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La relazione soggetto-oggetto e la fondazione della psicologia scientifica

Wilhelm Wundt : fondatore del primo laboratorio di psicologia


sperimentale nel 1879 a Lipsia >
Psicologia: una scienza istituzionalizzata.
Malgrado le numerosissime ricerche storiografiche esistenti sulla sua
opera, poco è ancora conosciuto riguardo a ciò che egli realmente
faceva nel suo laboratorio.
Parlarne facilita una più corretta interpretazione di ciò che Wundt
intese per psicologia come una Geisteswissenschaft [scienza dello
spirito] empirica, situata all’incrocio della neurofisiologia, della
psicologia e della filosofia. Da tener presente che Wundt non aderì
mai a qualche scuola epistemologica, come l’idealismo, il
materialismo e il positivismo.
1910: Wundt nel suo laboratorio
Da sinistra: Ottmar Dittrich, Wilhelm Wirth, Wihelm Wundt, Otto Klemm,
Friedrich Sander
> concetto di un parallelismo psicofisico orientato monisticamente
Radici coinvolgono la coordinazione dell’analisi causale e teleologica:
1. il principio della causa è connesso alle scienze naturali,
2. il principio dello scopo è connesso alle scienze mentali.
dualismo medioevale: dottrina
metafisica di due mondi
trasformato Dualismo come metodo = dualismo
in epistemologico o parallelismo
indipendenti – mondo dello
spirito e mondo della materia psicofisico tra l’atto di conoscere e
(= anima e corpo) colui che conosce.

Ricerca su ciò che successe prima di Wundt da una prospettiva


interna poiché i manuali spesso riportano gli eventi esterni.
Domanda di J. Valsiner: “Dov’ è l’individuo, il soggetto nella psicologia
scientifica?” (1986, p. 1) = come si è potuto parlare di “mente” in un
mondo fisico?
Nel 1903 l’etologo e psicologo Conwy Lloyd Morgan scrisse:
Parliamo di mente e materia, di sé e non-sé, di soggetto e oggetto.
Quali sono le relazioni coinvolte in questi concetti antitetici […]?
Possiamo dire:- C’è un oggetto nella coscienza; o possiamo dire:- C’è
una coscienza dell’oggetto. Ci sono differenti modi di esprimere lo
stesso fatto di esperienza. Ma il primo dà enfasi al lato oggettivo
dell’impressione, il secondo al suo lato soggettivo o cosciente
(Morgan, 1903, p. 312).
I termini soggetto e oggetto =
Ultime decadi del XIX secolo:
Dal dualismo mente/anima, corpo/materia o tra
epistemologico di scienze dello spirito
Cartesio res cogitans e (Geisteswissenschaften) e scienze della
res extensa natura (Naturwissenschaften)
Primo passo di questa transizione:
Rendere la psicologia una scienza staccandola dalla filosofia
Nel 1756 Johann Gottlob Krüger, docente di Medicina e Filosofia alla
Università di Helmstedt (Germania), scrisse (Versuch einer Experimental-
Seelenlehre - Proposal for an Experimental Doctrine of the Soul]:
“Gli esperimenti possono essere fatti solo con i corpi. E se fosse possibile […]
vedere le forme [degli spiriti] attraverso dei vetri e pesare le loro forze? […]
L’errore sta nel fatto che, quando si conducono esperimenti con l’anima, si
suppone di non usare altri strumenti eccetto quelli che possono essere trovati
nel laboratorio scientifico di un ricercatore di scienze naturali. Secondo me,
dovremmo arrivare alla conclusione secondo cui se l’anima è molto diversa da
ciò che è osservato nelle scienze naturali, allora con essa si dovrebbero
faredovrebbero essere fatti con essa esperimenti molto diversi” (1756, pp.
1–2).
Queste parole confermano l’osservazione di Traxel secondo cui titoli come
Empirische Psychologie, Seelenlehre [Doctrine of the Soul], o
Erfahrungsseelenkunde [Empirical Psychology], che furono tentativi di
misurare scientificamente gli eventi mentali, erano diffusi prima del 1850.
Psicologia: una scienza definita prima del modello wundtiano.
Secondo passo: altro tentativo di analizzare sperimentalmente i fenomeni
mentali in termini di oggetti:
Pubblicazione del Magazin für Erfahrungsseelenkunde als ein Lesebuch für
Gelehrte und Ungelehrte [Journal of Empirical Psychology, Reading for
Scholars and Laymen]. Durato solo 10 anni (1783-1793) per la morte del
suo fondatore, Karl Philipp Moritz (definì la psicologia una “scienza”), la
rivista fu il primo periodico tedesco dedicato a temi psicologici, come
osservazioni psichiatriche, processi cognitivi, sogni, autobiografie.
Inventore della nozione di psicologia empirica:
Christian Wolff: differenza tra
psychologia empirica (experientia) and psychologia rationalis (ratio)
lo psicologo, come l’astrologo, osserva e teorizza (Wolff, 1732/1983, p.
3): Introduzione – sebbene teoricamente – dello studio matematico dei
fenomeni mentali > psicometria, insieme al primo riferimento ai due
approcci (più tardi introdotti dal filosofo neo-kantiano Wilhelm
Windelband):
1. L’approccio nomotetico: (secondo leggi) un metodo per cercare
generalizzazioni attraverso gruppi di persone;
2. L’approccio idiografico: focalizzato su casi individuali.
Introducendo il primo volume della rivista Karl Ph. Moritz spiegava:
“Tenterò di applicare alla psicologia sperimentale le divisioni utilizzate
nella scienza medica e così di organizzare i saggi nelle rubriche Seelen-
naturkunde, Seelenkrankheitskunde, etc.” (Moritz, 1783, p. 3).
I casi descritti da una prospettiva medico-psicologica aumentarono
l’interesse per la nuova scienza dell’uomo = lo studio della prospettiva
dualistica epistemologica dell’anima e del corpo.

