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Teoria della mentalizzazione: per mentalizzazione si intende il "tenere a mente la mente propria
e altrui". In altre parole, il "rappresentarsi internamente gli stati mentali", riferiti a se stessi e altri. La
mentalizzazione è la capacità (o incapacità) della persona di concepire gli stati mentali propri e
Gabbard- Le psicoterapie- 3
altrui come spiegazione del comportamento, capacità di comprendere cosa avviene nella mente
dell’altro e di rispondere di conseguenza. La teoria della mentalizzazione è profondamente
radicata nella teoria dell’attaccamento: il bambino impara a riconoscere i propri stati mentali
attraverso interazioni di rispecchiamento con il caregiver (biofeedback sociale)—>attraverso
ripetute esperienze di rispecchiamento con il caregiver il bambino individua (o scopre) il suo Sè
psicologico nel mondo sociale. Affinché il bambino scopra il proprio Sè psicologico (cioè si scopra
come dotato di una mente), il rispecchiamento da parte del caregiver deve essere:
- coerente, cioè adeguato con lo stato mentale del bambino
- marcato e accentuato.
Se il rispecchiamento non è coerente, la rappresentazione del bambino del proprio stato interno
non corrisponderà allo stato del Sè costitutivo (cioè non corrisponderà a nulla di reale) e ciò
potrebbe predisporre allo sviluppo di un Falso Sè (struttura narcisistica di personalità)
Se il rispecchiamento non è marcato e accentuato, l’espressione del caregiver potrebbe essere
vista come un’esteriorizzazione dell’esperienza del bambino, alimentando la tendenza a vivere le
emozioni attraverso gli altri (struttura borderline di personalità).
Lo sviluppo della capacità di mentalizzazione segue una linea evolutiva in cui possono essere
individuati punti di fissazione.
Valutazione: Quali pazienti sono adatti per la psicoterapia psicodinamica? Occorre valutare:
- diagnosi secondo DSM4 (non sufficiente)
- psicological mindedness: il pz. è in grado di rendersi conto dell’origine interna dei suoi
problemi , anziché sentirsi semplicemente senza controllo come una foglia spazzata dal vento.
- meccanismi di difesa (MdD): secondo la Psicologia dell’Io, i MdD servono a evitare che la
persona diventi consapevole di desideri sex. o aggressivi e dell’angoscia ad essi connessa. I
MdD si distinguono in primitivi (o immaturi), di livello superiore (o nevrotici). Esistono anche
Gabbard- Le psicoterapie- 4
difese mature come la sublimazione, l’umorismo, l’altruismo generalmente considerate non
patologiche. La valutazione dei MdD del paziente da parte del trp serve per capire la quantità di
insight che il pz. è capace di sopportare e quindi se orientare il trattamento più in una direzione
supportiva o espressiva (o interpretativa —>interpretazione).
MdD PRIMITIVI Scissione: le rappresentazioni di sé e degli altri vengono separate per evitare il
conflitto, impedendone la loro integrazione
Fantasia schizoide: ritiro nel mondo interno per evitare l’ansia provata dalle
relazioni interpersonali
Io forte Io debole
tolleranza emozioni forti come rabbia, dolore, ansia scarsa tolleranza degli stati affettivi
capacità di anticipare le conseguenze delle proprie deficit nelle capacità di giudizio e nell’esame di
azioni (giudizio) realtà
psychological mindedness
MdD
capacità di mentalizzazione
relazioni oggettuali
forza/debolezza dell’Io
conflitto intrapsichico
deficit evolutivi
Obbiettivi della psicoterapia psicodinamica: fin dall’inizio della terapia pz. e trp devono
concordare obbiettivi realistici della psicoterapia. “realistici” perchè ad es. un pz. può avere
come obbiettivo quello di sposarsi e avere dei figli e un trp non può promettere che la
psicoterapia raggiungere questo scopo. Un obbiettivo realistico può essere invece quello di
Gabbard- Le psicoterapie- 6
permettere al pz. di comprendere i conflitti intrapsichici e interpersonali che interferiscono
nell’istaurazione di relazioni mature da parte del pz. In alcuni casi gli obbiettivi possono poi
essere rivisti nel corso della psicoterapia. L’obbiettivo generale della psicoterapia psicodinamica
non è l’eliminazione dei sintomi (qual’è l’obbiettivo della psicoterapia cognitivo-
comportamentale) ma piuttosto un cambiamento profondo della personalità.
