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ALLPORT – teoria del contatto: L’uomo è influenzato dalla presenza reale o immaginaria degli
altri.
Prof. AMERIO – esperienza, attività mentale e pratica, comportamenti si articolano nel
contesto sociale
ORIGINI: 2 APPROCCI : 1 centrato su persona - 2 centrato sul sociale
1. centrato su persona
J. BENTHAM utilitarista – concetto di edonismo, uomo per il piacere, orientato ad evitare il
dolore.
2. centrato sul sociale
HEGEL stato come incarnazione della mente sociale
Auguste COMTE FONDATORE SOCIOLOGIA, società va studiata in maniera scientifica
Gustave LE BON SCRIVE LIBRO “ Psicologia delle folle” analizza il comportamento delle Masse,
persone dominate da mentalità delle folle (influenza sociale).
Esperimenti
1897 TRIPLETT psicologia sociale sperimentale (1’ esperimento della storia - esperimento
ciclisti – prestazione migliore durante competizione) Esperimento bambini che avvolgono
lenza, + veloce in presenza di altri bambini - SOCIAL LABOURING – FACILITAZIONE SOCIALE.
MAX RINGELMANN - SOCIAL LOAFING – PIGRIZIA SOCIALE (esperimento del tiro alla fune-
forza individuale impiegata diminuisce)
Conclusioni: Prestazione aumenta se si rintraccia contributo del singolo, diminuisce se ci si sente
parte anonima gruppo.
1908 PRIMI MANUALI DI PSICOLOGIA SOCIALE
1. Mc DOUGALL “Introduction to social Psycology” individuo e sua relazione col mondo
esterno
2. E. ALSWORTH ROSS (ROSSOCIALE) (Diana Ross) “Social psycology” influenza sociale sugli
individui
I LIVELLI DI ANALISI PSICOLOGIA SOCIALE (4)
1. INTRAPSICHICO cognizione sociale (costruzione di un’ immagine del mondo sociale)
2. INTRAGRUPPO dinamiche dentro un gruppo
3. INTERGRUPPO relazioni fra gruppi
4. COLLETIVO processi sociali del contesto storico e dei soggetti
3) IL COGNITIVISMO
COGNITIVISMO: l’individuo al centro degli studi, visto come un elaboratore di informazioni
Processi cognitivi analizzati come funzioni organizzative, l’uomo è organizzatore ed elaboratore di
informazioni interne ed esterne
MARKUS E ZAJONC, cognitivismo (O-S-O-R organismo stimolo organismo risposta) differente
dal comportamentismo (S-R stimolo risposta) gli organi fisici selezionano gli stimoli e gestiscono
le risposte. Recupera ed amplia il concetto di feedback
TEORIA SOCIALE COGNITIVA (social cognition) studio delle conoscenze sociali e dei processi
cognitivi: quelli freddi e quelli caldi (INFLUENZATI DALLE EMOZIONI).
1. Individuo influenzato dalle conoscenze precedenti (giudizi sociali) e in minor parte da
stimoli esterni
2. Top down: minore capacità elaborativa e motivazionale, maggiore forza hanno le
esperienze precedenti
3. Bottom up: maggiori capacità elaborativa, maggiore possibilità di modifica delle
conoscenze esistenti.
BANDURA: determinismo triadico reciproco: analisi dei processi cognitivo-emotivi incentrato sui
contesti sociali – modello causale di lettura dell’azione.
4) L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO
INTERAZIONISMO SIMBOLICO: prospettiva interna alla sociologia statunitense – IL
COMPORTAMENTO INDIVIDUALE E’ MEDIATO DAI SIGNIFICATI CHE I SOGG. ATTRIBUISCONO ALLA
SITUAZIONE, DALLE PERCEZIONI CHE IL SOGG. HA DI SE STESSO E DEGLI ALTRI, DAL TIPO DI
REAZIONE CHE CI SI ASPETTA DAGLI ALTRI E DAL GIUDUZIO IN MERITO AI PROPRI ATTI.
Azioni umane quasi sempre sociali perché richiedono sforzi coordinati di diversi individui.
Il comportamento umano è autoreferenziale è sia soggetto che agisce, che oggetto della propria
esperienza.
CONCETTI DI BASE:
I SIMBOLI: l’analisi del comportamento umano si basa sul concetto di SIMBOLO SIGNIFICATIVO,
che è un gesto vocale o di altro tipo che fa insorgere stessa risposta sia in chi lo usa, sia a colui cui
è indirizzato.
Le persone interagiscono attraverso i significati e le loro risposte reciproche dipendono dalla loro
interpretazione di simboli, piuttosto che da comportamenti appresi
IL SEGNO (o stimolo): influenza comportamento, è qualcosa che significa qualcos’altro. Le risposte
ai segni sono condizionate in quanto il segno (o stimolo) acquista potere nel generare un
comportamento che precedentemente richiedeva uno stimolo diverso.
Segni naturali: quando la relazione che intrattengono con ciò che significano è dato in natura.
Quando l’evento è presente o in corso. Es. presenza di fumo quando c’è fuoco.
Segni inventati o convenzionali (simboli): ciò che un interazionista simbolico intende quando si
riferisce ad un simbolo, non ha connessioni naturali con ciò per cui sta, non si verifica
spontaneamente in natura, relazione arbitraria con ciò che rappresenta, condivisa con altre
persone o animali che hanno imparato a rispondervi. (es. linguaggio umano)
Simboli hanno 2 caratteristiche: significato pubblico e sono slegati da significati
Ambiente è prodotto dai nomi che gli diamo.
OGGETTO SOCIALE: che deriva da atto sociale (es: bambino che cerca conforto da genitore
genera rassicurazione = nuovo oggetto)
IMPULSO (atto) (MEAD)(meat): agisce attraverso 3 stadi 1 -PERCEZIONE 2- MANIPOLAZIONE 3-
CONSUMAZIONE
ATTO: l’unità funzionale della condotta.
Atto = inizia con impulso, prosegue con la percezione, poi con la manipolazione (si
intraprendono mosse concrete) e termina con la consumazione e il ripristino della situazione
precedente.
LA MENTE ED IL SE’ SONO FRUTTO DELL’INTERAZIONE SOCIALE cioè di visione sociocostruzionista
MEAD e L’ INTERAZIONISMO SIMBOLICO: Filosofo padre di questa teoria – TEORIA DELLA MENTE:
interscambio tra processi psicologici e sociali. In contrasto con WATSON che non considera le
attività della MENTE
Secondo Mead Il SE’ si costruisce attraverso interazione tra IO (attore dell‘istante, istintualità) e
ME (parte riflessiva che valuta aspettative dell’altro) –
IO: risposte istintive agli stimoli – ME: organizzazione interna delle connotazioni date agli altri
utilizzate come riferimento – SÉ: il risultato dello scambio fra ME ed IO (costituisce l’identità).
Gioco semplice – play, bambino ricopre ruolo di persone che fanno parte della sua vita.
Gioco organizzato – game, bambino assume contemporaneamente più ruoli –
ALTRO GENERALIZZATO (gruppo sociale con cui il sogg. Interagisce e costruisce proprio SE’) nel
gioco di ruolo il bambino utilizza più ruoli e impara a collocarsi nel ruolo dell’altro. (ego-alter).
Significato e interazione: due facce stessa medaglia.
5) LE TEORIE DELL’ATTACCAMENTO
BOWLBY (attaccabal) psichiatra e psicanalista fondatore della teoria dell’attaccamento,
influenzato da DARWIN, LORENZ e HARLOW
TEORIA DELL’ATTACCAMENTO: Caregiver, scopo: protezione dai pericoli esterni
Comportamento di attaccamento: da prima infanzia e x tutta la vita: azioni finalizzate al
raggiungimento e mantenimento della vicinanza con la madre attraverso pianto, seguire,
aggrapparsi, e protestare.
Legame di attaccamento: motivazione a cercare prossimità e contatto.
Comportamenti di attaccamento: modo in cui una persona mantiene relazione con la
famiglia entro limiti di distanza.
MARY AINSWORTH (allieva Bowlby) Base sicura: bambino che sa di essere protetto dalla madre
esplora ambiente circostante sapendo d essere protetto.
MARY AINSWORTH – stili di attaccamento e strange situation (osservazione interazione madre-
bambino). Otto fasi:
1. Familiarizzazione
2. Osservazione interazione madre-bambino in stanza da gioco
3. Introduzione in stanza di sperimentatore
4. Allontanamento madre x 3 min
5. Ritorno madre e uscita sperimentatore
6. Uscita madre e bambino resta solo x 3 min
7. Rientra sperimentatore
8. Rientra madre
4 stiliattaccamento:
1. Sicuro (B), bambino angosciato in assenza madre ma si fa confortare al ritorno,
2. Insicuro-evitante (A), non mostra angoscia in assenza madre e l rientro non cerca conforto,
3. Insicuro ambivalente (o resistente- ansioso) (C), fasi alterne di angoscia e non e fasi alterne
di ricerca di conforto e rifiuto,
4. Disorganizzato-disorientato (D), legato a maltrattamenti o problematiche del caregiver. Il
bambino ha mdl occupata nel risolvere questi problemi
4 FASI ATTACCAMENTO:
0 – 8/12 settimane : orientamento e senza discriminazione, sorrisi tra madre e figlio
8/12 settimane – 6/7 mesi : discriminazione e prevalenza ricerca madre
6/7 mesi – 2/3 anni: mantenimento vicinanza a persona discriminata, prima formazione del
sè
2/3 anni in poi: rapporto reciproco corretto secondo lo scopo, anche attraverso linguaggio
MOI, modelli operativi interni
EMDE : predisposizione biologica a partecipare all’interazione sociale.
4 sistemi motivazionali:
1. attività: bisogno di esercitare sistemi sensoriali indipendenti,
2. autoregolazione: mantenimento integrità in situazioni di pericolo,
3. monitoraggio affettivo: organizzare esperienze piacevoli e spiacevoli;
4. predisposizione alla socializzazione: reazione all’ambiente e interazione con gli altri.
MEAD – INTERAZIONISMO SIMBOLICO: IL SE’ NON ESISTE DALLA NASCITA, MA EMERGE QUANDO
EMERGE
1) capacita’ di produrre e rispondere a stimoli
2) capacita’ di assumere atteggiamenti degli altri.
ERIKSON otto stadi, da infanzia a vecchiaia – Concetto di identità individuale e del gruppo
1. ORALE SENSORIO 0/1 anno: fiducia/sfiducia (madre centro)
2. MUSCOLARE-ANALE URETRALE 2/3 anni: autonomia/vergogna o dubbio (incontro con
regole)
3. GENITALE-LOCOMOTORE 4/5 anni: spirito d’iniziativa/senso di colpa (identificazione con
genitori)
4. LATENZA 6/pubertà: senso di competenza/efficacia, periodo più importante per lo
sviluppo sociale
5. ADOLESCENZA: identità e rifiuto/dispersione identità, forma identità più completa
6. Prima età adulta: intimità e solidarietà/isolamento, poter fondersi con altre identità
(persone)
7. Età adulta media: generatività/stagnazione e autoassorbimento, fondare e guidare figli
8. Tarda età adulta: integrità dell’io (accettazione)/disperazione (rimpianto)
BRONFENBRENNER – modello ecologico
IL SE’ SOCIALE si costruisce con un indentificazione con e una differenziazione dgli altri.
W. JAMES
SE’ consapevole=
SÉ conoscitore (self as knower)
SÉ oggetto della conoscenza (self as known) = include diversi sé: se’ materiale (corpo, vestiti casa),
sé sociale (immagini e rapp. Sociali degli altri), sé spirituale (autoconoscenza proprie capacità
psicologiche, atteggiamenti, motivazioni)
Secondo Bandura le persone sono soggetti attivi responsabile in grado di pensare e dopo di agire.
In funzione della fiducia in noi stessi cambia il modo di interagire con il contesto.
Andando avanti negli anni alcuni ambiti personali diventano meno soggetti al controllo (perdite)
come:
1. Memoria
2. Forza fisica
3. Velocità di elaborare info
4. Influenza sui figli
5. Problemi connessi al lavoro
6. Perdita sessuale, professionale, politica
Per Bandura bisogna accettare queste perdite senza cadere nella disperazione
Strettamente legata al contesto (Zimmerman) Non si ha dalla nascita ma si acquisisce col tempo
(Flammer) e non comporta un giudizio di valore sulla persona.
