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Alberto Gualandi

LOCCHIO, LA MANO E LA VOCE


UNA TEORIA COMUNICATIVA DELLESPERIENZA UMANA

www.giornaledifilosofia.net Giugno 2010

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LOCCHIO, LA MANO E LA VOCE


UNA TEORIA COMUNICATIVA DELLESPERIENZA UMANA

di Alberto Gualandi

0. Introduzione
Presentiamo per la prima volta qui i risultati di un progetto di ricerca, sviluppato in
alcuni lavori preparatori e confluito in unampia tesi, discussa nellaprile 2008 presso
lUniversit di Urbino, dal titolo Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa
dellesperienza umana.

0.1. Ambiti di ricerca e tesi fondamentali


Locchio, la mano e la voce indirizzato a tutti coloro che hanno a cuore i problemi
teorici ed epistemologici che si profilano allorizzonte del dibattito contemporaneo
sullessere umano e la sua, ambigua e contraddittoria, condizione naturale-culturale.
Esso si addentra nei nodi di convergenza e intersezione di numerose discipline e teorie che, nellenciclopedia attuale delle scienze e della filosofia, sono ancora soggette a
rigide compartimentazioni: estesiologia fenomenologica e neurobiologia, psicologia ecologica e teorie cognitive della metafora e della sinestesia, dottrine dellimmaginazione
e dello schematismo trascendentale e teorie neurobiologiche dellexaptation cognitiva,
audio-fonologia e teorie dellautismo e della schizofrenia, teorie della lateralizzazione
cerebrale e paleoantropologia, genetica dello sviluppo e teoria delleterocronia, fenomenologia dellesperienza prelinguistica e teorie filogenetiche e ontogenetiche
dellevoluzione linguistica, teoria dei geni regolatori e antropobiologia.
Il filo conduttore che unisce questi diversi ambiti di ricerca tuttavia semplice. Esso
rappresentato da due concetti strettamente interconnessi: il concetto antropobiologico
di accelerazione/rallentamento individuativo (ovvero di eterocronia neotenica), e il
concetto di struttura comunicativa dellesperienza umana. Mentre il primo concetto ci
suggerisce che luomo un primate che nasce un anno troppo presto e che sovrespone
il proprio cervello plastico e prematuro a un ambiente sociale e naturale per un periodo

Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

di sviluppo estremamente lungo, il secondo concetto ci indica che lessere umano pu


compensare gli svantaggi procuratigli da tale condizione ultraneotenica soltanto stabilendo una relazione comunicativa con se stesso e con il mondo. Grazie a tale relazione
comunicativa, locchio e la mano, lorecchio e la voce giungono a intrattenere delle relazioni intersensoriali e sinestetiche, indisponibili per ogni altro animale, che sono alla
base, da un lato, della singolare struttura metaforica dellesperienza umana e, dallaltro,
della struttura proposizionale su cui si fonda il logos deliberativo dellanimale razionale. Proposti nella loro interconnessione teorica alla met del secolo scorso da uno dei
fondatori dellantropologia filosofia tedesca, Arnold Gehlen, questi concetti trovano
numerose conferme nelle pi attuali discipline biologiche, neurobiologiche e cognitive,
ma offrono soprattutto alluomo contemporaneo uno specchio teorico, ampio e sistematico, su cui riflettere la propria immagine enigmatica e sfuggente, la sua eterna alterit
a se stesso e al mondo. Ne consegue una concezione della temporalit umana della
sua storia, preistoria e postistoria che aggira la distinzione tradizionale tra Naturwissenschaften e Kulturwissenschaften, e che getta nuova luce sulla condizione
delluomo nellepoca postmoderna.

0.2. Metodologia. Una teoria tra scienza e filosofia


Partiamo da unindicazione preliminare di metodo. Al fine di delineare oggi
unimmagine adeguata dellessere umano e del suo modo di fare esperienza, necessario costruire una sorta dinterfaccia teorica in grado di stabilire un rapporto circolare e
comunicativo tra scienza e filosofia. Si tratta quindi di evitare di imprigionare la teoria
negli schemi aprioristici della filosofia, ma di evitare anche il suo appiattimento su
unempiria scientifica non sufficientemente chiarita dal punto di vista
dellautocomprensione dei suoi fondamenti concettuali. Teoria non significa quindi,
qui, soltanto, un insieme statico di proposizioni in accordo con i fatti, ma anche una
dinamica interpretativa in grado di circolare dal basso verso lalto e, inversamente,
dallalto verso il basso: dai concetti allesperienza, e viceversa. Si tratta cio di porre
in rapporto le dimensioni, normalmente disgiunte, del senso intenzionale soggettivo
e dei fatti empirici oggettivi, senza ricadere nella rigida separazione tra Naturwissenschaften e Geisteswissenschaften. Questa rigida distinzione in questo contesto inapplicabile, in quanto loggetto e il soggetto dindagine sono lo stesso: luomo
nellunit delle sue determinazioni corporee e spirituali. In altri termini, si tratta di rendere conto dellesperienza umana nella sua duplicit di determinazioni naturali e culturali. Da un lato, esperienza che si radica in un corpo biologico naturale, nella sua fisiologia e sensorialit singolare; dallaltro, esperienza intenzionale che si edifica e costruisce nel rapporto comunicativo con lAltro, che si struttura e stabilizza grazie alle forme
istituzionalizzate dellintersoggettivit culturale. Alla luce di tali presupposti metodologici la tesi di fondo che anima queste ricerche pu allora venire espressa sinteticamente
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cos: poich il corpo umano un corpo neotenico organicamente non specializzato e


cognitivamente non precablato per un ambiente specie-specifico determinato
lesperienza umana si coordina e struttura nel rapporto comunicativo con lAltro, compensando la propria riduzione istintiva (extraspecifica) grazie a circuiti comunicativi
intraspecifici, che hanno fin dalle sue origini (filogenetiche e ontogenetiche) favorito
in modo determinante la sopravvivenza della specie Sapiens. In altri termini lalterit
verso cui intenzionata originariamente la coscienza esperiente non quella
delloggetto o del mondo esterno (lAllon), bens quella dellaltro essere umano
(lHeteros) 1 . O, in altre parole ancora, il rapporto con loggetto intenzionato, mediato,
metaforizzato, dal rapporto con lAltro. Tesi che non implica che loggetto esterno
non abbia gi una sua esistenza e struttura ontologica fisico-chimica-biologica in
s; bens che esso non ancora dotato di un senso per noi o per s. I nuclei teorici fondamentali di due concezioni antitetiche del movimento di autocostituzione dello spirito
umano della fenomenologia hegeliana e di quella husserliana vengono in tal modo a
sovrapporsi e, forse, in parte, a coincidere.
In ragione di questa concezione teorica, comunicativa e circolare, lintero lavoro
concepito come una sorta di anello di Mbius, in cui possibile invertire il rapporto di
fondazione tra chi fonda e chi fondato: tra soggetto e oggetto, teoria ed esperienza,
cause e intenzioni, scienza e filosofia. Tale possibilit dipende in ultimo da un fatto
fondamentale e banale di cui non si tuttavia riusciti a prendere completamente misura:
da un lato, luomo una parte infinitamente piccola, un elemento infinitesimo di una
Natura oggettiva che lo trascende spazio-temporalmente da ogni parte e che lo avvolge
come un Tutto. Daltro lato, tale idea di Natura, al pari dellIdea kantiana di mondo,
non oggetto e neppure concetto. Essa si fonda e costituisce grazie a unattivit spirituale che necessariamente radicata in un corpo e centrata sulle strutture sensoriali e
cognitive che gli appartengono in proprio. Da tali strutture, la sua attivit spirituale ivi
compresa lattivit scientifica non potr mai astrarsi ed emanciparsi completamente.
Se dal punto di vista della scienza sono cause e processi naturali che producono un corpo individuale e generano la coscienza, dal punto di vista della filosofia moderna, radicalizzata in riflessione trascendentale e in fenomenologia, i concetti causali della scienza rappresentano delle astrazioni teoriche costruite progressivamente nel corso di una
genesi che ha come punto di partenza le intuizioni dei sensi e le strutture apriori della
coscienza incorporata. Rappresentiamoci il primo lato della medaglia come una sorta di
dimensione eccentrica rispetto allumano, al suo corpo e alla sua coscienza2 , come
una sorta di vettore copernicano tipico della scienza moderna (e, paradossalmente,
dellontologia antica). Rappresentiamoci il secondo lato della medaglia come una sorta
di dimensione centrica, come una sorta di vettore tolemaico tipico della filosofia mo-

E. Straus, Il vivente umano e la follia. Studio sui fondamenti della psichiatria (1963), a cura di A. Gualandi, Quodlibet, Macerata, 2010, p. 68 e sg.
2
H. Plessner, I gradi dellorganico e luomo (1928), a cura di V. Rasini, Boringhieri, Torino, 2006.

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derna (e, paradossalmente, della scienza antica). Da questo punto di vista, la rivoluzione
copernicana di Kant continuazione e approfondimento della rivoluzione coscienzialista di Descartes, e anticipazione di quella fenomenologica di Husserl non costituisce
il complemento simmetrico, sul terreno della filosofia, della rivoluzione scientifica iniziata da Copernico, bens la sua esatta inversione. Da qui il sentimento di una netta opposizione, di una radicale incomunicabilit tra scienza (centrata sulla categoria di causalit) e filosofia (centrata sulla categoria dintenzionalit). Da qui lesigenza di definire
una nuova relazione circolare e comunicativa tra scienza e filosofia, capace di rendere
conto della necessaria complementarit tra la dimensione centrica ed eccentrica
delluomo e del suo posto singolare nel Tutto dellEssere-Natura.

1. La questione delluomo e lepoca contemporanea


Obiettivo del primo capitolo valutare lurgenza e la possibilit di una ripresa della
questione delluomo nellorizzonte di vita e di pensiero contemporanei. Alcuni indici
sembrerebbero da tempo segnalare il carattere metafisico, desueto, impronunciabile di
tale questione. Da un lato vi sono coloro che, in nome del carattere radicalmente storico
e pragmatico delluomo, dichiarano illegittima ogni riflessione che pretenda fissare una
volta per tutte, empiricamente o trascendentalmente, unessenza della natura umana.
Tema comune al pensiero di Horkheimer e Habermas, al postmodernismo francese e al
pragmatismo decostruzionista di Rorty, e, in generale, a un certo nietzscheanesimo e
heideggerismo ambientalmente diffusi, che luomo un essere linguisticamente e
politicamente autocostitutivo la cui natura non pu in alcun modo venire fissata al di
fuori del tempo e della storia. Dallaltro lato, vi sono coloro che, in nome dellavvenuta
decifrazione del genoma umano, dellinarrestabile avanzata della biologia evoluzionista
e molecolare, della neurobiologia e dellintelligenza artificiale, dichiarano definitivamente squalificata ogni pretesa filosofica di affermare qualcosa di sensato sulla natura
umana 3 . In mezzo ai due schieramenti, quei filosofi che si accomodano semplicemente
delle specializzazioni e partizioni accademiche tra filosofia della conoscenza e filosofia dellazione, tra filosofia del linguaggio e filosofia della mente, tra filosofie delle
scienze naturali e delle scienze culturali delluomo e che assegnano
allantropologia filosofica la funzione di rubricare fatti curiosi e marginali che sfuggono alle partizioni istituzionali.
Da qualche tempo per alcuni indici parrebbero segnalare una tendenza inversa. Piuttosto significativa ci parsa a questo proposito laffermazione di Ernst Tugendhat, secondo cui nulla pi urgente nellepoca contemporanea che la riformulazione di

A tal proposito, cfr. la ridefinizione di tale problema in A. Gualandi, Neotenia, exaptation, comunicazione. Un modello antropobiologico, in Scienza e filosofia, 1, 2010, www.scienza&filosofia.it.

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unantropologia filosofica capace di fornire un contesto di riflessione unitario a un insieme di discipline che rischiano pi che mai la frammentazione specialistica e
lautoreferenzialit riflessiva 4 . Recuperando unaffermazione di Scheler, si potrebbe sostenere che lepoca contemporanea ha ancor pi aggravato quella situazione che
lantropologia filosofica tedesca gi diagnosticava allinizio del 900: nonostante
lapprofondimento e accumulazione dei saperi filosofici e scientifici luomo divenuto
sempre pi estraneo ed enigmatico a se stesso. Il fatto pi paradossale che
questenigmaticit appare con maggior forza proprio in mbito filosofico, in
quellmbito che dovrebbe essere delegato a fornire alluomo unimmagine unitaria di
se stesso e del suo posto nel mondo. In mbito scientifico vi infatti una maggiore omogeneit, poich il postulato naturalistico, che domina la ricerca, tende a collocare
luomo su una linea di stretta continuit con lanimale. Ma, a ben vedere, immagini antinomiche delluomo affiorano anche in mbito scientifico e, pi in generale, nel mondo della vita contemporaneo. Riprendendo unaffermazione di Gehlen, si potrebbe sostenere che, se luomo quellessere che per vivere costretto a dotarsi di
unimmagine di s, limmagine dominante che il sapere attuale ci offre talmente scissa da riprodurre tale scissione in ogni nostro sentimento e azione. Dalla met del Novecento, ciononostante, qualcosa cambiato. Nellepoca attuale, tale scissione non si produce pi tra limmagine della creatura divina e quella della scimmia arrivata (come
sosteneva Gehlen nellincipit de Luomo), bens tra limmagine della macchina e quella
dellanimale 5 . Bench questi due modelli, macchinico e animalesco, appaiono nettamente antitetici in quanto il primo prelevato dallmbito ontologico del naturale,
mentre il secondo nellmbito ontologico dellartificiale tra di essi si producono curiose e paradossali interferenze. Un punto dinterferenza per esempio rappresentato dal
modello etologico, quasi cibernetico, dellinsetto. Tali sovrapposizioni e interferenze
sono secondo noi segno del fatto che i concetti che stanno alla base di queste scienze
non sono stati sufficientemente chiariti, e che ci che sembrerebbe maggiormente distaccato, esterno e oggettivo per esempio i modelli meccanici, causali e cibernetici che
ci permettono di spiegare il comportamento animale riceve il suo senso interpretativo
da istanze soggettive, teleologiche, antropomorfiche che lo animano surrettiziamente
dal suo interno 6 . Passando in rassegna alcune scienze oggigiorno dominanti la nostra
immagine delluomo, come letologia e la psicologia evoluzionista, ma anche le filosofie della mente e le teorie neurobiologiche, abbiamo quindi tentato di mostrare che la
macchina e lanimale non possono rappresentare dei paradigmi o dei modelli di comprensione esaustivi dellumano proprio perch i concetti che ne stanno alla base sono

E. Tugendhat, Nietzsche e lantropologia filosofica: il problema della trascendenza immanente, in A.


Gualandi (a cura di), Luomo, un progetto incompiuto. Vol. 1: Significato e attualit dellantropologia
filosofica, in Discipline filosofiche, 1, 2002.
5
Cfr. E. Melandri, La linea e il circolo (1968), Quodlibet, Macerata, 2004.
6
Cfr. G. Canguilhem, La conoscenza della vita (1965), Il Mulino, Bologna, 1976, p. 182.

