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PSICOLOGIA GENERALE

Appunti lezioni e dispensa


Riassunto libro “Processi cognitivi,
motivazione, apprendimento”
Cap. 2,3,4,5,6,7,8,9

Roma Annagiulia
Scienze dell’educazione e della formazione
Primo semestre 2023/2024
Proff. Angelica Moè

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La PSICOLOGIA è lo studio SCIENTIFICO del COMPORTAMENTO
DELL’INDIVIDUO E DEI SUOI PROCESSI MENTALI.
- COMPORTAMENTO: insieme di azioni attraverso cui gli organismi
rispondono a stimoli interni ed esterni.
- PROCESSI MENTALI: ad esempio sono pensare, pianificare, ragionare…
- METODO SCIENTIFICO: raccogliere informazioni in modo OGGETTIVO,
per formulare conclusioni a partire da evidenze.
La psicologia SCIENTIFICA nasce in EUROPA A PARTIRE DAL 1850, si diffonde
poi negli USA e nel mondo. In realtà le radici della psicologia si devono a
grandi FILOSOFI DELL’ANTICA GRECIA (Socrate, Platone, Aristotele) che si
ponevano quesiti fondamentali sulla VITA INTERIORE, come il libero arbitrio, la
razionalità, la conoscenza.
IPPOCRATE E GALENO redassero la TEORIA UMORALE o DEL
TEMPERAMENTO, SECONDO CUI DIFFERENZA BIOLOGICHE determinano
DIFFERENZE COMPORTAMENTALI.

TABELLA DEGLI ESEMPI


FLEMMATICO COLLERICO SANGUIGNO MALINCONICO
(elemento acqua) (elemento fuoco) (elemento aria) (elemento terra)

beato, lento, magri, asciutto, rubicondo, magro, debole,


pigro, sereno, irascibile, gioviale, allegro, pallido, avaro,
talentuoso permaloso, furbo, goloso triste
superbo,
generoso

DIBATTITO NATURA-AMBIENTE
Le capacità umane sono innate o acquisite attraverso l’esperienza?

● Secondo la PROSPETTIVA NATURALISTICA ideata da CARTESIO (17°


SECOLO) gli e XSzz sseri umani nascono CON UN PATRIMONIO INNATO
di conoscenza e comprensione della realtà → alcune idee (Dio, assiomi,
Sé) sono innate perché il CORPO è UNA MACCHINA.
● Secondo la PROSPETTIVA ESPERIENZIALE ideata da LOCKE (16°
SECOLO) la conoscenza viene acquisita DALL’ESPERIENZA E
INTERAZIONE CON IL MONDO, la mente umana nasce come tabula
rasa che si arricchisce di conoscenza man mano che l’individuo matura.

LA PSICOLOGIA SCIENTIFICA
Nasce nel 1879 quando WILHELM WUNDT fondò il primo laboratorio di
PSICOLOGIA presso l’università di LIPSIA (Germania).
Secondo lui LA MENTE E IL COMPORTAMENTO POSSONO ESSERE STUDIATI
MEDIANTE ESPERIMENTI SCIENTIFICI, in particolare si soffermò sulla
PERCEZIONE intesa come VISIONE, mentre i suoi collaboratori anche ad
ATTENZIONE, MEMORIA, EMOZIONI.
Nasce l’INTROSPEZIONE: osservazione e registrazione di percezioni,
sensazioni, pensieri, sentimenti provati da un individuo. Si evita di attribuire
significati ma si descrive semplicemente l’esperienza del soggetto.
Negli esperimenti WUNDT variava le dimensioni fisiche degli oggetti (come

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l’intensità luminosa) e registrava quanto questi cambiamenti modificassero
l’esperienza conscia del soggetto in esame.
L’INTROSPEZIONE come METODO SCIENTIFICO richiedeva un CONTROLLO
DELLO STIMOLO che produceva l’evento mentale e L’ELABORAZIONE E
STESURA DI UN RESOCONTO DOPO L'OSSERVAZIONE DELL’EVENTO STESSO.
Per garantire la validità scientifica doveva esserci la possibilità di ripetere la
stessa osservazione e bisognava considerare le variazioni in termini di
INTENSITA’ E QUALITA’ della stimolazione.
Fu un metodo molto criticato in quanto era difficile registrate eventi mentali
rapidi e poche erano le conclusioni che si potevano trarre in quanto persone
diverse producevano introspezioni differenti.
In seguito agli STUDI DI WUNDT nacquero 2 scuole contrapposte:
- STRUTTURALISMO (Università di Cornell, New York)
- FUNZIONALISMO (Università di Harvard, Massachusetts)

STRUTTURALISMO

Padre fondatore: EDWARD TITCHENER (allievo di Wundt)


Sosteneva che PER COMPRENDERE COME FUNZIONA LA MENTE E’
NECESSARIO SCOPRIRE LA SUA STRUTTURA, scomponendola in elementi
primari.

Ogni dato deve essere scomposto nei suoi elementi più semplici, le cui
caratteristiche sono:
1. INTENSITA’
2. QUALITA’
3. DURATA
4. CHIAREZZA

esempio:

CRITICA ALLO STRUTTURALISMO


- era RIDUZIONISTA perché riduceva la complessità dell’esperienza
umana a componenti sottostanti
- era ELEMENTARISTA perchè vedeva la mente come risultato del
combinarsi di elementi semplici

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- era MENTALISTA perché studiava il resoconto VERBALE della
consapevolezza umana, non applicabile a chi non era in grado di
descrivere la propria esperienza (bambini, soggetti con disturbi…)

FUNZIONALISMO

Padre fondatore: WILLIAM JAMES, influenzato dall’EVOLUZIONISMO DI


DARWIN e dallo stretto legame INDIVIDUO-AMBIENTE
Secondo lui la FUNZIONE MENTALE era una ATTIVITA’ GLOBALE NON
SCOMPONIBILE IN SINGOLI ELEMENTI
SFERE DI ANALISI:
1. come lavora la mente per consentire all'individuo di adattarsi
all'ambiente
2. la motivazione era considerata L’ATTIVITA’ FONDAMENTALE
3. studio in LABORATORIO del COMPORTAMENTO (non della
coscienza come nello strutturalismo)

Il funzionalismo fu fortemente influenzato dall'opera di Darwin, e


condivide infatti l'assunto evoluzionistico
secondo il quale i fenomeni psichici si sarebbero sviluppati in quanto
capaci di produrre un miglior
adattamento dell'individuo all'ambiente.

Dai primi del 1900 si affermano 3 nuove scuole:


1. PSICOANALISI
2. PSICOLOGIA DELLA GESTALT
3. COMPORTAMENTISMO

LA PSICOANALISI (psicodinamica)
Nasce in Germania dal padre fondatore SIGMUND FREUD (1856-1939), si basa
sulla TEORIA DELLA PERSONALITA’ E SULLA TECNICA DELLA PSICOTERAPIA.
I concetti chiave sono: L’INCONSCIO E IL METODO DELLE ASSOCIAZIONI
LIBERE.
Per INCONSCIO si intendono pensieri, impulsi, desideri, motivazioni, emozioni
di cui NON SIAMO CONSAPEVOLI. Ad esempio desideri infantili proibiti/puniti
possono riemergere NEI SOGNI, NEI LAPSUS O IN PROBLEMI
COMPORTAMENTALI.
Per quanto riguarda le ASSOCIAZIONI LIBERE invece, il paziente viene
ISTRUITO A DIRE TUTTO CIO’ CHE GLI VIENE IN MENTE → modo per avere
accesso ai desideri inconsci.
Inoltre vengono studiate le DIFESE PSICOLOGICHE DEL SINGOLO:
- PROIEZIONE: proietto sull'altro quello che non va bene a me (es. sono
arrabbiato con me stesso e incolpo te)
- RIMOZIONE: dimentico quello che mi turba
- NEGAZIONE: nego quello che non mi va a genio

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LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT
Nasce in Germania e si sviluppa poi in America, GESTALT significa “FORMA”,
configurazione unitaria e organizzata. I principali esponenti furono
WERTHEIMER e i suoi allievi KOHLER E KOFFKA, emigrati in America a causa
delle persecuzioni naziste. Si basa su:
- PERCEZIONE (visiva, del movimento):
“IL TUTTO E’ PIU’ DELLA SOMMA DELLE PARTI”,
in questa immagine per esempio sono presenti
ANGOLI e SETTORI CIRCOLARE, ma
generalmente si percepiscono 2 triangoli,
sebbene non siano disegnati.
Oggetto di studio quindi non sono le
informazioni provenienti dai sensi, ma L’ATTO
PERCETTIVO.
- RAGIONAMENTO
- PROBLEM SOLVING

La Gestalt diede un grande contributo allo studio di apprendimento, memoria,


pensiero e psicologia sociale.
L'APPRENDIMENTO in particolare viene inteso come INSIGHT ovvero
INTUIZIONE, non risolviamo problemi in seguito a prove/errori (secondo il
comportamentismo) ma grazie a criteri di spiegazione formati dal pensiero e
dall’intuizione e inoltre raggiungiamo la soluzione di un problema
comprendendo “il tutto”, I RAPPORTI TRA MEZZI E FINI o TRA ELEMENTI ED IL
TUTTO.
Per quanto riguarda la PSICOLOGIA SOCIALE invece, il COMPORTAMENTO
SOCIALE non viene spiegato solo DA GRATIFICAZIONI (elogi, approvazione,
rinforzi, punizioni) come sostiene il comportamentismo, ma sono le
SENSAZIONI, PERCEZIONI, OBIETTIVI, INTENZIONI, CREDENZE che guidano il
nostro comportamento sociale. Anche in Italia, a Padova, hanno risieduto
uomini di rilievo della Gestalt: FABIO METELLI e GAETANO KANIZSA.

IL COMPORTAMENTISMO

➢ Baltimora (Università di John Hopkins): padre fondatore JOHN


WATSON, che sosteneva fosse necessario studiare i comportamenti
MANIFESTI → QUASI TUTTI I COMPORTAMENTI SONO CONSEGUENTI
AL CONDIZIONAMENTO, L’AMBIENTE MODELLA IL COMPORTAMENTO
RINFORZANDO ALCUNE ABITUDINI.
WATSON critica l’INTROSPEZIONE perché la ritiene troppo soggettiva.
ESPERIMENTO DEL PICCOLO ALBERT: venne presentato un animaletto
al bambino di 9 mesi, insieme ad un rumore forte e terrificante, per
comprendere se fosse possibile insegnargli ad avere paura.
➢ Bratislava (Russia): padre fondatore : IVAN PAVLOV (1849-1936), studiò
L’ASSOCIAZIONE STIMOLO-RISPOSTA (S-R) secondo cui
l’apprendimento è una ASSOCIAZIONE SEMPLICE TRA 2 EVENTI CHE
COMPAIONO PIU’ VOLTE IN MANIERA CONTINUA TEMPORALMENTE.

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Lavorava con i cani (PSICOLOGIA ANIMALE) perché alcuni
comportamenti sono uguali a quelli dell’uomo, e studiava REAZIONI
FISIOLOGICHE (salivazione).
NB! Per risposta si intende anche RINFORZO, sia POSITIVO (“bravo”) sia
NEGATIVO (“non hai fatto bene”)

➢ Massachusetts (Università di Harvard): padre fondatore Skinner


(1904-1990), studiò il COMPORTAMENTO OPERANTE, ovvero certi
comportamenti sono appresi perché “operano sull'ambiente".

