SE’ NEGATIVO, NEL COMPITO DI AUTODESCRIZIONE
sono più veloci ad identificare ciò che non sono rispetto ciò che sono.(ES. PERSONE DEPRESSE).
IL SÉ si ottiene attraverso l’acquisizione e l’interiorizzazione del processo di interazione con gli
altri, si forma L’IDENTITA’ e lo sviluppo dei concetti:
1. Intenzionalità delle azioni
2. Il controllo delle azioni
3. L’autocontrollo delle azioni

9) PROCESSI DI AUTOREGOLAZIONE E DI AUTOCONTROLLO


Costituiscono il processo di Cognitive self-management, chi le applica ha risultati migliori a scuola
AUTOCONTROLLO - BANDURA distingue:
1. CONTROLLARE regolazione di un processo
2. CONTROLLO possibilità di controllare se ci fosse bisogno
3. CONVINZIONI DI CONTROLLO rappresentazioni soggettive delle capacità di esercitare il
controllo, generano sentimenti di autostima, causando stati emotivi quali l’orgoglio, le
vergogna e la depressione e sono un composto di convinzioni di contingenza e di
competenza:
 Convinzioni di CONTINGENZA: convinzioni sulle probabilità che una certa azione porti a un
certo risultato
 Convinzioni di COMPETENZA: capacità di compiere queste azioni.
BANDURA DICE CHE credere nel proprio controllo significa sapere in modo autocosciente di essere
capaci di agire in modo IDONEO a produrre determinati effetti. L’apprendimento secondo
BANDURA ha luogo attraverso esperienze di contingenza che hanno a che fare con: abituazione,
condizionamento classico e condizionamento strumentale.
Bandura indentifica diversi livelli che la persona sviluppa nella sua crescita in un procedimento a
ritroso che va dalla convinzione di controllo più evoluta fino alla puta produzione di schemi di
eventi (solo attraverso l’osservazione del modello):
 5° livello: convinzione di controllo come parte del concetto di sé categoriale
 4° livello: consapevolezza di sé come origine del concetto di sé categoriale
 3° livello: distinzione tra cause interne ed esterne
 2° livello schema causale
 1° livello schemi di eventi
Esistono due tipi di controllo:
 CONTROLLO PRIMARIO modificare l’ambiente per renderlo più adatto alle proprie
aspirazioni;
 CONTROLLO SECONDARIO modificare gli stati soggettivi per renderli più adatti
all’ambiente. È una strategia per adattare il proprio modo di vedere le cose, in un tentativo
di rappresentarsi i problemi in modo da trovare un significato e accettarli
Secondo la teoria del Determinismo Triadico reciproco di Bandura, le persone diventano capaci di
affinare i meccanismi di controllo anticipato che hanno a che fare con la valutazione soggettiva
delle sanzioni sociali (giudizio morale). Questo sistema di autocontrollo impatta sui processi di
automonitoraggio e quindi sulla condotta umana.
Prende atto delle sanzioni sociali e le
interiorizza. Così costruisce il proprio
giudizio morale che crea reazioni
interne affettive in sintonia con le
sensazioni interiorizzate
Sottofunzioni dell’autocontrollo:
- Autocontrollo della
condotta
- Giudizio della condotta
in relazione a criteri
personali e alle
circostanze ambientali
- Relazione interna affettiva

Secondo Bandura le persone sono soggetti attivi responsabile in grado di pensare e dopo di agire.
In funzione della fiducia in noi stessi cambia il modo di interagire con il contesto.
Andando avanti negli anni alcuni ambiti personali diventano meno soggetti al controllo (perdite)
come:
1. Memoria
2. Forza fisica
3. Velocità di elaborare info
4. Influenza sui figli
5. Problemi connessi al lavoro
6. Perdita sessuale, professionale, politica
Per Bandura bisogna accettare queste perdite senza cadere nella disperazione

SISTEMA COGNITIVO AUTOREGOLATIVO


Determinismo triadico reciproco (BANDURA) l’autoregolazione opera attraverso:
• automonitoraggio delle proprie attività,
• applicazione degli standard personali al giudizio e alla direzione delle proprie prestazioni,
• utilizzo delle proprie risposte per guidare e motivare i propri sforzi e
• impiego delle strategie appropriate per raggiungere il successo.
Il sistema cognitico autoregolativo comprende
- capacità di individuare obiettivi soddisfacenti
- aspettative di autoefficacia che si attivano quando si raggiunge tale obiettivo
(bilancio delle potenzialità)
- capacità di ridefinizione delle aspirazioni
- le aspettative contribuiscono ad attivare e indirizzare le risorse e le energie
personali.
L'autoregolazione e l'autocontrollo si riferiscono alla: Metacognizione in azione
Una ferma convinzione delle proprie capacità di autoregolazione è alla base della:
Capacità di resistenza
Il prerequisito per la pianificazione, l’inizio e la regolazione delle azioni guidate e
dirette verso obiettivi è: Il costrutto dalle convinzioni di controllo
L’abituazione, il condizionamento classico e il condizionamento strumentale sono:
Esperienze di contingenza
10) L’AUTOEFFICACIA
AUTOEFFICACIA PERCEPITA: percezione che una persona ha della propria competenza di portare a
termine un compito nel proprio ambiente. Incide sull’esito del compito stesso.
AUTOEFFICACIA(contesto+compito) o self-efficacy – Bandura - influenzata dal confronto sociale
costituisce:
 la percezione della propria competenza nel proprio ambiente
 un importante fattore di influenzamento e mediazione della la motivazione
 influenza la scelta dei comportamenti tra quelli a disposizione

Strettamente legata al contesto (Zimmerman) Non si ha dalla nascita ma si acquisisce col tempo
(Flammer) e non comporta un giudizio di valore sulla persona.
L’autoefficacia si costruisce gradualmente a partire dalle seguenti fonti di autoefficacia:
• successi e fallimenti passati
• esperienze vicarie (quelle osservate e imitate)
• capacità immaginativa (permette di anticipare le situazioni)
• persuasione verbale (se vengo etichettato come “bravo” più sarà di rinforzo alla mia
autoefficacia)
• stato fisiologico (la naturale soddisfazione  feedback sulla mia autoefficacia)
• stato emotivo (ottimismo aiuta l’autoefficacia)
l’autoefficacia si sviluppa e cresce dalla prima alla tarda adolescenza e a declinare prima della
tarda maturità.
3 dimensioni di autoefficacia (Nota e Soresi):
 grandezza dell’autoefficacia= numero di difficoltà che si è in grado di affrontare
 forza dell’autoefficacia= ammontare del convincimento rispetto alla propria efficacia che
determina anche la perseveranza (probabilità di ottenere i risultati sperati)
 generalizzazione dell’autoefficacia= capacità di influenzare in situazioni simili. Più sono
elevate più si riuscirà ad estendere l’autoefficacia.
Autoefficacia aumenta motivazione e strategia e quindi aumenta problem solving. Persone con
autoefficacia bassa si scoraggiano più facilmente. Autoefficacia = elevata capacità decisionale.
L’autoefficacia può essere esteso alla risoluzione di tutti i problemi

BANDURA  Autoefficacia collettiva= che riguarda un gruppo, ad esempio scolastico. Permette di


motivare i gruppi al raggiungimento di obiettivi con elevati standard.
Zaccaro  AUTOEFFICACIA= Senso di competenza collettiva condivisa tra individui che uniscono le
loro risorse nel tentativo di dare una risposta concentrata e di successo rispetto a specifiche
domande. (NO dinamiche di conflittualità).
Le convinzioni di efficacia operano come fattori essenziali nella carriera scolastica attraverso:
• le convinzioni degli studenti circa le proprie capacità di regolare l’apprendimento e
affrontare con successo le altre materie
• le convinzioni degli insegnanti circa la propria autoefficacia nel motivare e promuovere
l’insegnamento
• il senso di efficacia collettivo degli insegnanti circa l’idoneità delle proprie scuole a favorire
processi culturali significativi.
Interrelazione fondamentale tra efficacia delle persone e autoefficacia dei gruppi sociali in cui
sono inserite e come possono influenzarsi reciprocamente con obiettivi sani.
Le convinzioni degli studenti circa le proprie capacità di affrontare gli impegni scolastici
determinano:
- le aspirazioni
- il livello di interesse
- il successo scolastico
- la qualità della formazione
secondo Bandura le convinzioni di efficacia a scuola influenzano: l’impegno, la persistenza e la
scelta delle attività.
Autoefficacia bassa correla con livelli alti di aggressività
Multon: l’autoefficacia è in grado di spiegare circa il 4% della varianza del rendim. Scolastico e il
12% della persistenza nei compiti
Bouffard- Bouchard: nel gruppo di studenti al quale si era inculcato che avessero un basso grado
di abilità cognitiva, l’autoefficacia era diminuita
Autoefficacia correla positivamente con:
 abilità matematiche,
 comportamenti pro-sociali
 maggiore popolarità
 maggiori aspirazioni

COMPETENZA EMOTIVA INDIVIDUALE: capacità di gestire e scegliere le proprie emozioni, migliora


benessere. Capacità di moderare le esperienze negative, capacità di godere e trarre benefici da
emozioni positive. Il grado in cui le persone ritengono di saper dominare i propri affetti è
determinante nell’improntare il rapporto con sé stessi e gli altri.

Scala di autoefficacia percepita nella gestione delle emozioni


 negativa (APEN/G) per adolescenti: 8 item da valutare da 1 a 5
 positiva (APEP/G) per adolescenti: 7 item da valutare da 1 a 5
Tra le fonti dell'autoefficacia troviamo: I successi o i fallimenti sperimentati nell’esperienza
passata
L'autoefficacia percepita è un importante fattore di influenzamento e di
mediazione del: La motivazione
Le convinzioni degli studenti circa le proprie capacità di affrontare gli
impegni scolastici determinano: Il livello di interesse nelle attività di tipo
intellettuale

11) L’AUTOSTIMA
AUTOSTIMA (dal latino aestimare = valutare), apprezzare sé stessi attraverso autoapprovazione
del proprio valore, nasce nella prima infanzia, rafforzameno di ciò che siamo e miglioramento
della relazione con gli altri e ambiente – in continuo mutamento
AUTOSTIMA = Processo personale soggettivo e duraturo che porta la persona ad apprezzare sé
stessa tramite l’autoapprovazione del proprio valore. Valutazione circa le informazioni contenute
nel concetto di sé. Consiste in una reazione emotiva collegata alle credenze personali circa le
abilità, i rapporti socili e i risultati futuri.
CONCETTO DI SE’: insieme di elementi: nome, razza, ciò che ci piace e non, credenze, valori e
descrizioni fisiche.
L’autostima nello sviluppo sociale:
• nasce nella prima infanzia nel confronto con l’esterno
• riguarda la capacità di intrattenere un rapporto positivo con sé stessi mirato al
rafforzamento di ciò che siamo
• concetto in continuo mutamento, dimensione individuale da rafforzare in un
percorso verso la conoscenza di sé.
Quindi autostima è una valutazione degli elementi che formano il concetto di sè
Senso di autoconsapevolezza (self-awarmess) si sviluppa dai 18 mesi= si differenza in:
 AUTOCONSAPEVOLENZA PRIVATA
 AUTOCONSAPEVOLEZZA PUBBLICA (preoccupazione di aderenza agli standard sociali)
James: autostima= valore tra il sé percepito e il sé ideale. Quindi bassa autostima se il sé
percepito non raggiunge il sé ideale.
Strettamente legati allo sviluppo del sé sono l’autostima e l’autoefficacia:
AUTOSTIMA: combinazione di pensieri e sentimenti che si esprimono nel valore positivo o
negativo che la persona si attribuisce  senso più globale del nostro valore.
Baumeister  autostima= aspetto valutativo della coscienza riflessiva. Interpreta positivamente i
feedback perché coerenti con la propria concezione di sé.
AUTOEFFICACIA: percezione che una persona ha della propria competenza nell’ambiente di
appartenenza e influenza la scelta dei comportamenti da adottare tra quelli a disposizione.
Mannetti: La conoscenza del sé avviene attraverso: introspezione, osservazione dei
comportamenti, interazione sociale
Bandura: autoefficacia è giudizio di capacità personale, mentre autostima è giudizio di valore
personale.  una persona può giudicarsi inefficace in una situazione senza perdere autostima, se
non la considera importante. Le persone tendono a coltivare le proprie capacità in attività che
danno loro un senso di valore personale. Si si studiano solo le attività valorizzate le correlazioni tra
autoefficacia e autostima risulteranno falsamente elevate perché vengono ignorati gli ambiti di
funzionamento in cui le persone si giudichino inefficaci senza che ciò abbia importante e quelli in
cui si sento efficaci ma senza gloriarsene a causa delle conseguenze socialmente lesive.
Per riuscire bene non basta l’autostima ma serve una forte autoefficacia. Il senso di efficacia
personale consente di prevedere quali obiettivi vengono scelti e la qualità della prestazione,
mentre l’autostima non ha effetto su queste variabili.
Autostima influenzata da giudizio altrui e da stereotipi culturali (razza, sesso o fisico) che possono
far perdere autostima.
Ci sono diversi metodi per lo sviluppo dell’autostima. Le persone con competenze standard sono
quello che nutrono una svalutazione personale. La fiducia si conquista con il raggiungimento dei
risultati nella vita quotidiana.
Pasini: autostima legata al potere sociale: se prendiamo coscienza che possiamo influenzare la
realtà per raggiungere i nostri scopi aumenteremo la nostra autostima.
Autostima interna: obiettivi prefissati
Autostima esterna: messaggi positivi di chi ci circonda
La ricerca sull’identità si focalizza sulle dinamiche processuali attraverso cui le persone arrivano ad
assumere impegni significativi a cui possono dedicarsi con fedeltà. La ricerca del concetto di sé
pone accento sui contenuti degli impegni che vanno a costituire gli elementi centrali degli schemi
di sé e sulla valutazione del proprio valore in ambiti specifici. È possibile pensare ad un approccio
integrativo che consideri sia i processi di identità che di contenuti.
Il concetto di riconsiderazione dell’impegno è il processo chiavo per comprendere le transizioni
identitarie  ponte concettuale tra processi identitari e contenuti del concetto di sé. Entrambi gli
aspetti confluiscono nel sentimento di identità che può rappresentare elemento unificante per
superare la separazione tra identità e concetto del sé.
Sentimento di identità= qualità relazionale temporare dell’esperienza globale del sé.
 Secondo Baumeister (1998): L'autostima rappresenta un aspetto valutativo della
coscienza riflessiva
 Rappresenta il processo chiave per comprendere le transizioni identitarie:La
riconsiderazione dell’impegno
 Tra processi identitari e contenuti del concetto di Sé intercorre una relazione di:
Interdipendenza
 Il sentimento di identità che può rappresentare: L'elemento unificante attraverso cui
superare la separazione tra identità e concetto di sé
 Si tratta di un costrutto contesto e compito specifico
Autoefficacia

12) IL DISIMPEGNO MORALE


Bandura  DISIMPEGNO MORALE
Spiegazione della condotta attraverso:
 human agency o agentività umana (contribuzione a causare ciò che accade): atti
intenzionali mirati a scopi: Si attua attraverso: simbolizzazione, anticipazione delle
conseguenze, autoregolazione, autoriflessione, apprendimento x imitazione.
 perceived self- efficacy o autoefficacia percepita concerne le convinzioni rispetto alle
proprie capacità in un contesto specifico
 moral disengagement o disimpegno morale (strategie cognitive per svincolarsi dalla
responsabilità)
le persone contribuiscono a determinare il loro funzionamento attraverso meccanismi di Human
agency x esercitare un’influenza su ciò che fanno. La maggior parte del comportamento è
determinato da fatto che interagiscono quindi le persone contribuiscono a causare piuttosto che a
determinare. La capacità di far accadere le cose dovrebbe essere distinta dai meccanismi
attraverso cui le cose vengono fatte accadere.
Nella valutazione del ruolo dell’intenzionalità dell’agentività umana occorre distinguere tra:
- produzione persona mirata al raggiungimento del risultato (intenzionali)
- effetti che l’esecuzione produce (conseguenze)
molte azioni vengono compiute nella convinzione che produrranno un certo esito ma in realtà
producono risultati non previsti e non voluti.
La human agency costituisce un principio secondo la quale la mente reagisce a stimoli esterni e
biologici e al contempo agisce attivamente nell’ambiente grazie alle sue capacità di
simbolizzazione, anticipazione delle conseguenze, autoregolazione, autoriflessione,
apprendimento per imitazione.
Il disimpegno psicologico consiste in un meccanismo cognitivo attivato come difesa dell’autostima
o come conseguenza della perdita e dell'abbassamento della stessa. Strategie cognitive- sociali per
svincolarsi dalle responsabilità.  differenze di genere: più nei maschi che nelle femmine.
Il pensiero morale è un processo in cui norme o criteri sono usati per giudicare la condotta.
Giudizio morale implica dei processi separabili:
• gli elementi che si ritiene abbiano una rilevanza morale sono estrapolati
dall’insieme di informazioni disponibili in base a certe categorie;
• gli elementi scelti vengono soppesati e coordinati sulla base di regole morali per
giudicare una condotta;
• l’impatto delle opinioni divergenti sembra dipendere più dalla loro capacità di
persuasione che dal loro livello di conflittualità cognitiva

I meccanismi di disimpegno morale comportano una sostanziale ridefinizione della condotta e


possono essere distinti tra:
• processi di disimpegno che operano sulla definizione della condotta;
• meccanismi che determinano una distorsione nella relazione causa – effetto;
• processi che provocano una rivalutazione della vittima.
Il disimpegno morale trasforma un’azione negativa in positiva attraverso:
 confronto vantaggioso
 dislocamento o diffusione di responsabilità
 attribuzione di colpa alla vittima
 minimizzazione degli effetti nocivi
Il cambiamento è GRADUALE
BANDURA – Bandura ha individuato e descritto 8 MECCANISMI DI DISIMPEGNO MORALE:
1. GIUSTIFICAZIONE MORALE, la condotta dannosa diviene personalmente e socialmente
accettabile. Le persone non assumono una condotta riprovevole finché non hanno
giustificato a sé stesse la moralità delle loro azioni.  ciò che è colpevole può essere reso
giusto attraverso una reinterpretazione cognitiva
2. ETICHETTAMENTO EUFEMISTICO, dare significato migliorativo o positivo.  comodo
strumento per mascherare le attività riprovevoli.
3. CONFRONTO VANTAGGIOSO, confronto con azioni più gravi.
4. DIFFUSIONE DELLA RESPONSABILITA’, agendo in gruppo la persona “divide” la
responsabilità con gli altri membri
5. DISLOCAMENTO RESPONSABILITA’, Dare la responsabilità ad altri “più forti”
6. DISTORSIONE DELLE CONSEGUENZE, minimizza il danno magari perché indotto dalla
società
7. DEUMANIZZAZIONE VITTIMA depriva la vittima di dignità e rispetto, riducendola ad un
oggetto, viene meno qualunque sentimento di empatia.
Sono cambiamenti che possono avvenire anche inconsciamente
le influenze regolatrici sulla condotta umana sono strettamente collegate con i concetti di
rispetto di sé, con l’autocensura preventiva per le azioni che concordano o che viceversa violano i
criteri personali.
Maggiore sarà l’efficacia autoregolatrice percepita, più le persone tendono a perseverare nei loro
sforzi di autocontrollo e maggiore sarà la resistenza alle pressioni sociali.
Parallelamente, il concetto di disimpegno morale si innesta nella possibilità di disattivare i
meccanismi di controllo e giudizio autoriferiti e di spiegare di conseguenza la condotta aggressiva.
 Ad esempio, gli autori di reato a sfondo sessuale mostrano specifiche distorsioni cognitive, e
meccanismi di disimpegno morale che giustificano i loro crimini (soprattutto la
disumanizzazione e attribuzione di colpa alla vittima  lei mi ha provocato)
SCALA DEL DISIMPEGNO MORALE DI BANDURA: 32 affermazioni ( 4 x meccanismo) con
valutazione su scala likert da 1 (complet. In disaccordo) a 5 (completamente D’accordo), è
suscettibile di falsificazione da parte di chi risponde (desiderabilità sociale)

Consiste in un meccanismo cognitivo attivato come difesa dell'autostima o come


conseguenza della perdita e dell'abbassamento della stessa: Disimpegno psicologico
l seguente meccanismo di disimpegno morale provoca una rivalutazione della
vittima: Attribuzione di colpa
Sono strettamente collegate con i concetti di rispetto di sé, con l’autocensura
preventiva per le azioni che concordano o che viceversa violano i criteri personali:
Le influenze regolatrici sulla condotta umana
Il seguente meccanismo di disimpegno morale comporta una
sostanziale ridefinizione della condotta: Giustificazione morale
Il seguente meccanismo di disimpegno morale provoca una rivalutazione
della vittima: Attribuzione di colpa

13) ATTRIBUZIONE CAUSALE E LOCUS OF CONTROL


HEIDER – Psicologia Del Senso Comune o Psicologia Ingenua: scoprire le invarianti e le regolarità
che legano gli aspetti del mondo, per giungere a una rappresentazione strutturata del mondo
stesso per prevedere e controllare al meglio gli eventi  l’essere umano ha l’esigenza di trovare leggi
che governano i fenomeni sociali e di attribuire cause ai fenomeni con cui entra in contatto.
TEORIA DELL’ATTRIBUZIONE CAUSALE è un processo mediante il quale riusciamo ad individuare le
cause di azioni ed eventi che osserviamo o che ci accadono direttamente. Attraverso i processi
attributivi si attribuiscono peculiarità specifiche dette caratteristiche disposizionali.
punti focali sono:
1. L’evento,
2. L’attore,
3. L’osservatore
Alcune analisi sono implicite, non consapevoli, altre
sono intenzionali (specie in situazioni inaspettate)
Attraverso i processi attributivi si delineano le
caratteristiche disposizionali (durevoli)
Ogni azione che precede modificazioni tra soggetto-
attore e ambiente, produce un effetto che dipende
dall’Intervento di forze ambientali (attribuzione
esterna) e forze personali (attribuzione interna),
esse possono avvenire singolarmente o in modo sinergico e possono essere agoniste o
antagoniste, temporanee o permanenti.
 Forze personali:
o potere (abilità e competenze, fiducia in sé stessi e strumenti a disposizione)
o tentare, che se non si verificano entrambi, sono pari a zero.
 Forze ambientali:
o fattori non sociali (ostacoli logico-materiali),
o fattori sociali (ostacoli simboli es. leggi),
o pressioni sociali (doveri)
dimensioni dell’attribuzione causale:

1. locus ambientale
(interno o esterno)
2. stabilità o
instabilità
3. controllabilità
4. globalità o
specificità

JONES E DAVIS – TEORIA DELL’INFERENZA CORRISPONDENTE


Il processo di attribuzione causale si rivela attraverso il riconoscimento dell’intenzionalità
degli agiti e dalle inferenze delle disposizioni dell’attore. Le persone sono mosse dalle intenzioni e
sono, dunque, capaci di tradurre tali intenzioni in comportamenti.
L’espressione di intenzioni stabili ammette la presenza di disposizioni personali altrettanto
stabili, inoltre i comportamenti che sono mossi da intenzioni stabili sono legati a spiegazioni
causali
del comportamento.
L’inferenza sull’intenzione dell’attore riguarda:
• effetti specifici
• desiderabilità sociale
• libertà di scelta

1° fase: attribuzione all’attore delle cause dell’azione


2° fase: inferenza delle caratteristiche disposizionali dell’attore stesso
L’azione intenzionale viene percepita come espressione osservabile di particolari disposizioni
personali
L’azione intenzionale, quindi, viene percepita come espressione osservabile di particolari
disposizioni personali:
• quanto più gli effetti di tale azione sono specifici, cioè non comuni e quanto più è basso il
numero di tali effetti non comuni, cioè distintivi;
• quanto meno l’effetto stesso è socialmente desiderabile, ovvero quanto maggiori sono
negative per l’attore le conseguenze che si associano a tale effetto.
CONCETTO DI RILEVANZA EDONICA influenza il processo di interferenza tendendo a rendere più
netto il legame tra azione e disposizione e ad estremizzare in senso positivo e il giudizio.
criticità e limiti
- la complessità di applicazione in relazione ai possibili fattori di distorsione che non
sono facilmente ascrivibili ad una sistematicità ed astrazione dei contesti.
- aver vincolato l’orientamento del processo attributivo solo in funzione
dell’intenzionalità dell’azione osservata.
- concezione del modello che appare legata ad una visione “per tratti” della
personalità, visione che diversi autori considerano superata
- tale modello si riferisce unicamente a casi di eteroattribuzione, ovvero quanto
l’osservatore è distinto e diverso dall’attore
LOCUS OF CONTROL (Rotter) attribuzione degli esiti degli eventi a cause interne o esterne.
Relativo al controllo che hanno o che cercano di esercitare su eventi.
Locus of control interno: tendenza ad attribuire i risultati positivi a capacità personali, controllo
serrato degli eventi (ansia) – fiducia e ottimismo – genitori che hanno premiato per i risultati
ottenuti, positivo per rapporti interpersonali  più incline all’ansia ma maggiormente in grado di
gestire i propri successi
Locus of control esterno: tendenza ad attribuire le conseguenze negative a circostanze esterne
non controllabili (depressione) – sottomissione e sfiducia, sentirsi inferiori sentiranno poco
controllo ai propri comportamento. Più depressi.
Weiner: stabilità e controllabilità
Esistono persone che manifestano un Locus of control misto con una modulazione tra aspetti
interni ed esterni (bi-loci). Queste persone gestiscono meglio lo stress e affrontano meglio le
difficoltà  più successo.

