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UNIVERSITA’ EUROPEA DI ROMA

C.d.L. Scienze e Tecniche Psicologiche

Fondamenti di Psicologia Clinica

Appunti dalle lezioni del

Prof. Antonino Tamburello

A cura di: Dott.ssa Marta Granato Anno Accademico

2021/2022







La psicologia trova il suo etimo nelle parole greche “Psyche”: spirito o anima, soffio vitale, e “Logos”: discorso, studio, per questa

ragione assume l'accezione di sistemare le cose della vita.

“Tutto ciò che esiste è fondato ed ha qualcosa che lo regge: ogni parte è retta da qualcosa che è suo fondamento”. A. Tamburello

La parola “fondamenti” si può interpretare in due modi: i fondamenti iniziali, quelli su cui è possibile poggiare delle solide basi, oppure

può avere un significato più profondo, infatti può essere inteso come: creare un fondo, una base solida su cui poggiare le conoscenze

successive; ovvero quelle che vi troverete a disporre nel momento in cui vi troverete ad operare.

Fondamento: qualcosa di importante e se aggiungiamo “causale” intendiamo riferirci a qualcosa che in qualche modo lo genera nelle sue

dimensioni dell’essere, parliamo della natura specifica di un ente.

“Non c'è nulla di molto casuale, ma c'è tanto di causale, ogni cosa osservabile ha una causa”A.Tamburello.

Il termine “Casuale” descrive una combinazione fortuita di eventi, mentre il “Causale” va ad indagare una relazione causa-effetto

mantenuta da un movente o interesse di rilievo.

“Ciò che non si conosce si subisce” A. Tamburello

La parola terapia deriva dal greco “therapòn” (servitore), cioè essere spinti ad aiutare e assistere una persona a diventare quello che già è

in essere; è, perciò, importante andare a bilanciare il subire, nel senso di patire, con l’azione. Infatti, se il patire prevale sull'azione

diventa un fattore di malattia e sofferenza.

Si è nati per subire, nel senso di sopportare, nessuno e tutti. Le cose che si imparano si assorbono, entrano a far parte di noi, ma escono

quando “vogliono loro”, spontaneamente, secondo la preziosità di ciò che è stato appreso e della persona che le ha apprese.

Questo concetto è ripreso dall’opera “Metafisica” di Aristotele, nella quale viene definita la materia con il termine “Potenza”, mentre la

forma con il termine “Atto”. La potenza è la possibilità di cambiare, di trasformarsi in ciò che potrebbe diventare (es. il marmo in

potenza è il David di Michelangelo). L'atto è quel che si presenta (es. marmo). L'atto precede la potenza, ma allo stesso tempo la potenza,

una volta che termina il suo processo di evoluzione, torna ad essere atto, che ha di nuovo in sé la potenza per divenire qualcos’altro (il

marmo è atto, ma allo stesso tempo ha la potenza per evolversi in statua, nel momento in cui diventa statua è atto e potenza insieme).

L’uomo è chiamato fin dalla nascita ad attualizzare in maniera sempre crescente la sua potenzialità; l’uomo è un “sinolo” Principio

Materiale (corpo) e Principio Formale (Anima).

“Cresceva in virtù e grazia” (San Luca): ci sono molti modi per portare rispetto, ad esempio si può rispettare un genitore senza esserne

schiavi o sottomessi. Si può scegliere di subire, ma se lo si fa per volontà non porta a malattia, mentre il subire non per scelta o subire

una cosa sbagliata può essere un fattore predisponente alla malattia.

La salute e la malattia, metaforicamente, possono essere compresi alla legge dei vasi comunicanti, dove l’acqua è incomprimibile, quindi

se una forza viene esercitata si abbassa da un lato l’altezza, ma si alza dal lato opposto. Il rispetto è cura, tenerezza, vicinanza,

comprensione, mentre il contrario è violenza e impiego della forza per ottenere qualcosa.

La metafisica, simile all’ontologia, è la scienza dell’essere di ogni ente, che “ E’ ”1, ed ha delle proprietà specifiche; gli enti hanno

l’essere e l’esistenza, questa parola deriva dal latino ex-sistere, ovvero fermarsi fuori da… “fuori dal nulla”.

Una popolazione dei nativi americani si chiama, Sioux, questo nome, tradotto dalla lingua Dakota-Lakota, significa amico, cosa vuol dire

essere amico? La parola amico deriva dal latino “amicus”, significa letteralmente “colui che ama”. L’amore amicale è quello che i greci

chiamerebbero “Philia”, un sentimento fraterno, disinteressato. Essere amici vuol dire volere il bene della persona che consideriamo e

vogliamo come amica; come riconoscere i veri amici? Il vero amico è una persona che rispetta, non fa sentire tensione, vuole il Tuo

bene. Non sfrutta: se scomponiamo questo lemma possiamo, infatti, capire che viene tolto il frutto.

“Il volto è la memoria della nostra esistenza e del nostro passato. Tutto il reale è disseminato di pietre preziose.” A. Tamburello

Ognuno di noi ha la propria individualità, che deve essere preservata, nel miglior modo possibile, per mantenere la propria irripetibilità

sia nella propria sostanza che nel suo valore.

L'alternanza e l'equilibrio tra momenti di fuoco, cioè l'uso di energie e passività, è il risultato della misura e del dinamico aggiustamento

della salute stessa.

Il cervello è spesso attratto da stati ad alto tono energetico ed attivazione, al contrario, caratterizzati da tanta pace, infatti era, ed è, in

auge l'uso dell'eroina, che produce flash, stati di pace profonda e di totale immersione.

Apprendimento e condizionamento

Skinner2 dimostrò, attraverso l’esperimento con i Piccioni che era possibile "modellare" (shaping) il loro comportamento con la tecnica

del rinforzo: se il piccione accennava a un movimento di rotazione, questo veniva "premiato" con distribuzioni di crocchette, fino a

ottenere una rotazione completa.

Watson studiò la forma più semplice di apprendimento, basata sull'associazione appresa tra stimolo e risposta, ed implicata nell'instaurasi

di risposte di tipo fobico, questa forma è chiamata condizionamento classico. Skinner, invece, inventò il paradigma sperimentale del

condizionamento operante, con uno strumento chiamato Skinnerbox, che poteva essere di due tipi: quello rispondente e quello operante.

In generale consiste nella messa in atto di un comportamento, che se rinforzato positivamente (il rinforzo positivo determina una

1E’ (essere): ha una sua esistenza che non può essere cancellata se non con la morte; è unica: ha una forma unica e distinta da tutte le altre forme di vita, ha una
sua identità; è capace di azione e passione: da una parte può agire intervenendo sul mondo, dall’altra subisce i movimenti del mondo; può raggiungere la
realizzazione e la felicità: ogni essere umano ha delle potenzialità di base che può realizzare al 10 al 50 o al 100 per cento.

2 Burrhus Skinner è stato uno dei più influenti psicologi del XX secolo nell’ambito del comportamentismo. Il suo principale interesse fu comprendere come il
comportamento umano varii in relazione alle diverse modificazioni ambientali

conseguenza gradita, mentre il rinforzo negativo porta all'allontanamento di un comportamento spiacevole) si ripresenta con una

maggiore frequenza.

Lo Skinner Box consiste nell’osservare il comportamento di un topo all’interno di una gabbia, nella quale è presente una leva che se

premuta rilascia cibo. Il topo all’inizio dell’esperimento tende a girare casualmente per osservare l’ambiente, ma ad un certo punto

spinge, per caso, la leva e ottiene del cibo.

