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SOCRATE

Socrate nacque ad Atene nel 470 a.C., da un padre scultore e da una madre levatrice (lui si
paragonerà al ruolo di sua madre, poiché lui faceva nascere le idee ma non le creava, faceva
stimolare il ragionamento).
Si tenne lontano dalla vita politica attiva dedicandosi solo alla ricerca della filosofia,
Inoltre non lascio quasi mai Atene e girava per dialogare e riflettere partendo dall’idea di
non sapere niente e colmare le domande.
Nel 404 Atene perse contro Sparta nella guerra del Peloponneso ci fu di conseguenza il
periodo dei 30 tiranni, in cui Atene perse la libertà e dovette ubbidire alla politica filo-
spartana.
Socrate non essendosi interessato mai alla politica mantenne la discussione con chiunque, e
tra i suoi allievi/seguaci c’era Crizia: leader dei tiranni.
Appena Atene si riprese la libertà politica (democrazia) Socrate venne visto in modo
negativo poiché non aveva preso parte contro gli spartani. Quindi venne accusato di
corrompere i giovani (poiché li faceva ragionare con la propria testa) e anche di empietà,
ovvero di aver affermato qualcosa contro gli dei.
Così si difese da sé durante il processo, prendendo la situazione molto ironicamente e fu
condannato a morte bevendo un veleno nel 399 a.C.
Possiamo dire quindi che a Socrate fu vietata la libertà di pensiero.

Lui venne riconosciuto come un grandissimo intellettuale ma non scrisse niente. Riteneva
che la filosofia fosse un’eterna ricerca della verità e che, solo attraverso il dialogo, poteva
permettere il fiorire di nuove idee. Pensava che scrivere fosse inutile poiché le parole
rimanevano ferme e non chiarivano i possibili dubbi, cosa che si poteva fare solo con il
dialogo vivo.
tutto ciò che sappiamo viene da testimoni contemporanei e da ciò che ha raccontato il suo
allievo Platone.
Come testimonianze troviamo quelle negative di Aristofane (le nuvole), Policrate; quelle
limitative di Senofonte; E quelle più suggestive di Platone e Aristotele.

Lui, nonostante fosse contemporaneo dei sofisti, non ne fa parte.


Ha punti in comune come:
• l’attenzione per l’uomo;
• Uso dialettica;
• atteggiamento spregiudicato e la mentalità razionalistica.
Presenta soprattutto elementi contrastanti:
• non voleva fare della sua filosofia una professione;
• non utilizza la retorica ma la dialettica, infatti non cerca di convincere ma discutere e
confrontarsi;
• vuole arrivare ad una verità condivisa (non assoluta);
• Lui non utilizza la retorica poiché devia dalla verità;
• Non accetta la demolizione della verità;
• rifiuta il relativismo assoluto.

(Inizialmente si dedicò allo studio della natura, poi a quello dell’uomo e ciò che ne deriva,
infatti il suo obiettivo era conoscere se stesso: una vita senza ricerca non è degna di essere
vissuta).

La prima condizione della ricerca e del dialogo e la conoscenza della propria ignoranza.
Gli uomini sapienti sono quelli che sanno di non sapere.
Socrate si identifica come filosofo ovvero amante della sapienza o in cerca di sapere.

Lo strumento per indagare e conoscere nuove cose è il dialogo, confronto con l’altro
attraverso la parola. Il dialogo è composto da un continuo porsi di domande cercando di
trovare una verità condivisa
I suoi dialoghi presentavano una struttura con elementi ben precisi: l’ironia e la maieutica.

L’ironia viene utilizzata per mettere in difficoltà con delle domande interlocutore che
crede di sapere. Socrate mettendo in discussione le persone svela la loro vera ignoranza,
facendo nascere dubbi.
Lui utilizza la brachilogia ovvero il fare discorsi brevi con domande frequenti e concise.
(Per questo motivo questo personaggio è stato odiato da sapienti e da potenti di Atene
poiché venivano messi in ridicolo)
Con questa tecnica il filosofo chiede al proprio interlocutore di renderlo partecipe riguardo
le sue conoscenze e competenze, poiché lui, filosofo, non sa niente.
Usando il dubbio e la tecnica della confutazione (obiezione di una tesi) mostrava
all’interlocutore di star sbagliando, cercava di far ammettere all’altro la tesi sbagliata.
Questo metodo ironico può essere definito “dialettico-Zanoniano” in onore di
Zenone(Zenone accettava inizialmente una tesi per poi dimostrare la contraddittorietà
logica).