L’autoefficacia si costruisce gradualmente a partire dalle seguenti fonti di autoefficacia:
• successi e fallimenti passati
• esperienze vicarie (quelle osservate e imitate)
• capacità immaginativa (permette di anticipare le situazioni)
• persuasione verbale (se vengo etichettato come “bravo” più sarà di rinforzo alla mia
autoefficacia)
• stato fisiologico (la naturale soddisfazione feedback sulla mia autoefficacia)
• stato emotivo (ottimismo aiuta l’autoefficacia)
l’autoefficacia si sviluppa e cresce dalla prima alla tarda adolescenza e a declinare prima della
tarda maturità.
3 dimensioni di autoefficacia (Nota e Soresi):
grandezza dell’autoefficacia= numero di difficoltà che si è in grado di affrontare
forza dell’autoefficacia= ammontare del convincimento rispetto alla propria efficacia che
determina anche la perseveranza (probabilità di ottenere i risultati sperati)
generalizzazione dell’autoefficacia= capacità di influenzare in situazioni simili. Più sono
elevate più si riuscirà ad estendere l’autoefficacia.
Autoefficacia aumenta motivazione e strategia e quindi aumenta problem solving. Persone con
autoefficacia bassa si scoraggiano più facilmente. Autoefficacia = elevata capacità decisionale.
L’autoefficacia può essere esteso alla risoluzione di tutti i problemi
11) L’AUTOSTIMA
AUTOSTIMA (dal latino aestimare = valutare), apprezzare sé stessi attraverso autoapprovazione
del proprio valore, nasce nella prima infanzia, rafforzameno di ciò che siamo e miglioramento
della relazione con gli altri e ambiente – in continuo mutamento
AUTOSTIMA = Processo personale soggettivo e duraturo che porta la persona ad apprezzare sé
stessa tramite l’autoapprovazione del proprio valore. Valutazione circa le informazioni contenute
nel concetto di sé. Consiste in una reazione emotiva collegata alle credenze personali circa le
abilità, i rapporti socili e i risultati futuri.
CONCETTO DI SE’: insieme di elementi: nome, razza, ciò che ci piace e non, credenze, valori e
descrizioni fisiche.
L’autostima nello sviluppo sociale:
• nasce nella prima infanzia nel confronto con l’esterno
• riguarda la capacità di intrattenere un rapporto positivo con sé stessi mirato al
rafforzamento di ciò che siamo
• concetto in continuo mutamento, dimensione individuale da rafforzare in un
percorso verso la conoscenza di sé.
Quindi autostima è una valutazione degli elementi che formano il concetto di sè
Senso di autoconsapevolezza (self-awarmess) si sviluppa dai 18 mesi= si differenza in:
AUTOCONSAPEVOLENZA PRIVATA
AUTOCONSAPEVOLEZZA PUBBLICA (preoccupazione di aderenza agli standard sociali)
James: autostima= valore tra il sé percepito e il sé ideale. Quindi bassa autostima se il sé
percepito non raggiunge il sé ideale.
Strettamente legati allo sviluppo del sé sono l’autostima e l’autoefficacia:
AUTOSTIMA: combinazione di pensieri e sentimenti che si esprimono nel valore positivo o
negativo che la persona si attribuisce senso più globale del nostro valore.
Baumeister autostima= aspetto valutativo della coscienza riflessiva. Interpreta positivamente i
feedback perché coerenti con la propria concezione di sé.
AUTOEFFICACIA: percezione che una persona ha della propria competenza nell’ambiente di
appartenenza e influenza la scelta dei comportamenti da adottare tra quelli a disposizione.
Mannetti: La conoscenza del sé avviene attraverso: introspezione, osservazione dei
comportamenti, interazione sociale
Bandura: autoefficacia è giudizio di capacità personale, mentre autostima è giudizio di valore
personale. una persona può giudicarsi inefficace in una situazione senza perdere autostima, se
non la considera importante. Le persone tendono a coltivare le proprie capacità in attività che
danno loro un senso di valore personale. Si si studiano solo le attività valorizzate le correlazioni tra
autoefficacia e autostima risulteranno falsamente elevate perché vengono ignorati gli ambiti di
funzionamento in cui le persone si giudichino inefficaci senza che ciò abbia importante e quelli in
cui si sento efficaci ma senza gloriarsene a causa delle conseguenze socialmente lesive.
Per riuscire bene non basta l’autostima ma serve una forte autoefficacia. Il senso di efficacia
personale consente di prevedere quali obiettivi vengono scelti e la qualità della prestazione,
mentre l’autostima non ha effetto su queste variabili.
Autostima influenzata da giudizio altrui e da stereotipi culturali (razza, sesso o fisico) che possono
far perdere autostima.
Ci sono diversi metodi per lo sviluppo dell’autostima. Le persone con competenze standard sono
quello che nutrono una svalutazione personale. La fiducia si conquista con il raggiungimento dei
risultati nella vita quotidiana.
Pasini: autostima legata al potere sociale: se prendiamo coscienza che possiamo influenzare la
realtà per raggiungere i nostri scopi aumenteremo la nostra autostima.
Autostima interna: obiettivi prefissati
Autostima esterna: messaggi positivi di chi ci circonda
La ricerca sull’identità si focalizza sulle dinamiche processuali attraverso cui le persone arrivano ad
assumere impegni significativi a cui possono dedicarsi con fedeltà. La ricerca del concetto di sé
pone accento sui contenuti degli impegni che vanno a costituire gli elementi centrali degli schemi
di sé e sulla valutazione del proprio valore in ambiti specifici. È possibile pensare ad un approccio
integrativo che consideri sia i processi di identità che di contenuti.
Il concetto di riconsiderazione dell’impegno è il processo chiavo per comprendere le transizioni
identitarie ponte concettuale tra processi identitari e contenuti del concetto di sé. Entrambi gli
aspetti confluiscono nel sentimento di identità che può rappresentare elemento unificante per
superare la separazione tra identità e concetto del sé.
Sentimento di identità= qualità relazionale temporare dell’esperienza globale del sé.
Secondo Baumeister (1998): L'autostima rappresenta un aspetto valutativo della
coscienza riflessiva
Rappresenta il processo chiave per comprendere le transizioni identitarie:La
riconsiderazione dell’impegno
Tra processi identitari e contenuti del concetto di Sé intercorre una relazione di:
Interdipendenza
Il sentimento di identità che può rappresentare: L'elemento unificante attraverso cui
superare la separazione tra identità e concetto di sé
Si tratta di un costrutto contesto e compito specifico
Autoefficacia
1. locus ambientale
(interno o esterno)
2. stabilità o
instabilità
3. controllabilità
4. globalità o
specificità
MOSCOVICI – i processi cognitivi hanno determinanti sociali. Cognizione non solo individuale ma
anche collettiva. Le caratteristiche delle rappresentazioni sociali :
- Prodotto dinamico di società dinamica
- Prodotti dal pensiero quotidiano
- Condivisibili
- Elaborate intorno ad oggetti rilevanti per la società
- Più rappresentazioni per lo stesso oggetto
- Dipendono dalle pratiche del gruppo di riferimento
- Funzione di dar forma alla realtà
- Consentono la comunicazione
- Consolidano i gruppo
- Dirigono la socializzazione
- Rendono familiare il non familiare.
Il PROPRIUM risiede nel fatto che è condivisibile nel gruppo sociale.
ipotesi di funzioni delle rappresentazioni Sociali.
Ipotesi dell’interesse: una persona o un gruppo creano immagini per accordare obiettivi
contrapposti
Ipotesi dell’equilibrio: utili a risolvere tensioni psichiche scaturite da insuccessi
Ipotesi del controllo: filtri per manipolare il pensiero al fine di controllare i comportamenti
I processi che generano le rappresentazioni sociali sono:
• ancoraggio: presuppone che si possa conoscere solo ciò che è già noto. Utilizzo di schemi
preesistenti per agganciare oggetti sconosciuti. Operazioni: denominazione,
classificazione e etichettamento. PROCESSO IN CUI LA MEMORIA TENDE A PREDOMINARE
SULLA LOGICA. La memoria attiva le logiche del passato per leggere il presente
• oggettivazione: associazione a simbolo o segno Evidenzia l’aspetto iconico di una categoria
ciò che è sconosciuto assume sembianze fisiche accessibili che risultano più semplici.
NUCLEO CENTRALE Per nucleo centrale si intende una componente non negoziabile che determina
la natura, il significato e l’organizzazione della rappresentazione sociale e rappresenta la base
sociale e collettiva su cui si esercita il consenso quasi unanime. 3 funzioni:
- La funzione stabilizzatrice assicura stabilità e coerenza poiché rappresenta la parte
consensuale e non negoziabile della rappresentazione sociale;
- la funzione generatrice assicura il significato degli elementi del nucleo centrale,
creando o trasformando il significato degli altri elementi periferici di una
rappresentazione;
- la funzione organizzatrice organizza il legame tra nucleo centrale ed elementi
periferici.
Abric e Tafani:
METODO DELLO SCENARIO AMBIGUO coglie aspetti descrittivi ma non valutativi delle
rappresentazioni sociali
METODO DELLA MESSA IN DISCUSSIONE Domande affermative= risposte salienti e
socialmente desiderabili/ domanda con doppia negazione= variabilità nelle risposte
Importante valutare le rappresentazioni sociali perché in funzione delle quali si formano gli
stereotipi e i pregiudizi. sono il nucleo fondante della cognizione sociale. Definite in base
all’appartenenza con i gruppi sociali.
Quale funzione è propria del nucleo centrale: Funzione stabilizzatrice
Le rappresentazioni sociali sono un sistema integrato di: Valori, nozioni e pratiche
Su quale premessa si fonda il concetto di rappresentazioni sociali: Gli uomini sono in grado di
passare dall’apparenza alla realtà per mezzo di una nozione o un’immagine
Gli elementi perifericiSono concretizzazioni del significato astratto del nucleo centrale
Le credenze
sull’oggetto
determinano la
struttura cognitiva e
i contenuti cognitivi
dell’atteggiamento.
ATTEGGIAMENTI: modo con cui la persona interagisce con l’oggetto, si dividono in due modi:
1. Modi situati
2. Modi connotati culturalmente
Atteggiamenti legati a: vissuto, categoria di appartenenza, fonti di informazione
Van Diijk i media forniscono ideologie su cui legittimare i pregiudizi verso etnie minoritarie
(strage di Erba)
FUNZIONE DEGLI ATTEGGIAMENTI: tutte le funzioni ci consento di:
Prevedere l’influenza sul comportamento
Capire come un comportamento possa essere modificato.
Gli atteggiamenti sono mutevoli e plastici perché si adattano alle situazioni psicologia sociale
discorsiva: gli atteggiamento sono significati che si creano nel discorso e nelle relazioni interne al
gruppo dei parlanti.
ATTEGGIAMENTI COME COSTRUZIONI CULTURALI
HANNERZ: la cultura consiste nei significati che le persone creano e tali significati creano le
persone, intese come membri di diverse società, quindi membri di comunità diverse assegnano
agli eventi diversi significati.
APPADURAI: panorama etnico è panorama di persone che costituiscono il mondo, persone in
movimento
1997 PONTECORVO – OCHS – FASULLO “la costruzione sociale del gusto” studio su dinamiche fra
famiglie italiane e americane attorno alla tavola da pranzo.
2008 KREMER – SADLIK – FATIGANTE E FASULO, “Discourses on family time” riguardano la
qualità e il tempo esclusivo in famiglia. Americani: protezione del nucleo familiare dal mondo
esterno e dalla routine quotidiana con momenti esclusivi
Italiani: momenti spontanei con la famiglia all’interno dei vari contesti e routine con altri membri
della comunità e spazi sociali e istituzionali. ATTEGGIAMENTO è quindi: non una proprietà
individuale, ma costrutto dipendente anche dalla comunità culturale a cui si appartiene.
L’atteggiamento dei giovani rispetto l'immigrazione si fonda: Sul vissuto di esperienze
dirette
Secondo BilligAtteggiamenti e contesto sono strettamente legati tra loro
17) IL PREGIUDIZIO
PREGIUDIZIO= giudizio formulato prima che si abbia coscienza diretta dell’oggetto del
pregiudizio.
Si basa si convinzioni di carattere valutativo rispetto a persone. Consiste nella tendenza alla
generazione e all’ipersemplificazione, basata su conoscenze superficiali
Allport: antipatia o ostilità nei confronti del singolo o del gruppo, generalizzazioni non vere e
difficili da modificare. Non solo a parole ma anche implicito
1995 PETTIGREW e MEERTENS
1. Pregiudizi MANIFESTI O DIRETTI atteggiamenti di rifiuto intenzionali di altri gruppi,
percepiti come minacciosi – considerando il proprio INGROUP superiore, mentre
l’OUTGROUP è considerato inferiore
2. Pregiudizi SOTTILI O SUBDOLI sono atteggiamenti automatici, non verbali, che tentano di
difendere le tradizioni e valori del proprio INGROUP
Banissoni: PREGIUDIZIO E’ INTESO COME: atteggiamento che implica una reazione abbastanza
stabile, orientato a screditare un oggetto sociale.