La prima volta in cui ciò accade, il topo non si rende conto della connessione tra leva e cibo, ma dopo vari tentativi capisce la

connessione e di conseguenza inizia a premere continuamente la leva per ottenere cibo finché non avrà soddisfatto totalmente la sua

fame.

Skinner definì questo processo rinforzo. Il rinforzo, dunque, è un processo per cui uno stimolo aumenta la probabilità che un

comportamento precedente, messo in atto, possa essere ripetuto. Il cibo invece è chiamato rinforzatore ed è uno elemento che aumenta la

probabilità che un comportamento sia ripetuto.Uno stimolo può diventare un rinforzatore solo se assolve a una serie di preferenze

individuali. I rinforzatori, inoltre, possono essere primari e secondari.

- I primari: soddisfano bisogni biologici e operano in modo naturale, come ad esempio il cibo soddisfa la nostra fame;

- I secondari: diventano rinforzanti in seguito ad un’associazione con un rinforzatore primario, ad esempio il denaro è utile in quanto ci

permette di acquistare del cibo. I rinforzatori hanno la stessa funzione della ricompensa, ovvero entrambi aumentano la probabilità che

un comportamento possa essere ripetuto. Esiste però una sostanziale differenza che li distingue: la ricompensa riguarda eventi

unicamente positivi, i rinforzatori includono anche quelli negativi.

• Il rinforzatore positivo è uno stimolo aggiunto all’ambiente che aumenta la probabilità di ripetere un comportamento precedente.

• Il rinforzatore negativo è uno stimolo spiacevole la cui rimozione aumenta la probabilità di ripetere un comportamento.La punizione,

al contrario, diminuisce le probabilità che un comportamento possa ripetersi.

• La punizione è in grado di indebolire una risposta mediante l’applicazione di uno stimolo spiacevole o la rimozione di qualcosa di

piacevole.La punizione, dunque, rappresenta la strada più immediata per modificare un comportamento.

Nel condizionamento operante si distinguono tre fasi:

1 – preapprendimento: serve a determinare il comportamento operante, cioè la frequenza dell'attuazione della risposta senza rinforzo.

2 – condizionamento: il ricercatore stabilisce quando deve avvenire il rinforzo.

3 – estinzione: la risposta condizionata decade dopo un certo numero di comportamenti messi in atto perchè non rinforzata mai.

Un apprendimento è un cambiamento stabile.

La vita psichica

“La vita mentale è una progressione di ostacoli che conducono verso la libertà” A. Tamburello

Tutto quello che scorre nella vita mentale inizialmente non ha una forma definitiva, guardandolo più da vicino, poi questo flusso di

pensieri diventa idea. Tutto ciò che è presente nella vita mentale mentale è collegato al desiderio.Il debole vede, il forte non vede, in

quanto si limita a notare sé stesso.

Sono molteplici i concetti fondamentali per indagare la vita mentale, uno dei quali è l’Anxiety Relief, sollievo dalla tensione e dall'ansia;

quest’ultima è di per sé un mero stato di allarme, di avvertimento che permette al soggetto di attivarsi e riconoscere e reagire ad un

pericolo, ma se i livelli di ansia sono eccessivi può diventare un disagio che si può evolvere fino ad una condizione patologica che può

generare disturbi come ansia generalizzata, attacco di panico, disturbo dell'attacco di panico e fobie.

Ordine della vita psichica

Ordine si riferisce all’esistenza di una relazione tra elementi diversi in virtù di un principio unificatore o di una regola generale e

costante.

L’ordine è presente in tutta la natura e pertanto anche nell’uomo e nella sua vita mentale.

Quando si va a modificare o a curare l’azione e\o il pensiero, noi possiamo fare sia l’intervento sottile e preciso sia sul pensiero che

sull’azione.

Quale è il compito della psicologia? Accompagnare la persona a conoscere dove si situa la causa del disordine. Il compito della

psicologia clinica è quello di comprendere quale tipo di disordine si è creato e soprattutto quale processo, a partire da quali cause, ha

prodotto tali disfunzione, per poter giungere a un intervento curativo.C’è bisogno dunque di un metodo d’indagine causale più incisivo

che sfrutti al massimo le potenzialità del ragionamento umano sulla base di una vera conoscenza del principio di causalità.

La vita psichica è un Tutto costituito di Parti in rapporto tra loro secondo un ordine di Perfezione. Quello che vediamo è costituito da

parti, che insieme raggiungono un unicum e quindi deve far parte di un’impostazione permanente nel nostro sistema di conosenza, del

nostro atteggiamento con il quale ci disponiamo a conoscere e rispondere ed aiutare a rispondere chi è nella condizione di non poter

rispondere da sé. Ogni parte ha un suo ruolo. Le parti sono quindi costituite in un ordine e tutte fanno parte di una costituzione,

contribuendo all’anatomia ed alla fisiologia del tutto. “Se si strappa una parte non si riesce a conoscere il totale, il totale lo si raggiunge

solo se si esaminano tutte le parti che lo compongono” A. Tamburello.

Nell’ordine psichico esistono delle differenze individuali. Possiamo trovare perfezioni impressionanti e imperfezioni che fanno

preoccupare. “La ripetizione esiste in forme perfette ed imperfette” A. Tamburello.

L’ordine della vita psichica nell’uomo può assumere diverse forme. Ad esempio una forma di ordine che può essere osservata è quella

della prima fase della vita dell’uomo: nella vita dell’infante e del bambino è di fatto riscontrabile un grande ordine.

Un’ azione efficace, è quella che raggiunge il bersaglio, infatti riesce ad ottenere quello che l’azione aveva come suo fine specifico,

ovvero l’ ordine, azione ordinata ad un fine:

1) l’azione

2) la direzione

3) l’ordine con cui l’azione si rivolge ad un fine.

Se il fine è raggiunto, l’azione è stata efficace, ordinata ed il suo fine era causa di quella specifica azione. Il fine specifico dell’azione è il

fine a cui quell’azione è ordinata ma allo stesso tempo è il fine che fa vivere l’azione.

I difetti sono vizi “maladatitivi” noi dobbiamo correggere le abitudini apprese che si oppongono all’impiego perfetto di questo strumento

perfetto che è l’intelligenza. Le finalità che il neonato è in grado di raggiungere sono cosi ordinate:

- Vivere

- Soddisfare bisogni fisiologici

- Soddisfare bisogni di relazione

Un’altra forma di ordine che può essere osservata è quella della fase successiva della vita dell’uomo.

È in questa fase che l’uomo può farsi protagonista.

Il pensiero è la facoltà dell’intelletto, il frutto dell’intelletto, e l’amore è il frutto costitutivo della facoltà della volontà.

Ci sono poi altre facoltà: la giustificazione e l’aggressività.

L’uomo che si rifiuta di dare il suo pensiero ed il suo amore, cade nella natura, cade nella condizione precedente, di un ordine dato

inizialmente e che è stato dato per assistere un neonato.

Se l’uomo cade nella natura, cade inevitabilmente nel disordine, nella riduzione di se stesso.

La natura di un uomo è di colui che è nato per essere, per diventare.

Il fondamento dell’ordine psichico dell’uomo è la sua risposta alla responsabiltà del suo diventare steso.

Si giunge all’ordine con la propria risposta libera.

La risposta libera è fondata nel suo essere costituzionalmente capace di tale libertà.

Noi dobbiamo vedere sempre il fondo di qualsiasi cosa.

L’ordine psichico è fondato dalla nostra risposta.

Assistere oggi l’uomo caduto nella rete del suo pensiero prevede la responsabilità di accompagnarlo nella scoperta di sè.