BIAS ED ERRORI DI ATTRIBUZIONE


BIAS DI AUTOCOMPIACIMENTO (Beauvois e Dubois) tendenza ad attribuire esiti positivi a cause
personali e negative a cause esterne modalità di giudizio distorte. Creazioni di pregiudizi e
stereotipi  sé sociale coeso
Ross  ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE = vizio sistematico di attribuire cause di un
comportamento umano alla personalità del singolo. Chi agisce guarda fuori da sé, chi osserva
guarda l’attore e non l’ambiente circostante.
James e Nisbett  DISCREPANZA DI GIUDIZIO TRA OSSERVATORE E ATTORE nel valutare un
evento l’attore farà valutazione esterna e l’osservatore interna
Pettigrew  ERRORE DEFINITIVO DI ATTRIBUZIONE, spiegazione dei comportamenti delle
persone appartenenti a gruppi sono distorte dalla nostra appartenenza a gruppi diversi
(attribuzioni asimmetriche su azioni simili per ingroup e outgroup)
Spesso dovute alle scarse informazioni. E’ un vizio sistematico di attribuire le cause di un
comportamento umano del singolo piuttosto che alle condizioni esterne.
Le inferenze sull’intenzione dell’attore riguardano: La libertà di scelta
Un limite della teoria dell’inferenza corrispondente di Jones e Davis: Il modello si
riferisce unicamente a casi di eteroattribuzione

14) LA COGNIZIONE SOCIALE


LA COGNIZIONE SOCIALE: forma complessa di consapevolezza che l’essere umano ricerca
attivamente, attraverso metodi sempre più sofisticati di elaborazione delle informazioni,
provenienti dall’ambiente in cui vive e nelle relazioni che crea con gli altri esseri viventi
APPROCCIO OLISTICO Concezione della mente come un luogo dove si formano esperienze
connotate soggettivamente, da cui è possibile dedurre come le conoscenze non si realizzano
tramite una registrazione passiva di immagini, esperienze e processi sensoriali, bensì percependo
le connessioni tra i vari elementi dell’oggetto di conoscenza e del contesto.
EURISTICHE (scorciatoie cognitive)
il campo
psicologico di una
persona dipende
da più fattori dove
sono presenti dei
comportamenti
(C) che risultano
come una
funzione degli
spazi di vita di una
persona (S)
formanti delle
persone (P) e
degli ambienti (A) C = S (PA)
LEWIN teoria del campo (Gestald) Campo psicologico di una persona è formato da
comportamenti (C), che sono funzione di spazi di vita (S), formati da persone (P) e ambienti (A)
C=S (PA). Comportamento è dato dalla cognizione e dalla motivazione
• Modello Valore –Aspettativa comportamento determinato da atteggiamenti e credenze.
Le dicisioni verso un comportamento adattivo o non adattivo sono basate su due tipi di
valutazione:
- le probabilità che una certa azione comporti un risultato (aspettative)
- valutazione del rischio (valore attribuito)
- Suddiviso in : modello delle credenze, teoria della motivazione a proteggersi, teoria
del comportamento pianificato (TCP), modelli processuali di trasform. Del
comportamento.
• Modelli Integrati tra cui Modello di Conner e Norman – 5 fasi: precomtemplazione, fase
motivazionale- stadio della pianificazione – fase dell’azione – fase del mantenimento
Memoria : complesso sistema contenitivo di informazioni e rappresentazioni mentali. soggetta a
BIAS (errori) durante la ricezione, elaborazione, trattenimento, manipolazione.
Taylor: individuo è economizzatore di risorse, scorciatoie di pensiero, euristiche per spiegare cosa
accade in momenti di stress.
EURISTICHE: Scorciatoie di pensiero, sono meccanismi usati nei processi di elaborazione delle
informazioni quando le persone nel prendere una decisione non considerano tutti i fattori in gioco.
Permettono di risparmiare tempo ma portano ad errori di ragionamento e giudizio. Si dividono
in:
 Euristiche della rappresentatività utilizzate per valutare velocemente l’appartenenza ad
una categoria
 Euristiche della disponibilità (frequenza e probabilità che un evento si verifichi.) si forma
sull’accessibilità e sulla rapidità con cui un’immagine arriva alla mente e sulla facilità con cui
formiamo gli esempi di riferimento.
 Euristiche della simulazione (immaginare scenari ipotetici) – chiamata pensiero
controfattuale
AUTORI:
stato psicologico di incoerenza= ricerca coerenza che riduce ansia= cambio atteggiamento=
sollievo per scomparsa ansia
 ASCH modello configurazionale: quando si osserva una persona le limitate
informazioni vengono assemblate in modo coerente. Il nostro giudizio si forma
dell’interazione dinamica delle informazioni relative alle caratteristiche di personalità. Il
giudizio crea una configurazione o gestalt in grado di modificare il significato dei singoli
elementi. EFFETTO PRIMACY: le prime informazioni ricevute a livello temporale guidano la
percezione.
 BRUNER modelli di coerenza cognitiva : i tratti di personalità vengono messi in atto a
seconda degli scopi, ma ci sono difficoltà a percepire la cognizione usata, quindi viene
sviluppato un modello di attribuzione normativa che prescrive cosa si dovrebbe fare per
spiegare le cause del comportamento sociale: ci sono comunque errori di valutazione
dovute alla limitata capacità cognitiva.
 KELLEY Modello di Covarianza: spiegare come le cause variano gli effetti. Se una data
causa A è sempre associata a un particolare effetto B, allora si associa A a B e per stabilirlo
occorre verificare la distintività, la coerenza nel tempo e se produce consensi. Distintività,
coerenza e consenso alti= causa esterna, altrimenti causa interna.
 TAYLOR Modello descrittivo dell’economizzatore delle risorse cognitive, che analizza ciò
che le persone effettivamente fanno e non ciò che dovrebbero fare. Le persone
commettono molti errori sia nel giudizio che nel ragionamento sociale perché ricorrono a
scorciatoie di pensiero. Meglio soluzioni rapide basandosi su indizi.
UN’AZIONE E’ SOCIALE SE IL SIGNIFICATO E L’ORIENTAMENTO PRENDONO IN CONSIDERAZIONE
ALTRE PERSONE.
La cognizione sociale è influenzata da: Teoria del campo di Kurt Lewin
Vengono utilizzate per valutare velocemente l’appartenenza di qualcosa o
qualcuno: Euristiche della rappresentatività
L'euristica della disponibilità valuta: La frequenza
Il seguente modello spiega in che modo le cause variano con gli effetti: Il modello della
covarianza
Il campo psicologico di una persona dipende da: C=S(PA)
Prescrive cosa si dovrebbe fare per spiegare le cause del
comportamento sociale quando si ha tempo ed elementi a disposizione:
Il modello attribuzionale normativo

15) LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI


LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI hanno la funzione di costruire la realtà e darne forma,
consentire la comunicazione e l’interazione sociale, demarcando i gruppi, dirigendo la
socializzazione e rendendo familiare ciò che non lo è. Ricostruiscono la realtà

MOSCOVICI – i processi cognitivi hanno determinanti sociali. Cognizione non solo individuale ma
anche collettiva. Le caratteristiche delle rappresentazioni sociali :
- Prodotto dinamico di società dinamica
- Prodotti dal pensiero quotidiano
- Condivisibili
- Elaborate intorno ad oggetti rilevanti per la società
- Più rappresentazioni per lo stesso oggetto
- Dipendono dalle pratiche del gruppo di riferimento
- Funzione di dar forma alla realtà
- Consentono la comunicazione
- Consolidano i gruppo
- Dirigono la socializzazione
- Rendono familiare il non familiare.
Il PROPRIUM risiede nel fatto che è condivisibile nel gruppo sociale.
ipotesi di funzioni delle rappresentazioni Sociali.
 Ipotesi dell’interesse: una persona o un gruppo creano immagini per accordare obiettivi
contrapposti
 Ipotesi dell’equilibrio: utili a risolvere tensioni psichiche scaturite da insuccessi
 Ipotesi del controllo: filtri per manipolare il pensiero al fine di controllare i comportamenti
I processi che generano le rappresentazioni sociali sono:
• ancoraggio: presuppone che si possa conoscere solo ciò che è già noto. Utilizzo di schemi
preesistenti per agganciare oggetti sconosciuti. Operazioni: denominazione,
classificazione e etichettamento. PROCESSO IN CUI LA MEMORIA TENDE A PREDOMINARE
SULLA LOGICA. La memoria attiva le logiche del passato per leggere il presente
• oggettivazione: associazione a simbolo o segno Evidenzia l’aspetto iconico di una categoria
ciò che è sconosciuto assume sembianze fisiche accessibili che risultano più semplici.

NUCLEO CENTRALE Per nucleo centrale si intende una componente non negoziabile che determina
la natura, il significato e l’organizzazione della rappresentazione sociale e rappresenta la base
sociale e collettiva su cui si esercita il consenso quasi unanime. 3 funzioni:
- La funzione stabilizzatrice assicura stabilità e coerenza poiché rappresenta la parte
consensuale e non negoziabile della rappresentazione sociale;
- la funzione generatrice assicura il significato degli elementi del nucleo centrale,
creando o trasformando il significato degli altri elementi periferici di una
rappresentazione;
- la funzione organizzatrice organizza il legame tra nucleo centrale ed elementi
periferici.

STRUTTURA DELLE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI - METODI


Flament: METODO DEL RIFIUTO Viene chiesto di immaginare l’oggetto della rappresentazione senza
attribuirgli alcuna caratteristica particolare

Abric e Tafani:
 METODO DELLO SCENARIO AMBIGUO coglie aspetti descrittivi ma non valutativi delle
rappresentazioni sociali
 METODO DELLA MESSA IN DISCUSSIONE Domande affermative= risposte salienti e
socialmente desiderabili/ domanda con doppia negazione= variabilità nelle risposte
Importante valutare le rappresentazioni sociali perché in funzione delle quali si formano gli
stereotipi e i pregiudizi. sono il nucleo fondante della cognizione sociale. Definite in base
all’appartenenza con i gruppi sociali.
Quale funzione è propria del nucleo centrale: Funzione stabilizzatrice
Le rappresentazioni sociali sono un sistema integrato di: Valori, nozioni e pratiche
Su quale premessa si fonda il concetto di rappresentazioni sociali: Gli uomini sono in grado di
passare dall’apparenza alla realtà per mezzo di una nozione o un’immagine
Gli elementi perifericiSono concretizzazioni del significato astratto del nucleo centrale

16) GLI ATTEGGIAMENTI SOCIALI


ALLPORT  ATTEGGIAMENTO  Stato mentale o neurologico di prontezza organizzata attraverso
l’esperienza che esercita una funzione diretta o dinamica sulla risposta della persona nei confronti
di un oggetto e situazione con cui entra in relazione.
Gli atteggiamenti sociali: disposizione individuale positiva o negativa, verso qualcosa o qualcuno
non osservabile ma INFERIBILE dalla risposta. Misurabile con scale valutative.
THOMAS E ZHANIECKI - primi studi psicologici e sociologici sugli atteggiamenti: processo mentale
individuale, stato mentale di un individuo verso un valore
Atteggiamenti visti in ottica cognitivista, diventa una proprietà individuale come procedimento
decisionale cosciente
GLI ATTEGGIAMENTI SOCIALI
BILLING  COSTRUZIONISMO  Messa in rilievo delle dimensioni sociali della conoscenza. Gli
atteggiamenti sono dipendenti dal contesto

Successivamente si riconsiderano le questioni legate allo sviluppo degli atteggiamenti legati al


quotidiano, perché più imprevedibili e complesse
Atteggiamenti molteplici, incoerenti, ambivalenti dipendenti dal gruppo di appartenenza
sono influenzati dai PROCESSI COGNITIVI CALDI: emozioni, stati d’animo, umori.
Gli atteggiamenti si formano:
1. esperienza diretta con l’oggetto
2. Mera esposizione (ZAJONC) esposizione senza necessità di interazione di una persona con
uno stimolo porta al gradimento
3. Osservazione del comportamento altrui (BANDURA)
4. Teoria dell’autopercezione: un atteggiamento si forma deducendo ciò che pensiamo
tramite Osservazione del proprio comportamento (BEM)
5. Racconti di altri

Le credenze
sull’oggetto
determinano la
struttura cognitiva e
i contenuti cognitivi
dell’atteggiamento.

Gli atteggiamenti sono caratterizzati da: disponibilità e accessibilità


 Gli atteggiamenti sono frutto dell’apprendimento e dell’esperienza diretta o indiretta
RECENTEMENTE l’atteggiamento viene visto come COSTRUZIONI SITUATE, SOCIALI E DIPENDENTI
DAL CONTESTO, anche quotidiano QUESTA CONCEZIONE SI CONTRAPPONE ALLE TORIE PIU’
DATATE
PRIMA: atteggiamento come attività mentale individuale ORA: rapporto tra attori sociali e
ambiente, l’uomo vive nell’ambiente sociale (comunità) dove si costruiscono e condividono
significati, quindi anche atteggiamenti.
BILLIG: atteggimenti e contesto strettamente legati, quindi senza contesto non ci può essere
l’atteggiamento.
Forza dell’associazione tra oggetto e valutazione, misurato attraverso il tempo di latenza

RELAZIONE TRA ATTEGGIAMENTI E COMPORTAMENTI


1934 LA PIERE atteggiamenti come disposizioni mentali decontestualizzate (esempio turisti cinesi
in albergo)
 Idea stereotipata dei cinesi nella mente degli albergatori ed effettiva presentazione della
coppia di turisti (di buon livello sociale)
1971 WICKLER cambio totale di rotta (31 ricerche) - tra atteggiamenti e comportamento non c’è
legame predittorio, furono invalidati perché campione troppo ridotto
Gli atteggiamenti derivanti da esperienza diretta è più probabile che influenzino i
comportamenti.
1975 FISHBEIN E AJZEN - TEORIA DELL’AZIONE RAGIONATA (gli atteggiamenti sono predittivi del
comportamento se collocati allo stesso livello di specificità)
1978 AJZEN la modifica e la chiama TEORIA DELLA PIANIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO:
Le persone formano i propri atteggiamenti attraverso un processo costituito di due fasi in cui
intervengono tre fattori: 1 Atteggiamenti 2 Norme soggettive 3 Percezione di controllo, Questi tre
fattori combinati influenzano le intenzioni, le quali determinano il comportamento.

ATTEGGIAMENTI: modo con cui la persona interagisce con l’oggetto, si dividono in due modi:
1. Modi situati
2. Modi connotati culturalmente
Atteggiamenti legati a: vissuto, categoria di appartenenza, fonti di informazione
Van Diijk i media forniscono ideologie su cui legittimare i pregiudizi verso etnie minoritarie
(strage di Erba)
FUNZIONE DEGLI ATTEGGIAMENTI: tutte le funzioni ci consento di:
 Prevedere l’influenza sul comportamento
 Capire come un comportamento possa essere modificato.
Gli atteggiamenti sono mutevoli e plastici perché si adattano alle situazioni  psicologia sociale
discorsiva: gli atteggiamento sono significati che si creano nel discorso e nelle relazioni interne al
gruppo dei parlanti.
ATTEGGIAMENTI COME COSTRUZIONI CULTURALI
HANNERZ: la cultura consiste nei significati che le persone creano e tali significati creano le
persone, intese come membri di diverse società, quindi membri di comunità diverse assegnano
agli eventi diversi significati.
APPADURAI: panorama etnico è panorama di persone che costituiscono il mondo, persone in
movimento
1997 PONTECORVO – OCHS – FASULLO “la costruzione sociale del gusto” studio su dinamiche fra
famiglie italiane e americane attorno alla tavola da pranzo.
2008 KREMER – SADLIK – FATIGANTE E FASULO, “Discourses on family time” riguardano la
qualità e il tempo esclusivo in famiglia. Americani: protezione del nucleo familiare dal mondo
esterno e dalla routine quotidiana con momenti esclusivi
Italiani: momenti spontanei con la famiglia all’interno dei vari contesti e routine con altri membri
della comunità e spazi sociali e istituzionali. ATTEGGIAMENTO è quindi: non una proprietà
individuale, ma costrutto dipendente anche dalla comunità culturale a cui si appartiene.
L’atteggiamento dei giovani rispetto l'immigrazione si fonda: Sul vissuto di esperienze
dirette
Secondo BilligAtteggiamenti e contesto sono strettamente legati tra loro

17) IL PREGIUDIZIO
PREGIUDIZIO= giudizio formulato prima che si abbia coscienza diretta dell’oggetto del
pregiudizio.
Si basa si convinzioni di carattere valutativo rispetto a persone. Consiste nella tendenza alla
generazione e all’ipersemplificazione, basata su conoscenze superficiali
Allport: antipatia o ostilità nei confronti del singolo o del gruppo, generalizzazioni non vere e
difficili da modificare. Non solo a parole ma anche implicito
1995 PETTIGREW e MEERTENS
1. Pregiudizi MANIFESTI O DIRETTI atteggiamenti di rifiuto intenzionali di altri gruppi,
percepiti come minacciosi – considerando il proprio INGROUP superiore, mentre
l’OUTGROUP è considerato inferiore
2. Pregiudizi SOTTILI O SUBDOLI sono atteggiamenti automatici, non verbali, che tentano di
difendere le tradizioni e valori del proprio INGROUP
Banissoni: PREGIUDIZIO E’ INTESO COME: atteggiamento che implica una reazione abbastanza
stabile, orientato a screditare un oggetto sociale.
Krech: Le tre componenti dell’errore di valutazione del pregiudizio:
1. Componente affettiva: sentimenti di ostilità nei confronti della vittima/e
2. Componente conoscitiva: assenza di conoscenza e contatti diretti con la vittima/e
conoscenze negative incongruenti tra loro
3. Tendenza all’azione: espressione comportamentale del pregiudizio manifestata in base alla
diffusione e al grado di condivisione sociale del pregiudizio stesso
IL PREGIUDIZIO E’ IRRAZIONALE, per questo difficile da modificare.
TEORIE SULLA FORMAZIONE DEL PREGIUDIZIO
1996 MAZZARA spiega l’irrazionalità del pregiudizio attraverso le teorie psicodinamiche, quindi
frutto di meccanismi inconsci di difesa ostilità= esito di conflitti interni.
1939 DOLLARD E MILLER - TEORIA DELLA FRUSTRAZIONE-AGGRESSIVITA’
Durante uno stato di frustrazione si genera uno stato di tensione psichica, che sfocia
nell’aggressività sull’oggetto della frustrazione, quando non è possibile perché l’oggetto non è
disponibile, ci si sfoga su altri oggetti “Capro espiatorio”
1960 ROCKEACH - TEORIA DEL DOGMATISMO E DELLA CONSEGUENZA DELLE CREDENZE
Le persone hanno bisogno di essere in accordo e condividere idee e opinioni comuni, con soggetti
che la pensano come loro o similarmente. Alcune persone sono meno tolleranti alla dissimilità.
ALLPORT  Il pregiudizio nasce dalla generalizzazione di pochi eventi  comporta inevitabili
errori di giudizio.
DUCKITT  Il pregiudizio presuppone categorizzazione e si forma quando le persone sono viste
come membri di un gruppo connotato da componenti affettive e cognitive negative.
DISCRIMINAZIONE E CONFLITTO SOCIALE partono dal pregiudizio che è parte del sentirsi
INGROUP e appartenenti a gruppi categorie o stati sociali.
1979 TAJFEL E TURNER - TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE
 Le persone tendono a mantenere un’identità sociale positiva, e cercano di partecipare a
gruppi valutati positivamente nel confronto sociale
 Le persone aumentano di stima se appartengono a un GRUPPO SUPERIORE agli altri
 Ipotesi chiave della teoria: un sistema di preservazione identitaria di valori e credenze che
giustificherebbe le azioni discriminatorie e negative verso l’OUTGROUP, considerati
minacciosi e devianti per l’INGROUP.
RAZZISMO DI FRONTSTAGE E DI BACKSTAGE
ANDERSON (PSICOLOGA) PREGIUDIZIO SOTTILE=BENIGN BIGOTRY un pregiudizio all’apparenza
innocuo e inoffensivo, complici le influenze socioculturali e storiche e leggi di segregazione.
Tra I MITI attraverso i quali trova espressione il fanatismo benevolo, vi è il mito dell’altro: slogan
siamo tutti uguali, in realtà nascondono discriminazione.

MITO DELLE SOCIETÀ MULTIENTICHE CONTEMPORANEE: nelle società americane e non “siamo
tutti uguali”, in realtà c’è un invisibile pregiudizio e muro ideologico
MITO DELLA CRIMINALIZZAZIONE DI CERTI GRUPPI: determinati gruppi etnici li riteniamo piû
criminali di altri e le loro azioni giudicate più gravi (omicidio stradale)
MITO DELLA NEUTRALITÀ (colorblind) : non considerare le differenze etniche, facendo finta,
mantenendo i privilegi della classe forte  qualcuno pensa che essere ciechi di fronte alle
differenze sia il modo di risolvere le discriminazioni altri usano questo mito per mantenere i
privilegi della maggioranza
RAZZISMO PUBBLICO (frontstage) in cui ci presenta liberi da pregiudizi, ma poi in privato
(backstage) sono discriminanti, tipica frase “io non sono razzista…ma”
Razzismo pubblico e privato non sono distinti, ma fluidi e scivolosi.
La prospettiva cognitiva sostiene che I pregiudizi siano pre-cognizioni

18) LO STEREOTIPO
STEREOTIPO: dal greco STERÒS (rigido) e TYPOS (impronta), stampo della tipografia
1922 LIPMANN gli stereotipi sono generalizzazioni sono immagini mentali che aiutano la
comprensione della realtà che sarebbe troppo complessa da interpretare, LIPMANN contribuì alle
ricerche sugli stereotipi  stereotipo: generalizzazione dal contenuto insensato utile a classificare
gruppi sociali
1933 KATZ e BRALY uno dei primi studi (su universitari bianchi americani, ai quali si chiedeva di
attribuire aggettivi forniti a diversi gruppi etnici). Le attribuzioni erano: influenzate da mezzi di
comunicazione, dalle valutazioni su comportamenti e aspetti fisici, legate allo stereotipo di quel
gruppo.
ALLPORT definisce gli stereotipi: dimensione ideativa della categoria immagini fisse che
descrivono una categoria e che usiamo per giustificare e razionalizzare la nostra condotta. Frutto
di due processi distinti: Categorizzazione e Generalizzazione
Quindi usiamo categorie per definire e generalizziamo facendone una cosa sola (tutti i cinesi fanno
kung fu)
TAJFEL dice che lo stereotipo non è ne negativo né postivo/presente in ciascun individuo, ma è
solo un processo di categorizzazione necessario per semplificare le info dall’esterno. PROCESSO
COGNITIVO. 10 anni dopo TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE: lo stereotipo è la valutazione che gli
individui hanno di se stessi sulla base del loro gruppo di appartenenza
SMITH- MACKIE-ATTILI: la creazione dello stereotipo passa attraverso: creazione di ruoli sociali
(fattori culturali, economici…) , attribuzioni di ruoli sociali a diversi gruppi, assunzione
comportamenti appropriati a ruoli sociali, attribuzione dei comportamenti associati al ruolo
sociale a caratteristiche di personalità.
CARATTERISTICHE E FUNZIONI DELLO STEREOTIPO
Le caratteristiche dello sterotipo:
1) Processo automatico che implica:
 Classificazione sulla base di caratteristiche comuni
 Discriminazione: formazioni di gruppi contrapposti sulla base delle
caratteristiche
 Attribuzione delle stesse caratteristiche a persone dello stesso gruppo.
2) Sovragenerazioni resistenti al cambiamento
3) Presentano errore di contenuto e nucleo di verità  rischio: verità immutabili non
aderenti con la realtà
4) Diviene processo di giustificazione del comportamento per mantenere senso di
coerenza del pensiero
5) Permettono una visione semplice e coerente del mondo
6) Possono essere modificati.
Le loro funzioni:
1. Economia del pensiero: permetti di avere schemi cognitivi che facilitano il modo di entrare
in contatto con la realtà con maggior rapidità
2. Psicodinamica: si proietta nell’altro tutto ciò che non si accetta di noi stessi o del proprio
gruppo
3. Di identità sociale: accettare gli stereotipi del gruppo vuol dire sentirsene parte.
MECCANISMI CHE MANTENGONO GLI STEREOTIPI
Gli stereotipi influenzano il pensiero e il comportamento. I processi cognitivi che bloccano la
revisione degli stereotipi sono: ATTENZIONE, SELEZIONE, INTERPRETAZIONE, MEMORIZZAZIONE
DELLE INFO
Gli studi hanno evidenziato che le persone tendono a percepire maggiormente le info congruenti
con i propri stereotipi e a dimenticare quelle che potrebbero disconfermarli.
EFFETTO PIGMALIONE: tendenza dell’avverarsi dell’aspettativa dell’insegnante
PROFEZIA CHE SI AUTO-AVVERA  uno stereotipo determina un comportamento tale da far si
che le aspettative interne vengano confermate. Operano fuori dalla consapevolezza conscia

QUANDO UNO STEREOTIPO VIENE INTERIORIZZATO, poi viene richiamato automaticamente dalla
memoria, quando ci si troverà di fronte ad un membro dell’outgroup, indipendentemente dalla
volontà di riattivarlo o meno
RUDMAN E BORGIDA 1995 esperimento in 2 gruppi di uomini: controllo e sperimentale per
pubblicità sessiste, per attivare effetto DONNA-oggetto sessuale, nel colloquio successivo di
selezione con una donna che si candidava ad un lavoro di ricerca, le domande e gli atteggiamenti
del gruppo sperimentale erano sessisti, mentre nel gr. di controllo no.
BARGH e COLLEGHI 1996 studiarono l’effetto del PRIMING/ a lvello inconscio, esperimento di
compito al computer di uomini bianchi, con annullamento del test con volti di uomini di colore.
Ritenuti come ostili.