misura dell’anima = nascita della mente misurata


oggettivamente
Cambio:
non più 1879, ma 1860: Gustav Theodor Fechner: Elemente
der Psychophysik

Primo esempio della matematizzazione dei processi mentali (= oggettivi) e


avvio della separazione tra soggetto – osservatore – e oggetto osservato.
Eduard von Hartmann (1901, vol. 13, p. 1) definì gli Elemente di Fechner «il
punto di partenza». Perché?
1863: Wundt chiariva così il termine «sperimentale»:
“In un esperimento produciamo il fenomeno artificialmente con le
condizioni che manipoliamo. Cambiando queste condizioni, cambiamo il
fenomeno in una maniera misurabile. […] solo la misura troverà le costanti
della natura […]. Solo I numeri penetrano nelle leggi degli eventi” (Wundt,
1863, Vol. 1, pp. V–VI
Wundt: attenzione alle annotazioni degli astronomi circa le differenze
personali = “equazione personale” = nuova psicologia
Figura chiave: l’astronomo di Königsberg Friedrich Wilhelm Bessel.
Dopo le dimissioni di David Kinnebrook nel 1796 dall’Osservatorio di
Greenwich Bessel (1822) constatava che:
“due osseratori hanno bisogno di un tempo differente perché una
impressione passi da uno all’altro”:
Intervento di vari fattori, come la fatica o la ridotta attenzione, che
causavano le fluttuazioni.
Bessel concludeva che interveniva un errore sistematico connesso alle
caratterististiche fisiologiche individuali.
Questo errore divenne l’equazione personale assoluta che riguardava le
differenze di tempo reali, mentre l’equazione personale relativa si riferiva
alle contraddizioni tra gli astronomi.
Ricerca: cause fisiologiche delle differenti valutazioni e strumenti utili
a eliminarli.
Ruolo cruciale dei laboratori nella seconda metà del XIX secolo anche
per il nuovo sistema didattico basato sulla interdipendenza tra
insegnamento e ricerca e tra docente e studenti.
Minimizzazione dell’equazione pesonale con l’invenzione di specifici
strumenti, come I cronometri e I cronoscopi.
Negli anni ‘60 dell’Ottocento Adolph Hirsch inventò il cronoscopio per
misurare il “tempo fisiologico” .

