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Capitolo 1

IL RAGIONAMENTO UMANO

Prof. Paolo Scapellato


Università Europea di Roma
DEFINIZIONE E NATURA DEL PENSIERO

Quattro significati generali:

• Qualsiasi attività mentale o spirituale

• L’attività dell’intelletto in quanto distinta da


quella dei sensi e della volontà

• L’attività discorsiva

• L’attività intuitiva
4 SIGNIFICATI GENERALI

INTELLETTO SENSIBILITA’ VOLONTA’

DISCORSIVO INTUITIVO
Qualsiasi attività
mentale o spirituale
INTELLETTO SENSIBILITA’ VOLONTA’

DISCORSIVO INTUITIVO

“con la parola pensare intendo tutto ciò che accade in noi in modo
tale che noi lo percepiamo immediatamente da noi stessi: perciò non
solamente intendere, volere, immaginare, ma anche sentire è la
stessa cosa che pensare”
(Cartesio)

Addirittura Spinoza inserisce tra le modalità di pensiero anche


l’amore, il desiderio e ogni altra affezione dell’animo. Altri autori
(Locke, Leibniz) attribuiscono a tale termine la nozione più generale
di “percezione”
L’attività dell’intelletto in
quanto distinta da quella
dei sensi e della volontà INTELLETTO SENSIBILITA’ VOLONTA’

DISCORSIVO INTUITIVO

Il “sentire” e il “volere” quindi non equivalgono al pensare

La parola “pensiero” traduce il termine greco nòesis (νόησις)


con il quale Platone intendeva in generale la conoscenza
intellettiva, nella quale si comprendono sia il “pensiero
discorsivo” (διάνοια) che l’intelletto intuitivo (νοũς)

Intelletto e pensiero dunque coincidono

S. Tommaso fornisce due significati al termine “pensiero”, uno


generale che indica proprio questa coincidenza, l’altro specifico
che intende il pensiero discorsivo
L’attività discorsiva
INTELLETTO SENSIBILITA’ VOLONTA’

DISCORSIVO INTUITIVO

Pensiero dunque come ragionamento (διάνοια di Platone)

Questo significato rischia però di essere riduttivo


- per Hume ad esempio “pensare” significa “comporre, trasportare,
aumentare o diminuire i materiali forniti dai sensi e dall’esperienza”
- per Kant pensare è “collegare rappresentazioni in una coscienza”
Il pensiero in questo modo è solo uno strumento e non si
identifica mai con il suo contenuto

fino ad arrivare all’affermazione di Wittgenstein:

“la totalità delle proposizioni è il linguaggio”,


identificando così il “pensiero” con il “linguaggio”
L’attività intuitiva
INTELLETTO SENSIBILITA’ VOLONTA’

DISCORSIVO INTUITIVO

In questo significato c’è l’identità tra il pensiero e il suo


contenuto
Pensiero intuitivo significa giungere alla conoscenza dell’oggetto
immediatamente, senza cioè ricorrere all’aiuto del ragionamento
Il pensiero come intelletto intuitivo è stato esaltato da parte di
filosofi come Fichte, Shelling ed Hegel
Estremizzando però questa concezione il pensiero diviene sia il
“pensante” che il “pensato” e assume un significato senza limiti e
condizioni (fino all’idea che la realtà è causata dal pensiero
stesso).
La seconda definizione, cioè quella che comprende
entrambe le specificazioni dell’intelletto, appare la
più convincente. Infatti sarebbe non denotativo
includere la volontà e la sensibilità nella definizione
di pensiero (la percezione non può coincidere con il
pensiero), né si potrebbe considerarlo
semplicemente come atto intuitivo o atto discorsivo.
Le tre operazioni fondamentali dell’intelletto

Pensiero inteso come prodotto


dell’intelletto

DISCORSIVO INTUITIVO

Grazie all’attività dell’intelletto noi conosciamo la


realtà, ma non tutte le conoscenze sono sullo
stesso piano
Attività discorsiva

Le attività della mente sono tre, le tre “operazioni


dell’intelletto”:

1) L’Apprensione semplice
2) Il Giudizio
3) Il Ragionamento

Ognuna di queste attività ha un prodotto proprio:

a) il Concetto
b) l’Enunciazione
c) l’Argomentazione
Apprensione semplice

È l’attività più elementare dell’intelletto, attraverso la quale


noi creiamo un concetto dalla realtà che ci troviamo di fronte.
È l’atto con cui la nostra mente si rappresenta una cosa.
Il prodotto di tale attività è il

Concetto
L’apprensione semplice può riferirsi a

 oggetti reali (cane, sedia)


 oggetti non materiali (amicizia, valore)
 oggetti fantastici (araba fenice, extra-terrestre)
Giudizio

Una volta che l’intelletto ha a disposizione dei concetti, può


confrontarli e giudicare la relazione o convenienza che
intercorre tra di essi, utilizzando affermazioni o negazioni.

Il prodotto del giudizio è quindi

l’Enunciazione o Proposizione
Avendo il concetto di “cane” e i concetti di “bene” e “male”,
possiamo, osservando il comportamento dell’animale,
affermare la proposizione “questo cane è buono”

Il Giudizio pertanto “è l’operazione della mente per la quale


componiamo i concetti, attribuendo una proprietà a un soggetto
mediante il verbo essere” (Sanguineti, 1984).
Ragionamento

A questo punto l’intelletto può legare insieme più


proposizioni a formare il proprio prodotto

l’Argomentazione

come nel famoso sillogismo “Tutti gli uomini sono mortali,


Socrate è un uomo, dunque Socrate è mortale”.

Questa operazione dell’intelletto è quella che richiede


maggiore regolamentazione per garantire la verità delle
conclusioni.
A prima vista le tre operazioni sembrerebbero attività semplici è
automatiche, ma in realtà possiamo incappare in errori

 di concettualizzazione
 di giudizio
 di ragionamento

Non sempre infatti il concetto che estrapoliamo dalla cosa è


completo, pertanto il giudizio può essere errato e di
conseguenza lo sarà anche la conclusione
dell’argomentazione.
Intuizione

Attraverso l’intuizione (intueor, vedere dentro), la


mente riesce a conoscere l’oggetto senza ricorrere
al pensiero logico. L’intuizione è infatti “conoscenza
immediata dell’oggetto”.

A differenza del pensiero discorsivo o logico, l’intuizione non


richiede regole particolari, ma è un “conoscere” la cosa,
penetrandola con la forza dell’intelletto.
La tradizione filosofica afferma che Dio conosce il mondo
immediatamente, tramite cioè l’intuito. Anche per l’uomo ci può
essere una forma di comprensione totale dell’oggetto immediata
(evidenze)
L’intuizione intesa comunemente si riferisce a una
presunzione di conoscenza non basata sulla realtà
dell’oggetto (impressione)

È come se la mente, abituata a praticare le sue tre


operazioni, in certe situazioni riuscisse ad automatizzare il
proprio funzionamento, seguendo ragionamenti “automatici”.
La mente umana di fronte alla
conoscenza e alla verità
La questione della verità presenta due aspetti: l’aspetto
ontologico e l’aspetto gnoseologico.
L’aspetto ontologico riguarda l’essere e quindi l’essere vero
di un oggetto.
L’aspetto gnoseologico riguarda il modo con cui la mente
umana penetra tale oggetto e lo coglie nella sua natura e
interezza.
 (METAFORA ARCHEOLOGO)
È quindi interessante approfondire gli stati attraverso i
quali la mente umana si avvicina alla verità e acquisisce
così la conoscenza.
Gli stati della mente in relazione alla
conoscenza
Cinque sono gli stati che la mente attraversa per
raggiungere la conoscenza: ignoranza, dubbio,
opinione, certezza e fede.
1)IGNORANZA: (assenza di conoscenza) è lo stato
originario della mente. Il primo passo quindi per uscire
da questo stato è porsi delle domande e il secondo passo è
quello di rendersi conto di non conoscere una risposta
soddisfacente.
lo spirito della ricerca scientifica, intesa come ogni
movimento che si muove verso la verità , nasce in genere
da 4 tipi di domande:
a)An sit: se qualcosa esista