IL COGNITIVISMO
Nasce come PROSECUZIONE DEL COMPORTAMENTISMO in quanto la
semplice associazione S-R non risulta più sufficiente a spiegare tutti i
comportamenti. Padre fondatore fu TOLMAN il cui concetto chiave era LA
MAPPA COGNITIVA.
Ambiti di indagine del cognitivismo: motivazione, apprendimento, memoria,
attenzione, ragionamento, pensiero, linguaggio.
Il COMPUTER VIENE VISTO COME METAFORA DEL FUNZIONAMENTO
COGNITIVO UMANO → HIP: human, information, processing
Sinonimo di COGNITIVISMO è anche ABC:
- A= antecedente cognitivo
- B= cosa pensi di te
- C= comportamento

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ORIENTAMENTI MODERNI DELLA PSICOLOGIA

★ PROSPETTIVA BIOLOGICA: comprensione dei processi neurobiologici


alla base del comportamento e dei processi mentali.
ES:
- DEPRESSIONE → modificazioni anomale dei livelli di
neurotrasmettitori (che permettono la comunicazione tra
neuroni)
- MEMORIA → ippocampo e altre strutture del cervello
deputate al consolidamento di ricordi (amnesia infantile
spiegata dall’immaturità di queste strutture)

★ PROSPETTIVA COMPORTAMENTALE: comprensione del comportamento


osservabile in termini di condizionamento e rinforzo.
ES:
- VITA SOCIALE → stimoli sociali (persone con cui
interagiamo) generano risposte (di rinforzo, punizione) che
hanno di conseguenza delle risposte (di rinforzo, punizione)
- AGGRESSIVITA’ → si manifesta nei bambini quando questa
ha successo (il bambino offeso si ritira) piuttosto che
quando viene punita (il bambino offeso contrattacca)

★ PROSPETTIVA COGNITIVA: comprensione dei processi mentali come


PERCEPIRE, RICORDARE, RAGIONARE, DECIDERE E RISOLVERE I
PROBLEMI → NON SI BASA PIU’ SU INTROSPEZIONE ma sostiene che è
necessario studiare i processi mentali per comprendere come agisce
l'organismo e questi PROCESSI MENTALI POSSONO ESSERE STUDIATI IN
MODO OGGETTIVO (osservando un comportamento e interpretandolo)
★ PROSPETTIVA PSICOANALITICA
★ PROSPETTIVA FENOMENOLOGICA

PSICOLOGIA DEL 21° SECOLO


Sono nate ulteriori scienze come NEUROSCIENZE COGNITIVE E AFFETTIVE,
PSICOLOGIA EVOLUZIONISTICA, PSICOLOGIA CULTURALE, EPIGENETICA
COMPORTAMENTALE (come meccanismi biologici si adattano e mutano a
seguito dell'esperienza → neuroplasticità).
Attenzione particolare nell’EPIGENETICA vanno ai NEURONI SPECCHIO
(esempio della scimmia che vede il ricercatore mangiare il gelato → le si
attivano le stesse aree cerebrali)

METODI DI RICERCA IN PSICOLOGIA


Fare ricerca comporta:
1. produrre un’IPOTESI (HP)
2. mettere alla prova l’ipotesi

ES. "AMNESIA INFANTILE"


IPOTESI: una persona può recuperare più ricordi della propria infanzia se
torna sui luoghi dove sono accaduti i fatti”
VERIFICA: osservazione ed esperienza, lettura scientifica sul tema in questione.

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IL METODO SPERIMENTALE
Il metodo scientifico comporta l’utilizzo di METODI OGGETTIVI E REPLICABILI
per la raccolta dei dati allo scopo di VERIFICARE UNA TEORIA O UN’IPOTESI.

TERMINOLOGIA:
- IPOTESI: affermazione di causa-effetto che può essere verificata
- ESPERIMENTO: verifica ben controllata di una ipotesi, in cui il
ricercatore controlla le condizioni in laboratorio ed esegue misurazioni
per scoprire la relazione tra le variabili.

Esistono 2 tipi di VARIABILI:


- VARIABILE INDIPENDENTE: indica la CAUSA IPOTIZZATA, è indipendente
da ciò che fanno i partecipanti.
- VARIABILE DIPENDENTE: è ciò che lo sperimentatore misura (il
comportamento, le risposte dei partecipanti), indica L’EFFETTO
IPOTIZZATO.

ESEMPIO 1:
HP: i bambini hanno prestazioni migliori nei compiti di matematica in base
alla quantità di caramelle fornita come ricompensa
- VARIABILE INDIPENDENTE: numero di caramelle
- VARIABILE DIPENDENTE: prestazione nei compiti

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ESEMPIO 2:
HP: i bambini hanno prestazioni migliori nei compiti di matematica in base
alla quantità di caramelle fornita come ricompensa
GRUPPO 1 GRUPPO 2 GRUPPO 3

vengono date 10 vengono date 5 nessuna ricompensa


caramelle in cambio di caramelle in cambio di
una buona prestazione una buona prestazione
dei compiti dei compiti

Lo sperimentatore misura e confronta la prestazione dei compiti in base alla


ricompensa più cospicua, quindi manipola la variabile INDIPENDENTE (N°
CARAMELLE) e osserva come reagisce quella DIPENDENTE (PRESTAZIONE DEI
COMPITI)
GRUPPO 1 E GRUPPO 2: GRUPPI SPERIMENTALI
GRUPPO 3: GRUPPO DI CONTROLLO
Ogni partecipante all’esperimento ha uguale probabilità di essere assegnato
ad uno dei 3 gruppi → ASSEGNAZIONE CASUALE (se mancasse potrebbero
intervenire variabili di confusione, come ETA’, GENERE, PERSONALITA’)
Successivamente si esegue la MISURAZIONE ovvero UN SISTEMA DI
ASSEGNAZIONE DI NUMERI ALLE VARIABILI (sistema del DOPPIO CECO
quando anche lo sperimentatore non conoscere la misurazione), questi
numeri vengono poi elaborati tramite ANALISI STATISTICHE (tipo: confronto tra
media del gruppo sperimentale e quella del gruppo di controllo)

IL METODO CORRELAZIONALE
Molte volte si esegue anche una RICERCA CORRELAZIONALE ovvero IL
RICERCATORE RACCOGLIE INFORMAZIONI PER DETERMINARE SE 2 O PIU’
VARIABILI SIANO CORRELATE SIGNIFICATIVAMENTE (esempio del
comportamento aggressivo dei bambini in relazione al numero di atti violenti
visti alla televisione).
Il COEFFICIENTE DI CORRELAZIONE è un INDICE NUMERICO che va da -1 a +1
e che descrive LA FORZA e la DIREZIONE della relazione tra le 2 variabili.
- relazione perfetta=1
- assenza di relazione=0
E’ presente una CORRELAZIONE POSITIVA quando i valori delle 2 variabili
aumentano o diminuiscono INSIEME, mentre una CORRELAZIONE NEGATIVA
quando una aumenta e l’altra diminuisce.
In ogni caso per accertare che effettivamente ci sia una correlazione tra
variabili bisogna condurre una RICERCA SPERIMENTALE.

IL METODO OSSERVATIVO
➔ OSSERVAZIONE DIRETTA: consiste in una semplice osservazione del
fenomeno oggetto di studio nel modo in cui si verifica naturalmente. I
ricercatori che “osservano” sono addestrati in modo da registrare
ACCURATAMENTE gli eventi
➔ METODO D’INCHIESTA (osservazione indiretta): consiste nel chiedere
alle persone attraverso QUESTIONARI se mettono in atto o meno un

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certo comportamento → questo metodo è meno attendibile per il
problema di “desiderabilità sociale”

STUDI LONGITUDINALI E TRASVERSALI


❖ STUDI LONGITUDINALI (entro soggetti): un gruppo di soggetti viene
studiato RIPETUTAMENTE NEL TEMPO (più sessioni, mesi, anni). Questo
tipo di studi è molto dispendioso in termini di tempo e può succedere
che avvenga una perdita selettiva dei partecipanti, o ancora che il
partecipante ripeta e “impari” il test.
❖ STUDI TRASVERSALI (tra soggetti): partecipanti con caratteristiche
diverse sono studiati NELLO STESSO MOMENTO TEMPORALE. Questo
tipo di studi potrebbe produrre però un “EFFETTO COORTE” ovvero
potrebbero presentarsi differenze dovute a contesti storico-culturali
differenti.

PRINCIPI ETICI DELLA RICERCA IN PSICOLOGIA


Gli psicologi studiano esseri viventi e quindi devono essere sensibili a
questioni etiche.
- MINIMO RISCHIO: i rischi a cui i partecipanti sono sottoposti durante la
ricerca NON devono essere superiori a quelli che si incontrano nella
vita quotidiana.
- CONSENSO INFORMATO: i partecipanti devono conoscere prima di
partecipare TUTTI gli aspetti che potrebbero influenzare la loro volontà
di cooperazione.
- DIRITTO ALLA RISERVATEZZA: le informazioni acquisite durante lo
studio devono essere confidenziali e non accessibili ad altri.

IL METODO DI STUDIO
Il metodo di studio riguarda l’insieme strutturato delle tecniche, delle strategie
e degli strumenti che utilizziamo durante lo studio per favorire
l’apprendimento e la gestione dell’impegno nella maniera più economica,
meno noiosa e produttiva possibile.
Per ‘studio’ si intende sia ciò che facciamo a scuola durante le lezioni, sia il
lavoro a casa.
E’ importante sottolineare che, come per lo stile di apprendimento, non esiste
un unico metodo di studio valido per ciascuno studente.

Il primo aspetto da tenere in considerazione è l’ORGANIZZAZIONE (insieme a


EMOZIONI, STRATEGIA E MOTIVAZIONE).
E’ importante realizzare un PIANO DI STUDI, questo infatti dà sicurezza e
permette di non farsi sopraffare dalle emozioni negative.
Risulta fondamentale pianificare nel lungo periodo (anno accademico) e poi
nel dettaglio delle singole materie e sessioni (esercitazione in classe).
Il momento centrale però dell’organizzazione è IL RIPASSO, che deve avvenire
5/7 giorni prime dell’esame → non va fatto solo alla fine, ma anche durante lo
studio quotidiano.
Per decidere quante pagine bisogna studiare ogni giorno, togliendo prima 5/7
giorni del ripasso e alcuni giorni “imprevisti” divido il numero di pagine per il
numero di giorni restanti, da un punto di vista ottimale sarebbe meglio i primi

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giorni tenere un numero di pagine da studiare maggiore, rispetto a quelli
finali.

ERRORI TIPICI DEL METODO DI STUDIO


- OTTIMISMO COGNITIVO: consiste nel sottostimare il tempo necessario
(solitamente lo si sottostima del 30%), quindi è utile tenere tempi di
studio morbidi
- NON COMINCIARE: rimandare l'inizio dello studio
- la sottolineatura NON VA fatta alla prima lettura
- il ripasso è utile SOLO se viene direzionato da domande (domande tipo
esame)

Importante oltre quindi all’organizzazione


è la RIELABORAZIONE (immagini,
collegamenti, esempi personali), secondo
la PIRAMIDE DI BLOOM si ricordano infatti
maggiormente le cose che vengono fatte in
prima persona.

Un’altra cosa utile da fare PRIMA di


cominciare a studiare è la SURVEY
(sorvegliare dall’alto), che consiste nel guardare il capitolo e porsi delle
domande QUESTIONS, che fungono da motivanti.