Tutte queste tecniche portavano alla nascita di nuove domande e di nuove idee:

Con le tecniche precedenti si dava vita alla maieutica: l’arte del far nascere e stimolare
il punto di vista dell’interlocutore per portarlo ad un’idea valida.
(Uno dei principi fondamentali di Socrate è la pedagogia ovvero l’auto-educazione, dove il
maestro aiuta i discepoli ad affermarsi in modo autonomo partendo dalle proprie
inclinazioni interiori.)

Dopo aver fatto ragionare l’interlocutore iniziava la richiesta di una definizione, e quindi
nasceva spontanea la domanda “che cos’è?”.
A questa domanda Socrate voleva che si rispondesse con una vera definizione e non con
esempi, cercando di far definire i tratti essenziali di una cosa.
Alla domanda che cos’è potevano avvenire due situazioni: una negativa che metteva in crisi
l’interlocutore e una positiva che conduceva in una definizione soddisfacente.

Aristotele attiverà subito alla scoperta dell’induzione e del concetto. L’induzione è un


ragionamento che porterà ad un’affermazione generale, esprimendo il concetto di una cosa.

Utilizzava altre tecniche come l’omologhia, ovvero l’arrivare ad un accordo su un certo


tema attraverso la discussione.
Esisteva anche il metodo induttivo, ovvero il procedimento conoscitivo che va dal
particolare all’universale; si osserva e poi si dà la definizione personale ma non è sempre
fonte di verità.

Poteva avvenire anche un discorso aporetico, cioè non concluso e rimasto senza risposte.

L’ETICA
Il focus della morale di Socrate è la sua concezione di virtù, ovvero il modo migliore di
comportarsi nella vita. Per Socrate la virtù è una conquista dei valori più importanti di
tutti. Essa è formata di scienza, una forma di sapere e prodotto della mente.
Per Socrate l’essere uomo è riflettere, cercare di ragionare. In poche parole la virtù è la
massima espressione di ciò per cui una cosa è, quindi per l’uomo è il saper usare fin
infondo la ragione (scienza).

Socrate credeva nel razionalismo morale: si basava sull’idea che chi usa la ragione fin
infondo non compie il male, chi non la usa invece lo compie.
Socrate verrà accusato di intellettualismo etico: Lui crede anche che nessuno pecca
volontariamente e chi lo fa per male lo fa per ignoranza. Però non prende in considerazione
il fatto che chi sa usare la razionalità può fare il male.

La virtù può essere insegnata a tutti, e tutti devono imparare il mestiere di vivere (scienza
del bene e del male)
Quindi la virtù è unica e coincide con i valori dell’interiorità e della ragione, quindi
valori dell’anima.
La virtù socratica aspira all’utilità e alla felicità per questo viene definita come forma di
eudemonismo(condizione dovuta allo star bene con se stessi)

Socrate parla anche l’della politicità, ovvero l’arte del saper vivere con gli altri e del
ragionare insieme.

La virtù per i sofisti è una tecnica, cioè un’arte che si può acquistare;
si utilizza nella politica in quanto può essere praticata da tutti perché tutti la possono
imparare da un maestro;
può portare alla felicità successo della politica delle Polis.

Per Socrate la virtù è conoscenza cioè il fine ultimo della vita dell’uomo;
si realizza nella vita politica in quanto è la capacità di dialogare con tutti e può essere
praticata da tutti perché consiste nella ricerca della verità;
coincide con la felicità.

