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Allievo di Husserl, andando addirittura a superarlo diventando uno dei più grandi filosofi del
‘900.
Si deve adattare ad essere filo-nazista per non essere censurato e non perdere il lavoro.
E’ un grande fan di Nietzsche.
Heidegger torna alla ricerca dell’essere, rilegge i filosofi antichi vedendo che la nuova
filosofia si allontana molto da questa ricerca e decide di tornarci.
Cos’è l’essere?
Innanzitutto bisogna capire come trovare l’essere e la domanda che tutti si fanno è proprio
cos’è un essere. Se c’è una domanda di conseguenza ci deve essere una risposta, ma se
c’è la domanda deve esserci anche qualcuno a cui riferirla, a chi la pongo. Heidegger quindi
dice che il destinatario è l’uomo perché è l’unico essere capace di ragionare sull’essere,
questo perché l’uomo è esserci, sta nell’essere e ha la capacità di porsi la domanda
sull’essere.
Ex. una sedia senza l’uomo non avrebbe senso, fa entrare quell'oggetto all’interno del
proprio progetto (se ne prende cura).
Qui rientra la dimensione della cura: è sì presente tra uomo e oggetto (l’uomo si prende
cura degli oggetti) ma la cura deve entrare in tutti i rapporti compreso quello uomo-uomo.
Heidegger dice che ci sono due tipi di cura tra uomo e uomo:
- posso curarmi di un altro uomo curandomi di ciò di cui si dovrebbe curare per lui
(togliendogli il dovere di curarsi delle cose). Mi curo delle cose al posto suo ⇒ Al
posto di aiutarlo a fare le scelte migliori, le faccio per lui;
- posso guidare una persona a fare la scelta giusta per lei, a portare alla luce il proprio
istinto.
Il tempo è l’orizzonte entro cui l’esserci progetta se stesso e si pone la domanda sull’essere
L’esserci (l’uomo) è legato a:
- PASSATO (per capire se stesso nel presente l’esserci deve guardare al mondo che
però esiste prima di lui, essendo gettato nel mondo è legato agli oggetti che
esistevano prima di lui)
- PRESENTE (vive nell’attimo come cosa tra le cose)
- FUTURO (l’esserci è progetto)
LA SVOLTA
La prima parte si concentrava sull’esserci (per capire l’essere), e in misura minore, sul
tempo; ad un certo punto Heidegger si accorge di avere sbagliato tutto.
Non vuole sembrare esistenzialista, non vuole più soffermarsi sull’esserci.
L’esserci è ora come le altre cose, non ha l’essere dentro di lui, ma è il pastore dell’essere
perché comprende il valore dei doni dell’essere e lo guida.
L’essere attraverso gli enti gli si svela, e l’esserci guida l’essere alla ricerca della verità.
L’uomo cerca l’essere attraverso l’essere.
L’essere dà un senso alle cose, le quali si svelano all’esserci per il raggiungimento
della verità sull’essere. La verità è donata dall’essere all’esserci.
La Metafisica si è totalmente distaccata dalla ricerca dell’essere, non faceva altro che
rappresentarlo come un ente e non vederlo come insieme di tutti gli enti. C’è un oblio.
Heidegger si complimenta con Nietzsche per aver pensato l’inesistenza di mondi ultraterreni
e metafisici. Nietzsche ha fatto morire la metafisica ed ora si può tornare alla ricerca
dell’essere ma Nietzsche vede l’essere come caos guidato alla volontà di potenza degli
uomini (l’uomo manipola le cose).
È qui che entra in gioco il concetto di tecnica.
La TECNICA secondo Heidegger è la tecnologia (passaggio della scienza da teorica a
pratica). La tecnica è caratterizzata dalla creazione di mezzi per il raggiungimento di un fine,
la tecnica antica era contraddistinta dalla necessità di superare ostacoli della natura (il fine
era quello di sopravvivere).
La tecnica moderna però sfrutta la natura, il fine non è più quello di sopravvivere, ma
di dominare, di godere del proprio potere.
L’uomo sfrutta la natura ma poi finirà anche per sfruttare l’uomo stesso
(CAPITALISMO).
La scienza è utile ma allontana l’uomo dalla natura, dal potersi porre la domanda
sull’essere. Una domanda che l’uomo si deve porre all’interno dell’essere e non alienandosi
dalla natura e dall’essere stesso.