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comprensibili nei loro fondamenti soltanto a partire da uninterpretazione in prima persona dellumano. In altri termini, dietro alla domanda oggettiva e in terza persona che
cos luomo, riaffiora di nuovo, la domanda soggettiva e in prima persona, chi , chi
siamo, o chi sono, io, uomo?. Come abbiamo gi sostenuto verso questo tipo di domanda che si diretta la filosofia moderna con la fenomenologia, ed questo tipo di
domanda che lantropologia novecentesca ha tentato di coniugare con quella scientifica
e oggettiva che cos luomo. Un fatto che ci induce a riprendere in considerazione
controcorrente rispetto ai veti frapposti dalla stessa fenomenologia e dalla Scuola di
Francoforte alcune caratteristiche del progetto interdisciplinare o ibrido, a met strada
tra la scienza e la filosofia, messo in atto dallantropologia novecentesca.
Nella seconda parte di questo primo capitolo abbiamo preso in considerazione uno
dei problemi centrali dellantropologia filosofica novecentesca: quello consistente nel
tentare di offrire una definizione scientificamente plausibile della differenza antropologica, di ci che, gi sul piano biologico, costituisce il proprio delluomo in rapporto
agli altri animali. Una breve disamina delle dottrine antropologico-filosofiche di Scheler, Plessner e Gehlen, ci ha permesso di focalizzare alcuni concetti utili al fine di articolare con precisione la questione dellumano ponendo al contempo laccento sul diverso modo in cui questi tre autori hanno tentato di articolare il rapporto tra scienza e filosofia. Alla luce di tale disamina ci apparsa in parte ancora valida la distinzione tra
mondo umano (Welt) e mondo ambientale (Umwelt), introdotta da Scheler sulla scorta
di von Uexkll. Altrettanto fruttuosa ci apparsa la caratterizzazione plessneriana
delluomo come di un essere duplice, in cui si sovrappongono la posizionalit centrica,
propria dellanimale, e la posizionalit eccentrica, propria di un essere capace prendere
distanza da s e dal proprio corpo grazie al potere astraente della coscienza e del linguaggio. Grazie al suo alto grado di generalit e trasponibilit metaforica, questultima
distinzione ci appare particolarmente feconda anche sul piano metateoretico, poich ci
permette di coniugare le due domande sullumano (introdotte dal Wer e dal Was) di cui
sopra, congiungendo i due vettori epistemologici centrico ed eccentrico che collegano (e al contempo distanziano) luomo dalla Natura.

2. Corpi neotenici e cervelli ex-attanti. Verso una nuova antropobiologia filosofica


Concentriamo ora la nostra attenzione sul progetto pi rischiato, e tuttavia pi fruttuoso dei tre: quello messo in atto da Arnold Gehlen. Il progetto antropologico-filosofico
di Gehlen il pi rischiato perch pretende definire in modo scientificamente preciso la
differenza antropologica che separa luomo dallanimale. Tale differenza non pi metafisico-spirituale come per Scheler, o strutturale-comportamentale come per Plessner.
Mentre la definizione plessneriana delluomo conserva un carattere metaforicotopologico inesplicato, la definizione geheleniana della differenza antropologica si radica nella natura anatomico-fisiologica singolare del corpo umano: essa diviene cos diffe7

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renza antropobiologica. Contrariamente a quello che hanno sostenuto alcuni commentatori, Gehlen non vuole fornire unimmagine delluomo opposta a quella fornita da Darwin. Per Gehlen, non si tratta di salvare alcuna essenza metafisica delluomo, e tanto
meno di affermare qualche tipo di teoria creazionista, o di negare la realt
dellevoluzione. Per Gehlen, come per Darwin, luomo un animale, e non c nessun
dubbio che vi sia una strettissima relazione filogenetica tra luomo e le grandi scimmie
antropomorfe. Ciononostante, luomo un animale singolare perch la sua natura biologica caratterizzata da primitivismi organici assai speciali: il corpo umano segnato
da una forte mancanza di specializzazione mancanza rilevabile sia sul piano della dotazione organica (mancanza di pelliccia, artigli, fauci o arti possenti), sia sul piano della
dotazione istintiva, ovvero di quelle coordinazioni extraspecifiche innate, geneticamente ereditate, che permettono agli altri animali di adattarsi a Umwelten specie-specifiche
determinate. Luomo, per impiegare le parole di Deleuze, un essere deterritorializzato,
flessibile e adattabile ad ogni ambiente: una verit che, gi per Marx, stata messa a
nudo dalla societ capitalistico-industriale e portata alle estreme conseguenze dallepoca
della globalizzazione. Nondimeno, bisogna osservare che tale mancanza di specializzazione sinscrive in modo preciso nei caratteri morfologici peculiari del corpo umano
caratteri fetali e ritardati che Gehlen descrive grazie allapporto delle teorie di Bolk e
Portmann. Fetalizzazione significa per Bolk mantenimento di caratteri tipici dei feti o
dei cuccioli degli altri primati nellet adulta: ortognatismo, foramen magnum in posizione centrale, scatola cranica non suturata, posizione ventrale della vagina, prolungamento extrauterino dei tassi di crescita fetali, infanzia prolungata, adolescenza etc.. Ritardamento significa per Bolk un tempo di sviluppo generalmente rallentato unito, secondo Portmann, a una gestazione e a un parto accelerato, che sovrespone il feto umano agli stimoli del mondo rendendolo totalmente dipendente dalle relazioni interumane
relazioni intraspecifiche solo in parte regolate in modo istintivo nei primi mesi di vita
di cura e di educazione. Si diceva prima del carattere rischiato della differenza antropobiologica fornita da Gehlen. Possiamo qui affermare che tale rischio si rivelato fecondo. Fetalizzazione e ritardamento sono stati riconosciuti in tempi recenti come i caratteri peculiari del corpo neotenico e del suo sviluppo (ontogenetico e filogenetico)
singolare da importanti naturalisti come Stephen J. Gould, Ashley Montagu, Desmond
Morris, Ian Tattersall, Alain Prochiantz e altri 7 . Basti ricordare che per Gould solo la
neotenia (e cio il mantenimento di caratteri giovanili in et adulta) pu spiegare il paradosso attorno cui si dibattono coloro che pretendono fornire una definizione biologicamente riduzionista dellumano: una differenza genetica minima tra luomo e lo scimpanz (differenza quantitativa che si riduce al 1,4% per cento dei geni) come pu pro-

Cfr. D. Morris, La scimmia nuda (1967), Bompiani, Milano, 2006; M.F.A Montagu, Time, morphology
and neoteny in the evolution of man, in M.F.A. Montagu (ed. by), Culture and the evolution of man, Oxford University Press, New York, 1962, pp. 324-342; Id., Saremo bambini (1981), Red Edizioni, Como,
1992.

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durre la differenza qualitativa che separa inequivocabilmente il loro comportamento e


morfologia 8 ? Per quanto rinforzata da premi e punizioni nessuna scimmia, afferma
Gould, riuscir a scrivere la divina commedia o a comporre la quinta di Beethoven. Secondo Gould, la spiegazione di tale paradosso pu essere solo identificata in quel piccolo numero di geni che regolano i tempi di attivazione dei geni strutturali e i ritmi di sviluppo dellintero organismo, determinando la natura dilazionata dello sviluppo ontogenetico umano. La teoria dei geni dello sviluppo, applicata al processo di formazione del
cervello da neurobiologi come Alain Prochiantz o Steven Marcus ci permette di mostrare che lipotesi di Gould era sostanzialmente corretta 9 . Se la biologia evoluzionistica
dello sviluppo (evo-devo) ha da alcuni decenni identificato in modo preciso i geni Hox
dello sviluppo che determinano la struttura spaziale di un organismo (il suo Bauplan anatomico), essa ha anche scoperto la funzione regolatrice di tali geni Hox, e di altri
gruppi di geni regolatori dello sviluppo 10 . Come gi ipotizzato da de Beer e Gould, tale
funzione gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo morfologico, comportamentale e
cognitivo di un individuo poich, condizionando i tempi del processo di sviluppo di un
individuo, essa permette una pi lunga e incisiva interazione delle istanze genetiche (interne) con lambiente (esterno) dellembrione, del feto, del corpo, del mondo 11 . Anche
per Prochiantz, come per Gould, le differenze genetiche che separano uno scimpanz da
un essere umano dipendono soprattutto da questo secondo tipo di geni, i quali prolungano i tempi dindividuazione umana e fanno s che un essere umano sia un individuo estremo, un organismo che si rapporta allambiente secondo modalit singolari, determinate in modo limitato da quella memoria genetica della specie che abitualmente
chiamiamo istinto 12 . La specie umana, sostiene Prochiantz, una specie composta di
individui estremi poich il processo individuativo umano lascia uno spazio estremamente ampio alla memoria biografica, allapprendimento, al linguaggio, piuttosto che
alla memoria genetico-istintiva della specie. In altri termini, la teoria
dellindividuazione e dei geni dello sviluppo elaborata da Prochiantz in rapporto al cervello permette di assegnare al concetto gehleniano di differenza antropobiologica la sua
esatta collocazione in una pi ampia filosofia della natura e dellevoluzione biologica.
Compresi tra quei geni spazzatura relegati fino ad oggi nella materia nera del ge-

S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, London, 1977, p. 405.
9
Cfr. A. Prochiantz, La costruzione del cervello (1989), Edizioni Theoria, Roma-Napoli, 1992; Id., La
biologie dans le boudoir, Odile Jacob, Paris, 1995; Id., A cosa pensano i calamari? Anatomie del pensiero (1995), Einaudi, Torino, 1999; Id., Machine-Esprit, Odile Jacob, Paris, 2001.
10
Cfr. A. Gualandi, Lindividuazione neotenica umana e la genesi exattante e comunicativa del senso,
in A. Cavazzini, A. Gualandi (a cura di), Logiche del vivente. Evoluzione, sviluppo, cognizione
nellepistemologia francese contemporanea, Discipline filosofiche, XIX, 1, 2009. Per unesposizione
succinta, cfr. anche Id., Neotenica, exaptation, comunicazione. Un modello antropobiologico, cit.
11
R. Lewontin, Biologia come ideologia (1991), Boringhieri, Torino, 2005; cfr. D. Noble, La musica della vita (2006), Boringhieri, Torino, 2009.
12
Cfr. A. Prochiantz, Istinto e intelligenza, in A. Cavazzini, A. Gualandi, Logiche del vivente, cit.

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noma 13 , questi geni regolatori avrebbero infatti, secondo Prochiantz e Gary Marcus, una
funzione nevralgica nello sviluppo e costruzione del plastico cervello umano. Essi ne
determinano laumento di volume e i singolari tassi di crescita, ma anche la riduzione
delle connessioni corticali innate o precablate geneticamente 14 : ovvero lapertura
esperienziale e la riduzione istintiva. Essi gli offrono soprattutto la possibilit di ristrutturare i propri moduli cognitivi per mezzo di modalit esperienziali trasmesse culturalmente dagli altri membri della specie. Secondo paleoantropologi ed epistemologi contemporanei, come Stanley, Tattersall e Pievani, tale sviluppo ritardato e neotenico sarebbe stato determinante anche dal punto di vista del processo di ominazione, del processo cio che ha determinato il passaggio evolutivo discontinuo (per equilibri punteggiati) che ha condotto dalla scimmia alluomo 15 . Secondo Gribbins e Cherfas 16 , esso
condurrebbe addirittura a confermare la tesi provocatoriamente antidarwiniana presa
in considerazione anche da Gehlen sulla scorta di Adloff e Osborn secondo cui la
scimmia che discende dalluomo, e non il contrario.
Bench Gehlen prediliga la tesi, ventilata da Bolk e Schindewolf, secondo cui
luomo deriva dalla scimmia (o da un suo antenato) per rallentamento neotenico,
lattenzione attribuita da Gehlen a questa tesi provocatoria ha condotto alcuni commentatori a interpretare lintera dottrina gehleniana delluomo in un senso nettamente antidarwiniano: cosa che costituisce un evidente fraintendimento. Nonostante che
sinserisca storicamente nel dibattito evoluzionistico dellinizio del Novecento,
lantidarwinismo gehleniano mostra tuttavia la sua fruttuosit teorica in rapporto al
dibattito biologico contemporaneo, di cui anticipa alcuni temi rilevanti 17 . Contrariamente a quel che vorrebbero gli psicologi e antropologi ultradarwinisti che si rifanno
allortodossia della Sintesi Moderna, luomo non un animale iperspecializzato, dotato
di super-organi come il cervello, o di super-istinti come quello per il linguaggio, regolati
da singoli geni egoisti che si sono affermati come particolarmente vantaggiosi per la
specie nella lotta per la sopravvivenza 18 . Il cervello, sostiene infatti Gehlen, non un
13

Cfr. S.B. Carroll, Infinite forme bellissime (2005), Codice edizioni, Torino, 2006; S.F. Gilbert, Biologia
dello sviluppo (2003), Zanichelli, Bologna, 2005.
14
Secondo Prochiantz, ci dovuto principalmente al fatto che geni Hox dello sviluppo imprimono la
mappa di Penfield e Rasmussen sulla corteccia cerebrale umana solo attraverso la mediazione del fenotipo del corpo e dei montaggi sensomotori che esso istituisce in rapporto al mondo. Su questo punto, cfr. A.
Gualandi, Lindividuazione neotenica umana, cit.
15
I. Tattersall, Il cammino delluomo, Garzanti, Milano, 1998; Id., La scimmia allo specchio (2002), Meltemi, Roma, 2003; S.M. Stanley, Children of the Ice Age, New York, Freeman and Co, 1996; T. Pievani,
Homo sapiens e altre catastrofi. Per unarcheologia della globalizzazione, Meltemi, Roma, 2002.
16
J. Gribbin, J. Cherfas, The First Chimpanzee, Penguin Books, London, 2001.
17
Ad esempio la critica nei confronti della dottrina dellanello mancante, e nei confronti dellabuso teorico delladattamento abuso che Gould e Lewontin hanno stigmatizzato nel loro celebre I pennacchi
di San Marco e il paradigma di Pangloss (1978) tramite il concetto di storie proprio cos.
18
R. Dawkins, Il gene egoista, Zanichelli, Bologna, 1979; S. Pinker, Listinto del linguaggio (1994),
Mondadori, Milano, 1997; Id., Come nata la mente?, in Micromega 2, 2007; S. Pinker, S. Rose, Mente, cervello e libero arbitrio, in Micromega, 1, 2006.