Il demone: Socrate considera il filosofo come un compito affidatogli dalle divinità. Si


riferisce ad un demone che lo guiderà nel suo percorso, una guida e concetto religioso. Può
essere anche una personificazione individuale dell’anima.
Veniva attribuita:
• la dottrina orfica dell’anima prigioniera del corpo;
• l’anima come sede del corpo intellettuale.
• Queste dottrine portano alla tesi dell’immortalità dell’anima.

Il suo concetto di politeismo è solo un obbligo di pensare imposto dalla società infatti egli
crede in una forza divina superiore al quale individua un modo per la mente umana di
rapportarsi ad essa. La mente infatti è opera di una forza ordinatrice maggiore che governa
l’universo. La religione socratica è una religione che ammira la ricerca filosofica.

La morte: dopo la restaurazione della democrazia, cacciati i 30 tiranni, un gruppo di politici


accusò Socrate di corruzione dei giovani e di introduzione di nuove divinità.
Venne processato e dopo una serie di provocazioni da parte sua venne condannato a morte.
Dietro questo evento c’era il timore che Socrate potesse essere promotore dell’aristocrazia
politica e che denigrasse pubblicamente alcuni politici democratici.
La sua morte fu una conferma dell’importanza di sottostare alle leggi, nonché violare e
quindi venir meno alla società.

PLATONE
Aristotele, detto Platone per la sua ampia fronte nacque ad Atene nel 428 a.C. da una
famiglia nobile impegnata nella politica.
Nel 404 a.C. collaborerà con i tiranni del regime oligarchico rimanendo disgustato. A circa
vent’anni cominciò a frequentare Socrate diventando suo allievo.
Assistendo all’accanimento contro Socrate e all’ingiusta condanna lo portò ad un totale
disprezzo per i politici corrotti che avevano condannato una persona giusta.
Questo lo portò a dedicarsi alla filosofia, lui disse che la filosofia cambierà il mondo.
Mette in atto questa filosofia politica con lo scopo di individuare una dottrina politica
che possa migliorare la società e il mondo ateniese.
Questa politica deve far avvenire una crescita, cambiamento, e rigenerazione della società.
Viaggiò molto dedicandosi soprattutto all’Italia meridionale.
Fonderà vicino ad Accademo la sua scuola chiamata Accademia.

Nel 388 si comincerà di aver individuato criteri per la società giusta così decise di andare a
Siracusa con l’intento di praticare le proprie tesi filosofiche.
Dione, della cerchia di Dionigi, lo fece andare a Siracusa, per far mettere in pratica la sua
tesi dal tiranno Dionigi il vecchio, ma non ottenendo niente, scappò e venne venduto come
schiavo.
Platone verrà liberato e nel 367 Per il volere dell’amico Dione ritornerà a Siracusa,
proponendo nuovamente a Dionigi il giovane la sua tesi, ma neanche questa volta riuscirà a
convincere il tiranno, ottenendo solo la scomunica dell’amico e ritornerà ad Atene dove
morirà nel 347 a.C.

Platone scrisse tante opere, 13 lettere e 34 dialoghi, ognuno dedicato ad un tema in


particolare (anima, amore, politica, retorica) e presentavano sempre la figura di Socrate.
La base dei dialoghi è la finalità etico-politica (rigenerare le Polis), ma saranno
caratterizzati dalla teoria delle idee.
Nell’antichità le opere di Platone vennero divise da Trasillo in 9 tetralogie (gruppi di
quattro) sulla base del loro contenuto tematico.
Attualmente suddividiamo le opere di Platone in tre gruppi, anche se non sappiamo la data
delle opere, corrispondenti alle fasi della sua vita:
(suddividiamo in base al pensiero, stile, contenuto, riferimenti storici, lessico ecc. che
muteranno nel tempo)
• Scritti giovanili socratici: vengono descritti dialoghi tra Socrate e i concittadini.
I più importanti sono apologia di Socrate, Critone, Eutifronte, Protagora, Gorgia.
• Dialoghi della maturità: dialoghi riflessivi di Socrate immaginate da Platone.
Menone, Fedone, Repubblica, Simposio, Fedro.
• Dialoghi della vecchiaia o “dialettici”: corregge le teorie esposte negli anni precedenti
dove Socrate è poco presente.
Teeteo, Parmenide, Sofista, Timeo, Politico, Leggi.