Krech: Le tre componenti dell’errore di valutazione del pregiudizio:
1. Componente affettiva: sentimenti di ostilità nei confronti della vittima/e
2. Componente conoscitiva: assenza di conoscenza e contatti diretti con la vittima/e
conoscenze negative incongruenti tra loro
3. Tendenza all’azione: espressione comportamentale del pregiudizio manifestata in base alla
diffusione e al grado di condivisione sociale del pregiudizio stesso
IL PREGIUDIZIO E’ IRRAZIONALE, per questo difficile da modificare.
TEORIE SULLA FORMAZIONE DEL PREGIUDIZIO
1996 MAZZARA spiega l’irrazionalità del pregiudizio attraverso le teorie psicodinamiche, quindi
frutto di meccanismi inconsci di difesa ostilità= esito di conflitti interni.
1939 DOLLARD E MILLER - TEORIA DELLA FRUSTRAZIONE-AGGRESSIVITA’
Durante uno stato di frustrazione si genera uno stato di tensione psichica, che sfocia
nell’aggressività sull’oggetto della frustrazione, quando non è possibile perché l’oggetto non è
disponibile, ci si sfoga su altri oggetti “Capro espiatorio”
1960 ROCKEACH - TEORIA DEL DOGMATISMO E DELLA CONSEGUENZA DELLE CREDENZE
Le persone hanno bisogno di essere in accordo e condividere idee e opinioni comuni, con soggetti
che la pensano come loro o similarmente. Alcune persone sono meno tolleranti alla dissimilità.
ALLPORT Il pregiudizio nasce dalla generalizzazione di pochi eventi comporta inevitabili
errori di giudizio.
DUCKITT Il pregiudizio presuppone categorizzazione e si forma quando le persone sono viste
come membri di un gruppo connotato da componenti affettive e cognitive negative.
DISCRIMINAZIONE E CONFLITTO SOCIALE partono dal pregiudizio che è parte del sentirsi
INGROUP e appartenenti a gruppi categorie o stati sociali.
1979 TAJFEL E TURNER - TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE
Le persone tendono a mantenere un’identità sociale positiva, e cercano di partecipare a
gruppi valutati positivamente nel confronto sociale
Le persone aumentano di stima se appartengono a un GRUPPO SUPERIORE agli altri
Ipotesi chiave della teoria: un sistema di preservazione identitaria di valori e credenze che
giustificherebbe le azioni discriminatorie e negative verso l’OUTGROUP, considerati
minacciosi e devianti per l’INGROUP.
RAZZISMO DI FRONTSTAGE E DI BACKSTAGE
ANDERSON (PSICOLOGA) PREGIUDIZIO SOTTILE=BENIGN BIGOTRY un pregiudizio all’apparenza
innocuo e inoffensivo, complici le influenze socioculturali e storiche e leggi di segregazione.
Tra I MITI attraverso i quali trova espressione il fanatismo benevolo, vi è il mito dell’altro: slogan
siamo tutti uguali, in realtà nascondono discriminazione.
MITO DELLE SOCIETÀ MULTIENTICHE CONTEMPORANEE: nelle società americane e non “siamo
tutti uguali”, in realtà c’è un invisibile pregiudizio e muro ideologico
MITO DELLA CRIMINALIZZAZIONE DI CERTI GRUPPI: determinati gruppi etnici li riteniamo piû
criminali di altri e le loro azioni giudicate più gravi (omicidio stradale)
MITO DELLA NEUTRALITÀ (colorblind) : non considerare le differenze etniche, facendo finta,
mantenendo i privilegi della classe forte qualcuno pensa che essere ciechi di fronte alle
differenze sia il modo di risolvere le discriminazioni altri usano questo mito per mantenere i
privilegi della maggioranza
RAZZISMO PUBBLICO (frontstage) in cui ci presenta liberi da pregiudizi, ma poi in privato
(backstage) sono discriminanti, tipica frase “io non sono razzista…ma”
Razzismo pubblico e privato non sono distinti, ma fluidi e scivolosi.
La prospettiva cognitiva sostiene che I pregiudizi siano pre-cognizioni
18) LO STEREOTIPO
STEREOTIPO: dal greco STERÒS (rigido) e TYPOS (impronta), stampo della tipografia
1922 LIPMANN gli stereotipi sono generalizzazioni sono immagini mentali che aiutano la
comprensione della realtà che sarebbe troppo complessa da interpretare, LIPMANN contribuì alle
ricerche sugli stereotipi stereotipo: generalizzazione dal contenuto insensato utile a classificare
gruppi sociali
1933 KATZ e BRALY uno dei primi studi (su universitari bianchi americani, ai quali si chiedeva di
attribuire aggettivi forniti a diversi gruppi etnici). Le attribuzioni erano: influenzate da mezzi di
comunicazione, dalle valutazioni su comportamenti e aspetti fisici, legate allo stereotipo di quel
gruppo.
ALLPORT definisce gli stereotipi: dimensione ideativa della categoria immagini fisse che
descrivono una categoria e che usiamo per giustificare e razionalizzare la nostra condotta. Frutto
di due processi distinti: Categorizzazione e Generalizzazione
Quindi usiamo categorie per definire e generalizziamo facendone una cosa sola (tutti i cinesi fanno
kung fu)
TAJFEL dice che lo stereotipo non è ne negativo né postivo/presente in ciascun individuo, ma è
solo un processo di categorizzazione necessario per semplificare le info dall’esterno. PROCESSO
COGNITIVO. 10 anni dopo TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE: lo stereotipo è la valutazione che gli
individui hanno di se stessi sulla base del loro gruppo di appartenenza
SMITH- MACKIE-ATTILI: la creazione dello stereotipo passa attraverso: creazione di ruoli sociali
(fattori culturali, economici…) , attribuzioni di ruoli sociali a diversi gruppi, assunzione
comportamenti appropriati a ruoli sociali, attribuzione dei comportamenti associati al ruolo
sociale a caratteristiche di personalità.
CARATTERISTICHE E FUNZIONI DELLO STEREOTIPO
Le caratteristiche dello sterotipo:
1) Processo automatico che implica:
Classificazione sulla base di caratteristiche comuni
Discriminazione: formazioni di gruppi contrapposti sulla base delle
caratteristiche
Attribuzione delle stesse caratteristiche a persone dello stesso gruppo.
2) Sovragenerazioni resistenti al cambiamento
3) Presentano errore di contenuto e nucleo di verità rischio: verità immutabili non
aderenti con la realtà
4) Diviene processo di giustificazione del comportamento per mantenere senso di
coerenza del pensiero
5) Permettono una visione semplice e coerente del mondo
6) Possono essere modificati.
Le loro funzioni:
1. Economia del pensiero: permetti di avere schemi cognitivi che facilitano il modo di entrare
in contatto con la realtà con maggior rapidità
2. Psicodinamica: si proietta nell’altro tutto ciò che non si accetta di noi stessi o del proprio
gruppo
3. Di identità sociale: accettare gli stereotipi del gruppo vuol dire sentirsene parte.
MECCANISMI CHE MANTENGONO GLI STEREOTIPI
Gli stereotipi influenzano il pensiero e il comportamento. I processi cognitivi che bloccano la
revisione degli stereotipi sono: ATTENZIONE, SELEZIONE, INTERPRETAZIONE, MEMORIZZAZIONE
DELLE INFO
Gli studi hanno evidenziato che le persone tendono a percepire maggiormente le info congruenti
con i propri stereotipi e a dimenticare quelle che potrebbero disconfermarli.
EFFETTO PIGMALIONE: tendenza dell’avverarsi dell’aspettativa dell’insegnante
PROFEZIA CHE SI AUTO-AVVERA uno stereotipo determina un comportamento tale da far si
che le aspettative interne vengano confermate. Operano fuori dalla consapevolezza conscia
QUANDO UNO STEREOTIPO VIENE INTERIORIZZATO, poi viene richiamato automaticamente dalla
memoria, quando ci si troverà di fronte ad un membro dell’outgroup, indipendentemente dalla
volontà di riattivarlo o meno
RUDMAN E BORGIDA 1995 esperimento in 2 gruppi di uomini: controllo e sperimentale per
pubblicità sessiste, per attivare effetto DONNA-oggetto sessuale, nel colloquio successivo di
selezione con una donna che si candidava ad un lavoro di ricerca, le domande e gli atteggiamenti
del gruppo sperimentale erano sessisti, mentre nel gr. di controllo no.
BARGH e COLLEGHI 1996 studiarono l’effetto del PRIMING/ a lvello inconscio, esperimento di
compito al computer di uomini bianchi, con annullamento del test con volti di uomini di colore.
Ritenuti come ostili.
ASCH
esperimento su STIMOLI CHIARI (seduti intorno al tavolo con sperimentatore e sei suoi
complici, dove i sei davano risposte evidentemente scorrette, il risultato fu che il 76%
diede almeno una volta ragione alla maggioranza nonostante l’evidenza dell’errore)
quindi il gruppo interferirà sulle cognizioni personali, e può in molti casi modificarne il
risultato della percezione
TENDENZA ALL’UNIFORMITÀ
Molti studiosi del 1800 già credevano che la tendenza all’uniformità fosse una dote innata,
un istinto della natura umana
Adesso si concepisce la tendenza all’uniformità risultante da diversi fattori quali:
1. Norme sociali – regole informali apprese fin dall’infanzia (ce ne rendiamo cono
quando vengono infrante) Garfinkel
2. Modelli – imitazione del comportamento efficace altrui (se adottato da molte
persone si definisce CONTAGIO)
3. Il confronto sociale – in base al consenso sociale riscontrato pensiamo di fare bene
o male e ci interroghiamo. Uniformarsi agli altri ci solleva dai dubbi.
4. Il senso di autoconsapevolezza (self awarmess) – si sviluppa dai 18 mesi, grande
importanza per lo sviluppo psicosociale dell’individuo (si divide in
autoconsapevolezza Privata e pubblica)
KELLY Il gruppo fissa criteri che definiscono atteggiamenti e comportamento appropriati e
distribuisce premi o punizione a seconda che ci si adegui o meno.
Il confronto sociale serve a fissare questi punti di riferimento rispetto ai quali la persona può
valutare se stessa e gli altri.
L’uniformità (conformismo) si manifesta maggiormente se si esprimono i giudizi nei confronti
faccia a faccia rispetto a quando si è isolati ed è maggiore nei soggetti che si sentono parte di un
gruppo
DEUTSCH E GERARD coniano la TEORIA DELLA DIPENDENZA: membri del gruppo sono dipendenti
gli uni dagli altri e dalle norme del gruppo stesso; per 2 motivi:
1. Influenza normativa, ottenere approvazione dal leader, evitare la disapprovazione altrui,
acquiescenza conformistica
2. Influenza informativa, quando ci si affida al pensiero degli altri per ottenere informazioni
sulla realtà
Più le persone sono consapevoli più possone essere resistenti alla tendenza all’uniformità
20 ) L’OBBEDIENZA E L’AUTORITÀ
NORME sociali la vita sociale è agevolata dalle norme e convenzioni informali apprese fin
dall’infanzia
MODELLI le persone imitano altri per risparmiare tempo ed energie, trasmissione a molte
persone si chiama contagio
CONFRONTO SOCIALE misurare l’altrui giudizio su di noi in base al consenso, uniformarsi
solleva da dubbi
Il Conformismo è cedere alle pressioni sociali ed omologarsi agli altri
ALTO LIVELLO DI CONFORMISMO= Bassa Autostima, Alto Bisogno Di Approvazione, Basso Livello
Di Tendenza Autoritaria
MOTIVAZIONI DEL CONFORMISMO:
Le persone cercano di dare sempre una buona impressione di sé e delle proprie
esternazioni
Riteniamo corretto il mix fra ciò che valutiamo autonomamente e ciò che ci viene detto
dagli altri, se le due fonti non coincidono potrebbe subentrare un forte stress per il dubbio
su una delle due fonti.