Gli interventi terapeutici: gli interventi volti a promuovere il cambiamento terapeutico possono
collocarsi lungo un continuum espressivo1 -supportivo.
Controtransfert: Freud definiva il controtransfert come il transfert dell’analista nei confronti del
pz. In altre parole il pz. può ricordare al trp una persona significativa del suo passato e di
conseguenza il trp inizia a trattare il pz. come se fosse quella persona. Con il tempo il concetto
di controtransfert ha subito una notevole evoluzione fino a includere la risposta emotiva
complessiva del trp nei confronti del pz.; “complessiva” in quanto è il risultato sia delle relazioni
passate del terapeuta sia dei sentimenti suscitati dal pz. nel trp. Winnicott fu il primo a estendere
il concetto di controtransfert. Infatti lui, lavorando con pz. psicotici o con gravi disturbi di
personalità, vide che il controtransfert dei trp era più un sentimento di “odio obbiettivo2”
determinato dai comportamenti irritanti dei pz. che semplicemente dovuto a conflitti irrisolti dei
trp. La parte di controtransfert indotta dal pz. è solitamente indicata come identificazione
proiettiva. L’identificazione proiettiva è un processo inconscio costituito da 3 fasi:
2 obbiettivo perchè chiunque reagirebbe in maniera analoga al comportamento irritante del pz.
Gabbard- Le psicoterapie- 9
- il pz. nega una rappresentazione di Sè o
dell’oggetto cattiva e la proietta sul trp
- il trp, in risposta della pressione
interpersonale esercitata dal pz., inizia a
comportarsi conformemente alla
rappresentazione di Sè o l’oggetto cattivo
proiettato su di lui
- il trp contiene, processa psicologicamente e
modifica il materiale proiettato e poi lo
restituisce al pz. che lo reintroietta.
Il controtransfert in quest’ultima accezione può
quindi essere un’utile strumento diagnostico
terapeutico che aiuta il trp a comprendere il
mondo interno del pz.
Elaborazione: il trp aiuta il pz. a osservare e a individuare i pattern ripetitivi legati ai MdD e alle
relazioni oggettuali che si manifestano nel transfert e nelle relazioni quotidiane. Il pz. acquisisce
consapevolezza del suo contributo nelle situazioni che si creano nella sua vita, di come lui è primo
protagonista della sua vita e che quindi dipende da lui cambiarla.
Conclusione della terapia: la terapia può finire per una serie di motivi spesso condizionati da
considerazioni pratiche come ad es. trasferimento del pz. o del trp, problemi finanziari del pz. Uno
dei principali obbiettivi della terapia è quello di permettere al pz. di interiorizzare il processo di
Gabbard- Le psicoterapie- 10
alleanza terapeutica
transfert
controtransfert
resistenze
elaborazione
indagine così da poter continuare questo lavoro anche una volta conclusa la terapia. Diversi studi
hanno rilevato che, se la relazione con il trp è stata interiorizzata, il lavoro che il pz. fa su di sé
prosegue anche una volta che la terapia è terminata. Idealmente la terapia dovrebbe concludersi
quando trp e pz. concordano sul fatto che gli obbiettivi fissati all’inizio sono stati raggiunti. La realtà
clinica è però diversa: alcuni pz. interrompono la terapia contro la volontà del trp. In tal caso è
inutile che il trp insista per una sua continuazione, mentre è più utile lasciare andare il paziente
dicendogli che se vuole “la sua porta è sempre aperta”. Alcuni pz. ritornano periodicamente per
qualche seduta o si rivolgono al trp in momenti di crisi. Con alcuni pz. il tentativo del trp di
interrompere la terapia fallisce, per cui essi possono rimanere “pz. a vita”. Con alcuni pz. stabilire
un termine della terapia può essere una strategia terapeutica. Non dobbiamo dimenticare che la
fine della terapia fa sperimentare non solo al pz. ma anche il trp un senso di perdita, perdita oltre
che di un pz. anche di una relazione umana.
conclusione obbligata per trasferimento del pz. o feltro o per problemi economici del pz.