10

Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

organo specializzato in funzioni specifiche, e il linguaggio non un comportamento


unitario definito da una funzione adattativa univoca. Per Gehlen, come per Gould, Lewontin, Rose, Prochiantz, Marcus, il grande cervello umano un organo che conserva
per tutta la vita i tratti tipici dello sviluppo neotenico umano. Esso caratterizzato da
una plasticit e apertura funzionale che gli permette di essere utilizzato per scopi diversi
da quelli per cui si era formato e affermato nel corso dellevoluzione. Come dimostra
anche la sfortunata vicenda delluomo neanderthaliano, laumento di dimensioni del
cervello non ha comportato un vantaggio evolutivo immediato. Laumento di dimensioni del cervello, che una conseguenza diretta dello sviluppo ritardato tipicamente umano (mantenimento dei tassi di crescita fetali del cervello anche dopo la nascita), di primo acchito parrebbe comportare pi svantaggi che privilegi: a iniziare dalle difficolt
del parto, fino alle faticose cure parentali necessarie ad allevare, per un periodo enormemente protratto, un organismo dotato di un cervello cognitivamente prematuro. Ma il
punto pi importante, e sovente frainteso, della dottrina di Gehlen, tuttavia un altro.
Secondo alcuni biologi, paleoantropologi e epistemologi contemporanei molto probabile che il linguaggio vocale umano sia stato a un certo punto inventato 19 . Sostenere
infatti che le condizioni organiche strutturali anatomiche (laringe abbassata) e neurobiologiche (lateralizzazione e specializzazione cerebrale) necessarie alla produzione
del linguaggio, si siano prodotte, selezionate e stabilizzate in funzione della parola orale
significherebbe peccare di finalismo o ricadere in una spiegazione circolare. Piuttosto
che pre-adattate, tali condizioni strutturali sono state prelevate da altre funzioni e scopi
(facilitazione nella respirazione, abilit manuali fini) ed ex-attate in funzione di un nuovo comportamento linguistico 20 . Il linguaggio vocale, sostengono questi autori, sarebbe
stato inventato quasi per gioco, senza alcun vantaggio diretto e immediato. Il flessibile
cervello umano potrebbe essere quindi considerato come un vero e proprio dispositivo
di ex-attamento ristrutturante, e lintera evoluzione umana pu quindi essere compresa
alla luce di questa logica ex-attante. Grazie a questa dinamica exattante, strutture cognitive preesistenti vengono esonerate dalle funzioni cui erano precedentemente delegate, e
riutilizzate per nuovi scopi. Ora, necessario notare che la stessa logica identificata da
Gehlen come una sorta di legge fondamentale dellevoluzione umana e culturale. A tale
logica Gehlen assegna il nome di legge dellesonero e nel caso del linguaggio, ma anche della percezione visiva di legge dellesonero simbolico o raffigurativo. Come vedremo in seguito, lidea fondamentale di Gehlen che il linguaggio esoneri locchio e la
mano dalle loro funzioni specifiche riutilizzandone le strutture cognitive intrinseche per
i propri scopi cognitivi e comunicativi. Lo stesso pensiero discorsivo muto, che si
19

Cfr. P. Lieberman, Uniquely Human, Harvard University Press, 1991; M.C. Corballis, The Lopsided
Ape, Oxford University Press, New York-Oxford, 1991; Id., Dalla mano alla bocca: le origini del linguaggio (2002), Raffaello Cortina, Milano, 2008; S. Mithen, Il canto degli antenati. Le origini della musica, del linguaggio, della mente e del corpo (2007), Codice Edizioni, Torino, 2008.
20
S. Rose, Il cervello del ventunesimo secolo. Spiegare, curare e manipolare la mente (2005), Codice edizioni, Torino, 2005.

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produce nel nostro foro interiore in modo quasi automatico, appare in tal modo come
unazione fono-uditiva immaginativamente anticipata ed esonerata dalla produzione sonora effettiva.
Ma le conseguenze della dottrina gehleniana dellesonero sono ancora pi profonde.
Innanzi tutto bisogna notare che il concetto di esonero trova applicazione a livelli biologici e cognitivi diversi e che, in modo ampio e generale, pu essere caratterizzato come
una sorta di processo di de-funzionalizzazione e rifunzionalizzazione di una struttura
anatomica o comportamentale 21 . La prima e pi fondamentale applicazione il concetto
di esonero la trova nel processo filogenetico di ominazione e, in particolare, in quel processo che, grazie alla progressiva acquisizione della stazione eretta, ha condotto la struttura anatomica della mano a esonerarsi dalla sua originaria funzione di brachiazione o
locomozione, e ad acquisire una nuova funzione che rivela la propria utilit adattativa in
rapporto a scopi inediti: la funzione di esplorazione aptica e manipolazione fine
dellambiente. grazie a questoriginario processo di esonero e rifunzionalizzazione
sensomotoria, che la mano pu entrare in quella relazione intermodale con locchio che
analizzeremo con precisione nel capitolo quarto. In secondo luogo, bisogna osservare
che, se, da un lato, lesonero il frutto di una creazione positiva, dallaltro, esso motivato dalla necessit di compensare una carenza dovuta alla natura neotenica del corpo.
soltanto sullo sfondo di tale natura neotenica che si possono comprendere le strategie
compensatorie ed esoneranti (ex-attanti) messe in atto dalluomo, nel corso del suo sviluppo filogenetico e culturale. Tra queste strategie, vi quella di relazionarsi
allambiente secondo una dinamica essenzialmente comunicativa dinamica che gli
permette di compensare la propria carenza istintiva sfruttando quelle strutture intraspecifiche di cui la specie umana fortemente dotata. Tale compensazione ha permesso
alluomo di adattarsi a ogni tipo di ambiente, facendo della propria fragilit ovvero
della propria carenza di dotazione organica specie-specifica e di pre-adattamento a un
ambiente naturale determinato la propria forza. tale compensazione comunicativa
che pare mancare, o non attivarsi mai completamente, in chi in modo pi o meno grave
affetto da autismo.

3. La struttura comunicativa dellesperienza e la logica dellautismo


Tentiamo ora di offrire unimmagine intuitivamente unitaria del concetto di struttura
comunicativa dellesperienza. A tale scopo il problema dellautismo gioca una funzione
euristico-dialettica. Esso costituisce una sorta di sfondo negativo sul quale si staglia in tutta la sua ampiezza la normale dinamica comunicativa. Ci che, in particola-

21

Cfr. F. Jacob, Evoluzione e bricolage (1977), Einaudi, Torino, 1979; S.J. Gould, Exaptation, il bricolage dellevoluzione (1982), a cura di T. Pievani, Boringhieri, Torino, 2008.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

re, ci interessa qui mettere in luce lo stretto nesso che si stabilisce nel processo ontogenetico di sviluppo dellindividuo umano tra componenti cognitive ed emotive, sensoriali e affettive, intrasoggettive e intersoggettive dellesperienza umana. Pi che carente
in teoria della mente, o in altre componenti modulari dellintelligenza umana 22 ,
questo tipo di nesso che sembra mancare a chi affetto da quella patologia psichicamente omnipervasiva e di difficile identificazione nosologica che lautismo. Grazie anche alla testimonianza di autistici ad alto funzionamento come Temple Grandin,
ormai chiaro che lautismo non pu essere ricondotto a un semplice deficit di teoria
della mente o dintelligenza emotiva e sociale 23 . Esso comporta sovente anche un deficit cognitivo nei confronti dellambiente naturale, un deficit di elaborazione sensoriale che si ripercuote innanzitutto sulla costituzione delle categorie temporali. Per cogliere
questo nesso specificamente umano in tutta la sua estensione, bisogna considerare ancora una volta che il soggetto esperienziale umano non un Ego o una coscienza trascendentale pura, dotata di principi e categorie precostituiti, bens un corpo ultraneotenico 24 , venuto al mondo un anno troppo presto (in rapporto ad animali con volume
corporeo equivalente), e caratterizzato da uno sviluppo extrauterino estremamente lento.
Come ha mostrato Gould al sguito di Portmann, questa duplice eterocronia neotenica
parto accelerato seguto da sviluppo extrauterino rallentato che caratterizza
lorganismo umano nelle prime fasi di sviluppo, fa s che il cervello umano si trovi al
momento della nascita nettamente in ritardo: circa il 23% del proprio volume contro
il 40,5% di quello di uno scimpanz (il quale, rispetto ad altri mammiferi di grossa taglia, gi un animale notevolmente neotenico). Bisogna inoltre aggiungere che, mentre
scimpanz e gorilla raggiungono il 70% del volume cerebrale a un anno, luomo raggiunge questa proporzione a tre anni. Queste osservazioni di Gould 25 contribuiscono a
corroborare la tesi di Gehlen, secondo cui il cervello umano si rivela impreparato a elaborare le informazioni che gli provengono dal mondo esterno durante una lunga fase
della sua vita. Al momento della nascita, e durante quasi tutto il primo anno di vita, il
cervello umano esposto a un profluvio di stimoli provenienti dal mondo esterno ai
quali non sa rispondere con alcuna reazione funzionale alla propria sopravvivenza. Gehlen ipotizza a questo proposito una condizione di iato sensomotore che, a differenza di
ogni altro animale, caratterizza la prima fase esperienziale del bambino. In ragione di
tale iato, questa fase caratterizzata da un sovraccarico di energie pulsionali e da uno
stato di indistinzione, caotica e angosciosa. Secondo psicoanalisti dellautismo come
Mahler, Tustin e Meltzer, questo stadio dindistinzione originaria che il bambino auti22

Cfr. U. Frith, Autism. Exlpaining the Enigma, Blackwell, Oxford, 1989; S. Baron-Cohen, Lautismo e
la lettura della mente (1995), Astrolabio, Roma, 1997.
23
T. Grandin, Pensare in immagini (1995), Erickson, Trento, 2001.
24
M. Mazzeo, Il tempo del tatto, in R. Contessi, M. Mazzeo, T. Russo, (a cura di), Linguaggio e percezione, Carocci, Roma, 2002.
25
S.J. Gould, op. cit., pp. 405 e sgg.; Id., Questa idea della vita (1977), Editori Riuniti, Roma, 1984, pp.
45 e sgg.

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stico sarebbe incapace di superare positivamente 26 . Lautistico, in altre parole, permane


in uno stato di iato sensomotorio originario, al quale non sa reagire se non grazie a
compensazioni propriocettive, autocentrate e non-comunicative: le stereotipie.
Il bambino autistico sembra quindi incapace di accedere a quelle compensazioni naturali che sono messe in atto dagli individui normali durante il processo di sviluppo
sensomotorio e cognitivo. Al fine di proteggersi da tale doloroso carico di energie e pulsioni confuse, lorganismo normale dotato, secondo Gehlen, di un importante
strumento di compensazione. Fin dai primi giorni di vita e, secondo alcuni studiosi,
fin dal quinto mese di gravidanza27 , lintero organismo umano, con il suo apparato sensomotore periferico e centrale, pare infatti finemente sintonizzato sugli stimoli affettivi e cognitivi, nutritivi e emotivi che gli provengono dal mondo umano circostante.
Esso pare quindi possedere dispositivi intraspecifici quasi istintivi che permettono al
bambino di interagire con il proprio ambiente familiare e in particolare con la madre. La
recente scoperta di neuroni mirror, che si attivano sia quando il gesto o lespressione
facciale o vocale eseguito dallindividuo, sia quando eseguito dallAltro, pu
anchessa apportare una conferma tale ipotesi comunicativa 28 . Per cogliere la differenza
tra luomo e le scimmie antropomorfe, quindi sufficiente descrivere il processo per
mezzo del quale questi circuiti comunicativi e speculari giungono progressivamente a
modellare e integrare in s lintera vita motoria e sensoriale, mentre nelle scimmie superiori rimangono limitati a determinate sequenze comportamentali. Nei primi mesi di vita, gli stimoli ambientali non sono recepiti passivamente dal bambino, ma sono ripetutamente provocati e rivissuti come delle risposte, piacevoli e positive, fornite dalla madre e dagli altri partner umani, ai propri appelli comunicativi: alle proprie grida di fame,
alle richieste di contatto affettivo o, semplicemente, al gioco comunicativo, tattile, vocale, visivo. La carenza di quei circuiti comportamentali stimolo-reazione (S-R), che preadattano gli altri animali ad ambienti specie-specifici determinati, pu in tal modo essere
lentamente compensata da una sorta di inversione comunicativa che orienta le azioni
umane grazie a pi ampi circuiti comportamentali appello-risposta (A-R) allinterno dei
quali i carenti e disfunzionanti circuiti S-R vengono circolarmente reintegrati e
soppiantati. Come vedremo in sguito, il prezzo da pagare per questa compensazione

26

D. Meltzer (ed. by), Esplorazioni sullautismo (1975), Boringhieri, Torino, 1977. Cfr. F. Tustin, Autismo e psicosi infantile (1972), Armando Editore, Roma, 1972; Id., Protezioni autistiche nei bambini e negli adulti (1990), Cortina, Milano, 1991.
27
A. Tomatis, Loreille et le langage, d. du Seuil, Paris, 1963 ; Id., Lorecchio e la vita (1977), Baldini e
Castoldi, Milano, 1992; Id., La notte uterina (1981), Red, Como, 1996 ; Id. Lorecchio e la voce (1987),
Baldini e Castoldi, Milano, 2000.
28
Cfr. G. Rizzolatti, C. Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni a specchio, Cortina,
Milano, 2006; G. Rizzolatti, L- Fadiga, V. Gallese, L. Fogassi, Premotor Cortex and the Recognition of
Motor Actions, in Cognitive Brain Research, III, 1996, pp. 131-141; V. Gallese, Il senso dellazione:
un approccio neurofisiologico, in AAVV, Le tattiche dei sensi, Manifesto libri, Roma, 2001; Id., La molteplicit condivisa. Dai neuroni mirror allintersoggettivit, in A. Ballerini, F. Barale, V. Gallese, S. Ucelli, Autismo. Lumanit nascosta, (a cura di S. Mistura), Einaudi, Torino, 2006.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

comunicativa delloriginario iato-sensomotore una sorta di metaforicit quasitrascendentale o dineliminabile antropomorfismo.