Diversi fondamenti dell’ordine psichico:

-I Fondamenti Primi dell’ordine psichico:

1) al primo posto la natura dell’essere umano

2) al secondo posto l’atto con cui l’uomo oggi vuole conoscere la verità del suo essere uomo e persona

3) al terzo posto l’atto con cui l’uomo oggi vuole e quindi ama realizzare la sua verità



















La volontà deve essere protetta: l’uomo deve essere protetta dall’ordine di parti costitutive e questo per arrivare ad averlo occorre un

processo di natura educativa e auto educativa, o una composizione dell’azione educativa esterna con anche il ruolo decisivo del nostro

consenso e soprattutto della nostra libera partecipazione.

Disordine psichico

Il disordine della vita psichica è un tutto costituito di parti in rapporto tra loro che hanno perso l’ordine di perfezione.

l disordine della vita psichica deriva dalla perdita dell’ordine di perfezione tra le parti che costituiscono il tutto. L’uomo può cadere nel

disordine psichico quando è mosso e si muove verso una meta o interesse prioritario disordinato

L’uomo può prendere delle parti della vita psichica in una forma materiale. Ma le parti o elementi della vita psichica possono essere

perdute in forma virtuale.Cosa si intende per perdita materiale delle parti? Si parla di perdita materiale quando a causa di un danno

organico una o più elementi sono esclusi dalla vita psichica.

Cosa si intende per perdita virtuale di parti? Si parla di perdita virtuale quando a causa di un danno di natura non organica uno o più

elementi della vita psichica sono funzionalmente esclusi. La perdita funzionale di un elemento può essere parziale e totale. La perdita

funzionale può realizzarsi nella forma di assenza o esclusione di alcuni pensieri dalla catena elaborativa.

Nel primo caso si tratta dell’assenza reale di un pensiero dalla catena elaborativa che compone la unità funzionale. Nel secondo caso si

riscontra la presenza del pensiero che viene però funzionalmente escluso o soppresso.

L’esclusione o soppressione avviene a sua volta secondo forme differenziate ma con in comune la proprietà di assicurare la coerenza del

sistema.

I tratti della libertà e responsabilità personali sono e dovevano essere elementi essenziali, quindi: perenni, costitutivi, caratterizzanti.

Le perfezioni che non vengono conferite devono essere acquisite attraverso l’apprendimento:

- influenza di modelli cioè con il modelling.

- associazione con stimoli simultanei cioè con il condizionamento classico.

- associazione con stimoli conseguenti cioè con il condizionamento operante.

Sappiamo che le parti sono il pensiero in atto o l’atto del pensiero, che parte è anche l’azione in atto o l’atto dell’azione. Quindi ciò che

genera tali parti in atto è la facoltà.

- La facoltà del pensiero è la capacità di compiere determinati atti di pensiero.

- La facoltà dell’azione è la capacità di compiere determinate azioni.

- La facoltà del sentimento è la capacità di produrre determinati sentimenti.

Tutti posseggono queste perfezioni ma ad un diverso grado di sviluppo. Queste facoltà possono essere sviluppate e perfezionate

attraverso speciali forze che prendono il nome di virtù. Virtù deriva da vis, intesa come disposizione ad agire bene.




Le virtù garantiscono il governo di sé o autogoverno, l’unico che garantisce la salute fisica e mentale. Per ogni facoltà esiste una

specifica virtù. Per la facoltà del pensiero esiste la virtù della prudenza.

E’ fattore di disordine sono tutte le parti del pensiero o dell’azione che influiscono rendendo più difficile una perfetta fisiologia psichica

Principi di vita psichica

Principio di causalità: ogni cosa osservabile ha una causa. L’azione umana, essendo l’ultimo tassello di una catena causale, ha più cause

contigue e cause più profonde, classificabili in:

1- le cause prossime sono quelle più vicine all’elemento esaminato

2- le cause remote sono quelle più profonde, intermedie tra la causa prima e quelle prossime

3- la causa prima è quella fondamentale da cui tutto ha origine

Principi di causalità

1- Principio di reciproca dipendenza: tra la causa e il suo effetto intercorre un legame di dipendenza reciproca, l’azione esiste perché

una causa interna al soggetto l’ha prodotta

2- Principio di produzione: se una cosa è la causa di un’altra, si può dire che l’ha prodotta, l’azione è l’espressione di ciò che pre-esiste

già nella mente, nella prassi clinica si ragiona per cause «multifattoriali»

3- Principio di necessità e successione: un effetto necessariamente segue cronologicamente la sua causa.

Dal principio di causalità applicato alla vita psichica, derivano 4 principi:

• Il principio derivato dal finalismo dell’azione umana: ogni atto, sia consapevole che non, tende ad un fine. La natura umana ha 3

istanze:

- Istinto: una guida naturale

- Emotività: l’evoluzione dell’essere vivente tramite delle reazioni interne, emozioni, suscitate da stimoli esterni che colpiscono i

sensi

- Ragione: facoltà squisitamente umana che permette all’uomo di scegliere azioni nuove slegate da istinto e emotività

• Il principio derivato dall’azione volta al bene: ogni azione umana che volge al bene, deve avere “fine buono” che può essere:

- Fine buono vero: effettivamente l’obbiettivo porta ad un vantaggio di salute o crescita del soggetto Fine buono falso: l’obiettivo porta

ad un immediato vantaggio, ma poi porta a danni di salute psichica o fisica

“Soddisfazione buona e corretta: se si dedica la propria giornata a ciò che è importante nella maniera corretta, sarai stanco nella

maniera corretta. La priorità è la priorità a ciò che dovrebbe averlo”A.Tamburello.

• Principio derivato dall’auto-perfezionamento umano: tutti i beni che l’uomo tenta di ottenere servono per raggiungere il bene più

grande: la FELICITA’

“L’unico modo per trattenere il prossimo è non ostacolare la sua felicità. Le persone sono luce che danza e non carne che cammina”

A.Tamburello.

• Principio derivato del motore motivazionale: ogni azione viene attuata in risposta a un interesse profondo della persona; la causa

prima dell’azione umana è una forza motivazionale chiamata INTERESSE PRIORITARIO: un valore di maggior significato per la

persona che deve essere tutelata allo scopo di salvaguardare l’integrità dell’individuo stesso.

Il ciclo eziologico della salute e della malattia

Le espressioni circolo virtuoso e circolo vizioso intendono riferirsi a una combinazione stabile di due o più condizioni tali per cui il

mantenimento di ciascuna condizione contribuisce al mantenimento di tutte le altre attraverso un meccanismo di retroazione positiva.Se

tali condizioni sono considerate desiderabili si tratterà di circolo virtuoso, viceversa se le condizioni sono sgradite si parlerà di circolo

vizioso. Nel caso più semplice che le condizioni siano due, esse sono concatenate direttamente per cui l'una è la causa dell'altra e

viceversa.