Quindi le persone si omologano e si conformano al pensiero della maggioranza per 2 motivi:
1. Influenza d’informazione: presumiamo che gli altri abbiano più informazioni di noi
2. Pressioni normative: bisogno di piacere o di essere accettati dagli altri
Cenni storici: MILGRAM ebreo, new york 1933-1984 essendo ebreo cercò di capire perché le
masse furono indotte ad approvare il genocidio ebraico*.
1963 “esperimento EICHMANN” criminale Nazista, la domanda era: possibile che lui e i milioni di
soldati stessero obbedendo solo ad ordini.
Il tema era: come si potesse influenzare una persona normale a compiere atti crudeli e immorali
ad un innocente
Esperimento basato sugli studi SULL’OBBEDIENZA ALL’AUTORITÀ (anni 60) ETERONOMIA
(quando si avverte di non essere più libero di scegliere, ma strumento per eseguire ordini)
– Perdita di responsabilità personale = sto solo eseguendo ordini
Partecipanti: 40 uomini, fra i 20 e 50 anni di varia estrazione sociale. Con la scusa di un
esperimento sulla memoria. In realtà infliggevano scosse elettriche ad ogni risposta sbagliata. 65%,
26 su 40 obbedirono
Meccanismo:
1. Soggetti perdono la responsabiltà nell’eseguire un compito ordinato
2. L’obbedienza è una relazione di ruolo in cui si è subordinati
3. L’obbedienza ricolloca un significato che viene ridefinito dall’ordine all’azione
La coscienza personale può essere guidata e condizionata dall’altro (stato
eteronomico) con tre condizioni:
1. Percezione di legittimità (in questo caso x la scienza)
2. Adesione al sistema di autorità
3. Pressioni sociali (disobbedire allo sperimentatore varrebbe a disobbedire o
rompere un patto)
COLORO CHE DISUBBIDIRONO LO FECERO per porre fine al loro forte stress e alla consapevolezza
di aver disatteso le aspettative dello sperimentatore ed aver rotto con lui.
POCHE PERSONE HANNO RISORSE NECESSARIE PER DISOBBEDIRE AD AUTORITA’ (MILGRAM)
è stato dimostrato che:
Nell’esperimento il sesso dei soggetti è irrilevante
L’esecuzione del compito veniva effettuata anche in presenza di soggetti
dichiarati cardiopatici
MILGRAM conclude che: tutto sta nell’incapacità di contrastare i desideri del capo, perché
ognuno di noi ha un senso di accondiscendenza all’autorità profondamente radicato in noi
deferenza dell’autorità. (reazione automatica all’autorità) che per noi è fonte normativa e utile
scorciatoia per eseguire i compiti.
CONCLUSIONI: estrema disponibilità a eseguire gli ordini. CHI OBBEDISCE NON SI SENTE
RESPONSABILE
Le caratteristiche che ci inducono ad obbedire:
Distanza dalla vittima: se non la vediamo siamo più indotti ad obbedire. Se ne vediamo la
sofferenza obbediamo meno
Prestigio: della sede o dell’autore
Presenza fisica dell’autore: se il leader è presente obbediamo di più, se ci controlla
qualcuno che non ha potere legittimo obbediamo meno
Libertà di scelta: l’intensità della scossa diminuiva se il soggetto veniva lasciato libero
Sostegno sociale: con il sostegno sociali il soggetto riesce ad obbedire meno
Percezione della responsabilità: se siamo ritenuti responsabili non eseguiamo ordini
immorali, altrimenti obbediamo di più.
Milgram dimostrò che l’obbedienza cieca poteva essere la base psicologica universale della
banalità del male e la spiegazione sociale dell’Olocausto.
BAUMRIND chiese se l’esperimento fosse etico e se potesse offrire reale comprensione
sull’agire delle persone nel mondo reale
PERRY definì Milgram un cow boy della psicologia perché non si era trattato di un esperimento
ma 24 esperimenti diversi che non potevano essere omologati. Sospettava anche di falsificazione
dei dati.
BURGER esperimento simile che però terminava quando il soggetto tirava la leva. Il 70% lo fece.
ROCHAT “EFFETTO MILGRAM” Aveva spiegato il nazismo anche se con difetti ed errori
REICHE le persone non sono passive ma cercano di inquadrare il loro comportamento come un
segnale positivo. Si adattavano perché stavano costruendo una pagina della scienza
Obbedienza= elemento fondante della vita sociale. Solo chi vive in isolamento non è costretto a
sottomettersi ad ordini esterni. Meccanismo psicologico che unisce uomini e sistemi di autorità.
Secondo il seguente meccanismo, in base al consenso ottenuto e
all’osservazione delle altre persone, giudichiamo valido o meno il nostro
comportamento: Confronto sociale
Ci si riferisce a quella sorta di uguaglianza realizzata quando la persona
cede alle pressioni sociali che la obbligano ad essere simile alle altre
persone: Conformismo
Per reazione automatica all’autorità Milgram intende: La tendenza
inconsapevole con cui utilizziamo le informazioni che un’autorità
riconosciuta come scorciatoia utile per decidere come comportarci in
una certa situazione
Il Gruppo in adolescenza:
Saottini: funzione mentale nella costruzione dell’idea di sé
Frontiera tra famiglia e mondo esterno
Contiene ansie e incertezze tipiche dell’adolescenza
Palestra di vita
L’APPRENDIMENTO NEL GRUPPO DEI PARI
BRUNER apprendimento avviene in comune e si forma la costruzione sociale della conoscenza
DOISE E MUGNY le performances dei bambini che svolgono compiti da soli sono peggiori che se
fatti insieme ad altri.
DAMON 1984 PEER LEARNING questa influenza positivamente il rendimento scolastico e
l’autostima del ragazzo. ha verificato i principi dell’apprendimento tra pari:
- Sostenere l’autostima
- Risvegliare l’interesse
- Incrementare il rendimento scolastico
- Incoraggiare il comportamento pro-sociale.
L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO (COOPERATIVE LEARNING) è fatto dagli alunni stessi che
condividono impegni e responsabilità, l’insegnante diventa un FACILITATORE e GUIDA
DELL’APPRENDIMENTO – apprendistato cognitivo. Affiché sia efficace è necessario:
Reale interdipendenza tra i membri nella realizzazione di un compito
Impegno nel mutuo aiuto
Senso di responsabilità
Attenzione alle abilità sociali e interpersonali nello sviluppo dei processi
SLAVIN - MODELLO DELL’APPRE NDIMENTO DI SQUADRA (STUDENT TEAM LEARNING)
motivazione estrinseca (ricompensa) – conseguimento obiettivi – resp. Individuale
PEER EDUCATION (influenza ed educazione reciproca tra pari) utile per l’educazione sessuale
contro le malattie – contro il bullismo e le violenze fra coetanei
Peer helpers= alunni incaricati di aiutare i coetanei nell’apprendimento (tutor)
L’INFLUENZA DEL GRUPPO DEI PARI
Fonte di rischio (mediate dalle esperienze familiari) o di protezione. Se nel gruppo dei pari si ha
rifiuto potrebbe crearsi un gruppo composto da pari che hanno ricevuto il rifiuto creando
condizioni di disagio e devianti e disturbi della condotta.
La convinzione di saper gestire con efficacia i rapporti interpersonali costituisce un elemento
protettivo ai fini del proprio benessere e sviluppo psicologico in quanto consente di:
insaturare e mantenere relazioni positive
resistere alle pressioni trasgressive dei compagni.
Tra le varie funzioni:
Autoefficacia sociale percepita convinzione di essere in grado di interagire assertivamente
con i compagni pone al riparo da sentimenti depressivi
Autoefficacia regolatoria percepita convinzione di essere in grado di resistere alle
pressioni trasgressive dei compagni, contrasta le condotte antisociali e l’uso di sostanze.
(BANDURA)
Il comportamento antisociale è presente nei bambini che:
1. Attribuiscono agli altri intenzioni ostili
2. Manifestano facilmente atteggiamenti aggressivi
AGGRESSIVITA’:
Proattiva – senza provocazione da parte dell’altro
Reattiva – in risposta a provocazione o costrizione
BRAIN DIVERSE TIPOLOGIE DI COMPORTAMENTO AGGRESSIVO RILEVABILI IN 4 FATTORI:
Che ci sia la Potenzialità di arrecare danno alla vittima
Che siano atti intenzionali
Che siano atti che producono eccitazione
Che l’azione sia avversa e punitiva con la vittima
Questi fattori caratterizzano anche il comportamento del bullismo
3. Manifestano scarsamente atteggiamenti prosociali
I COMPORTAMENTI ANTISOCIALI nello sviluppo possono rispondere a bisogni interni di:
Funzione di adultità cercare di assumere atteggiamenti da adulto
Funzione di trasgressione x indipendenza ed autonomia
Funzione di identità affermazione di sé attraverso atteggiamenti esasperati e vistosi
Funzione di fuga dalla realtà per far fronte a disagi e conflitti
Funzione di costruzione di un legame sociale con i pari attraverso comportamenti
ritualizzati.
Funzione di visibilità sociale per essere notati e riconosciuti
LA TRASGRESSIONE in età evolutiva ha due funzioni: ESIBIZIONE SOCIALE e MECCANISMO
CONTRO-FOBICO.
Il BULLO la vive come un atto di:
Anticonformismo
Sfida delle convenzioni sociali
Coraggio per conquistare la stima altrui e per vincere la propria paura
Gruppo dei pari regolatore e mediatore dei processi di socializzazione con funzioni protettive
e promozionali ma anche amplificazione di rischi di pressione dinamica verso la delinquenza.
Cultura mafiosa
l modello che si fonda su l'interdipendenza positiva, l'interazione diretta costruttiva,
le abilità sociali, la responsabilità individuale e la valutazione del lavoro di gruppo
è: Il modello di apprendimento cooperativo del learning together elaborato da Johnson et al. nel 1996
La convinzione di saper gestire con efficacia i rapporti interpersonali costituisce un
elemento protettivo ai fini del benessere e sviluppo psicologico e sociale in quanto
consente: Di instaurare e mantenere relazioni positive di amicizia, di accettazione reciproca e
collaborazione, di resistere alle pressioni trasgressive dei/lle compagni/e
Per Bruner (1984) l'apprendimento è essenzialmente un'attività che si
svolge in comune e, allo stesso tempo, che coinvolge: La costruzione
sociale della conoscenza
23) LA LEADERSHIP
IL LEADER
Status: attribuito in base alle aspettative circa la competenza (+ o – prestigiosa)
Ruolo: attribuito in base alle aspettative condivise sulle modalità in cui un individuo dovrebbe
comportarsi all’interno del gruppo.
I risultati confermarono che i giudizi dei gruppo che avevano ricevuto gli stimoli producevano
l’effetto della categorizzazione. i soggetti esageravano le differenze tra le due categorie
mentre il terzo gruppo giudicava le linee più simili tra loro.
EFFETTI della CATEGORIZZAZIONE - TAJFEL:
1. Accentuata Somiglianza intracategoriale: aumento somiglianza fra persone dello
stesso gruppo (si considerano più simili tra loro solo perché fanno parte del gruppo)
2. Accentuata differenza intercategoriale: aumento differenza fra persone di gruppi
differenti
3. Effetto di omogeneità dell’outgroup: gli altri sono tutti uguali e diversi da
4. Ingroup Vs Outgroup: non conoscendo bene i membri estranei al gruppo, si
tipicizzano
5. Favoritismo per il proprio gruppo: discriminando l’outgroup
HEIDER – ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE contribuisce alla formazione di stereotipi
distorti Attribuire le cose positive dell’INGROUP a fattori interni e le cose negative a fattori esterni,
mentre si pensa dell’OUTGROUP l’opposto.
TAJFEL 1971 esperimento sulla categorizzazione “PARADIGMA DEL GRUPPO MINIMO”
Divisione in due gruppi di ragazzi 14-16 anni, in base alla scelta di un quadro, ma in realtà a
caso. Conoscevano solo i membri del proprio gruppo. Non c’era nessun rapporto di
interdipendenza, dovevano solo risolvere un compito comune.
Viene detto loro che lo studio era sui processi decisionali ma non era il vero obiettivo
Somme di denaro da dare ai membri di entrambi i gruppi
Denaro dato in maggiore quantità ai membri del proprio gruppo diversità di giudizio nel
valutare i comportamenti di ingroup e outgroup GIUDIZIO ETNOCENTRICO che
permette di mantere un’immagine positiva di sé.