Platone nelle sue opere farà uso della dialettica, della brachilogia ovvero dialoghi brevi,
botta risposta, in cui Socrate fa interventi sempre più lunghi.
(Platone con il tempo cambierà il pensiero di Socrate mettendogli in bocca le sue idee)

• Nell’apologia di Socrate e nel Tritone, Platone e esalta l’ideale socratico di una vita
dedicata alla ricerca filosofica, cercando di esaltare Socrate come filosofo per
eccellenza.
• Nel Protagora Platone critica la concezione sofistica della virtù come insieme di abilità
acquisite accidentalmente attraverso l’esperienza.
• Nel Eutidemo polemizza contro realistica, arte che non tiene conto della verità di ciò
che si dice.
• Nel Gorgia Platone attacca la retorica e l’insieme delle tecniche persuasive dei sofisti.
• Nel Cratilo il filosofo si oppone alla concezione del linguaggio come iniziativa
dell’uomo.

Per lui la virtù è l’uso della ragione per individuare il bene comune; la retorica invece se
viene utilizzata per il bene comune va bene ma se non è così viene condannata dal filosofo.
Quindi possiamo distinguere:
Pars destruans ovvero la parte distruttiva
Pars construes ovvero la parte costruttiva

Una risposta alla crisi della società


Il platonismo può essere compreso solo in riferimento alla crisi politico-culturale in Grecia
(specialmente Atene).
Dal punto di vista politico, Platone è caratterizzato dal tramonto dell’età dell’oro dell’Atene
di Pericle: dopo gli avvenimenti (30 tiranni e democrazie diversa) si avviò ad un periodo di
decadenza politica e sociale.
Platone è indotto a individuare questa situazione come una crisi dell’uomo non solo della
politica: cominciò ad idealizzare Socrate che divenne simbolo di crisi (la sua morte) e la
speranza di superarla (egli aveva già avvertito la necessità di un rinnovo andando oltre la
sofistica, cerca di non lasciare all’uomo vuoto di certezze).

Una riforma politica doveva essere affiancata alla necessità di una riforma globale
dell’esistenza umana. Essa poteva portare ad una nuova visione delle cose (filosofia
rinnovata). Ciò comporterà ad una rivoluzione culturale ed un progetto politico diverso:
Platone progetta una politica sotto la luce del sapere. Platone fu una mente poliedrica e
universale infatti, affiancato ai suoi concetti politici, matematici ecc ritroviamo un Platone
“globale”.

Platone e Socrate

La filosofia platonica, nonostante ammiri gli insegnamenti del suo maestro, non ha punti in
comune con la filosofia di Socrate.
Userà la concezione del filosofare come dialogo, in quanto rappresentava per Platone un
atto di fedeltà dopo la morte di Socrate: il dialogo e la scrittura platonica concepiscono la
filosofia come sapere “aperto“.
Platone pratica la filosofia come uno sforzo di andare verso la verità che l’uomo non
possiede.

MITOLOGIA
I primi filosofi rifiutarono la mitologia, Platone invece inserì nei suoi dialoghi i miti:
racconti di fantascienza, inventati da lui, dove vengono esposti concetti e dottrine
filosofiche.
Essi avevano due significati fondamentali:
Era lo strumento con il quale si comunicava le proprie dottrine. Il mito dunque
un’espediente didattico concepito per spiegare una dottrina complicata.
Il mito è qualcosa che si inserisce nelle lacune della ricerca filosofica permettendo la
formazione di una teoria verosimile. Esempio: la religione afferma l’immortalità dell’anima,
anche se non si conosce il loro destino dopo la morte, il mito tenta di rappresentare
razionalmente il destino e in modo verosimile.

