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Definisce la fenomenologia, la crea e poi dice, da adesso in poi è vostro compito portarla
avanti e trarne conclusioni.
Prima del raggiungimento della fenomenologia, Husserl fa una specie di percorso filosofico.
All’inizio aderisce allo psicologismo, una branca della filosofia che pensava che la logica e
tutti i suoi principi derivassero dalla psicologia umana , cioè da come il cervello funziona.
Quindi qualsiasi cosa di certo che abbiamo deriva solo da come il nostro cervello è definito,
dalle reazioni al suo interno. Di conseguenza il nostro modo di pensare, la logica, dipende
dalla psicologia che è alla base di tutto.
Quindi qui parte la ricerca Husserliana della fenomenologia perché se c’è una logica di
base la dobbiamo trovare.
Ritornando alla parola epochè, il processo di Cartesio (esempio della cera), lui riduce al
minimo, a un’idea di fondo, cioè la religione che lega tutti questi studi variabili e cioè le cose
variano a causa di un qualcosa di partenza ovvero l’idea, la religione.
Quindi la filosofia deve studiare le essenze, cioè le idee e il rapporto tra le essenze, oltre che
il rapporto tra l’uomo e le essenze perché siamo noi che conosciamo le cose.
Quindi Husserl parla di intuizione eidetica: le essenze le intuiamo a priori, cioè non tutto ciò
che conosciamo sta fuori di noi (critica all’empirismo).
Quando confrontiamo, non confrontiamo due cose a caso a meno che tu sappia che abbiano
qualcosa in comune.
Quindi l’essenza sta prima del controllo empirico (intuizione eidetica).
Per chiudere l’obiettivo del filosofo è quello di praticare l’epochè cioè mettere tra parentesi i
fatti e raggiungere così l’essenza. Ricerca continua delle idee, dell’essenza.
Husserl critica il positivismo, il ridurre tutto ad una scienza obiettiva, oggettiva, quantitativa.
Per la scienza tutta la realtà è formata da connessioni oggettive (causa-effetto). Per Husserl
la mente non può essere un oggetto studiabile e quantificabile.
Dal mondo oggettivato vengono prodotte delle quantità, delle serie numeriche e viene meno
l’esperienza, la vita reale fatta di emozioni, di interpretazioni, di fluire e divenire.
Quella matematica è dunque un’astrazione perniciosa e fallace che allontana il divenire della
vita, la creatività del mondo.
Per fare ciò devo procedere ad un epoché (sospensione del giudizio). Bisogna avere il
coraggio di sospendere il giudizio per evidenziare l’esperienza. Dobbiamo soffermarci sul
QUI ed ORA, l’astrazione si fa dopo. Le varie scienze devono partire a studiare il mondo
dall’esperienza viva, l’essenza sta lì, le idee genuine stanno lì. Nel momento che si vive.
La fenomenologia si deve porre come casa comune di tutte le scienze, le scienze devono
partire dalla fenomenologia.
Le scienze devono partire dalla vita.
Bisogna liberarsi dalla stanchezza dell’ intellettualismo astratto, dello psicologico astratto per
ritrovare il senso genuino della vita e della cultura.