FISKE E NEUBERG 1999 - PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE permette:


 di valutare le persone in base al singolo caso e alle loro qualità personali.
 Formare giudizi più adeguati
 Utilizzare persiero riflessivo e controllato
descrivono i processi che portano allo STEREOTIPO DI INDIVIDUAZIONE –
FISKE E NEUBERG: modello del continuum: descrive i processi che portano dallo stereotipo
all’individuazione:
 Incontro con la persona bersaglio: Alla vista di una persona bersaglio, se ritenuta
interessante, ci focalizziamo su di lei.
 Attenzione attributi bersaglio: Si conferma la categorizzazione di partenza posseduta se
coerente, o si ricategorizza differentemente
 Conferma della categoria di partenza o della ricategorizzazione:
 Impossibilità di categorizzare la persona bersaglio: si procede con l’integrazione pezzo per
pezzo cioè con l’analisi di ciascun attributo
Quando le persone diventano importanti per noi, le categorie cadono, assumiamo atteggiamenti
riflessivi e motivanti a costruire le nostre impressioni.
GLI STEREOTIPI POSSONO PRODURRE DISTORSIONI, per questo bisogna controllarli
Lo stereotipo, si crea attraverso un processo automatico che implica: La
classificazione di persone sulla base di caratteristiche comuni (sesso, età, etnia)

19) INFLUENZA SOCIALE E CONFORMISMO


INFLUENZA SOCIALE: Punto focale nella formazione dell’identità della persona. La formazione dei
giudizi personali non può essere esente dai comportamenti e dalle opinioni appartenenti alle
persone che ci circondano.
In questa direzione ci si concentra sull’influenza esercitata dalla maggioranza sulle singole
persone; a sua volta la maggioranza reagisce con il rifiuto verso coloro che non si conformano.
Ci si riferisce in primis ai gruppi sociali all’interno dei quali la persona nasce, cresce e vive.
Già all’inizio del XIX secolo il comportamento uniforme e l’imitazione venivano considerati
un istinto umano da parte di molti studiosi.
SHERIF psicologo turco – gruppi posti in situazioni ambigue
ASCH conformismo in situazioni non ambigue
DEUTSCH e GERARD ricerche sulle dinamiche di gruppo
INFLUENZA SOCIALE:
SHERIF studiò influenza sociale su singolo di fronte a uno STIMOLO AMBIGUO, esperimento
illusione ottica EFFETTO AUTOCINETICO puntino luminoso che in una stanza buia sembrava in
movimento.

i soggetti si uniformavano all’idea del gruppo:


 In una situazione dove gli stimoli sensoriali sono ambigui le opinioni altrui diventano
ulteriori informazioni
 Con stimoli ambigui si pensa che il gruppo ha ragione, influenzando il singolo – si crea
norma percettiva di gruppo

ASCH
 esperimento su STIMOLI CHIARI (seduti intorno al tavolo con sperimentatore e sei suoi
complici, dove i sei davano risposte evidentemente scorrette, il risultato fu che il 76%
diede almeno una volta ragione alla maggioranza nonostante l’evidenza dell’errore)
 quindi il gruppo interferirà sulle cognizioni personali, e può in molti casi modificarne il
risultato della percezione
TENDENZA ALL’UNIFORMITÀ
 Molti studiosi del 1800 già credevano che la tendenza all’uniformità fosse una dote innata,
un istinto della natura umana
 Adesso si concepisce la tendenza all’uniformità risultante da diversi fattori quali:
1. Norme sociali – regole informali apprese fin dall’infanzia (ce ne rendiamo cono
quando vengono infrante) Garfinkel
2. Modelli – imitazione del comportamento efficace altrui (se adottato da molte
persone si definisce CONTAGIO)
3. Il confronto sociale – in base al consenso sociale riscontrato pensiamo di fare bene
o male e ci interroghiamo. Uniformarsi agli altri ci solleva dai dubbi.
4. Il senso di autoconsapevolezza (self awarmess) – si sviluppa dai 18 mesi, grande
importanza per lo sviluppo psicosociale dell’individuo (si divide in
autoconsapevolezza Privata e pubblica)
KELLY  Il gruppo fissa criteri che definiscono atteggiamenti e comportamento appropriati e
distribuisce premi o punizione a seconda che ci si adegui o meno.
Il confronto sociale serve a fissare questi punti di riferimento rispetto ai quali la persona può
valutare se stessa e gli altri.
L’uniformità (conformismo) si manifesta maggiormente se si esprimono i giudizi nei confronti
faccia a faccia rispetto a quando si è isolati ed è maggiore nei soggetti che si sentono parte di un
gruppo
DEUTSCH E GERARD coniano la TEORIA DELLA DIPENDENZA: membri del gruppo sono dipendenti
gli uni dagli altri e dalle norme del gruppo stesso; per 2 motivi:
1. Influenza normativa, ottenere approvazione dal leader, evitare la disapprovazione altrui,
acquiescenza conformistica
2. Influenza informativa, quando ci si affida al pensiero degli altri per ottenere informazioni
sulla realtà
Più le persone sono consapevoli più possone essere resistenti alla tendenza all’uniformità

20 ) L’OBBEDIENZA E L’AUTORITÀ
 NORME sociali la vita sociale è agevolata dalle norme e convenzioni informali apprese fin
dall’infanzia
 MODELLI le persone imitano altri per risparmiare tempo ed energie, trasmissione a molte
persone si chiama contagio
 CONFRONTO SOCIALE misurare l’altrui giudizio su di noi in base al consenso, uniformarsi
solleva da dubbi
Il Conformismo è cedere alle pressioni sociali ed omologarsi agli altri
ALTO LIVELLO DI CONFORMISMO= Bassa Autostima, Alto Bisogno Di Approvazione, Basso Livello
Di Tendenza Autoritaria
MOTIVAZIONI DEL CONFORMISMO:
 Le persone cercano di dare sempre una buona impressione di sé e delle proprie
esternazioni
 Riteniamo corretto il mix fra ciò che valutiamo autonomamente e ciò che ci viene detto
dagli altri, se le due fonti non coincidono potrebbe subentrare un forte stress per il dubbio
su una delle due fonti.
Quindi le persone si omologano e si conformano al pensiero della maggioranza per 2 motivi:
1. Influenza d’informazione: presumiamo che gli altri abbiano più informazioni di noi
2. Pressioni normative: bisogno di piacere o di essere accettati dagli altri
Cenni storici: MILGRAM ebreo, new york 1933-1984 essendo ebreo cercò di capire perché le
masse furono indotte ad approvare il genocidio ebraico*.
1963 “esperimento EICHMANN” criminale Nazista, la domanda era: possibile che lui e i milioni di
soldati stessero obbedendo solo ad ordini.
Il tema era: come si potesse influenzare una persona normale a compiere atti crudeli e immorali
ad un innocente
Esperimento basato sugli studi SULL’OBBEDIENZA ALL’AUTORITÀ (anni 60) ETERONOMIA
(quando si avverte di non essere più libero di scegliere, ma strumento per eseguire ordini)
– Perdita di responsabilità personale = sto solo eseguendo ordini
Partecipanti: 40 uomini, fra i 20 e 50 anni di varia estrazione sociale. Con la scusa di un
esperimento sulla memoria. In realtà infliggevano scosse elettriche ad ogni risposta sbagliata. 65%,
26 su 40 obbedirono
Meccanismo:
1. Soggetti perdono la responsabiltà nell’eseguire un compito ordinato
2. L’obbedienza è una relazione di ruolo in cui si è subordinati
3. L’obbedienza ricolloca un significato che viene ridefinito dall’ordine all’azione
La coscienza personale può essere guidata e condizionata dall’altro (stato
eteronomico) con tre condizioni:
1. Percezione di legittimità (in questo caso x la scienza)
2. Adesione al sistema di autorità
3. Pressioni sociali (disobbedire allo sperimentatore varrebbe a disobbedire o
rompere un patto)
COLORO CHE DISUBBIDIRONO LO FECERO per porre fine al loro forte stress e alla consapevolezza
di aver disatteso le aspettative dello sperimentatore ed aver rotto con lui.
POCHE PERSONE HANNO RISORSE NECESSARIE PER DISOBBEDIRE AD AUTORITA’ (MILGRAM)
è stato dimostrato che:
 Nell’esperimento il sesso dei soggetti è irrilevante
 L’esecuzione del compito veniva effettuata anche in presenza di soggetti
dichiarati cardiopatici
MILGRAM conclude che: tutto sta nell’incapacità di contrastare i desideri del capo, perché
ognuno di noi ha un senso di accondiscendenza all’autorità profondamente radicato in noi
deferenza dell’autorità. (reazione automatica all’autorità) che per noi è fonte normativa e utile
scorciatoia per eseguire i compiti.
CONCLUSIONI: estrema disponibilità a eseguire gli ordini. CHI OBBEDISCE NON SI SENTE
RESPONSABILE
Le caratteristiche che ci inducono ad obbedire:
 Distanza dalla vittima: se non la vediamo siamo più indotti ad obbedire. Se ne vediamo la
sofferenza obbediamo meno
 Prestigio: della sede o dell’autore
 Presenza fisica dell’autore: se il leader è presente obbediamo di più, se ci controlla
qualcuno che non ha potere legittimo obbediamo meno
 Libertà di scelta: l’intensità della scossa diminuiva se il soggetto veniva lasciato libero
 Sostegno sociale: con il sostegno sociali il soggetto riesce ad obbedire meno
 Percezione della responsabilità: se siamo ritenuti responsabili non eseguiamo ordini
immorali, altrimenti obbediamo di più.
Milgram dimostrò che l’obbedienza cieca poteva essere la base psicologica universale della
banalità del male e la spiegazione sociale dell’Olocausto.
BAUMRIND  chiese se l’esperimento fosse etico e se potesse offrire reale comprensione
sull’agire delle persone nel mondo reale
PERRY  definì Milgram un cow boy della psicologia perché non si era trattato di un esperimento
ma 24 esperimenti diversi che non potevano essere omologati. Sospettava anche di falsificazione
dei dati.
BURGER  esperimento simile che però terminava quando il soggetto tirava la leva. Il 70% lo fece.
ROCHAT  “EFFETTO MILGRAM”  Aveva spiegato il nazismo anche se con difetti ed errori
REICHE  le persone non sono passive ma cercano di inquadrare il loro comportamento come un
segnale positivo. Si adattavano perché stavano costruendo una pagina della scienza
Obbedienza= elemento fondante della vita sociale. Solo chi vive in isolamento non è costretto a
sottomettersi ad ordini esterni. Meccanismo psicologico che unisce uomini e sistemi di autorità.
Secondo il seguente meccanismo, in base al consenso ottenuto e
all’osservazione delle altre persone, giudichiamo valido o meno il nostro
comportamento: Confronto sociale
Ci si riferisce a quella sorta di uguaglianza realizzata quando la persona
cede alle pressioni sociali che la obbligano ad essere simile alle altre
persone: Conformismo
Per reazione automatica all’autorità Milgram intende: La tendenza
inconsapevole con cui utilizziamo le informazioni che un’autorità
riconosciuta come scorciatoia utile per decidere come comportarci in
una certa situazione

21) I GRUPPI SOCIALI


Insieme di due o più persone che comunicano e interagiscono tra loro. Possono essere ristretti o
estesi, primari o secondari.
LEWIN – definisce il gruppo: UN TOTALITÀ DINAMICA BASATA SULL’INTERDIPENDENZA INVECE
CHE SULLA SOMIGLIANZA, introduce il termine DINAMICHE DI GRUPPO
TEORIA DEL CAMPO: La persona è investita da un campo di forze interne ed esterne, che
agiscono simultaneamente. GRUPPO e AMBIENTE formano il CAMPO SOCIALE
IL GRUPPO viene definito da:
 INTERDIPENDENZA – persona fonte di azioni che influenzano a vicenda i membri del
gruppo
 TOTALITÀ DINAMICA – la struttura del gruppo si modifica continuamente
TIPI DI GRUPPO:
1. Estesi: partiti, sindacati, sette religiose, imprese a struttura orizz. E verticale
2. Ristretti: famiglia, classe scolastica, amici. Strutturazione normativa più debole
COOLEY 1902 parla di altri due tipi di distinzione gruppale:
1. PRIMARI: fra i membri c’è interazione e coinvolgimento emotivo, intimo, un forte
sentimento di NOI
2. SECONDARI: i membri sono tenuti insieme da uno scopo e i rapporti sono impersonali
 Categorie sociali, pubblico e folle non sono considerati gruppi sociali in quanto NON
INTERGAISCONO
DE GRADA 1999 definisce le FUNZIONI RELATIVE AL GRUPPO
 Bisogni di SICUREZZA e SOSTEGNO SOCIALE di DIPENDENZA di ACCRESCIMENTO
INDIVIDUALE
 Bisogni di gruppi composti da persone capaci di attrarre per la loro simpatia, modo di
vestire
 Bisogni che un gruppo può soddisfare per le attività che svolge
 Bisogni per uno scopo comune (coincidenti con quelli dei membri)
 Bisogni personali egoistici strumentalizzando il gruppo

DINAMICHE DEI GRUPPI SOCIALI


STATUS= posizione che una persona occupa nel gruppo sociale
LEVINE E MORELAND 1990 definiscono i principali ruoli all’interno del gruppo
1. NUOVO ARRIVATO si aspettano un atteggiamento ansioso, dipendente, conformista e
passivo, più si dimostrerà tale, più sarà accettato quale membro del gruppo
2. CAPRO ESPIATORIO figura essenziale e funzionale, consente di proiettare i propri aspetti
negativi sull’altro
3. LEADER colui che ottiene maggior potere di influenza, responsabilità e iniziative
LE NORME DI UN GRUPPO nei gruppi SECONDARI sono scritte, aiutano a rafforzare l’identità del
gruppo, difficili da modificare.
Funzione delle norme:
- Avanzamento del gruppo verso lo scopo
- Mantenimento dell’esistenza del gruppo
- Definizione dei rapporti con l’ambiente
- Costruzione di una realtà condivisa
Ogni gruppo mette in gioco una resistenza al mutamento. Più i mutamenti conducono
all’abbandono degli standard più la persona tende a restare
FENOMENI DI GRUPPO
PIGRIZIA SOCIALE – PRESA DI DECISIONE – PENSIERO DI GRUPPO
1. PIGRIZIA SOCIALE: RINGELMANN 1913 esperimento del tiro della corda (effetto
RINGELMANN=riduzione della forza del singolo che fa affidamento sull’impegno dell’altro
STRATEGIE PER CONTRASTARE LA PIGRIZIA SOCIALE
 Aumento identificabilità se le persone sanno che il loro contributo verrà
identificato, valutato e confrontato
 Aumento del coinvolgimento della persona rispetto agli scopi del gruppo per
rendere l’attività interessante
 Favorire la fiducia reciproca fra i membri per far comprendere che anche gli altri si
impegnano e quindi devono fidarsi dell’impegno altrui
 Aumento della percezione di responsabilità personale per evitare il non intervento
per la sottostima delle proprie capacità

2. PRESA DI DECISIONE (FORSYTH) 4 fasi nel processo di presa di decisione:


 Orientamento, scelta strategia
 Discussione, raccolta di info
 Presa di decisione, il gruppo sceglie con modalità implicita o esplicita
 Implementazione, messa in atto, valutazione, osservazione delle conseguenze

3. IL PENSIERO DI GRUPPO - caratteristiche sintomatiche  forma di distorsione estrema


nel processo decisionale del gruppo
JANIS  gruppo come vera disfunzione legata a fattori scatenti
 Alcuni del gruppo esercitano forte pressione su membri che la pensano in modo
difforme
 esistono i GUARDIANI DELLA MENTE DEL GRUPPO che distolgono dall’attenzione
di tutto ciò che può creare divergenza di opinioni
 Esiste nel gruppo IL FALSO CONSENSO e APPARENTE UNANIMITÀ
 I membri del gruppo pensano che il loro sia il migliore, avendo una percezione
distorta del gruppo esterno
Il gruppo è quindi spesso disfunzionale e propone 3 interventi:
1. Limitare la ricerca del consenso, permettere ad ognuno di esprimersi liberamente
2. Correggere le percezioni errate dei vari gruppi
3. Usare tecniche di decisione efficace valutando tutte le possibili soluzioni esistenti
INTERAZIONE NEI GRUPPI SOCIALI Studi di laboratorio:
1. DEUSCH E KRAUSS 1960 gioco dei trasportatori
PRUITT E KIMMEL 1977 dilemma del prigioniero: ricompensa competitiva o cooperativa
determina l’azione finale del soggetto se competitiva o cooperativa
In un gruppo sociale si tende ad adottare una strategia competitiva e non cooperativa.
Ricompensa competitiva= si compete, ricompensa cooperativa=cooperare, ricompensa
individualistica=non c’è motivo di competere.

La scelta dipende dagli orientamenti personali.


RELAZIONE FRA GRUPPI SOCIALI
Gruppi e società hanno una realtà indipendente da quella degli individui.
Ash  i processi psicologici avvengono nei singoli che sono inseriti in un sistema di forze sociali
che non hanno prodotto da soli. esiste un campo condiviso da tutti i membri del gruppo
Le Bon  mente di gruppo come centro organizzatore dei singoli partecipanti del gruppo.
MENTE DI GRUPPO
I fenomeni all’interno del gruppo sono: condizione delle azioni dei singoli – prodotto delle azioni
dei singoli
SHERIFF comportamento di intergruppi, ogni qualvolta c’è dialogo fra membri del gruppo e un
altro gruppo
TAJFEL interazioni umane sono un continuum dove agli estremi ci sono: Comportamento
interpersonale e di intergruppi.  la semplice assegnazione di persone diverse a diverse categorie
è sufficiente a generare conflitto tra gruppo. Teoria dell’identità sociale: le persone sono
motivate a tenere un’identità sociale positiva.
Teoria dell’identità sociale: i membri del nostro gruppo NOI, quelli dell’altro LORO
Si fonda su 3 assunti fondamentali:
1. Differenziazione categoriale fra INGROUP e OUTGROUP
2. Gli esseri umani dipendono dall’appartenenza ad un gruppo e categorie
3. Le persone sono fortemente motivate a mantenere un’identità sociale positiva, attraverso
l’approvazione del gruppo
Tajfel ritiene che il gruppo aiuta l’individuo a rafforzare la propria identità e autostima.
CAMPBELL - teoria del conflitto realistico, una competizione dovuta a risorse limitate, cioè che
un gruppo non tolga risorse all’altro.
De Grada definisce un gruppo sociale come caratterizzato da un’elevata gruppalità
se: I componenti del gruppo nutrono sentimenti positivi nei confronti degli altri per i membri
I concetti fondamentali della definizione di gruppo secondo Lewin: Interdipendenza e totalità
dinamica
Il campo reciprocamente condiviso è proposto da Asch
Nel pensiero di gruppo: Esistono i guardiani della mente del gruppo

22) IL GRUPPO DEI PARI


IL GRUPPO DEI PARI è un gruppo fondamentale per lo sviluppo dell’essere umano.
Preadolescenza: età delle grandi migrazioni
 In età scolare iniziano gli scambi sociali e ROLE TAKING  capacità di assumere diversi
punti di vista
 età delle grandi migrazioni avvengono grandi cambiamenti
 Distacco da corpo infantile
 Distanza dalla famiglia
 Si volge al gruppo dei pari
Pubertà omento delicato e complesso dello sviluppo psicologico
 Cambiamenti fisici
 Problematiche legate all’identità (affettivo-sociale-sessuale)
 Modificazioni dei rapporti con coetanei e adulti
In questa fase le trasformazioni provocano modificazioni nei rapporti con gli altri. Lo sviluppo
procede a diversi livelli e investe diverse sfere della persona.
Adolescenza
 Ulteriori cambiamenti fisici
 Spinta all’indipendenza
 Sviluppo senso critico
 Scoperta nuovi valori
 Sviluppa pensiero ipotetico-deduttivo
 Esplora amicizia e sesso
 Funzione specchio con gruppo dei pari

Il Gruppo in adolescenza:
 Saottini: funzione mentale nella costruzione dell’idea di sé
 Frontiera tra famiglia e mondo esterno
 Contiene ansie e incertezze tipiche dell’adolescenza
 Palestra di vita
L’APPRENDIMENTO NEL GRUPPO DEI PARI
BRUNER apprendimento avviene in comune e si forma la costruzione sociale della conoscenza
DOISE E MUGNY le performances dei bambini che svolgono compiti da soli sono peggiori che se
fatti insieme ad altri.
DAMON 1984 PEER LEARNING questa influenza positivamente il rendimento scolastico e
l’autostima del ragazzo. ha verificato i principi dell’apprendimento tra pari:
- Sostenere l’autostima
- Risvegliare l’interesse
- Incrementare il rendimento scolastico
- Incoraggiare il comportamento pro-sociale.
L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO (COOPERATIVE LEARNING) è fatto dagli alunni stessi che
condividono impegni e responsabilità, l’insegnante diventa un FACILITATORE e GUIDA
DELL’APPRENDIMENTO – apprendistato cognitivo. Affiché sia efficace è necessario:
 Reale interdipendenza tra i membri nella realizzazione di un compito
 Impegno nel mutuo aiuto
 Senso di responsabilità
 Attenzione alle abilità sociali e interpersonali nello sviluppo dei processi
SLAVIN - MODELLO DELL’APPRE NDIMENTO DI SQUADRA (STUDENT TEAM LEARNING)
motivazione estrinseca (ricompensa) – conseguimento obiettivi – resp. Individuale

JOHNSON 1996 – MODELLO DI APPRENDIMENTO COOPERATIVO detto LEARNING TOGETHER


5. elementi fondamentali:
1. interdipendenza positiva: compiti chiari e obiettivo comune sviluppare il “tutti per uno e
uno per tutti” se fallisce il gruppo fallisce il singolo e viceversa
2. interazione diretta costruttiva: comportamenti costruttivi di interazione fiduciosa al fine
di raggiungere l’obiettivo, mutuo soccorso e sollecitudine.
3. abilità sociali
4. responsabilità individuale
5. valutazione del lavoro di gruppo
il gruppo non sostituisce la persona ma lo aiuta a far meglio e raggiungere le mete che prima del
contesto cooperativo sarebbero state impensabili
Comoglio: Comunità di apprendimento
La Ricerca si è concentrata su relazioni strette “close relationships” perché:
- comportano processi interpersonali rilevanti,
- contribuiscono all’adattamento sociale,
- costruiscono scenario di sviluppo,
- offrono l’opportunità al bambino di co-costruire il suo sviluppo
Lo sviluppo delle abilità cognitive avviene soprattutto nel confronto con I PARI.
gli atteggiamenti fra PARI sono ben differenti da quelli del gruppo primario (genitori, parenti,
educatori), sono molto più collaborativi e disinteressati, atti a costruire, quindi PRO-SOCIALI.