conclusione decisa unilateralmente perchè o il pz. o il trp ritengono inutile continuare la terapia
fallimento del tentativo di porre termine alla terapia che porta a uno stato di “paziente a vita”
tipo di studi RCT (gold standard della ricerca in studi naturalistici (con disegno quasi
psicoterapia) sperimentale)
tipo di validità validità interna: garantiscono l’esistenza di validità esterna: i risultati ottenuti dalla
una relazione causa-effetto fra variabile ricerca possono essere generalizzati
indipendente e variabile dipendente ad ambiti più ampi rispetto a quello in
cui la ricerca è stata compiuta
Studi di efficacia sperimentale (efficacy): gli RCT (studi clinici randomizzati controllati,
randomized controlled trial) sono considerati lo standard di riferimento (gold standard) per la
valutazione dell’efficacia della psicoterapia. Gli RCT sono gli studi che possono offrire il livello
maggiore di evidenza (livello 1) perchè vengono condotti in condizioni sperimentali controllate che
consentono al ricercatore di controllare in maniera sistematica le variabili estranee al trattamento
che possono influenzare l’outcome. Gli RCT sono considerati dall’APA (American Psycological
Association) gli studi elettivi per la valutazione dell’efficacia della psicoterapia. Inoltre l’APA
aggiunge che per valutare l’efficacia della psicoterapia occorrono almeno 2 studi condotti da 2
gruppi di ricerca diversi. Gli RCT sono definiti da 4 caratteristiche:
- presenza di un gruppo di controllo (“controlled”)
- randomizzazione (“randomized”) cioè le persone vengono assegnate in modo casuale alle
diverse condizioni del trattamento (es. di condizioni: trattamento sperimentale e trattamento di
controllo)
- controllo della variabilità individuale cioè tutti i pazienti devono avere una stessa diagnosi
Gabbard- Le psicoterapie- 12
- controllo della variabilità del trattamento cioè all’interno dello stesso gruppo tutti i pazienti
devono essere sottoposti allo stesso trattamento (si ottiene attraverso la manualizzazione dei
trattamenti).
Gli RCT garantiscono validità interna cioè che c’è una relazione causa-effetto fra variabile
indipendente e variabile dipendente, che le modifiche apportate alla variabile indipendente
causano quelle rilevate nella variabile dipendente: es. causa=psicoterapia psicodinamica (variabile
indipendente)—>effetto=diminuzione sintomi depressivi (variabile dipendente).
La validità interna di una ricerca risponde al quesito “i risultati trovati rispecchiano effettivamente il
fenomeno studiato o dipendono da altre variabili non considerate?”
Limiti dei RCT:
• difficilmente applicabili a trattamenti che durano diversi anni
• focus sui disturbi più che sulla persona
• possono essere validi in medicina per verificare l’efficacia di un farmaco ma non lo altrettanto per
valutare l’efficacia della psicoterapia poiché la psicoterapia non è un farmaco che funziona allo
stesso modo in diverse condizioni (ad es. nella psicoterapia entrano in gioco fattori difficilmente
quantificabili come il rapporto paziente-terapeuta)
• non sono in grado di prevedere l’efficacia di un trattamento nella pratica clinica (effectiveness)
Studi di efficacia clinica (effectiveness): studi naturalistici. Gli studi naturalistici sono studi
condotti in modo tale che il comportamento del soggetto viene disturbato il meno possibile dal
processo di osservazione. L’osservazione è condotta nel setting clinico della pratica professionale.
Gli studi naturalistici non hanno validità interna in quanto non controllano i fattori che influenzano
l’outcome ma hanno validità esterna cioè i risultati ottenuti dalla ricerca possono essere
generalizzati ad ambiti più ampi rispetto a quello in cui la ricerca è stata compiuta. Limiti degli studi
naturalistici: non sono in grado di dimostrare il rapporto causale fra variabile indipendente e
variabile dipendente (validità interna) perchè non controllano le variabili che possono influenzare
l’outcome del trattamento.
La validità interna degli studi di efficacia clinica può essere aumentata ricorrendo a disegni quasi-
sperimentali.
Studi quasi-sperimentali: sono definito “studi quasi-sperimentali” quegli studi in cui non è
rispettata una delle seguenti condizioni tipiche degli studi sperimentali cioè:
- non c’è assegnazione casuale dei soggetti al gruppo sperimentale e al gruppo di controllo
- si dispone di un solo gruppo sperimentale (manca il gruppo di controllo).
Negli studi quasi-sperimentali si valuta se un trattamento è stato efficace facendo rilevazioni prima
e dopo il trattamento: se il trattamento è stato efficace si riscontra un cambiamento fra pre e post.