Il ciclo eziologico è composto da due cicli omologhi, il pareggio dall’uno all’altro è possibile a volte inevitabile:

• Circolo virtuoso: corrispondere all’ordine e alla salute

1. Aumento del gradiente di chiarezza, percezione, miglior giudizio sul fallimento (il soggetto

ragiona con lucidità sulla propria situazione)

2. Diminuzione dell’attivazione nel perseguimento di fini falsi a breve termine

3. Aumento del gradiente della ricerca della conoscenza vera e della sua qualità (riflette sulle

proprie capacità)

4. Aumenta del gradiente della ricerca della conoscenza vera, generale (rivolge la sua attenzione

all’osservazione sistematica dei propri processi di pensiero-azione)

5. Aumento del gradiente di atti scelti in accordo con la conoscenza vera (auto osservazione dei

propri pensieri)

6. Aumento del gradiente di fini buoni veri raggiunti (raggiungimento obbiettivi)

7. Aumento del gradiente di salute

8. Aumento del gradiente di benessere e di sentimenti superiori

9. Aumento del gradiente di fiducia, speranza e amore.

• Circolo vizioso: corrisponde al disordine e alla malattia

10. Diminuzione del gradiente di fini veri e buoni: mancato riconoscimento dei fini buoni

11. Aumento del gradiente di fini buoni falsi: il soggetto torna a cercare i fini buoni falsi

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12. Diminuzione del gradiente di ricerca rettifica della conoscenza era e dei fini: il soggetto è tentato di

abbandonare la terapia

13. Aumento del gradiente di conoscenza falsa: soggetto abbandonato a se stesso

14. aumento del gradiente dei fini buoni false raggiunti: continua a cercare fini buoni falsi

15. Aumento del gradiente di disordine e sofferenza: associata senso di insoddisfazione

16. Riduzione della forza dell’azione: la sofferenza blocca il soggetto e lo imprigiona.

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La sofferenza fisiologica e la sofferenza patologica

La vita corporea è connessa e congiunta in modo strettissimo, interessante e dinamico con l’altra faccia della luna, ovvero la vita

mentale, parallela e sostenuta da quella biologica, ma allo stesso tempo, senza la vita mentale, non potrebbe esistere la vita corporea, che

risulterebbe parziale, incompleta.

La malattia è tutto ciò che è di danno all’uomo, deriva dal latino “Malum”, il suo contrario è il bene, “Bonum”3, riuscire a conoscere

cosa è bene per l’individuo ci permette di capire cosa è il male e viceversa.

La sofferenza fisiologica partecipa alla complessa funzione di protezione della realizzazione personale, segnalando la presenza del male:

“noxae”4. L’evento fenomenico più frequente è la sofferenza fisiologica che si trasforma in patologia assumendo un carattere

invalidante.

Le forme di progressive di sofferenza fisiologica: forme iniziali, forme piene o conclamate. L’evoluzione delle forme di sofferenza fa

riferimento a diverse variabili quali: emozioni, pensiero, sentimento, sintomatologia corporea.

La sofferenza svolge una funzione d’aiuto all’uomo; essa giunge in soccorso segnalando la presenza di un disordine, lanciando l’allarme,

affinché l’uomo cessi di perseguire un falso bene (interesse prioritario disordinato), reindirizzandosi verso nuove scelte.

1) Indica la presenza di un male: (es:dolore fisico e/o psichico); in tal caso la sua funzione è simile a quella del dolore fisico il quale

indica appunto, la presenza del male.

2) Ostacola il proseguire: può rendere difficile il perseverare nell’agire automatico disfunzionale, sino quasi all’impedimento.

3) Conduce all’inaridimento totale del sentimento: può condurre alla perdita del desiderio, dell’attrazione verso ciò che è male,

sino alla necessità di una “nuova partenza”.

La finalità ultima della sofferenza, come della sintomatologia, è la protezione della felicità e della realizzazione personale. Essa attiva

una spia d’allarme, segala l’esistenza di un male fisico e psichico. La sofferenza informa della presenza di un disordine somatico al quale

corrisponde un disordine psichico. Il disordine psicosomatico emozionale indica che la persona si sta dirigendo verso un fine falso

automaticamente valorizzato: “Sotto ogni trauma c’è la non verità, la falsità” A. Tamburello.

I sintomi dal gr. sýmptōma ‘avvenimento fortuito’, der. di sympíptō5, nel linguaggio medico, ciascuno dei fenomeni elementari con cui si

manifesta lo stato di malattia, ma il sintomo assume anche un significato figurato: indizio, segno di qualcosa che sta per manifestarsi o è

già in atto. È proprio dall’unione di questi due significati che possiamo cogliere pienamente l’importanza del sintomo, infatti, per noi

psicologi assolve la funzione di il segnale di allarme, visibile al paziente e/o osservatori esterni, e molto spesso è ciò che li spinge a

giungere in terapia, ma in quanto segnale di disturbo, non è solo necessario andare ad attutire il sintomo, fino alla sua eliminazione, ma

bisogno continuare ad “indagare” fino a capire la causa scatenante che ha provocato quella sensazione di disagio.

3Malum: danno, disgrazia


Bonum: bene, felicità
4 Noxa: azione che reca danno; agente patogeno
5 Der. di píptō ‘cado’, col pref. syn- ‘con, insieme’

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Le persone spesso si aprono e decidono di andare a colloquio, per dare la propria testimonianza6.

Non è possibile sapere come i pazienti reagiranno davanti a esperienze non incoraggianti, che non fanno accrescere la fiducia. Dopo due

o tre colloqui, ci si può trovare davanti a drop-out, momento di fallimento della terapia, non importa se ha fallito il terapeuta o il

paziente, perché la terapia, a partire dal suo significato più antico, c’è il disporsi all’aiuto, per questo motivo, possiamo dire che il

colloquio è un momento di crescita anche per chi aiuta, la spinta ad aiutare è talmente alta, che permette anche al terapeuta di avere una

spinta verso l’alto, nel momento in cui non si cerca di sottomettere il paziente.

Il DSM-5, ovvero il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, consiste in una classificazione delle malattie psichiatriche

basata sulla sintomatologia; la classificazione è nosografica (prescinde dalle caratteristiche personali del paziente), ateoretica (non tiene

conto di teorie o scuole psichiatriche), e i sintomi sono raggruppati con criteri statistici, cioè in base alla loro frequenza nelle patologie.

La prima versione risale al 1952 (DSMI) e fu redatta dall’American Psychiatric Association (APA), seguirono le edizioni del 1968

(DSM-II), del 1980 (DSM-III, revisionato nel 1987), del 1994 (DSM-IV). Attualmente è in vigore la revisione del 2000, che accoglie un

numero di patologie (circa 370) tre volte maggiore della prima edizione.

Il DSM è da usare in ottica di strumento compensativo, che tenta di collimare i sintomi più frequenti di ogni patologia, ma non come

unico strumento per stilare diagnosi, in quanto ciò che si va curare, non è la malattia, ma il malato, colui che sopporta questa malattia,

infatti ogni persona ha qualcosa nella propria individualità. Proprio per questo motivo si da la precedenza al modus operandi e alle

necessità del paziente stesso a prescindere dal setting usuale, cercando di essere quanto più flessibili possibili, assecondando le esigenze

dello stesso.

Questa tipologia di diagnosi è definita come descrittiva e nomotetica a ciò si contrappone la diagnosi interpretativa la quale legge i segni

e i sintomi per rapportarli alle teorie già codificate e comprendere quindi il singolo caso (questo metodo è considerato ideografico,

perché tende tende alla conoscenza del singolo caso (ragionamento dimensionale).

Sanavio e Cornoldi parlano di diagnosi nosografico-descrittiva e diagnosi interpretativa- esplicativa per sottolineare il carattere empirico

e quello teorico dei due approcci. I nosografici sono nomotetici, tendono alla categorizzazione dei fenomeni per raggiungere una visione

generale delle patologie. I sistemi interpretativi sono ideografici e mirano alla conoscenza del caso particolare; alla base sei nomotetici

troviamo il ragionamento statistico, mentre noi ideatetici troviamo il ragionamento dimensionale.

6 Cosa vuol dire dare testimonianza?


Far vedere con la propria azione, cioè tutto ciò che coinvolge l’apparato muscolare; si da testimonianza quando ciò che credo
sia Bene, è fattore di malattia se non si fa affiorare una testimonianza che porta ad un fine buono vero. Nel momento in cui la testimonianza non è visibile
esternamente, ma è preparatoria per me stesso a cogliere un’indicazione, che nasce dentro di sé e dirige verso una determinata direzione, è da considerare
ugualmente come una testimonianza, in quanto raccolgo un suggerimento interno, spesso questa testimonianza interiore può portare a sofferenza interiore sia per
un’incapacità comunicativa momentanea, sia perché potrebbe essere un piccolo seme che ancora non è pronto a divenire piantina.

