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ELEMENTI di
GNOSEOLOGIA e METAFISICA
NB: Quando i termini della nostra relazione sono totalità infinite e non verificabili nell’esperienza
vissuta, si entra nel campo della METAFISICA.
Infatti i filosofi SCETTICI sostengono che nessuno può verificare veramente la relazione tra pensiero e
realtà, ecco perché le affermazioni più estreme della gnoseologia sconfinano nel campo della
metafisica.
Metafisica: (tà metà tà fysikà = quelli dopo quelli di fisica) i sistematori alessandrini delle opere di
Aristotele posero i libri di ontologia o filosofia prima (come la chiamava Aristotele) dopo quelli di
fisica, in quanto nelle opere di fisica ci si è occupati del problema delle cause naturali (le 4 cause) ed
ora si intende affrontare il problema delle cause ultime (o cause prime), da cui tutte le altre cause
derivano. Per estensione, il termine fu interpretato come “le questioni che vanno al di là di quelle di
fisica”, ovvero le questioni che vanno al di là della filosofia della natura e che si occupano quindi di un
campo che va oltre l’esperienza sensibile, ovvero il campo della realtà dell’essere, essere inteso come
causa prima e principio della realtà stessa. Il termine metafisica divenne perciò sinonimo di ontologia.
Ontologia: dottrina dell’essere, o meglio dottrina di ciò che è. (essere, einai; essente, on; ciò che è = to
on; essenza, ousia). Il primo a elaborare una dottrina dell’essere è Parmenide (scuola di Elea)
Oggettivismo logico
I Pitagorici pensavano che i numeri fossero degli enti perfettissimi che non erano stati prodotti dal
pensiero umano ma che esistessero di per sé già prima che gli uomini li scoprissero o conoscessero.
Questo è il primo esempio che abbiamo di oggettivismo logico.
Per oggettivismo logico si intende una posizione filosofica (assunta anche da parte di molti logici e
matematici del ‘900), secondo cui esistono idealità logiche o enti logici che sono veri in sé e per sé, la
cui verità non dipende dal fatto di essere pensati.
In generale, tutto il pensiero greco è un pensiero oggettivista, (con l’eccezione della parentesi dei
Sofisti, i quali sono soggettivisti, per cui la verità dipende dal soggetto). O meglio: tutto il pensiero
antico e medioevale è oggettivista.
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Oggetivismo antico (e medioevale): la metafora visuale del pensiero
Nel pensiero greco vi è l’idea che gli oggetti del pensiero (per es. i numeri, le idee, le essenze delle
cose) non vengano creati ma semplicemente scoperti, infatti in greco “verità” si dice ALETHEIA da
aletho che significa “scopro”, poiché il pensiero non produce il proprio oggetto bensì riflette una realtà
di ordine superiore. Se un oggetto viene scoperto significa che esisteva già prima di essere trovato. Nel
pensiero greco prevale una metafora di tipo visuale: così come l’occhio non produce l’oggetto che vede
ma lo riflette soltanto, anche il pensiero non produce il proprio oggetto bensì descrive una realtà di
ordine superiore.
Possiamo trasformare questa metafora in una proporzione matematica e dire:
“l’occhio sta all’oggetto sensibile come l’intelletto sta all’oggetto intelligibile”
(occhio : oggetto sensibile = intelletto : oggetto intelligibile)
I verbi scoprire, svelare, rivelare, inventare (da invenio: trovo) indicano l’azione per cui il pensiero
trova il proprio oggetto ma non lo produce. Anche i verbi riflettere e speculare indicano che il pensiero
si limita a riflettere un oggetto che esiste fuori dal pensiero. L’immagine è quella dello specchio: la
realtà sta fuori dallo specchio e il pensiero è invece l’immagine speculare di una realtà che lo trascende
(sta al di là).
L’idea dell’inventare, cioè del creare qualcosa dal nulla, è estranea alla mentalità greca e proviene di
più dalla mentalità ebraica.