Gabbard- Le psicoterapie- 13
Studi di efficacia sperimentale (efficacy): RCT Studi di efficacia clinica (effectiveness): studi
naturalistici
garantiscono validità interna cioè che c’è una garantiscono validità esterna cioè i risultati ottenuti
relazione causa-effetto fra variabile indipendente e dalla ricerca possono essere generalizzati ad ambiti
variabile dipendente più ampi rispetto a quello in cui la ricerca è stata
compiuta
sono definiti “studi quasi-sperimentali” quegli studi in cui non è rispettata una delle seguenti condizioni
tipiche degli studi sperimentali cioè:
- non c’è assegnazione casuale dei soggetti al gruppo sperimentale e al gruppo di controllo
- si dispone di un solo gruppo sperimentale (manca il gruppo di controllo).
negli studi quasi-sperimentali si valuta se un trattamento è stato efficace facendo rilevazioni prima e dopo il
trattamento: se il trattamento è stato efficace si riscontra un cambiamento fra pre e post.
Valutazione dell’efficacia della STPP (Psicoterapia psicodinamica a breve termine= durata < a
24 sedute o < a 6 mesi): attraverso RCT.
Valutazione dell’efficacia della LTPP (Psicoterapia psicodinamica a lungo termine= durata > a
24 sedute o > a 6 mesi): attraverso studi naturalistici con disegno quasi-sperimentale. Perchè un
trattamento sia definito efficace deve rispettare i seguenti criteri APA:
- deve essere superiore a una condizione di controllo (placebo o assenza di trattamento)
Gabbard- Le psicoterapie- 14
- essere efficace almeno quanto un trattamento già noto.
In studi naturalistici quasi-sperimentali più rigorosi la LTPP, ha mostrato di soddisfare entrambi i
criteri. In questi studi la compatibilità dei gruppi di controllo era assicurata mediante appaiamento,
stratificazione o controllo statistico delle differenze iniziali. La LTPP :
- è risultata significativamente superiore alle condizioni di controllo (effect size3 significativamente
maggiore rispetto ai gruppi di controllo)
- è risultata significativamente più efficace della STPP, sopratutto per quanto riguarda il
miglioramento dei sintomi e cambiamenti strutturali della personalità
- è risultata più efficace di altre terapie e della STPP in pz. con più di una diagnosi
- ha evidenziato ampi effect-size pre-post in pz. con disturbi deprex., d’ansia e di personalità.
3 L’ effect size (o dimensione dell'effetto) è una misura della forza della relazione tra due variabili.
Gabbard- Le psicoterapie- 15
Su alcuni disturbi come i disturbi dissociativi, il disturbo narcisistico, istrionico e antisociale di
personalità non sono stati condotti studi sull’efficacia clinica della psicoterapia psicodinamica. La
pratica clinica suggerisce che la psicoterapia psicodinamica a lungo termine possa essere
efficace sui disturbo narcisistico e istrionico di personalità. Per quanto riguardo il disturbo
antisociale di personalità il buon senso suggerisce che psicoterapia psicodinamica è
controindicata anche se la compresenza di un disturbo depressivo aumenta la probabilità di una
buona risposta a una psicoterapia psicodinamica.
- con pazienti con gravi disturbi di personalità (sopratutto disturbo borderline di personalità)
psicoterapie psicodinamiche a lungo termine si sono dimostrate più efficaci di terapie più brevi.
Anche i disturbi depressivi sembrano necessitare di trattamenti più lunghi.
- dai risultati degli RCT è emerso che la psicoterapia psicodinamica è più efficace del placebo,
della terapia supportiva o del trattamento di routine (TAU: Treatment as usual) e che la
psicoterapia psicodinamica è altrettanto efficace della CBT.
- dato che la psicoterapia psicodinamica e la CBT sono risultate ugualmente efficaci le ricerche
sul processo future dovranno indagare da un lato quali sono i fattori comuni alle due terapie che
innescano il cambiamento e dall’altro lato se ci sono fattori specifici della psicoterapia
psicodinamica che producono il cambiamento.
Prospettiva diatesi- una persona che ha subito esperienze negative infantili può sviluppare schemi
stress centrali disadattati che restano inattivi finchè non vengono riattivati da un
evento di vita corrispondente. Questi schemi disadattavi determinano i sintomi
(comportamentali, somatici, emotivi) tipici di un determinato disturbo.
Modello bio-psico- oltre al deficit nel funzionamento cognitivo anche altri fattori (psicologici,
sociale sociali, genetici, biologici, ecc. )contribuiscono alla genesi del disturbo e quindi
anche alla sua guarigione.