PEER EDUCATION (influenza ed educazione reciproca tra pari) utile per l’educazione sessuale
contro le malattie – contro il bullismo e le violenze fra coetanei
Peer helpers= alunni incaricati di aiutare i coetanei nell’apprendimento (tutor)
L’INFLUENZA DEL GRUPPO DEI PARI
Fonte di rischio (mediate dalle esperienze familiari) o di protezione. Se nel gruppo dei pari si ha
rifiuto potrebbe crearsi un gruppo composto da pari che hanno ricevuto il rifiuto creando
condizioni di disagio e devianti e disturbi della condotta.
La convinzione di saper gestire con efficacia i rapporti interpersonali costituisce un elemento
protettivo ai fini del proprio benessere e sviluppo psicologico in quanto consente di:
 insaturare e mantenere relazioni positive
 resistere alle pressioni trasgressive dei compagni.
Tra le varie funzioni:
 Autoefficacia sociale percepita convinzione di essere in grado di interagire assertivamente
con i compagni pone al riparo da sentimenti depressivi
 Autoefficacia regolatoria percepita convinzione di essere in grado di resistere alle
pressioni trasgressive dei compagni, contrasta le condotte antisociali e l’uso di sostanze.
(BANDURA)
 Il comportamento antisociale è presente nei bambini che:
1. Attribuiscono agli altri intenzioni ostili
2. Manifestano facilmente atteggiamenti aggressivi
AGGRESSIVITA’:
 Proattiva – senza provocazione da parte dell’altro
 Reattiva – in risposta a provocazione o costrizione
BRAIN DIVERSE TIPOLOGIE DI COMPORTAMENTO AGGRESSIVO RILEVABILI IN 4 FATTORI:
 Che ci sia la Potenzialità di arrecare danno alla vittima
 Che siano atti intenzionali
 Che siano atti che producono eccitazione
 Che l’azione sia avversa e punitiva con la vittima
Questi fattori caratterizzano anche il comportamento del bullismo
3. Manifestano scarsamente atteggiamenti prosociali
I COMPORTAMENTI ANTISOCIALI nello sviluppo possono rispondere a bisogni interni di:
 Funzione di adultità cercare di assumere atteggiamenti da adulto
 Funzione di trasgressione x indipendenza ed autonomia
 Funzione di identità affermazione di sé attraverso atteggiamenti esasperati e vistosi
 Funzione di fuga dalla realtà per far fronte a disagi e conflitti
 Funzione di costruzione di un legame sociale con i pari attraverso comportamenti
ritualizzati.
 Funzione di visibilità sociale per essere notati e riconosciuti
LA TRASGRESSIONE in età evolutiva ha due funzioni: ESIBIZIONE SOCIALE e MECCANISMO
CONTRO-FOBICO.
Il BULLO la vive come un atto di:
 Anticonformismo
 Sfida delle convenzioni sociali
 Coraggio per conquistare la stima altrui e per vincere la propria paura
Gruppo dei pari  regolatore e mediatore dei processi di socializzazione con funzioni protettive
e promozionali ma anche amplificazione di rischi di pressione dinamica verso la delinquenza.
Cultura mafiosa
l modello che si fonda su l'interdipendenza positiva, l'interazione diretta costruttiva,
le abilità sociali, la responsabilità individuale e la valutazione del lavoro di gruppo
è: Il modello di apprendimento cooperativo del learning together elaborato da Johnson et al. nel 1996
La convinzione di saper gestire con efficacia i rapporti interpersonali costituisce un
elemento protettivo ai fini del benessere e sviluppo psicologico e sociale in quanto
consente: Di instaurare e mantenere relazioni positive di amicizia, di accettazione reciproca e
collaborazione, di resistere alle pressioni trasgressive dei/lle compagni/e
Per Bruner (1984) l'apprendimento è essenzialmente un'attività che si
svolge in comune e, allo stesso tempo, che coinvolge: La costruzione
sociale della conoscenza

23) LA LEADERSHIP
IL LEADER
Status: attribuito in base alle aspettative circa la competenza (+ o – prestigiosa)
Ruolo: attribuito in base alle aspettative condivise sulle modalità in cui un individuo dovrebbe
comportarsi all’interno del gruppo.

LEADER: maggior potere, influenza i membri e prende iniziative.


Influenza minoritaria potere meno visibile ma più profondo, detta conversione
LEADERSHIP: processo con cui si influenzano gli altri
Stragalli : leader naturale
Attraverso 163 studi estrae i tratti tipici:
(MOSCOVICI 1976)
1. Concetto di potere
2. Concetto di influenza capacità tipica del leader di influenzare più che di essere influenzato
La maggioranza tende a produrre compiacenza e adesione pubblica senza che vi sia
un’accettazione personale da parte degli individui coinvolti nel processo di influenza. La minoranza
può esercitare un’influenza indiretta e nascosta detta conversione (effettivo cambiamento delle
proprie posizioni iniziali). Secondo quest’ottica l’influenza rappresenta il tratto distintivo di un
leader.
HOLLANDER  non esiste un profilo standard di un leader.
TEORIA DEGLI STATI DELLE ASPETTATIVE DI BERGER  Tra i membri di un gruppo si formano
aspettative circa i contributi che ognuno di loro riuscirà a dare per raggiungere degli obiettivi. Più
le aspettative sono alte più lo status sarà elevato. Seppur modificabile lo status mostra una
resistenza al cambiato.
FUNZIONI E STILI DI LEADERSHIP
Come alternativa alla teoria della leadership naturale sviluppate 2 teorie BALES E SLATER:
1. Leader socio emozionale assicura che il clima di gruppo sia armonioso e cooperativo, .
amicale centrato sulla relazione. Fa procedere il gruppo tendendo conto dei sentimenti e
dei rapporti interpersonali. Centrato sulla persona. Disposto ad accettare consigli e
suggerienti.
2. Leader centrato sul compito costantemente centrato sugli obiettivi, ha competenze
specifiche e mette in atto quelle strategie per il raggiungimento degli obiettivi del gruppo,
usa uno stile autoritario, questo stile spesso causa tensioni, e antagonismo con clima di
ostilità. Concentrato al raggiungimento dello scopo. Autoritario. Spesso il suo
atteggiamento è causa di tensioni.

IL LEADER OTTIMALE sarebbe un mix fra le due funzioni


BALES E SLATER in successivi studi determinano 2 comportamenti utili alla leadership:
HOUSE E SHAMIR - LEADER CARISMATICO estremamente dotato di espressività emotiva ,
sicurezza, determinazione, ottimista e fiducioso delle proprie azioni. Chiara visione dei propri
obiettivi.
I leader si distinguono per:
- Elevato livello intellettivo
- Maggior sicurezza
- Maggior orientamento al successo
- Maggior dominanza
LEWIN LIPPIT E WHITE studio sulle forme di Leadership, in riferimento alla teoria del campo di
LEWIN (C= S(PA))  in un gruppo sono le caratteristiche del campo psicologico e quindi dello
spazio sociale a determinare il comportamento.
Esperimento che delinea tre leader con stili differenti:
1. Autoritaria: stabilisce di volta in volta i passi da compiere, impartisce i compiti per ogni
membro, con una distribuzione disomogenea di potere, rischio crollo del gruppo
2. Democratica: Il leader fa decidere al gruppo le attività da svolgere e anche il compagno di
lavoro. Si limita ad esprimere pareri tecnici lasciando margini di scelta proponendo
alternative. È capace di delegare. Pochi rischi di crollo. Aumenta la produttività e
diminuisce le ostilità
3. Permissiva: interviene il meno possibile e lascia il gruppo libero di agire è una leadership
nominale ma non sostanziale i membri sono lasciati a se stessi con malumore e scarso
rendimento, lavorano di più e meglio quando il leader non c’è.
APPROCCI E MODELLI
 Approccio SITUAZIONISTA: il leader deve svolgere diverse funzioni in situazioni differenti, il
contesto dell’attività determinano differenti richieste di comportamento
Questo si attua se si considerano le diverse situazioni del contesto lavorativo e cioè:
1. I climi, se competitivo o cooperativi
2. La stabilità o instabilità ambientale
3. La grandezza del gruppo
Questo rappresenta il superamento delle teorie basate sui tratti delle personalità del
leader, ha però dei forti limiti: sulla personalità del leader, le caratteristiche del gruppo,
tipo di relazione fra il leader ed il gruppo.
 MODELLO DELLA CONTINGENZA di FIEDLER, che nasce dall’idea integrazionista di
leadership, che dice che: l’efficienza della leadership dipende dalla correlazione tra lo stile
attuato dalla LDSHP e il suo controllo nelle situazioni. In questo caso lo stile di LDSHP si
basa sulla distinzione fra “centrato sulla relazione o sul compito” misurandolo con il
punteggio di BALES, LEAST Preferred Co-Worker (LCP) alti punteggi sono riferiti
all’orientamento sulle relazioni, bassi punteggi relazionati all’ orientamento della LDSHP sul
compito.
 MODELLI TRANSIZIONALI HOLLANDER – basati sulla relazione bidirezionale fra LDSHP e
gruppo, che influenza ed è influenzato. Deve essere coerente perché scelto dal gruppo,
deve far parte del gruppo e delle sue regole, deve essere competente e funzionale al
gruppo, sa identificarsi nel gruppo. Credito idiosincratico
BASS 1985 – TEORIA TRASFORMAZIONALE sulla LDSHP. Si ispira a quella transizionale, cioè il
continuo scambio LDSHP col gruppo ponendo l’accento verso le motivazioni dei membri del
gruppo
Il modello della contingenza: Viene misurato con punteggi LCP
Moscovici distingue tra: Potere e influenza
Bales e Slater parlano diLeader socio-emozionale
Nel modello situzionista: Il contesto dell’attività determinano differenti
richieste di comportamento
Lo stile autoritario è stato proposto da: Lewin, Lippit e White

24) CATEGORIZZAZIONE E RELAZIONI INTERGRUPPI


TAJFEL, docente dell’Università di Bristol sopravvissuto ad auschwitz concentra i suoi studi su
RAPPORTI INTERGRUPPI
TAJFEL e WILKES 1963 si occupano della distorsione che porta ad accentuare le somiglianze fra i
membri del proprio gruppo e le differenze fra ingroup e outgroup (esperimento delle linee lunghe
e linee corte). Si produce un effetto della categorizzazione che Tajfel traspone nel gruppo sociale.

I risultati confermarono che i giudizi dei gruppo che avevano ricevuto gli stimoli producevano
l’effetto della categorizzazione.  i soggetti esageravano le differenze tra le due categorie
mentre il terzo gruppo giudicava le linee più simili tra loro.
EFFETTI della CATEGORIZZAZIONE - TAJFEL:
1. Accentuata Somiglianza intracategoriale: aumento somiglianza fra persone dello
stesso gruppo (si considerano più simili tra loro solo perché fanno parte del gruppo)
2. Accentuata differenza intercategoriale: aumento differenza fra persone di gruppi
differenti
3. Effetto di omogeneità dell’outgroup: gli altri sono tutti uguali e diversi da
4. Ingroup Vs Outgroup: non conoscendo bene i membri estranei al gruppo, si
tipicizzano
5. Favoritismo per il proprio gruppo: discriminando l’outgroup
HEIDER – ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE contribuisce alla formazione di stereotipi
distorti Attribuire le cose positive dell’INGROUP a fattori interni e le cose negative a fattori esterni,
mentre si pensa dell’OUTGROUP l’opposto.
TAJFEL 1971 esperimento sulla categorizzazione “PARADIGMA DEL GRUPPO MINIMO”
 Divisione in due gruppi di ragazzi 14-16 anni, in base alla scelta di un quadro, ma in realtà a
caso. Conoscevano solo i membri del proprio gruppo. Non c’era nessun rapporto di
interdipendenza, dovevano solo risolvere un compito comune.
 Viene detto loro che lo studio era sui processi decisionali ma non era il vero obiettivo
 Somme di denaro da dare ai membri di entrambi i gruppi
 Denaro dato in maggiore quantità ai membri del proprio gruppo  diversità di giudizio nel
valutare i comportamenti di ingroup e outgroup  GIUDIZIO ETNOCENTRICO che
permette di mantere un’immagine positiva di sé.
PROTOTIPO: insieme di attributi che descrive un gruppo e lo distingue da altri, obbediscono al
principio del metacontrasto, ovvero un contrasto fra contrasti (es: le sedie possono essere diverse,
ma sono comunque più simili tra loro rispetto ad un tavolo)
RELAZIONI INTERGRUPPI

Ruolo dell’identità sociale  le persone tendono a mantenere un’identità sociale positiva e


cercano di far parte di gruppi valutati positivamente. Ipotesi chiave= le discriminazioni
intergruppi e l’attivazione di stereotipi deriva dal desiderio di mantenere un’identità sociale
positiva.
La ricerca sociale ha mostrato quanto sia facile creare le condizioni perché si genere conflitto.
SHERIF prende distanza da questa prospettiva secondo lui riduzionista. Frustrazioni e aggressività
non possono spiegare i fenomeni intergruppi, bisogna considerare le proprietà dei gruppi stessi e
le conseguenze che l’appartenenza del gruppo ha sulle persone.
ESPERIMENTO
 Periodo: 1948/1952
 Partecipanti: ragazzi di 12 anni
 Durata: 2 settimane
 Prima fase: vita comunitaria al capo, nascono amicizie
 Seconda fase: formazione di due gruppi, gli amici vengono separati
 Terza fase: viene stimolato il conflitto tramite attività competitive. Rapido deterioramento
tra i due gruppo, azioni ostili reciproche, stereotipi negativi verso l’outgroup
 Quarta fase: i due gruppi dovevano combinare i loro sforzi e condividere uno scopo
sovraordinato che nessun gruppo poteva raggiungere senza l’altro.  decremento delle
tensioni intergruppi
Ha fondato la propria elaborazione teorica sui risultati di ricerche svolte in campi estivi per
ragazzi e ragazze tra il 󈦐 e '52: Sherif
L'aumento della somiglianza tra persone dello stesso gruppo viene definita:
Accentuata somiglianza intracategoriale
L'incremento della differenza di soggetti o oggetti appartenenti a categorie diverse
viene definito:
Accentuata differenza intercategoriale
La tendenza a favorire i comportamenti dell'ingroup e discriminare quelli
dell'outgroup viene definita: Favoritismoper il proprio gruppo
Si caratterizza in termini di rapporti tra gruppi e di consolidamento di credenze
preconcette a tutti i membri di un outgroup: Il pregiudizio

25) INTERAZIONE SOCIALE E RELAZIONI INTERGRUPPI


Le tensioni tra cooperazione e competizione intergruppo sono simili alle tensioni tra fusione e
individuazione a livello interpersonale.
In certi gruppi ad un grande omogeneità intragruppo corrisponde un grande omogeneità tra altri
gruppi
Durante i conflitti intergruppi aumenta la solidarietà intragruppo.  FREUD sostiene che vada
trovato un nemico fuori dal proprio gruppo così da liberarlo dai conflitti interni.
LEWIN dice che I DITTATORI trovano un nemico per convogliare verso di lui l’odio del gruppo che
comanda.
SHERIF  Se il gruppo perde il gioco di competizione, si genera internamente tensione e
conflittualità
L’EFFETTO PECORA NERA - MARQUES per dimostrare la superiorità del proprio gruppo, gli attori
svalutano i membri devianti marginali dell’ingroup perché non hanno le caratteristiche
prototipiche.
AGGRESSIVITÀ E CONFLITTI INTERGRUPPI
Porta al conflitto:
 Sentimenti ed emozioni che non si riescono a gestire
 Ignoranza, rigidità cognitiva
 Identità sociale: se una situazione sociale si avvicina all’estremo intergruppo, maggiore
sarà l’uniformità mostrata dai membri dell’ingroup nei confronti dell’outgroup e a
considerarli elementi indifferenziati a cui legare giudizi di valore. Se siamo all’esterno
interpersonale riconosciamo le singole caratteristiche dell’outgroup senza gereralizzare
Perché un conflitto abbia luogo servono due condizioni:
1. L’identificazione della contrapposizione
2. Decisione ad agire (affrontare queste contrapposizioni anche solo verbalmente)
 Conflitti sociali estremi
1. Risolvibili durata relativamente breve con obiettivi poco importanti, quindi
sorpassabili
2. Intrattabili prolungati nel tempo senza possibilità di compromesso fra le parti e con
uso estremo di violenza
I conflitti estremi possono portare a una serie di meccanismi:
 Delegittimazione esclusione di un gruppo dalla vita sociale perché incongrui alle norme
vigenti attribuzione di caratteristiche estremamente negative. Avviene quando il gruppo
si sente minacciato
 Deumanizzazione uno dei meccanismi di disimpegno morale di BANDURA, a togliere al
soggetto l’identità e la comunità, Si tolgono ai soggetti anche i sentimenti umani
 Orientamento alla dominanza sociale (SDO) – SIDANIUSS E PRATTO: tendenza a percepire
l’esistenza come competizione tra gruppi, legata a pregiudizi

MIGLIORARE LE RELAZIONI INTERGRUPPI


Le tecniche per migliorare il conflitto sono:
 TEORIA DEL CONFLITTO REALISTICO individuare per i gruppo obbiettivi sovraordinati
che si raggiungano cooperando. L’insufficineza cronica di contatto intergruppo e la
scarsa opportunità di incontrare membri reali di un gruppo opposto facilitano lo
sviluppo del pregiudizio del conflitto tra gruppi.
L’ansia da contatto è uno degli ostacoli più significativi. Sorge per diversi motivi:
- Minaccia realistica: pericolo x l’esistenza del gruppo
- Minaccia simbolica: problemi posti per le norme o i valori morali
- Ansia intergruppo
- Stereotipi negativi
 TEORIA DEL CONTATTO l’interazione fra membri di gruppi diversi abbatterebbero il
pregiudizio etnico e la relativa tensione gruppale, ma, secondo ALLPORT, non basta il
contatto, occorre anche scopo comune.  contatto prolungato + attività cooperative.
Le condizioni secondo le quali il contatto può avere. Il contatto deve essere tra membri e gruppo
di uguale status sociale o si rafforzerà il pregiudizio.
L’ansia da contatto è uno degli ostacoli più significativi. Sorge per diversi motivi:
- Minaccia realistica: pericolo x l’esistenza del gruppo
- Minaccia simbolica: problemi posti per le norme o i valori morali
- Ansia intergruppo
- Stereotipi negativi
 Problema della generalizzazione: si limita l’esperienza al singolo caso e non agli altri
membri dell’outgroup.
Recenti studi hanno dimostrato che può funzionare anche solo il contatto immaginato.

Protocolli di negoziazione:
 Contrattazione: accordo tramite negoziazione diretta
 Mediazione: una terza parte neutrale interviene nella negoziazione
 Arbitrato: una terza parte neutrale impone un accordo vincolante per entrambi
L’insufficienza cronica di contatto intergruppi e la scarsa opportunità di incontrare membri
reali di un altro gruppo opposto facilitano lo sviluppo del: Pregiudizio del conflitto tra i gruppi
Gli stereotipi negativi che portano a temere: L’ansia intergruppo immaginata o prevista
Le tensioni tra cooperazione e competizione intergruppo sono simili alle
tensioni tra: Fusione e individuazione a livello interpersonale

26) L’AGGRESSIVITÀ
HOBBES 1588 scrive il “LEVIATANO” che descrive l’uomo come naturalmente orientato
all’aggressività verso i suoi simili e le istituzioni sociali hanno il compito di mediare e reprimere le
tendenze antisociali (uomo come LUPO DIVORATORE=homo hominis lupus). La sua teoria viene
definita ontologia deterministica e materialistica
ROUSSEAU 1712 La società corrompe l’uomo, che era nato naturalmente buono
FREUD comportamenti umani sono in relazione fra natura umana e richieste della società, l’uomo
vive fra due tensioni: l’EROS (= VITA autoconservazione) E IL THANATOS (= MORTE
autodistruzione)
Le relazioni sociali sono dominate da una frustrazione civile, il progresso civile chiede all’uomo la
rinuncia alla propria felicità
 APPROCCIO ETOLOGICO (comportamento umano nell’ambiente)  naturalità
dell’aggressività umana
LORENZ 1963 etologo e filosofo afferma che l’uomo è aggressivo per la sopravvivenza
perché l’ambiente sociale è pieno di insidie ed ha poche risorse, quindi l’aggressione è
necessaria per la persona e la conservazione della specie.
TIPI DI AGGRESSIVITÀ
ATTILI – HINDE 1986 categorizzato i tipi di aggressività in base a tendenza a : Assertività e
aggressività
1. Aggressività strumentale: comportamento calcolato e freddo x il raggiungimento di
determinati scopi quali affermazione di sé stesso e del proprio gruppo.
2. Aggressività criminale: atti delinquenziali prodotti all’interno di un crimine,
collegata a paura.
3. Aggressività ostile: atto senza provocazione con l’unico scopo di generare danno
all’altro, con una propensione personale ad essere violenti, ma può sottostare
anche un bisogno di affermazione di sé stesso e della propria autonomia.
4. Aggressività di difesa o ritorsione: quando l’aggressività emotiva viene messa in
atto come risposta ad un attacco o una provocazione intenzionale
5. Aggressività emotiva: di solito agita in relazioni intime con violente esplosioni di
rabbia, molto simile all’aggressione ostile
6. La violenza dissociale: per ottenere l’approvazione di un gruppo particolare. È di
tipo assertivo più che aggressivo
7. Aggressività bizzarra : aggressività messa in atto da soggetti psicopatici
LE PRINCIPALI TEORIE SULLO SVILUPPO DEL COMPORTAMENTO ANTISOCIALE
 TEORIA DELLA DEGENERAZIONE E LA PERSONALITÀ PSICOPATICA (LOMBROSO): l’uomo,
a seguito di patologie che coinvolgono le funzioni mentali superiori e le inibiscono, si
brutalizza tornando primitivo (atavismo) incapace di rispondere alle norme della civiltà
evoluta.
 PERSONALITÀ PSICOPATICA (SCHNEIDER) (libro psicopatici amorali): l‘autore identifica 10
tipologie fondamentali accomunate tutte da una Disgenesia della personalità
(disorganizzazione della psiche):
1. IPERTIMICI hanno una persistente tonalità ipomaniacale del tono dell’umore, alti
livelli di energia con particolare resistenza alla fatica fisica ed intellettuale ed un
ridotto bisogno di sonno. Nelle relazioni interpersonali sono estroversi, espansivi,
loquaci ed assertivi. La grande capacità d’iniziativa e l’elevata autostima
determinano un atteggiamento di sicurezza e intraprendenza tale da portare
spesso questi soggetti a occupare posizioni di comando.
2. DEPRESSIVI caratterizzato da tono dell’umore stabilmente depresso, persistente
sentimento di tristezza, basso livello di energia, evidente soprattutto al mattino,
ipersonnia, scarsa autostima, tendenza all’autosvalutazione e ad una visione
pessimistica globale
3. INQUIETI
4. FANATICI è una persona che aderisce incondizionatamente ad una realtà per lo
più ideale, che pertanto difende con cieca passione e che, in quanto tale, non può
essere messa in discussione da nessuno
5. QUELLI CHE SI DEVONO FAR VALERE
6. INSTABILI dovuti alle carenze affettive o traumi infantili si riferisce alla tendenza
a sperimentare emozioni negative, come rabbia, ansia o depressione e ad
essere vulnerabili allo stress
7. ESPLOSIVI
8. APATICI Incapacità prolungata o abituale di partecipazione o di interesse, sul
piano affettivo o anche intellettivo
9. ABULICI L'abulia si riferisce sia ad un disturbo dell'attività intenzionale, per cui
l'individuo si sente incapace di prendere decisioni anche in situazioni poco
rilevanti; sia a un disturbo della motivazione, per cui l'individuo si sente incapace
di portare a termine l'azione anche quando questa è desiderata.
10. ASTENICI con emozioni accompagnate da depressione
Queste personalità danno origine a: delinquenza, sessualità patologica, conflittualità contestuale.
LA FRUSTRAZIONE genera l’aggressività, quindi l’aggressività non come innata ma come frutto di
tale stato interiore.
DOLLARD E MILLER 1939 primi studiosi a esplorare il fenomeno – persona aggressiva non perché
dominata da un istinto, ma indotto da una pulsione derivante da una frustrazione, che insorge
quando la persona trova ostacoli fra sé ed i suoi obiettivi
Frustrazione e aggressività: RAPPORTO BIUNIVOCO la frustrazione determina una reazione
aggressiva e l’aggressività è generata da frustrazione

Esistono forme di sfogo dell’aggressività:


1. La fuga
2. Il pianto
3. L’apatia

27) IL COMPORTAMENTO ANTISOCIALE


APPRENDIMENTO SOCIALE E ANTISOCIALITÀ
BERKOWITZ  teoria dell’apprendimento sociale  l’aggressività è una risposta possibile a
sentimenti negativi, diviene predominante solo se la persona recepisce stimoli che per lui hanno la
connotazione negativa

Risultati  le persone sottoposte a situazione frustrante erano più propense a dare la scossa. La
sola presenza dello stimolo aggressivo non basta ad attivare la risposta aggressiva, ma serve uno
stimolo d’animo spiacevole che attivi l’associazione tra stato d’animo e comportamento
aggressivo, rendendolo più probabile.
MILGRAM  I comportamenti antisociali nascono solo se presenti determinate caratteristiche.
Durante il suo esperimento le persone erano sottoposte ad uno stato eteronomico quindi nella
loro percezione prevaleva la norma all’obbedienza e all’autorità. Nelle relazioni di tipo gerarchico
la persona di status inferiore percepisce un annullamento della responsabilità personale per la
propria condotta e si sente di agire per conto di qualcuno.
L’IMITAZIONE  nel 900 con l’avvento della teoria delle folle prende corpo l’idea che
l’aggressività nasca dall’imitazione
ZIMBARDO  ESPERIMENTO DELLA PRIGIONE DI STANFORD  Nell’esperienza psicologica la
finta prigione era diventata vera. Assumere funzione di controllo induce ad assumere le norme e le
regole dell’istituzione come unico valore a cui il comportamento deve adeguarsi. Ridefinizione
della situazione.
TARDE 1904 imitazione principio base del comportamento sociale (IMITAZIONE TARDIVA)
LE BON 1895 (deindividuazione) spiegava questo fenomeno con la suggestione come una sorta di
ipnosi collettiva, le folle tendono a perdere:
 Identità personale
 La consapevolezza
 Senso di responsabilità
 Alimentano la comparsa di impulsi antisociali

