Sei sulla pagina 1di 4

​U.D. 4.

Heidegger: dall’analisi esistenziale di Essere e tempo alla Kehre

Heidegger (1889 - 1976)

Allievo di Husserl, andando addirittura a superarlo diventando uno dei più grandi filosofi del
‘900.
Si deve adattare ad essere filo-nazista per non essere censurato e non perdere il lavoro.
E’ un grande fan di Nietzsche.

ESSERE E TEMPO (opera magna): parla dell’essere e del tempo.

Voleva dividerlo in due parti:


1. Essere e tempo (dedicata all’essere)
2. Tempo ed essere (dedicata al tempo)

Pubblicherà solamente la prima quindi del tempo parla relativamente poco.

Heidegger torna alla ricerca dell’essere, rilegge i filosofi antichi vedendo che la nuova
filosofia si allontana molto da questa ricerca e decide di tornarci.

Cos’è l’essere?
Innanzitutto bisogna capire come trovare l’essere e la domanda che tutti si fanno è proprio
cos’è un essere. Se c’è una domanda di conseguenza ci deve essere una risposta, ma se
c’è la domanda deve esserci anche qualcuno a cui riferirla, a chi la pongo. Heidegger quindi
dice che il destinatario è l’uomo perché è l’unico essere capace di ragionare sull’essere,
questo perché l’uomo è esserci, sta nell’essere e ha la capacità di porsi la domanda
sull’essere.

Nel ricercare l’essere Heidegger ricerca tutte le caratteristiche dell’esserci.

L’esserci che caratteristiche ha?


- È un ente che si progetta nel futuro (in una continua scelta nella sua vita con varie
possibilità). È un ente in continuo autodeterminarsi, in continuo spostamento in
avanti, in continua scelta della propria vita. Il mondo gli si presenta davanti come una
serie di possibilità e l’esserci che è gettato in questo mondo è in mezzo a questa
possibilità di scelte. Essendoci in mezzo crea un progetto di vita sfruttando le
potenzialità del mondo. Sfruttando le potenzialità del mondo l’esserci se ne prende
cura. L’uomo gettato nel mondo riconosce l’utilità di un oggetto e lo fa entrare nel
proprio progetto: essendo cosciente di esistere l’uomo è l’esserci più evoluto e
dunque si preoccupa per l’esserci degli oggetti dandone un senso per il futuro.
Dunque l’esserci è progetto ed è nel mondo.

- Vive due dimensioni principalmente:


1. Ontica (esistentiva): l’uomo vive tra le cose, c’è una dimensione quotidiana di
immersione tra le cose, diventa cosa tra le cose, l’uomo utilizza le cose ed entra in
contatto con il mondo in modo superficiale. L'uomo è reso nel presente, collocato
nell’attimo. Questa dimensione NON è eliminabile, c’è sempre nell’uomo.
2. Ontologica (esistenziale): dimensione più profonda dell’uomo. L’uomo non è più
tra le cose ma riscopre il suo esserci, scopre il concetto di poter porsi la domanda
sull’essere. Non scappa da tale domanda ma si pone la domanda.

Ex. una sedia senza l’uomo non avrebbe senso, fa entrare quell'oggetto all’interno del
proprio progetto (se ne prende cura).

La morte nel pensiero di Heidegger


La morte viene chiamata in causa quando Heidegger parla della vita dell’uomo che può
essere:
- inautentica: non è eliminabile perché fa parte della vita dell’uomo. Si basa sulla
dimensione ontica. L’uomo gettato nel mondo scende dal suo trono (contrario della
filosofia antropocentrica che vede l’uomo sopra tutto) e si immerge tra gli oggetti.
Diventa così una cosa tra le cose. È rappresentata dalla chiacchiera e dalla curiosità.
Una curiosità che però si ferma alla dimensione ontica e non scava nell’essere. Nella
chiacchiera si espone ciò che sì è imparato per creare una conoscenza ma è sempre
una chiacchiera che si ferma alla dimensione ontica.

Qui rientra la dimensione della cura: è sì presente tra uomo e oggetto (l’uomo si prende
cura degli oggetti) ma la cura deve entrare in tutti i rapporti compreso quello uomo-uomo.

Heidegger dice che ci sono due tipi di cura tra uomo e uomo:
- posso curarmi di un altro uomo curandomi di ciò di cui si dovrebbe curare per lui
(togliendogli il dovere di curarsi delle cose). Mi curo delle cose al posto suo ⇒ Al
posto di aiutarlo a fare le scelte migliori, le faccio per lui;
- posso guidare una persona a fare la scelta giusta per lei, a portare alla luce il proprio
istinto.