METODO SMART:
- S: specifico
- M: misurabile
- A: raggiungibile
- R: rilevante
- T: basato sul tempo

METODI
Esistono vari metodi di studio, e ogni persona può averne uno diverso, il più
noto è : SQ4R

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LE EMOZIONI
Le emozioni che si provano solitamente finchè si studia sono ANSIA/NOIA.
E’ possibile gestirle e secondo il modello PEKRUN sono 2 le variabili che
entrano in gioco: CONTROLLO (inteso come percezione) e VALORE, questi
possono avere 3 livelli di intensità → basso, medio, alto
Bivio di emozioni:

CURIOSITA’ NOIA

Se prevale bisogna aumentare gli


stimoli → approccio ATTIVO

RILASSAMENTO ANSIA

Se prevale bisogna aumentare il


proprio autocontrollo

CONTRASTARE LE DISTRAZIONI
E’ possibile distinguere distrazioni interne da esterne.
- Quelle esterne sono più semplici da gestire attraverso la strutturazione
dell’ambiente: luogo dove studiare, orari, presenza di persone o
dispositivi ecc.
- Le interne richiedono capacità di auto-regolazione, gestione delle
emozioni, scelte mirate

LO STUDENTE EFFICACE
Le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa del 18/12/2016 affermano che
“imparare ad imparare” (metacognizione applicata all’apprendimento) è una
delle competenze più importanti che un allievo deve acquisire. Questa
meta-abilità si sviluppa e si evolve con la crescita dell’allievo e lo dota di uno
strumento spendibile in molteplici contesti di vita, anche diversi da quello
strettamente scolastico o accademico.
Lo studente efficiente è quello METACOGNITIVO ossia colui che è
consapevole delle modalità di studio ottimali per se stesso.
Un approccio metacognitivo gli consente di ACQUISIRE COSCIENZA dei
processi che presiedono all’apprendimento.
Egli quindi:
-crede che le sue capacità mentali possano migliorare (ha una visione
incrementale delle abilità)
-ha fiducia nell’impegno graduale e applicato con attenzione e
consapevolezza;
-è intrinsecamente motivato, orientato al compito e procede per step;
-conosce un ampio numero di strategie di apprendimento;
-capisce quando e perché è opportuno utilizzare determinate tecniche;
-ha ottime capacità di riflessione e pianificazione;
-non teme il fallimento perché interpreta gli errori come opportunità di
apprendimento;
-possiede conoscenze approfondite di diversi argomenti e le sa recuperare
velocemente.

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Il sostegno dei genitori, della scuola e della società in generale è
fondamentale per raggiungere tali obiettivi.

PERCEZIONE ED ATTENZIONE cap.2

L’ATTENZIONE
E’ un insieme di processi e funzioni solitamente distinti in: attenzione selettiva,
mantenuta, focalizzata, divisa ecc.
La ricerca suggerisce l’esistenza nell’attenzione di 3 processi:
1. Il primo permette L’ATTIVAZIONE generale del sistema di elaborazione,
volto a favorire l’intercettazione di cambiamenti nell’ambiente.
2. Il secondo consente di FOCALIZZARE le risorse di elaborazione verso le
informazioni di un OGGETTO DEL NOSTRO INTERESSE.
3. Il terzo permette la GESTIONE DELLE RISORSE ATTENTIVE.

Ha 3 suddivisioni principali:
- SELETTIVA: è quel processo che opera una selezione tra tutte le
informazioni che in un dato istante colpiscono i nostri organi di senso
e/o i nostri ricordi, consentendo soltanto ad alcuni di accedere ai
successivi stadi di elaborazione.
Un metodo utilizzato per studiare l’attenzione selettiva è L’ANALISI DEI
MOVIMENTI DELL’OCCHIO, che prevedono saccardi (movimenti
repentini) ma anche fissazioni (brevi periodi dove l’occhio è immobile) →
si tende a fissare maggiormente un oggetto INSOLITO (esempio del
lupo vestito da pecora). Quando uno stimolo è in grado di catturare la
nostra attenzione si attua il fenomeno della FOCALIZZAZIONE.
Questo tipo di attenzione riguarda anche l’udito, è il caso del COCKTAIL
PARTY : cerchiamo di comprendere la voce della persona con cui stiamo
parlando ignorando contemporaneamente i rumori intorno a noi
(CECITA’ DA DISATTENZIONE → legata anche alla CECITA’ DI
CAMBIAMENTO, ovvero l’incapacità di notare cambiamenti nella scena
in cui NON si è focalizzati).
- SOSTENUTA: capacità di prestare attenzione a un medesimo stimolo
per un lungo periodo. Il mantenere l’attenzione sostenuta è influenzato
da caratteristiche PERSONALI (motivazione, scopo del compito) e dello

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STIMOLO → stimoli intensi, improvvisi, insoliti aiutano a sostenere
l’attenzione.
- DIVISA: capacità autoregolativa che consente di suddividere le nostre
risorse attentive su più compiti nello stesso momento. Questa dipende
dal TIPO e dalla NATURA dei compiti, da quante risorse attentive essi
richiedono e dal loro grado di automatizzazione.
I processi dell’attenzione possono essere AUTOMATICI o CONTROLLATI.

NB! La pratica porta all’AUTOMATIZZAZIONE DEL PROCESSO.

AUTOMATICI CONTROLLATI

- sono fuori dalla nostra - si basano sulla


consapevolezza consapevolezza
- non richiedono sforzo - hanno l’intenzione di
attentivo raggiungere uno scopo
- non sono modificabili - sono modificabili
- sono superappresi - esigono pianificazione e
controllo

I processi di controllo VOLONTARIO possono subire l’interferenza dei processi


di controllo AUTOMATICO, chiamati “ERRORI D’ATTENZIONE".
Es. “ERRORI DI MODO”: quando si esegue un’azione che sarebbe opportuna in
una situazione diversa da quella in cui ci si trova → togliersi gli occhiali anche
quando non si indossano.

Gli studiosi hanno proposto la METAFORA dell’attenzione come FILTRO, i filtri


permettono infatti di selezionare le informazioni in entrata e di escludere
quelle NON NECESSARIE. Esistono 3 tipi di filtri:
- PRECOCE: l’informazione non rilevante NON VIENE ELABORATA E
SCOMPARE IN POCHI SECONDI
- ATTENUATO: il filtro attenua la forza dell’informazione non rilevante a
vantaggio di quella personalmente più rilevante
- TARDIVO: prevede che il sistema analizzi completamente tutta
l’informazione e ne valuti IN SEGUITO la salienza.

IL SISTEMA ATTENTIVO SUPERIORE (SAS)


Secondo gli studiosi NORMAN E SHALLICE (1986) il SAS è un sistema cognitivo
in grado di controllare le sequenze di azioni e i monitorare se richiedono un
certo grado di controllo → attivando il sistema attentivo.
C’E’ QUINDI IL PASSAGGIO DA PROCESSO AUTOMATICO A PROCESSO
VOLONTARIO.
Alcuni stimoli attirano l’attenzione più di altri, per esempio se sono:
- intensi
- improvvisi
- insoliti
- ripetuti

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ATTENZIONE E PSICOLOGIA AMBIENTALE
Gli ambienti naturali favoriscono l’utilizzo di processi attentivi automatici?
Un luogo è rigenerativo quando suscita emozioni positive e produce, nel
contempo, rilassamento e recupero dallo stress accumulato durante la
giornata (Kaplan, 1995). Secondo questa teoria gli ambienti RIGENERATIVI
vengono categorizzati da 4 proprietà:

LA PERCEZIONE
La percezione ci permette di attribuire significato agli STIMOLI ESTERNI.
E’ il processo attraverso il quale LE INFORMAZIONI RACCOLTE DAGLI ORGANI
DI SENSO SONO ORGANIZZATE IN OGGETTI, EVENTI, SITUAZIONI e vengono
elaborate in unità dotate di significato → PROCESSO COSTRUTTIVO DI
STRUTTURAZIONE DELLE SENSAZIONI, IN UNA RAPPRESENTAZIONE DOTATA
DI SIGNIFICATO.
Esistono 2 tipologie di PROCESSI:
1. PROCESSI BOTTOM UP: lo stimolo possiede informazioni sensoriali
sufficientemente specifiche da rendere possibile il riconoscimento
senza l’intervento di processo cognitivi superiori → Elaborazione
guidata dai processi sensoriali
2. PROCESSI TOP DOWN: lo schema di conoscenza pregressa riesce ad
influenzare il modo in cui viene percepito → Elaborazione guidata dalle
informazioni precedentemente interiorizzate (memoria, motivazione e
stati emotivi). Un esempio estero del processo TO-DOWN è
l’ASTRAZIONE, cioè quel processo di CONVERSIONE delle informazioni
sensoriali in categorie più ampie già immagazzinate in memoria →
quindi le persone NON RICORDANO INTEGRALMENTE QUELLO CHE
VEDONO ma astraggono dalle immagini percepite le informazioni
fondamentali.

Gli psicologi della GESTALT furono i primi a studiare la percezione ed a


individuare le principale regole sulla base del quale GLI STIMOLI (provenienti
dal mondo esterno) vengono organizzati secondo una BUONA FORMA.

LA LEGGE DELLA BUONA FORMA

- ESTENSIONE→ la figura è meno estesa dello sfondo. Si percepiscono


due volti perché si percepisce come figura la parte meno estesa e
come sfondo la parte più estesa.

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- PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONI→ la figura si colloca sopra lo sfondo
perchè sono presenti alcuni indizi di profondità
- PRINCIPIO DI ORIENTAMENTO → le parti del campo visivo orientate
sulla linea verticale o su quella orizzontale sono percepite come figura,
mentre quelle oblique come sfondo

ALTRI PRINCIPI DELLA GESTALT

LE COSTANZE PERCETTIVE
Nella percezione sono centrali le
COSTANZE PERCETTIVE ovvero il fatto che
alcuni oggetti rimangono
percettivamente invariati mantenendo la
stessa grandezza, colore o forma anche
quando cambiano le dimensioni delle
immagini proiettate sulla retina o cambia
il tipo di luce che la retina riceve.

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LE ILLUSIONI
L’illusione inganna l'apparato sensoriale umano, facendo percepire qualcosa
che non è presente o facendo percepire, in modo scorretto, qualcosa che
nella realtà si presenta diversamente.
Esistono vari tipi di illusioni:
- OTTICHE: avvengono quando la percezione di
uno stimolo NON corrisponde alle proprietà
fisiche di tale stimolo.
- PERCETTIVE: sono illusioni generate dalla
fisiologia dell’occhio.
(GRIGLIA DI HERMANN)
- COGNITIVE: dovute all’interpretazione che il
cervello dà alle immagini percepite (paradossi
prospettici o figure impossibili - TRIANGOLO)

LO SVILUPPO DELL’ATTENZIONE E DELLA PERCEZIONE


I processi di attenzione e percezione si sviluppano MOLTO PRECOCEMENTE,
sin dai primi mesi di vita, grazie sia ai cambiamenti maturazionali del sistema
nervoso centrale, sia all’esperienza. Come ricordava PIAGET (1952-psicologo,
biologo, pedagogista e filosofo svizzero) il bambino sin dai primi mesi
appunto, organizza le conoscenze in schemi che da SENSO-MOTORI
diventano maggiormente concettuali soprattutto con lo sviluppo della
SIMBOLIZZAZIONE (verso i 2 anni) cioè con la capacità di rappresentare
internamente un oggetto/evento esterno.