PROTOTIPO: insieme di attributi che descrive un gruppo e lo distingue da altri, obbediscono al
principio del metacontrasto, ovvero un contrasto fra contrasti (es: le sedie possono essere diverse,
ma sono comunque più simili tra loro rispetto ad un tavolo)
RELAZIONI INTERGRUPPI
Protocolli di negoziazione:
Contrattazione: accordo tramite negoziazione diretta
Mediazione: una terza parte neutrale interviene nella negoziazione
Arbitrato: una terza parte neutrale impone un accordo vincolante per entrambi
L’insufficienza cronica di contatto intergruppi e la scarsa opportunità di incontrare membri
reali di un altro gruppo opposto facilitano lo sviluppo del: Pregiudizio del conflitto tra i gruppi
Gli stereotipi negativi che portano a temere: L’ansia intergruppo immaginata o prevista
Le tensioni tra cooperazione e competizione intergruppo sono simili alle
tensioni tra: Fusione e individuazione a livello interpersonale
26) L’AGGRESSIVITÀ
HOBBES 1588 scrive il “LEVIATANO” che descrive l’uomo come naturalmente orientato
all’aggressività verso i suoi simili e le istituzioni sociali hanno il compito di mediare e reprimere le
tendenze antisociali (uomo come LUPO DIVORATORE=homo hominis lupus). La sua teoria viene
definita ontologia deterministica e materialistica
ROUSSEAU 1712 La società corrompe l’uomo, che era nato naturalmente buono
FREUD comportamenti umani sono in relazione fra natura umana e richieste della società, l’uomo
vive fra due tensioni: l’EROS (= VITA autoconservazione) E IL THANATOS (= MORTE
autodistruzione)
Le relazioni sociali sono dominate da una frustrazione civile, il progresso civile chiede all’uomo la
rinuncia alla propria felicità
APPROCCIO ETOLOGICO (comportamento umano nell’ambiente) naturalità
dell’aggressività umana
LORENZ 1963 etologo e filosofo afferma che l’uomo è aggressivo per la sopravvivenza
perché l’ambiente sociale è pieno di insidie ed ha poche risorse, quindi l’aggressione è
necessaria per la persona e la conservazione della specie.
TIPI DI AGGRESSIVITÀ
ATTILI – HINDE 1986 categorizzato i tipi di aggressività in base a tendenza a : Assertività e
aggressività
1. Aggressività strumentale: comportamento calcolato e freddo x il raggiungimento di
determinati scopi quali affermazione di sé stesso e del proprio gruppo.
2. Aggressività criminale: atti delinquenziali prodotti all’interno di un crimine,
collegata a paura.
3. Aggressività ostile: atto senza provocazione con l’unico scopo di generare danno
all’altro, con una propensione personale ad essere violenti, ma può sottostare
anche un bisogno di affermazione di sé stesso e della propria autonomia.
4. Aggressività di difesa o ritorsione: quando l’aggressività emotiva viene messa in
atto come risposta ad un attacco o una provocazione intenzionale
5. Aggressività emotiva: di solito agita in relazioni intime con violente esplosioni di
rabbia, molto simile all’aggressione ostile
6. La violenza dissociale: per ottenere l’approvazione di un gruppo particolare. È di
tipo assertivo più che aggressivo
7. Aggressività bizzarra : aggressività messa in atto da soggetti psicopatici
LE PRINCIPALI TEORIE SULLO SVILUPPO DEL COMPORTAMENTO ANTISOCIALE
TEORIA DELLA DEGENERAZIONE E LA PERSONALITÀ PSICOPATICA (LOMBROSO): l’uomo,
a seguito di patologie che coinvolgono le funzioni mentali superiori e le inibiscono, si
brutalizza tornando primitivo (atavismo) incapace di rispondere alle norme della civiltà
evoluta.
PERSONALITÀ PSICOPATICA (SCHNEIDER) (libro psicopatici amorali): l‘autore identifica 10
tipologie fondamentali accomunate tutte da una Disgenesia della personalità
(disorganizzazione della psiche):
1. IPERTIMICI hanno una persistente tonalità ipomaniacale del tono dell’umore, alti
livelli di energia con particolare resistenza alla fatica fisica ed intellettuale ed un
ridotto bisogno di sonno. Nelle relazioni interpersonali sono estroversi, espansivi,
loquaci ed assertivi. La grande capacità d’iniziativa e l’elevata autostima
determinano un atteggiamento di sicurezza e intraprendenza tale da portare
spesso questi soggetti a occupare posizioni di comando.
2. DEPRESSIVI caratterizzato da tono dell’umore stabilmente depresso, persistente
sentimento di tristezza, basso livello di energia, evidente soprattutto al mattino,
ipersonnia, scarsa autostima, tendenza all’autosvalutazione e ad una visione
pessimistica globale
3. INQUIETI
4. FANATICI è una persona che aderisce incondizionatamente ad una realtà per lo
più ideale, che pertanto difende con cieca passione e che, in quanto tale, non può
essere messa in discussione da nessuno
5. QUELLI CHE SI DEVONO FAR VALERE
6. INSTABILI dovuti alle carenze affettive o traumi infantili si riferisce alla tendenza
a sperimentare emozioni negative, come rabbia, ansia o depressione e ad
essere vulnerabili allo stress
7. ESPLOSIVI
8. APATICI Incapacità prolungata o abituale di partecipazione o di interesse, sul
piano affettivo o anche intellettivo
9. ABULICI L'abulia si riferisce sia ad un disturbo dell'attività intenzionale, per cui
l'individuo si sente incapace di prendere decisioni anche in situazioni poco
rilevanti; sia a un disturbo della motivazione, per cui l'individuo si sente incapace
di portare a termine l'azione anche quando questa è desiderata.
10. ASTENICI con emozioni accompagnate da depressione
Queste personalità danno origine a: delinquenza, sessualità patologica, conflittualità contestuale.
LA FRUSTRAZIONE genera l’aggressività, quindi l’aggressività non come innata ma come frutto di
tale stato interiore.
DOLLARD E MILLER 1939 primi studiosi a esplorare il fenomeno – persona aggressiva non perché
dominata da un istinto, ma indotto da una pulsione derivante da una frustrazione, che insorge
quando la persona trova ostacoli fra sé ed i suoi obiettivi
Frustrazione e aggressività: RAPPORTO BIUNIVOCO la frustrazione determina una reazione
aggressiva e l’aggressività è generata da frustrazione
Risultati le persone sottoposte a situazione frustrante erano più propense a dare la scossa. La
sola presenza dello stimolo aggressivo non basta ad attivare la risposta aggressiva, ma serve uno
stimolo d’animo spiacevole che attivi l’associazione tra stato d’animo e comportamento
aggressivo, rendendolo più probabile.
MILGRAM I comportamenti antisociali nascono solo se presenti determinate caratteristiche.
Durante il suo esperimento le persone erano sottoposte ad uno stato eteronomico quindi nella
loro percezione prevaleva la norma all’obbedienza e all’autorità. Nelle relazioni di tipo gerarchico
la persona di status inferiore percepisce un annullamento della responsabilità personale per la
propria condotta e si sente di agire per conto di qualcuno.
L’IMITAZIONE nel 900 con l’avvento della teoria delle folle prende corpo l’idea che
l’aggressività nasca dall’imitazione
ZIMBARDO ESPERIMENTO DELLA PRIGIONE DI STANFORD Nell’esperienza psicologica la
finta prigione era diventata vera. Assumere funzione di controllo induce ad assumere le norme e le
regole dell’istituzione come unico valore a cui il comportamento deve adeguarsi. Ridefinizione
della situazione.
TARDE 1904 imitazione principio base del comportamento sociale (IMITAZIONE TARDIVA)
LE BON 1895 (deindividuazione) spiegava questo fenomeno con la suggestione come una sorta di
ipnosi collettiva, le folle tendono a perdere:
Identità personale
La consapevolezza
Senso di responsabilità
Alimentano la comparsa di impulsi antisociali
Gli individui personalmente sono capaci di razionalità e di censura, controllo che perdono con la
FOLLA
Attraverso l’imitazione, essa è fondamentale per lo sviluppo psicomotorio del bambino che in
PIAGET avviene all’interno dello stadio SENSOMOTORIO dove si conclude.
I. Fase 0 e 1 mese non distingue fra se e l’altro
II. Fase fra 1 e 4 mesi non imita ma riproduce gesti e suoni già presenti nei suoi
schemi
III. Fase fra 4 e 8 mesi non vera e propria imitazione ma parent training
IV. Fase 8 e 12 mesi imita le espressioni facciali
V. Fase dai 12 mesi sperimenta azioni mai compiute in passato con l’imitazione
estemporanea in risposta all’adulto
VI. Fase 18 e 24 mesi acquisisce capacità di imitazione di fatti precedenti ed acquisiti
mentalmente
BANDURA nella teoria dell’apprendimento sociale 1977 dimostra come l’imitazione abbia
un ruolo decisivo nell’attivazione dei comportamenti antisociali in situazioni di:
Esperienza diretta (associazione tra comportamento e conseguenze)
Osservazione di qualcuno che compie un dato comportamento
OSSERVAZIONE – RINFORZO - ADOZIONE DELLE RISPOSTE OSSERVATE
OBBEDIENZA ALL’AUTORITÀ E LA DEINDIVIDUAZIONE
MILGRAM 1974 Esperimento: esperimento della sedia elettrica da 15 a 450 volt, il 65% azionò la
leva a 450 volt i soggetti erano posti in uno stato ETERONOMICO quindi obbedivano all’autorità
che impartiva l’ordine. Maggiore era la vicinanza allo sperimentatore, maggiore l’obbedienza.
Maggiore la vicinanza della vittima, minore l’obbedienza. GENTE NORMALE PUO’ RENDERSI
COMPLICE DI UN PROCESSO DI DISTRUZIONE
ZIMBARDO 1971 Esperimento: del finto carcere dell’università di palo alto. La prigione finta nella
psiche delle cavie era diventata una prigione vera. IL PROCESSO DI DEINDIVIDUAZIONE induce:
1. Perdita di responsabilità personale
2. Indebolimento dei controlli basati sul senso di colpa, vergogna, paura
3. Indebolimento dei processi che inibiscono l’espressione di comportamenti distruttivi
Riteneva che l’imitazione fosse il principio alla base del comportamento
sociale, soprattutto nei grandi gruppi: Tarde
Tentava di spiegare questo fenomeno con la suggestione, da lui ritenuta
una sorta di ipnosi collettiva: Le Bon
Second il seguente autore "gente normale può (…), da un momento
all’altro, rendersi complice di un processo di distruzione": Milgram
Implica una diminuita consapevolezza di sé e un'aumentata
identificazione e sensitività agli scopi a alle azioni intraprese dal gruppo:
La deindividuazione
29) LA DEINDIVIDUAZIONE
Oltre alla FRUSTRAZIONE, all’IMITAZIONE, all’APPRENDIMENTO anche l’ESCLUSIONE SOCIALE e il
RIFIUTO possono causare una reazione Aggressiva, se a questo aggiungiamo depersonalizzazione
e deindividuazione, ciò può portare a comportamenti violenti (VILLANO)
BERKOWITZ 1983 esperimento con immersione di mano in acqua gelata con reazione rabbiosa.
ipotesi una persona ostracizzata, provando dolore intenso interiore possa reagire
aggressivamente. + sarò ferito + proverò rabbia. Se poi si aggiunge un sentimento di
depersonalizzazione e deinidividuazione potrebbe aumentare la possibilità di modelli violenti
LE BON (1841-1931) antropologo, psicologo, sociologo francese è sua la TEORIA DELLA
DEINDIVIDUAZIONE nella folla le persone tendono a perdere:
identità personale
consapevolezza
senso di responsabilità
alimentano gli impulsi antisociali
le persone sanno controllare le pulsioni negative con la censura e la razionalità, ma quando si
trovano nella folla ne perdono il controllo, grazie all’imitazione e alla suggestione.
In quest’ottica FOLLA = entità di unione di persone come collettività incosciente mentalità di
gruppo.
LE BON ed il suo libro “PSICOLOGIA DELLE FOLLE 1895”: La folle assume un’accezione negativa,
una forza di distruzione, esalta invece le minoranze come forza capace di creare.
fu ispiratore di HITLER e il suo MEIN KAMPF scritto seguendo la tecnica di propaganda
descritta da LE BON
Anche STALIN, MUSSOLINI e ROOSEVELT lessero il libro adottando le tecniche di LE BON
Persona, condotta e
ambiente morale si
interfacciano tra loro
DINAMICHE SCATURITE
Secondo ZIMBARDO l’effetto Lucifero prolifera nell’ambiente politico economico e i fattori di
mantenimento sono:
Forti ideologie
Serrata burocrazia
Sistema gerarchico rigido
Questi fattori vanno a determinare i BAD BARREL (contenitori malvagi) dove le persone si
trasformano in antisociali subendo l’influenza del contesto.
