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​U.D. 3.

La fenomenologia di Husserl: la filosofia come scienza rigorosa

Husserl (1859 - 1938)


Parliamo di Husserl perché, la maggior parte dei filosofi del '900 prendono spunto dalla
fenomenologia di Husserl come punto di partenza per poi esplorare la propria filosofia.
Lui da buon scienziato crea un metodo che poi aveva idea che i suoi allievi continuassero.
Lui avrebbe preferito che i successivi filosofi avessero concluso quello che era il suo
pensiero, ma in realtà si distaccano moltissimo da lui.
Vive in un periodo in cui il relativismo si sta formando ma soprattutto il positivismo ha preso
sopravvento su qualsiasi altra forma di pensiero. Quindi la scienza acquisisce un potere
molto elevato all’interno della società tedesca. Husserl è nato in Moravia che faceva parte
dell’impero Austro-Ungarico.
Il positivismo loda la scienza come salvatrice del mondo.
Lui critica il positivismo in quanto tende a ridurre il tutto a una scienza obiettiva, quantitativa.
Husserl si trova quindi davanti a questa scienza che viene ritenuta come l’unica salvezza.
Ma si accorge che la filosofia stia perdendo colpi rispetto alla scienza che progredisce molto
più velocemente. Allora cerca di trovare uno spazio per la filosofia in questo mondo
scientifico.
Questo spazio della filosofia si trova proprio attraverso la epochè, in pratica togliendo ciò
che di fattuale c’è nel mondo scientifico, deve rimanere qualcosa.
Quel qualcosa è una scienza che va studiata attraverso la fenomenologia.

Definisce la fenomenologia, la crea e poi dice, da adesso in poi è vostro compito portarla
avanti e trarne conclusioni.
Prima del raggiungimento della fenomenologia, Husserl fa una specie di percorso filosofico.
All’inizio aderisce allo psicologismo, una branca della filosofia che pensava che la logica e
tutti i suoi principi derivassero dalla psicologia umana , cioè da come il cervello funziona.
Quindi qualsiasi cosa di certo che abbiamo deriva solo da come il nostro cervello è definito,
dalle reazioni al suo interno. Di conseguenza il nostro modo di pensare, la logica, dipende
dalla psicologia che è alla base di tutto.

Subentra un altro filosofo, Frege, che mette in discussione Husserl e lo psicologismo in


generale.
Frege dice che la logica viene dalla mente, ma essa è diversa per tutti perché la mente è
diversa.
Tutte queste entità, il cui cervello funziona diversamente, dovrebbero avere allora una logica
diversa, quindi la matematica per me dovrebbe essere diversa dalla matematica di un’altro.
Perciò è tutto relativo, tutto è in base a chi lo pensa e non esistono verità assolute
(nichilismo).
Frege non accetta tutto ciò e dice a Husserl che la logica deve essere pura, una base
uguale per tutti. Ci deve essere nel mondo una base di partenza.
Husserl capisce il ragionamento di Frege.
L'uomo può essere inteso come una macchina che funziona come una calcolatrice ma per
funzionare deve esserci una logica pura di base.
Secondo Husserl la calcolatrice può essere vista in due modi:
- quello delle scienze naturali che la vede come un insieme di ingranaggi e materiali
che assieme danno il risultato che ci si aspetta
- quello che va oltre i dati di fatto della calcolatrice, da cosa è composta: una specie di
logica di base (pura) che la fa funzionare fin dalla sua creazione

Quindi qui parte la ricerca Husserliana della fenomenologia perché se c’è una logica di
base la dobbiamo trovare.
Ritornando alla parola epochè, il processo di Cartesio (esempio della cera), lui riduce al
minimo, a un’idea di fondo, cioè la religione che lega tutti questi studi variabili e cioè le cose
variano a causa di un qualcosa di partenza ovvero l’idea, la religione.
Quindi la filosofia deve studiare le essenze, cioè le idee e il rapporto tra le essenze, oltre che
il rapporto tra l’uomo e le essenze perché siamo noi che conosciamo le cose.
Quindi Husserl parla di intuizione eidetica: le essenze le intuiamo a priori, cioè non tutto ciò
che conosciamo sta fuori di noi (critica all’empirismo).
Quando confrontiamo, non confrontiamo due cose a caso a meno che tu sappia che abbiano
qualcosa in comune.
Quindi l’essenza sta prima del controllo empirico (intuizione eidetica).