3 livelli di cognizione core belief: condizioni assolute, ipergeneralizzate, rigide riguardanti sé stessi
(schema di sè), gli latri (schema degli altri) e della relazione fra sé e gli altri
(schema interpersonale) che sono considerate verità assolute, affondano le
proprie radici nell’infanzia e hanno un effetto importante su come percepiamo
noi stessi e il mondo che ci circonda. Es. “Sono un incapace”
Stategie compensatorie risposte comportamentali messe in atto dal soggetto per fronteggiare le proprie
credenze nucleari disfunzioni.
Disturbo bipolare nella fase maniacale, utilizzo della difesa maniacale (cioè utilizzo di una distorsione
cognitiva eccessivamente positiva per contrastare i pensieri negativi intrusivi)
nella fase depressiva, pensieri negativi e autoreferenziali
Disturbo d’ansia bias selettivi nell’elaborazione delle info: sopravvalutazione portata di un evento int.
o ext. minaccioso e sottovalutazione delle proprie capacità di fronteggiare l’evento;
uso conseguente di strategie di evitamento e strategie compensatore
4Il verdetto di Dodo è il verdetto dell’uccello in Alice nel paese delle meraviglie: “Tutti hanno vinto e
ognuno deve ricevere un premio”. Il verdetto di Dodo è stato usato per la 1° volta da Luborsky per
dire che confrontando differenti approcci psicoterapeuti, nessuno risulta significativamente più
efficace degli altri.
Gabbard- Le psicoterapie- 24
farmacoterapia produce effetti che perdurano di più nel tempo. Infatti dalle ricerche è emerso che
pazienti che avevano ricevuto CBT erano meno a rischio di ricadute di pazienti che avevano
ricevuto la terapia farmacologica una volta che smettevano di assumere il farmaco.
Disturbo bipolare: la CBT associata alla farmacoterapia riduce il tasso di recidive a breve termine
e migliora il funzionamento sociale e la sintomatologia a lungo termine.
Disturbi d’ansia: diverse ricerche hanno rilevato che la terapia cognitiva (risrutturazione cognitiva)
è efficace quanto la terapia comportamentale (esposizione in vivo) sui disturbi d’ansia. Alcuni studi
su pazienti con fobia specifica hanno rilevato che le terapie che integrano strategie cognitive e
comportamentali sono percepite come meno intrusive e avversive di terapia che si avvalgono della
sola esposizione (terapia comportamentale). Tuttavia bisogna notare che nelle ricerche viene fatta
una notevole confusione nella classificazione delle terapie: infatti la terapia comportamentale e in
particolare l’ERP (Exposure and Response Prevention, Esposizione e prevenzione della risposta)
a volte viene classificata come terapia cognitiva e a volte come terapia comportamentale,
rendendo difficile la distinzione e la comparazione fra le 2 (terapia cognitiva e terapia
comportamentale). CBT e farmacoterapia sono ugualmente efficaci nel trattamento dei disturbi
d’ansia anche se la CBT ha un minor tasso di recidive della farmacoterapia. Il PTSD viene
comunemente trattato con tecniche cognitive e comportamentali. Il NICE del Regno unito ha
sviluppato linee guida per il trattamento del PTSD. Per sviluppare queste linee guida, il NICE ha
condotto una metanalisi dei trattamenti psico e farmacologici del PTSD. Ai fini della rassegna le
psicoterapie sono state divise i 4 categorie:
- CBT centrata sul trauma
- EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) e gestione dello
stress associata a rilassamento muscolare
- altre psicoterapie (psicoterapia supporti, couseling non direttivo, terapia psicodinamiche, ipnosi)
- gruppi di CBT
Dalla metanalisi è emerso che la CBT centrata sul trauma e l’EMDR sono ugualmente efficaci e
che la CBT è più efficace della terapia supportiva e di altre terapie direttive, dimostrando così che
l’efficacia della CBT non è dovuta a fattori aspecifici.
Schizofrenia: nel trattamento della schizofrenia la CBT è stata studiata solo come trattamento
aggiuntivo alla farmacoterapia. Da studi che hanno confrontato CBT+ farmacoterapia vs sola
farmacoterapia è emerso che CBT+ farmacoterapia è più efficace di sola farmacoterapia sui
sintomi + e - della schizofrenia. Studio che hanno confrontato CBT + farmacoterapia vs terapia
supportiva vs farmacoeterapia, hanno rilevato che CBT + farmacoterapia è più efficace di terapia
supportiva vs farmacoeterapia.