Ritornando alla vita inautentica di Heidegger


Nella chiacchiera rientra anche il secondo tipo di cura ma la società si concentra più sul
primo tipo di cura (altri fanno le scelte per noi).
Essere abituati al primo tipo di cura fa sì che nella dimensione della chiacchiera entri anche
la sottodimensione del sì impersonale: la gente tende quasi sempre a dire “si dice che”, “si
pensa che”. Questo sì impersonale identifica il fatto che gli altri decidano per noi.
Siccome sono abituati a provare paura verso gli oggetti hanno paura anche delle domande
profonde ma la paura sta in superficie, poi c’è l’essere che va ricercato attraverso una vita
autentica.
- autentica: comprendere che l’essere è per la morte
Il nulla è ciò che si oppone all’essere (niente - ente)
Sia essere che nulla sono indefiniti quindi sono simili.
La morte è quella scelta che dopo averla fatta cancella tutte le altre scelte. (La possibilità
dell’impossibilità di ulteriori possibilità). Il nulla è dunque impossibilità di essere. Nulla ed
essere sono così strettamente connessi.
Qual’è il sentimento che mi sovviene toccando la morte? L’angoscia, una paura senza
oggetto, dell’indefinito e per questo molto profondo.
Entrare nella vita autentica significa dunque affrontare ogni giorno l’angoscia per la morte.
Pensando al nulla penso così all’essere ed entro piano piano in una dimensione ontologica.

Il tempo è l’orizzonte entro cui l’esserci progetta se stesso e si pone la domanda sull’essere
L’esserci (l’uomo) è legato a:
- PASSATO (per capire se stesso nel presente l’esserci deve guardare al mondo che
però esiste prima di lui, essendo gettato nel mondo è legato agli oggetti che
esistevano prima di lui)
- PRESENTE (vive nell’attimo come cosa tra le cose)
- FUTURO (l’esserci è progetto)

LA SVOLTA
La prima parte si concentrava sull’esserci (per capire l’essere), e in misura minore, sul
tempo; ad un certo punto Heidegger si accorge di avere sbagliato tutto.
Non vuole sembrare esistenzialista, non vuole più soffermarsi sull’esserci.

Prima attraverso l’esserci scopro l’essere.


Ora l’esserci all’interno dell’essere scopre l’essere. È l’essere che si pone davanti a noi, non
ce lo abbiamo dentro. La verità va svelata.
In questa seconda parte parla quindi della perdita della grandezza dell’uomo, dell’esserci.

L’esserci è ora come le altre cose, non ha l’essere dentro di lui, ma è il pastore dell’essere
perché comprende il valore dei doni dell’essere e lo guida.
L’essere attraverso gli enti gli si svela, e l’esserci guida l’essere alla ricerca della verità.
L’uomo cerca l’essere attraverso l’essere.
L’essere dà un senso alle cose, le quali si svelano all’esserci per il raggiungimento
della verità sull’essere. La verità è donata dall’essere all’esserci.

METAFISICA secondo Heidegger

La filosofia ha sempre detto che l’essere è qualcosa senza mai provarlo.


Per Heidegger bisogna provare filosoficamente cos’è l’essere.

La Metafisica si è totalmente distaccata dalla ricerca dell’essere, non faceva altro che
rappresentarlo come un ente e non vederlo come insieme di tutti gli enti. C’è un oblio.
Heidegger si complimenta con Nietzsche per aver pensato l’inesistenza di mondi ultraterreni
e metafisici. Nietzsche ha fatto morire la metafisica ed ora si può tornare alla ricerca
dell’essere ma Nietzsche vede l’essere come caos guidato alla volontà di potenza degli
uomini (l’uomo manipola le cose).
È qui che entra in gioco il concetto di tecnica.
La TECNICA secondo Heidegger è la tecnologia (passaggio della scienza da teorica a
pratica). La tecnica è caratterizzata dalla creazione di mezzi per il raggiungimento di un fine,
la tecnica antica era contraddistinta dalla necessità di superare ostacoli della natura (il fine
era quello di sopravvivere).
La tecnica moderna però sfrutta la natura, il fine non è più quello di sopravvivere, ma
di dominare, di godere del proprio potere.
L’uomo sfrutta la natura ma poi finirà anche per sfruttare l’uomo stesso
(CAPITALISMO).

La scienza è utile ma allontana l’uomo dalla natura, dal potersi porre la domanda
sull’essere. Una domanda che l’uomo si deve porre all’interno dell’essere e non alienandosi
dalla natura e dall’essere stesso.

Il linguaggio è l’unico modo in cui l’uomo può pensare all’essere.


Noi pensiamo solo attraverso il linguaggio che è stato necessario creare per rispondere alle
nostre domande sull’essere. L’abbiamo creato noi ma noi stessi dipendiamo da lui.
(CICLICITÀ).
L’essere è solo ciò di cui si può parlare, il linguaggio è la cosiddetta casa dell’essere.

Potrebbero piacerti anche