Eccoci dunque pervenuti alla tesi centrale della dottrina comunicativa
dellesperienza. Mettendo gradatamente in atto questa dinamica comunicativa, provandola e riprovandola, affinandola e confermandola con lausilio di un affidabile partner
comunicativo, lorganismo neotenico e, in particolare, il plastico e incompiuto cervello
umano, pu lentamente compensare la carenza di quelle specializzazioni e preadattamenti istintivi che in breve tempo permettono ai cuccioli degli altri animali di orientarsi
sensorialmente e muoversi corporalmente in un ambiente naturale, valorizzato corporalmente, per il quale risultano geneticamente preadattati in quanto specie 29 . Tale compensazione, tuttavia, non significa soltanto che la carenza di istinti extra-specifici propria delluomo pu e deve essere rimpiazzata da una serie di esperienze e conoscenze
veicolate oralmente dalle generazioni precedenti da cui limportanza della famiglia e
in particolare dei nonni per laffermazione evolutiva della specie Sapiens 30 . Ma significa soprattutto che, essendo riccamente dotato di circuiti intraspecifici quasi-istintivi e,
in particolare, di una forte predisposizione per la comunicazione, nellesperienza umana
il rapporto con lalterit naturale (lAllon) subordinato al rapporto con lalterit interumana (lHeteros): il rapporto con il mondo naturale mediato dal rapporto comunicativo con il mondo umano 31 . Da qui il carattere tipicamente antropomorfico e prosopopeico dellesperienza infantile, ma anche il carattere animistico e antropocentrico
dellesperienza religiosa dei popoli primitivi. Da qui, inoltre, il carattere fondamentalmente antropomorfico e centrico della riflessione filosofica moderna: carattere
particolarmente evidente nella celebre affermazione di Kant secondo cui la ragione
comprende della natura solo ci che essa stessa vi ha posto. In altre parole, nel corso
dello sviluppo filogenetico e ontogenetico umano, lesperienza comunicativa con lAltro
interumano viene ad assumere una funzione di modello esperienziale quasitrascendentale che permette alluomo di relazionarsi con lalterit in generale, incluso il
mondo naturale esterno.
Per cogliere questa tesi in tutto il suo significato filosofico necessario tuttavia trasporla sul terreno fenomenologico dei sensi, e i particolare sul terreno dei rapporti comunicativi che si stabiliscono tra i dati passivi dellocchio e quelli pi attivi della
mano, grazie anche alla mediazione offerta dalla struttura comunicativa autonoma (esonerata cio dalla presenza percettiva delle cose del mondo esterno) della voce-udito. Le
analisi che Gehlen ha dedicato ai sensi umani hanno messo in luce alcuni fatti significativi che tentiamo qui di riassumere. Nel corso del lento sviluppo cognitivo umano il
29

J. Von Uexkll, Ambienti animali e ambienti umani (1933), a cura di M. Mazzeo, Quodlibet, Macerata,
2010; K. Lorenz, Laltra faccia dello specchio (1973), Adelphi, Milano, 1991; Id., Letologia (1978),
Bollati Boringhieri, 1980, 1990; E. Straus, Il vivente umano e la follia, cit.
30
J. Diamond, Il terzo scimpanz : ascesa e caduta del primate Homo sapiens (1992), Bollati Boringhieri,
Torino, 1994; M.C. Corballis, Dalla mano alla bocca, cit..
31
Cfr. E. Straus, op. cit.

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campo percettivo acquisisce una struttura unitaria e stabile grazie a unintensa attivit
intersensoriale in cui i sensi rivestono ruoli e funzioni che si alternano comunicativamente, secondo rapporti di coordinazione, vicariet e subordinazione, meno rigidi, pi
plastici di quelli geneticamente prefissati negli altri animali. Mentre nelle altre specie
animali, i sensi passivi giocano una funzione fondamentale, nelluomo assumono
grande importanza i sensi attivi e in particolare il tatto nella sua funzione apticomanuale. La vista pu assurgere al suo ruolo di senso dominante nel campo percettivo
di senso che domina a distanza e in un solo istante un intero paesaggio 32 solo dopo
avere a lungo collaborato intersensorialmente col tatto, e dopo avere assunto simbolicamente su di s i dati tattili della mano (e, nel bambino, della bocca) esonerandola dalla sperimentazione diretta della realt tattile. Lo stesso meccanismo di simbolizzazione
e di esonero messo in atto dalla voce-udito, giungendo a una prestazione exattante ancor pi potente di quella messa in atto dallocchio: essa infatti capace oggettivare la
realt oltre i limiti spazio-temporali imposti dallo stesso orizzonte visivo. La voce-udito
pu del resto giungere a questo risultato importante solo perch condivide con gli altri
sensi alcuni caratteri strutturali fondamentali. Essa possiede la stessa passivit e ricettivit distanziata dellocchio, in quanto suono udito. Ma possiede la stessa attivit anticipante e propriocettiva della mano, in quanto voce progettata e prodotta in modo autonomo, indipendentemente dalla presenza sensibile della realt esterna. A ogni stimolo
percepito dallocchio pu allora essere associato un simbolo sonoro, cos come ogni gesto del corpo o della mano pu venire accompagnato da un gesto fono-uditivo. Il suono della voce si trasforma cos in linguaggio orale esonerando tutti gli altri sensi
dallesperienza diretta del mondo. Come vedremo meglio nei capitoli quinto e sesto,
grazie al linguaggio orale lintero mondo sensoriale pu essere cos tramutato in simboli
sonori che lo metaforizzano e interiorizzano, rendendolo padroneggiabile per il pensiero
e la coscienza. Pensiero discorsivo e coscienza autoriflessiva aleggiano allora sul
mondo alla stessa velocit del suono. Pensiero e coscienza possono tuttavia offrire
questa elevata prestazione cognitiva soltanto perch essi stessi non sono altro che voce
umana esonerata dal suo accadere sonoro effettivo, voce progettata immaginativamente
dalla funzione anticipante e ricognitiva delludito. In breve, nellesperienza fono-uditiva
del linguaggio umano viene a stabilizzarsi, esonerarsi e condensarsi lintera esperienza
umana, la quale si rivela, in senso proprio e completo, esperienza simbolica e comunicativa.
Per comprendere la portata di tali tesi dobbiamo ancora chiarire alcuni punti. Innanzitutto, non bisogna dimenticare che, prima di divenire lingua parlata, socialmente condivisa, la voce-udito esercitata e prodotta allinterno di una relazione intersoggettiva,
caratterizzata da una condizione di originaria indistinzione fono-uditiva. Nelle prime
fasi dello sviluppo cognitivo, il suono prodotto dallAltro quasi indistinguibile dal
suono prodotto e autopercepito dal bambino. Il bambino non distingue il proprio s da
32

Ibid.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

quello della madre, come non distingue il suono prodotto da quello recepito. Tale fenomeno dindistinzione sonora originaria tende a sfumare i confini della lallazione solitaria e dellecolalia imitativa e funge da sfondo su cui viene progressivamente a delinearsi
lalternanza dei ruoli comunicativi di locutore e ascoltatore di se stesso e dellAltro. Tale relazione fonouditiva inoltre particolarmente caricata di valori vitali e affettivi perch assolve due bisogni primari del bambino: i bisogni nutritivi e dattaccamento, ma
anche i bisogni secondari della curiosit, dellimitazione e del gioco. Gi questultima
osservazione dovrebbe bastare a rendere conto del fatto che proprio nella voce-udito
che viene a prendere corpo e a stabilizzarsi quel nesso di componenti cognitive ed emotive, intra- e intersoggettive, di cui si diceva allinizio; ma anche del fatto che proprio
la funzione espressiva fono-uditiva, che sta alla base del pensiero discorsivo, quella che
maggiormente colpita nellautismo 33 . Ma c dellaltro. La posizione mediana e
centrale dellapparato fono-uditivo messa in luce da Herder, von Humboldt, Kainz e
Gehlen stata confermata fin dagli anni 60, in mbito audiofonologico, dalle ricerche
di Tomatis e, in seguito, in mbito biologico e paleo-antroantropologico dagli studi di
Lieberman, Tattersall e altri. Le ricerche audiofonologiche, in particolare, hanno confermato due fatti importanti. Innanzitutto, esse hanno mostrato che la voce-udito ha una
funzione cognitiva centrale nel consolidamento di quei meccanismi temporaliimmaginativi, di anticipazione e ricognizione esperienziale, cui ha rivolto la propria attenzione la fenomenologia di Husserl e Heidegger e, in tempi recenti, la neurobiologia
di Changeux e Edelman e la nuova cibernetica di Clarck e Churchland (circuiti cognitivi in feedback e in feedforward) 34 . Come gi aveva compreso Gehlen, grazie a questa funzione centrale che la funzione anticipante e verificatrice delludito pu esonerare
lapparato vocale dalla produzione fonica effettiva, e divenire pensiero discorsivo silenzioso e muto, pura intenzionalit capace di dirigersi, organizzare e costituire ogni altro contenuto di coscienza (sensoriale o simbolico-intellettuale). questa funzione che
sembra del resto compromessa nellautismo, non soltanto nei suoi caratteri di pensiero
linguistico, ma soprattutto in quanto funzione centrale che adempie allorganizzazione e
al consolidamento della struttura temporale dellesperienza e della trascendenza oggettiva. Carenti in questa funzione centrale temporalmente costitutiva, gli autistici si
comportano come degli ontologi preoccupati di confermare a se stessi la permanenza
oggettiva di una realt precostituita (che inesorabilmente sfugge e fluisce), anzich come dei fenomenologi aperti allincontro con lalterit del mondo: a quellesperienza dolorosa e difficile in cui oggettivit e soggettivit si riconciliano di volta in volta al
termine di una complessa attivit comunicativa. tale pre-giudizio ontologico che ci

33

Cfr. T. Grandin, op. cit.


Cfr. J.P. Changeux, Luomo di verit (2002), Feltrinelli, Milano, 2003; P.M. Churchland, Il motore della ragione, la sede dellanima, (1995), Il Saggiatore, Milano, 1998; G. Edelman, Il presente ricordato
(1989), Rizzoli, Milano, 1991; A. Clarck, Dare corpo alla mente (1997), McGraw-Hill, Milano, 1999.

34

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pare caratterizzare ci che abbiamo creduto di poter identificare come la logica peculiare dellautismo.
Il secondo fatto che laudiofonologia ha permesso di mettere in luce ha una ricaduta
antropobiologica pi diretta, ma ancora una volta non priva di conseguenze filosofiche.
La funzione cognitiva centrale svolta dal sistema fono-uditivo permette di dar conto di
un fatto rilevante per il problema della differenza antropobiologica tra luomo e
lanimale. Tale fatto ha a che fare con il singolare fenomeno della lateralizzazione corporea e cerebrale. La maggior parte degli animali superiori mostra di prediligere luna o
laltra parte del corpo nel risolvere compiti sensomotori specifici. Soltanto il corpo umano sembra tuttavia fortemente lateralizzato da un solo lato e, circa nel 75 % dei casi,
sul lato destro. Questa particolarit del corpo umano ha profonde ripercussioni sul problema della costituzione fenomenologica dello spazio tattile, visivo e uditivo. Col problema degli oggetti enantiomorfi, Kant aveva gi mostrato che lo spazio intuitivo contiene un riferimento alla destra e alla sinistra a direzioni di senso irriducibili e
inspiegabili, se si considera lo spazio come unentit reale (oggettiva e assoluta) o come
una relazione concettuale (relativa e convenzionale). Per Brunschvicg e Merleau-Ponty
tale direzione di senso era dovuta al fatto che la costituzione dello spazio non un prodotto puramente intellettuale o coscienziale, bens un processo ancorato al corpo. Per
quale ragione un corpo anatomicamente simmetrico si direzioni al mondo in modo asimmetrico, rimaneva tuttavia un mistero. Secondo laudio-fonologia, questa lateralizzazione del corpo una conseguenza del fatto che i centri e le aree corticali che dirigono
lazione motoria e, in particolare, la fonazione, presentano un vantaggio se collocati nello stesso emisfero cerebrale in cui sono localizzate le aree corticali in cui confluiscono
le informazioni recepite dallorecchio direttore (nella maggior parte dei casi,
lorecchio destro). Una diversa disposizione di tali aree produce gravi conseguenze linguistiche e cognitive dovute a una carenza di coordinazione temporale e sensomotoria
dei circuiti in feedback e feedforward che regolano la sincronizzazione sensomotoria
della voce-udito e degli altri circuiti tattili e visivi. Balbuzie e afasie ne sono le conseguenze pi dirette, ma laudiofonologia giunge a mettere in relazione tali problemi anche con patologie che coinvolgono il rapporto comunicativo con lAltro: la schizofrenia
e lautismo. Queste tesi audiofonologiche sono state in parte confermate a partire dagli
anni80 per vie indipendenti da quelle percorse da Tomatis e, in particolare, nellmbito
delle ricerche neurobiologiche e psicolinguistiche condotte attorno al problema della lateralizzazione cerebrale e delle patologie connesse. Secondo Marian Annett 35 , sarebbe
la presenza o lassenza di uno specifico gene (RS+) che condizionerebbe il processo ontogenetico di sviluppo cerebrale, direzionando la plasticit cerebrale verso la latera35

M. Annett, Left, Right, Hand and Brain, Erlbaum, London, 1985; Id., Schizophrenia and autism considered as the product of an agnosic right shift gene, in Cognit. Neuropsychiatry, 2(3), 1997, pp. 195214; Id., Handedness and Cerebral Dominance, in Journal of Neuropsychiatry & Clinical Neurosciences, 10, 1998, pp. 459-469; Id., The theory of an agnosic right shift gene in schizophrenia and autism,
in Schizophr. Research, 39(3), 1999, pp. 177-182.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

lizzazione a sinistra oppure verso la sua ripartizione casuale. Secondo Geschwind e Galaburda 36 , sarebbe piuttosto il sistema endocrino a condizionare i ritmi di sviluppo del
cervello e i corrispondenti tassi di maggiore o minore lateralizzazione. Secondo Corballis 37 , vi sarebbe unevidente interazione tra lateralizzazione manuale e lateralizzazione
audio-vocale, mentre secondo Crow schizofrenia e autismo patologie connesse con la
scarsa lateralizzazione sarebbero il prezzo pagato dallevoluzione umana per un cervello lateralizzato in funzione del linguaggio e della comunicazione audio-vocale 38 .
Quale che sia il grado di corroborazione sperimentale di queste teorie scientifiche, esse
paiono concordare su un fatto fondamentale: vi uno stretto rapporto dinterazione tra
ritmi (pi o meno ritardati) di sviluppo del corpo umano, lateralizzazione cerebrale e
funzione comunicativa fono-uditiva. In altri termini, RS+ potrebbe far parte di quei geni
regolatori dello sviluppo, ipotizzati da Gould, e identificati precisamente dalla biologia
evo-devo. Questa concordanza ci permette di avanzare unipotesi eziologica
sullautismo che ha un valore prevalentemente speculativo, ma che vorrebbe porsi a
monte rispetto alla diatriba, non ancora completamente sopita, tra sostenitori ormai
predominanti dellipotesi genetista (lautismo biologico e innato) e sostenitori
dellipotesi psicogenetica (lautismo psicologico e acquisito). Numerosi indizi ci
inducono a credere che lautismo sia una patologia tipicamente neotenica, dovuta a un
corpo che per la combinazione di fattori biologici e relazionali39 non riesce a compensare, la propria originaria e primordiale condizione fetale. Incapace di attivare a
livello intersensoriale (ancor prima che linguistico) la propria predisposizione comunicativa, il corpo autistico non riesce a compensare i propri primitivismi organici, il
proprio iato-senso motore, la propria carenza istintiva.
A questo punto ci si pu tuttavia ancora chiedere: bench sia sensato ipotizzare che,
in numerosi individui autistici, questa carenza comunicativa sia cos estesa da coinvolgere la sfera dei circuiti intraspecifici quasi-istintivi, che cosa succederebbe se queste
coordinazioni comunicative intraspecifiche non trovassero modo di svilupparsi in modo
adeguato nellambiente sociale e politico, o se esse venissero smantellate dallalto,
avversate da un ambiente che mina alle fondamenta le istituzioni comunicative in cui
esse dovrebbero trovare completamento o espressione? Che cosa succede se sincrina