LA MEMORIA cap.3
Può essere definita come un SISTEMA ATTIVO che ci permette continuamente
di elaborare, conservare, recuperare informazioni della nostra esperienza
quotidiana. E’ composta da una serie di sistemi interconnessi COMPLESSI, al
punto che possiamo affermare di NON AVERE UNA SOLA MEMORIA (Baddeley
1984). Le funzioni principali della memoria sono 3:
- CODIFICA: registrazione iniziale delle informazioni→ con l’input in
ingresso il sistema si attiva per elaborare le informazioni
trasformandole in un formato che potrà essere conservato in memoria e
poi riconosciuto
- IMMAGAZZINAMENTO: salvataggio e conservazione delle informazioni
per uso futuro → consiste nel mantenere in memoria l’input codificato
- RECUPERO: reperimento delle informazioni immagazzinate per venire
utilizzate.
Secondo il MODELLO DEL COGNITIVISMO la memoria è come un magazzino.
La memoria è un PROCESSO RICOSTRUTTIVO: ogni volta che devo ricordare
qualcosa ricostruisco alcune informazioni corrette ad altre incorrette e
rielaboro, ricostruisco.
L’informazione proveniente dal mondo esterno viene gestita da 3 sistemi di
memoria: SENSORIALE, A BREVE TERMINE (MBT), A LUNGO TERMINE (MLT).
● la MEMORIA SENSORIALE è una sorta di fotografia istantanea che
trattiene le informazioni solo per brevissimo tempo (qualche centinaia
di millisecondi). Si ritiene che per ogni senso (vista, tatto, udito …) ci sia

17
uno specifico deposito sensoriale → la memoria del sistema visivo si
chiama MEMORIA ICONICA, quella del sistema uditivo MEMORIA
ECOICA.
● la MEMORIA A BREVE TERMINE è il magazzino dove un numero limitato
di informazioni rimane per qualche secondo (15-25 secondi). Questa
memoria permette anche di attuare un PRIMO CONTROLLO per
ELABORARE LE INFORMAZIONI → concetto di MEMORIA DI LAVORO
(ML- BADDELEY). In questo modello sono stati identificati alcuni
sottoinsiemi fondamentali: IL LOOP FONOLOGICO (memoria di lavoro
verbale) che permette di elaborare informazioni linguistiche, IL
TACCUINO VISUO SPAZIALE (memoria di lavoro visuospaziale) che
elabora temporaneamente stimoli visuo-spaziali (immagini, figure) E IL
BUFFER EPISODICO che provvede all'immagazzinamento temporaneo di
informazioni multimodali come scene o episodi. Inoltre tutto è
coordinato da un ESECUTIVO CENTRALE.
Per misurare la capacità della MEMORIA DI LAVORO si utilizzano degli
SPAN che si riferiscono al numero di elementi presentati che la persona
riesce a ricordare in ordine esatto (il limite è 7). Questo modello
permette di spiegare la relazione e il passaggio delle informazioni da
ML a MLT.
La relazione tra queste ultime è stata confermata dagli studi SUGLI
EFFETTI DI POSIZIONE SERIALE, in genere le persone ricordano meglio
le ultime parole di una lista, poi quelle iniziali e solo infine quelle
centrali.

● la MEMORIA A LUNGO TERMINE riguarda le informazioni conservate


per intervalli di tempo che variano da alcuni minuti a tutta la vita: è un
sistema che funge da magazzino duraturo per la conoscenza.
Altre funzioni importanti sono L’IMMAGAZZINAMENTO ovvero come
vengono codificate le informazioni e IL RECUPERO che è lo sforzo che il
soggetto attua per “tirar fuori” le informazioni e codificarle →
DIMENTICARE NON E’ FACILE SE L’INFORMAZIONE E’ CODIFICATA.
Ci sono vari fattori che spiegano il fallimento della funzione di recupero
→ il fenomeno “ce l’ho sulla punta della lingua” (sapere di andarci vicino
ma non ricordarselo precisamente) , aspetti emotivi-motivazionali, uno
stato interiore differente da quello che si aveva durante la codifica,
prove a ricordo attivo (risposta aperta) invece che di riconoscimento (a
crocette), interferenza tra vecchie e nuove informazioni.

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E’ possibile distinguere 4 tipi di MLT:
- PROCEDURALE: è la memoria per le abilità e le abitudini, la
conoscenza su come fare qualcosa senza essere
necessariamente consapevoli (andare in bici, guidare…)
- DICHIARATIVA: è la memoria per le informazioni personali o
fattuali. Questa a sua volta è divisa in MEMORIA SEMANTICA (è
un dizionario mentale di conoscenze di base indipendente da
riferimenti spazio-temporali) e in MEMORIA EPISODICA (che
permette di collocare le informazioni a livello spazio-temporale →
RICORDI). Una particolare forma di memoria episodica è la
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA.
- RETROSPETTIVA: relativa al ricordo di cose ed eventi del passato
- PROSPETTICA: riguarda il ricordo dell’intenzione precedente di
compiere azioni nel futuro (es. mi devo ricordare che tra 2 giorni è
il compleanno della mia amica)
L’OBLIO
E’ la dimenticanza irreversibile, ed è determinata da:
- decadimento della traccia
- cattiva strategia di recupero

Il primo a studiare l’oblio fu EBBINGHAUS che studiava A CRITERIO, fino a


quando non sapeva un argomento al 100% → ideò la CURVA DELL'OBLIO, dopo
8 ore si dimentica circa il 70% delle informazioni. E’ una curva ASINTOTICA cioè
che va all’infinito, quindi significa che c’è una parte che ricorderò sempre.

Non è facile dimenticare, anzi è proprio difficile, perché (ad esempio nella
memoria AUTOBIOGRAFICA) vengono recuperate LE EMOZIONI che sono
ancora vive dentro ogni soggetto.
Quindi in sintesi → DIMENTICARE E’ FACILE SOLO SE NON SI PROVANO
EMOZIONI
NB! se so di non ricordarmi una cosa: STO GIA’ RICORDANDO

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NB! SI RICORDA DI PIU’ SFORZANDOSI DI RICORDARE
NB! IL TEMPO NON FA DIMENTICARE → il tempo fa “confondere” i ricordi

STRATEGIE DI MEMORIA E METAMEMORIA


La memoria NON E’ UN SISTEMA STATICO → è facilmente MODIFICABILE e può
essere migliorata attraverso l’uso di strategie:
- REITERAZIONE MECCANICA: consiste nel ripetere più volte in maniera
meccanica le informazioni da ricordare
- RIPETIZIONE ELABORATIVA: consiste nel ripetere il materiale cercando
di comprenderlo e collegarlo ad informazioni che già possediamo
- ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE: consiste nel raggruppare o
classificare singoli item in sistemi significativi (ad esempio in schemi)
- ASSOCIAZIONE: consiste nel collegare le nuove informazioni tra loro o
collegarle a conoscenze pregresse
- MEDIAZIONE: riguarda la trasformazione di qualcosa di difficile a
qualcosa di più facile tramite l’individuazione di un terzo elemento
(MEDIATORE) che favorisce l’associazione tra i 2.
- FORMAZIONE DI IMMAGINI MENTALI: consiste nel trasformare materiale
verbale in immagini. Solitamente immagini BIZZARRE o INTERATTIVE
sono più efficaci e hanno un effetto positivo sul ricordo.
Le strategie elencate facilitano IL RECUPERO DELL’INFORMAZIONE
MEMORIZZATA (FASE DI RECUPERO) e permettono di comprendere come NOI
conosciamo la memoria e gestiamo i ricordi → CONCETTO DI METAMEMORIA

LO SVILUPPO DEI SISTEMI DI MEMORIA


- MEMORIA DI LAVORO (ML) aumenta progressivamente dai 4-5 anni fino
a raggiungere nell'adolescenza una capacità simile a quella dell’adulto.
- MEMORIA PROCEDURALE E MEMORIA DICHIARATIVA: si sviluppano in
modo precoce
- MEMORIA AUTOBIOGRAFICA: è raro ricordare eventi della propria
infanzia prima dei 2 anni, è più frequente dai 2-5 anni ed infine dai 6
anni migliora notevolmente.
Una capacità di base molto importante per la memoria è LA VELOCITA’ DI
ELABORAZIONE delle informazioni che migliora con l’età.
Un altro fattore che influisce è IL LIVELLO DI EXPERTISE (esperienza) in un
determinato ambito → è stato dimostrato che essere esperti in un
determinato ambito migliora il ricordo delle informazioni non solo conosciute
ma anche nuove.
Una delle prime strategie che compare attorno ai 7 anni è quella della
RIPETIZIONE.
Esistono anche 2 tipi di deficit nelle strategie:
- DEFICIT DI PRODUZIONE: non riuscire ad utilizzare una strategia
conosciuta
- DEFICIT DI USO: non trarre beneficio da una strategia utilizzata

IL PENSIERO cap. 4
Il pensiero è un insieme di processi che rendono disponibili informazioni su
cui lavorare e permette di costruire rappresentazioni mentali di un problema

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o di una situazione, e che possono assumere una forma PROPOSIZIONALE
(parole, affermazioni) o basarsi su IMMAGINI.

IMMAGINI MENTALI
Le immagini mentali permettono una maggiore memorizzazione delle
informazioni ed aiutano IL PENSIERO → per esempio rappresentare una
situazione, risolvere un problema, prendere una decisione.
Molte immagini mentali hanno la caratteristica di essere colorate,
tridimensionali, olistiche, analogiche rispetto al mondo fisico (es. un coniglio
viene immaginato più piccolo di un elefante). Va precisato però che
l’attivazione dell’immagine e la percezione reale attivano aree cerebrali simili,
con la differenza che, nel caso dell’immagine mentale NON E’ l’input esterno
che attiva l’area cerebrale ma l’input INTERNO.
Quella di costruire immagini mentali è un’abilità soggetta a notevoli differenze
INDIVIDUALI, alcune persone sanno elaborare immagini mentali vivide, altre
invece hanno scarse abilità.
Per rilevare l’abilità immaginativa di un soggetto si possono usare dei
questionari come il VVIQ (vividness of visual imagery questionnaire).

I CONCETTI
Il concetto è un INSIEME DI CARATTERISTICHE CHE ACCOMUNANO
POTENZIALMENTE UNA SERIE DI ESEMPLARI. Ha la funzione di unificare varie
caratteristiche di singoli oggetti organizzando in memoria le informazioni in
modo economico → quando un concetto raccoglie più concetti specifici si
parla di CATEGORIA.
I concetti e le categorie si formano con il PROCESSO DI CATEGORIZZAZIONE,
che è quel processo che classifica le informazioni in categorie dotate di
significato. Per classificare si imparano delle regole o ci si avvale di
INFERENZE.
Il modello ideale per identificare il concetto è detto PROTOTIPO.
ES. il prototipo del mammifero è il cane perchè come nucleo del concetto
“mammifero” ha “pelo e baffi”, sicuramente la balena non è invece
rappresentativa (e per questo è chiamata fuzzy).

PENSIERO E LINGUAGGIO
Un elemento essenziale dell’attività del pensiero è rappresentato
dall'acquisizione e dall’uso dei CONCETTI.
Tali concetti sono quasi sempre da PAROLE → il linguaggio viene infatti usato
per L’INTERAZIONE CON ALTRE PERSONE, che tramite scambi verbali
possono acquisire CONCETTI NUOVI.
Il linguaggio interagisce anche a livelli più elevati, come quando un certo
ragionamento viene facilitato dal pensiero a voce alta o dalla stesura di note
scritte.

IL RAGIONAMENTO
Una forma di pensiero è il RAGIONAMENTO che si distingue in DEDUTTIVO e
INDUTTIVO.