Cronoscopio: link tra astronomia e psicologia


L’invenzione del cronoscopio avvenne in ambito militare.
Nel 1843 Louis-François-Clément Breguet, insieme con un ufficiale
della guardia russa imperiale, von Konstantinoff, cominciò a lavorare
per il governo russo sul disegno di uno strumento che avrebbe dovuto
misurare l’esatta velocità di una pallottola a differenti punti della sua
traiettoria: “cronoscopio elettro-magnetico” (seguendo le istruzioni di
C.S.M. Pouillet – 1837)
Charles Wheatstone contestò la paternità dello strumento,
sostenendo di averlo inventato nel 1840. Durante un incontro con
Konstantinoff a Londra nel 1842, Konstantinoff aveva convinto
Wheatstone a mandargli lo strumento. Sola condizione fissata da
Wheatstone: prima della pubblicazione non ci sarebbe dovuta essere
nessuna descrizione.
Lo strumento fu migliorato nel 1847 dall’orologiaio svizzero Matthäus Hipp
e nominato “Strumento a caduta libera di Hipp”. Fu sostituito da altri
sistemi di calibrazione, come il metodo cronografico.

Hipp mise il cronoscopio a disposizione di Hirsch (suo soggetto
sperimentale).
Venivano misurati i tempi di reazione della vista, dell’udito e del
sentimento [Gefühl], considerati in termini fisiologici.
Hirsch introdusse il termine “tempo fisiologico”, più tardi “tempo di
reazione”: il tempo che intercorreva tra la presentaizone di uno stimolo
e la reazione del soggetto ad esso.
I risultati ottenuti usando la statistica mostravano come il “tempo
fisiologico” variava a seconda di:

1. l’organo sensoriale stimolato,


2. se l’osservatore era attento o stanco,
3. se lo stimolo era atteso o inaspettato.
L’interesse nella misurabilità della velocità di conduzione nervosa
divise gli esponenti della Scuola fisiologica di Berlino in:
VITALISTI Suoi studenti materialisti::
Guidati da Carl Ludwig, Émil Du Bois-Reymond,
Johannes Müller Hermann von Helmholtz, Ernst von
Brücke
Contro Müller, essi credevano che la trasmissione dell’impulso
nervoso potesse essere misurato e che gli esseri viventi fossero
soggetti alle stesse leggi vigenti in natura. Fisiologi come Carl Vogt
affermavano :“tutte quelle capacità che consideriamo essere attività
dell’anima sono solo funzioni della sostanza cerebrale” (Vogt, 1847).
Tra il 1850 e il 1852 Helmholtz sperimentò la cronometria ricorrendo a
due metodi: “Metodo di Pouillet” e “Metodo grafico di Young.”
1844: Claude Pouillet usò il galvanometro per determinare il tempo
intercorrente tra la scintilla della miccia all’accensione di un cannone
e l’espulsione della palla dalla sua bocca, e la velocità del proiettile a
differenti punti della sua traiettoria.
Metodo di Pouillet: forza nel galvanometro durante la stimolazione,
ma non nel muscolo quando veniva contratto. Perciò usò il metodo
grafico inventato da Carl Ludwig nel 1856.
Lo strumento, il chimografo
(scrittore di onde), è formato da
un tamburo rotante avvolto da
una carta affumicata. Uno
stiletto muovendosi registra sulla
carta ogni variazione della
pressione.
Il chimografo rese possibile la misurazione dell’impulso nervoso e di
ogni reazione fisiologico.
Il nome tempi fisiologici fu cambiato prima da Karl Vierordt in senso
temporale (Vierordt, 1868), e poi da Sigmund Exner (fig.) in tempo di
reazione = “il tempo necessario per reagire coscientemente ad una
impressione sensoriale”, alla luce di alcuni fattori
come la fatica, l’età, l’alcol, etc., ossia,
fattori psicologici. L’attenzione divenne uno
degli argomenti più studiati (Exner, 1873).
Strumento: Neuramöbimeter
(una chiave telegrafica e un diapason graduato).
• Neuramöbimeter
Quando il soggetto sperimentale vedeva lo stimolo-oggetto, premeva la
chiave che segnava il grado.
Helmholtz introduceva un meccanismo cognitivo nella fisiologia. 1867:
Handbuch der physiologischen Optik [Handbook of Physiological Optics]:
la percezione spaziale era prodotta da inferenze inconsce attarverso
processi associativi = rappresentazioni del mondo fisico interpretate
attarverso la convergenza di differenti sensi.
Importante: le inferenze erano apprese piuttosto che innate.
Dibattito sugli scopi dell’epistemologia:
1. Tendenza a intendere il pensiero logico come conoscenza scientifica =
considerare la logica come un insieme di proposizioni analitiche e principi
generali che descrivono I fatti scientifici. Es. Wundt’s Logik [1880 – 1883).
2. Tentativo di spiegare lo spazio, il tempo e le categorie mentali come
risultati di processi naturali causali (contro il sistema kantiano della pura
soggettività dello spazio e del tempo).
Helmholtz rendeva proprio un principio della logica: Die Tatsachen in der
Wahrnehmung [The Facts of Perception]: “Che cosa è vero nelle nostre
percezioni sensoriali e nel nostro pensiero?” La risposta stava nei diversi
compiti assegnati alla filosofia e alle scienze naturali:
La filosofia descrive le relazioni mentali indipendentemente dalla realtà,
Le scienze naturali isolano le leggi della realtà dalle idee, dalle
rappresentazioni e dalle ipotesi.
La teoria dei segni locali di Helmholtz (e di Lotze prima di lui) rispondeva
alla prima questione: le percezioni sensoriali e I concetti non sono
qualitativamente immagini [Abbilder] e neppure copie delle proprietà degli
oggetti esterni che sono I loro stimoli, ma solo segni [Zeichen] – simboli dei
loro oggetti esterni >
Le sensazioni (fisiologiche) non corrispondono alle proprietà degli oggetti
esterni: esse devono essere interpretate per mostrare le proprietà
oggettive.
Il segno locale veniva interpretato da Helmholtz come
contrassegno qualitativo peculiare ad ogni fibra nervosa.
Suo punto di riferimento: la prospettiva empirico-idealistica
con le sensazioni tattili.
L’inferenza veniva acquisita attraverso processi inconsci
dell’associazione di idee accumulate nella memoria.
Il significato spaziale del segno locale era perciò costruito,
appreso attraverso l’esercizio [Einübung] e l’esperienza
[Erfahrung].
Percezioni sensoriali =
rappresentazioni [Vorstellungen] di ciò che è rappresentato [Vorgestelles]

