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Fondamenti di psicologia generale appunti

scienze dell' educazione e della formazione (Università degli Studi di Messina)

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FONDAMENTI DI PSICOLOGIA GENERALE


Appunti

Introduzione storica: Il termine psicologia deriva da due parole greche “psyché” e “logos”, ossia
psiché o anima e la ragione, lo studio. Quindi è la disciplina che studia la mente. Questo termine
non deriva dal greco, ma è stato coniato nel Rinascimento mettendo insieme due parole greche, per
questo si tratta di neologismo. Studiando psicologia si va a guardare il processo cognitivo
contemporaneo, ma l'interesse va anche sull'evoluzione: in che modo la mente, così come noi la
conosciamo, si è evoluta nel corso dell'evoluzione. Anche Darwin ha avuto un ruolo, con la sua
teoria dell'evoluzione, sulla psicologia. Oggi sappiamo che circa 30 – 40 mila anni fa, i nostri
antenati hanno attraversato una fase di sviluppo delle loro capacità cognitive notevoli: ciò può
essere ricostruito, nonostante non ci siano giustamente reperti fossili come accade quando si va a
trattare il tema delle ossa, dai reperti archeologici. Per esempio a partire dalle sculture, utensili,
pitture e così via. Un altro passaggio importante, di cui siamo a conoscenza, è quello relativo
all'avvento dell'agricoltura: c'è stato un periodo in cui i nostri antenati si sono stanziati in un ruolo,
prima era nomadi, e hanno iniziato a praticare l'agricoltura. Questo costituisce la cosiddetta
“rivoluzione”, lo snodo fondamentale e risale a circa 10 mila anni fa. Si ipotizza, quindi non si dice
con certezza, è che in questa fase ci sia stata probabilmente una riorganizzazione cerebrale. Su
mente ed evoluzione ci sono oggi parecchi contributi, in particolar modo possiamo vedere
“Terrence Deacon, La specie simbolica del 1997”: Deacon ipotizza che sia stato fondamentale
nell'uomo la co-evoluzione di cervello e linguaggio, dove quest'ultimo ha svolto un ruolo
fondamentale nel processo evolutivo che ci porta a essere ciò che siamo. L'interesse per lo studio
della mente non nasce con la psicologia, in quanto le prime riflessioni sulla mente umana e sulle sue
capacità sono sorte già con i presocratici, dunque con la filosofia greca. Dal punto di vista storico, il
cristianesimo, determinò in qualche modo una battuta d'arresto nello studio della mente: ciò
significa che, per grande della dottrina cristiana, lo studio della mente rientrava nella disciplina
della teologia. Questo tipo di prospettiva non favoriva lo sviluppo di una ricerca scientifica sui
nostri processi cognitivi. Le condizioni affinché la psicologia diventi una disciplina vera e propria,
autonoma e con base sperimentale, arrivano dopo al diciannovesimo secolo. È giusto ricostruire
quelle due condizioni che hanno reso possibile la psicologia dall'Ottocento:
• Darwin e l'evoluzionismo: si supera quello che viene chiamato “antropocentrismo” (l'uomo
al centro della natura). Si capisce che l'uomo è parte dell'uomo, la specie umana segue gli
stessi processi in termini di evoluzione che caratterizzano tutte le altre specie animali e,
pertanto, può essere studiato in ambito scientifico;
• Così si arriva all'introduzione del metodo scientifico nello studio dei fenomeni psichici.
Tra metodo clinico e sperimentale c'è differenza: il metodo clinico utilizza come strategia d'indagine
l'introspezione, spesso utilizzata nelle prime fasi di sviluppo della psicologia scientifica, ma oggi è
riservata soltanto in alcune pratiche cliniche perché presenta una serie di limiti. È una metodologia
d'indagine in psicologia, però può essere applicata in alcuni settori, non in tutte le situazione e non è
estendibile.

