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II. In Italia, pur essendo stato creato già nel 1889, a Roma, l'Istituto di Antropologia e di
Psicologia sperimentale, la psicologia, a causa del neo-idealismo hegeliano di Croce e
Gentile, ha avuto serie difficoltà ad affermarsi. In un'inchiesta del 1937 su 42 paesi
avanzati, promossa dal Piaget, risultò che solo l'Italia non aveva l'insegnamento
obbligatorio della psicologia per completare la preparazione dei futuri insegnanti. Negli
ultimi programmi ministeriali relativi agli Istituti Magistrali è stata inserita la psicologia
scientifica come materia specifica.
III. La P.S.C. nasce in un periodo storico in cui la crisi della filosofia e lo sviluppo delle
scienze erano notevoli (sociologia, biologia, evoluzionismo, ecc.). Wundt collegò
strettamente i processi psichici a quelli cerebrali, sostenendo la loro reciproca influenza.
Si può in un certo senso dire che la psicologia diventa scientifica quando si mette in
rapporto alla fisiologia. La P.S.C. è nata per stabilire il rapporto tra uno stimolo fisico e
l'impressione psichica sensoriale che se ne riceve. Questo rapporto può essere verificato
non solo sperimentalmente (in laboratorio), ma anche misurato e formulato addirittura
matematicamente. G.T. Fechner ad es. lo fece prima ancora di Wundt. È da notare,
peraltro, che i maggiori fondatori della P.S.C. hanno avuto un'istruzione fisiologica e
medica.
IV. Questa psicologia viene detta sperimentale perché si avvale del metodo sperimentale
(verifiche, prove, test, simulazioni...). Ad es. già nei primi anni nel '900 la statistica
entra nella sperimentazione psicologica, permettendo di comprendere che la
"variabilità" dei dati/fenomeni non dipende da un'imperfezione degli strumenti
d'indagine, ma è un attributo del mondo naturale.
V. Metodologia sperimentale significa che le ipotesi formulate per poter diventare leggi
generali debbono essere verificate e confermate (ad es. facendo un test d'intelligenza in
una classe si possono riscontrare differenze di rilievo fra il livello medio intellettivo di
un gruppo di studenti rispetto ad un altro; il che induce a formulare delle ipotesi sulle
cause del fenomeno: ad es. i contesti di vita diversi).
VII. E' nato così il metodo clinico, le cui caratteristiche fondamentali sono tre:
1) totalità/unitarietà/complessità (e non settorialità);
2) comprensione dell'osservabile (e non solo spiegazione);
3) interesse alla realtà quotidiana (e non solo a quella riprodotta artificialmente in
laboratorio). Ciò in quanto vi sono dei fenomeni non riproducibili in laboratorio, dotati
di variabili difficilmente controllabili. Molti fatti psicologici non possono essere
provocati dallo psicologo né modificati secondo le sue esigenze (si pensi ad es.
all'evolversi dei consumi o della moda).
E comunque i due metodi si integrano a vicenda. La sperimentazione si fa: con
l'osservazione dei fatti più rilevanti, con la formulazione delle ipotesi sulle loro
relazioni, con la sperimentazione vera e propria per verificare le ipotesi e con
l'elaborazione dei dati per stabilire delle leggi generali.
DEFINIZIONE
La psicologia è:
1) studio scientifico dell'attività psichica individuale e sociale in rapporto all'ambiente
in cui essa si manifesta;
2) oggetto di studio quindi sono sia il comportamento o linguaggio che la personalità
(intesa come unità psico-fisica).
II. L'attività psichica è sempre un riflesso della realtà oggettiva (ambientale, cioè
naturale e sociale), ma è anche condizione indispensabile dell'azione del soggetto sulla
stessa realtà oggettiva. Ovvero, attraverso l'azione psichica l'uomo può trasformare la
realtà e, trasformandola, trasforma contemporaneamente se stesso. Ad es. un ragazzo
può diventare tossicodipendente se gli amici già lo sono, se la sua famiglia è in crisi, se
la scuola o la società non lo soddisfano ("coscienza passiva"), ma anche in presenza di
questa "dipendenza" (frutto di un "disagio") egli può acquisire, se aiutato o
autonomamente, la consapevolezza di come le cose (il "disagio") possono cambiare e,
cominciando a cambiarle, egli può superare col tempo la propria "dipendenza"
("coscienza attiva").