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IL RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
E’ quel processo in cui la conclusione è NECESSARIAMENTE VERA se le
premesse SONO VERE. La tipologie principali è il SILLOGISMO (ARISTOTELE)
che si basa su 2 premesse dalle quali si arriva a una conclusione. Per
risolverne uno ci si avvale di MODELLI MENTALI, è composto da 4 fasi:
1. COMPRENSIONE DELLE PREMESSE: si creano modelli mentali per OGNI
premessa
2. INTEGRAZIONE DELLE PREMESSE: ci costruisce un modello mentale
intero (contenente tutte le premesse)
3. ESTRAZIONE DELLE CONCLUSIONI: si individuano le relazioni tra le
premesse
4. RICERCA DI CONTRO-ESEMPI: si valuta un modello alternativo del
problema per produrre una soluzione alternativa

Esistono 3 tipi di SILLOGISMI:


- CATEGORICI: in cui compaiono una premessa A) MAGGIORE, B) MINORE,
C) CONCLUSIONE
- LINEARI: esprimono relazioni tra vari ordini per esempio di altezza (più
alto/basso), di spazio (sopra/sotto), di specifiche caratteristiche (più
ricco/povero). ES. “Anna è più alta di Uga” (premessa 1) “Mia è più bassa
di Uga” (premessa 2) → ANNA E’ PIU’ ALTA DI MIA (conclusione)
- CONDIZIONALI: sono composti da una premessa IPOTETICA con una
forma di enunciato condizionale → “SE P ALLORA Q”

IL RAGIONAMENTO INDUTTIVO
E’ un’attività di pensiero in cui una regola viene confermata da una serie di
esempi specifici o osservazioni. Utilizziamo il ragionamento induttivo per
arrivare a una conclusione probabile. La PROBABILITA’, intesa come grado di
certezza, E’ ALLA BASE DEL RAGIONAMENTO INDUTTIVO. → non sempre
coincide con la probabilità oggettiva ed è per questo che commettiamo gli
errori. Alla base di questi errori c’è l’uso di scorciatoie dette EURISTICHE:
- EURISTICA DELLA RAPPRESENTATIVITA’: si tende a dare maggior peso
all’ipotesi che appare maggiormente rappresentativa di una categoria
ES. la roulette “ROSSO,ROSSO,ROSSO,ROSSO” è giudicata più probabile
di quella “ROSSO, NERO, ROSSO, NERO” → IN REALTA’ HANNO LA
STESSA PROBABILITA’.
- EURISTICA DELLA DISPONIBILITA’: si stima la probabilità di un evento
sulla base della facilità con cui vengono alla mente ESEMPI di
quell’evento.
- EURISTICA DELL’ANCORAGGIO-AGGIUSTAMENTO: il giudizio è
influenzato dalle informazioni fornite inizialmente che tendono a venire
confermate anche quando non sono corrette.
ES. un preside presenta uno studente come “svogliato, maleducato” i
professori sono condizionati da questo pensiero e confermano quanto
descritto.

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IL PROBLEM SOLVING
Un problema sorge quando un soggetto ha un obiettivo ma NON SA come
conseguirlo, quando non può muoversi dalla situazione in cui si trova a quella
desiderata. Il problem solving ha 3 componenti:
RILEVAZIONE DEL PROBLEMA: è necessario rendersi conto che una
certa situazione implica un problema
RAPPRESENTAZIONE DEL PROBLEMA: è necessario definire e
rappresentare il problema in modo adeguato, la rappresentazione del
problema induce a cercare spiegazione basandosi sul recupero di
conoscenze precedenti
RICERCA DELLA SOLUZIONE: si controlla ciascuna ipotesi
precedentemente formulate e vengono pianificati i processi di soluzione
E’ importante successivamente monitorare l’attività in corso con
verifiche frequenti per vedere se ci si sta avvicinando all’obiettivo o se
qualcosa non sta funzionando.

Le persone ricorrono a diverse strategie in funzione del problema che devono


risolvere, è utile quindi distinguere i vari tipi di problemi in: BEN STRUTTURATI
(torre di Hanoi) E POCO STRUTTURATI.

IL PENSIERO CREATIVO
Il pensiero creativo, detto DIVERGENTE, è in grado di produrre qualcosa di
ORIGINALE ed è attivato nelle situazioni che permettono più vie d’uscita o di
sviluppo → è in opposizione al PENSIERO CONVERGENTE che viene attivato
nelle situazioni che permettono SOLO 1 via d’uscita (sillogismi,
categorizzazione). I suoi principali aspetti sono:
- FLUIDITA’: capacità di produrre tante idee
- FLESSIBILITA’: capacità di passare da un’idea ad un'altra
- ORIGINALITA’: trovare idee insolite
- ELABORAZIONE: sviluppare l’idea iniziale
- VALUTAZIONE: scegliere l’idea più adatta

Il pensiero in generale si sviluppa quando il bambino è in grado di


rappresentare internamente eventi e situazioni (a partire da 2 anni), e può
comunque affrontare precocemente categorizzazioni ragionamenti e
situazioni problematiche.

INTELLIGENZA E DIFFERENZA INDIVIDUALI NEI PROCESSI COGNITIVI


L’intelligenza è una funzione molto complessa che coinvolge una serie di
aspetti cognitivi di base (come la memoria di lavoro ML) e superiori (come il
pensiero e il ragionamento).
E’ possibile identificare 2 accezioni fondamentali per definire l’intelligenza:
- GENERALE: si usa per menzionare l’attività della mente umana o per
illustrare operazioni mentali di livello elevato (come un compito di
ragionamento)
- DIFFERENZIALE: pone l’accento su ciò che differenza gli individui nella
capacità di affrontare compiti cognitivi.
Confronti fondamentali per lo studio dell’intelligenza riguardano:
- esseri umani vs animali (FILOGENESI)

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- bambini piccoli vs bambini grandi o bambini grandi vs adulti
(ONTOGENESI)
- individui con funzionamento intellettivo tipico vs individui con
funzionamento intellettivo A-tipico (disabilità)

TEORIE E FORME DELL’INTELLIGENZA


Le teorie che hanno studiato l’intelligenza si possono classificare in 5 classi:

TEORIE UNITARIE lo sviluppo del pensiero inteso come


RAGIONAMENTO differenza globalmente gli
individui. SPEARMAN dimostrò che esiste una
ABILITA’ GENERALE (fattore G) integrata ad
abilità secondarie. Il fattore G è stato poi
misurato in vari modi (QI).
Un esempio di test per l’intelligenza come
abilità UNITARIA sono le MATRICI PROGRESSIVE
DI RAVEN.

TEORIE queste teorie considerano l’intelligenza come un costrutto


GLOBALI-MATURATIVE caratterizzato da un insieme di FUNZIONI GENERALI che si
sviluppano progressivamente con l’età.

TEORIE sono contrapposte a quelle unitarie, criticano il fatto che il


MULTICOMPONENZIALI fattore G rappresenti completamente l’intelligenza di una
persona. Esistono infatti persone con un QI simile ma
caratterizzate da specificità più spiccate di altre. I maggiori
esponenti furono GARDNER, STENBERG.
STEINBERG individuò 3 tipi di intelligenza (ANALITICA, PRATICA,
CREATIVA) mentre GARDNER ne individuò 7 (LINGUISTICA,
MUSICALE,MATEMATICA,SPAZIALE,CORPOREA,INTERPERSONA
LE E INTRAPERSONALE)

TEORIE GERARCHICHE cercano di superare gli scontri tra teorie unitarie e


multicomponenziali, prevedono che un vasto insieme di abilità
possa essere categorizzato in specifiche forme (come quelle
multicomponenziali) ma che si pongano a diversi livelli
gerarchici:
- STRATO 3 PIU’ ELEVATO: fattore g (intelligenza generale)
- STRATO 2 CON 9 ABILITA’ AMPIE
- STRATO 1 CON ABILITA’ RISTRETTE

TEORIE COGNITIVISTE le teorie unitarie vennero messe in discussione per il fatto che
il pensiero si basa su abilità ancora più primitive, come la
MEMORIA DI LAVORO, ovvero la capacità di tenere a mente più
elementi contemporaneamente e di lavorare su di essi.
Queste teorie quindi vogliono intendere la ML non solo come
una struttura cognitiva, infatti la relazione tra FATTORE G e
memoria di lavoro si spiega con il fatto che chi ha maggiore
ML è maggiormente in grado di immagazzinare risultati e
soluzioni.

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MODELLO DI CAROL (teoria gerarchica)

MODELLO A CONO
Il modello a cono (CORNOLDI 2007) tiene conto della
MULTICOMPONENZIALITA’ dell’intelligenza includendo strutture intellettive di
base, organizzate in modo gerarchico, ma anche di aspetti non cognitivi
(come aspetti motivazionali-culturali o emotivi).
Il modello evidenzia come le abilità intellettive ALLA BASE DEL CONO siano
legate alla specificità del materiale su cui operano (verbale, visivo, spaziale) e
MENO CONDIZIONATE dalla capacità di controllo della ML.
ESEMPIO: il ricordo di una breve serie di parole rappresenta un compito
verbale, gerarchicamente poco elevato e che quindi richiede un basso
controllo della memoria di lavoro.
MAN MANO CHE SI SALE SUL CONO E’ NECESSARIO UN MAGGIOR
CONTROLLO e assume meno importanza la natura del compito in sé (verbale,
visivo, spaziale).

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Questo modo di funzionare dell’intelligenza è integrato da 3 fattori esterni:
1. ESPERIENZA
2. FATTORI MOTIVAZIONALI-CULTURALI
3. FATTORI EMOTIVI-METACOGNITIVI: rappresentano il modo in cui una
persona percepisce e conosce la propria mente, stima le proprie abilità.

IL QUOZIENTE INTELLETTIVO
I test di intelligenza permettono di ottenere un punteggio specifico che in
seguito a dei calcoli viene trasformato in un punteggio detto STANDARD.
In origine il QI, proposto da STERN (1912), permetteva di calcolare se un
bambino di una certà età (tipo 8 anni) fosse in grado di svolgere dei compiti
corrispondenti alla sua età cronologica (8anni) oppure se avesse competenze
pari a bambini di età superiore (10 anni) o inferiore (6 anni). Il concetto chiave
era quello di ETA’ MENTALE → il calcolo del QI si basava sul rapporto:
ETA’ MENTALE/ ETA’ CRONOLOGICA x 100.
Questa modalità di calcolo è stata superata totalmente ai giorni nostri.

La curva in figura evidenza che quasi il 70% della popolazione ha un QI


compreso tra 85 e 115 (pallino rosso) che rappresenta la fascia della
cosiddetta “NORMALITA’”.
I casi di bambini con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) rientrano
anche loro nella parte centrale, in quanto presentano una discrepanza tra
livello intellettivo (che è buono) e livello di apprendimento di alcune aree come
la lettura e il calcolo (che sono scarsi).
I casi di persone con FUNZIONAMENTO INTELLETTIVO LIMITE (FIL) o
BORDERLINE, hanno un QI compreso tra 70-85 (pallino verde) ma sono pochi
quelli che riescono ad ottenere una diagnosi FIL.

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Solo il 2% della popolazione ha un QI < 2% (pallino blu) e quindi potrebbero
ricevere una diagnosi di disabilità intellettiva, ma anche in questo caso pochi
la ricevono.
Va notato anche che più del 13% della popolazione ha un QI compreso tra 115
e 130 e circa il 2% ha un QI > a 130 (categoria dei plusdotati).

LA DISABILITA’ INTELLETTIVA
Un persona con disabilità intellettiva presenta una debolezza generalizzata
che riguarda molti aspetti del funzionamento intellettivo, cioè presenta
difficoltà in tutti o quasi tutti gli aspetti intellettivi esaminati.
Per alcuni versi la debolezza di un individuo con disabilità intellettiva sembra
comparabile all’intelligenza di un bambino di età molto inferiore ma non è così
perchè ad esempio un bambino piccolo ha una grande capacità di
apprendimento che non è equiparabile con quella di un individuo con
disabilità intellettiva.