L'oggetto di studio della psicologia è peculiare perché se ad esempio, io sono un chimico e voglio
studiare il funzionamento di una determinata sostanza e capire come reagisce durante l'incontro con
un'altra, lo farò creando le condizioni in laboratorio per osservare l'interazione. Ciò non modifica le
sostanze che osserviamo. Nel caso dell'uomo, dei fenomeni psichici, questo varia: l'osservazione
interferisce con ciò che si osserva perché se io voglio studiare la memoria a breve termine,
osservandola mentre un altro soggetto compie un'azione, il sentirsi osservati in qualche modo altera
quel processo. Gli psicologi, nel corso degli anni, hanno quindi compreso che bisogna limitare al
minime questa interferenza e ciò nonostante non è una condizione facile. In questa prospettiva
storica bisogna chiedersi: oggi di cosa si occupa la psicologia? Si occupa di mente e di cervello:
questi termini oggi vengono considerati come livelli di analisi diversi di un'unica identità, a
differenza del passato che li distinguevano totalmente come diceva Cartesio, uno dei principali

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esponenti del dualismo con le due sostanze: una la mente e una il corpo, totalmente differenti l'una
dall'altra. Si occupa di capire anche di intelligenza artificiale: un filone di ricerca nato all'interno
delle ricerche cognitive che cerca di comprendere se è possibile simulare la mente umana attraverso
dei computer. Si adopera il termine inglese embodied cognition, ossia il riferimento del filone di
ricerca che mette in risalto il fatto che il corpo abbia un ruolo importante e fondamentale nel
funzionamento della mente.
Una serie di dati hanno segnato momenti importanti per la Psicologia come disciplina autonoma. La
data di nascita, quella che si considera convenzionalmente, è ancora più avanti rispetto questi
momenti storici ma essi, ad ogni modo, hanno contribuito a questo fenomeno perché si inseriscono i
primi tasselli sui processi cognitivi:
• Legge di Bell e Magendie: scoprono, indipendentemente l'uno dall'altro, (rispettivamente
nel 1811 e 1822) che nei nervi periferici le vie motorie e sensoriali sono separate. I nostri
nervi sono organizzati in modo tale che alcuni mandino comandi motori dal cervello fino
agli arti e ci permettono di muoverci, e altri che ci permettono di recepire, mediante input
sensoriali, dalle periferie fino al cervello dove verranno poi elaborati;
• Gall (1825): egli formulò una teoria sulla localizzazione cerebrale e l'autonomia delle
funzioni cognitive. Il nostro cervello sarebbe organizzato secondo aree, ciascuna delle quali,
svolge una determina funzione, una localizzazione all'interno del cervello. La sua intuizione
è tuttora attuale e, gran parte delle ricerche in neuroscienza cognitiva e nella psicologia
stessa, vanno proprio in questa direzione. Coniugò queste intuizioni molto importanti con
una parte della sua teoria che si rivelò infondata. Nel periodo in cui visse e propose le sue
teorie, a prevalere come diffusione, fu la parte della teoria non scientificamente fondata,
meno sensata. Per cui, dopo la sua morte, venne sostanzialmente dimenticata. La parte
“infelice”, poi rivelata sbagliata, è quella nota come frenologia: immaginiamo che si voglia
esercitare la memoria mediante esercizi. Secondo Gall, l'area cerebrale che regola la
memoria, l'allenamento, la renderebbe più grande in termini anatomici. Da questa sua
concezione derivano espressioni comuni quali “avere il bernoccolo della matematica”.
• Affinché si ritornasse a parlare delle funzioni cognitive del cervello, si dovette aspettare il
1861 con il filosofo Paul Broca il quale studiò un paziente che, a seguito di un trauma
cerebrale, non riusciva più a produrre linguaggio se non soltanto la parola Tan. Alla morte di
questo paziente, studiò cervello del paziente e ciò pose l'attenzione, nuovamente, per la
localizzazione delle funzioni cerebrali.