= solo idee, segni, ma non proprietà reali degli oggetti


= il soggetto e oggetto due realtà

La tesi potrebbe essere vista come una protoversione della teoria della
intenzionalità concettualizzata da Franz Brentano. Intentionalità:

Attività mentale = direzione della mente verso gli oggetti >


separazione dei fenomeni mentali da quelli naturali (Brentano, 1874).
Helmholtz 1. Dipende dalla memoria associativa
Genesi della 2. È inconscia perché non coinvolge la
percezione spaziale coscienza del soggetto

Differenza tra
Il sé e il mondo / pensiero (Gedachten) e realtà
(Wirklichkeit)
Soggetto e oggetto
Contro una identità tra soggetto e oggetto supposta dai filosofi (come in
Leibniz) Helmholtz propendeva per una soluzione empirica: la congruenza
tra mente e materia era basata sulla esperienza.
Il soggetto helmholtziano, sebbene definito in terminni psicologici, era
sempre visto secondo canoni fisiologici, materialistici, oggettivi = secondo
le leggi delle scienze della natura.
Di qui la distinzione tra:
Scienze nomologiche (Aristotele) riferite a leggi =
1. approccio nomotetico: studio statitistico per trarre conclusioni
universali;
2. approccio idiografico con l’enfasi sulla esperienza soggettiva
dell’individuo.