FORME ECCEZIONALI DI INTELLIGENZA


Per orientarci tra profili che sono per molti motivi differenti bisogna
distinguere le forme eccezionali di intelligenza in categorie:
- TALENTUOSI: persone con forme altamente specifiche di intelligenza
- CREATIVI: persone che riescono a trovare soluzioni originali a cui
nessuno aveva pensato
- GENI: persone riconosciute per i loro prodotti
- DOTATI O SUPERDOTATI (GIFTED): persone che ottengono prestazioni
molto elevate nella quasi totalità dei compiti intellettivi importanti
- SUPER ESPERTI: persone altamente esperte in singole attività

ASPETTI EVOLUTIVI DELL’INTELLIGENZA E IL RUOLO DELL’ESPERIENZA


La ricerca in ambito evolutivo ha evidenziato come l'intelligenza, intesa come
aspetto globale o come insieme di sottocomponenti, incrementa con l’età in
progressione graduale.
Tuttavia i bambini e i ragazzi sono inseriti all’interno di un contesto culturale
e familiare che influisce nel loro sviluppo intellettivo, soprattutto se è carente.
Nella fascia di massimo sviluppo dell’intelligenza i bambini e i ragazzi sono
inseriti in agenzie educative come la scuola, che possono contribuire a
incrementare l’intelligenza, contrastando ad esempio gli effetti negativi della
scarsa stimolazione familiare/culturale. Questo concetto viene espresso con
“ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE” ed è alla base di un approccio secondo cui
l’intelligenza, è il risultato dell’interazione dell’individuo e degli strumenti
fornitigli dall’ambiente.

LA METACOGNIZIONE cap.6
Riflessioni su “come funziona la mente” e soprattutto su “come funziona la mia
mente" (come posso ricordare quelle cose?) sono manifestazioni della
METACOGNIZIONE, un costrutto che si riferisce alla riflessione e al controllo
sui processi cognitivi: conoscenze, strategie, modalità, processi.
La conoscenza metacognitiva può essere definita come l’insieme di idee
sviluppate da ciascun individuo sul funzionamento della mente, in particolare
sulla sua.

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ESEMPIO: di fronte ad un compito di memoria ci si può chiedere quanto si
stima di poter ricordare, come fare per memorizzare la sequenza di
informazioni. Ci si può inoltre auto-valutare come più o meno capaci e quindi
nutrire aspettative di successo o di timore.
Nell’insieme di questi processi risultano importanti le STIME → che sono
influenzate dalla CONSAPEVOLEZZA di aver affrontato compiti simili.
Anche il confronto con gli altri e le diverse esperienze fallimentari possono
incidere.
Per un salutare “OTTIMISMO COGNITIVO” spesso sovra-stimiamo le nostre
prestazioni o addirittura per compiti nuovi la cui difficoltà non è ben
compresa si tende a stimare erroneamente la propria prestazione.
Le STIME METACOGNITIVE rappresentano metagiudizi sulle nostre
conoscenze, un caso particolare è rappresentato dalla capacità di giudicare
se si possiede una conoscenza, anche se al momento non è disponibile →
effetto “PUNTA SULLA LINGUA”.
Ad incidere sulla qualità delle stime vi sono alcuni fattori tra cui il più
importante è LA FAMILIARITA’ → più un compito è familiare e più stimiamo di
farcela.

MONITORARE IL FUNZIONAMENTO DELLA PROPRIA MENTE


Con “monitoraggio” o “controllo metacognitivo” si intende l’insieme dei
processi autoregolativi adottati per verificare la corretta applicazione e
l’efficacia di una attività o strategia.
La soluzione di un problema richiede di pianificare l’attività cognitiva, di
rendersi consapevoli dell’efficacia delle azioni programmata e di adattare le
strategie e gli obiettivi, conta particolarmente anche AVERE CHIARO LO
SCOPO (ricordare, applicare, risolvere…) e IL TIPO DI PROVA DA AFFRONTARE
(riportare per iscritto, comunicare con gli altri).

Il MODELLO METACOGNITIVO DI BORKOWSKI E MUTHUKRISHNA (1992)


evidenzia come: il confronto
tra compiti stimola
l’adozione di una o più
strategie, la cui prestazione
genera un risultato più o
meno positivo. La
valutazione favorisce
percezioni, motivazioni,
rappresentazioni che
portano ad affrontare o
evitare compiti successivi
della stessa natura.

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TEORIE IMPLICITE: SONO FATTO COSI’ O POSSO MIGLIORARE?
“Non sono portato per questa cosa” → espressioni di questa natura denotano
una teoria metacognitiva ENTITARIA (statica) DELLE ABILITA’, come
competenze che si posseggono o non si posseggono. Questa teoria è
relativamente diffusa e in un certo senso “comoda” perché consente di
giustificare eventuali difficoltà o insuccessi ed eventualmente di non investire
in ambiti in cui si pensa di non poter riuscire.
Inoltre può favorire l’ansia da prestazione o aumentare la tendenza a
scegliere compiti facili e noti in cui poter dimostrare le proprie abilità,
evitando situazioni nuove per non mostrarsi “non portati”.
A questa teoria si contrappone quella INCREMENTALE che porta a credere
che le abilità sono in crescita, che l’esercizio, l’esperienza, l’applicazione,
comportano un miglioramento delle proprie conoscenze, competenze e anche
attitudini verso i vari compiti.
Tale teoria INCREMENTALE si accompagna a vissuti emotivi piacevoli e di
sfida, l’insuccesso non scalfisce se stessi perchè non si traduce in incapacità,
ad essere “sbagliata” non è la persona ma eventualmente le modalità
attraverso cui è stato affrontato il compito.
A determinare la teoria e mantenerla è l'AMBIENTE ATTRAVERSO I FEEDBACK.
ESEMPIO: davanti a ripetute distrazioni l’insegnante può esordire con “sei il
solito distratto” e favorire una teoria ENTITARIA oppure può esprimersi non "ti
sei distratto, come potresti fare per stare più attento?” e favorire una teoria
INCREMENTALE.
Le teorie entitarie o incrementali sono in relazione con gli obiettivi di
DIMOSTRAZIONE E PADRONANZA.
C’è chi è mosso principalmente dal mostrarsi bravo e quindi da obiettivi di
dimostrazione e c’è chi invece soprattutto vuole imparare, insegnare,
conoscere e quindi è mosso da obiettivi di padronanza.
Insegnanti con teorie entitarie e obiettivi di dimostrazione tendono a favorire
le stesse convinzioni e i medesimi obiettivi negli studenti.

LO SVILUPPO DELLA METACOGNIZIONE


A costruire i precursori e consentire lo sviluppo della metacognizione sono:
- CAPAPCITA’ DI FINGERE (immaginare, ipotizzare, aprire scenari) →
GIOCO SIMBOLICO (PIAGET)
- CAPAPCITA’ DI RACCONTARE, RACCONTARSI
- CAPAPACITA’ DI PORSI IN DIVERSE PROSPETTIVE così da interpretare e
stimare gli effetti e cause del proprio agire e pensare

LA MOTIVAZIONE cap.7
E’ un insieme strutturato di ESPERIENZE SOGGETTIVE che spiega L’INIZIO,
L’INTENSITA’ E LA PERSISTENZA DI UN COMPORTAMENTO DIRETTO AD UNO
SCOPO.

I MOTIVI IMPLICITI
I motivi impliciti si riferiscono a delle disposizioni di base che ci portano ad
essere (anche in modo inconsapevole) attratti da stimoli, situazioni, compiti,
riferiti a 3 ambiti (MURRAY 1938):

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MOTIVO SPERANZA PAURA

RIUSCITA affrontare compiti e paura di fallire, di non


situazioni per avere riuscire a
successo e senso di padroneggiare compiti
padronanza e situazioni

DOMINANZA riuscire a persuadere, paura di essere


ad avere impatto sugli dominati, controllati
altri

AFFILIAZIONE desiderio di vicinanza, paura di essere esclusi


di sentirsi accettati o rifiutati

I motivi impliciti sono presenti in tutti gli esseri umani ma vi sono differenze
individuali nella forza dei vari motivi, AD ESEMPIO: una persona può sentire
forte il motivo alla dominanza e un’altra invece può non sentirsi ben accolta
(paura di affiliazione).
A determinare l’intensità dei motivi ci sono 3 fattori:
1. il primo ci contraddistingue dalla nascita
2. l’autovalutazione e la stima di successo
3. le emozioni anticipate: è evidente che anticipare una forte emozione di
vergogna per un ipotetico fallimento induce alla rinuncia

A determinare le stime di successo o insuccesso e le emozioni anticipate sono:


- ESPERIENZE PREGRESSE
- LE RAPPRESENTAZIONI DEL SE’
- LE REAZIONI DELL’AMBIENTE AI PROPRI RISULTATI.

ESEMPIO: è noto che a volte gli studenti manifestino la paura di sbagliare, a


determinarla e rafforzarla è il motivo della riuscita attraverso un meccanismo
tipo: “ho bisogno di successo e ho timore dell’insuccesso → SICCOME penso di
non essere in grado immagino il fallimento e decido di non provarci per
paura”
E’ importante quindi RIMODULARE IL PENSIERO in “TUTTAVIA penso di essere
capace”.

ANDAMENTO DELLA MOTIVAZIONE


Solitamente le persone tendono a scegliere un compito di media difficoltà, in
questo modo sono sicuri di farcela e la paura di non riuscirci è bassa.
Alcune persone però potrebbero scegliere un compito più facile perché
richiede meno sforzo e il successo è assicurato, altre invece potrebbero
scegliere il compito più difficile, per sfida, per avere una scusa in caso di
fallimento.

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LA PERCEZIONE DI COMPETENZA
E’ il “SENTIRCI CAPACI” che si collega quindi al saper fare e alla conoscenza di
strategie e pratiche pregresse.
Sentirci capaci di affrontare un compito costituisce una FORTE SPINTA
MOTIVAZIONALE → fin da piccoli c’è infatti il “VOLER FARE DA SOLI” come per
esempio allacciarsi le scarpe.
In questo processo a determinare uno sviluppo o un blocco della percezione
di competenza sono I COMPORTAMENTI DEGLI ADULTI → adulti che si
intromettono, che non lasciano fare, che fanno capire “non fa per te”, “non ce
la fai”, “sei troppo piccolo” BLOCCANO I TENTATIVI DI PADRONANZA E
PORTANO A NON SVILUPPARE QUELLA PERCEZIONE DI ESSERE COMPETENTI
CHE RENDE I BAMBINI FIDUCIOSI DI AFFRONTARE UN COMPITO.
Il metamessaggio che bisogna trasmettere è che “CONTA PROVARCI non conta
il risultato”.
Solo chi fa in prima persona può sentirsi competente, se fanno gli altri per noi
ci sentiremo decisamente MENO COMPETENTI e sarà facile sviluppare LA
PERCEZIONE DI NON ESSERE CAPACI (“mi aiutano perchè non sono bravo”).

L’AUTOEFFICACIA
La percezione di competenza è in relazione con la percezione di
AUTOEFFICACIA. Molte volte sentiamo dire “questa cosa non so farla” ancora
prima che venga incominciata.
La percezione di AUTOEFFICACIA è un importante fattore motivante. Per
promuoverla è possibile fare leva su 4 aspetti:
★ AFFRONTARE COMPITI E SOLUZIONI E AVERE SUCCESSO: ad esempio
suddividere l’obiettivo in sotto-obiettivi
★ VEDERE ALTRI CHE RIESCONO (o pensare ai miei successi precedenti)
★ CONVINCERSI DI RIUSCIRE (persuasione verbale)
★ GESTIONE DELL’EMOTIVITA’ NEGATIVA: il vissuto negativo emotivo
spesso rende difficile l’esecuzione del compito

LA TEORIA ASPETTATIVE x VALORI


Secondo questa teoria LA MOTIVAZIONE E’ IL FRUTTO DELLA
MOLTIPLICAZIONE TRA ASPETTATIVE DI RIUSCITA E VALORE DATO AL
COMPITO.
Le aspettative dipendono dalla percezione di competenza e dalle stime di
fattibilità ma anche dal tipo di attribuzione formulata.
Contano però anche i valori e l’importanza assegnata al compito, che
dipendono da OBIETTIVI E ASPETTATIVE PROPRIE E ALTRUI.
ESEMPI:
1. uno studente che vuole fare l’ingegnere darà più importanza alla
matematica rispetto ad uno studente che vuole fare l’avvocato.
2. se i genitori fanno capire che lo studio di una materia non è importante
è probabile che anche lo studente abbassi la propria motivazione
E’ importante quindi soffermarsi sui valori e comprendere quali siano,
ECCLES E WIGFIELD (2002) individuano 4 sfaccettature:

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DIMENSIONE ESEMPI

VALORE mi piace studiare matematica


INTRINSECO-PIACEVOLEZZA

UTILITA’ conoscere la matematica serve nella


vita

IMPORTANZA DEL RISULTATO è importante per me andare bene in


matematica perchè voglio fare
l’ingegnere

COSTO per me è troppo difficile studiare


matematica

Il COSTO è l’elemento sottrattivo, una materia o un argomento possono


risultare utili e importanti ma se costa troppa fatica affrontarli allora il
risultato sarà DEMOTIVANTE.