DINAMICA DI TRASFORMAZIONE DELLA PERSONA vittima dell’effetto lucifero
6 FASI:
1. Deindividuazione – divento anonimo, parte del gruppo mi spersonalizzo, mi
deresponsabilizzo.
2. Deumanizzazione- riduco l’altro a essere inferiore, viene meno il legame di empatia con
l’altro
3. Conformismo – mi uniformo alla massa
4. Eterodirezione – mi faccio guidare dall’autorità, il comportamento assunto non è mio
5. Obbedienza – faccio tutto ciò che mi viene richiesto
6. Diffusione di responsabilità – inazione e indifferenza
RUOLO DELL’EMPATIA
HOFFMAN 1975 studia il comportamento prosociale e il ruolo che riveste l’empatia (=attivazione
emotiva che rende le persone più disponibili alla comprensione, alla tenerezza, alla simpatia di
una persona in difficoltà) che è:
Precedente all’aiuto
Attiva emozione che rende la persona orientata verso l’altro
Favorita se le persone si percepiscono come simili
Si muove attraverso l’osservazione, poi un senso di disagio, una reale preoccupazione per
la sorte dell’altro, azione per alleviare la sofferenza dell’altro
Osservare in maniera empatica genera due tipi di reazione: disagio personale e reale
preoccupazione per l’altro.
Requisito essenziale della risposta empatica è LA DIFFERENZIAZIONE TRA SE’ E ALTRO DA SE’
altrimenti non si possono distinguere le motivazioni altruistiche da quelle egoistiche
CIALDINI (egoistica) le persone con uno stato d’animo negativo in relazione all’osservazione
empatica dell’altro, agiscono una risposta altruistica non per reale interesse dalla sofferenza ma
per migliorare il proprio umore. I comportamenti prosociali deriverebbero da una motivazione
egoistica: rimuovere la propria angoscia per la vista della sofferenza altrui. Ecco perché le persone
non intervengono se sanno che ci sono altre persone.
BATSON - MODELLO DI EMPATIA E ALTRUISMO dove la preoccupazione per la sofferenza altrui è
una valida spiegazione ai comportamenti prosociali e NON CORRISPONDONO ad un bilancio costi-
benefici
EMPATIA ATTRAVERSA 4 STADI
1. Riconoscimento delle emozioni: discriminazione dei propri stati emozionali da quelli altrui
2. Presa di prospettiva: Assunzione della prospettiva dell’altro
3. Replicazione delle emozioni: la risposta emozionale dell’altro
4. Decisione di risposta che implica la capacità di riflettere sui sentimenti altrui e decidere di
agire tenendone conto o ignorandoli
LO SVILUPPO DEL SENSO EMPATICO
PIAGET:
Nascita: i bambini piangono se sentono altri bambini piangere, ma non è empatia perché
manca la componente della differenziazione tra sé e l’altro.
2 mesi superamento dell’egocentrismo radicale il neonato inizia a differenziare sé stesso e
gli altri
9-12 mesi primi segni di autoriconoscimento, paura dell’estraneo differenzia le persone in
base all’età e al sesso
12- 24 mesi sviluppo dell’autoconsapevolezza, attivazione comportamenti prosociali come
consolare
24-36 mesi il baby capisce che gli altri non percepiscono i pensieri della sua mente.
Sviluppo dell’autoconsapevolezza e costruzione del sé categorico.
42 mesi capacità prosociale di role taking
32) EROISMO
Tutti noi siamo influenzati ogni giorno
Una delle forme di influenza più potente è l’AUTOPERSUASIONE (self-persuasion) persuasione
del sé –> in cui le persone sono incoraggiate a impegnarsi in pensieri personali e processi
decisionali. Il meglio dell’umanità consiste in quelle persone che passano da osservatori passivi
ad attori attivi che agiscono da eroi. Vanno distinti da quelle persone che centrano la loro intera
esistenza sul sacrificio per il bene comune.
ZIMBARDO BANALITÀ DELL’EROISMO Qualcosa nel contesto ispira l’immaginazione eroica
spingendo persone ordinarie verso azioni eroiche.
L’immaginazione eroica presente nel contesto può spingere persone ordinarie a effettuare AZIONI
EROICHE, questo contesto è comunque importante per dare la possibilità ad ogni membro di agire
giustamente in una causa morale.
Esistono 2 tipi di eroismo: 1 A RISCHIO FISICO - 2 A RISCHIO SOCIALE
Gli psicologi hanno diviso gli aspetti positivi in:
Comportamento prosociale: benefici ai membri del gruppo e alla persona stessa che lo
attua (autostima e accettazione)
Altruismo: comportamento positivo che arreca beneficio solo a chi lo riceve
Il fattore motivante che separa questi 2 comportamenti è L’EMPATIA
LA TECNICA DEL PIEDE NELLA PORTA (foot in the door technique) ZIMBARDO è una strategia di
persuasione che utilizza il metodo di convincere qualcuno a fare qualcosa di piccolo, per poi fargli
fare qualcosa di più grande, come i venditori porta a porta. Il comportamento morale può essere
coltivato gratificando i comportamenti positivi.
Limiti:
Considera il linguaggio al pari di una prestazione verbale lasciando sullo sfondo l’aspetto
della comprensione
Il linguaggio viene analizzato solo nelle sue componenti verbali
È considerato un processo che si conclude in sé.
Sostenitore di una concezione del bambino come protagonista e, insieme all’adulto, co-
protagonista del proprio sviluppo: PIAGET non è possibile isolare il linguaggio dal contesto
generale perché è solo una parte della rappresentazione simbolica del suo agire.
Piaget distingue:
fase PRELINGUISTICA: il neonato è predisposto all’elaborazione e alla produzione di suoni
che coincidono con strilli finalizzati alla segnalazione di esigenze fisiologiche ed è in grado di
riconoscere e distinguere il suono della voce materna
fase LALLAZIONE (assoc. Cons. e vocale): 3 mese, dal settimo - ottavo mese la LALLAZIONE
si mischia a fonemi della propria lingua
fase MONOSILLABICA: 10-18 mesi il bambino comincia a comunicare utilizzando una parola
per volta scelta secondo uno scopo chiaro: Monosillabica (si-no) vuol dire che il bambino
comprende la richiesta dell’ambiente, comunicazione ancora fortemente unidirezionale
Per PIAGET dal 18 mese in poi avviene l’acquisizione del linguaggio
mo
fase LINGUAGGIO TELEGRAFICO: 18-24 mesi l’infante combina le parole per formare
espressioni semplici di 2-3 elementi, pur essendo ormai in grado di comprendere frasi
complesse,
fase acquisizione grammaticale e sintattica (stadio preoperatorio): 2-6 anni fase
dell’egocentrismo infantile (discorso come un monologo) se avviene in gruppo si parla di
monologo collettivo (parla a se stesso davanti agli altri)
VYGOTSKIJ 1936 parla delle origini socio-culturali della comunicazione che svolgono ruolo
fondamentale nello sviluppo del linguaggio al pari delle funzioni mentali superiori quali pensiero e
intelligenza. Durante lo sviluppo culturale del bambino ogni funzione compare sia a livello sociale
(interpsicologico= nell’interazione con gli altri) che a livello specifico (intrapsicologico: all’interno
dell’individuo). Lo sviluppo conoscitivo avviene nella Zona di sviluppo prossimale dove la
collaborazione con i pari e la guida degli adulti contribuiscono alla risoluzione delle questioni.
Quest’area è sostenuta dell’esterno NESSO SPECIFICO TRA PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE
CULTURALE E PROCESSI DI SVILUPPO INDIVIDUALE. lo sviluppo del linguaggio avviene
parallelamente allo sviluppo generale. Le abilità e i modelli non sono fattor innati ma attività
esercitate all’interno delle istituzioni sociali della cultura in cui si cresce. Il pensiero è
determinato della storia della società di riferimento.
LE TEORIE INTERAZIONISTE
Il terapista clinico strategico utilizzerà le sue conoscenze e teorie di riferimento come ipotesi utili
per rapportarsi al mondo, non come verità assoluta adattandole al cliente, alla situazione, al
contesto
Si tratta di un approccio pragmatico, essenzialmente interpersonale, rivolto al Raggiungimento di
precisi obiettivi.
Il Focus dell’intervento è il cambiamento e la ristrutturazione delle relazioni, l’analisi dei
comportamenti e delle strategie del cliente fino ad allora sono risultate inefficienti. Obiettivo
strategico è lo spostare il punto di osservazione del soggetto da una prospettiva rigida ad una
elastica, che aumenti il campo di azione strategico.
L’approccio strategico deve i suoi natali e il suo sviluppo all’opera di MILTON ERIKSON che ha
definito diverse strategie e metodi d’intervento per la risoluzione in tempi brevi di problemi di
ordine psichico e comportamentali ampliando la psicoterapia con l’IPNOSI e la SUGGESTIONE, il
terapeuta si assume la responsabilità di influenzare l’utente.
L’approccio strategico usa:
linguaggio suggestivo e ipnotico: non aggiunge nulla di nuovo ma lo aiuto ad utilizzare le
proprie risorse in modo differente.
Comunicazione ipnotica: permette di sospendere rigidi meccanismi relazionali appresi nel
corso della propria storia evolutiva e dall’interazione con l’ambiente, di ristrutturarlo, per
poi riappropriarsene.
IPNOSI: strumento rieducativo in grado di riattivare le potenzialità irrigidite del cliente
BATESON, HALEY, in un sistema, cambiare un piccolo meccanismo vuol dire generare una
REAZIONE A CATENA, che modificherà tutto il meccanismo. Si cerca nell’intervento strategico di
focalizzarsi su obiettivi apparentemente minimi in modo da ridurre la resistenza al cambiamento
del cliente.
LA SCUOLA DI PALO ALTO (anni ‘60)
si occupa prevalentemente della funzione Pragmatica (pratica) della comunicazione sia nella
forma verbale che non verbale, capace di provocare eventi nei contesti di vita.
Si sono occupati delle psicopatologie sotto un ‘ottica multifattoriale.
Pubblicazione de La pragmatica della comunicazione umana (Watzlawick, 1967) offre un
parallelismo tra: Comunicazione e matematica, l’osservazione dell’individuo mentre comunica è
la chiave per la comprensione della psiche, quello che sappiamo di una persona è il suo
comportamento. Come la funzione matematica viene definita della relazione tra variabili, la
sostanza delle nostre percezioni è definita dalla relazione tra le cose e non dalle cose in sé.
Il presupposto alla base dell’approccio pragmatico della comunicazione è l’impossibilità di non
avere un comportamento. Comportamento e comunicazione sono sinonimi, non esiste l’uno
senza l’altro
TECNICHE DI INTERVENTO
TECNICA DEL RICALCO: utilizzo del linguaggio con cui il cliente si relaziona con sé stesso e
con la realtà che lo circonda Serve a catturare ed aggirare le resistenze, usare metafore e
finzioni comunicative per far aprire clienti con problemi e con difficoltà a parlare, così da
interagire in modo indiretto. comunicazione indiretta facendo ricorso al linguaggio
analogico (metafore, aforismi). Pur non coinvolgendo direttamente il paziente porta a uno
stato di attivazione interiore.
TECNICA DELLA RISTRUTTURAZIONE cambiare lo sfondo concettuale ed emozionale in cui
il cliente colloca il suo disagio, ponendolo all’interno di una cornice alternativa
Consente di mutare la realtà di secondo ordine (i fatti attribuiti alla propria realtà),
lasciando quella di primo ordine immutata (i fatti concreti)
TECNICA DEL PARADOSSO modificare la rigidità percettiva e reattiva attraverso azioni e
comunicazioni paradossali illogiche e impreviste
È possibile amplificare fissazioni e lamentele del cliente tanto da portarlo a rassicurare il
terapeuta stesso
TECNICA DELLA RESISTENZA ascoltare la resistenza e dare significato a tutto ciò che viene
riportato come messaggio ed informazione retroattiva e di correzione dell’intervento,
perdendo il significato proprio, andando verso la cooperazione.
TECNICA DELL’ILLUSIONE DI ALTERNATIVE il clinico fa scegliere al cliente due alternative
(che in realtà portano allo stesso risultato) creando l’illusione che esistano solo queste due
possibilità. Di solito si applica quando si sa già che il cliente non eseguirà un compito,
quindi gli si sottometterà un compito molto ansiogeno ed uno meno ansiogeno possibile da
eseguire (il male minore) il cliente assumerà il compito perché ha due possibilità, se la
possibilità fosse stata una, avrebbe sicuramente rifiutato.