Ci sono tutta una serie di espressioni tipiche dell’oggettivismo antico, secondo cui la verità degli enti
logici o delle idealità logiche come i numeri, i teoremi della geometria, le idee o l’essere, non viene né
aumentata né diminuita per il fatto di essere pensata e neppure dipende dal dove, dal quando e da
chi la pensa. In questo caso si parla di verità assoluta.
Infine possiamo aggiungere un’ultima riflessione. Di ogni numero ne esiste uno solo e resta sempre
identico a se stesso (non cambia mai). Possiamo quindi dire che i numeri restano sempre unici e
identici.
Anche se per ora non li abbiamo ancora studiati, possiamo dire che i numeri dei Pitagorici hanno gli
stessi attributi dell’essere di Parmenide e delle idee di Platone, ovvero questi termini indicano tutti
degli oggetti del pensiero che restano unici e identici.
PROTAGORA:
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L’uomo è misura di tutte le cose
(di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono).
Misura: si intende che l’uomo è il metro di giudizio, ovvero il criterio di giudizio di tutte le cose,
ovvero che la verità è relativa all’uomo ovvero soggettiva. E’ l’uomo quindi che attribuisce la loro
essenza alle cose.
I termini critica, criticare e criterio derivano dal greco crino : io distinguo, giudico.
Questa dottrina di Protagora può assumere tre significati diversi a seconda del significato che si danno
ai termini “uomo” e “cose”.
1) Se per uomo si intende un solo uomo, un individuo e per cose gli oggetti sensibili, allora il giudizio
di Protagora significa che le cose appaiono in modo diverso a seconda dei singoli uomini.
In questo caso la verità è relativa al singolo soggetto, ovvero ci sono tante verità quanti sono gli
uomini, il che equivale a dire che la verità non esiste.
2) Se per uomo si intende un gruppo di uomini, una comunità, un popolo, e per cose si intendono i
valori morali, gli usi e costumi di un popolo, allora la frase di Protagora significa che la verità è relativa
a un gruppo di uomini che condividono certe idee e convinzioni, la verità è intersoggettiva, è una
convenzione, ma non ha valore universale, perché può cambiare da una comunità all’altra, da un
popolo all’altro, (da un’epoca all’altra, sebbene i greci non tengano conto della variabile temporale).
3) Se per uomo si intende l’umanità (ovvero tutti gli uomini) e per cose la realtà in generale così come
appare alla specie umana, allora la dottrina di Protagora significa che la verità è relativa all’umanità, è
intersoggettiva, è universale ma non assoluta.
DUALISMO
Per dualismo intendiamo una concezione della realtà secondo cui tutto ciò che esiste è riconducibile a
due principi, non ulteriormente riconducibili l’uno all’altro, ovvero non possono essere uno causa
dell’altro, ma rimangono due sostanze separate ed eterogenee (= che hanno origini differenti).
Il dualismo di fondo del pensiero occidentale è la distinzione tra pensiero e materia e quindi tra anima e
corpo. Nota bene: i due termini sono neutri rispetto al loro valore. Quando si sovrappone un dualismo
morale tra bene e male, purtroppo l’anima e il pensiero diventano il termine positivo, buono e
razionale, mentre la materia e il corpo diventano il termine negativo, cattivo e irrazionale.
Il dualismo tra pensiero e materia è un dualismo ontologico: ovvero è un dualismo tra diversi modi di
essere, hanno realtà differenti, hanno natura differente, origine differente.
Per dualismo gnoseologico si intende la distinzione tra due diversi modi di conoscere due diversi
aspetti della realtà. Il dualismo gnoseologico è tra sensi e intelletto o anima (nous o psiche), esperienza
sensibile (empiria) e ragione (logos), a questi differenti strumenti corrispondono oggetti differenti:
oggetto sensibile o apparenza sensibile contrapposti a oggetto intellegibile o realtà o ESSERE
(Parmenide) ATOMI (Democrito). La stragrande maggioranza dei pensatori occidentali è dualista, con
una piccola eccezione di materialisti che sostengono che esista un unico principio: la materia.
Democrito è il primo materialista!