Gli individui personalmente sono capaci di razionalità e di censura, controllo che perdono con la
FOLLA
Attraverso l’imitazione, essa è fondamentale per lo sviluppo psicomotorio del bambino che in
PIAGET avviene all’interno dello stadio SENSOMOTORIO dove si conclude.
I. Fase 0 e 1 mese non distingue fra se e l’altro
II. Fase fra 1 e 4 mesi non imita ma riproduce gesti e suoni già presenti nei suoi
schemi
III. Fase fra 4 e 8 mesi non vera e propria imitazione ma parent training
IV. Fase 8 e 12 mesi imita le espressioni facciali
V. Fase dai 12 mesi sperimenta azioni mai compiute in passato con l’imitazione
estemporanea in risposta all’adulto
VI. Fase 18 e 24 mesi acquisisce capacità di imitazione di fatti precedenti ed acquisiti
mentalmente
BANDURA nella teoria dell’apprendimento sociale 1977 dimostra come l’imitazione abbia
un ruolo decisivo nell’attivazione dei comportamenti antisociali in situazioni di:
 Esperienza diretta (associazione tra comportamento e conseguenze)
 Osservazione di qualcuno che compie un dato comportamento
OSSERVAZIONE – RINFORZO - ADOZIONE DELLE RISPOSTE OSSERVATE
OBBEDIENZA ALL’AUTORITÀ E LA DEINDIVIDUAZIONE
MILGRAM 1974 Esperimento: esperimento della sedia elettrica da 15 a 450 volt, il 65% azionò la
leva a 450 volt i soggetti erano posti in uno stato ETERONOMICO quindi obbedivano all’autorità
che impartiva l’ordine. Maggiore era la vicinanza allo sperimentatore, maggiore l’obbedienza.
Maggiore la vicinanza della vittima, minore l’obbedienza. GENTE NORMALE PUO’ RENDERSI
COMPLICE DI UN PROCESSO DI DISTRUZIONE
ZIMBARDO 1971 Esperimento: del finto carcere dell’università di palo alto. La prigione finta nella
psiche delle cavie era diventata una prigione vera. IL PROCESSO DI DEINDIVIDUAZIONE induce:
1. Perdita di responsabilità personale
2. Indebolimento dei controlli basati sul senso di colpa, vergogna, paura
3. Indebolimento dei processi che inibiscono l’espressione di comportamenti distruttivi
Riteneva che l’imitazione fosse il principio alla base del comportamento
sociale, soprattutto nei grandi gruppi: Tarde
Tentava di spiegare questo fenomeno con la suggestione, da lui ritenuta
una sorta di ipnosi collettiva: Le Bon
Second il seguente autore "gente normale può (…), da un momento
all’altro, rendersi complice di un processo di distruzione": Milgram
Implica una diminuita consapevolezza di sé e un'aumentata
identificazione e sensitività agli scopi a alle azioni intraprese dal gruppo:
La deindividuazione

28) BULLISMO E CYBER BULLISMO


Bullismo  oppressione psicologica e fisica ripetuta e continuata nel tempo. Compiuto da un
singolo individuo o dal gruppo. L’autore è più potente della vittima.
OLWEUS 1973 spiega come può avvenire l’opera di bullismo prevaricare e vittimizzare 
volontà di arrecare danno. Può verificarsi con azioni fisiche, verbali (compreso il pettegolezzo). Le
caratteristiche sono: intenzionalità, ripetitività, asimmetria di potere nella relazione.
FERRINGTON 1991 da una più completa definizione: Oppressione psicologica o fisica, ripetuta e
continuata nel tempo, da una persona o più, più potente rispetto alla vittima.
BULLISMO dall’inglese BULLYNG utilizzato per il fenomeno delle violenze fra pari all’interno dei
gruppi
BULLY è chiunque utilizzi la forza o il proprio potere per intimorire o danneggiare la persona più
debole.
Il bullo agisce per riversare su sé stesso tutta l’attenzione possibile.
CYBERBULLISMO o bullismo on-line
 Flaming: messaggi on-line violenti e volgari
 Cyber stalking: molestie e denigrazioni ripetute mirate ad incutere paura
 Denigrazione: rovinare la reputazione di qualcuno attraverso social
 Sostituzione di persona: utilizzare l’identità altrui per pubblicare o foto tramite social
 Rivelazioni: pubblicare informazioni riservate imbarazzanti su quella persona
 Inganno: ottenere la fiducia della vittima per poi pubblicare i segreti carpiti sui social
 Esclusione: tagliare fuori da un gruppo social per ferirla
 Molestie: spedizione ripetuta di messaggi di offesa x ferire la vittima, perpetrata per
attirare attenzione che non ha nella vita reale, anche usando nicknames
IL PROFILO DEL BULLO
Domina gli altri con atteggiamenti aggressivi e prepotenti
 È generalmente aggressivo ed irritabile
 Cinico ed indifferente
 Basse capacità empatiche
 L’unica modalità che ha per essere riconosciuto è l’aggressività e la condotta antisociale
 Scarsa autostima
3 categorie di bulli:
1. Aggressivo: bullo dell’immaginario comune, leader negativo del gruppo che si sfoga
col capro espiatorio
2. Ansioso: molto insicuro, bassa autostima, instabilità emotiva. Poco amichevole e
non molto popolare nel gruppo dei pari IL SENSO DI FALLIMENTO e IL BISOGNO DI
ATTENZIONE lo spingono a comportarsi così.
3. Passivo: detto anche seguace, in quanto appoggia il leader, di solito non prende
iniziative e non intende prevaricare o sottomettere, agisce solo per ottenere lo
status di appartenenza al gruppo, per evitare di divenire lui stesso una vittima.
Le bulle agiscono differentemente dai maschi: emarginano e calunniano e ricattano facendo
sentire invisibile le vittime.
Spesso il bullo è stato vittimizzato. Le sue azioni talvolta sono una distorta richiesta d’aiuto.
Anche i bulli hanno bisogno di sostegno in quanto presentano:
 scarsa autostima ed autoefficacia
 genitore autoritari o permissivi o iperprotettivi, conflittuali o violenti
 abuso di sostanze
IL PROFILO DELLA VITTIMA

OLWEUS distingue 2 tipi di vittime:


1. Passiva o sottomessa: con sentimenti di forte ansia e di paura con reazioni di pianto
e di chiusura emotiva, solitamente timidi e calme con bassa autostima. Solitari e di
difficile integrazione nel gruppo dei pari, scarsa attitudine sportiva e fisicità
2. Provocatrice: (vittima-bullo) combinazione fra modello ansioso ed aggressivo di
solito iperattivi e di difficoltà di concentrazione, il loro comportamento scattoso
genera tensioni e irritazione, ricevono insulti e si demotivano a frequentare la
scuola, perdita di stima e di sicurezza, quindi con scarso apprendimento. Reagisce
alle molestie in modo spesso inefficace

FATTORI DI RISCHIO E POSSIBILI INTERVENTI


Quei fattori che predispongono il soggetto a diventare BULLO o VITTIMA
Bulli fattori di rischio a breve termine:
 Basso rendimento scolastico
 Disturbi della condotta
 Difficoltà relazionali
Bulli fattori di rischio a lungo termine:
 Ripetute bocciature
 Comportamenti antisociali e devianti in età adulta
 Violenza in famiglia ed aggressività a lavoro
Vittima fattori di rischio a breve termine:
 Sintomi fisici
 Sintomi psicologici
 Problemi di concentrazione e apprendimento
 Calo rendimento scolastico e disinvestimento nelle attività scolastiche
 Rifiuto dell’andare a scuola
 Svalutazione dell’identità
Vittima fattori di rischio a lungo termine:
 Psicopatologie
 Depressione
 Autolesionismo
 Abbandono scolastico
 Ansia e insicurezza nella vita
 Bassa autostima
 Problemi di adattamento socioaffettivo
 Ritiro sociale
 Solitudine
 Scarse relazioni sociali

BULLO, FATTORI DI PROTEZIONE: alta autostima, supporto parentale e autorevole


VITTIMA, FATTORI DI PROTEZIONE: rete amicale di supporto
L’attaccamento sembra essere la causa di tale devianza, quindi gli stili educativi familiari (stili
genitoriali) sono predittori delle devianze in oggetto di tipo aggressivo.
4 fattori determinanti:
1. Atteggiamento emotivo dei genitori (cargiver)
2. stili educativi adottati (stile permissivo e non chiaro)
3. uso coercitivo del potere con punizioni fisiche o violente esplosioni emotive
“violenza chiama violenza”
4. temperamento del bambino, se attivo probabile che diventi aggressivo
BOWLBY docet “teoria dell’attaccamento”
A LIVELLO INTERNAZIONALE si propongono progetti che si basano sulla LIFE SKILL EDUCATION,
orientando i giovani allo sport ed al volontariato
Modalità di intervento: sviluppare consapevolezza sul fenomeno, potenziare le abilità sociali,
promuovere role-playing, sviluppare una rete interconnessa tra insegnanti e genitori

29) LA DEINDIVIDUAZIONE
Oltre alla FRUSTRAZIONE, all’IMITAZIONE, all’APPRENDIMENTO anche l’ESCLUSIONE SOCIALE e il
RIFIUTO possono causare una reazione Aggressiva, se a questo aggiungiamo depersonalizzazione
e deindividuazione, ciò può portare a comportamenti violenti (VILLANO)
BERKOWITZ 1983 esperimento con immersione di mano in acqua gelata con reazione rabbiosa.
ipotesi  una persona ostracizzata, provando dolore intenso interiore possa reagire
aggressivamente. + sarò ferito + proverò rabbia. Se poi si aggiunge un sentimento di
depersonalizzazione e deinidividuazione potrebbe aumentare la possibilità di modelli violenti
LE BON (1841-1931) antropologo, psicologo, sociologo francese è sua la TEORIA DELLA
DEINDIVIDUAZIONE nella folla le persone tendono a perdere:
 identità personale
 consapevolezza
 senso di responsabilità
 alimentano gli impulsi antisociali
le persone sanno controllare le pulsioni negative con la censura e la razionalità, ma quando si
trovano nella folla ne perdono il controllo, grazie all’imitazione e alla suggestione.
In quest’ottica FOLLA = entità di unione di persone come collettività incosciente  mentalità di
gruppo.
LE BON ed il suo libro “PSICOLOGIA DELLE FOLLE 1895”: La folle assume un’accezione negativa,
una forza di distruzione, esalta invece le minoranze come forza capace di creare.
 fu ispiratore di HITLER e il suo MEIN KAMPF scritto seguendo la tecnica di propaganda
descritta da LE BON
 Anche STALIN, MUSSOLINI e ROOSEVELT lessero il libro adottando le tecniche di LE BON

ESPERIMENTO CARCERARIO DI STANFORD – ZIMBARDO (già trattato)


Zimbardo fu influenzato dalla lettura del libro il signore delle mosche (bambini naufraghi che
dipingono i volti, l’aspetto esteriore modifica l’identità psicologica) di W. Golding come soldati in
guerra, come effetto delle divise dall’effetto SPERSONALIZZANTE  se si cambia aspetto il
comportamento può diventare più feroce. Le uniformi provocano un processo di
spersonalizzazione. I buoni possono diventare cattive deindividualizzando la vittima.
Il risultato fu che i soggetti assunsero così rapidamente i rispettivi ruoli da costringere ad
interrompere l’esperimento. La cosa sorprendente è che tutti sapevano di trovarsi in una finta
prigione, tuttavia era talmente calati nel loro ruolo da dimenticare le identità personali e perfino la
loro umanità.
DEFINIZIONE DI DEINDIVIDUAZIONE  sensazione psicologica caratterizzata dalla
riduzione del senso di individualità e di responsabilità personale provata da colui
che si sente anonimo in una situazione di gruppo  la persona riduce
l’identificabilità sociale e la consapevolezza di sé e contemporaneamente aumenta
l’identificazione agli scopi del gruppo, tanto da rendere possibile comportamenti
inibiti.
Le divise delle guardie e dei carcerati sperimentali ponevano le cavie in una condizione di
DEINDIVIDUAZIONE il risultato fu che i soggetti assunsero così rapidamente il ruolo che i
ricercatori sospesero l’esperimento pur essendo in una consapevole finta prigione tutti si
dimenticarono le identità personali e il proprio senso di umanità.
La deindividuazione induce:
 Perdita di responsabilità personale
 Indebolisce il senso di colpa, la vergogna e la paura
 Indebolisce l’inibizione di comportamenti distruttivi
Fattori: spersonalizzazione, luogo fisico anonimo, disumanizzazione, gioco di ruolo, modelli
sociali, disimpegno morale, cameratismo di gruppo, potere, male dell’inerzia.
Con stato eteronomico si intende: L'assenza di autonomia
comportamentale

30) L’EFFETTO LUCIFERO


Si fonda a partire dall’errore di attribuzione
LA PSICOLOGIA DEL MALE E L’EFFETTO LUCIFERO
Con Heider abbiamo trattato l’errore fondamentale di attribuzione, al fine di determinare le cause
dei comportamenti della gente, questo ragionamento viene erroneamente messo in atto anche in
situazioni criminose e condotte amorali e antisociali.
Secondo la psicologia del male: le azioni crudeli sono l’esito della personalità o
del patrimonio genetico di chi le compie. Questo modello di interpretazione creato dalla società è
vantaggioso per essa perché la deresponsabilizza di aver creato i presupposti all’attuazione del
male, così i membri della società possono sentirsi più buoni.
In contesti insoliti ed estremi diventiamo particolarmente vulnerabili al potere delle forze presenti.
Tali forze ci orientano verso condotte negative se relazionate con le nostre abituali caratteristiche
di personalità.
Pensiero comune: comportamenti delinquenziali quali frutto di volontà malate o perverse, quindi
il male è un’eccezione alla normalità e ciò fornisce una più rassicurante prospettiva circoscritta a
CRIMINALIE/O ANTISOCIALI IN PERIFERIE DEGRADATE valutazione di un LOCUS OF CONTROL
totalmente ESTERNO
Il male secondo LeBon: è il prodotto delle pressioni del potere sugli altri, deresponsabilizzandosi.
ZIMBARDO definisce il male: il risultato di quello che chiama EFFETTO lucifero che è il risultato
dell’interazione di:
1. Fattori disposizionali conformismo, scarso spirito critico
2. Fattori situazionali sistema sociale che influenza le variabili situazionali
3. Fattori sistemici sistema sociale che influenza i sistemi definendo norme implicite o
esplicite, dando ruoli
L’effetto lucifero può manifestarsi in qualsiasi contesto anche in quelli di tutti i giorni basta che
coincidano dei fattori situazionali o meccanismi psicologici che ci disumanizzano

PROCESSI PSICOLOGICI DELL’EFFETTO LUCIFERO


Elementi necessari perché avvenga:
 Conformismo ASCH 1940-50 espone la teoria del conformismo
 Teoria dell’Obbedienza all’autorità MILGRAM 1974 col suo esperimento ci spiega come le
persone obbediscono all’autorità pur essendo atti immorali o nocivi attraverso lo STATO
ETERONOMICO (deresponsabilizzarsi)

 Disimpegno morale BANDURA

Persona, condotta e
ambiente morale si
interfacciano tra loro

 Fattori ambientali ZIMBARDO – DEUMANIZZAZIONE (mancanza di empatia con l’altro

DINAMICHE SCATURITE
Secondo ZIMBARDO l’effetto Lucifero prolifera nell’ambiente politico economico e i fattori di
mantenimento sono:
 Forti ideologie
 Serrata burocrazia
 Sistema gerarchico rigido
Questi fattori vanno a determinare i BAD BARREL (contenitori malvagi) dove le persone si
trasformano in antisociali subendo l’influenza del contesto.
DINAMICA DI TRASFORMAZIONE DELLA PERSONA vittima dell’effetto lucifero
6 FASI:
1. Deindividuazione – divento anonimo, parte del gruppo mi spersonalizzo, mi
deresponsabilizzo.
2. Deumanizzazione- riduco l’altro a essere inferiore, viene meno il legame di empatia con
l’altro
3. Conformismo – mi uniformo alla massa
4. Eterodirezione – mi faccio guidare dall’autorità, il comportamento assunto non è mio
5. Obbedienza – faccio tutto ciò che mi viene richiesto
6. Diffusione di responsabilità – inazione e indifferenza

Il sistema sociale: Influenza i valori sistemici


Secondo Milgram: Il potere della situazione induce le persone a compiere atti antisociali
L’eterodirezione: Si ottiene poiché l’individuo percepisce il proprio comportamento come non suo
stato eteronomico Una condizione nella quale si estinguono le
caratteristiche intellettive in funzione della propagazione del pensiero di
massa

31) COMPORTAMENTO PROSOCIALE


 LATANÈ e DARLEY 1968 - Uno dei primi esperimenti sulla prosocialità:
Ipotesi: la probabilità di attuare comportamenti altruistici dipende anche da fattori situazionali
(esperimento dell’uomo in box e crisi epilettiche) risultato degli interventi di soccorso 85% se solo –
62% se in due – 31% in quattro per effetto della diffusione di responsabilità
PILIAVIN E CHANG dicono che esiste una PERSONALITÀ ALTRUISTA formata da: alta autostima,
alta competenza morale, locus of control interno , basso bisogno di approvazione, alta
responsabilità
BANDURA fattore più predittivo del comportamento prosociale è la percezione di
AUTOEFFICACIA

MOSCOVICI 1994 3 fattori causali del comportamento prosociale:


1. ALTRUISMO PARTECIPATIVO spendere le proprie energie per i membri della società
significativa: Famiglia, Chiesa, Patria
2. ALTRUISMO FIDUCIARIO ha il fine di costruire un legame di confidenzialità e di fiducia es.
relazioni di vicinato impregnate di fiducia e confidenzialità
3. ALTRUISMO NORMATIVO basato sulle norme sociali come cassaintegrazione, pensione
sociale, sussidi etc.

RUOLO DELL’EMPATIA
HOFFMAN 1975 studia il comportamento prosociale e il ruolo che riveste l’empatia (=attivazione
emotiva che rende le persone più disponibili alla comprensione, alla tenerezza, alla simpatia di
una persona in difficoltà) che è:
 Precedente all’aiuto
 Attiva emozione che rende la persona orientata verso l’altro
 Favorita se le persone si percepiscono come simili
 Si muove attraverso l’osservazione, poi un senso di disagio, una reale preoccupazione per
la sorte dell’altro, azione per alleviare la sofferenza dell’altro
Osservare in maniera empatica genera due tipi di reazione: disagio personale e reale
preoccupazione per l’altro.

Requisito essenziale della risposta empatica è LA DIFFERENZIAZIONE TRA SE’ E ALTRO DA SE’
altrimenti non si possono distinguere le motivazioni altruistiche da quelle egoistiche
CIALDINI (egoistica) le persone con uno stato d’animo negativo in relazione all’osservazione
empatica dell’altro, agiscono una risposta altruistica non per reale interesse dalla sofferenza ma
per migliorare il proprio umore. I comportamenti prosociali deriverebbero da una motivazione
egoistica: rimuovere la propria angoscia per la vista della sofferenza altrui. Ecco perché le persone
non intervengono se sanno che ci sono altre persone.
BATSON - MODELLO DI EMPATIA E ALTRUISMO dove la preoccupazione per la sofferenza altrui è
una valida spiegazione ai comportamenti prosociali e NON CORRISPONDONO ad un bilancio costi-
benefici
EMPATIA ATTRAVERSA 4 STADI
1. Riconoscimento delle emozioni: discriminazione dei propri stati emozionali da quelli altrui
2. Presa di prospettiva: Assunzione della prospettiva dell’altro
3. Replicazione delle emozioni: la risposta emozionale dell’altro
4. Decisione di risposta che implica la capacità di riflettere sui sentimenti altrui e decidere di
agire tenendone conto o ignorandoli
LO SVILUPPO DEL SENSO EMPATICO
PIAGET:
 Nascita: i bambini piangono se sentono altri bambini piangere, ma non è empatia perché
manca la componente della differenziazione tra sé e l’altro.
 2 mesi superamento dell’egocentrismo radicale il neonato inizia a differenziare sé stesso e
gli altri
 9-12 mesi primi segni di autoriconoscimento, paura dell’estraneo differenzia le persone in
base all’età e al sesso
 12- 24 mesi sviluppo dell’autoconsapevolezza, attivazione comportamenti prosociali come
consolare
 24-36 mesi il baby capisce che gli altri non percepiscono i pensieri della sua mente.
Sviluppo dell’autoconsapevolezza e costruzione del sé categorico.
 42 mesi capacità prosociale di role taking

32) EROISMO
Tutti noi siamo influenzati ogni giorno
Una delle forme di influenza più potente è l’AUTOPERSUASIONE (self-persuasion)  persuasione
del sé –> in cui le persone sono incoraggiate a impegnarsi in pensieri personali e processi
decisionali. Il meglio dell’umanità consiste in quelle persone che passano da osservatori passivi
ad attori attivi che agiscono da eroi. Vanno distinti da quelle persone che centrano la loro intera
esistenza sul sacrificio per il bene comune.
ZIMBARDO  BANALITÀ DELL’EROISMO  Qualcosa nel contesto ispira l’immaginazione eroica
spingendo persone ordinarie verso azioni eroiche.
L’immaginazione eroica presente nel contesto può spingere persone ordinarie a effettuare AZIONI
EROICHE, questo contesto è comunque importante per dare la possibilità ad ogni membro di agire
giustamente in una causa morale.
Esistono 2 tipi di eroismo: 1 A RISCHIO FISICO - 2 A RISCHIO SOCIALE
Gli psicologi hanno diviso gli aspetti positivi in:
 Comportamento prosociale: benefici ai membri del gruppo e alla persona stessa che lo
attua (autostima e accettazione)
 Altruismo: comportamento positivo che arreca beneficio solo a chi lo riceve
Il fattore motivante che separa questi 2 comportamenti è L’EMPATIA
LA TECNICA DEL PIEDE NELLA PORTA (foot in the door technique) ZIMBARDO è una strategia di
persuasione che utilizza il metodo di convincere qualcuno a fare qualcosa di piccolo, per poi fargli
fare qualcosa di più grande, come i venditori porta a porta. Il comportamento morale può essere
coltivato gratificando i comportamenti positivi.