Lui utilizzerà i miti, tramite i quali spiegherà le sue teorie per affermare qualcosa che dal
punto di vista razionale è difficile affermare.
Ci sarà una doppia esigenza:
• Chiarire con immagini una dottrina difficilmente comprensibile razionalmente.
• Per parlare di realtà che vanno aldilà dei limiti entro i quali l’indagine razionale dovrebbe
contenersi.

Un mito che conosciamo scritto nella Repubblica, è il mito di Er.

Platone ritiene che la crisi morale che colpisce Atene è causa di una crisi conoscitiva.
Secondo Socrate l’ingiustizia era causata dal non conoscere i valori universali quali: il bene,
la giustizia, coraggio ecc (Platone pensa che una convivenza giusta è basata su quei valori).
L’obiettivo di Platone era di trovare una conoscenza oggettiva, universale, eterna e
perenne criticando la cultura tradizionale che promuove dei disvalori come la potenza
politica, i piaceri smodati, il benessere economico sui quali non è possibile basare una
convivenza giusta.

La politica di Platone si sofferma maggiormente sui sofisti.


Confutò il relativismo utilizzando due obiezioni:
• Affermare tutte le opinioni come vere non aveva senso, poiché accettando questa tesi si
accettava come veritiera pure la tesi che non tutte le opinioni sono vere
autocontraddicendosi
• Anche chi affermava il relativismo effettivamente non seguiva questo principio nelle loro
scelte. Un esempio È quello di una persona che necessita delle cure, che si affida
esclusivamente al medico e non a qualsiasi persona, affermando come vere solo le
opinioni del medico.
Quindi Platone è alla ricerca di una scienza, ovvero l’episteme, che deve essere oggettiva
stabile e immutabile e che si deve basare su una conoscenza di valori certi.
FILOSOFIA METAFISICA
Lui cercherà dei valori che superino il mondo fisico, che siano perfetti, eterni, immutabili e
assoluti.
Lui parlò della prima filosofia metafisica: una filosofia dualistica quindi formata da due
realtà.
Realtà fisica- contingente e materiale, copia della realtà metafisica
Realtà metafisica- immateriale, spirituale e perfetta chiamata mondo delle idee
Da qui iniziò a parlare di due navigazioni:
1. La prima facilitata dal vento - quindi la conoscenza del mondo fisico; descritta come
esperibile ovvero che se ne può fare esperienza
2. Una seconda in cui il vento si ferma - avviene lo sforzo per arrivare al mondo
metafisico; descritta come intellegibile ovvero conoscibile solo con lo sforzo
dell’intelletto.

Per Platone le idee stavano nel mondo delle idee, e così parlerà di innatismo: le idee sono
innate, già esistenti quindi non c’entra niente con un contenuto prodotto del pensiero.

Teorizzò un dualismo
Affermò che il necessario è ciò che è e non può non essere
invece è contingente qualcosa che può essere può non essere es. mondo fisico

Troviamo la concezione dualistica, gnoseologico, e antologica.


Il dualismo gnoseologico distingue la conoscenza umana in due tipi
• Doxa: È un’opinione, qualcosa di concepito grazie ai sensi quindi empirico, fallace, non
certa e che può ingannare.
La Dexa È divisa in:
- Eikasia, immaginazione, immagine delle cose sensibili;
- Pistis, credenza, cose sensibili.
• Episteme: È un qualcosa di astratto, elevato, è la conoscenza vera a cui si arriva con la
seconda navigazione.
Si divide in:
- Dianoia, conoscenza mediana, idee matematiche.
- Noesis, Intellezione filosofica, idee superiori.

La gnoseologia di Platone (indagine della conoscenza umana tramite cosa e come avviene) è
una sorta di innatismo che si fonda sul principio della reminiscenza delle idee che se
sollecitate da una cosa vengono ricordate.

Il dualismo ontologico afferma l’esistenza delle due realtà, quella fisica e quella
metafisica. Il mondo delle idee si trova nell’iperuranio (zona sopra il cielo ovvero lo
spazio).