TECNICA DELLA SORPRESA attenua la resistenza attraverso l’inserimento di un elemento
inaspettato all’interno dello scambio comunicativo
TECNICA DELL’UTILIZZAZIONE nasce all’interno del contesto ipnotico, per essere estesa
alla situazione terapeutica in cui non avviene la formale induzione della TRANCE
TECNICA DELL’ACCETTAZIONE DEL SILENZIO sottolinea il significato della riflessione
inconscia del cliente, manifesta col silenzio.
TECNICA DI ANTICIPAZIONE DELLE REAZIONI E DELLE ESPRESSIONI il terapeuta previene le
azioni del soggetto e ne anticipa le sensazioni che proverà durante il racconto dei suoi
problemi allo scopo di obbligarlo ad affermare ciò che si sta dichiarando e di creare l’idea
che si può leggergli nella mente, prendendo il controllo sulla situazione.
TECNICA DI INCORAGGIAMENTO DI UNA RISPOSTA FRUSTRANDOLA il terapeuta di fronte
a forte resistenza chiede al cliente di mettere in atto un atteggiamento, e subito lo
interrompe, passando ad un altro argomento. Alla seconda richiesta, la risposta risulterà
migliore in quanto il cliente ha la possibilità di esporla, pur avendo subito la frustrazione
precedente.
TECNICA DELLA CONFUSIONE si va a creare uno stato di confusione mentale nel cliente,
ponendo rapide e numerose domande assurde e non pertinenti al contesto di discussione,
mostrando un atteggiamento serio e comunicando messaggi chiari e concreti, a cui il
soggetto si aggrappa come unico appiglio comprensibile. Tali messaggi che veicolano
contenuti problematici vengono così acquisiti.
TECNICA DELL’OFFERTA DI ALTERNATIVE PEGGIORI si pone una richiesta talmente poco
desiderabile che il cliente è costretto a optare per un’alternativa più soddisfacente, così gli
si concede autonomia nel cercare alternative comportamentali autonome.
TECNICA DELLA DICHIARAZIONE DI IMPOTENZA Tecnica indicata con soggetti che, invece
di pensare a migliorare il proprio comportamento, sono maggiormente interessati a
vanificare il lavoro terapeutico:
- Il cliente cerca di sabotare ogni tipo di intervento che gli viene proposto
- Il clinico dichiara la propria impotenza, vista la condizione di non poterlo aiutare a
facilitare il cambiamento
- Il cliente con stupore e timore ha paura di essere abbandonato, fino a riconoscere
la sua responsabilità nel mancato cambiamento
TECNICA DELLA CONCRETIZZAZIONE: quando il cliente rimane molto nel generico, con
degli esempi concreti il terapeuta inquadra in modo più chiaro la questione.
VON CRANACH : azione concepita come comportamento volontario è: pianificata, diretta ad uno
scopo, accompagnata da emozioni, condotta e controllata socialmente.
HARRÉ: l’azione dell’uomo, considerato agente sociale, è atto sociale
IBIDEM: le azioni sono i significati dei movimenti e delle espressioni, gli atti sono delle azioni, gli
impegni e le aspettative sono i significati degli atti
VON CRANACH e HARRÉ: teorema GOAL-DIRECTED-ACTION (Azione diretta allo scopo o GDA) =
azione come un triangolo concettuale in cui ogni lato rappresenta un livello che si interconnette
con gli altri realizzando interazioni gerarchiche e retroattive
tre dimensioni del GDA:
A. comportamento osservabile: comportamento agito nel tempo e nello spazio
B. Cognizioni coscienti: piani d’azione, scopi o obiettivi, strategie, intenzioni, valori e
emozioni.
C. significati sociali: regole e norme
DE LEO - Cognizioni coscienti guidano il comportamento sociale a livello sia conscio che inconscio
nella dimensione
I due aspetti che orientano l’azione trascurati dalla teoria della GDA di Von Cranach (1982) sono:
effetti pragmatico-strumentali: effetti concreti che il sogg si aspetta che
conseguano all’azione
effetti espressivo-comunicativi: racchiudono il sé mascherato da altri suoi sè
con cui si pone PSEC
L'obiettivo da raggiungere consiste nella De-strutturazione del sintomo
IL PENSIERO DEL PROF. DE LEO De Leo e coll. (2004) DEVIANZA Una forma potente,
particolare ed estrema di comunicazione
Analisi dell’azione deviante di tipo sequenziale Permette di individuare al suo interno la storia
personale dell’autore di reato, il significato soggettivo dell’azione rispetto alla continuazione del
suo Sé e le sue aspettative circa le conseguenze del suo agire criminoso
In quest'ottica il reo viene definito: Attivo generatore di significati cioè la relazione che esiste fra
mente e narrazione per cui la struttura narrativa rispecchia la struttura mentale.
Possono avere aspetti positivi perché si genere il confronto e il cambiamento. Possono essere
interpersonali o intergruppi
I CONFLITTI INTERGRUPPI
Gli atteggiamenti delle persone riflettono gli interessi del gruppo di appartenenza. Quando tali
interessi entrano in conflitto si origina la competizione verso l’outgroup. (e spesso anche l’ostilità)
se gli interessi coincido si arriva alla cooperazione.
Identità sociale secondo TAJFEL, i comportamenti sono posti lungo un contunuun teorico, ad un
lato c’è il comportamento interpersonale, (diretta tra due o più persone) all’altro lato c’è il
comportamento intergruppi (reciproco), i conflitti sono una dimensione Naturale
Se la situazione si avvicina al comportamento intergruppi si tende a generalizzare l’idea a tutto
l’outgroup (le donne sono…), se si avvicina più al comportamento interpersonale allora si
generalizzerà meno.
Ridefinizione cognitiva di sé la persona vede l’outgroup stereotipato e sé stesso come
intercambiabile nell’ingroup
Il meccanismo che collega i due estremi del continuum interpersonale/intergruppi è l’identità
Secondo TURNER, il senso del Noi e lo spirito di solidarietà indicano la formazione di un Gruppo
psicologico
Sentirsi psicologicamente facenti parte di un gruppo fa si che la coesione nell’ingroup sia forte e
con gli aoutgroup diversi da noi posso nascere conflitti sociali anche estremi
DELEGITTIMAZIONE E DEUMANIZZAZIONE
BAR-TAL modello di analisi della delegittimazione: desiderio di elevare e differenziare il proprio
gruppo e/o di sfruttare gli altri gruppi (esempio le leggi raziali nel nazismo o nell’America con gli
afroamericani) – target di svalutazione portano spesso a discriminazione e violenza collettiva.
Più un gruppo si sente minacciato più tenterà di delegittimare gli altri gruppo. Più sono forti le
differenze più probabile sarà la costruzione di confini
Ridurre la complessità individuale a semplicistiche dicotomie come bene e male invece può
portare alla deumanizzazione, sintomo più grave di esclusione morale
HASLAM
Deumanizzazione animalistica: che rifiuta le caratteristiche umane gli altri vengono
paragonati agli animali animalesco – UH (cultura, sensibilità, ecc)
Deumanizzazione meccanicistica: che toglie le caratteristiche tipiche della natura umana
freddo, passivo a livello emotivo. HN (sensibilità emozionale)
Il Sé indipendente Viene considerato un Sé autonomo, i cui confini rispetto agli altri sono ben
delineati e chiari:
Il concetto di unicità Viene considerato in termini di esclusività, irripetibilità e indipendenza,
per cui i pensieri, le emozioni e le abilità sono stabili e poco condizionati dal contesto
Il Sé interdipendente La persona si sente parte integrante del contesto e presenta un Sé fluido,
flessibile e impegnato nel contesto in cui vive.
La relazionalità diventa predominante nelle culture individualiste ci si descrive come individui
indipendenti, in quelle collettiviste si usano descrizioni interdipendenti.
La critica fondamentale a questi due Sé riguarda: L’aspetto dicotomico (distinzione netta in due
categorie) e la netta distinzione fra i due concetti
MULTICULTURALISMO E INTERCULTURA
Multiculturalismo Rimanda alla coabitazione di etnie diverse. L’accusa è quella di cancellare le
naturali differenze. Mancanza di regole chiare e comuni a tutti, mancanza di stabilità sociale.
Tre forme principali di multiculturalismo:
Multiculturalismo Simbolico Comporta la celebrazione delle culture intese come
patrimonio etnico e come marcatori simbolici dei gruppi (costumi, cibo, musica). Problema
incoraggiano una cultura statica
Multiculturalismo Strutturale punta all’equità tra le varie etnie
Multiculturalismo dialogico Rappresenta attualmente un atteggiamento normativo su
come il multiculturalismo debba essere attuato. (dialogo tra varie etnie) si focalizza su un
impegno comune nelle aree politiche e non.
Rispetto alle differenze di genere, Valdez e Mehrabian (1994) hanno osservato che le donne
Sembrerebbero essere più sensibili alle variazioni di colore rispetto agli uomini
Gli studi in psicologia ambientale di Baker (1986) hanno permesso di dimostrare Come sia
possibile influenzare il comportamento del consumatore attraverso informazioni
apparentemente casuali
I risultati di Wright e coll. (2009) suggeriscono che l’atmosfera può contribuire all'arricchimento
Cognitivo fino al punto in cui essa diviene una distrazione
Concetto di salutogenesi Visione olistica del processo di salute che tiene conto della costante
interazione tra fattori biologici, psicologici, socio-culturali ed ecologici.
Le visite nelle foreste riducono lo stress. L’esposizione a spazi verdi riduce la rabbia. Le scene
naturali sono gradevoli distrazioni da pensieri dolorosi, aumentano il senso di interazione e
appartenenza.
MacKerron e Mourato (2013) hanno trovato una correlazione positiva tra l’esposizione ad
ambienti verdi o naturali nella vita quotidiana e il senso di benessere soggettivo momentaneo
(Subjective WellBeing)
Pavimenti con colori caldi e non riflettenti. Per le pareti colori chiari per non distrarre
eccessivamente il lavoratore. Importante puntare sulla brillantezza del colore.
In uno studio di Gifford (2007) i punteggi del Q.I. erano di 26 punti maggiori se ottenuti in stanze
dipinte con colori brillanti (giallo, arancio o blu)
Secondo Pellegrini (1985), le variazioni del tono del colore all’interno di un ambiente lavorativo
sono spesso associate ad un aumento dei comportamenti cooperativi
CONCLUSIONI
La psicologia ambientale:
abbraccia molte aree di ricerca e discipline psicologiche che vanno dalla psicologia
generale, alla psicologia sociale, alle neuroscienze:
studia il comportamento umano e il benessere delle persone in relazione alle
caratteristiche fisiche e sociali degli ambienti.
La psicologia ambientale è utile per capire le esigenze (desideri, bisogni, ecc.) di chi usa i luoghi
45 - GLI AUTORI DI REATO A SFONDO SESSUALE
Moralità= deterrente
Causati da scarsa empatia, disimpegno morale e voglia di potere e controllo, personalità
antisociale, narcisismo e disturbi affettivi, scarsa socializzazione, genitori violenti.
Sex offendere chi attua un’azione o un comportamento sessuale ai danni di una persona non
consenziente. La violenza sessuale rappresenta una dimostrazione d’odio. La gratificazione
sessuale è quasi nulla. Mettono in atto meccanismo di disimpegno morale. Gli elementi cardine dei
sex offender sono Controllo e umiliazione
I fattori di rischi: storie di abusi, distorsioni cognitive, accumulo di collera o rancore, scarsa
socializzazione, meccanismi di difesa primitivi.
GLI STUPRATORI
A partire dalla Integrated Theory of Sexual Offending sono emersi Fattori di sviluppo cerebrale e
fattori ecologici
KNIGHT E PRENKLY 6 categorie di stupratori:
criminale opportunista – compie abusi, criminale di status dove usa la violenza
accompagnata da abusi
non criminale-sessuale non sadico – sottomette la vittima come atto compensatorio al suo
senso di inadeguatezza
criminale con rabbia pervasiva – totale disinibizione a commettere violenza sessuale verso
la donna come atto di sfogo della rabbia repressa
non criminale vendicativo – ha rabbia verso le donne, non erotica, minaccia, umilia e
lesiona fisicamente
criminale palesemente sadico – serial killer sessuale si eccita seviziando la vittima
non criminale sadico latente – come il precedente però senza la tortura
Il criminale con rabbia pervasiva mostra una totale disinibizione nel commettere una violenza
sessuale
Il modello del giudizio delle distorsioni cognitive è stato proposto da Ward Gannon e Keown
Permette di individuare le distorsioni cognitive delle credenze - 3 livelli di analisi:
Microlivello: credenze, valori e azioni esplorabili singolarmente
Mesolivello: evidenzia il rapporto tra i progetti di vita e condizioni ambientali
Macrolivello: relazione tra abusatore e ambiente socioculturale
Le fantasie sessuali deviate posso essere causate da esperienze violente subite in infanzia,
deficit di empatia, specifiche distorsioni cognitive.