b)Quid sit: cosa sia; quale sia la natura, l’essenza, di


questa cosa

c)Quomodo sit: in quale modo l’oggetto si presenta,


quali sono le sue proprietà

d)Propter quid sit: perché l’oggetto esiste, quali sono


le cause
2)IL DUBBIO: tendenza verso due o più
proposizioni contraddittorie, la mente non riesce ad
aderire a nessuna delle ipotesi di verità che ha di fronte,
ciò determina la sospensione del giudizio.

Esistono due tipi di dubbio:


Dubbio positivo: entrambe le ipotesi appaiono vere
Dubbio negativo: non c’è attrazione per nessuna delle
due ipotesi.
L’uomo può dubitare di fronte a un oggetto sconosciuto
durante la ricerca della verità, oppure può dubitare di
una certezza acquisita qualora nuovi elementi pongono
delle ombre su di essa (dubbio critico).
3) L’OPINIONE: è un giudizio senza certezza, con timore
di sbagliare. l’individuo non è sicuro della verità, ma ritiene
un proposizione probabilmente vera (probabile verità).
E’ sinonimo di credenza, intesa come il ritenere qualcosa per
vero senza aver condotto un ragionamento adeguato.
E’ l’effetto di una carenza di conoscenza, che può derivare sia
da un difetto della mente sia dalla natura dell’oggetto da
conoscere che non può essere colta dall’uomo (futuri
contingenti).
Le ipotesi, punto di partenza dei ragionamenti, sono delle
opinioni e tutto ciò che è opinabile può essere messo in
discussione per la mancanza di verità certe e condivise.
Per tale ragione non si dovrebbe avere alcun arroccamento
riguardo alle posizioni prese, perché nuove evidenze
potrebbero dimostrare verità contrarie.
4) LA CERTEZZA: è la sicurezza di essere nella
verità.
 E’ sinonimo di “convinzione” derivante dall’adesione
definitiva della mente ad una proposizione (opinione).
Alla base della certezza ci sono le “evidenze”; esse
sono di due tipi: immediate e mediate, ai quali
aggiungiamo un terzo tipo: l’evidenza di
testimonianza (verità rivelate da chi le possiede).
Possono essere definite scienze tutte quelle discipline
che tendono alla verità; ognuna di esse avrà dei
prodotti veritativi differenti e conformi al proprio
oggetto di studio. Perciò esistono certezze diverse:
A) Certezza metafisica: propria delle scienze metafisiche;
riguarda i principi primi dell’essere (come quello di non-
contraddizione).
B) Certezza fisica: propria delle scienze fisiche e sperimentali.
Essa si basa su: osservazione - misurazione - induzione
empirica.
C) Certezza matematica: è una conoscenza caratterizzata da
ordine e chiarezza, dimostra la non contraddittorietà dei
giudizi, tuttavia non consente di giungere a certezze
sull’esistenza (verità ontologica) .
D) Certezza morale: caratteristica della scienza etica; riguarda
la libertà dell’agire umano. Le certezze morali costituiscono il
sistema di convinzioni sul quale ogni essere umano imposta la
propria vita. Alcune di esse sono generalizzabili (non uccidere),
altre sono più deboli e soggettive, ma comunque indispensabili
alla convivenza civile.
La scienza presuppone alcune certezze
metafisiche, come per esempio la convinzione della
conoscenza della realtà, dell’esistenza di un
mondo ordinato e causale, della distinzione tra
verità ed errore.