36

N. Geschwind, A.M. Galaburda, Cerebral Lateralization, MIT Press, Cambridge, Massachusetts, 1987.
Cfr. M.C. Corballis, The Lopsided Ape, cit.; Id., Dalla mano alla bocca, cit.
38
T.J. Crow, Language and psychosis: common evolutionary origins, in Endeavour, 20(3), 1996, pp.
105-109; Id., Is schizophrenia the price that Homo sapiens pays for language?, in Schizoph. Research,
28(2-3), 1997, pp. 127-141; Id., Schizophrenia as the price that homo sapiens pays for language: a resolution of the central paradox in the origins of the species, in Brain Res. Rev., 31(2-3), 2000, pp. 118129; Id., Auditory hallucinations as primary disorders of syntax: An evolutionary theory of the origins of
language, in S.A. Spence, A.S. David, Voices in the Brain: The Cognitive Neuropsychiatry of Auditory
verbal Hallucinations, Cognitive Neuropsychiatry, 1/2, February/May, 2004.
39
M. Zappella, Autismo infantile, La Nuova Italia, Roma, Carocci, Roma, 1996, 2001.
37

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quel sistema di esoneri e impalcature istituzionali 40 che, a cominciare dal patrimonio


di un linguaggio comune, funge da base al processo di condivisione della facolt di giudizio e deliberazione? Da patologia omnipervasiva dellontogenesi, lautismo si trasformerebbe allora in patologia storica-sociale, in malattia culturale di unepoca. Ritroveremo questipotesi nel capitolo finale.

4. I sensi umani e la struttura prelinguistica dellesperienza


Analizziamo ora in modo sistematico alcuni punti, trattati sommariamente nel capitolo precedente, concernenti la struttura comunicativa dellesperienza sensoriale. Innanzi
tutto si tratta di mostrare che lipotesi comunicativa non coincide con la tesi panlinguistica o linguistico-trascendentale secondo la quale lesperienza umana determinata
in modo univoco dallalto, dalle strutture simboliche e astratte del linguaggio. Contrariamente a questa ipotesi, noi sosteniamo che, sia a livello ontogenetico che filogenetico, non si sarebbe potuto istituire alcun linguaggio sintatticamente, semanticamente e
pragmaticamente costituito, se lesperienza sensoriale non fosse gi strutturata secondo
leggi proprie, in parte distinte da quelle di ogni altro animale. In tal senso, la nostra tesi
si distingue da quella cognitivista classica secondo cui il linguaggio si svilupperebbe in
modo indipendente dagli altri sistemi cognitivi e sensoriali, secondo moduli specifici o
patterns autonomi. Ci potrebbe valere per alcune strutture grammaticali e sintattiche,
ma non pare plausibile per le componenti semantiche e pragmatiche, di cui sono particolarmente carenti i soggetti autistici 41 . Come abbiamo gi anticipato, la prima caratteristica dellesperienza sensoriale umana la sua peculiare struttura intermodale, ovvero il
rapporto comunicativo che si stabilisce tra modalit sensoriali proprie, apparentemente incommensurabili (Gorgia), tra cui tuttavia possibile reperire un senso comune
(Aristotele), stabilendo delle analogie strutturali. Nella costituzione del campo percettivo umano, nella costituzione di un mondo percettivo oggettivo, in cui si staglia il corpo proprio soggettivo e in cui viene appercepita la soggettivit, corporalmente mediata, dellAltro (Husserl), le differenti modalit sensoriali interagiscano tra loro secondo
ruoli in parte liberi e in parte prefissati dalla peculiare struttura estesiologica dei rispettivi sensi. Il concetto di struttura sensoriale gioca un ruolo di rilievo nella nostra argomentazione. Bisogna osservare che in rapporto allo specifico contenuto empirico di
ciascun senso ai singoli qualia che si danno nel qui ed ora esperienziale, in relazione a questa o quella sensazione timbrica o di colore la struttura sensoriale gioca
la funzione di una sorta di apriori materiale. Bisogna inoltre considerare che questo tipo
di apriori non ulteriormente riducibile, n alla struttura fisica dellambiente, n a quel40

A. Clarck, op. cit.


F. Barale, S. Ucelli, La debolezza piena. Il disturbo autistico dall'infanzia allet adulta, in A. Ballerini, F. Barale e altri, Autismo. Lumanit nascosta, cit.
41

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

la fisiologica del corpo, poich esso si colloca al loro punto di incontro. Tale struttura
ha quindi una natura duplice. Da un lato, essa il risultato di un preadattamento evolutivo dei sensi e del corpo a un particolare ambiente evolutivo. Dallatro, essa veicola le
motivazioni specifiche di un corpo vivente che agisce intenzionalmente in un ambiente 42 . In ragione di queste caratteristiche duplici, i sensi costituiscono una sorta
dinterfaccia corporea tra la natura e la mente. Sono quindi essi e non le categorie di
Kant e Aristotele che fungono da cerniere empirico-trascendentali tra il Pensiero e
lEssere 43 . a partire da essi, e in relazione alla loro legalit propria diversa per noi
da quella di un pipistrello che si costituisce ogni nostra immagine del mondo, compreso quella sensorialmente eccentrica della scienza moderna 44 . Tale inaggirabilit
dellesperienza empirico-trascendendale dei sensi costituisce il lascito fondamentale e
insuperabile dellestesiologia fenomenologica.
Rispetto a queste tesi estesiologiche, concernenti la struttura duplice dei sensi, le tesi
audio-fonologiche di Gehlen permettono di aggiungere un ulteriore elemento di analisi.
Le relazioni intersensoriali tra i sensi non sono completamente determinate da una legalit strutturale fissa e necessaria, ma implicano una parte di apertura e plasticit, indispensabile agli esoneri ed ex-attazioni che danno vita al linguaggio e alla cultura. Come
abbiamo gi anticipato, linvenzione del linguaggio orale dapprima, e del linguaggio
scritto poi, ha permesso di stabilire delle relazioni comunicative tra i sensi fondate su
ruoli e gerarchie sensoriali inedite, in cui una modalit, dapprima subordinata, viene ad
assumere una funzione centrale e predominante, esonerando le altre modalit dalla loro
effettiva prestazione sensoriale, e assumendo simbolicamente su di s i loro contenuti e
funzioni specifiche. Una volta insediatasi nel ruolo comunicativo mediano e centrale
che le proprio (funzione al contempo attiva e passiva, recettiva e intenzionale, intersoggettiva e individuale, sensibile e spirituale), la voce-udito ristruttura lintero campo percettivo umano determinando le altre modalit sensoriali a conformarsi alla sua
struttura dialogica, caratterizzata dalla sua tipica alternanza di ruoli di locutore e ascoltatore. Tale struttura dialogica costituisce la premessa necessaria di ogni linguaggio simbolico, orale o scritto, poich grazie ad essa la voce-udito giunge ad assumere su
di s i contenuti degli altri sensi, rendendoli disponibili anche in loro assenza, interiorizzando in tal modo la realt sensibile e divenendo cos una sorta di grande metafora
del mondo. Se la voce-udito pu tuttavia giungere a questo importante esito, ci reso
possibile dal fatto che essa condivide con gli altri sensi una struttura estesiologica comune che le permette di applicare, in modo ancor pi sistematico e radicale, quel
principio dellesonero simbolico che locchio metteva gi in atto in rapporto al suo pi
42

Cfr. A. Gualandi, Estesiologia della solitudine. Terapia filosofica e guarigione psichiatrica in Erwin
Straus, in E. Straus, op. cit; J.J. Gibson, The Senses Considered as Perceptual Systems, Houghton Mifflin
Company, Boston 1966.
43
H. Plessner, op. cit., p. 102 e sg.; E. Melandri, op. cit.
44
Cfr. A Gualandi, Estesiologia della solitudine, cit.; E. Meyerson, Identit et realit (1908), Vrin, Paris,
1951.

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fedele servitore: la mano. La tesi fondamentale che regge la nostra concezione


dellesperienza allora questa. Grazie alla collaborazione intermodale tra locchio e la
mano il campo percettivo acquisisce quella sostanzialit, concretezza e stabilit
materiale che gli propria. Ma poich locchio giunge a esonerare la mano dalla sua
funzione effettiva, assumendo su di s i suoi contenuti specifici e rendendosi simbolicamente disponibili i contenuti tattili del mondo mondo che viene in tal modo sorvolato e dominato a distanza (bergesehen) , la filosofia classica incorsa in una sorta dillusione o apparenza trascendentale in base alla quale la struttura intersensoriale
tattile-oculare viene ipostatizzata come struttura essenziale appartenente alla realt in s.
Da qui un privilegio assegnato, dalla fenomenologia e dalla filosofia classica in generale, al paradigma intuitivo-oculare a scapito del paradigma manuale antiteticamente valorizzato dal pragmatismo e dalla filosofia moderna. Da qui, i rompicapo teorici che
ruotano intorno al problema della relazione sostanza-accidente secondo alcuni struttura ontologica, secondo altri struttura grammaticale o al problema, connesso, delle
propriet primarie e secondarie, oggettive o soggettive della realt.
Chiariamo alcune implicazioni. Implicitamente contenute nellanalisi dellesperienza
sensoriale offerta da Gehlen nella seconda parte de Luomo, queste tesi trovano un fondamento preciso nelle analisi dellestesiologia novecentesca di Plessner, Straus, Merleau-Ponty e Dufrenne e, in parte, anche nelle analisi psico-ecologiche di Gibson 45 . Le
analisi di Straus e di Gibson ci risultano particolarmente utili in questo contesto in quanto ci permettono di mettere in rilievo il lato realista e oggettivo dellesperienza sensoriale e di prevenire un possibile equivoco. Noi non intendiamo avvalorare lidea che
lesperienza sensoriale e percettiva sia un processo interamente soggettivo che produce loggetto nel vuoto delle determinazioni ambientali oggettive. Il processo percettivo ci permette di cogliere delle informazioni che ci provengono in forma di forze, vettori, onde elettromagnetiche, meccaniche, gravitazionali, molecolari da un ambiente
naturale che possiede gi, in s, una sua struttura ontologica determinata struttura
energetico-materiale descritta con sufficiente adeguatezza e, al contempo, con inevitabile provvisoriet storica, dalla scienza. Se la natura (energetico-)materiale non possedesse una sufficiente stabilit strutturale, se come Kant aveva intuito e, al tempo stesso, rimosso 46 il cinabro fosse al contempo rosso e nero, pesante e leggero, nessun
processo sensoriale e cognitivo sarebbe ovviamente possibile, perlomeno nelle forme e
modalit che noi conosciamo. Ciononostante, il fatto che lambiente naturale che circonda il nostro corpo abbia una sua struttura energetico-materiale e spazio-temporale in
s descritta dalla relativit o dalla meccanica quantistica non significa ancora che
queste strutture abbiano gi un senso umano per noi. Per fare un esempio, lo spazio fisico, curvato in funzione del peso della materia, non ha ancora un sopra-sotto, destra-sinistra, avanti-dietro: non ancora il nostro spazio fenomenologico vissuto.
45
46

Cfr. M. Dufrenne, Locchio e lorecchio (1987), Il Castoro, Milano, 2004; Cfr. J.J. Gibson, op. cit..
I. Kant, Critica della ragion pura, 101A.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

Per diventare tale, esso deve entrare in relazione con il nostro corpo, subirne la mediazione, relazionarsi con quelle strutture duplici, empirico-trascendentali che sono i nostri
sensi, e che, nella loro legalit propria, ci sono descritte soggettivamente,
dallinterno, dallestesiologia del Novecento. Approfondendo analisi e intuizioni gi
presenti nel De Anima di Aristotele, lestesiologia di Plessner, Straus, Dufrenne, ha
infatti evidenziato la diversit strutturale che caratterizza le nostre differenti modalit di
accesso alla realt del mondo. Sulla scorta di tale analisi, i dati oculari appaiono caratterizzati da una loro peculiare legalit strutturale: essi sono distanziati e passivi, sfumati
e continui, simultanei e globali, estesi nello spazio e, al contempo, intrinsecamente intensivi. Il colore, affermano i fenomenologi, non pu essere intuito separatamente
dallestensione, e viceversa. I dati tattili appaiono invece caratterizzati da una particolare modalit per contatto di relazione con il mondo. Colti attivamente attraverso atti
discreti, intenzionali e puntuali che si succedono nel tempo, tali caratteri tattili-digitali,
analizzabili numericamente e indubitabili, sono alla base del programma di discretizzazione della realt fisico-matematica che, a partire dalla geometria analitica di Descartes, segna gli esordi della scienza moderna 47 . Lanalisi di queste differenze sensoriali, riscontrabili con evidenza intuitiva nellesperienza quotidiana di ogni individuo, trovano conferma anche in settori di punta della ricerca scientifica, in particolare in quelle
ricerche che ripongono particolare attenzione alle caratteristiche embodied della cognizione umana. Le scienze cognitive embodied 48 e la neurobiologia 49 iniziano a porsi con
forza il problema che fu gi di Gorgia e di Aristotele di capire come queste differenze, apparentemente incommensurabili, giungano a comunicare tra loro, e a costituire
quel campo percettivo, intermodale e tuttavia unitario, su cui si struttura il nostro senso
comune, ma anche la nostra conoscenza scientifica del reale. Nel campo della filosofia,
si scopre del resto che le grandi epoche della storia della filosofia sono celatamente polarizzate dalla predominanza di una o dellaltra metafora sensoriale50 . Le metafore
oculari (prevalentemente passive) sono alla base del paradigma intuitivo
dellepisteme classica (da Platone fino a Husserl), mentre le metafore manuali (prevalentemente attive) sono alla base del paradigma costruttivo dellepisteme moderna: da
Bacone e Hobbes fino a Marx e al pragmatismo, da James a Bergson fino a Nietzsche,
Heidegger e Foucault. Queste ricerche permettono di delineare una nuova immagine
delluomo, che non n classica, n moderna, ma neppure postmoderna, in quanto il
postmoderno presuppone una dottrina (gorgiana) della percezione in cui le differenti