Troviamo tra termini che mettono in rapporto le idee e le cose:


• Mimesi: imitazione, copie semplici delle idee platoniche (idee valori)
• Metessi: partecipazione, cose che partecipano all’esistenza delle idee (enti matematici)
Presenta il necessario per identificare ma solo in parte.
• Parosia: presenza, le idee sono presenti nelle cose ne rappresentano l’essenza (giudizi)

TEORIA REMINISCIENZA: Conoscere è ricordare le idee innate, assorbite prima di


nascere.

Esiste una struttura gerarchica che classifica le idee dalle più importanti alle meno.
1. Alla base della piramide ci sono le cose materiali (poco importanti)
2. Poi ci sono le idee matematiche
3. Sopra le idee dei valori (giustizia, bellezza, coraggio)
4. In cima c’è l’idea del bene (e del male)

C’è da precisare che l’uomo è duale: È formato dal corpo fisico contrapposto da
un’anima immateriale. Nel mondo dell’idee infatti, essendo che posso entrare solo le
cose immateriali, l’anima ne fa parte e quando si unisce al corpo (come un carcere) sente
nostalgia di questo mondo perfetto.

Le idee si trovano nell’iperuranio, zona che non è tangibile né può essere compresa dalla
conoscenza umana. Alcuni hanno associato questo luogo al paradiso cristiano o
dell’empireo di Dante, in realtà ciò a cui si riferiva Platone e che queste idee vivono non in
un luogo metafisico ma sono indipendenti dall’uomo.
Come il concetto di cerchio o triangolo pur esistendo in ogni tempo e spazio non
necessariamente devono essere appartenenti a un mondo dell’aldilà. Quindi si può affermare
con certezza che le idee per Platone sono in una zona dell’essere diversa dalle cose ma come
esse vivano non si può dire.

È possibile conoscere idee anche se non sono tangibili all’uomo secondo l’anamnesi.
Ogni persona prima che la sua anima cada nel corpo ha vissuto nell’iperuranio quindi ha
visto e osservato le idee (metempsicosi: ideologia secondo cui il corpo dopo la morte si
separa dall’anima)
Una volta cresciuti abbiamo dei ricordi labili, degli idee che riaffiorano una volta che
veniamo a contatto con le cose (copie imperfette delle idee).

IMMORTALITÀ DELL’ANIMA
Nel Fedone, Platone alla fine della sua vita parla ai suoi discepoli dicendo che con la morte
l’anima trova la libertà perché solo in questo modo essa può conoscere le idee.
Le prove dell’immortalità dell’anima sono:
• Tutto si genera dal contrario vita morte, cioè l’anima rivive dopo la morte del corpo.
• L’anima è simile alle idee che sono eterne, quindi anche essa è tale.
• È un soffio vitale e partecipa all’idea di vita e non può accogliere l’idea opposta (morte)

Mito di Er
Un mito che conosciamo scritto nella Repubblica, è il mito di Er. Questo guerriero morto
torna in vita per raccontare che dopo la morte si deve scegliere un diverso modello di vita
sulla terra basandosi sulle esperienze fatte in vita.
Ogni vita serve per acquisire nuova saggezza, per un totale di 10 reincarnazioni (dopo si
spezza la catena), ma può accadere che alcuni non imparino mai dalle vite precedenti quindi
non riuscendo ad acquisire saggezza.
Sono presenti tre Moire, una tesse il filo, una mette il nodo di inizio e una taglia (metafora
percorso vita uomo).

Il “Fedro” MITO DEL CARRO O DELL’AURIGA (BIGA ALATA)


L’auriga (ragione) guida una biga trainata da due cavalli: uno bianco (razionalità) e uno
nero(Impulsività)
L’obiettivo è quello di giungere a contemplare quanto più in alto e a lungo possibile
l’iperuranio (pianura delle verità). Quando il cavallo nero tira verso il basso il carro, l’anima
si reincarnerà e la persona saggia sarà quella che fu in grado di osservare le idee, l’ignorante
colui che non ci riuscì.