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La relazione terapeutica e il ruolo del terapeuta

Il termine relazione indica, etimologicamente, un legame tra due eventi, oggetti o persone. In ambito psicologico si intende l’interazione

tra gli atti interpersonali del paziente e quelli del terapeuta. E’ caratterizzata da un flusso continuo e reciproco di comunicazioni, verbali e

non verbali, che costituisce l’essenza stessa della terapia. Quindi possiamo dire che è l’interazione psichica e motivazionale che fa da

sfondo e consente lo svolgimento del colloquio.

Per salute il terapeuta intende la possibilità di tradurre massimamente in atto le singolari potenzialità umane; la malattia d’altronde è

intesa nel paziente come presenza di una condizione che rende incompleta l’espressione della sua potenza in quanto essere umano.

La terapia diviene strumento di trasmissione dell’ordine della conoscenza per indirizzare l’essere umano verso l’obiettivo finale di

libertà.

Per intervenire è necessario vedere cosa il paziente mette in atto, capire i suoi pensieri, che comandano le azioni. Bisogna “listare" i suoi

pensieri, che attua nello spazio critico del suo repertorio. Successivamente si stila un progetto in base ad un comportamento “Covert”,

ovvero ciò che è dentro la mente e poi ciò che è “Overt”, visibile agli occhi. Una volta compilata la lista si può intuire e capire quali

siano i requisiti necessari per liberare il soggetto dal suo disturbo, andando così a spezzare la concatenazione che porta al malessere

psicofisico.

Attraverso il metodo razionale il paziente è dunque invitato all’auto-apertura e all’auto-conoscenza in progressione, per pervenire ad

un’attualizzazione di sé più armonica e congrua con la realtà.

Il terapeuta accoglie l’altro, le sue parole, la sua sofferenza. E’ aperto a ricevere il flusso della comunicazione dell’altro; è pronto a

comprendere, si astiene da conclusioni, ha fiducia nell’altro, lo osserva e lo ascolta senza giudizi ed è umile, non dà risposte, non

interpreta e non etichetta. Durante le fasi di colloquio si procede con metodo e precisione, così da cogliere i processi logici delle proprie

inferenze, altrimenti si potrebbe incorrere nei seguenti rischi:

- Procedere in una sorta di analisi senza fine

- Cadere nella tentazione del riduttivismo

- Rassegnazione all’impotenza attuale nella speranza dei frutti della ricerca futura.

Con investigazione clinica si intende l'applicazione del ragionamento logico-razionale alla psicologia clinica.

Il metodo del ragionamento clinico: è indipendente dalle teorie cliniche e garantisce oggettività, permettendo ad ogni professionista di

arrivare alle stesse conclusioni; consente di partire dall'analisi dei dati per poi formulare ipotesi che vanno verificate attraverso un

percorso deduttivo, fino a rintracciare ulteriori dati empirici. Il tipo di “ragionamento super partes” che andiamo cercando deve quindi

essere un ragionamento causale, che sfrutti il principio di causalità applicandolo alla vita psichica umana. Il ragionamento causale, inteso

come alternanza di movimenti induttivi e deduttivi, consente di giungere alla conoscenza dei processi causali che hanno prodotto e

mantenuto la patologia (conoscenza profonda della psiche umana).

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I fattori di protezione, dovuti all’investigazione clinica, sono legati al procedere da una condizione ordinata e da una “povertà” iniziale; Il

peso iniziale delle strutture teoriche può condizionare diverse dimensioni del procedere e il peso iniziale degli interessi personali può la

condizionare gravosamente.

Il colloquio è un “laboratorio della vita" in cui si fanno due tipi di esperienze:

- Laboratorio delle esperienze chimico-psichiche: Richiede l’intervento di un “tecnico” capace di comprendere il proprio mondo

interiore e quello dell’altro. La nostra vita è individuale, ma le leggi che la governano sono le stesse identiche per tutti, e siccome la

natura è perfetta, anche la persona con una grave malattia ha una potenziale accessibilità al ritorno alla condizione iniziale. La

malattia è qualcosa di straordinariamente personale, essa è alienazione da sé: lo smarrimento di se stessi è la cosa più grave.

- Laboratorio della relazione: è esperienza delle dinamiche interpersonali, dove si osserva, si sperimenta, si va oltre il proprio vissuto

per aprirsi alla realtà dell’altro che abbiamo di fronte. Il colloquio è un luogo privilegiato di osservazione del mondo, in quanto ci

passano davanti infiniti “mondi” e infiniti modi di essere-nel-mondo.

L’investigazione è esperienza di “piccolezza”: solo così si riesce a procedere. Le cause sono nascoste al paziente e al medico stesso. Le

cause singolari, in azione sistematica, convergente, producono la sintomatologia e l’investigazione clinica giunge alla conoscenza di

questo sistema di cause, di questo insieme di parti. I risultati di tale procedimento, pertanto, non sono delle opinioni, ma sono delle

verità provate e il nostro essere è in grado di scoprire, di rivelare il non rivelato, il non evidente, attraverso la nostra vita, la nostra

esperienza vissuta pienamente.

Le parti dell’investigazioni sono:

1) ricerca dell’oggetto

2) definizione dell’oggetto

3) ricerca della causa orizzontale

4) ricerca della causa verticale

“Cognitio Certa Per Causas”: attualmente la ricerca delle “cause” sembra procedere solamente sul piano orizzontale, mentre

per addentrarsi nella struttura essenziale dell’uomo bisogna esplorare anche il piano verticale.

Cosa investigare? L’Uomo che assiste l’Uomo può investigare la vita psichica intera, le circostanze dell’azione assistenziale impongono

il limitarsi alla parte che ospita il disordine e le attese del sofferente ci impongono a rivolgerci alla parte interessata dal disordine.

L’investigazione parte dagli indizi7. Gli indizi più preziosi provengono dalla corolla di manifestazioni adiacenti alla sintomatologia. Ogni

indizio può fornire la stazione di partenza dell’investigazione e la maggior parte può essere individuata all’interno del colloquio clinico.

Durante il colloquio ci sono diverse operazioni che vengono attuate:

1) Ascolto: “Ascolto dell’eloquio libero senza alcuna idea o presunzione di saper attribuire significato, di saper ricavare

conoscenza da ciò che si ascolta nell’immediato. Ascolto di uno che è nudo e povero, che ascolta e che non deve sapere niente,

7 Indizio = index (indicatore), è un segno che permette di dedurre un fatto, una realtà non evidente o non immediatamente riconoscibile

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ascolto puro. E’ meglio non avere idee all’inizio, di nessun tipo, la realtà della persona è sempre diversa da quella che noi

pensiamo…” A. Tamburello.

E’ silenzio interno, ascolto affettuoso e accoglienza della persona e della sua sofferenza, stare fermi nel sentire, cogliere ciò che è

significativo, individuare, sentire ciò che mi può indicare un interesse, sentire ciò che non è neutro per lui.