47

G. Lakoff, R. Nez, Da dove viene la matematica (2000), Boringhieri, Torino, 2005.


G. Lakoff, M. Johnson, Metafora e vita quotidiana (1980), Bompiani, Milano, 1998; Id., Elementi di
linguistica cognitiva, a cura di M. Casonato e M. Cervi, Quattroventi, Urbino, 1998; Id., Philosophy in
the Flesh, Basic Books, New York, 1999.
49
Cfr. V.S. Ramachandran, Che cosa sappiamo della mente (2003), Mondadori, Milano, 2004; V.S. Ramachandran, E.M. Hubbard, Hearing Colors, Tasting Shapes, in Scientific American, 5, 2003, pp. 4249.
50
E. Melandri, op. cit.
48

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modalit sensoriali sono tra loro incommensurabili e non-comunicanti 51 . Ma esse


permettono anche di gettare nuova luce su problemi tradizionali della storia della filosofia come il problema del rapporto tra i sensibili propri e comuni, tra le qualit
primarie e secondarie, tra le grandezze estensive e intensive ma anche su questioni inerenti alla dinamica storica delle scienze e delle matematiche, come per esempio il
problema della dialettica tra il continuo e il discreto, il finito e linfinito52 .
Prendendo posizione allinterno di questo ampio spettro di problemi e ricerche, vorremmo mostrare come lantropobiologia di Gehlen permetta un passo ulteriore. Ponendo laccento sul principio ex-attante dellesonero, essa permette di mettere in luce il carattere plastico e dinamico dellesperienza umana, e spiegare le relazioni di sostituzione,
vicariet, compensazione, che le differenti modalit sensoriali intrattengono tra loro.
Queste complesse relazioni intersensoriali, su cui abbiamo gi riposto lattenzione, costituiscono la base antropobiologica concreta di un carattere pi generale inerente
allesperienza umana: la sua intrinseca struttura mediata e analogica, ovvero il suo carattere eminentemente immaginativo e metaforico 53 . Dal nostro punto di vista, tale struttura metaforica dovuta al fatto che, non possedendo un modo di accesso diretto e intuitivo al mondo, luomo si trova continuamente nella necessit di dovere compensare per
vie mediate tale carenza istintiva. In altri termini, luomo pu ottenere una piena coscienza di se stesso solo passando per la mediazione del mondo, e pu ottenere una conoscenza del mondo solo passando attraverso la mediazione della propria realt interiore e del proprio corpo. Tale compensazione metaforica sar loggetto del capitolo sesto.
Daltro lato, tale concezione plastica e metaforica dellesperienza umana permette di
trarre delle importanti conseguenze anche in mbito linguistico. Essa permette di mostrare che solo grazie alla mediazione della voce-udito lanimale neotenico pu compensare la propria carenza istintiva-intuitiva giungendo a subordinare ogni sua azione
alla mediazione del pensiero discorsivo. Per tale via, egli pu giungere a coordinare il
suo sistema sensomotorio e percettivo, predisponendo le basi sensoriali (prelinguistiche)
su cui viene a disporsi il linguaggio strutturato in forma proposizionale e intersoggettivamente condiviso. Tale prestazione ottenuta per a una condizione: il linguaggio umano non potr mai emanciparsi completamente da quei tratti metaforici, prosopopeici
e antropomorfici, su cui venuto a costituire il suo rapporto sintattico, semantico e
pragmatico con il mondo. Ignorare tali caratteri significa riprodurre al livello del linguaggio le apparenze trascendentali di cui dicevamo: errore in cui incorrono le teorie
della verit che non tengono conto del nesso esistente tra il linguaggio e la struttura intermodale, plastica e metaforica dellesperienza sensoriale.
51

Cfr. G. Deleuze, Foucault, Minuit, Paris, 1987; J.F. Lyotard, Le diffrend, Minuit, Paris, 1983.
Cfr. A. Gualandi, Brunschvicg, Kant e le metafore del giudizio matematico, in A. Cavazzini, A. Gualandi (a cura di), Lepistemologia francese e il problema del trascendentale storico, Discipline filosofiche, 2, 2006.
53
Su tale carattere metaforico poneva gi a suo tempo laccento in mbito filosofico Enzo Melandri; in
campo scientifico, esso oggi oggetto degli studi di Lakoff, Johnson, Ramachandran e altri.
52

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

5. La struttura proposizionale della verit umana


Occupiamoci ora del legame esistente tra le strutture sintattiche, semantiche e pragmatiche del linguaggio socialmente condiviso, e le strutture intersensoriali tattili-oculari
dellesperienza prelinguistica. La tesi principale che vorremmo sostenere la seguente:
il linguaggio proposizionale ha potuto costituirsi come tale grazie a una sorta di exattamento della relazione intersensoriale esistente tra locchio e la mano. Se nel rapporto
tra locchio e la mano abbiamo gi visto attuarsi quel principio dellesonero simbolico,
su cui verr a strutturarsi il rapporto semantico tra la realt e il linguaggio, il linguaggio
fono-uditivo si carica di senso associando la propria azione motoria e ricettiva ai contenuti sensoriali forniti dagli altri sensi, e autonomizzandosi gradatamente dalla presenza sensibile del mondo. Secondo Gehlen, tale fenomeno di autonomizzazione del simbolo fono-uditivo non altro che un processo di esonero progressivo del medium sonoro dallazione e dai contenuti specifici della vista e del tatto. Grazie ad esso, lazione
e i contenuti degli altri sensi sono riprodotti ed evocati simbolicamente dalla semplice
azione fono-uditiva di emissione e ricezione del suono unazione ripetibile, volontariamente e a piacere, in modo sempre pi preciso e raffinato 54 . Gehlen ha descritto questo processo di caricamento di senso del linguaggio attraverso lidentificazione di
cinque radici antropobiologiche del linguaggio la vita del suono, la lallazione, il
riconoscimento vocale, il richiamo, il gesto sonoro che ex-attano progressivamente le
strutture sensomotorie dellocchio e della mano per rifunzionalizzarle allinterno del
circuito esonerato, autocontrollato e intersoggettivamente condiviso della voceudito. Egli ha inoltre completato la descrizione del processo di autonomizzazione del
linguaggio proposizionale dal contesto di enunciazione grazie a due principi il principio dello sbiadimento referenziale e il principio della condensazione sintatticoconcettuale che trovano conferma negli studi psicolinguistici 55 e antropologici 56
sullevoluzione ontogenetica e filogenetica del linguaggio, ma anche nella filosofia analitica del linguaggio 57 . Ma non tutto. La descrizione di tale processo linguistico ha per
Gehlen un evidente significato filosofico. Nel divenire linguaggio proposizionale, la voce-udito non sfrutta soltanto il principio dellesonero simbolico, ma riutilizza anche le
strutture sensoriali peculiari dellocchio e della mano. In particolare, la funzione sostanzializzante e identificativa indicativa, indessicale, ostensiva della mano (che ritaglia un oggetto-sostanza nel continuo sfumato e sfuggente offerto dallocchio), viene
simbolicamente assunta al livello logico-sintattico dalla funzione proiettiva del so-

54

P. Lieberman, op. cit..


B. Boysson-Bardies, Comment la parole vient aux enfants, Odile Jacob, Paris, 1996.
56
M.C. Corballis, The Lopsided Ape, cit.; Id., Dalla mano alla bocca, cit.; M. Mazzeo, Tatto e linguaggio, Laterza, Roma, 2003.
57
E. Tugendhat, Vorlesungen zur Einfhrung in die sprachanalytische Philosophie, Suhrkamp, Frankfurt
a.M, 1976; Id., Autocoscienza e autodeterminazione (1979), Nuova Italia, Firenze, 1997.
55

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stantivo-nome (quinta radice del linguaggio, il gesto sonoro). La funzione recettiva e


qualificatrice dellocchio viene simbolicamente assunta dalla funzione, caratterizzante, e intensionalmente classificatrice, dellaggettivo-predicato (seconda e terza radice
del linguaggio, la lallazione e il riconoscimento vocale). Questa rifunzionalizzazione
delle strutture sensomotorie dellocchio e della mano, operata dalla struttura soggettopredicato del linguaggio, gioca un ruolo chiave nelleconomia complessiva della nostra
esperienza del mondo. Cos come, al livello dellesperienza sensoriale e prelinguistica,
la cooperazione tra locchio e la mano (tra lazione intenzionale e attiva della mano e
lazione passiva e recettiva dellocchio) permette didentificare centri stabili di esperienza dotati di unoggettivit autonoma, la cooperazione tra il nome e il predicato (tra
lappello intenzionale che il nome rivolge al mondo, e la risposta sensibile veicolata dal
predicato) permette di estendere questa funzione di identificazione sostanziale a ogni
aspetto della realt. Essa permette cio di estendere tale funzione anche a quei sensibili
propri che come il colore, il calore o il timbro sfuggono allazione coordinata
dellocchio e della mano. Grazie alla struttura proposizionale del linguaggio, lessere
umano cos in grado di parlare di ogni aspetto impalpabile e invisibile della realt,
come se fosse dotato di una sostanza autonoma, di una propria indipendenza e stabilit
oggettiva. La realt viene cos intenzionata come se fosse un oggetto sensibile per mezzo di un processo di condensazione linguistica che, in realt, si ormai autonomizzato
dalla realt sensibile. La proposizione vera in cui il pensiero permane presso di s in
una sorta di condizione di quiete viene cos ipostatizzata in una realt in s che trascende completamente il processo intersensoriale che ha provveduto alla sua costituzione. In tal modo, il pensiero proposizionale proiettato trascendentalmente nella realt
fino a quando non emerger una nuova dissonanza o discrasia cognitiva, e la struttura
comunicativa dellesperienza non verr di nuovo messa in atto. In sintesi, allinterno
della proposizione autonomizzata dalla presenza sensibile del mondo, tra la funzionenome e la funzione-predicato si stabilisce un rapporto di collaborazione analogo a quello che al livello dellesperienza prelinguistica si stabiliva tra locchio e la mano. La proposizione si costituisce dunque grazie allazione mediatrice e simbolicamente esonerante della voce-udito al termine di un processo dinteriorizzazione metaforica della
struttura di appello e risposta (A-R) che gi si era innescato al livello dellesperienza
prelinguistica nellazione coordinata dellocchio e della mano. Lappello intenzionale
che la mano rivolgeva al mondo ora sostituito e compensato, a un livello di condensazione sintattico-concettuale superiore, dalla funzione proiettiva e anticipante del nome 58 , mentre la risposta visiva o uditiva del mondo, recepita dallocchio o
dallorecchio, viene ora rimpiazzata e compensata dalla funzione ricettiva e qualificante
del predicato. Come afferma Straus, ogni proposizione nasconde in s una risposta del

58

E. Tugendhat, Vorlesungen zur Einfhrung in die sprachanalytische Philosophie, cit.

26

Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

mondo, indirizzata tacitamente alla domanda che lessere umano gli ha intenzionalmente rivolto 59 , per mezzo della sua azione tattile e vocale.
Il processo di exattamento linguistico dello schematismo tattile-oculare rappresenta
evidentemente una grande opportunit, poich in esso si radica la possibilit di ogni astrazione concettuale superiore. Ma esso costituisce anche una fonte di illusione poich la struttura sensomotoria dellesperienza viene scardinata in funzione di una condensazione concettuale, eccentrica ed esonerata dalla presenza sensibile del mondo, che
pu essere ontologicamente ipostatizzata in una realt in s, dimenticando che essa il
risultato di una costruzione empirico-trascendentale innescata dallazione coordinata
dellocchio, della mano, delludito e della voce. Il fatto che la struttura dialogica, di appello e risposta, peculiare dellesperienza umana, si celi, o venga occultata dalla struttura sintattica e semantica della proposizione, allorigine di numerosi fraintendimenti
filosofici a cui possiamo qui soltanto alludere. Il problema platonico-aristotelico della
sostanza prima e seconda indubbiamente il pi celebre. Risolto nel De Anima a livello
estesiologico ritraducendo in termini di rapporto tra sensibili propri e comuni il
problema gnoseologico-ontologico delle propriet oggettive e soggettive esso riemerge nella Metafisica e nella Logica come una frattura tra lesperienza e il linguaggio. Se,
in opposizione a Gorgia, Aristotele nel De Anima era riuscito a ricucire con il sol filo
dellimmaginazione lesperienza umana che dai sensi giunge fino al linguaggio, nella
Metafisica e nella Logica tale filo si spezza. Dalla parte della realt-essere, viene collocata ora la sostanza prima e ineffabile dellindividuo, dalla parte del pensiero-linguaggio
la sostanza seconda e astratta del concetto. Alla duplice natura delle categorie e del
principio di contraddizione assegnata la funzione (platonica) di mediare tra lessenza e
lesistenza; ma la separazione ormai cos netta da riprodursi tale e quale fin in epoca
kantiana e post-kantiana. A nostro avviso, il solo modo di risolverla di considerare
come gi fece in parte il De Anima che le strutture estesiologiche dei sensi (e non le
categorie dellessere o dellintelletto) rappresentino i veri apriori materiali
dellesperienza, mentre le relazioni intersensoriali e comunicative, che i sensi mettono
in atto tra loro, costituiscono gli schemi empirico-trascendentali che dinamizzano
lesperienza. Lipostatizzazione compiuta dal Tractatus della struttura manuale-oculare
al livello di corrispondenza (quasi tattile) tra fatti atomici e proposizioni (pittoricooculari) esprime tale problema in chiave logico-linguistica contemporanea. Il tentativo,
compiuto nelle Ricerche, di superare questa difficolt assegnando il predominio alla dimensione pragmatico-manuale del linguaggio (il significato luso), piuttosto che a
quella pittorico-oculare (il significato determinato dalla relazione semantica di corrispondenza biunivoca con la realt raffigurata), ripropone una scissione sensomotoria
che alla base anche della contrapposizione metateorica tra teorie corrispondentiste della verit (fondate su un ideale oculare di verit come evidenza intrasoggettiva) e teorie

59

Cfr. E. Straus, Der Mensch als ein fragendes Wesen (1953), in Id., Psychologie der menschlichen Welt,
Springer, Berlin, 1960, pp. 316-334

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consensualiste (basate su un modello di verit come accordo intersoggettivo, pragmatico e convenzionale). Queste insufficienze delle teorie della verit moderne lasciano il
campo aperto ai tentativi di destrutturazione del concetto di verit tipiche del postmodernismo e, soprattutto, alle dottrine che, come quella di Heidegger, hanno contrapposto
alla dottrina proposizionale e giudicativa della verit (dottrine logocentriche asservite a
un uso strumentale del linguaggio) la dottrina della verit come evento enunciativo.
In altri luoghi, abbiamo tentato di mostrare che la dottrina heideggeriana dellevento
dessere e dellascolto paziente non altro che una trasposizione metaforica della
struttura dialogica e comunicativa dellesperienza umana 60 . Tentiamo invece qui di
prendere in considerazione il carattere immaginativo e metaforico della coscienza umana.