Fedone
Le anime dei filosofi sono libere dalla reincarnazione, invece le anime che hanno fatto
peccati inspiegabili sono condannate eternamente, uomini virtuosi sono incarnati da
animali mansueti; Nella Repubblica l’autore dice che dopo 1000 anni tutte le anime si
reincarnano

EROS PLATONICO
L’eros (amore) per Platone è la ricerca dell’uomo della bellezza, e questo tema è
presentato in forma di dialoghi.

Simposio
In un banchetto i convitati fanno delle lodi per Eros, si parla di Eros volgare (legato i corpi)
e quello celeste (legato alle anime). Aristofane parla degli androgeni (coppie divise a metà
da Zeus per gelosia, I quali vanno in cerca dell’altra metà per riunirsi e ricostruire l’essere
primitivo). Da questi Platone definisce il concetto d’amore.
Eros è un demone, figlio di povertà e ingegno in cerca di sapienza e bellezza, cioè è
scaturito dalla mancanza.

La bellezza sta alla base dell’eros poiché è tramite il tramandare di una generazione, con la
morte, si lascia un essere che ci assomiglia.
La bellezza è quindi l’oggetto e il fine dell’amore.
La bellezza corrisponde a diversi gradi dell’amore:
1. Del corpo, attrae.
2. Dell’anima.
3. Delle leggi.
4. Delle scienze.
Il più alto grado di bellezza è la bellezza in sé, ed è uguale amore filosofico
(La bellezza risveglia i sensi dell’uomo che si è incarnato, e si definisce PSICAGOGIA Il
ruolo dell’amore che guida le anime verso il mondo delle idee).

LO STATO IDEALE repubblica


lo Stato ideale non esiste e non esisterà mai però si può prendere come confronto per lo
Stato ideale.
Secondo Platone il potere Il potere dovrebbe essere nelle mani dei filosofi.
Giustizia: le classi dovrebbero essere formate non per nascita ma valutando la persona dal
carattere (tripartizione dell’anima)
Platone risponde alla domanda “chi sono?” Dicendo il perché sia importante una guida
filosofica per trovare la giustizia che è alla base della nascita e della vita dello Stato.
Lo Stato quindi era formato da:
• I governanti che raffiguravano la razionalità, la sapienza (testa);
• I guerrieri che rappresentavano il coraggio, forza (torace);
• I produttori dei beni materiali che rappresentavano la concupiscenza (brama e
desiderio) e la temperanza (ventre).
Questo Stato ideale non aveva la democrazia ma il potere era in mano dei filosofi che si
occupavano del bene loro e di tutti.

dialoghi vecchiaia IL “POLITICO” E LE “LEGGI”


Secondo Platone fin da piccoli si doveva studiare la musica e la ginnastica per mantenere il
corpo sano per permettere alla mente di lavorare.
- Durante i primi 35 anni Si studiavano tutti gli ambiti necessari. Erano escluse le forme
d’arte poiché rappresentavano i sentimenti, con unica eccezione la musica militare.
- Dopo il 35º anno se superavi potevi continuare lo studio della filosofia fino a
cinquant’anni,
- poi si diventava militari,
- infine chi riusciva a superare tutte queste fasi si diventava filosofo re (concetto politica
elitaria, Elite)
Lo Stato essendo molto stabile non aveva bisogno di leggi scritte.
Nelle due opere parlerà di tre tipi di potere: monarchia, oligarchia, democrazia.
• La monarchia era il governo di uno, se questo era il migliore funzionava ma se non era il
migliore si trasformava in tirannide (Forma corrotta)
• L’oligarchia era il governo dei pochi che però se andava in mano dei più ricchi non
funzionava.

• La democrazia, in mano di tutti che poteva trasformarsi in demagogia/populismo, in


molti si fanno trasportare dagli istinti irrazionali.
Quindi si può capire che non c’è un vero ideale ma l’importante è che a governare siano i
migliori.