Husserl si concentra molto sul rapporto coscienza e oggetto.


Lui non sa dove mettere le idee, per esempio Platone le metteva nell’iperuranio, anche
Schopenhauer che le mette tra la volontà e il mondo.
Husserl dice “perché devo metterle da qualche parte?”
Queste stanno a priori nell’uomo. Il luogo delle idee è quindi la mente umana che non è
un luogo, non è un mondo metafisico.
Stanno nel rapporto tra la coscienza, definita come atti di intenzionalità (quando conosci
un oggetto ti da delle intuizioni), e l’oggetto conosciuto.
Coscienza è il soggetto, la cosa è l’oggetto; la conoscenza è il soggetto in relazione con
l’oggetto cioè la coscienza come atti d’intenzionalità .

Noesis e Noemi: conoscenza e oggetto conosciuto.

Per chiudere l’obiettivo del filosofo è quello di praticare l’epochè cioè mettere tra parentesi i
fatti e raggiungere così l’essenza. Ricerca continua delle idee, dell’essenza.

Husserl critica il positivismo, il ridurre tutto ad una scienza obiettiva, oggettiva, quantitativa.
Per la scienza tutta la realtà è formata da connessioni oggettive (causa-effetto). Per Husserl
la mente non può essere un oggetto studiabile e quantificabile.
Dal mondo oggettivato vengono prodotte delle quantità, delle serie numeriche e viene meno
l’esperienza, la vita reale fatta di emozioni, di interpretazioni, di fluire e divenire.
Quella matematica è dunque un’astrazione perniciosa e fallace che allontana il divenire della
vita, la creatività del mondo.

Qual è la prospettiva delle scienze?


Bisogna introdurre una nuova scienza, la fenomenologia.
Mira a tornare all'essenza delle cose, studiare le cose che sono in base al rapporto che
hanno con noi, con esperienza dell’individuo. Le cose non sono come sono, le cose sono
come mi appaiono. L’essenza di una cosa è dunque come essa ci appare, la cosa vista da
una visione ingenua e libera dal giudizio oggettivo.

Per fare ciò devo procedere ad un epoché (sospensione del giudizio). Bisogna avere il
coraggio di sospendere il giudizio per evidenziare l’esperienza. Dobbiamo soffermarci sul
QUI ed ORA, l’astrazione si fa dopo. Le varie scienze devono partire a studiare il mondo
dall’esperienza viva, l’essenza sta lì, le idee genuine stanno lì. Nel momento che si vive.
La fenomenologia si deve porre come casa comune di tutte le scienze, le scienze devono
partire dalla fenomenologia.
Le scienze devono partire dalla vita.

Cos’è il mondo della vita?


Il mondo della vita è una dimensione trascendentale, precede ogni cosa mondana, è la
dimensione delle operazioni intellettuali, originarie, autentiche.
La concezione del trascendentale è questa struttura di essenze ed idee da cui partiamo per
fare esperienze.
La fenomenologia ci riporta al soggetto (non quello assoluto dove tutto avviene), ma ad un
soggettivismo (le cose partono dal soggetto che le conosce), possiamo dunque dubitare del
mondo ma non possiamo mai dubitare del nostro essere pensante, dei nostri attivi vivi.

Il mondo è il prodotto delle intenzioni originarie delle soggettività, dalle interpretazioni


soggettive.
La fenomenologia ci porta al mondo com’è interpretato è progettato. Tornare a queste
intenzioni originarie significa tornare alla fenomenologia. L’occidente deve liberarsi da
questa grande stanchezza e ritrovare il senso genuino della vita, della cultura.

Bisogna liberarsi dalla stanchezza dell’ intellettualismo astratto, dello psicologico astratto per
ritrovare il senso genuino della vita e della cultura.

L’uomo è una soggettività trascendentale, ha una struttura strutturante, che progetta. Le


intenzionalità nel momento in cui facciamo esperienza viva sono alla base del mondo.
È l’intenzionalità del nostro progettare che stabilisce poi com’è il mondo.

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