CURIOSITA’ E INTERESSE
Un’importante fonte di valore è LA PIACEVOLEZZA verso il compito, che viene
stimolata da CURIOSITA’ O INTERESSE.
La CURIOSITA’ è un bisogno innato, osservabile nel bambino e negli animali,
che porta ad esplorare l’ambiente. E’ mossa da stimoli definiti PROPRIETA’
COLLATIVE: NOVITA’, COMPLESSITA’, INCONGRUENZA.
La curiosità è transitoria perché svanisce non appena è stata data risposta ai
quesiti mentre l’INTERESSE è stabile e si sviluppa nel tempo andando a
fissarsi su certi temi più di altri.
A promuovere l’interesse sono anche COMPRENSIBILITA’ E VICINANZA CON
AMBITI CHE HANNO VALORE PER SE’.

LE EMOZIONI cap.8

LA TEORIA DEL CONTROLLO-VALORE


Questa teoria, proposta da PEKRUN (2006) evidenzia che ci sono 2 antecedenti
cognitivi delle emozioni: LA PERCEZIONE DI CONTROLLO, IL VALORE.
- Percepire il controllo significa sentire di essere capace, sapere come
fare a riconoscere che il buon risultato dipende da sé.
- Il valore si riferisce invece al significato e all’importanza che diamo al
compito.
Le 2 dimensioni sono in rapporto moltiplicativo e quindi accrescono a vicenza.

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LE EMOZIONI SI TRASFORMANO: LA TEORIA COMUNICATIVA
Le emozioni servono principalmente a comunicare agli altri le nostre
impressioni ed intenzioni.
ESEMPIO: l’insegnante che si arrabbia con uno studente veicola molti
messaggi comunicativi, spesso non funzionali, diversamente l’insegnante che
mostra rassegnazione implicitamente può far capire allo studente “non puoi
farcela”.
Le emozioni però comunicano SIGNIFICATI A NOI STESSI, ci offrono una
INTERPRETAZIONE DELLA SITUAZIONE e ci SUGGERISCONO CHI SIAMO.
Le emozioni ci dicono COSA CI IMPORTA DAVVERO → anche chi si arrabbia e
nega interesse verso un compito in realtà prova emozioni e quindi interesse,
diversamente da chi non prova nulla.
Secondo la TEORIA COMUNICATIVA (OATLEY, LAIRD) le emozioni dipendono
dal LIVELLO DI RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI CHE SI STANNO
PERSEGUENDO → CI COMUNICANO A CHE PUNTO SIAMO E QUALI OBIETTIVI
SONO IMPORTANTI PER NOI.
Inoltre L’INTENSITA’ PROVATA ci suggerisce quanto è importante per noi
l’obiettivo.

Diversamente dalla paura, la rabbia è più attivante, spinge ad agire, a


rimuovere l’ostacolo e superarlo.
Il modello suggerisce inoltre che la soddisfazione sarà tanto maggiore quanto
più avremo affrontato momenti di paura e di rabbia.

LE EMOZIONI PIACEVOLI
Quando si parla di emozioni si hanno spesso in mente rabbia, paura, tristezza
→ EMOZIONI SPIACEVOLI
Esistono tuttavia EMOZIONI PIACEVOLI il cui scopo è FONDAMENTALE PER IL
BENESSERE E PER ELABORARE IL VISSUTO PIU’ SPIACEVOLE.
Le emozioni piacevoli sono: GIOIA, ENTUSIASMO, PIACERE, SODDISFAZIONE.
Secondo il MODELLO DI FREDRICKSON ampliano il repertorio di azioni e
pensieri e FAVORISCONO L’APPRENDIMENTO, L’ATTENZIONE, LA CREATIVITA’,
LA VOGLIA DI CIMENTARSI IN QUALCOSA → COSTRUISCONO OTTIMISMO E
RESILIENZA
Questo tipo di emozioni RENDE PIU’ AMPIO E FLUIDO IL PROCESSO DI
INFORMAZIONI, al contrario delle emozioni spiacevoli che portano a
focalizzarsi sul problema → ES. se una persona ha paura di una cosa sarà
molto concentrata su quella cosa e poco all’ambiente che la circonda

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NB! Le emozioni PIACEVOLI NON SONO il contrario di quelle spiacevoli
L’importante che quelle PIACEVOLI siano di più delle altre, il rapporto ottimale
è 3:1 → lo stato emotivo piacevole può aiutare ad affrontare le emozioni
spiacevoli.

L’ENTUSIASMO
Essere entusiasti significa “avere il fuoco dentro”, essere carichi di POSITIVITA’
e avere voglia di comunicare ciò che ci rende attivi. L’entusiasmo conduce a
voler comunicare ciò che di bello abbiamo visto e sentito.
Indicatori comportamentali di entusiasmo (COLLINS 1978)

E’ anche possibile però AGIRE ENTUSIASTICAMENTE PUR NON PROVANDO


COSI’ TANTA GIOIA (entusiasmo autentico e inautentico → vale per tutte le
emozio)
L’emozione che si nasconde dietro l’entusiasmo è LA GIOIA → entusiasmo
autentico
A maggiore entusiasmo autentico corrisponde un minor rischio di BURNOUT
(profonda situazione di stanchezza ed esaurimento che colpisce chi lavora
per aiutare gli altri), che provoca:
- scarsa realizzazione
- stanchezza di andare a lavoro → esaurimento emotivo
- depersonalizzazione → non si riesce a stabilire una relazione autentica
con le persone che deve aiutare
ESEMPIO: è possibile che un insegnante agisca spontaneamente in maniera
entusiastica oppure che si sforzi.
L’entusiasmo manifestato viene percepito dagli studenti, ne cattura
l’attenzione e ne FACILITA L’APPRENDIMENTO, riducendo la noia.
Gli insegnanti entusiasti FAVORISCONO EMOZIONI PIACEVOLI SUI RAGAZZI,
promuovono l'apprendimento e trasmettono contenuti con efficacia.
Le persone si accorgono quando un’altra prova un entusiasmo inautentico.
Esistono anche persone che magari provano gioia ma NON RIESCONO AD
ESPRIMERLA.
Esistono ENTUSIASMO PER INSEGNARE ed ENTUSIASMO PER LA MATERIA

CONOSCERE E CONTROLLARE LE PROPRIE EMOZIONI


Può capitare di dover controllare le proprie emozioni (spesso spiacevoli) per
renderle funzionali ad affrontare una situazione. Questo processo di

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REGOLAZIONE comporta un costo che si chiama EMOTIONAL LABOR (costo
del controllo emotivo).
Esso richiedere un ACTING (lavoro) sul proprio vissuto emotivo a 2 diversi
livelli:
- PROFONDO (deep): si attua una rivalutazione della situazione e delle
possibili interpretazioni che determina una REALE MODIFICA DEL
VISSUTO EMOTIVO (focalizzazione sui fattori che generano l’emozione)
- SUPERFICIALE (surface): viene modulata solo l’espressione
comportamentale (focalizzazione sulla risposta)

E’ evidente che l’elaborazione profonda favorisca il benessere, mentre ripetuti


sforzi di soppressione delle cause dell’emozione possono stressare fino a
condurre all’esaurimento (o fenomeni come il burnout).
Il MODELLO DI GROSS (2001) mostra che è possibile modificare il proprio
vissuto emotivo e sottolinea l’importanza di riflettere e comunicare per
riuscire ad elaborare le proprie emozioni.
ESEMPIO: l’insegnante può modulare la rabbia (elab. profonda) o le modalità
attraverso cui esprimerla (elab. superficiale)
Non sono gli eventi in sé ad emozionarci ma altri fattori individuati da FRIJDA
(2007) nella codifica e nell’interpretazione → E’ IL NOSTRO “PENSARE ALLA
SITUAZIONE” che GENERA VISSUTI EMOTIVI E COMPORTAMENTI.
Non sono le persone a farci emozionare ma SIAMO NOI A “DECIDERE” CHE
EMOZIONI PROVARE.
ESEMPIO: non è il professore che mette ansia allo studente ma la valutazione
dell’evento “interrogazione” data dallo studente stesso.
NB! il tempo non risolve le cose, anzi a volte magari le complica, più si aspetta
e più è difficile riprendere in mano certe situazioni
A volte le persone non gestiscono le loro emozioni perché non sanno come
fare o non sono del tutto consapevoli

IL SENSO DI COLPA
Il senso di colpa ADATTIVO è un’ottima emozione, se sbaglio e mi sento in
colpa vuol dire che ho riconosciuto il mio errore e voglio riparare quello che
ho sbagliato → il senso di colpa non è SULLA PERSONA ma sul
COMPORTAMENTO.
A volte è confuso con la VERGOGNA e altre volte ancora una persona un po’ si
sente in colpa e un po’ si vergogna.
Esiste un senso di colpa particolare è il senso di colpa DELLA VITTIMA → in
situazioni di violenze per esempio, un soggetto può sentirsi in colpa per le
violenze che ha subito.

AUTOCOMPASSIONE
Analizzata per la prima volta da KRISTIN NEFF : è una disposizione positiva di
accettazione e benevolenza verso di sé che è data da 3 dimensioni
contrapposte:

- AUTOGIUDIZIO (critico) vs GENTILEZZA VERSO DI SE


- ISOLAMENTO (capita solo a me) vs UMANITA’ COMUNE (capita a tutti)

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- IDENTIFICAZIONE (sono io la colpa) vs ACCETTARE IN MODO
BILANCIATO E DISTACCATO (le cose sono andate male, sbagliano tutti)

SPIRALE DI POSITIVITA’
Barbara Fredrickson: essere positivi porta miglioramenti in tutti gli ambiti,
porta un benessere fisico, sociale e psicologico
ESEMPIO: Se le persone guardano un video che produce rabbia/paura,
aumenta il battito cardiaco che rimane accelerato nel tempo, mentre se il
video produce gioia/ilarità il battito cardiaco aumenta ma torna regolare in
tempi brevi.

IL PERDONO: è una specie di attenzione emotiva verso di sé.


E’ stata fatta una distinzione tra PERDONO EMOZIONALE che è dato dalla
trasformazione delle emozioni e PERDONO DECISIONALE (non prevedere la
trasformazione delle emozioni e non è efficace.
La persona che è più difficile perdonare è se stessa, perché tendiamo ad
essere molto esigenti ed è difficile accettarsi.
TO COPE (fronteggiare): quando ci accade qualcosa abbiamo varia strategie
di fronteggiarla, una modalità immediata è il COPING DI EDITAMENTO → non
ci voglio pensare, faccio altro per non pensarci.
Quello più funzionale è il COPING STRATEGICO.

ELABORAZIONE DEL LUTTO: il lutto è una perdita (perdita di lavoro, persona


sana che scopre di avere una malattia, accorgersi che si aveva investito tanto
in una cosa e capisce che non era giusto) è composta da 3 fasi:
- NEGAZIONE
- RABBIA: perchè è successo a me, perché doveva capitare
- ELABORAZIONE: che può essere più favorevole e quindi accettazione
oppure meno favorevole (depressione ….)