Possibilità di recupero attraverso il CBT (psicoterapia cognitivo comportamentale) o
farmacologico somministrando antiandrogeni (GNRH). Un terzo è l’uso farmacologico delle SSRI
inibitori della ricaptazione della serotonina, usata soprattutto per adolescenti, ossessivi –
compulsivi, depressi, parafilie lievi come esibizionismo
I SERIAL KILLER A SFONDO SESSUALE
Colui che commette 3 o più omicidi in località diverse con intervalli di raffreddamento, sempre
capaci di intendere e di volere. Elemento cardine ripetitività dell’azione omicidiaria.
Douglas distingue tra criminale:
ORGANIZZATO: psicopatico (tendenza ad essere lucidi, freddi, egoisti), Q.I. sopra alla
media con personalità manipolatoria così da non destare sospetti pianifica
scrupolosamente e seleziona le vittime meno rischiose
DISORGANIZZATO: Q.I. sotto la media, appartiene a classi sociali inferiori, inesperto, soffre
di problemi di natura sessuale e rifiuta platealmente la società, rigido negli schemi di
apprendimento.
serial killer a sfondo sessuale o LUST KILLER vuole la soddisfazione sessuale dalle vittime, in cui
sesso e morte vanno insieme come protagonisti, con personale autostima fallita. Non desiderano
una partner ma un essere da dominare e umiliare, emozioni a cui è legato il piacere ed affermano
il proprio Io, godono nel poter decidere il destino della vittima.
Una caratteristica dei serial killer riguarda Il narcisismo maligno
Attraverso gli agiti violenti il serial killer Cerca di affermare il proprio Io
Teoria dei bisogni progressivi di Maslow – bisogno di autostima non soddisfatto – autopercezione
di fallimento che conduce a sfidare la società – omicidio reiterato come atto compensatorio
I CRIMINALI PSICOPATICI
Secondo Cleckley gli psicopatici agiscono con lo scopo di manipolare gli altri
Psicopatici si nasce o si diventa?
Teoria sociogenica o sociopatica è la società che crea psicopatici
Teoria del gruppo cattivo le subculture emarginate creano gli psicopatici
Teoria traumatogenica sostiene che ci siano storie di abusi e traumi a risvegliare lo
psicopatico
Teoria del BCD (Bad, cold and dangerous) fattori genetici che si scatenano nella società,
l’autore non si deresponsabilizza. Le variazioni dimensionali dell’amigdala implicano la
totale assenza di rimorso
3 fattori della psicopatia: deficit emozionale – cognitività proattiva o ipertrofica – la maschera.
La maschera Uno dei nuclei centrali della psicopatia
I criminali psicopatici mostrano estrema impulsività
Hanna Arendt sosteneva che l'assenza di responsabilità riguarda l'incapacità di elaborare il
significato del proprio agire
I CONTESTI SOCIALI NELL’INVESTIGAZIONE
La psicologia investigativa è stata inventata da Canter ha inventato Il sofware per la
geolocalizzazione si chiama Dragnet pensiero alla base: importanza del contesto sociale.
47 - IL MINORE DEVIANTE
CORNICE NORMATIVA Il processo penale a carico di minori si applica tra i 14 e i 18 anni. Tra i
principi cardine del DRP 448/88 troviamo la de-stigmatizzazione
La perseguibilità penale non deve andare in conflitto con le esigenze di sviluppo. Finalità:
comprendere le proprie azioni e sviluppare la responsabilità. In questa cornice normativa il reo
minore viene messo in condizione di co-responsabile del proprio cambiamento.
In quest'ottica, Le diverse misure processuali e d’intervento previste a livello normativo sono
accomunate dalla logica della Giustizia riparativa
L’osservazione e la valutazione della personalità viene svolta in primo luogo dai servizi minorili
dell’amministrazione della giustizia il perito è un soggetto esterno alle parti.
Difficoltà per il perito: valutazione ora per allora, non c’è sovrapposizione tra concetti giuridici e
psicologici, committenza e utenza non coincidono.
Modale, qualitativo, cronologico e quantitativo sono criteri psicopatici per la valutazione del nesso
causale
Cronologico, causa deve essere precedente al danno
Qualitativo, il fatto lesivo è idoneo e proporzionale al danno
Quantitativo, durata coerente e proporzionale all’ intensità della manifestazione
Modale, la modalità di azione del criminale, deve essere idonea a causare il danno
Fattori prognostici Nel caso della valutazione del danno psichico, riguardano la probabilità di
cronicizzazione di un disturbo psicopatologico nel tempo e alla possibilità che vi sia un
miglioramento o peggioramento di esso.
CONSULENZA TECNICA
Le fasi sono:
- Raccolta dell’anamnesi
- Diagnosi dovrebbe coniugare due approcci: quello categoriale che tratta la
malattia in termini qualitativi e quello dimensionale, che invece ha un approccio
focalizzato sulla storia dell’individuo
- Valutazione dell’invalidità La quantificazione e misurazione dei sintomi
psicopatologici
- Analisi del nesso causale
- Formulazione di un giudizio prognostico
- Giudizio finale Comprende la risposta al quesito del giudice, dell’ente
assicurativo o di altra parte e la valutazione del danno
L’analisi per la valutazione psico-giuridica del danno psichico prevede diversi strumenti: colloquio
clinico, test, esame obiettivo, esame della documentazione clinica, analisi delle deposizioni
testimoniali. La quantificazione prevede fasce di gravità.
le tre condizioni del danno
Apprezzabilità giuridica Il danno deve avere entità minima, significa che dovrà essere
valutata
rapporto cronologico,
relazione di adeguatezza qualitativo-quantitativa
Ctu : consulente tecnico d’ufficio – ctp : consulente tecnico di parte
TETEN Il metodo per identificare l’autore di un reato si deve basare sulla analisi della natura
del crimine
la psicologia sociale si concentra sull’interazione sociale tra le persone, tra i gruppi e al loro interno
e su come i risultati dell’interazione sociale influenzino i comportamenti e i pensieri delle persone.
DOISE: Livelli di analisi:
Processi psicologici o livelli intrapersonali: meccanismi attraverso i quali l’individuo
organizza la sua esperienza
Livello interpersonale: dinamiche di relazione tra individui
Livello posizionale: come le differenze di ruolo influenzano i processi psicosociali
Livello ideologico: come le credenze ideologiche portino a comportamenti.
Credenze=rappresentazioni mentali e sociali
Siamo influenzati del contesto sociale e dalla cultura.
FARE PSICOLOGIA SOCIALE
I metodi della ricerca sociale in psicologia sociale sono:
PARADIGMA SPERIMENTALE: approccio quantitativo in cui il ricercatore introduce delle
variabili per esaminare le conseguenze; si utilizzano questionari e test.
PARADIGMA NON SPERIMENTALE: approccio qualitativo, non esiste una raccolta dati
standardizzata, cerca di cogliere i significati, usa interviste e focus group.
Entrambi i paradigmi: Sviluppano ipotesi da cui partire, sulla base di teorie e studi precedenti
Nei passaggi della ricerca sociale ogni fase è legata all’altra in un movimento continuo è
consigliato ripetere lo studio anche quando raggiunge i risultati attesi per evitare che questi ultimi
dipendano dal caso.
LA PSICOLOGIA SOCIALE OGGI
Caratteristiche della psicologia sociale europea
Concezione del sociale realtà complessa, articolata in gruppi in cui sono fondamentali le
relazioni di potere, le ideologie e i valori
Metodologia l’oggetto di studio sono i cittadini in un contesto sociale complesso.
Prospettiva Interazionista gli esseri umani agiscono sugli oggetti in base al significato
che gli è stato attribuito
La mente è considerata un’entità complessa strutturata dalle interazioni sociali e in particolar
modo la cultura. L’uomo è un soggetto attivo che da senso alla realtà tramite gli strumenti
culturali.
51 LA
- SCUOLA COME CONTESTO SOCIALE DI
APPRENDIMENTO
Scuola: istituzione che ha come scopo primario la promozione e il controllo di un processo
educativo generalizzato. Prima della nascita delle scuole esisteva già l’educazione.
Santamaita "emerge necessità della scuola nel momento di cui la società diviene complessa ed
occorre organizzarla al meglio tramite conoscenze scientifiche e tecniche"
Le prime scuole le troviamo in Mesopotamia e in Egitto era solo per la casta sacerdotale.
Successivamente nasce il maestro.
La Riforma Protestante dà il via alla «scuola moderna» che oggi conosciamo, che coinvolge tutti i
membri di una comunità.
Don Milani istituisce una scuola a Barbiana con l’interesse a cogliere le potenzialità dei ragazzi
esclusi dalla scuola.
Illich Viene considerato il promotore della descolarizzazione: abolizione della struttura
scolastica per favorire maggior accesso per poter creare una società giusta.
I SAPERI DELL’INSEGNATE
3 macro aree per identificare le competenze professionali degli insegnanti
(DAMIANO):
SAPERI DISCIPLINARI: saper padroneggiare i contenuti e saperli esprimere
SAPERE CURRICULARE: trasformare il sapere disciplinare in un programma
SAPERE DELLE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE
SAPERE DELLA TRADIZIONE PEDAGOGICA
SAPERE DELL’ESPERIENZA
SAPERE D’AZIONE PEDAGOGICA. Trasmissione e verifica del sapere dell’esperienza
LE COMPETENZE DELL’INSEGNANTE
L’INSEGNAMENTO è un’attività complessa che richiede la capacità di riflettere nel corso
dell’azione. Gli insegnanti sono consapevoli che le realtà nelle quali operano quotidianamente
sono contesti connotati da un forte tasso di complessità
Perrenout L’insegnante deve imparare a coniugare i suoi saperi dell’esperienza attraverso
capacità riflessive e metariflessive
L’insegnamento è una professione estremamente relazionale (con gli alunni, i colleghi, i genitori).
Scienze dell’educazione È un sapere che distingue l’insegnante da altri professionisti, poiché ha
un suo modo di fare scuola
Tradizione pedagogica Tradizione storica espressa da normative e da materiali del far scuola.
Insegnamento Richiede una competenza riflessiva molto sviluppata:
52 - LA VIOLENZA DI GENERE
Violenza di genere serie di condotte che comportano nel breve e nel lungo tempo un danno sia
di natura fisica, sia di tipo psicologico ed esistenziale. Diretto riferimento alle donne. Si annida
nello squilibri relazionale tra i due sessi e nel desiderio di controllo del maschio verso la donna. La
violenza può essere:
violenza verbale insulti.
violenza fisica percosse.
Violenza sessuale Comportamenti raggruppati in due categorie principali: costringere la
donna a fare sesso quando lei non avrebbe voluto; forzarla ad avere un rapporto secondo
modalità non desiderata:
Violenza economica Ostacolare o negare l’accesso al reddito familiare o ai conti bancari
e nella negazione del diritto ad avere o mantenere un’occupazione.
Violenza psicologica Atteggiamenti intimidatori, minacciosi, vessatori, denigratori da
parte del partner, nonché tattiche di isolamento. Può essere così forte da arrivare al plagio,
influenzando le certezze e la fiducia in sé stessa. Talvolta il plagio è così forte che la vittima
difende “il carnefice”.
Violenza domestica Secondo l'UNICEF è la forma più comune di abuso commesso contro
le donne. Comportamento abusante e coercitivo.
Stalking telefonate continue, non dare gli alimenti, pedinamenti
EPIDEMIOLOGIA
Una donna su 5 ha subito abusi. La forma di violenza sulle donne più comune è quella perpetrata
da Mariti e fidanzati
In Asia un uomo su 10 ha stuprato, se si include la partner allora la percentuale sale ad 1 su 4 (non
è mai stata usata la parola stupro). Il 70% dei violentatori si è giustificato dicendo che è suo diritto
fare sesso. Solo la metà si sente in colpa. Solo il 23% si sente in colpa. Ogni giorno viene colpita da
atti di violenza di genere (fisica, verbale e psicologica) una donna ogni 12 secondi