Queste certezze, forse poche numericamente, sono


comunque molto forti e importanti come
fondamento della conoscenza umana, e inoltre
spiegano l’inevitabilità della metafisica .
5) LA FEDE: è il credere a una verità rivelata da
chi la possiede (evidenza di testimonianza).
La ragione riconosce per vero non ciò che ha raggiunto
con la propria forza, ma ciò che deriva dall’autorità di
un testimone degno di credito.
Per aderire a tale verità l’individuo deve comunque
esercitare la propria facoltà di giudizio per riconoscere
la credibilità del testimone sulla base della sua
scienza (è capace di dire il vero) e della sua sincerità
(non vuole ingannarci).
La fede si avvicina alla scienza quando si attua un
controllo empirico su di essa, grazie alle numerose
conferme o alla molteplicità delle testimonianze.
L’errore di conoscenza
L’errore è l’assenso a una proposizione falsa ed è frutto dell’ignoranza
inconsapevole, dato che il soggetto è convinto di essere nel vero.
Esso si distingue da:

a) Falsità: relativa al contenuto del giudizio errato


b) Ignoranza: non c’è ancora alcun giudizio;
c) Menzogna: Affermazione consapevolmente falsa per indurre gli
altri in errore.

L’errore è inconsapevole, presuppone ignoranza e trova il soggetto


convinto di ciò che afferma.
L’intelletto umano può sempre accorgersi dell’errore valutando con
imparzialità le nuove informazioni. Pertanto ogni errore è
correggibile.
Per correggere l’errore è necessario rivalutare le evidenze e
la rettitudine del ragionamento considerando alcuni
indizi di errore:

• a) La presenza di incongruenze nelle premesse o nelle


conclusioni del ragionamento.
• b) La presenza di una prova empirica contraria, quando
cioè l’esperienza dimostra la falsità del giudizio e quindi
l’errore.
• c) Se il giudizio formulato mette in evidenza una
contraddizione di altre verità certissime, che non possono
essere negate.
• d) Se il giudizio formulato va contro altre opinioni
autorevoli.
In genere gli errori sono causati dall’ignoranza, ma è
importante saper distinguere i processi causali
complessi che li hanno indotti.
“errare humanum est”; bisogna riconoscere che la
causa essenziale dell’errore è la mancanza di attenzione
o l’attività indebolita dell’intelletto, che comporta qualche
grado di ignoranza e di incoscienza .
L’indebolimento dell’intelletto può essere causato da
fattori organici (ritardo mentale, intossicazioni cerebrali
ecc.), ma anche da fattori umani:
Fattori intellettivi: informazioni parziali, ambiguità
degli elementi di giudizio, fretta del ragionamento,
condizionamenti e pregiudizi;
 Fattori volitivi e affettivi: influenze dell’emotività,
bisogni e interessi personali, spinte affettive.
Alcuni errori potrebbero non essere imputabili al
soggetto, qualora egli cada in errore a causa di un
insegnamento sbagliato da parte di un autorità,
come insegnanti e genitori.
L’errore umano è legato alla fallacea dell’intelletto, il
quale per sua natura è incapace di cogliere la totalità
della verità e dell’essere.
Tale limitazione costituisce uno stimolo a procedere
sempre verso la verità, senza accontentarsi di
conoscenze parziali o di mere soddisfazioni egoistiche.
Come il bambino cadrà molte volte prima di imparare
a camminare, così la mente andrà incontro a numerosi
errori prima di tenersi in equilibrio sul filo della verità.
L’errore è pertanto funzionale al progresso della
conoscenza, mentre il non imparare dagli errori
commessi è una grave colpa, come termina il detto
latino:
“Errare humanum est, perseverare
autem diabolicum”.
La saggezza è
la disposizione
a deliberare
secondo
ragione su ciò
che è bene e su
ciò che è male
per l’uomo
Aristotele

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