6. Immaginazione, metafora, autocoscienza


Concentriamoci ora sulla tesi secondo cui la riduzione istintiva che caratterizza il
corpo neotenico umano pu essere compensata soltanto per via mediata, per mezzo di
anticipazioni e ricognizioni, traslazioni e condensazioni messe in atto dalla
duplice funzione, temporale e metaforica, dellimmaginazione. Il primo riferimento utile
a chiarire questa tesi fornito dalla neurobiologia di Jean-Pierre Changeux 61 . Secondo
Changeux, la plasticit del cervello umano strettamente connessa con quelle funzioni
temporali, rammemoranti e proiettive, che Aristotele, prima, Kant e Heidegger, poi, gi
ascrivevano allimmaginazione umana. In modo pi marcato di quanto non avvenga per
gli altri animali, il cervello umano spinto a stabilire un rapporto temporale e immaginativo anticipativo e ricognitivo con la realt, per poter oggettivare il suo ambiente
naturale e agire progettualmente in esso in modo coordinato ed efficace. Il cervello umano ha infatti elaborato delle funzioni proiettive e anticipative funzioni feedforward che Changeux chiama pre-rappresentative messe in atto secondo modalit
motivazionali autonome, auto-organizzate cio in modo indipendente dagli stimoli esterni, che vengono selezionate in funzione dei feedback, positivi o negativi, per mezzo
dei quali la realt risponde ad esse. Secondo Changeux, tali risposte sono oggetto di una
funzione giudicativa che tende a stabilizzare le pre-rappresentazioni concordanti e a eliminare quelle discordanti, grazie anche a una sorta di autogratificazione interna che
accompagna il sentimento di consonanza o verit inta-soggettiva. Questa dottrina neurobiologica, in cui laccordo cognitivo pi importante della mera performativit adattativa, ci pare concordare con le analisi di Gehlen concernenti la struttura circolare e
comunicativa, proiettiva e ricognitiva, dellimmaginazione umana. Attraverso il princi60

Cfr. A. Gualandi, Recensione di V. Costa, Esperire e Parlare. Interpretazione di Heidegger, in Intersezioni, 2, 2008.
61
J.-P. Changeux, Luomo di verit, cit..

28

Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

pio della condensazione concettuale e della proiezione nominale anticipativa, Gehlen


giunge a interpretare il giudizio di verit come una funzione cognitiva superiore resa
autonoma dalla presenza della realt sensibile grazie allistanza simbolico-linguistica
per mezzo della quale il pensiero si accorda con la realt permanendo presso se stesso. Grazie alla componente uditiva anticipativa e ricognitiva, il pensiero giudica,
riflessivamente e metalinguisticamente, della verit dellaccordo interno che esso ha
prodotto tra funzione-soggetto e funzione-predicato, senza dover ricorrere ad alcuna istanza esterna al proprio atto. Tale accordo meta-riflessivo fa s che latto illocutorio,
soggettivo e riflessivo, con cui il locutore accompagna, pi o meno esplicitamente,
lenunciazione della proposizione linguistica, non possa essere completamente scisso
(come invece vorrebbero i teorici degli atti linguistici e dei giochi di linguaggio) dal
contenuto proposizionale di verit che esso implicitamente afferma sia che esso si presenti come asserzione, promessa o ordine. Produrre tale scissione metalinguistica significherebbe infatti incorrere in una sorta disaccordo schizofrenico del pensiero con se
stesso con quellatto di pensiero, cio, che ha dovuto pensare anticipatamente la proposizione come vera per poterla enunciare in quanto tale 62 .
Il secondo riferimento utile proviene dagli studi sulla sinestesia e la metafora condotti in mbito neurobiologico e cognitivo. Numerose ricerche contemporanee tra le quali
spiccano in particolare i lavori del neurobiologo Vilayanur S. Ramachandran hanno
posto laccento su un aspetto singolare della plasticit cerebrale umana 63 . Le connessioni tra le aree corticali delegate allelaborazione dei diversi stimoli sensoriali sono pi
flessibili e meno rigidamente precablate di quelle degli altri mammiferi superiori 64 .
Ramachandran parla a questo proposito di uniperconnettivit diffusa tipica del cervello umano, che emerge con particolare evidenza nei cervelli immaginativi e metaforici
di artisti, musicisti e scienziati. In alcuni individui sinestetici, questa iperconnettivit
diffusa si concentrerebbe in alcune aree corticali, determinando lattivazione incrociata
di aree cognitive contigue collocate in prossimit del giro fusiforme e angolare. Secondo Ramachandran, lattivazione incrociata di tali aree cognitive sarebbe alla base di quei
fenomeni sinestesici in cui numeri, numerali e note musicali appaiano necessariamente
ad alcuni pazienti come blu, rossi o gialli. Verificando la realt sperimentale di tali fenomeni sinestesici, Ramachandran e la sua quipe ritengono che essi rappresentino dei
sintomi localizzati di una pi ampia funzione metaforica dellimmaginazione umana.
Tale funzione metaforica sarebbe inoltre coinvolta in quel processo di innesco sinestetico del linguaggio che ha permesso alla voce-udito di exattare le strutture intersensoriali della vista e del tatto riutilizzandole metaforicamente in funzione dei propri scopi
62

E. Tugendhat, Vorlesungen zur Einfhrung in die sprachanalytische Philosophie, cit.; J. Poulain, Lge
pragmatique ou lexprimentation totale, LHarmattan, Paris, 1991; Id., La loi de vrit, Albin Michel,
Paris, 1993; Id., De lhomme. lments danthropobiologie philosophique du langage, Cerf, Paris, 2001.
63
V. Ramachandran, Che cosa sappiamo della mente, cit.
64
M. Mazzeo, Storia naturale della sinestesia. Dalla questione Molyneux a Jakobson, Quodlibet, Macerata, 2005.

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comunicativi e simbolici. In breve, le analisi e teorie di Ramachandran e collaboratori ci


permettono di fornire un fondamento neurobiologico alla tesi secondo cui il linguaggio
interamente metafora, per il semplice fatto appunto che non contiene gli oggetti in
quanto tali, bens li esprime di riflesso []. La metafora in senso stretto, luso linguistico propriamente ricco di fantasia, non fa che sviluppare questa possibilit del prendere A per B 65 .
Il terzo riferimento utile ad approfondire tale tesi ci pare in effetti provenire dalle teorie cognitive della metafora di Lakoff e Johnson 66 . Secondo questi autori, ogni processo conoscitivo umano esperienziale prima ancora che linguistico segue una dinamica
chiaramente metaforica. Lakoff e Johnson, definiscono la metafora come una sorta di
transfert euristico grazie a cui un dominio dellesperienza viene mappato dalle immagini, schemi, regole e concetti prelevati da un altro dominio pi concreto, familiare o
conosciuto della nostra esperienza del mondo. In termini biologici, a noi ormai familiari, si potrebbe definire la metafora come un particolare fenomeno di ex-attamento cognitivo, in cui strutture senosomotorie o linguistiche, gi consolidate in un determinato
mbito esperienziale, vengono utilizzate per scopi e funzioni nuove. Facciamo qualche
esempio. Tutti i domini dellesperienza caratterizzati da una particolare immaterialit e
astrattezza il dominio dellinteriorit spirituale, delle emozioni o della concettualizzazione del tempo vengono mappati (o exattati) da ambiti dellesperienza pi direttamente accessibili ai sensi esterni o allazione motoria. Il complesso campo
dellesperienza amorosa viene per esempio metaforizzato dagli schemi e concetti attinenti allmbito dellesperienza del viaggio. La nostra vita interiore e spirituale viene
metaforizzata da una sorta di visione introspettiva messa in atto da un immaginario occhio dello spirito. Lesperienza del tempo, come Kant e Bergson gi notavano, viene
metaforizzata in base allesperienza dello scorrimento e traslazione nello spazio. Nella
tradizione cartesiana moderna, lesperienza del s viene concettualizzata, secondo Lakoff, dalle metafore del S diviso e del corpo-contenitore. E secondo Julian Jaynes, lio
autobiografico che presiede alle operazioni riflessive della coscienza sarebbe una sorta
di alter-ego, frutto della trasposizione interiore, immaginativa e metaforica, della nostra
identit corporea 67 . Tali metafore non hanno tuttavia una sola direzione dal mondo esterno verso il mondo interno. Anche il mondo esterno viene conosciuto in base
allesperienza vissuta del corpo, identificando le falde di un monte con i suoi piedi,

65

A. Gehlen, Luomo (1940-50), Feltrinelli, Milano, 1983, p. 325.


G. Lakoff, Teoria della metafora, in G. Lakoff e M. Johnson, Elementi di linguistica cognitiva, (a cura
di M. Casonato e M. Cervi), Quattroventi, Urbino, 1998; G. Lakoff, Il s neurocognitivo, in G. Lakoff e
M. Johnson, Elementi di linguistica cognitiva, cit.; G. Lakoff, Il sistema metaforico per concettualizzare
il s, in G. Lakoff e M. Johnson, Elementi di linguistica cognitiva, cit.; G. Lakoff, Le metafore del ragionamento morale, in G. Lakoff e M. Johnson, Elementi di linguistica cognitiva, cit.; G. Lakoff, M. Johnson, Metafora e vita quotidiana (1980), Bompiani, Milano, 1998; G. Lakoff, M. Johnson, Philosophy
in the Flesh, Basic Books, New York, 1999.
67
J. Jaynes, Il crollo della mente bicamerale e lorigine della coscienza (1976), Adelphi, Milano, 1984.
66

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

oppure i sostegni di una sedia con le sue gambe. In particolare tutti gli schemi destra
e sinistra, sopra e sotto, davanti e dietro, involucro-contenuto ecc. sono trasposti dallesperienza del corpo testa-piedi, ventre-schiena, pelle-carne, suolo-corpo
allesperienza del mondo esterno. Oltre a rendere ragione di alcune importanti intuizioni
fenomenologiche 68 , tali schemi sensomotori costituiscono secondo Ramachandran, Lakoff e Johnson la struttura sincategorematica che serve da impalcatura alle strutture verbali e proposizionali del linguaggio. Secondo Lakoff e Nez queste strutture associative, sinestesiche e metaforiche, rappresenterebbe addirittura la base cognitiva embodied
degli schemi intersenoriali che presiedono allo sviluppo del linguaggio rigoroso della
matematica 69 . Da questinsieme di tesi, Lakoff, Nez e Johnson traggono infine lo
spunto per avanzare una dottrina epistemologica secondo cui il ritratto della matematica (e della fisica) ha un volto umano. Fuor di metafora: nessuna verit pu essere
presa per assoluta poich tutta la scienza ha una struttura metaforica le cui fondamenta
embodied sono costituite dagli schemi sensomotori del corpo. In conclusione, tutte queste teorie ci paiono offrire una prova ulteriore del fatto che non si possono recidere i legami tra lesperienza sensoriale (centrica) e quella linguistica (eccentrica), ma che bisogna ricomprendere tali legami allinterno di una dinamica circolare che dapprima sale dal basso verso lalto della concettualit linguistica, ma che discende poi, dalle alture eccentriche del linguaggio scientifico, verso le fondamenta centriche della
sensorialit e del corpo. Tale riflessioni ci paiono confermare la descrizione offerta da
Gehlen della dinamica circolare e comunicativa messa in atto dallimmaginazione sensoriale e linguistica nel rapporto chiasmatico tra mondo interno e mondo esterno.
Ma esse ci paiono a loro volta trovare un fondamento antropobiologico concreto nella
tesi che Gehlen riprende da Hegel e Mead riadattandola alla propria concezione
delluomo secondo cui la relazione comunicativa con lAltro siscrive nel pi profondo del corpo iperneotenico umano: Assimilazione di mondo interno e di mondo esterno significa pertanto che noi interpretiamo il mondo interno in base a quello esterno e
questo in base al primo, poich entrambi li esperiamo soltanto nellinterpolazione reciproca. Il linguaggio il centro, il nerbo di questa connessione di espressione e impressione. Il mondo esterno interno trascorre nel mondo interno esterno, giacch naturale,
una categoria antropologica che noi si colga primariamente, al pari dei bambini,
lanimato esterno, anzi linanimato come espressivo e come alter ego, tutte le cose essendo, in un mondo desperienza non interamente razionalizzato, partner
nellintendimento e controparti del nostro rivolgerglisi nella parola 70 . Come abbiamo
tentato in altri luoghi di mostrare, tale circolarit ha la sua rilevanza anche in mbito
psichiatrico, laddove, allinterno della stessa corrente fenomenologica, si affrontano

68

Cfr. E. Husserl, Rovesciamento della dottrina copernicana nella corrente visione del mondo (1934),
Aut-Aut, 245, 1991, pp. 3-18.
69
G. Lakoff, R.E. Nez, Da dove viene la matematica, cit.
70
A. Gehlen, Luomo, cit., p. 299.