2) Selezione: “Estrarre, selezionare frasi, parole, tracce su un evento,ecc. che ci rapporti a qualcosa, che segnali la possibilità di

trovare qualcosa, che non è neutro per il soggetto e privo di significato, ma che sia legato ad una motivazione che scopriremo

pian piano, avere forza, interesse per la persona…” A. Tamburello. Selezionare i dati significativi per la persona, scelgo alcune

parole non neutre per la persona che ascoltiamo. In genere sono le parole o le espressioni che ci attivano, che ci suscitano una

reazione di sorpresa, disgusto, preoccupazione, ilarità, disorientamento

3) Dalla parola al significato e finalità di significazione: “Occorre sensibilizzarci, per entrare nella realtà viva del disagio della

singola persona, ma non entrare con le nostre parole sulle sue parole, non incontrare noi stessi! Le parole possono essere usate

con intenzione di significazione molto diversa da persona a persona. La parola è la via per conoscere la direzione della sua

volontà, la finalità che aveva il soggetto, quello che lui vedeva e voleva trasmettere. Io devo stare nella verità e non in una

generica comprensione delle parole che mi arrivano!” A. Tamburello. Cerco di sapere o di verificare qual è il significato

attribuito dal soggetto alle parole. Bisogna essere sicuri di condividere le stesse conoscenze e di attribuire alle stesse espressioni

lo stesso senso

“ Bisogna essere amici dei pazienti” A. Tamburello.

Essere amico del paziente è assolutamente importante per poter avere una fiducia reciproca necessaria per poter gettare delle basi sicure,

in questo modo, ascoltando e restando fedele alle sue parole, toni pacati ed un accettazione incondizionata è possibile far capire al

paziente di essere lui stesso la meta della terapia.

L’empatia8, ovvero adesione al vissuto unito all’oggettivismo, è fondamentale per poter costruire questo rapporto e restituire al paziente

libertà, bellezza e armonia nel sentimento dell’azione. La terapia ha in se il confronto e la comprensione per il cambiamento.

Le finalità del percorso terapeutico sono molteplici, tra queste troviamo l’accoglienza al sentimento del paziente, nel senso di deposito

dell’essenza della sua stessa esperienza storica. Il paziente avverte sempre la necessità di narrare la propria storia di vita, perché

costituisce la sintesi di ciò che più ha amato e di ciò che si è impegnato ad evitare, secondo la sua inclinazione naturale. Inoltre la terapia

è anche scuola, momento in cui la persona può imparare a valorizzare nuove mete e nuovi strumenti. In ogni caso il fine ultimo della

terapia consiste nello sviluppo pieno ed ordinato delle capacità umane, condicio sine qua non per un buon orientamento e un sano

equilibrio nel corso della vita.

8 In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.

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Cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) nasce dall'unione di due approcci allora emergenti in

psicologia: il comportamentismo (Behavior therapy) e il cognitivismo (Cognitive Therapy) grazie a A. Beck e A. Ellis. Lavora su due

aspetti strettamenti interdipendenti e correlati: comportamenti e cognizioni, attraverso strategie e tecniche più propriamente definite

comportamentali (ad esempio, l’esposizione graduale sistematica a stimoli fobici) o cognitive (ad esempio, la disputa dei pensieri e delle

idee irrazionali), quindi tale orientamento psicoterapico spiega il disagio emotivo attraverso una complessa relazione, nell’ hic et nunc, di

pensieri, emozioni e comportamenti; prevede anzitutto che vi sia una attenzione molto alta nella definizione chiara, concreta e condivisa

con il paziente degli scopi della terapia, gli obiettivi vengono definiti in modo condiviso e collaborativo tra paziente e psicoterapeuta, in

funzione della diagnosi e concordando con il paziente stesso un piano di trattamento. viene chiamato ad agire attivamente nel corso della

terapia, ad esempio identificando i propri pensieri ed emozioni, essendo stimolato a formulare pensieri e credenze alternative,

sperimentandosi in repertori di comportamenti differenti, praticando diverse tecniche per facilitare la regolazione emotiva, sia in seduta

che a casa nel corso della settimana. In tal senso, la terapia cognitivo comportamentale implica la prescrizione di “compiti a casa” o

homework, allo scopo di promuovere e generalizzare modalità di riconoscimento e regolazione delle emozioni, dei pensieri e dei

comportamenti acquisiti in seduta.

Psicoterapia cognitivo comportamentale ad orientamento causale

“Dietro ogni sintomo ci sono almeno tre strati causali” A. Tamburello.

Per il modello causale, il problema psicologico è dettato dalla struttura motivazionale della persona e deriva dal contenuto dell’interesse

prioritario. Infatti, possono esserci degli interessi inadeguati, i quali, valorizzati dall’individuo generano una struttura cognitiva difettosa

e per tale motivo disagevole. In questo modo, com’è intuibile, non avremo uno schema cognitivo erroneo, in quanto risulta coerente con

la motivazione di fondo.

Ma se l’interesse perseguito dalla persona è inadeguato, creerà ovviamente una struttura cognitiva mal funzionante, che a sua volta

produrrà risposte disfunzionali.

La struttura motivazionale multilivello (SMM) è l’insieme organizzato dei bisogni e degli interessi prioritari che si sono stratificati nel

tempo seguendo principi causali. Ogni interesse prioritario è alla base di alcuni comportamenti dell’individuo e la struttura degli interessi

può essere alla base delle azioni del uomo. La presenza degli interessi prioritari fornisce la possibilità di raggiungere uno scopo vitale,

ognuno sceglie inconsapevolmente la strada da percorrere e la struttura dei propri livelli motivazionali.

Quindi l’SMM fornisce le mete individuali che si evolvono nel tempo organizza o influenza le strutture cognitive e la struttura della

personalità.

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l’SMM è costituita da l’interesse prioritario, ovvero il valore di maggior significato per la persona, che deve essere tutelato per

salvaguardare l’integrità del individuo E’ considerato come un principio e quindi ammesso come evidente; non ha bisogno di

dimostrazioni ed è indipendente dalla conoscenza dei fatti. La Struttura Motivazionale Multilivello sta alla base dell’agire umano in

quanto è volta al raggiungimento dell’Integrità, ovvero il pieno raggiungimento della propria “umanità”potenziale.

Genesi ed Evoluzione della Struttura Motivazionale e Multilivello

Ogni individuo ha delle tendenze naturali da soddisfare, che nel tempo, per circostanze condizionanti, arriva a sperimentare dolore e

frustrazione. Attraverso un’elaborazione cognitiva-comportamentale di una strategia scelta istintivamente e intuitivamente, arriva ad

impiegare le proprie energie e le proprie azioni verso un soddisfacimento e il raggiungimento di quella meta, a cui si attribuisce un valore

di protezione dal disagio vissuto. L’azione è accompagnata da scarsa consapevolezza e da conoscenze mancanti.

La persona può vivere durante la sua storia di vita situazioni altamente critiche e minacciose per l’integrità della vita psichica e fisica

dell’individuo.

Analisi funzionale

Quando si parla di analisi funzionale dell’azione si intende, l’analisi del contributo specifico di ogni elemento della sequenza

comportamentale nel mantenimento della stessa. È l’analisi delle relazioni funzionali tra tali elementi; ossia, l’analisi di come al

cambiare dell’uno cambiano gli altri e di come ognuno contribuisce all’espletarsi della sequenza comportamentale completa.

L’analisi funzionale dell’azione è quindi uno strumento d’indagine orizzontale: è un analisi in estensione, che descrive legami di

causalità tra oggetti d’indagine differenti, dando ragione delle reciproche interdipendenze, a differenza degli strumenti d’indagine

verticale, dove l’analisi svolta è in profondità e si descrivono legami di causalità tra gradazioni differenti di uno stesso oggetto

d’indagine, dando ragione del loro differente livello di generalità e della loro subordinazione causale.

L’oggetto dell’analisi funzionale dell’azione

L’oggetto dell’analisi funzionale dell’azione è l’azione, il comportamento, la sequenza comportamentale.