I fenomeni psichici, adesso analizzati, sono momenti importanti e fasi che studiano ancora aspetti
fisiologici che fenomeno psichici veri e propri. Quest'ultima avvenne con la nascita delle
cronometria mentale, una tecnica che permetteva e permette di misurare il tempo necessario allo
svolgimento dei vari processi cognitivi. Immaginiamo sempre di voler studiare il tempo di cui la
memoria necessita per memorizzare delle parole. Exner coniò l'espressione tempi di reazione,
ancora oggi in uso, in moltissimi esperimenti di processi cognitivi, psichici, in relazione a
componenti fisiologici. Egli stimolava con della corrente, alcuni partecipanti ai suoi esperimenti, in
dei punti del corpo. Poteva, a seconda delle condizioni sperimentali, dare un impulso elettronico o
sulla mano o sul piede, ad esempio. Dopodiché andava a misurare l'impulso elettrico e i tempi di
reazione e notò che effettivamente ci fossero tempi differenti: ciò dipendeva dalla distanza del
punto colpito. Oltre a queste differenze relativi ai tempi, uguali per tutti, ve ne erano ulteriori
individuali dipendenti dal sesso, dall'età, se ci fosse o meno assunzione di alcol e così via. C'era una
combinazione di componenti fisiologiche e psicologiche. La sua nozione è ancora un po' più
centrata su aspetti fisiologici e sarà proprio questa la critica che gli muoverà Donders: secondo lui
questo tipo di esperimenti erano troppo fisiologiche e non psicologiche. Dunque criticava gli
esperimenti realizzati da Helmholts e poi da Exner. Ben poco ci dicevano, secondo Donders, in
termini di quelli che sono i tempi dei processi mentali, cognitivi. Egli elabora un suo metodo,
alternativo a quello di Exner, che vuole misurare i processi mentali veri e propri, non fisiologici:
metodo sottrattivo.

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I tasselli che costituiscono questo metodo vengono concepite, in qualche modo da Donders, compiti
che hanno una complessità crescente. Inizia da un compito semplice fino a renderlo più complesso.
Se, ad esempio, io costruisco tre compiti uno semplice e due più complicati, in termini tecnici
composto, si hanno due misurazioni di tempo che permettono di avere la misura precisa dei processi
in gioco nel compito complesso. Se ci viene chiesto di premere un pulsante quando si accende una
luce, allora il compito sarà semplice. Ma se invece, in un compito differente, abbiamo due luci una
rossa e una blu, con la luce rossa dobbiamo premere il pulsante e in quella blu dobbiamo rimanere
fermi, ci rimane il tempo per discriminare tra gli stimoli.
Egli ha individuato tre tempi: tempo a il più breve, segue il tempo c. Il tempo b è più il lungo. La
differenza tra tempo a e tempo c (c-a) ci indica in tempo necessario per discriminare tra gli stimoli.
Il totale è il compito complesso che lo otterremo sottraendo il compito semplice.
Il suo concetto è quello di avere compiti di complessità differenti al fine di determinare il processo
cognitivo che vi è in più rispetto al compito semplice, il quale quindi farà parte dei compiti che
successivamente si andranno a compiere.
I tempi di reazione sono differenti. Il tempo A è quello più semplice, ad uno stimolo segue una
risposta. Il tempo B – quello composto (discriminazione tra le risposte) – presenta uno stimolo
scelto da un insieme prefissato. Il soggetto deve di volta in volta scegliere la risposta appropriata
rispetto allo stimolo presentato(ad esempio, premere il pulsante A quando si accende la luce verde,
premere il pulsante B quando si accende la luce rossa, premere il pulsante C quando si accende la
luce gialla).. Il tempo C – composto (discriminazione tra gli stimoli) – si presenta uno stimolo scelto
da un insieme prefissato. Il soggetto deve rispondere ad uno solo degli stimoli (ad esempio, premere
un pulsante quando si accende la luce verde, rimanere fermo quando si accendono la luce rossa e la
luce gialla).

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