Verso la fine del XIX secolo:


Hugo Münsterberg, uno degli allievi di Wundt e pioniere della
psicologia applicata (lavoro, organizzazione, scuola):
La realtà che esperiamo non conosce l’antitesi
degli oggetti psichici e fisici, ma l’antitesi
soggetto e oggetto. Avvertiamo la nostra realtà
personale nelle nostre attitudini soggettive, nei
nostri atti di volontà, che non percepiamo, ma
che viviamo […]. I nostri atti come soggetti sono
diretti verso oggetti che esistono nella realtà
solo come oggetti di volontà […]. Essi sono i
nostri fini e mezzi, i nostri strumenti e scopi […].
Gli atti soggettivi di volontà e gli oggetti di
volontà formano la realtà, l’intera realtà, niente
è fuori e niente è valido al di là di questo mondo
di relazioni della volontà, e perfino se formiamo
giudizi sugli oggetti che riteniamo indipendenti
dalla volontà, questo giudizio e lo stesso pensiero
è un atto di volontà diretto ad uno scopo
(Münsterberg, 1899, p. 13).
Background di Münsterberg: la pubblicazione di due lavori con due
approcci metodologici differenti:
1. Wundt: Grundzüge der physiologischen Psychologie [Principles of
physiological psychology] appeared in 1873 – 1874,
Nello stesso periodo:
2. Brentano: Psychologie vom empirischen Standpunkt [Psychology
from an empirical standpoint].
Brentano introduceva l’idea di una psicologia descrittiva, empirica
(basata sull’esperienza), e il concetto di “intenzionalità” (in-existentia
intenzionale) nel suo sistema chiarendo che nella misura dei fattori
psicologici, I ricercatori avrebbero dovuto usare metodi soggettivi.
Brentano suggeriva che la psicologia avrebbe dovuto fondarsi sulla
esperienza interna piuttosto che sulla realtà oggettiva e avrebbe
dovuto usare nella ricerca la prima persona e non la terza:

“Ogni fenomeno mentale è caratterizzato da ciò che gli scolastici del


Medioevo chiamavano l’in-esistenza intenzionale o mentale di un
oggetto [Gegenstand], ciò che noi potremmo chiamare […]
riferimento a un contenuto, direzione verso un oggetto [Objekt], che
non va inteso come significato di una cosa reale [Realität] o
oggettività immanente [Gegenständlichkeit]. Ogni fenomeno mentale
contiene qualcosa come oggetto [Objekt] dentro di sé” (Brentano,
1874, Vol. 2, p. 115).
1. Fenomeni psichici = atti (vedere, udire, ecc.) la cui direzionalità
verso gli oggetti li rende esistenti solo internamente o
intenzionalmente e percepibili con evidenza diretta.
2. Al contrario, fenomeni fisici = oggetti dell’atto: coinvolgono le
qualità sensoriali (l’udito, il visto, il percepito, ecc.): hanno una
esistenza strutturata dalle relazioni interne e sono non-reali, sono
solo oggetti interni all’atto di presentazione.

Il concetto di intenzionalità e l’approccio idiografico, qualitativo della


psicologia furono subito condivisi da alcuni ricercatori, come S. Freud,
che seguì le lezioni di Brentano a Vienna per 4 semestri.
One consequence: Wilhelm Dilthey’s distinction between erklärende
Psychologie [explanatory psychology] and beschreibende or
zergliedernde Psychologie [descriptive or analytic psychology]: 1883
Einleitung in die Geisteswissenschaften [Introduction to the
Humanities],
1. explanatory psychology (linked to natural sciences) referred to the
study of psychological phenomena from a third-person point of
view, which implicated their subordination to the laws of causality,
2. descriptive psychology (linked to the humanities) explained how
different mental processes converged in the structural nexus
[Zusammenhang] of consciousness given in the Erlebnis as
immediate reality.
Psychologists began to wonder how they could carry out psychological
experiments.
1. Believing in the mind-body relationship William James (James-Lange
theory of emotion): emotion arose from physiological changes in response
to external events. In light of interior states of consciousness, he warmed
investigators that they should be self-observers, careful and aware of the
possible influence of their own biases on the results of experimentation.
A similar perspective was shared by the Dutch physiologist Franciscus
Cornelis Donders, who is generally considered the founder of cognitive
neurosciences. Following Helmholtz, he thought that mental processes
could be measured. Between 1865 and 1868, he worked out a scheme
made up of 12 phases, each of which reproduced a portion of the total
time elapsing between the stimulus and the response.
He subdivided the recordings of the reaction times into simple
reactions (sensory reactions–stimulus/response) and compound
reactions (responses differentiated according to the stimulus
presented). Based on the difference between two types of stimuli,
one could infer the quantification of the mental processes involved. It
was the so-called deduction method or method of discrimination
among stimuli (Donders, 1868a) that was largely used in Wundt’s
laboratory.