COME RESISTERE ALL’INFLUENZA INDESIDERATA - ZIMBARDO


 riprogettare l’educazione civica tenendo conto delle seguenti indicazioni:
1 insegnare ai bambini che bisogna disubbidire alla autorità ingiusta attraverso il
pensiero critico e l’assertività.
2 Incoraggiare il rispetto delle diversità, riducendo gli ingroup biases e la
discriminazione, disattivare il disimpegno morale
3 Gratificare il modellamento sociale nei confronti del comportamento morale
4 Muovere il pensiero critico
5 Non permettere la sierotipizzazione e la deumanizzazione delle altre persone
6 Cercare di cambiare le condizioni sociali che fanno sentire le persone anonime.
7 Incoraggiare l’ammissione dell’errore per evitare la giustificazione dell’errore
8 Promuovere la responsabilità personale supportare indipendenza alla conformità
9 Ridurre le ingiustizie
10 Non sacrificare mai la libertà per la sicurezza promessa  no succubi al gruppo
11 Scoraggiare le più piccole trasgressioni che porta alla normalizzazione della
devianza.
Altri suggerienti per resiste all’influenza sociale non desiderata:
 Non alimentare l’illusione dell’invulnerabilità.
 Modesti nella propria autostima
 Attenti al conformismo
 Stare pronti a dire le 3 frasi più difficili al mondo: Io ho sbagliato; io ho fatto un errore; io
ho cambiato idea.
 Tagliare l’esca: accettare l’immediata perdita piuttosto che andare incontro a perdite più
grandi a lungo termine
 Separare l’ego personale dalle proprie azioni, mantenere l’autostima, senza farla
intaccare dai fallimenti occasionali
 Separare l’autore del messaggio dal messaggio in sé
 Insistere su una seconda opinione, ponderare bene, non firmare immediatamente
 Sviluppare i rilevatori di discrepanza per valutare le varie situazioni
 Fare l’avvocato del diavolo
 Evitare situazioni totalizzanti dove si rischia di perdere la rete di supporto sociale e con la
propria rete di informazioni
 Quando ci si trova in conflitto con le autorità cortesi ma connessi con se stessi e gli altri,
chiedere sempre il nome dello sfidante
 Non accettare svalutazione dei tuoi amici, parenti e rete del gruppo primario
 Ricordare che tutte le ideologie sono solo parole per scopi poco nobili
 Le regole sono astrazioni per controllare il comportamento, cambiale quando è
necessario, insisti che la regola diventi esplicita
 Confidare nel proprio intuito, attivando la mentalità controindicativa

COSTRUIRE RESISTENZA E RESILIENZA


10 PASSI per ridurre e resistere all’influenza sociale non desiderata e promuovere la resilienza e
la virtù civica:
1. HO COMMESSO UN ERRORE, dillo prima a te stesso, imparare a chiedere scusa.
Confessare i propri errori sottrae forza alla motivazione di ridurre la dissonanza cognitiva.
2. SONO COLPEVOLE, sviluppando il pensiero critico
3. SONO RESPONSABILE, assumersi le responsabilità delle decisioni e delle azioni personali
4. IO SONO IO, IL MEGLIO DI CIÒ CHE POSSO ESSERE non permettere mai agli altri di
deindividuarti, di catalogarti, di etichettarti, promuovi il contatto oculare
5. RISPETTO L’AUTORITÀ GIUSTA, MA MI RIBELLO A QUELLA INGIUSTA impegnati ad
insegnare la differenza critica fra le due
6. CERCO L’ACCETTAZIONE DI GRUPPO MA VALORIZZO LA MIA INDIPENDENZA ci sarà
sempre un gruppo migliore per me
7. STO PIÙ ATTENTO ALLA CORNICE la cornice a volte è più importante del quadro
all’interno
8. SOPPESO LA PROSPETTIVA TEMPORALE pensare alle conseguenze
9. NON SACRIFICO LE LIBERTÀ PERSONALI PER L’ILLUSIONE DELLA SICUREZZA (concetto
astratto, un’illusione distante) questa promessa è sempre presente nei totalitarismi
10. IO POSSO OPPORMI AI SISTEMI INGIUSTI se necessario con l’aiuto di altri, sapendo che i
gruppi hanno una forte resistenza ai cambiamenti
Tipi di influenza attraverso la comunicazione persuasiva che subiamo
quotidianamente: Pubblicità, dibattiti politici, propaganda

33) LA COMUNICAZIONE SOCIALE E IL LINGUAGGIO


COMUNICAZIONE: Scambio interattivo tra due o più partecipanti dotati di intenzionalità
reciproca e di un certo livello di consapevolezza, quindi in grado di condividere un determinato
significato di base a sistemi simbolici e convenzionali di significazione.
Le sue principali funzioni sono:
 Proposizionale in base alla quale le conoscenze vengono trasmesse sotto forma di
proposizioni
 Relazionale che rende la comunicazione responsabile di creare e rinnovare le relazioni e
generare intersoggettività dialogica che consente di negoziare significati e scopi
È strettamente legata all’azione il comunicante fa qualcosa verso qualcun’altro
È un atto guidato in quanto utilizza consapevolezza e intenzionalità  solo con l’intenzionalità si
comunica.
È un processo dinamico e circolare. L’emittente manda un messaggio agli interlocutori che, nel
ruolo di riceventi, ricevono il messaggio e lo decodificano, inviando un feedback. L’emittente può
trasmettere il messaggio utilizzando modalità differenti. Il canale può inficiare il processo
comunicativo.
La comunicazione può essere:
- Verbale
- Non verbale (apparenza fisica, la postura, l’abbigliamento…)
Quando la comunicazione non verbale CNV non coincide con la comunicazione verbale CV il
messaggio non passa o passa in parte producendo una sensazione sgradevole di poca affidabilità,
mentre quando i due canali CNV e CV sono coerenti gli effetti si rinforzano.
Le principali funzioni del linguaggio sono comunicativa e conoscitiva. Aree di indagine per lo
studio del linguaggio sono:
 SINTASSI: relazioni formali tra i segni, tralasciandone il significato
 SEMANTICA: si occupa dell’analisi del significato dei simboli trasmessi
nell’interazione comunicativa.
 PRAGMATICA: esplora la relazione dei segni con i comunicanti

ORIGINE DELL’EVOLUZIONE DELLA COMUNICAZIONE UMANA


Gli animali si servono anche di gesti di comunicazione referenziale (capacità di riferirsi a un
oggetto o evento esterno in modo da identificarlo con precisione per mezzo di segni
convenzionali), ma non posseggono una teoria della mente, ovvero la capacità di interpretare e
prevedere il comportamento dei loro simili, quali intenzioni, desideri, credenze. Non hanno
capacità metarappresentazionale cioè l’abilità di attribuire al ricevente della comunicazione tali
stati mentali. Essi hanno solo una teoria della mente implicita, cioè basata sull’imitazione della
percezione del comportamento visibile
La nascita della cultura umana risale a 150.000 anni fa con le prime forme di linguaggio. Nasce
dalla capacità simbolica degli esseri umani che ha permesso di inventare, usare e comunicare
simboli in modo convenzionale per indicare situazioni percettive della realtà, per attribuire un
senso e una spiegazione alle loro azioni. Il linguaggio umano è legato alla cultura e si modifica nel
corso del tempo a causa della variazione dell’ambiente
L’ONTOGENESI (processo) DELLO SVILUPPO LINGUISTICO
La neuropsichiatria ha contribuito fortemente allo studio dei processi di comunicazione,
L’emisfero sinistro (BROCÀ e WERNICKE) è coinvolto nell’acquisizione del linguaggio,
congiuntamente con l’altro lobo che lo elabora. I processi mentali, legati alle funzioni basilari del
linguaggio, ovvero la produzione e la comprensione di un messaggio, originano dall’attività di
singole unità di base indipendenti tra loro che contribuiscono congiuntamente all’intero processo
comunicativo.
tre sistemi interdipendenti della comunicazione (interdipendenti)
1. Sistema concettuale rappresentazione delle idee
2. Sistema strutturale articolazione del messaggio
3. Sistema semantico attribuzione del significato

Il bambino prima comunica e poi impara il linguaggio


In fase gestazionale il bambino memorizza tono e voce della madre così appena uscito dal grembo
riconosce la voce della madre
3 mesi il neonato sviluppa il sorriso sociale (automatico), poi diverrà discriminato
6 mesi condivisione dell’attenzione, prende in considerazione più oggetti contemporaneamente
9 mesi acquisisce capacità comunicativa intenzionale. Compaiono i gesti deittici (indicare gli
oggetti)  gesti dal grande valore comunicativo che svolgono funzione richiestiva (per esprimere
il proprio desiderio) e dichiarativa (condividere l’attenzione)
12 mesi gesti referenziali, intenzionalità, imitazione. Dissocia i mezzi dagli scopi. L’intenzionalità
diventa ricorsiva. L’apprendimento è imitativo. Capacità di segmentare il flusso dell’azione, di
individuare e riconoscere singole unità completi di azione all’interno della condotta dell’adulto.
18 mesi gioco simbolico (TOM – theory of mind  il bambino attribuisce pensieri agli altri o agli
oggetti, ad esepio la bambola ha fame…) Gioco ruolo in primo piano nello sviluppo del
linguaggio
24 mesi inizio comunicazione narrativa (capacità di elaborare frasi dotate di coerenza). - empatia
36 mesi tratta l’altro come un soggetto dotato di proprie credenze e desideri
5 anni acquisisce la realtà del possibile, e comunicazione narrativa in forma:
 Diacronica, collocata nel tempo e collegata ad altri episodi
 Intenzionale, per raggiungere scopi e desideri
 Canonica, di forma adeguata
 Ha una referenzialità concreta, riguarda avvenimenti specifici episodi
 Ermeneutica, narrazione che si basa sul rapporto tra le parti e il tutto
7-8 anni comprende le metafore
9 anni culmine della competenza comunicativa
Le somiglianze comunicative tra le varie specie animali possono essere: Omologie e
omoplasie
Abilità di attribuire al ricevente della comunicazione tali stati mentali: Capacità
metarappresentazionale

34) LE PRINCIPALI TEORIE SULLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO


PSICOLOLINGUISTICA
Tra il ’20 e il ‘50 lo studio del linguaggio è stato dominato dalla corrente della: Linguistica
strutturale (insieme astratto di segni)
Negli anni ’70 si diffonde la psicolinguistica o linguistica: generativo-trasformazionale dove si
contrappongono e convergono le impostazioni del comportamentismo e cognitivismo
Fondamentale teorico del versante COMPORTAMENTISTA DELLA PSICOLINGUISTICA È WATSON
che si rifà a Skinner col rinforzo positivo, quindi l’uomo comunica rispondendo a degli stimoli con
risposte condizionate.  NON ESISTE ATTIVITà MENTALE, il pensiero si forma con le parole
Con discorso sub-vocalico si intende: Al di sotto dell’espressione vocale, del tutto interiorizzato
così le persone quando stanno pensando in realtà parlano con se stesse, evidenzia tre fasi fra
pensiero e linguaggio:
 Il bambino pensa ad alta voce
 Bisbiglia
 Il processo diviene interiorizzato (pensa nella mente)
A partire all’origine fisiologica del linguaggio spiega la diversa origine dei due processi: mentre le
azioni mentali dipendono da attività di natura periferica, il linguaggio si estende dai meccanismi
regolatori.
CHOMSKY  filone cognitivista della psicologia  teoria della grammatica universale:
linguaggio è competenza innata; struttura del LAD “language Acquisition device”  la persona
apprende il linguaggio perché subisce una costante e indeterminata esperienza linguistica, durante
il cosiddetto periodo critico.
WHORF  teoria del DETERMINISMO LINGUISTICO, la cultura attraverso il linguaggio influenza la
visione del mondo e la percezione della realtà e il pensiero. Le persone usano la lingua materna in
modo inconsapevole. I modelli alla base sono specifici per ogni lingua perciò orientano in modo
specifico la visione del mondo

APPROCCIO PSICOLOGICO ALLO STUDIO DEL LINGUAGGIO

Limiti:
 Considera il linguaggio al pari di una prestazione verbale lasciando sullo sfondo l’aspetto
della comprensione
 Il linguaggio viene analizzato solo nelle sue componenti verbali
 È considerato un processo che si conclude in sé.
Sostenitore di una concezione del bambino come protagonista e, insieme all’adulto, co-
protagonista del proprio sviluppo: PIAGET non è possibile isolare il linguaggio dal contesto
generale perché è solo una parte della rappresentazione simbolica del suo agire.
Piaget distingue:
 fase PRELINGUISTICA: il neonato è predisposto all’elaborazione e alla produzione di suoni
che coincidono con strilli finalizzati alla segnalazione di esigenze fisiologiche ed è in grado di
riconoscere e distinguere il suono della voce materna
 fase LALLAZIONE (assoc. Cons. e vocale): 3 mese, dal settimo - ottavo mese la LALLAZIONE
si mischia a fonemi della propria lingua
 fase MONOSILLABICA: 10-18 mesi il bambino comincia a comunicare utilizzando una parola
per volta scelta secondo uno scopo chiaro: Monosillabica (si-no) vuol dire che il bambino
comprende la richiesta dell’ambiente, comunicazione ancora fortemente unidirezionale
Per PIAGET dal 18 mese in poi avviene l’acquisizione del linguaggio
mo

 fase LINGUAGGIO TELEGRAFICO: 18-24 mesi l’infante combina le parole per formare
espressioni semplici di 2-3 elementi, pur essendo ormai in grado di comprendere frasi
complesse,
 fase acquisizione grammaticale e sintattica (stadio preoperatorio): 2-6 anni fase
dell’egocentrismo infantile (discorso come un monologo) se avviene in gruppo si parla di
monologo collettivo (parla a se stesso davanti agli altri)

VYGOTSKIJ 1936 parla delle origini socio-culturali della comunicazione che svolgono ruolo
fondamentale nello sviluppo del linguaggio al pari delle funzioni mentali superiori quali pensiero e
intelligenza. Durante lo sviluppo culturale del bambino ogni funzione compare sia a livello sociale
(interpsicologico= nell’interazione con gli altri) che a livello specifico (intrapsicologico: all’interno
dell’individuo). Lo sviluppo conoscitivo avviene nella Zona di sviluppo prossimale dove la
collaborazione con i pari e la guida degli adulti contribuiscono alla risoluzione delle questioni.
Quest’area è sostenuta dell’esterno  NESSO SPECIFICO TRA PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE
CULTURALE E PROCESSI DI SVILUPPO INDIVIDUALE. lo sviluppo del linguaggio avviene
parallelamente allo sviluppo generale. Le abilità e i modelli non sono fattor innati ma attività
esercitate all’interno delle istituzioni sociali della cultura in cui si cresce. Il pensiero è
determinato della storia della società di riferimento.

LE TEORIE INTERAZIONISTE

Secondo le Teorie interazioniste lo sviluppo linguistico dipende dall’interazione dinamica tra:


Componenti innate e ambientali
TREVARTHEN madre e figlio sviluppano uno stile comunicativo particolare, detto materese o baby
talk caratterizzato da specifico tono di voce e linguaggio
BRUNER: processo linguaggio=processo cognitivo  importante la routine comunicativa tra madre
e figlio. Il bambino impara a parlare nel contesto familiare. Ciò che è innato è una situazione
complesse in cui le regole del linguaggio nascono a partire dall’osservazione del modo in cui
vengono applicate. Le abilità linguistiche si attivano quando il bambino fa esperienza. Il
linguaggio è un pensiero oggettivato verbalmente

35) LA COMUNICAZIONE SOCIALE SECONDO L'APPROCCIO STRATEGICO


Scuola di pensiero interessata al funzionamento del comportamento umano in relazione ai
problemi dell’esistenza e della convivenza tra individui.
Approccio alla conoscenza di stampo Costruttivista e sistemico: la realtà percepita dal soggetto e
la sua risposta è determinata dal modo in cui la percepisce ed interpreta e dal modo in cui la
comunica.
Obiettivo: cambiamento e ristrutturazione delle relazioni. È un approccio pragmatico  a partire
dal problema si modifica il comportamento analizzando le strategie per il mantenimento di tale
comportamento.

Il terapista clinico strategico utilizzerà le sue conoscenze e teorie di riferimento come ipotesi utili
per rapportarsi al mondo, non come verità assoluta adattandole al cliente, alla situazione, al
contesto
Si tratta di un approccio pragmatico, essenzialmente interpersonale, rivolto al Raggiungimento di
precisi obiettivi.
Il Focus dell’intervento è il cambiamento e la ristrutturazione delle relazioni, l’analisi dei
comportamenti e delle strategie del cliente fino ad allora sono risultate inefficienti. Obiettivo
strategico è lo spostare il punto di osservazione del soggetto da una prospettiva rigida ad una
elastica, che aumenti il campo di azione strategico.
L’approccio strategico deve i suoi natali e il suo sviluppo all’opera di MILTON ERIKSON che ha
definito diverse strategie e metodi d’intervento per la risoluzione in tempi brevi di problemi di
ordine psichico e comportamentali ampliando la psicoterapia con l’IPNOSI e la SUGGESTIONE, il
terapeuta si assume la responsabilità di influenzare l’utente.
L’approccio strategico usa:
 linguaggio suggestivo e ipnotico: non aggiunge nulla di nuovo ma lo aiuto ad utilizzare le
proprie risorse in modo differente.
 Comunicazione ipnotica: permette di sospendere rigidi meccanismi relazionali appresi nel
corso della propria storia evolutiva e dall’interazione con l’ambiente, di ristrutturarlo, per
poi riappropriarsene.
IPNOSI: strumento rieducativo in grado di riattivare le potenzialità irrigidite del cliente
BATESON, HALEY, in un sistema, cambiare un piccolo meccanismo vuol dire generare una
REAZIONE A CATENA, che modificherà tutto il meccanismo. Si cerca nell’intervento strategico di
focalizzarsi su obiettivi apparentemente minimi in modo da ridurre la resistenza al cambiamento
del cliente.
LA SCUOLA DI PALO ALTO (anni ‘60)
si occupa prevalentemente della funzione Pragmatica (pratica) della comunicazione sia nella
forma verbale che non verbale, capace di provocare eventi nei contesti di vita.
Si sono occupati delle psicopatologie sotto un ‘ottica multifattoriale.
Pubblicazione de La pragmatica della comunicazione umana (Watzlawick, 1967) offre un
parallelismo tra: Comunicazione e matematica, l’osservazione dell’individuo mentre comunica è
la chiave per la comprensione della psiche, quello che sappiamo di una persona è il suo
comportamento. Come la funzione matematica viene definita della relazione tra variabili, la
sostanza delle nostre percezioni è definita dalla relazione tra le cose e non dalle cose in sé.
Il presupposto alla base dell’approccio pragmatico della comunicazione è l’impossibilità di non
avere un comportamento. Comportamento e comunicazione sono sinonimi, non esiste l’uno
senza l’altro

Regole del comportamento-comunicazione (assiomi- affermazioni basilari, non dimostrabili nella


teoria)

teoria DI RETROAZIONE sviluppato dalla teoria cibernetica=all’interno di ogni sistema


interpersonale il comportamento di ogni persona influenza le altre. Tali circuiti di retroazione sono
responsabili della stabilità o dei cambiamenti del sistema nel suo complesso: se l’informazione
viene amplificata (retroazione positiva) ne consegue un cambiamento; se viene neutralizzata
(retroazione negativa) il sistema si mantiene stabile. I sistemi basati su comunicazione patologica
sono fortemente stabili  rigidità del sistema.
IL METODO PRAGMATICO ha il compito di rilevare e risolvere i problemi comunicativi del QUI ed
ORA, non indaga nei sistemi profondi inconsci, ma nella struttura della comunicazione.
METACOMUNICAZIONE: comunicazione sulla comunicazione. Obiettivo: rilevare e risolvere
problemi comunicativi

LA PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE


 1° assioma: Non si può non comunicare (assioma=principio di massima)  rifiuto della
comunicazione, accettazione della comunicazione…
 2° assioma: ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno di relazione: il primo
trasmette i dati, il secondo definisce il modo in cui si deve assumere la comunicazione. Si
assiste ad una relazione disfunzionale quando c’è la continua lotta circa la definizione dei
rispettivi ruoli e della natura della relazione, perdendo l’aspetto di contenuto. L’aspetto
relazionale è importante perché definisce la relazione tra i due comunicanti. In una
comunicazione è fondamentale L’INTERPRETAZIONE del ricevente, come lui recepisce il
messaggio.
 3° assioma: la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze della
conversazione fra le persone cioè dall’ordine (causa-effetto) che i soggetti dalla alle loro
azione e contro azioni (esempio di moglie e marito: lei brontola e lui si chiude in sé stesso
per difesa, lei si lamenta della sua passività… per rompere questo schema bisogna
Metacomunicare)
Profezia che si autodetermina ES. se io dico “non piaccio a nessuno”, suscito nell’altro
antipatia e probabilmente continuerò a non piacere… Disconferma
 4° assioma: gli esseri umani comunicano mediante le parole (numerica o digitale), sia per
mezzo di immagini (comunicazione analogica) dire mi sono tagliato un dito rappresenta
una comunicazione numerica o digitale. Esprimere la stessa situazione gesticolando è
comunicazione analogica
 5° assioma: “gli scambi della comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda
che si basino sull’uguaglianza o sulla differenza
Simmetrico: reciprocità, quando ciascuno tende ad essere uguale all’altro, a non essere da
meno dell’altro, competitività (rapporto tra eguali)
Complementare: differenza reciproca, one-up (al di sopra dell’altro) e one-down (al di
sotto dell’altro), rigidità, dipendenza emotiva (rapporto madre e figlio)
RAPPORTO SANO è parallelo, dove i due soggetti sanno comunicare sia in modo simmetrico che
complementare

36) L’APPROCCIO STRATEGICO ALLA COMUNICAZIONE –


soggetti attivi della nella costruzione della propria realtà-  punto cardine: la comunicazione
Il linguaggio del terapeuta rappresenta il mezzo per favorire: Il cambiamento del punto di vista del
cliente per renderlo consapevole e responsabile della sua esistenza e delle proprie azioni
 Il cliente non è un malato, ma una persona che ha un problema, il suo sintomo non è
l’effetto manifesto della sua malattia, ma il mezzo per relazionarsi e definire la realtà.
Comunicazione strategica= Destrutturazione del sintomo: creare sotto-obbiettivi concordati col
cliente, che innescano una reazione a catena che provocano un cambiamento.
Al posto di un linguaggio descrittivo e indicativo, viene usato un linguaggio suggestivo e
ingiuntivo, che induce ad eseguire azioni attraverso le prescrizioni. La comunicazione suggestiva e
l’uso di precise strategie (paradossi, metafore…) provoca esperienze percettive concrete
innescando reazioni emotive.
Creare un clima di fiducia e collaborazione è Indispensabile per l’esito positivo del trattamento.
La tecnica prevede il fargli provare qualcosa di nuovo, fargli affrontare le cose da un altro punto di
vista.
Si assisterà ad un cambiamento percettivo (cognitivo) emotivo e comportamentale.
Dopo il successo terapeutico lo si farà ragionare su quanto avvenuto in prima persona su come le
cose si possono affrontare in modo diverso
Il linguaggio IRONICO verbale e non verbale attenua le sensazioni negative

TECNICHE DI INTERVENTO

 TECNICA DEL RICALCO: utilizzo del linguaggio con cui il cliente si relaziona con sé stesso e
con la realtà che lo circonda Serve a catturare ed aggirare le resistenze, usare metafore e
finzioni comunicative per far aprire clienti con problemi e con difficoltà a parlare, così da
interagire in modo indiretto.  comunicazione indiretta facendo ricorso al linguaggio
analogico (metafore, aforismi). Pur non coinvolgendo direttamente il paziente porta a uno
stato di attivazione interiore.
 TECNICA DELLA RISTRUTTURAZIONE cambiare lo sfondo concettuale ed emozionale in cui
il cliente colloca il suo disagio, ponendolo all’interno di una cornice alternativa
Consente di mutare la realtà di secondo ordine (i fatti attribuiti alla propria realtà),
lasciando quella di primo ordine immutata (i fatti concreti)
 TECNICA DEL PARADOSSO modificare la rigidità percettiva e reattiva attraverso azioni e
comunicazioni paradossali illogiche e impreviste
È possibile amplificare fissazioni e lamentele del cliente tanto da portarlo a rassicurare il
terapeuta stesso
 TECNICA DELLA RESISTENZA ascoltare la resistenza e dare significato a tutto ciò che viene
riportato come messaggio ed informazione retroattiva e di correzione dell’intervento,
perdendo il significato proprio, andando verso la cooperazione.
 TECNICA DELL’ILLUSIONE DI ALTERNATIVE il clinico fa scegliere al cliente due alternative
(che in realtà portano allo stesso risultato) creando l’illusione che esistano solo queste due
possibilità. Di solito si applica quando si sa già che il cliente non eseguirà un compito,
quindi gli si sottometterà un compito molto ansiogeno ed uno meno ansiogeno possibile da
eseguire (il male minore) il cliente assumerà il compito perché ha due possibilità, se la
possibilità fosse stata una, avrebbe sicuramente rifiutato.
 TECNICA DELLA SORPRESA attenua la resistenza attraverso l’inserimento di un elemento
inaspettato all’interno dello scambio comunicativo
 TECNICA DELL’UTILIZZAZIONE nasce all’interno del contesto ipnotico, per essere estesa
alla situazione terapeutica in cui non avviene la formale induzione della TRANCE
 TECNICA DELL’ACCETTAZIONE DEL SILENZIO sottolinea il significato della riflessione
inconscia del cliente, manifesta col silenzio.
 TECNICA DI ANTICIPAZIONE DELLE REAZIONI E DELLE ESPRESSIONI il terapeuta previene le
azioni del soggetto e ne anticipa le sensazioni che proverà durante il racconto dei suoi
problemi allo scopo di obbligarlo ad affermare ciò che si sta dichiarando e di creare l’idea
che si può leggergli nella mente, prendendo il controllo sulla situazione.
 TECNICA DI INCORAGGIAMENTO DI UNA RISPOSTA FRUSTRANDOLA il terapeuta di fronte
a forte resistenza chiede al cliente di mettere in atto un atteggiamento, e subito lo
interrompe, passando ad un altro argomento. Alla seconda richiesta, la risposta risulterà
migliore in quanto il cliente ha la possibilità di esporla, pur avendo subito la frustrazione
precedente.
 TECNICA DELLA CONFUSIONE si va a creare uno stato di confusione mentale nel cliente,
ponendo rapide e numerose domande assurde e non pertinenti al contesto di discussione,
mostrando un atteggiamento serio e comunicando messaggi chiari e concreti, a cui il
soggetto si aggrappa come unico appiglio comprensibile. Tali messaggi che veicolano
contenuti problematici vengono così acquisiti.
 TECNICA DELL’OFFERTA DI ALTERNATIVE PEGGIORI si pone una richiesta talmente poco
desiderabile che il cliente è costretto a optare per un’alternativa più soddisfacente, così gli
si concede autonomia nel cercare alternative comportamentali autonome.
 TECNICA DELLA DICHIARAZIONE DI IMPOTENZA Tecnica indicata con soggetti che, invece
di pensare a migliorare il proprio comportamento, sono maggiormente interessati a
vanificare il lavoro terapeutico:
- Il cliente cerca di sabotare ogni tipo di intervento che gli viene proposto
- Il clinico dichiara la propria impotenza, vista la condizione di non poterlo aiutare a
facilitare il cambiamento
- Il cliente con stupore e timore ha paura di essere abbandonato, fino a riconoscere
la sua responsabilità nel mancato cambiamento
 TECNICA DELLA CONCRETIZZAZIONE: quando il cliente rimane molto nel generico, con
degli esempi concreti il terapeuta inquadra in modo più chiaro la questione.

Le prescrizioni comportamentali: rompono i cicli di azioni e le retroazioni inoltre si innescano


meccanismi comportamentali nuovi alternativi.
 prescrizioni dirette
 indirette
 paradossali
L’umorismo in terapia ha effetti sia a breve termine che a lungo termine, alleviando la tensione
sdrammatizzando ed esorcizzando la paura, mettere un clima collaborativo evitando la
mitizzazione del terapista.

TIPOLOGIE DI STRATEGIE E TIPI DI CLIENTI:


A. Collaborativi: nessun tipo di strategia
B. Parzialmente collaborativi: uso di tecniche strategiche x fare breccia nei loro sistemi
rigidi
C. Oppositivi: Uso di comunicazione paradossale e doppi legami…continua ad opporsi
o a collaborare?
D. Inibiti: Uso di cautela per far percepire la protezione delle inibizioni del cliente.