SOCIALIZZAZIONE E APPRENDIMENTO cap.9


L’apprendimento si realizza in un contesto sociale che lo promuove e che lo
determina.

IL SUPPORTO SOCIALE ALL’APPRENDIMENTO E L’IMITAZIONE


La deprivazione sociale nei primi anni di vita può avere conseguenze
drammatiche sulla maturazione e sull’apprendimento del bambino.
CONFORTO AFFETTIVO/RELAZIONALITA’ sono di per sé profondi e intensi
MOTORI DELL’APPRENDIMENTO, ma i loro effetti possono anche essere
INDIRETTI e cioè dovuti a MECCANISMI CHE SI INSTAURANO.

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In particolare, la presenza di un’altra persona, mentre il bambino acquisisce i
primi apprendimenti, aiuta a sviluppare capacità di autoregolazione e
perfezionare le acquisizioni.
Un altro meccanismo sociale fondamentale è L’IMITAZIONE → il bambino fin
da piccolo imita ciò che fanno gli altri e quindi SVILUPPA CAPACITA’ nuove.
L’Università di Parma ha identificato il meccanismo biologici dell’imitazione,
identificando dei NEURONI che si attivano per rappresentare le azioni svolte
da altri. Anche ALBERT BANDURA nel modello da lui chiamato MODELING ha
descritto come si costruisca l’apprendimento osservando il comportamento
altrui. L’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE E’ FONDAMENTALE IN TUTTE LE
ETA’.

IL BISOGNO DI IMITAZIONE
Un’importante teoria è la SDT (self, determination, theory) proposta da RYAN E
DECI, secondo cui è FONDAMENTALE IL SODDISFACIMENTO E LA NON
FRUSTRAZIONE DI BISOGNI:
1. RELAZIONE
2. COMPETENZA
3. AUTONOMIA
Le persone infatti provano benessere e motivazione quando si sentono
sostenute e capaci di fare cose scelte da sé.
Secondo la teoria dell’autodeterminazione (SDT) è possibile favorire il
benessere evitando messaggi o atteggiamenti che trasmettono senso di
incompetenza, obblighi, ambienti ostili.
La SODDISFAZIONE E’ COME UNA VITAMINA, che nutre il naturale bisogno di
avere relazioni, mentre LA FRUSTRAZIONE E’ COME UN VELENO, che ci fa
sentire fuori posto, incapaci.
Occorre che tra i 3 bisogni ci sia equilibrio.

BISOGNO SODDISFAZIONE FRUSTRAZIONE

RELAZIONE sentirsi accolti, provare un senso di


accettati, sostenuti esclusione

COMPETENZA riuscire, percepire di sentire di non essere


sapere come fare capaci

AUTONOMIA poter scegliere come sentirsi obbligati di fare


organizzare la propria le cose, senza
attività possibilità di gestirle

Per soddisfare e non frustrare i 3 bisogni, in primis è importante creare un


AMBIENTE CARING, che fa sentire accolti, non bisogna usare un linguaggio
controllante (devi, bisogna, non si fa così…) ma SUPPORTIVO (potresti, che
strategia usare per ...?) che rispetta i tempi individuali, non mette fretta e
nemmeno pressione.
Inoltre fondamentale è rispettare e NON GIUDICARE le emozioni negative.
Questo tipo di sostegno insegna a fare le cose in modo AUTO-REGOLATO.

Le persone hanno bisogno di AMORE → INCONDIZIONATO

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Se gli altri ci accettano incondizionatamente anche noi ci amiamo
incondizionatamente → AUTOACCETTAZIONE
Ci sono dei bisogni psicologici che se vengono soddisfatti ci fanno essere
motivati e felici che riguardano prima di tutti la RELAZIONE:
- accettazione
- supporto delle persone attorno a noi
- star bene con noi stessi → autostima
Importante è anche il BISOGNO DI COMPETENZA : le persone hanno la
necessità di SENTIRSI CAPACI → molte volte le persone rifiutano un compito
per evitare di sentirsi appunto di sentirsi INCAPACI
Infine l’ultimo BISOGNO NECESSARIO E’ L’AUTONOMIA: da sempre le persone
lottano per essere libere.
AMBIENTI SUPPORTIVI E AUTOREGOLAZIONE
L’autoregolazione consiste nella capacità di gestire da sé strategie e
motivazioni funzionali alla riuscita e al saper svolgere compiti e attività
considerati importanti e a cui si da valore.
Per acquisirla si attua un processo di “internalizzazione” che consiste in gradi
diversi di regolazione del proprio agire.
All’inizio la motivazione è regolata ESTERNAMENTE, altrimenti la persona non
agirebbe e non si motiverebbe se non ci fosse qualche forma di controllo
esterno. Passaggi della regolazione.

La REGOLAZIONE PER IDENTIFICAZIONE porta a fare perché ci si sente quella


persona (ES. IO SONO UNO STUDENTE E STUDIO), mentre la REGOLAZIONE
PER INTEGRAZIONE porta a sentire che l’attività è parte di se.
E’ l’ambiente a favorire l’internalizzazione e a portare verso una progressiva
integrazione dell’attività.
In questo processo è importante il ruolo della struttura data all’ambiente,
STRUTTURA COME CHIAREZZA DEGLI OBIETTIVI DELLE STRATEGIE.
Vi possono essere ambienti ad ALTA STRUTTURA e altri a BASSA STRUTTURA.

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ORIENTAMENTO STRUTTURA (chiarezza degli obiettivi)

ALTA BASSA

supportivo sostiene gli sforzi per il accoglie i bisogni di


raggiungimento degli competenza, autonomia
obiettivi in modo e relazione
autonomo e
competente

controllante fa pressione, minaccia, favorisce paure, senso


non soddisfa il bisogno di colpa, vergogna,
di competenza, incertezza
autonomia, relazion

OBIETTIVI SOCIALI, RAPPRESENTAZIONE DI SE’ E AUTOSTIMA


L’apprendimento si svolge in un contesto sociale, può essere pensato infatti
come un GRADUALE INSERIMENTO NELLA VITA INTELLETTUALE
DELL’AMBIENTE IN CUI SI VIVE.
In tale contesto vengono a delinearsi OBIETTIVI SOCIALI, il cui scopo è rivolto
agli altri e quindi non solo ad un fine individuale dell’apprendimento.
Esempi di obiettivi sociali: essere approvati, inclusi, compiacere, sentirsi
adeguati, essere solidali e contribuire al bene comune.
Contano anche LE RAPPRESENTAZIONI CHE SI HANNO DI SE STESSI
COSTRUITE NELL’AMBIENTE E DALL’AMBIENTE.
Si hanno RAPPRESENTAZIONI DI SE’ PRESENTI (chi sono, come mi vedo) MA
ANCHE FUTURE (chi vorrei essere, chi credo di dover essere).
Desiderare di essere diversi (solitamente migliori) ATTIVA IL CAMBIAMENTO.
Ci possono essere diversi tipi di reazioni emotive e spinte al cambiamento, a
seconda di chi si aspetta la nostra rappresentazione.
L’AMBIENTE SOCIALE PUO’ TRASMETTERE VISIONI DI SE’ NON IN LINEA CON
LE PERSONALI RAPPRESENTAZIONI E QUESTO DETERMINA VISSUTI EMOTIVI
PIU’ O MENO (DE)MOTIVANTI.

DISCREPANZA AUMENTANO DIMINUISCONO

non sono come vorrei tristezza, allegria, piacere,


(sé ideale) insoddisfazione sorpresa

non sono come credo di ansia, senso di colpa serenità


dover essere
(sé personale)

non sono come gli altri paura, agitazione senso di sicurezza


vorrebbero che io sia
(sé ideale per gli altri)

non sono come gli altri vergogna gioia


vogliono che io sia
(sé personale per gli
altri)

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Con il termine AUTOSTIMA si intende la valutazione e valorizzazione globale
di sé. Autostimarsi significa piacersi e ritenersi capaci.
Ci sono 2 dimensioni parafrasabili in “IO POSSO” (SELF-COMPETENCE) e “IO
VALGO” (SELF-LIKING).
Entrambe dipendono dal supporto fornito dall’ambiente attraverso
meccanismi che possono promuovere o bloccare la crescita dell’autostima:
- REFLECTED APPRAISAL: mi valuto sulla base della considerazione degli
altri
- CONTINGENT SELF-WORTH: valgo e mi sento apprezzato se ottengo
buoni risultati (è un’autostima INSTABILE e può causare problematicità)
- SELF-DEFINING: i risultati dicono chi sono
- SELF-ENHANCING: le eventuali difficoltà mi consentono di migliorare

Importante notare è che la maggior parte delle persone ha una alta


autostima, non bassa.

L’APPRENDIMENTO MEDIATO DAI COMPAGNI


Alla base dell'approccio costruttivista c’è l’idea che sia lo studente artefice,
protagonista e costruttore della propria conoscenza e che tra le principali
modalità per sviluppare un approccio attivo ci sia la collaborazione, il
dialogo, l’esperienza diretta coi compagni.
In un contesto cooperativo è possibile fare o capire cose che in autonomia
sarebbero state oltre le capacità dei singoli.
Ciò può avvenire attraverso il MODELING, ovvero offrendo modelli di
comportamento, o lo SCAFFOLDING, dando quindi un supporto-impalcatura
da rimuovere man mano che lo studente padroneggia ed è autonomo.
A favorire la percezione di riuscita in un lavoro è l’atteggiamento
dell’insegnante che può assumere modalità a favore della partecipazione
attiva o più incentrate sul controllo.
Si parla di apprendimento mediato dai compagni per tutte le occasioni in cui
un certo apprendimento è stato possibile grazie al fatto che lo studente
collaborava con altri studenti.
La partecipazione attiva può avvenire grazie a strumenti come:
- brainstorming
- perspective taking: porsi dal punto di vista dell’altro
- pensiero narrativo: raccontare le proprie conoscenze, esperienze
Esistono anche tecniche PERSONALIZZATE dirette agli studenti più fragili, un
esempio è il PEER TUTORING: si comincia creando un clima in classe e
insegnando agli studenti a lavorare insieme, poi si passa al lavoro in coppia e
infine a piccoli gruppi (4 studenti circa).

BENESSERE ED AUTOSTIMA
E’ possibile distinguere un benessere EDONICO caratterizzato dalla maggiore
presenza di emozioni piacevoli sulle spiacevoli da uno EUDAIMONICO che
riguarda il senso di realizzazione e la soddisfazione per la propria vita.
Quello eudaimonico è più duraturo e meno influenzabile dall’andamento degli
eventi.

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Esistono 3 prospettive di benesse:

OTTIMISMO E VITALITA’
L’ottimismo è una caratteristica disposizionale che porta ad aspettarsi che le
cose andranno a buon fine e miglioreranno.
Come tutte le disposizioni si colloca lungo un continuum che va da … a ….
→ assolutamente andrà malissimo (pessimismo)
→ andrà sicuramente bene (ottimismo).
Favorisce una serie di aspetti inclusa la salute e il benessere, attraverso
meccanismi di apertura.
La vitalità consiste nel percepirsi vivi e vitali. E’ un'espressione di benessere
collegata al soddisfacimento dei tre bisogni fondamentali:
1. sentirsi capiti e supportati
2. percepirsi capaci
3. fare cose significative e scelte da sé.
L’ambiente sociale supportivo la favorisce diversamente dall’ambiente
controllante.

LA PROSPETTIVA DI RYFF E LE 6 AREE DEL BENESSERE


Secondo il modello proposto da Ryff (in tabella) è possibile considerare 6
diversi domini da rafforzare per promuovere il benessere:

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