Three sorts of reaction times (reactions a, b, and c) were identified by


using the noematacograph and the noematacometer (recorder and
meter of mind velocity, respectively).
Donders with the bust Noematacograph
of Helmholtz
Gustav Theodor Fechner’s program for a psychophysics followed Donder’s
model. Conceived as an “exact doctrine on the functional interdependence
of body and soul”, = belief of identity between psychic and physical events.
This in light of the fact that the soul had to be regarded as one of the
properties of matter, concerning its atomic organization =

Soul and matter were the two sides of the same coin
However, after emphasizing a common identity between corporal and
mental, he conceived a gradual differentiation of the subjective and the
objective that implied inner and outer viewpoints for all systems of nature.
As he wrote: “Corporal and spiritual, or body and soul, or material and
ideal, or physical and psychical […] are not different in ultimate basis and
essence but only according to the standpoint of conception [Auffassung] or
observation” (Fechner, 1851, Vol. 2, p. 321).
Experiments with contrast phenomena and chromatic perception = the
existence of colors, which he defined as “subjective” in line with Goethe
and Helmholtz but against the common physiological opinions (Hering,
Osann), since they were not related to the physical characteristics of the
inductive source of light (stimulus) (Fechner, 1838, 1840).
To explain this subjective characterization of colors, he elaborated an
arithmetical rule that could guarantee a quantification of the apparent
color composition: In the presence of two contemporaneous, colored
stimuli, the resulting intensification of impressions altered the relationship
between the physical intensity of either stimulus and the intensity of the
evoked sensations.
The formula, which showed how subjective could evolve into objective,
concerned the general and constant relationship of functional dependence
by which the quantitative analysis was being introduced into the study of
psychic dynamics.
Rotating color disc
The basis of Fechner’s golden formula
(measument formula):
1. different individuals have different
sensitivity to certain stimuli;
2. human sensitivity to stimuli changes
depends on which sense is affected;
3. The relationship between stimulus and
perception is logarithmic. This means
that if a stimulus varies as a geometric
progression (i.e., multiplied by a fixed
factor), the corresponding perception
is altered in an arithmetic
progression (i.e., in additive constant
amounts).
In 1858, he declared the end of “each speculation on the possibility
and impossibility of measuring the mind” (Fechner, 1858, p. 1).
Since he could not proceed to a direct measurement of psychic
conditions, which were only introspectively accessible, Fechner took
recourse to the indirect psychic measurement, based on the
measurement of material processes related to the psychic events
under investigation, which in turn were subdivided into equal parts,
i.e., into equivalent increments to obtain a unit of measurement.
Since it was difficult to obtain this directly, the increments of the
intensity of psychic conditions were determined using the living force
variations in the physical processes inducing them.
While these variations formed a series of values in arithmetic
progression, the first variations followed a geometric progression: It
dealt with the psychophysical law already assumed by Ernst H. Weber
(1846).
Redefining Weber’s “method of the smallest perceptible differences”
– already used in 1700 by J. Sauveur – as a “method of limits,” that is, the
basic unit of measurement, Fechner established the constant functional
relation between physical stimuli and intensity of sensations, where the
intensity of a sensation increased according to the logarithm of the
stimulus (Fechner, 1860, Vol. 2, p. 42).
For the first time in the history of psychology, psychic data had become a
quantity to be observed and mathematically measured, albeit indirectly.
The golden formula was born. It was explained in the Elemente der
Psychophysik [Elements of Psychophysics] (1860), which can be considered
the manifesto of the emerging scientific psychology and where both the
soul and the physical world were dealt with by two specific branches of
psychophysics: an “outer” one, aiming to analyze sensations through
external stimuli and therefore methodologically based on physics, and an
“inner” one, targeted at investigating the dependence of psychic conditions
on nervous processes.

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