L’AZIONE UMANA COMUNICATIVA


DE LEO sviluppa la nozione di comportamento  la persona partecipa alla propria azione
mettendola in atto ma anche a livello psicologico e ne anticipa le conseguenze.
 Comportamento: sinonimo di azione, è la parte osservabile
 Azione: comportamento con significato ed intenzione

VON CRANACH : azione concepita come comportamento volontario è: pianificata, diretta ad uno
scopo, accompagnata da emozioni, condotta e controllata socialmente.
HARRÉ: l’azione dell’uomo, considerato agente sociale, è atto sociale
IBIDEM: le azioni sono i significati dei movimenti e delle espressioni, gli atti sono delle azioni, gli
impegni e le aspettative sono i significati degli atti
VON CRANACH e HARRÉ: teorema GOAL-DIRECTED-ACTION (Azione diretta allo scopo o GDA) =
azione come un triangolo concettuale in cui ogni lato rappresenta un livello che si interconnette
con gli altri realizzando interazioni gerarchiche e retroattive
tre dimensioni del GDA:
A. comportamento osservabile: comportamento agito nel tempo e nello spazio
B. Cognizioni coscienti: piani d’azione, scopi o obiettivi, strategie, intenzioni, valori e
emozioni.
C. significati sociali: regole e norme

DE LEO - Cognizioni coscienti guidano il comportamento sociale a livello sia conscio che inconscio
nella dimensione
I due aspetti che orientano l’azione trascurati dalla teoria della GDA di Von Cranach (1982) sono:
 effetti pragmatico-strumentali: effetti concreti che il sogg si aspetta che
conseguano all’azione
 effetti espressivo-comunicativi: racchiudono il sé mascherato da altri suoi sè
con cui si pone PSEC
L'obiettivo da raggiungere consiste nella De-strutturazione del sintomo

37) L'AZIONE DEVIANTE COMUNICATIVA


Gli studi sulla spiegazione dell’azione deviante si inseriscono in un'ottica Socio-
costruzionista che considera l’attore deviante come costruttore consapevole
Quest'ottica considera la devianza da un punto di vista: Ecologico che permette di guardare al
fenomeno dal suo interno e concentra la sua attenzione sui messaggi metacomunicativi dell’azione
intesa come atto sociale che veicola significati sull’identità del suo autore e sulle sue aspettative
circa il risultato da lui atteso.
Tale prospettiva ha permesso di cogliere la persona nella sua integrità di sistema complesso in:
Comunicazione ricorsivamente autoreferenziale con sé stesso, e reciproca con i sistemi
relazionali in cui è immerso, in primis la famiglia e la società. Di conseguenza è possibile
rintracciare nel focus comunicativo-espressivo individuale le informazioni utili per spiegare la
condotta. L’attuale spiegazione del crimine si concentra sullo studio delle comunicazioni dei
soggetti devianti. L’azione deviante deve essere indagata attraverso metodologie discorsive che ne
vanno a costituire la guida espressivo-conoscitiva. L’azione deviante comunicativa è il focus per
spiegare la devianza.

IL PENSIERO DEL PROF. DE LEO De Leo e coll. (2004) DEVIANZA  Una forma potente,
particolare ed estrema di comunicazione
Analisi dell’azione deviante di tipo sequenziale Permette di individuare al suo interno la storia
personale dell’autore di reato, il significato soggettivo dell’azione rispetto alla continuazione del
suo Sé e le sue aspettative circa le conseguenze del suo agire criminoso

MATZA: amplificazione della comunicazione – mafia – secondo il tipo di omicidio commesso ne


sottolinea la motivazione. Lo scambio di feedback tra autore e società determina il significato
dell’azione
Funzione espressivo-comunicazionale: In interazione con gli effetti strumentali anticipati e con i
significati sociali convenzionali, orienta il sistema agente e ne organizza il significato dell’azione
rispetto ai contesti ed ai sistemi in cui è inserito
Nelle situazioni devianti in cui la funzione espressiva risulta di maggiore importanza rispetto a
quella strumentale l’approccio comunicativo permette di focalizzare l’attenzione sulle funzioni e
sugli effetti della devianza
De Leo: effetti espressivi anticipati ricercati dall’attore sono:
 effetti del sé: cosa e come intende comunicare a sé stesso e gli altri con la sua azione circa
la propria identità.
 effetti di relazione della comunicazione deviante: – ridefinire l’azione stessa. per es.
l’autore di reato carnale comunica alla vittima come intende lui i rapporti e le privazioni
ricevute, o l’adolescente che non rispetta le regole comunica il bisogno di contenimento da
parte degli adulti
 effetti di controllo: diretta agli organi di controllo (norme e famiglia), chi viola le regole si
autoregola (es sfida al controllo familiare)
 effetti di cambiamento: rompere gli equilibri disfunzionali allo sviluppo di sé. es.
comportamento deviante dell’adolescente comunica alla famiglia violenta desiderio di
cambiamento

FUNZIONI COMUNICATIVE DELLA DEVIANZA:

DEVIANTE  persona attiva in interazione costante e negoziata con il sociale.


L’azione contiene il rapporto tra il sé e gli altri
Si arriva alla Goal-directed-action attraverso l’analisi della narrazione dell’autore di reato.
Azione comunicativa: sunto del passato, presente e futuro del soggetto deviante. Permette di
cogliere cambiamenti e regressioni.
Azione deviante:
 1 fase: scegliere di compiere azione deviante
 2 fase: azione deviante vista come unico modo di rendere visibili i propri bisogni, ma c’è un
margine di flessibilità in cui è possibile correggere il comportamento,
 3 fase l’individuo definisce la propria identità in senso deviante

In quest'ottica il reo viene definito: Attivo generatore di significati cioè la relazione che esiste fra
mente e narrazione per cui la struttura narrativa rispecchia la struttura mentale.

38) I CONFLITTI SOCIALI


Ad un macrolivello possiamo avere conflitti di ogni genere, politici, culturali, economici, sociali,
storici, etnici, religiosi
La comprensione dei processi cognitivi che sottostanno i conflitti rappresenta uno degli elementi
fondamentali per capire anche le dinamiche dei conflitti
Cause: sentimenti non gestiti, ignoranza, disfunzione comunicativa, incompatibilità organizzativa,
divergenza di opinioni.

Possono avere aspetti positivi perché si genere il confronto e il cambiamento. Possono essere
interpersonali o intergruppi

I CONFLITTI INTERGRUPPI
Gli atteggiamenti delle persone riflettono gli interessi del gruppo di appartenenza. Quando tali
interessi entrano in conflitto si origina la competizione verso l’outgroup. (e spesso anche l’ostilità)
se gli interessi coincido si arriva alla cooperazione.

Identità sociale secondo TAJFEL, i comportamenti sono posti lungo un contunuun teorico, ad un
lato c’è il comportamento interpersonale, (diretta tra due o più persone) all’altro lato c’è il
comportamento intergruppi (reciproco), i conflitti sono una dimensione Naturale
Se la situazione si avvicina al comportamento intergruppi si tende a generalizzare l’idea a tutto
l’outgroup (le donne sono…), se si avvicina più al comportamento interpersonale allora si
generalizzerà meno.
Ridefinizione cognitiva di sé  la persona vede l’outgroup stereotipato e sé stesso come
intercambiabile nell’ingroup
Il meccanismo che collega i due estremi del continuum interpersonale/intergruppi è l’identità
Secondo TURNER, il senso del Noi e lo spirito di solidarietà indicano la formazione di un Gruppo
psicologico
Sentirsi psicologicamente facenti parte di un gruppo fa si che la coesione nell’ingroup sia forte e
con gli aoutgroup diversi da noi posso nascere conflitti sociali anche estremi

I CONFLITTI SOCIALI ESTREMI


possono essere distinti in: Risolvibili e intrattabili
 Risolvibili: che hanno una durata limitata nel tempo con obiettivi poco importanti
 Intrattabili: Che hanno lunga durata perché nessuna parte coinvolta può vincere (gioco a
somma zero dove non c’è spazio per nessun compromesso), con obiettivi importanti (razza,
religione, ecc), molta animosità  associati a questione di identità.
Effetti dei conflitti intrattabili:
 Effetto totalizzante: conflitti che vengono percepiti gravi e coinvolgenti perché toccano
valori e obiettivi indispensabili per la sopravvivenza e/o l’esistenza dei gruppi stessi e dei
soggetti implicati
 Conflitti a soma zero: senza compromessi
 Riguardano parte importante della vita delle persone
 Violenza estrema e distruttiva supportata da un’ideologia
 Immagine stereotipata del nemico (ideologia dell’antagonismo) che porta ad una
interdipendenza negativa – deumanizzazione

DELEGITTIMAZIONE E DEUMANIZZAZIONE
BAR-TAL modello di analisi della delegittimazione: desiderio di elevare e differenziare il proprio
gruppo e/o di sfruttare gli altri gruppi (esempio le leggi raziali nel nazismo o nell’America con gli
afroamericani) – target di svalutazione  portano spesso a discriminazione e violenza collettiva.
Più un gruppo si sente minacciato più tenterà di delegittimare gli altri gruppo. Più sono forti le
differenze più probabile sarà la costruzione di confini
Ridurre la complessità individuale a semplicistiche dicotomie come bene e male invece può
portare alla deumanizzazione, sintomo più grave di esclusione morale
HASLAM
 Deumanizzazione animalistica: che rifiuta le caratteristiche umane  gli altri vengono
paragonati agli animali  animalesco – UH (cultura, sensibilità, ecc)
 Deumanizzazione meccanicistica: che toglie le caratteristiche tipiche della natura umana 
freddo, passivo a livello emotivo. HN (sensibilità emozionale)

39) LE NUOVE FORME DI PREGIUDIZIO


Stereotipo  Consiste nell’attribuzione ad un individuo di caratteristiche basate su
aspettative e associazioni riguardanti il gruppo di appartenenza
Pregiudizio  Consiste in una reazione emotiva nei confronti di un individuo basata su
un’opinione nei confronti del gruppo come totalità
L’effetto ultimo del pregiudizio è quello di porre l’oggetto in una posizione di svantaggio non
giustificata dalla sua condotta
La discriminazione si forma dall’unione di Stereotipo+pregiudizio
ALLPORT descrive le fasi del rifiuto dell’outgroup
 discriminazione verbale – apre la strada ai conflitti
 Evitamento – preclude i contatti fra gruppi sociali
 Segregazione
 Aggressione fisica e sterminio
RAZZISMO SIMBOLICO E RAZZISMO MODERNO
Il razzismo può essere:
- Simbolico
- Moderno
- Riluttante
- Latente
Particolarità  i nuovi razzisti si dichiarano assolutamente egualitarie.
PREGIUDIZIO MANIFESTO E LATENTE O SOTTILE
L’elemento particolare di queste nuove forme è il fatto che le persone: Rinnegano le vecchie
espressioni di razzismo e si dichiarano assolutamente egualitarie
Distinguiamo tra
- Pregiudizio sottile freddezza e distacco. Indiretto e pare socialmente accettabile.
Le caratteristiche principali: difesa dei valori tradizionali, esagerazione delle
differenze culturali, rifiuto di emozioni positive nei confronti dell’outgroup.  Il
pregiudizio riluttante rientra tra le forme più indirette di pregiudizio e razzismo
- Pregiudizio manifesto  Il pregiudizio manifesto si contraddistingue
essenzialmente per il Rifiuto esplicito degli altri gruppi

L’ORIENTAMENTO ALLA DOMINANZA SOCIALE – SDO


L'orientamento alla dominanza sociale  La tendenza a considerare l’esistenza caratterizzata
dalla competizione tra gruppi e dal desiderio di sostenere il dominio dei gruppi superiori su quelli
inferiori
Tendenza nel classificare i gruppi sociali come inferiori o superiori.
L'omofobia  Consiste nella reazione di rabbia e paura verso gli omosessuali (parola coniata da
Weinsberg)
Omonegatività  costrutto che fa riferimento al pregiudizio e alla discriminazione su più livelli:
 Personale: pregiudizi contro i gay
 Interpersonale: i giudizi vengono tradotti in comportamenti
 Istituzionale: politiche discriminatorie
 Sociale: gli stereotipi e l’esclusione sociale
L'omofobia interiorizzata La persona appartenente a minoranze sessuali, sottoposta all’idea
secondo la quale l’omosessualità è negativa, introietta dentro di sé un’avversione nei confronti dei
propri desideri, della propria identità e verso la stessa cultura gay e lesbica in cui non si sente di
riconoscersi, sviluppando (o stigma sessuale interiorizzato)  accettazione inconsapevole di
pregiudizi
Uomini e anziani  pregiudizi peggiori verso l’identità di genere.

40) LA CULTURA COME PROCESSO DIALOGICO


Van Dijk  Sostiene che il discorso sia l’azione sociale compiuta da coloro che utilizzano il
linguaggio per comunicare fra loro e nell’ambito della società e della cultura discorso= luogo
concreto.
L’identità culturale Consiste in un processo continuo e fluido che cresce e si rafforza
confrontandosi con la diversità degli altri
Il pluralismo culturale È divenuto una realtà data delle società contemporanee

Abbiamo co-culture  culture all’interno di una cultura più vasta.


Berry sei dimensioni culturali:
 diversità: variabilità etnica o regionale
 uguaglianza: le differenze vengono trattate secondo il principio di uguaglianza
 conformismo: in alcune società ci sono più norme altre sono più libere. Può portare
conflitti.
 Ricchezza
 Spazio: come le persone usano lo spazio pubblico o privato nelle relazioni interpersonali
 Tempo: fondamentale nel determinare i rapporti interpersonali

DUE CONCETTI DI SE’: DIPENDENTE E INTERDIPENDENTE

Il Sé indipendente  Viene considerato un Sé autonomo, i cui confini rispetto agli altri sono ben
delineati e chiari:
Il concetto di unicità  Viene considerato in termini di esclusività, irripetibilità e indipendenza,
per cui i pensieri, le emozioni e le abilità sono stabili e poco condizionati dal contesto
Il Sé interdipendente La persona si sente parte integrante del contesto e presenta un Sé fluido,
flessibile e impegnato nel contesto in cui vive.
La relazionalità diventa predominante nelle culture individualiste ci si descrive come individui
indipendenti, in quelle collettiviste si usano descrizioni interdipendenti.
La critica fondamentale a questi due Sé riguarda: L’aspetto dicotomico (distinzione netta in due
categorie) e la netta distinzione fra i due concetti

MULTICULTURALISMO E INTERCULTURA
Multiculturalismo Rimanda alla coabitazione di etnie diverse. L’accusa è quella di cancellare le
naturali differenze. Mancanza di regole chiare e comuni a tutti, mancanza di stabilità sociale.
Tre forme principali di multiculturalismo:
 Multiculturalismo Simbolico Comporta la celebrazione delle culture intese come
patrimonio etnico e come marcatori simbolici dei gruppi (costumi, cibo, musica). Problema
incoraggiano una cultura statica
 Multiculturalismo Strutturale punta all’equità tra le varie etnie
 Multiculturalismo dialogico  Rappresenta attualmente un atteggiamento normativo su
come il multiculturalismo debba essere attuato. (dialogo tra varie etnie) si focalizza su un
impegno comune nelle aree politiche e non.

41) PSICOLOGIA AMBIENTALE E ARCHITETTONICA


La psicologia ambientale e architettonica studiano quali aspetti ambientali e architettonici siano
più congrui al benessere psicofisico personale.
Psicologia ambientale  Studia il comportamento umano e il benessere delle persone in
relazione alle caratteristiche fisiche e sociali degli ambienti:
Psicologia architettonica  Richiede un esame approfondito (valutazioni) delle reazioni degli
occupanti/fruitori/utilizzatori in merito agli spazi.
Studi recenti hanno evidenziato che l’ambiente può influenzare la soddisfazione circa i servizi
che vengono offerti.
Obiettivi della psicologia architettonica:
 Creare ambienti che rispondono alle esigenze
 Soddisfare gli utenti
 Migliorare i comportamenti
 Potenziare il controllo personale degli utenti
 Facilitare il supporto sociale
 Rendere gli ambenti facilmente leggibili.
INFLUENZA E PERCEZIONE DEL COLORE
La percezione visiva, e in particolare quella relativa al colore, corrisponde alla sintesi di due diversi
processi Bottom-up(fisiologico) e top-down (psicologico). Ciò che uno vede è influenzato da
fattori esperienziali e culturali
Fenomeno della costanza del colore  La tendenza a considerare un oggetto dello stesso colore
anche in seguito a cambiamenti. Deriva da:
 Familiarità con il colore dell’oggetto
 Distinzione cognitiva tra gli effetti dei pigmenti dell’oggetto e quelli della luce
 Effetto di adattamento
Percezione dell’affordance  Secondo tale prospettiva, un oggetto (o uno spazio) ben progettato
è quello capace di “farsi capire”, di risuonare a prima vista

QUALE COLORE SCEGLIERE


Preferenza di un colore rispetto ad un altro
 Nella ricerca condotta da Eysenck, la maggior parte dei soggetti coinvolti nello studio
preferiva il colore Blu
 Nella ricerca di Carruthers e coll. (2010), il 72% dei partecipanti aveva valutato come
positivo il colore Giallo

Rispetto alle differenze di genere, Valdez e Mehrabian (1994) hanno osservato che le donne
Sembrerebbero essere più sensibili alle variazioni di colore rispetto agli uomini

LA VALENZA PSICO-SOCIALE DEL COLORE


Hill e Barton (2005) hanno osservato che, a parità di altri fattori, vestire un completo rosso può
Incentivare una squadra alla vittoria
Il rosso è anche un colore intimidatorio, fa sembrare gli oggetti più pesanti e dilata il trascorrere
del tempo, fa diminuire le prestazioni di un compito
Una ricerca su una particolare sfumatura di rosa (“Baker Miller”) ha mostrato: Effetti calmanti
sulla popolazione carceraria
Giallo: richiama felicità, tenue calma, forte eccita e attira l’attenzione
Arancione: felicità, attenzione e appetito
Verde: calma e relax
Verde scuro: ricchezza e alto status sociale
Verde acido: malattia
Marrone associato a colori caldi: benessere
Marrone associato a colori freddi: depressione
Blu: colore preferito da molti, abbassa pressione e rilassa, stimola creatività, diminuisce appetito,
fa apparire oggetti più luminosi e il tempo sembra scorrere velocemente
Nero: serietà e dignità
Bianco: ordine, pulizia e eleganza.

42) BUONE PRASSI PER PROGETTARE AMBIENTI INTERNI


In inglese il termine per definire gli ambienti interni è “Atmospheric” traducibile come Ambiente
sensoriale. La stimolazione positiva dei sensi può indurre stati psicologici positivi

Gli studi in psicologia ambientale di Baker (1986) hanno permesso di dimostrare Come sia
possibile influenzare il comportamento del consumatore attraverso informazioni
apparentemente casuali

IL RUOLO DELLA MUSICA


La musica crea due effetti: il piacere e l’incitamento secondo Lammers (2003) i responsabili di bar
e discoteche avrebbero tutto l’interesse a diffondere musiche dal ritmo sostenuto al fine di
spingere i clienti a Consumare più velocemente e probabilmente in quantità maggiori.
Da un altro studio (Cain-Smith e Curnow, 1966) è emerso che il tempo che un potenziale
acquirente trascorre nel negozio è minore in condizione di volume alto della musica diffusa
Uno studio, volto ad indagare il comportamento di acquisto (Hui e Dube, 1997), ha messo in
evidenza come la musica, oltre a fungere da antistress, abbia un impatto positivo sull’emozione del
cliente e la sua percezione, tale da elicitare un comportamento tendente all’acquisto
Nella ricerca di McCraty et al. (1996) è emerso che le donne: Trovavano un negozio più piacevole
e più di lusso se in esso il tempo della musica era lento
Nella ricerca di McCraty et al. (1996) è emerso che: La musica sarebbe un antistress rapido e a
buon prezzo

IMPORTANZA DELLA FIDELITY


Il termine “fidelity” Si riferisce alle relazioni a lungo termine che le aziende mirano ad
instaurare al fine di conquistare nuovi clienti assicurano la fidelizzazione puntando su fiducia e
qualità.

I risultati di Wright e coll. (2009) suggeriscono che l’atmosfera può contribuire all'arricchimento
Cognitivo fino al punto in cui essa diviene una distrazione

AMBIENTE FISICO E APPRENDIMENTO

L’ambiente scolastico secondo Malaguzzi non è un elemento neutro nel processo di


apprendimento, poiché le sue caratteristiche fisiche equivalgono a Un “terzo insegnante”
43 - IMPATTO DEGLI SPAZI VERDI E DELLE AREE BLU SUL BENESSERE
VIVERE NEL VERDE: QUALI BENEFICI
La Biofilia cercare di descrivere una forma di amore e sensibilità verso la natura e gli esseri
viventi.
Restorativeness  La capacità di rigenerazione cognitiva da parte degli ambienti fisici e di
facilitare il recupero dallo stress psicofisico e dalla fatica mentale.

Concetto di salutogenesi Visione olistica del processo di salute che tiene conto della costante
interazione tra fattori biologici, psicologici, socio-culturali ed ecologici.
Le visite nelle foreste riducono lo stress. L’esposizione a spazi verdi riduce la rabbia. Le scene
naturali sono gradevoli distrazioni da pensieri dolorosi, aumentano il senso di interazione e
appartenenza.
MacKerron e Mourato (2013) hanno trovato una correlazione positiva tra l’esposizione ad
ambienti verdi o naturali nella vita quotidiana e il senso di benessere soggettivo momentaneo
(Subjective WellBeing)

EFFETTI POSITIVI DEGLI SPECCHI D’ACQUA


Le diverse caratteristiche percettive rendono i contesti acquatici maggiormente capaci di elicitare
stati positivi sulla sfera emotiva
La presenza di uno spazio blu in un contesto urbano può migliorare lo stato d’animo e ridurre lo
stress
La percezione di restorativeness è altamente correlata con La vicinanza ad uno spazio blu
IL RUOLO DELLE AREE BLU NEI CONTESTI URBANI
Installando una fontana all’interno di un corridoio di un centro commerciale per poterne osservare
gli effetti sui passanti è stato rilevato che, quando la fontana era piena di acqua La durata della
sosta dei passanti nelle zone adiacenti aumentava
Introdurre una moderata quantità di erba e piante lungo i bordi dell'acqua sembrerebbe
migliorare la qualità percepita dell'ambiente acquatico. L’uso eccessivo provoca l’effetto opposto
La presenza di pesci nelle acque delle fontane o delle piscine ornamentali è stata spesso gradita e
vista come fattore in grado di ridurre lo stress

44 - CARATTERISTICHE FUNZIONALI AL BENESSERE DELLE AREE DI


LAVORO
L’IMPORTANZA DELL’ILLUMINAZIONE, DELLA TEMPERATURA E DEL SUONO
Una corretta illuminazione delle aree di lavoro (non troppo elevata, ma neanche troppo tenue)
influisce sul buon umore dei lavoratori e sulla loro salute psicofisica
Küller e coll. (2006) ha dimostrato come all’interno della propria postazione di lavoro fosse
possibile, variando l’intensità luminosa, influenzare fortemente l’umore
Secondo Areni e Kim (1994), una fonte di luce può aiutare a canalizzare l’attenzione di una
persona verso un determinato elemento
la temperatura per chi svolge compiti semplici va dai 26 ai 31 gradi. Per chi fa lavori più complessi
sono preferibili temperature più basse. Il livello ottimale del suono va dai ai 65 decibel.
LA GESTIONE DEGLI SPAZI
Una visuale gradevole influenza positivamente l’umore e la soddisfazione.
Un ambiente destinato all’apprendimento non dovrebbe essere troppo monotono
Secondo Bonaiuto e coll. (2004) gli arredi vanno disposti lungo le pareti, anziché al centro delle
stanze.