Studiando nello specifico i rapporti tra gli elementi che fanno parte di una sequenza comportamentale, è bene chiedersi quali siano gli

elementi essenziali del comportamento che quindi devono essere inclusi nell’analisi funzionale.

L’approccio comportamentale

Il comportamentismo studia il comportamento nella sua manifestazione direttamente osservabile. Limita la sua analisi, pertanto, a ciò

che viene prima del comportamento in esame ed a ciò che ne segue.

Gli elementi ritenuti essenziali per lo studio funzionale del comportamento sono:

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A= ANTECEDENTE: evento stimolo che precede il comportamento in esame

B=COMPORTAMENTO: l’unità comportamentale, l’azione

C=CONSEGUENZA: evento che segue il comportamento in esame e che funge da rinforzo del comportamento emesso.

Tale modello non prende in considerazione elementi interni non osservabili direttamente (pensieri, emozioni, motivazioni) perché non

ritenuti essenziali.

L’approccio cognitivo-comportamentale

Tale approccio esprime l’esigenza di inserire elementi non direttamente osservabili, perché ritenuti essenziali per lo studio del

comportamento.

In esso, dunque, gli elementi inseriti nell’analisi funzionale sono:

A= ANTECEDENTE: l’evento attivante

B=PENSIERO: il sistema di convinzioni, pensieri, valutazioni.

C=CONSEGUENZE EMOTIVE e COMPORTAMENTALI.

Tale modello ritiene indispensabile inserire, tra lo stimolo e la risposta, l’attività mentale che valuta e attribuisce significati allo stimolo e

che quindi produce quella determinata risposta.

Secondo tale modello i problemi dell’individuo sono rappresentati nell’elemento C, ossia sono risposte emotive e comportamentali, che

sono causate dal B, ossia dal sistema di valutazione dell’individuo, e non direttamente dall’A, dallo stimolo attivante. Il lavoro di

risoluzione dei problemi è quindi svolto sul B, sulla modifica delle convinzioni e dei pensieri che hanno causato emozioni e

comportamenti disfunzionali.

L’approccio cognitivo-comportamentale causale

L’oggetto di indagine di tale approccio è l’”atto umano”, ossia l’atto in cui l’uomo esercita il suo dominio e la sua sovranità e di cui

quindi egli è causa libera. È l’atto scelto, a differenza dell’”atto dell’uomo”, che invece è qualsiasi atto che non sia scelto.

L’atto umano esige la collaborazione di due facoltà: l’intelletto e la volontà.

Quindi, secondo tale approccio, per lo studio del comportamento sono essenziali:

- L’aspetto comportamentale —> l’AZIONE

- L’aspetto cognitivo—> l’INTELLETTO

- L’aspetto intenzionale – motivazionale—> la VOLONTA’

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L’analisi funzionale a 7 colonne

Nell’analisi funzionale a 7 colonne è possibile partire da uno qualsiasi degli elementi che la compongono. È preferibile scegliere quello

più certo, quello più vicino alla realtà, quello che lascia meno spazio all’approssimazione e poi da lì muoversi alla ricerca degli altri.

Lungo le 7 colonne è possibile muoversi nei due sensi:

- Da sinistra verso destra, ossia dall’Interesse Prioritario, l’agente causale, ai suoi effetti: criteri, che attivano antecedenti, i quali

generano pensieri, emozioni e risposte comportamentali attivate da fini. È un movimento DEDUTTIVO9, che va dal generale al

particolare e dà origine a dimostrazioni di tipo causa-effetto.

- Da destra verso sinistra, dai fini o dai criteri all’interesse prioritario, in un percorso che, andando dal particolare al generale, produca

ipotesi causali da verificare poi nella realtà del colloquio col paziente. È un movimento INDUTTIVO10, che dà origine a dimostrazioni

che, partendo dagli effetti, diano ragione della causa.

Solitamente, il percorso d’indagine maggiormente utilizzato parte dalla colonna 3 dell’antecedente, prosegue fino alla 7 del fine

dell’azione e poi, infine, si muove verso la 1 e la 2.

Interesse Criteri Antecedente Pensiero Emozione- Azione Fine specifico


dominante operativi automatico sentimento dell’azione

Causa prima Categorie di Stimoli che Eventi Emozioni e Impulsi Causa


del situazioni di producono un cognitivi sensazioni all’azione immediata
comportament minaccia comporta caratterizzati fisiche dell’azione
o non mento da struttura Azioni overt
imediatamente rispondente; telegrafica e
manifesta Stimoli natura
situazioni che involontaria
agiscono da
stimolo
discriminante

L’antecedente

Nella colonna 3 va inserita una situazione in cui avviene qualcosa di particolare, qualcosa di rilevante, qualcosa di problematico, che

innesca o risposte emotive forti, o pensieri automatici sgradevoli, o azioni disfunzionali.

Risponde alla domanda: “Qual è l’evento particolare che ha innescato quella specifica reazione?”

Può trattarsi di qualsiasi cosa che è stata valutata attraverso un pensiero, che ha prodotto un’emozione e che ha generato un’azione.

Quindi antecedenti possono essere:

9 Tipo di ragionamento che consente di derivare da una o più premesse date una conseguenza logicamente necessaria; tradizionalmente il termine designa, in
modo alquanto generico, ogni procedimento logico mediante il quale da una verità generale si può ricavare una particolare in essa implicita (opposto a induzione )

10 Procedimento logico (contrapposto alla deduzione ) per cui dalla constatazione di fatti particolari si sale a affermazioni o formulazioni generali; estens.,
congettura, supposizione.

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- Eventi reali: stimoli ambientali, un invita a cena, un incontro con una persona

- Ricordi di eventi recenti o passati: ricordo di un insuccesso, di un evento doloroso

- Anticipazioni di eventi che si crede possano verificarsi: “mi inviteranno a quella cena”, “arriverà un temporale”, “mi

chiederà quell’argomento che non so”

- Sensazioni fisiche: tachicardia, giramenti di testa

- Sentimenti / Emozioni / Stati d’animo: tristezza, agitazione, malessere

- Pensieri

- Azioni: “mi espongo”, “dico una frase”

- Conseguenze di azioni: “il mio amico si è offeso per il mio scherzo”.

Ognuna di queste categorie può innescare una sua specifica sequenza comportamentale e quindi ognuna può essere inserita nella colonna

dell’antecedente per analizzare le relazioni funzionali e causali con gli altri elementi che contribuisce ad innescare.

I pensieri

Nella colonna 4 vanno inseriti i pensieri automatici. Essi sono involontari e arrivano senza il consenso della persona.

La colonna dei pensieri include le seguenti possibilità:

- Immagini: utili quando si fa fatica ad esprimere verbalmente i contenuti dei propri pensieri.

- Inferenze: ipotesi, predizioni su ciò che sta accadendo o accadrà o è accaduto.

- Valutazioni: giudizi.

Le emozioni

Nella colonna 5 vanno inseriti emozioni, stati d’animo, sentimenti, reazioni vegetative.

Tali elementi sono molto importanti perché le persone cercano aiuto soprattutto quando le proprie reazioni emotive sono elevate, creano

disagio, provocano disfunzioni nella vita.

Sono due gli aspetti importanti da valutare:

- Il tipo di emozione

Le persone possono essere inibite nel comunicare emozioni intense, oppure non coscienti perché abituate ad evitare l’espressione di tali

vissuti, oppure carenti nelle abilità di introspezione ed auto-osservazione, oppure ancora non hanno un lessico adeguato. Per tutti questi

motivi è dunque importante verificare la presenza di tali stati emotivi e capire di che tipologia essi siano.