IV. In sintesi: compito della P.S.C. è la conoscenza delle leggi dell'attività psichica, dello
sviluppo della coscienza dell'uomo, della formazione delle qualità psichiche
dell'individuo. Fino al 1870-80 la Psicologia è esistita come unica disciplina priva di
sezioni ben definite; in seguito si sono formate le seguenti sezioni: p. generale, p.
dell'infanzia o evolutiva, p. pedagogica, p. del lavoro, p. dell'arte, p. dello sport, p. delle
anomalie (sordomuti, ecc.), p. patologica (nevrosi/psicosi), p. spaziale, ecc.
1. Gli USA sono stati il Paese che per primo "importò" la P.S.C. dalla Germania.
William James (1842-1910) incontrò Wundt nel 1875 e quando tornò in patria creò un
laboratorio presso l'Università di Harvard. Il testo ch'egli pubblicò nel 1890, Principi di
psicologia, ebbe notevole risonanza.
6. Watson portò a conseguenze estreme la scoperta dei riflessi condizionati che I. Pavlov
(1849-1936) aveva fatto in URSS. La teoria di Pavlov ha determinato l'indirizzo della
RIFLESSOLOGIA o PSICOLOGIA OGGETTIVA. Egli partì dal principio che l'attività
psichica è attività del cervello determinata dai riflessi. A lui infatti si deve la scienza
chiamata Fisiologia dell'attività nervosa superiore. La sua tesi fondamentale è che il
riflesso costituisce l'attività principale del sistema nervoso, ovvero che la funzione
principale della corteccia cerebrale è quella di formare i nessi temporanei
dell'organismo coll'ambiente circostante.
• I riflessi -secondo Pavlov- possono essere di due tipi: condizionati e incondizionati.
Quelli incondizionati sono reazioni naturali dell'organismo (ad es. la pupilla che si
restringe davanti a una luce intensa), oppure sono gli istinti (alimentazione, difesa,
orientamento...), che costituiscono, in pratica, un consolidamento ereditario di risposte
definitivamente acquisite.
• Viceversa, i riflessi condizionati nascono dall'associazione di uno stimolo condizionato
(luce, suono, calore...) con uno stimolo incondizionato (ad es. alimentazione) che
provoca un riflesso condizionato (ad es. salivazione). E' noto l'esempio fatto col cane.
Quando un cane afferra un pezzo di carne, nella sua bocca si ha una forte salivazione
(riflesso incondizionato), ma la salivazione può aversi anche alla sola vista del cibo.
Pavlov scoprì che se per un certo numero di volte, al momento di dare la carne al cane,
si suona ad es. un campanello, gli si può provocare, ad un certo punto, il riflesso della
fame (espresso dalla salivazione) col solo suono del campanello, senza mostrargli la
carne (il riflesso diventa appunto condizionato da un segnale artificiale).
• Pavlov dimostrò anche che se lo stimolo agisce troppo fortemente o troppo a lungo, le
cellule della corteccia cerebrale giungono ad uno stato di inibizione e cessano
automaticamente di agire. Oppure se nel momento in cui si verifica il riflesso
condizionato è presente anche uno stimolo estraneo che inibisce, il riflesso tenderà col
tempo a non manifestarsi più. Ad es. se il cane viene abituato a secernere saliva alla
vista di un cerchio, senza reagire alla vista di una ellissi, comincerà a dare segni di
agitazione quando l'ellissi, avvicinandosi sempre più al cerchio, lo renderà incapace di
distinguere le due figure. Col tempo il cerchio, se l'inibizione permane, non determinerà
più alcuna salivazione (o eccitazione) ma solo nevrosi.
• Pavlov sosteneva che i riflessi condizionati non diventano congeniti, ma restano
temporanei. Essi sono acquisibili di continuo, in quanto dipendono dall'ambiente.
Servono appunto per aiutare l'organismo ad adattarsi facilmente alle mutevoli
condizioni ambientali.
• Pavlov sosteneva anche che i riflessi condizionati sono utili se all'uomo viene sempre
data la possibilità di scomporre i singoli elementi dell'ambiente e di ricomporli, sulla
base di mutate esigenze. Tuttavia, non gli riuscì di dimostrare il modo in cui i processi
psichici umani conservano una loro relativa autonomia, pur in presenza di forti
condizionamenti esterni. La sua teoria dei riflessi infatti tende a identificare i processi
psichici con quelli fisiologici, in quanto considera la coscienza come un mero prodotto
del cervello ("i fenomeni della coscienza sono epifenomeni" -diceva). Oggi invece si
sostiene che la coscienza è in grado di interagire attivamente con le funzioni del
cervello, essendo sempre in grado di formarsi delle rappresentazioni autonome della
realtà.
Oltre a queste importanti psicologie, vi sono quella GENETICA di Jean Piaget e quella
PSICANALITICA di Sigmund Freud.
Bibliografia