I COLORI PIU’ FUNZIONALI ALLE AREE DI LAVORO

Pavimenti con colori caldi e non riflettenti. Per le pareti colori chiari per non distrarre
eccessivamente il lavoratore. Importante puntare sulla brillantezza del colore.
In uno studio di Gifford (2007) i punteggi del Q.I. erano di 26 punti maggiori se ottenuti in stanze
dipinte con colori brillanti (giallo, arancio o blu)
Secondo Pellegrini (1985), le variazioni del tono del colore all’interno di un ambiente lavorativo
sono spesso associate ad un aumento dei comportamenti cooperativi
CONCLUSIONI

La psicologia ambientale:
 abbraccia molte aree di ricerca e discipline psicologiche che vanno dalla psicologia
generale, alla psicologia sociale, alle neuroscienze:
 studia il comportamento umano e il benessere delle persone in relazione alle
caratteristiche fisiche e sociali degli ambienti.
La psicologia ambientale è utile per capire le esigenze (desideri, bisogni, ecc.) di chi usa i luoghi
45 - GLI AUTORI DI REATO A SFONDO SESSUALE
Moralità= deterrente
Causati da scarsa empatia, disimpegno morale e voglia di potere e controllo, personalità
antisociale, narcisismo e disturbi affettivi, scarsa socializzazione, genitori violenti.
Sex offendere  chi attua un’azione o un comportamento sessuale ai danni di una persona non
consenziente. La violenza sessuale rappresenta una dimostrazione d’odio. La gratificazione
sessuale è quasi nulla. Mettono in atto meccanismo di disimpegno morale. Gli elementi cardine dei
sex offender sono Controllo e umiliazione

I fattori di rischi: storie di abusi, distorsioni cognitive, accumulo di collera o rancore, scarsa
socializzazione, meccanismi di difesa primitivi.
GLI STUPRATORI
A partire dalla Integrated Theory of Sexual Offending sono emersi Fattori di sviluppo cerebrale e
fattori ecologici
KNIGHT E PRENKLY 6 categorie di stupratori:
 criminale opportunista – compie abusi, criminale di status dove usa la violenza
accompagnata da abusi
 non criminale-sessuale non sadico – sottomette la vittima come atto compensatorio al suo
senso di inadeguatezza
 criminale con rabbia pervasiva – totale disinibizione a commettere violenza sessuale verso
la donna come atto di sfogo della rabbia repressa
 non criminale vendicativo – ha rabbia verso le donne, non erotica, minaccia, umilia e
lesiona fisicamente
 criminale palesemente sadico – serial killer sessuale si eccita seviziando la vittima
 non criminale sadico latente – come il precedente però senza la tortura
Il criminale con rabbia pervasiva mostra una totale disinibizione nel commettere una violenza
sessuale
Il modello del giudizio delle distorsioni cognitive è stato proposto da Ward Gannon e Keown
Permette di individuare le distorsioni cognitive delle credenze - 3 livelli di analisi:
 Microlivello: credenze, valori e azioni esplorabili singolarmente
 Mesolivello: evidenzia il rapporto tra i progetti di vita e condizioni ambientali
 Macrolivello: relazione tra abusatore e ambiente socioculturale
Le fantasie sessuali deviate posso essere causate da esperienze violente subite in infanzia,
deficit di empatia, specifiche distorsioni cognitive.
Possibilità di recupero attraverso il CBT (psicoterapia cognitivo comportamentale) o
farmacologico somministrando antiandrogeni (GNRH). Un terzo è l’uso farmacologico delle SSRI
inibitori della ricaptazione della serotonina, usata soprattutto per adolescenti, ossessivi –
compulsivi, depressi, parafilie lievi come esibizionismo
I SERIAL KILLER A SFONDO SESSUALE
Colui che commette 3 o più omicidi in località diverse con intervalli di raffreddamento, sempre
capaci di intendere e di volere. Elemento cardine ripetitività dell’azione omicidiaria.
Douglas distingue tra criminale:
 ORGANIZZATO: psicopatico (tendenza ad essere lucidi, freddi, egoisti), Q.I. sopra alla
media con personalità manipolatoria così da non destare sospetti pianifica
scrupolosamente e seleziona le vittime meno rischiose
 DISORGANIZZATO: Q.I. sotto la media, appartiene a classi sociali inferiori, inesperto, soffre
di problemi di natura sessuale e rifiuta platealmente la società, rigido negli schemi di
apprendimento.

serial killer a sfondo sessuale o LUST KILLER vuole la soddisfazione sessuale dalle vittime, in cui
sesso e morte vanno insieme come protagonisti, con personale autostima fallita. Non desiderano
una partner ma un essere da dominare e umiliare, emozioni a cui è legato il piacere ed affermano
il proprio Io, godono nel poter decidere il destino della vittima.
Una caratteristica dei serial killer riguarda Il narcisismo maligno 
Attraverso gli agiti violenti il serial killer Cerca di affermare il proprio Io

46 - I PROFILI CRIMINOGENI COMPLESSI


FENOMENO BIO-PSICO-SOCIALE
Wilson si rifà ai bisogni progressivi di Maslow (la piramide delle necessità)

Teoria dei bisogni progressivi di Maslow – bisogno di autostima non soddisfatto – autopercezione
di fallimento che conduce a sfidare la società – omicidio reiterato come atto compensatorio

I CRIMINALI PSICOPATICI
Secondo Cleckley gli psicopatici agiscono con lo scopo di manipolare gli altri
Psicopatici si nasce o si diventa?
 Teoria sociogenica o sociopatica è la società che crea psicopatici
 Teoria del gruppo cattivo  le subculture emarginate creano gli psicopatici
 Teoria traumatogenica  sostiene che ci siano storie di abusi e traumi a risvegliare lo
psicopatico
 Teoria del BCD (Bad, cold and dangerous)  fattori genetici che si scatenano nella società,
l’autore non si deresponsabilizza. Le variazioni dimensionali dell’amigdala implicano la
totale assenza di rimorso
3 fattori della psicopatia: deficit emozionale – cognitività proattiva o ipertrofica – la maschera.
La maschera Uno dei nuclei centrali della psicopatia
I criminali psicopatici mostrano estrema impulsività
Hanna Arendt sosteneva che l'assenza di responsabilità riguarda l'incapacità di elaborare il
significato del proprio agire
I CONTESTI SOCIALI NELL’INVESTIGAZIONE
La psicologia investigativa è stata inventata da Canter  ha inventato Il sofware per la
geolocalizzazione si chiama Dragnet pensiero alla base: importanza del contesto sociale.

Secondo la psicologia investigativa ogni comportamento criminale è una transazione


interpersonale
Secondo Simon Gli stati mentali che permettono di compiere atti crudeli evolvono da processi
psicologici comuni

47 - IL MINORE DEVIANTE
CORNICE NORMATIVA  Il processo penale a carico di minori si applica tra i 14 e i 18 anni. Tra i
principi cardine del DRP 448/88 troviamo la de-stigmatizzazione

La perseguibilità penale non deve andare in conflitto con le esigenze di sviluppo. Finalità:
comprendere le proprie azioni e sviluppare la responsabilità. In questa cornice normativa il reo
minore viene messo in condizione di co-responsabile del proprio cambiamento.
In quest'ottica, Le diverse misure processuali e d’intervento previste a livello normativo sono
accomunate dalla logica della Giustizia riparativa

GLI ACCERTAMENTI DELLA PERSONALITA’ NEL PROCESSO PENALE MINORILE


L'art. 9 del D.P.R. 448/88 riguarda: Gli accertamenti sulla personalità del minorenne si va a
valutare anche la cornice in cui il minore ha agito.
La valutazione attuale è orientata alle condizioni del presente in interazione con le risorse
attivabili. La logica è quella della prospettiva futura.

L’osservazione e la valutazione della personalità viene svolta in primo luogo dai servizi minorili
dell’amministrazione della giustizia il perito è un soggetto esterno alle parti.

In quest'ottica, la concezione della personalità è complessa e interattiva

GLI AMBITI VALUTATIVI


CAPACITA’ DI STARE IN GIUDIZIO non coincide con l’imputabilità ed è strettamente correlata
al diritto di autodifendersi  capacità di partecipare coscientemente al processo e attivarsi alla
propria difesa.
IMPUTABILITÀ  chi ha la capacità di intendere e volere. Non è imputabile chi ha meno di 14 anni
e chi ha conclamati disturbi patologici. Tra i 14 e i 18 anni l’imputabilità dipende dallo sviluppo
evolutivo.
Imputabilità compromessa quando risultano carenti la capacità d’intendere e la capacità di
volere

Difficoltà per il perito: valutazione ora per allora, non c’è sovrapposizione tra concetti giuridici e
psicologici, committenza e utenza non coincidono.

48 - IL DANNO PSICHICO ED ESISTENZIALE


Trauma psicologico  reazione psichica soggettiva originata da uno stressor da cui scaturisce una
disorganizzazione e disregolazione del sistema psicobiologico dell’individuo. I fattori di stress
possono essere differenziati in eventi traumatici caratterizzati dalla violenza o microtraumi
relazionali.
L’evento traumatico in questione, può essere singolo o ripetuto e impatta in modo diverso a
seconda della persona che darà risposte diverse.
Quando il disagio psichico diventa invalidante, così da dare origine alla patologia, quest’ultima
potrebbe sfociare in un trauma psichico permanente
 Danno psichico: manifestazione di “un'alterazione della integrità psichica, ovvero una
modificazione qualitativa e quantitativa delle componenti primarie psichiche, come le
funzioni mentali primarie, l’affettività, i meccanismi difensivi, il tono dell’umore, le
pulsioni”. Può avere una duplice origine: conseguenza diretta (trauma cranico, lesioni) o
indiretta (lutto).
 danno esistenziale: non ha attinenza con il dolore ma è una modificazione peggiorativa
dell’equilibrio psicologico.
Rientrano nella categoria del danno non patrimoniale.
LA VALUTAZIONE DEL DANNO PSICHICO ED ESISTENZIALE

Modale, qualitativo, cronologico e quantitativo sono criteri psicopatici per la valutazione del nesso
causale
 Cronologico, causa deve essere precedente al danno
 Qualitativo, il fatto lesivo è idoneo e proporzionale al danno
 Quantitativo, durata coerente e proporzionale all’ intensità della manifestazione
 Modale, la modalità di azione del criminale, deve essere idonea a causare il danno
Fattori prognostici  Nel caso della valutazione del danno psichico, riguardano la probabilità di
cronicizzazione di un disturbo psicopatologico nel tempo e alla possibilità che vi sia un
miglioramento o peggioramento di esso.

CONSULENZA TECNICA
Le fasi sono:
- Raccolta dell’anamnesi
- Diagnosi  dovrebbe coniugare due approcci: quello categoriale che tratta la
malattia in termini qualitativi e quello dimensionale, che invece ha un approccio
focalizzato sulla storia dell’individuo
- Valutazione dell’invalidità  La quantificazione e misurazione dei sintomi
psicopatologici
- Analisi del nesso causale
- Formulazione di un giudizio prognostico
- Giudizio finale  Comprende la risposta al quesito del giudice, dell’ente
assicurativo o di altra parte e la valutazione del danno
L’analisi per la valutazione psico-giuridica del danno psichico prevede diversi strumenti: colloquio
clinico, test, esame obiettivo, esame della documentazione clinica, analisi delle deposizioni
testimoniali. La quantificazione prevede fasce di gravità.
le tre condizioni del danno
 Apprezzabilità giuridica  Il danno deve avere entità minima, significa che dovrà essere
valutata
 rapporto cronologico,
 relazione di adeguatezza qualitativo-quantitativa
Ctu : consulente tecnico d’ufficio – ctp : consulente tecnico di parte

49 - LA PSICOLOGIA SOCIALE CRIMINOLOGICA


Degli aspetti criminologici se ne occupano:
 Psicologia legale – nozioni psicologiche nell’applicazione delle leggi
 Psicologia criminale – studia i comportamenti criminali e dei loro autori – 4 ambiti di
studio (studio della persona, criminogenesi (processi genetici e ambientali),
crimonodinamoca (sviluppo e mutamento fatti), carriere devianti
 Psicologia giudiziaria o forense – processi cognitivi emotivi e comportamentali implicati
nell’amministrazione della giustizia
 Psicologia rieducativa o penitenziaria – si occupa del reo, esecuzione penale, trattamenti,
ambienti carcerari, prevenzione alla recidiva, giustizia riparativa.
I processi genetici o ambientali che possono indurre a compiere atti o comportamenti antisociali
riguardano la criminogenesi

TETEN  Il metodo per identificare l’autore di un reato si deve basare sulla analisi della natura
del crimine

Una delle fasi della psicologia investigativa riguarda l'autopsia psicologica


Approcci:
 Approccio antropologico  si fonda sulla considerazione della persona in quanto autrice
del reato  antropologia criminale
 Approccio sociologico  fattori sociculturali
 Approccio multifattoriali  si basa su una prospettiva: biologico-deterministica,
psicologica, sociologica-deterministica
CRIMINAL PROFILING
 DEDUCTIVE CRIMINAL PROFILING
 L'INDUCTIVE CRIMINAL PROFILING  Permette una rapida elaborazione dei profili
attraverso un approccio con un impatto scientifico più incisivo
Brussell  Si parte dallo stato mentale e psicologico del criminale per poi sovrapporlo e
rapportarlo alla scena del crimine
IL PUNTO DI VISTA DEL PROFILER
Il profiler parte dall’analisi dell’azione deviante e si svolge su diversi livelli.

Tra i livelli interpretativi dell'azione criminale troviamo l'agire istituzionale giudiziario

Il primo contributo sul criminal profiling è di Bond


La Routine Activity Theory rientra nella fase del decision process model
L'approccio antropologico investiga sui fattori organici, psicologici e motivazionali che possono
aver determinato la condotta antisociale e criminale
Lo staging  È la messa in scena sul luogo del crimine

50 - LA PSICOLOGIA SOCIALE: BASI E PROSPETTIVE


Psicologia  dal greco discorso dell’anima.
psicologia sociale è lo studio scientifico dei sentimenti, dei pensieri e dei comportamenti delle
persone nei contesti sociali.
La psicologia generale  studia l’individuo e i suoi meccanismi cognitivi
La sociologia  Si focalizza sull’ organizzazione, il funzionamento e il cambiamento delle
istituzioni sociali:
La psicologia culturale  Per la seguente disciplina la mente è un'entità complessa strutturata
dalle interazioni sociali e in particolare dalla cultura
La psicologia culturale  Per la seguente disciplina la mente è un'entità complessa strutturata
dalle interazioni sociali e in particolare dalla cultura
Le neuroscienze sociali  Studiano i correlati cerebrali dei processi psicosociali.

Allport  la psicologia sociale tenta di comprendere e spiegare in che modo i pensieri, i


sentimenti e le azioni degli individui sono influenzati dalla presenza reale, immaginaria o implicita
di altri esseri umani.

la psicologia sociale si concentra sull’interazione sociale tra le persone, tra i gruppi e al loro interno
e su come i risultati dell’interazione sociale influenzino i comportamenti e i pensieri delle persone.
DOISE: Livelli di analisi:
 Processi psicologici o livelli intrapersonali: meccanismi attraverso i quali l’individuo
organizza la sua esperienza
 Livello interpersonale: dinamiche di relazione tra individui
 Livello posizionale: come le differenze di ruolo influenzano i processi psicosociali
 Livello ideologico: come le credenze ideologiche portino a comportamenti.
Credenze=rappresentazioni mentali e sociali
Siamo influenzati del contesto sociale e dalla cultura.
FARE PSICOLOGIA SOCIALE
I metodi della ricerca sociale in psicologia sociale sono:
 PARADIGMA SPERIMENTALE: approccio quantitativo in cui il ricercatore introduce delle
variabili per esaminare le conseguenze; si utilizzano questionari e test.
 PARADIGMA NON SPERIMENTALE: approccio qualitativo, non esiste una raccolta dati
standardizzata, cerca di cogliere i significati, usa interviste e focus group.
Entrambi i paradigmi: Sviluppano ipotesi da cui partire, sulla base di teorie e studi precedenti
Nei passaggi della ricerca sociale ogni fase è legata all’altra in un movimento continuo è
consigliato ripetere lo studio anche quando raggiunge i risultati attesi per evitare che questi ultimi
dipendano dal caso.
LA PSICOLOGIA SOCIALE OGGI
Caratteristiche della psicologia sociale europea
 Concezione del sociale  realtà complessa, articolata in gruppi in cui sono fondamentali le
relazioni di potere, le ideologie e i valori
 Metodologia l’oggetto di studio sono i cittadini in un contesto sociale complesso.
 Prospettiva Interazionista  gli esseri umani agiscono sugli oggetti in base al significato
che gli è stato attribuito
La mente è considerata un’entità complessa strutturata dalle interazioni sociali e in particolar
modo la cultura. L’uomo è un soggetto attivo che da senso alla realtà tramite gli strumenti
culturali.

51 LA
- SCUOLA COME CONTESTO SOCIALE DI
APPRENDIMENTO
Scuola: istituzione che ha come scopo primario la promozione e il controllo di un processo
educativo generalizzato. Prima della nascita delle scuole esisteva già l’educazione.
Santamaita  "emerge necessità della scuola nel momento di cui la società diviene complessa ed
occorre organizzarla al meglio tramite conoscenze scientifiche e tecniche"
Le prime scuole le troviamo in Mesopotamia e in Egitto era solo per la casta sacerdotale.
Successivamente nasce il maestro.
La Riforma Protestante dà il via alla «scuola moderna» che oggi conosciamo, che coinvolge tutti i
membri di una comunità.
Don Milani istituisce una scuola a Barbiana con l’interesse a cogliere le potenzialità dei ragazzi
esclusi dalla scuola.
Illich  Viene considerato il promotore della descolarizzazione: abolizione della struttura
scolastica per favorire maggior accesso per poter creare una società giusta.
I SAPERI DELL’INSEGNATE
3 macro aree per identificare le competenze professionali degli insegnanti
(DAMIANO):
 SAPERI DISCIPLINARI: saper padroneggiare i contenuti e saperli esprimere
 SAPERE CURRICULARE: trasformare il sapere disciplinare in un programma
 SAPERE DELLE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE
 SAPERE DELLA TRADIZIONE PEDAGOGICA
 SAPERE DELL’ESPERIENZA
 SAPERE D’AZIONE PEDAGOGICA. Trasmissione e verifica del sapere dell’esperienza
LE COMPETENZE DELL’INSEGNANTE
L’INSEGNAMENTO è un’attività complessa che richiede la capacità di riflettere nel corso
dell’azione. Gli insegnanti sono consapevoli che le realtà nelle quali operano quotidianamente
sono contesti connotati da un forte tasso di complessità
Perrenout L’insegnante deve imparare a coniugare i suoi saperi dell’esperienza attraverso
capacità riflessive e metariflessive

L’insegnamento è una professione estremamente relazionale (con gli alunni, i colleghi, i genitori).
Scienze dell’educazione  È un sapere che distingue l’insegnante da altri professionisti, poiché ha
un suo modo di fare scuola
Tradizione pedagogica  Tradizione storica espressa da normative e da materiali del far scuola.
Insegnamento  Richiede una competenza riflessiva molto sviluppata:

52 - LA VIOLENZA DI GENERE
Violenza di genere  serie di condotte che comportano nel breve e nel lungo tempo un danno sia
di natura fisica, sia di tipo psicologico ed esistenziale. Diretto riferimento alle donne. Si annida
nello squilibri relazionale tra i due sessi e nel desiderio di controllo del maschio verso la donna. La
violenza può essere:
 violenza verbale  insulti.
 violenza fisica  percosse.
 Violenza sessuale  Comportamenti raggruppati in due categorie principali: costringere la
donna a fare sesso quando lei non avrebbe voluto; forzarla ad avere un rapporto secondo
modalità non desiderata:
 Violenza economica  Ostacolare o negare l’accesso al reddito familiare o ai conti bancari
e nella negazione del diritto ad avere o mantenere un’occupazione.
 Violenza psicologica  Atteggiamenti intimidatori, minacciosi, vessatori, denigratori da
parte del partner, nonché tattiche di isolamento. Può essere così forte da arrivare al plagio,
influenzando le certezze e la fiducia in sé stessa. Talvolta il plagio è così forte che la vittima
difende “il carnefice”.
 Violenza domestica  Secondo l'UNICEF è la forma più comune di abuso commesso contro
le donne. Comportamento abusante e coercitivo.
 Stalking telefonate continue, non dare gli alimenti, pedinamenti

EPIDEMIOLOGIA
Una donna su 5 ha subito abusi. La forma di violenza sulle donne più comune è quella perpetrata
da Mariti e fidanzati
In Asia un uomo su 10 ha stuprato, se si include la partner allora la percentuale sale ad 1 su 4 (non
è mai stata usata la parola stupro). Il 70% dei violentatori si è giustificato dicendo che è suo diritto
fare sesso. Solo la metà si sente in colpa. Solo il 23% si sente in colpa. Ogni giorno viene colpita da
atti di violenza di genere (fisica, verbale e psicologica) una donna ogni 12 secondi

BASI TEORICHE DEL FENOMENO


Alla base della dinamica violenta vi è Il controllo. Nella violenza domestica il controllo è esercitato
sia dalla vittima che dal maltrattatore perché la donna spera di cambiarlo.
Ciclo della violenza domestica:
 Fase di crescita della tensione: l’uomo si irrita, la donna cerca di essere gentile per
mantenerlo calmo.
 Fase di acuta violenza fisica: perdita di controllo del maltrattatore. La donna non reagisce
perché ha paura.
 Fase di scusa: l’uomo, vittima di rimorsi, minimizza l’accaduta dando la colpa alla donna o a
cause esterne. La donna si sente in colpa.
 Fase della riconciliazione: l’uomo ha paura di aver esagerato e si mostra premuroso. La
donna è stimolata a rimanere credendo nel cambiamento
Teoria dell’impotenza appresa  in un contesto doloroso la vittima accetta.
Carver (2002) applicazione la seguente teoria alle relazioni “violente” Teoria della dissonanza
cognitiva  nella vittima nascono contraddizioni.
Esistono diversi tipi di investimenti che trattengono la donna in un rapporto disfunzionale:
investimento sociale  per evitare l’imbarazzo
investimento familiare  per non turbare i bambini
Investimento emozionale  caratterizzato da sentimenti, pianti, preoccupazioni che spinge a
credere che la relazione valga la pena di essere vissuta, trattiene la donna in un rapporto
disfunzionale.
investimento economico  la vittima ha paura di non avere soldi
investimento nello stile di vita non voler rinunciare a condizioni privilegiate
investimento nell’intimità  paura che il maltrattatore divulghi dettagli intimi.
I segnali d’allarme sono:
 Attaccamento rapido
 Temperamento aggressivo
 Tentativo di eliminare il sostegno sociale della partner
 È sempre colpa della partner (o degli altri)
 Controllo che può essere scambiato per gelosia o premura
 Test della cameriera  come l’uomo tratta una cameriera è come tratterà la propria
partner dopo 6 mesi.
53 - IL COLLOQUIO NEI CONTESTI SOCIALI
Colloqui= bisogno di creare un rapporto emotivo tra psicologo e paziente. Gli aspetti
caratterizzanti sono: motivazione, scopo, oggetto, relazione, mezzo di scambio. L’intervista
estensiva ha funzione di sondaggio si usa su tanti soggetti ma ha poco approfondimento. Il
colloquio intensivo approfondisce le tematiche, permette l’instaurarsi dell’interazione. Ogni
colloquio/intervista deve rispondere a caratteristiche fondamentali:
- Sensibilità di discriiminazione: capacità di stimare differenze
- Attendibilità
- Validità7
Per ognuna di queste peculiarità esistono due diverse prospettive: metrica e clinica, entrambe
legate a determinati meccanismi
 Effetto alone: attribuire ad altri tratti di personalità tipici di un altro tratto
 Errore logico: tendenza sistematica di relazionare diversi tratti di personalità
 Pregiudizio contagioso: preconcetto che si estende ad altre aree senza fondamento reale
 Effetto indulgenza: tendenza a porsi in maniera ben disposta nel confronto del proprio
interlocutore.
MODALITà COLLUSIVE E DIFENSIVE NEGLI INTERVENTI PSICOSOCIALI
Le caratteristiche funzionali dell’interazione sono legate alla motivazione
- Motivazione di base
- Motivazione estrinseca: desiderio di suggestionare le persone
- Motivazione intrinseca: dipende dalla relazione interpersonale
Le misure di sicurezza hanno a che fare con:
 Evasione: misura di sicurezza che porta ad evitare domande scomode  si combatte con
imbarazzo ansioso
 Seduzione: per creare alleanza con il conduttore  si combatte con l’intellettualizzazione.
 Ribellione: porta ad assumere atteggiamenti passivi  si combatte con l’assoggettamento.
Progetti difensivi di natura:
- Alloplastica
- Autoplastiva
ASPETTI DEONTOLOGICI
Per gli aspetti deontologici le finalità di base sono: tutela dal cliente, tutela delle categorie
professionali, tutela del professionista, responsabilità.
Gli ambiti di interesse dei principi deontologici:
 Competenze adeguate
 Fiduciarietà del rapporto
 Autonomia professionale.
Il ruolo dell'etica professionale diviene regolatrice della condotta relazionale
L'autonomia professionale rappresenta un valore da tutelare.

54 - LA RELAZIONE AUTORE-VITTIMA NELLA VIOLENZA DI GENERE


Le dinamiche dello stalking sono agite prevalentemente nelle relazioni di coppia. La stragrande
maggioranza degli stolker ha avuto relazioni con la vittima. L’ossessività precursore
potenzialmente comune per lo stalking.
Nel 2004 Cupach e Spitzeberg hanno distinto cinque strategie di coping messe in atto dalla
vittima di violenza:
o Far ragionare il molestatore
o Reazione aggressiva
o Allontanamento
o Movimento orientato verso l’interno  diniego, sentirsi responsabile
o Movimento orientato verso l’interno  cercare aiuto
LA VITTIMA
Post Traumatic Stress Disorder  è il più frequente tra i sintomi psicologici e psichiatrici nelle
vittime.

Differenze rispetto a subire ripetuti maltrattamenti:


 “vittimizzazione cronica” quando le vittime subiscono ripetuti maltrattamenti dallo stesso
autore
 “rivittimizzazione” quando le vittime subiscono ripetuti maltrattamenti da autori diversi
Le difficoltà che possono portare a risposte disfunzionali di coping rientrano tra le conseguenze
dell’abuso psicologico  ansia, vergogna, senso di colpa, difficoltà relazionali.
L’AGGRESSORE
In uno studio sugli stalker che analizza il tipo di comunicazione, i contenuti prevalenti riguardano
l'amore o il desiderio  motivi non sempre coerenti tra loro.
Le motivazioni sono raggruppabili in: espressive, strumentali, personologiche e contestuali.
Rapporto di potere disfunzionale il più delle volte inconsapevole.
distorsioni cognitive credenze sulle persone, sul mondo, e su se stessi che permettono agli
abusatori di facilitare e mantenere il comportamento abusante. Possono essere indagati su più
livelli.
Credenze mappe cognitive che rappresentano gli aspetti rilevanti del mondo e i valori
forniscono obiettivi che guidano le persone alla realizzazione dei risultati desiderati tramite le
proprie azioni

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