È quindi utile aiutare le persone ad acquisire un lessico emotivo, suggerendo le emozioni base e spiegando le differenziazioni più sottili e

gli aspetti particolari delle stesse.

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- L’intensità dell’emozione

È altresì importante stabilire dove l’esperienza emotiva si colloca su una scala d’intensità. Può essere utile a tale scopo usare una scala da

0 a 10, in cui la persona può registrare la sensazione soggettiva legata alla forza dell’emozione provata, oppure è possibile fare

riferimento alle reazioni fisiologiche: tanto più esse sono elevate, tanto più è possibile dedurne un’intensità elevata della reazione

emotiva.

L’azione

Nella colonna 6 vanno inserite le azioni, i comportamenti dell’individuo.

In essa è possibile specificare sia i comportamenti realizzati, ossia le azioni vere e proprie, i correlati comportamentali delle emozioni e

le verbalizzazioni, ma anche gli impulsi ad agire, sia quelli che non hanno condotto all’emissione di un comportamento, sia quelli che

hanno condotto al blocco del comportamento.

In questa colonna possono inoltre essere inserite anche le manovre di pensiero.

Il fine dell’azione

Il concetto di fine dell’azione risponde all’esigenza di includere, nell’analisi del comportamento dell’individuo, la modalità attraverso cui

egli partecipa alla creazione delle sue esperienze. Egli ricerca attivamente l’azione e lo fa attraverso il perseguimento di fini.

Per avviare un’azione piuttosto che un’altra è infatti indispensabile che si ricerchi qualcosa attraverso essa, altrimenti si dovrebbe

considerare l’azione come accidentale.

Non esiste, quindi, un’azione che non abbia un fine, e nessuna azione è perciò scindibile dai fini per cui viene svolta.

Il fine di una sequenza comportamentale, pertanto, è lo scopo a cui l’individuo tende tramite essa, ma è anche il “motore” che muove il

soggetto verso quella determinata classe di azioni.

E’ ciò che spinge l’uomo ad agire, ma indica anche quello che avrebbe voluto e desiderato che accadesse tramite quell’agire.

Attraverso la specificazione del fine è possibile includere anche le conseguenze dell’azione.

Dopo aver individuato l’azione bersaglio dell’indagine, si va alla ricerca del suo fine specifico. In tal modo, nella colonna relativa ad

esso, è possibile includere sia ciò che ha mosso il paziente all’azione, sia ciò che desiderava tramite essa, ma anche ciò che si è realizzato

attraverso essa, in corrispondenza di ciò che voleva.

Pertanto, le conseguenze sono comunque incluse nell’analisi, con il vantaggio dell’introduzione della possibilità di inserire non solo le

conseguenze reali, che avvengono e che rinforzano, ma anche quelle attese, amate, desiderate, che spingono il soggetto all’azione e che

sono spesso sufficienti a mantenere il comportamento disfunzionale a prescindere da un loro rinforzo concreto o meno.

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Il fine, ossia la conseguenza attesa, è infatti spesso rinforzante di per sé l’esperienza comportamentale messa in atto. Infatti, in presenza

di un fine, il semplice raggiungimento di parziali avvicinamenti ad esso, o il semplice riscontro dell’assenza di prove contrarie al suo

conseguimento possono di per sé costituire un forte rinforzante.

L’Interesse Prioritario

È evidente ormai come la partecipazione della persona alla costruzione della propria esperienza si esplichi nella ricerca attiva di

conseguenze, attraverso azioni consapevoli, ossia nel fine perseguito.

Ciò che ancora non è chiaro è cos’è che rende una conseguenza di un’azione desiderabile.

Cos’è che fa sì che alcune conseguenze siano ritenute dal soggetto positive, e quindi favorevoli e da ricercare, ed altre invece siano

considerate negative e sfavorevoli e quindi da evitare?

In pratica, perché si mira proprio a quello specifico fine?

Per rispondere a queste domande, si deve entrare in contatto con un “sistema” da cui l’individuo è guidato nel valutare le situazioni e

giudicarle, attribuendo loro un valore positivo o negativo.

Sostanzialmente, se una conseguenza è valorizzata, tanto da essere oggetto del fine che si ricerca attraverso l’azione che si ritiene possa

condurre ad essa, vuol dire che esiste qualcosa a monte che fa valutare quell’accadimento come positivo e quindi da ricercare.

Questo qualcosa deve essere un sistema di riferimento generale che renda conto delle motivazioni per cui, dato un antecedente,

l’individuo attiva un fine per guidare la sua azione..

Il fine attivato dall’antecedente. Un evento qualsiasi diventa antecedente e quindi attiva un’azione finalizzata, nel momento in cui è

valutato minacciante o portatore di opportunità per il soggetto. Ma è giudicato minacciante o vantaggioso rispetto a cosa?

In presenza di un antecedente minaccioso, si attiverà un fine che guiderà l’azione alla ricerca di una conseguenza, oggetto proprio del

fine. Tale attivazione deriva dall’esigenza di rispondere alla minaccia e quindi dalla necessità di difendere, di tutelare qualcosa di

preordinato.

Questo qualcosa deve essere qualcosa di preesistente, qualcosa investito di un valore tale da dover essere tutelato e salvaguardato con

energia.

Questo qualcosa è definito dal concetto di INTERESSE PRIORITARIO.

Esso corrisponde al valore di maggior significato per la persona, a quel valore che maggiormente deve essere tutelato allo scopo di

salvaguardare la stessa integrità dell’individuo.

L’uomo infatti, per natura, tende all’integrità, ossia alla pienezza di espressione del proprio essere e delle proprie proprietà costitutive,

nella loro totalità ed interezza.

Tale tendenza è insita in ogni individuo, ma anche ardua da soddisfare.

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Nel corso dello sviluppo, quindi, l’individuo può fermarsi, può apprendere ad attribuire il potere di garantirgli l’integrità, e il benessere

che l’accompagna, al raggiungimento di qualcosa di specifico, che diventa pertanto il suo interesse prioritario.

La relazione che in tal modo si instaura tra integrità e realizzazione dell’interesse è strettissima, tanto che il mancato raggiungimento

dell’interesse è considerato dal paziente come portatore di carenza della sua integrità, ossia come impossibilità di esprimere pienamente

le qualità costitutive del proprio essere.

Il potere di cui tale interesse è investito fa sì che esso diventi la motivazione permanente nel sistema cognitivo dell’individuo, quella che

occupa la posizione gerarchicamente superiore nella scala delle priorità.

L’interesse prioritario è costante nel tempo e trasversale a tutti gli ambiti situazionali. Esso quindi è totalitario, tanto che la globalità di

azioni, giudizi, sistemi di pensieri sarà volta alla sua tutela.

Preesistendo nell’individuo nel momento in cui egli si espone alle esperienze della sua esistenza, agisce causalmente sia in fase

conoscitiva, sia in quella attuativa.

Come si trova l’Interesse Prioritario? Il lavoro di individuazione dell’Interesse Prioritario prevede l’utilizzo di metodi di investigazione

causale, sia di tipo orizzontale sia di tipo verticale.

La gerarchizzazione dell’Interesse Prioritario in tre o più livelli di causalità rende indispensabile, per la sua identificazione, un percorso

VERTICALE, che descriva cioè i legami di causalità tra gradazioni differenti di uno stesso oggetto d’indagine. Esso deve infatti rendere

ragione del loro differente livello di generalità e della loro subordinazione causale (dal livello superiore discende quello di grado

inferiore e così via).

Lo strumento principe per questo tipo d’indagine è l’analisi causale, che consiste in un movimento eziologico retrogrado, che porti ad

un’ordinata definizione dell’architettura motivazionale del soggetto.

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