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concezioni opposte biologiche e corporee (Straus), biografiche, progettuali e intersoggettive (Binswanger) 71 della malattia mentale. Ovvero l dove la voce della coscienza
e della ragione si trasmuta nel suo Altro: nel linguaggio della follia.
Il quarto riferimento utile al chiarimento della tesi della struttura metaforica della coscienza umana ci proviene dallmbito estesiologia del suono e dalla dottrina antropobiologica della funzione peculiare della voce-udito. Anzich considerare la coscienza
superiore 72 come un semplice prodotto di circuiti corporei circolari in cui le emozioni interne del corpo si verrebbero a sovrapporre alle sensazioni esterne grazie a meccanismi ricorsivi di feedback sempre pi complessi, fino a giungere alla coscienza autobiografica 73 , noi crediamo che questa forma di coscienza superiore e autobiografica
sia strettamente connessa con lutilizzo ex-attivo dellapparato fono-uditivo e con quel
sistema altamente simbolico e esonerante che il linguaggio vocale 74 . Il dialogo immaginario, silenzioso e muto, cui si assegna il nome di pensiero discorsivo, difatti
una forma di scambio comunicativo solitario, esonerato dalla produzione fonica effettiva, che si gioca tutto sul piano immaginativo, anticipante e ricognitivo, messo in atto
dalludito: Per questo ogni pensare una specie di comunicazione con s medesimi, un
auscultarsi sin dentro gli strati da cui echeggiano le pulsioni; , staremmo per dire,
uninterna socializzazione 75 . Secondo Gehlen, questo Altro che la nostra coscienza
porta sempre con s nel suo foro interiore non altro che il prodotto, intersoggettivamente condiviso e potenziato, di quella funzione uditiva silenziosa per mezzo della
quale anticipiamo le risposte dellAltro, cos come anticipiamo i suoni che emettiamo:
La medesima struttura cos la base dellautocoscienza. evidente che
lautocoscienza nasce quando ci si volge a un altro e si risponde con la risposta
dellaltro 76 . Ma il fatto che il pensiero silenzioso rechi in s come dimostrano le analisi di Straus, Dufrenne, Jaynes i caratteri estesiologici della voce, immaginariamente anticipata e riflessivamente giudicata dalludito, non significa tuttavia che chi non
pensa in modo discorsivo per gesti 77 o per immagini 78 non pensi o non abbia

71

Per un confronto tra i due autori, cfr. A. Gualandi, Voci dellAltro. Sensorialit, comunicazione, alienazione in Straus e Binswanger, in S. Besoli (a cura di), Ludwig Binswanger. Esperienza della soggettivit e
trascendenza dellaltro. I margini di unesplorazione fenomenologico-psichiatrica, Quodlibet, Macerata,
2006, pp. 667-708.
72
G. Edelman, Sulla materia della mente (1992), Adelphi, Milano, 1993.
73
A. Damasio, Emozione e coscienza (1999), Adelphi, Milano, 2000.
74
Cfr. M.C. Corballis, The Lopsided Ape, cit.; Id., Dalla mano alla bocca, cit.; S. Mithen, Il canto degli
antenati. Le origini della musica, del linguaggio, della mente e del corpo (2005), Codice Edizioni, Torino
2008; I. Tattersall, Il cammino delluomo (1998), Garzanti, Milano, 1998; Id., La scimmia allo specchio
(2002), Meltemi, Roma, 2003.
75
A. Gehlen, Luomo, cit.. p. 304.
76
Ibid.
77
H. Keller, Storia della mia vita (1902-1908), Edizioni Paoline, Modena, 1958; Id., Il mondo in cui vivo
(1913), Bocca, Milano, 1944; O. Sacks, Vedere voci (1989), Adelphi, Milano, 1990; A. Pennisi, Le lingue
mutole, La Nuova Italia, Roma, 1994.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

unautocoscienza riflessiva. Significa piuttosto che chi pensa in modo fono-uditivo


cosciente di se stesso e dellaltro in modo diverso. La dottrina antropobiologica di
Gehlen, ci permette di tracciare una sorta di genesi fono-uditiva dellautocoscienza razionale aperta ai casi e alle contingenze della storia evolutiva umana. Essa non si erge
quindi a norma necessaria e universale della razionalit logica e argomentativa. Essa ci
permette di ipotizzare quindi forme altre di coscienza e di compensazione culturale
e comunicativa. Esempi di tali forme altre ci sono offerte, secondo i paleoantropologi,
dalla sfortunata vicenda dei Neanderthal e, secondo Sacks, dai sordomuti il cui linguaggio per segni (ASL) educa a pensare in quattro dimensioni. Per quanto biologicamente contingente, essa ci permette tuttavia di definire una norma storica e sociale, e di ipotizzare quale possa essere il prezzo pagato in termini di sofferenza e solitudine da
alcune variazioni, reali o possibili. In altri luoghi, abbiamo tentato di abbozzare
unipotesi, a met strada tra la disfunzionalit biologica del corpo e la disfunzionalit
biografica e intersoggettiva della relazione con lAltro, per quel tipo di deviazione cui si
assegna il nome di delirio schizofrenico 79 . Tentiamo ora di descrivere che cosa avviene
al livello intersoggettivo e sociale, laddove le norme istituzionali che garantiscono la
condivisione di una coscienza comunicativa comune vengono meno: cosa che si verifica, secondo Gehlen, nel momento in cui lumanit fa la sua entrata nellepoca della
post-histoire.

7. Temporalit, storia e post-histoire


Cominciamo con levidenziare le ripercussioni storiche, le ricadute sul processo filogenetico di ominazione culturale, della teoria comunicativa dellesperienza umana.
Questo abbozzo storico ci pare reso necessario dal fatto che pochi interpreti hanno
notato il nesso teorico profondo che esiste nellopera di Gehlen tra le descrizioni antropobiologiche e ontogenetiche contenute ne Luomo e le analisi filogenetiche e storico-culturali contenute nelle opere successive, in particolare in Urmensch und Sptkultur. In modo provocatorio, si potrebbe affermare che questo nesso sia stato scientisticamente e pragmaticamente frainteso dal suo stesso autore, e che questo autofraintendimento abbia messo in atto, nelle opere successive a Luomo, un processo di
progressiva auto-soppressione della filosofia, a scapito del contenuto altamente teoretico
della dottrina antropobiologica di Gehlen (contenuto del resto lentamente maturato nelle
opere precedenti Luomo, profondamente iscritte nella tradizione idealista e fenomenologico-esistenziale). Questo auto-fraintendimento ha inoltre lasciato il campo aperto a
uninterpretazione piuttosto superficiale di tale nesso interpretazione che divenuta

78
79

T. Grandin, Pensare in immagini, cit.


Cfr. A. Gualandi, Voci dellAltro. Sensorialit, comunicazione, alienazione in Straus e Binswanger, cit.

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predominante a partire dallanalisi critica di Habermas 80 secondo cui la fragile e carente natura umana troverebbe una compensazione culturale in quelle istituzioni intersoggettive, rigide e quasi-biologiche, che simpongono dallalto, in modo tanto vincolante quanto arbitrario. La crisi odierna sarebbe allora dovuta al fatto che, tramontata
ogni forma di trascendenza ideale, compresa quella della stessa idea illuministica di
progresso, ogni istituzione incorrerebbe in una profonda crisi di legittimazione 81 .
Luomo contemporaneo sprofonderebbe allora nella post-histoire: epoca in cui la soggettivit umana si trova in bala di se stessa, del suo inarrestabile impulso
allautoriflessivit, allautocompiacimento edonista, allipersessualizzazione e primitivizzazione dei comportamenti (finalizzati tutti alla fase consumatoria, dallindustria
tardo-capitalista), alla chiusura solipsistica e allisolamento autistico.
Ora, bench questa diagnosi dellepoca contemporanea, elaborata da Gehlen insieme
ad altri critici della postmodernit tecnoscientifica, si sia rivelata in parte corretta, essa
rappresenta solo un lato della medaglia. Riteniamo inoltre che allinterno della dottrina
antropobiologica di Gehlen siano gi presenti alcuni antidoti necessari per reagire, perlomeno dal punto di vista necessariamente autoriflessivo della filosofia, a questa situazione storica. Innanzi tutto bisogna notare che la natura umana non affatto quella
natura biologicamente fissa e astorica che gli imputa Habermas. La natura umana
comporta ovviamente delle costanti antropobiologiche che, come notano microbiologi e
paleoantropologi, sono rimaste in parte invariate fin da quando esiste lHomo sapiens.
Ma tali costanti sono appunto caratterizzate da particolari propriet neoteniche, che fanno della plasticit, dellapertura, dellexattamento linguistico, metaforico e culturale, le
sue caratteristiche pi salienti. Oltre ad essere un animale intimamente sociale, in cui il
rapporto interumano inscritto nel pi profondo del suo corpo neotenico, Homo sapiens
un essere immaginativo e temporale, storico e progettuale; un essere in divenire, i cui
potenziali comunicativi, politici e istituzionali, utopici ed emancipativi, non si sono ancora completamente dispiegati. Senza cadere in facili entusiasmi, e senza trasformare il
pessimismo conservatore di Gehlen in unopposta ideologia, si tratta tuttavia di ricostruire lanalisi del processo storico-culturale offerta da Gehlen, mostrando che essa assai
pi sfumata di quanto normalmente si asserisce. Lanalisi che Gehlen offre di fenomeni
antropologico-culturali fondamentali come i rituali di caccia e le pitture rupestri, il totemismo, lanimismo, lo sciamanismo, la magia, le religioni degli dei sovrani,
linsorgenza delle religioni antropomorfiche greco-romane e del Dio di parola giudaicocristiano mostrano innanzitutto che per Gehlen la storia si sviluppa secondo una logica
le cui leggi affondano le loro radici nella natura temporale e immaginativa, ex-attattante
ed esonerante, linguistica e comunicativa delluomo. Esse mostrano che le istituzioni
politiche e sociali, che luomo ha creato nel corso della sua storia, non sono solo il frutto di unimmaginazione arbitraria e dispotica, che ha per scopo principale di soggiogare
80
81

J. Habermas, Antropologia (1958), in G. Preti (a cura di), Filosofia, Feltrinelli-Fischer, Milano, 1966.
J.F. Lyotard, La condition postmoderne, Minuit, Paris, 1979.

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Alberto Gualandi, Locchio, la mano e la voce. Una teoria comunicativa dellesperienza umana

(dallalto di una formazione linguistico-ideologica) il corpo sociale, imponendogli con


forza pragmatica e violenza quasi-manuale, una forma trascendente 82 cos come gli
schemi e le categorie kantiane impongono dallalto una forma trascendentale al caos
della materia sensibile. Tali istituzioni sono piuttosto il risultato di una dinamica comunicativa, profondamente inscritta nella natura neotenica umana, la quale pu riconoscersi in quanto tale solo alienandosi nellAltro: Tutte e tre le visioni del mondo di cui
abbiamo detto [la visione arcaica, monoteista e scientifico-industriale] offrono alluomo
la possibilit di comprendere indirettamente se stesso. Confrontarsi con un non-io, con
un altro-dallumano e, nel compiere questo confronto, distinguersi nuovamente da esso,
fa parte dei tratti caratteristici essenziali delluomo, probabilmente perch luomo deve
includersi nella realt effettiva del mondo se vuole tener ferma e comprovare la propria
concezione di s nellazione. Per quanto enormi siano le differenze contenutistiche di
simili posizioni, per quanto decise siano le loro differenze storiche e la loro incompatibilit reciproca, dallimitatio Christi fino allhomme machine e da questultimo al totemismo, il tratto caratteristico che abbiamo appena nominato pu essere astratto, e addirittura sinsinua involontariamente nei tentativi di autocomprensione diretta, i quali sfociano sempre nel ritirarsi del S da s. La concezione qui messa in risalto attraverso la
tesi dellautocoscienza indiretta, ha la propriet di essere vera, ma sterile, in quanto
praticabile solo il confronto completo con una determinata forma di non-io. Infatti, solo
in questo caso quella forma diviene uno sfondo motivazionale e i modi dellagire trapassano in forme espressive 83 . In altri termini, lessere umano pu oggettivare se stesso, i suoi bisogni e desideri, collettivi e individuali, solo passando attraverso una mediazione esterna e oggettiva. Luomo pu progettare se stesso solo passando attraverso un
Terzo che pu avere tanto la forma di una realt naturale, divina o animale, quanto
quella di una parola scritta, proiettata immaginariamente al di l della realt sensibile in
unintelligenza immateriale (depositaria di una legalit metafisica e spirituale che funge
da norma individualmente e intersoggettivamente vincolante). Lesistenza di una realt
esterna e stabile con cui egli sidentifica in quanto membro o parte diviene allora
norma e garanzia della sua stessa, instabile, realt interiore. In conclusione, luomo non
pu comprendere se stesso senza passare attraverso lAltro, ma questo Altro il prodotto della dinamica comunicativa che anima lesperienza delluomo.
Il paradosso cui ci pone di fronte la dottrina delluomo di Gehlen allora il seguente 84 . Offrendoci unimmagine diretta delluomo, la filosofia di Gehlen ci permette di
prendere coscienza della nostra essenza comunicativa. Proprio perch scientifica e vera,
tale immagine filosofica delluomo per sterile e impotente. Secondo Gehlen, essa sarebbe incapace di produrre unauto-identificazione indiretta con lAltro, in grado di o-

82

Cfr. M. Foucault, LArcheologia del sapere (1969), Rizzoli, Milano, 1969.


A. Gehlen, Le origini delluomo e la tarda cultura (1956), Il Saggiatore, Milano, 1994, p. 277.
84
Per unanalisi pi approfondita del paradosso antropologico, cfr. A. Gualandi, Neotenia, exaptation,
comunicazione, cit.
83

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rientare luomo nellera ipersecolarizzata della tecnica e della post-histoire 85 . La dottrina delluomo che rivela allumanit la sua vera natura comunicativa condurrebbe, da
una parte, a una sorta di auto-soppressione scientista della filosofia e, dallaltra, alla fine
della storia.
Per disinnescare questa dialettica negativa che conduce allannullamento di ogni possibilit, per luomo, di autoelevarsi, nel corso della sua storia, grazie alla propria riflessione, bisogna allora osservare due cose. Da un lato, si tratta di mostrare che la stessa razionalit scientifica un prodotto della mente umana e della sua peculiare struttura
comunicativa. Dallaltro, si tratta di mostrare che lautoriflessivit filosofica ancora in
grado di dinamizzare la storia. Sulla scorta delle stesse analisi di Gehlen, bisogna innanzitutto comprendere che alla luce di questa dinamica comunicativa che devono essere
interpretate le grandi svolte storico-culturali dellumanit, a iniziare dallinvenzione
dellagricoltura fino alla grande rivoluzione scientifico-industriale che costituisce il cuore dellepoca moderna. Condizione indispensabile per questultima rivoluzione per
Gehlen il processo di desacralizzazione della natura messo in atto dalle religioni monoteiste, il quale ha divinizzato lanima umana in quanto immagine dellintelletto trascendente e reso possibile loggettivazione distaccata della realt sensibile e la sua
manipolazione sperimentale. Lepoca della post-histoire costituisce quindi un prolungamento e approfondimento di questo processo, in quanto essa il risultato
dellapplicazione della distaccata razionalit scientifica alla stessa anima razionale o res
cogitans delluomo. Pi che far sprofondare luomo nellabisso oscuro della sua soggettivit autoriflessiva, la post-histoire sembra quindi porre luomo di fronte a
unalternativa. O luomo si aliena completamente da se stesso, identificandosi con una
razionalit anonima e distaccata, e consegnandosi nelle mani di una protesi tecnoscientifica completamente autonomizzata, cui assegnato il compito di regolare meccanicamente e automaticamente ogni problema di vita, il suo pensiero e la sua azione quotidiana. Oppure luomo si riappropria di se stesso, della propria essenza dialogica e filosofica, identificandosi con quellesperienza comunicativa che lo caratterizza in quanto
tale, e che si concretizza nella sua facolt, oggettiva e riflessiva, pratica e teorica, individuale e collettiva, di giudizio. Come Kant ha mostrato, nella facolt riflettente di
giudizio che si articola infatti quel doppio vincolo, circolare e comunicativo, tra luomo
e la natura di cui dicevamo allinizio. Nella sua struttura comunicativa e transdisciplinare, il nostro lavoro di ricerca spera di fornire un esempio di tale facolt di giudizio.

85

A. Gehlen, Luomo nellera della tecnica (1957), Sugarco, Milano, 1967.

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