Statalismo: Stato controlla tutto nei dettagli


Sofocrazia: governo dei sapienti
Nōocrazia: governo dell’intelligenza

Mito della caverna, Repubblica


Uno schiavo legato alle gambe al collo in modo che non possa girarsi può guardare solo il
fondo della caverna. Alle spalle dei prigionieri c’è un muro ad altezza d’uomo e si muovono
delle persone con delle statue in pietra e legno raffigurati tutti i generi di cose.
Immaginando ci sia un fuoco dietro queste persone si formano le ombre delle statue nel
muro, e la caverna, avendo un eco, rendeva possibile sentire le voci anche dalla parte
opposta della caverna.
Questi prigionieri non avendo mai visto altro pensavano che la realtà fosse formata da
queste ombre e che l’eco fosse la voce di queste figure. Immagino che uno dei prigionieri
riesca a liberarsi potrà notare che le ombre erano formate da quelle statuette, decisamente
più reali. Immaginando anche che il prigioniero fuori esca dalla caverna all’inizio
rimarrebbe abbagliato dalla luce ma successivamente vedrebbe la realtà.
Questo prigioniero però non verrà creduto dagli altri schiavi e venne ucciso.

1) In questo racconto la caverna rappresenta il mondo sensibile; i prigionieri gli uomini; il


fuoco il sole; le statue le cose sensibili; le ombre sul fondo sono le immagini delle cose; il
mondo esterno rappresenta l’iper uranio, il mondo delle idee; gli oggetti del mondo esterno
rappresentano idee superiori; le loro immagini riflesse nell’acqua rappresentano le idee
matematiche; il sole rappresenta l’idea suprema del bene.

2) Poi simboleggia i gradi della conoscenza nelle due specie nei 2°:
• la visione delle ombre simboleggia l’Eikasia o Immaginazione,
• le statue simboleggiano la Pistis o credenza,
• gli oggetti riflessi nell’acqua rappresentano la dianoia,
• la visione degli oggetti e del sole rappresenta la Noesis.

3) L’abbagliamento che colpisce l’uomo una volta uscito dalla caverna significa che per
conoscere le idee si deve affrontare un percorso di apprendimento che richiede tempo e
fatica.
Questo mito simboleggia anche l’aspetto ascetico-religioso del platonismo: la vita della
caverna e la vita dell’anima prigioniera del corpo, così come la vita alla luce del sole
significa la vita dell’anima libera dal corpo elevata fino all’iperuranio.

4) esprime anche la concezione etico-politica platonica: parla del ritorno nella caverna di
colui che si era liberato dalle catene, con lo scopo di liberare altri schiavi.
Questo ritorno è un ritorno del filosofo-politico , Che superato il desiderio di
contemplare il vero arriva a decidere di salvare anche gli altri. L’uomo si affaticherà nel
guardare di nuovo nel buio dovendo di nuovo abituarsi.
Non vedendo capito dei compagni e vedendo preso per folle verrà ucciso: come successo a
Socrate e come potrebbe succedere a chiunque testimoni in dimensione socratica.

LA COSMOLOGIA NEL “TIMEO” dialogo vecchiaia

Tratterà del problema del rapporto tra le idee e il mondo materiale. Proporrà una
cosmologia ovvero una rappresentazione dell’universo fisico dei suoi caratteri essenziali.
Platone rappresenterà l’universo è il rapporto tra idee e il mondo sensibile grazie al
mito del Demiurgo:
In origine esistevano le idee e la Chora (in materia originaria, in forme, in perenne
divenire)
Un Dio chiamato demiurgo intervenì per l’amore del bene e cercò di creare stabilità e
ordine nella chora.
Lui plasmò la chora, secondo una struttura geometrico-matematica, creando delle copie
imperfette delle idee. Quindi creò le cose sensibili che avevano una certa stabilità, durata e
una bellezza perché derivavano dalle idee, ma poiché non perfette avranno una morte.
In questo mito la Chora è il principio negativo di tutto ciò che esiste;
Le idee sono il principio positivo di tutto ciò che esiste.

L’universo, gli astri, i pianeti sono sferici e i movimenti dei corpi celesti sono sempre
circolari; tutte le cose hanno forme geometriche. Il mondo è dotato di un’anima immortale,
Causa dei movimenti di avvengono nell’universo. Il tempo è immagine mobile dell’eternità,
Dove non c’è un prima e un dopo ma solo il presente

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