Bulimia nervosa: studi condotti per valutare l’efficacia della CBT sulla bulimia nervosa hanno
rilevato che la CBT è più efficace della farmacoterapia e che la CBT + farmacoterapia è più
efficace della sola CBT.
Gabbard- Le psicoterapie- 25
Disturbi di personalità: l’efficacia della di particolari forme di CBT (la DBT, Terapia dialettico
comportamentale e la SFT, Schema Focused Therapy) è stata ampiamente studiata. La DBT è
risultata efficace nel ridurre i sintomi (automutilazioni, depressione, ansia, sintomo dissociativi,
comportamenti suicidari) tipici del disturbo borderline. La SFT si è dimostrata più efficace della
psicoterapia psicodinamica orientata al transfert su pazienti affetti da disturbo borderline.
Disturbi dell’umore Depressione - la CBT è altamente efficace nel trattamento delle depressioni
unipolare leggere, moderate e gravi
(molti studi) - CBT ugualmente efficace alla farmacoterapia ma effetti della
CBT perdurano di più nel tempo di quelli della
farmacoterapia
Schizofrenia - sono stati fatti studi solo su efficacia della CBT in aggiunta alla farmacoterapia
- CBT+ farmacoterapia è più efficace di sola farmac
- CBT + farmacoterapia è più efficace di terapia supportiva vs farmacoterapia
Bulimia nervosa - CBT è più efficace della farmacoterapia
- CBT + farmacoterapia è più efficace della sola CBT
Disturbi di - è stata studiata l’efficacia di tipi particolari di CBT: la DBT, Terapia dialettico
personalità comportamentale di M. Linehan e la SFT, Schema Focused Therapy
(molti studi) - DBT è efficace nel ridurre i sintomi (automutilazioni, depressione, ansia, sintomo
dissociativi, comportamenti suicidari) tipici del disturbo borderline
- SFT è più efficace della psicoterapia psicodinamica orientata al transfert
FATTORI TERAPEUTICI
speranza
appartenenza
feedback
altruismo
attesa e placebo) e si consiglia di usare la terapia non direttiva come placebo psicologico.
- in alcune ricerche alcune tecniche vengono etichettate come cognitive e in altre come
comportamenti (es. ERP)
- mancanza di ricerca empirica su diversi tipi di popolazioni
- l’esclusione della diagnosi in comorbilità rende i risultati degli RCT meno generalizzatili perchè
nella pratica clinica si incontrano spesso condizioni di comorbilità
- mancanza di studi sull’efficacia di specifiche forme di CBT per specifici disturbi
Gabbard- Le psicoterapie- 27
CAP.23: TERAPIA PSICODINAMICA DI GRUPPO
Fattori terapeutici:
- speranza: nelle fasi iniziali del gruppo e quando entrano nuovi membri il terapeuta deve
comunicare al gruppo la totale certezza circa l’efficacia del trattamento per infondere in loro la
speranza. Senza speranza non esiste alcun trattamento.
onestà
rispetto
operosità
responsabilità
applicazione
- appartenenza: le persone che hanno disagi emotivi e psicologici molto spesso si sentono soli ed
estranei e questo aumenta la loro angoscia. La possibilità di stabilire rapporti con altri esseri
umani offerta dalla terapia di gruppo permette ai membri di fare esperienza di appartenenza a
una collettività e in tal modo di diminuire l’angoscia, di avere sollievo.
- feedback: all’interno del gruppo ogni membro: a) mette in atto le sue abituali modalità relazionali
e ricevendo feedback su queste da parte degli altri membri del gruppo, può acquisirne
consapevolezza e provare a modificarle; b) osserva come gli altri membri del gruppo affrontano
specifiche interazioni e può provare a sperimentare nuove modalità relazionali prendendo
esempio da quelle adottate dagli altri membri del gruppo. Es. Lui è un uomo attraente che non è
mai stato in grado di sostenere la relazione con una donna. Lei, un membro del gruppo, mostra
ammirazione nei confronti di Lui e flirta con Lui. Lui risponde in maniera ostile fino ad arrivare ad
attaccarla. Nessuna donna con cui era stato aveva mai resistito ai suoi attacchi. Attraverso i
feedback del gruppo Lui diviene consapevole di queste sue dinamiche relazionali e prova a
modificarle.
- altruismo: i membri del gruppo possono aiutarsi reciprocamente ed essere di aiuto agli altri
aumenta l’autostima.
CRITERI DI conseguenti ai criteri di qualsiasi persona che può trarre beneficio dalla
INCLUSIONE esclusione psicoterapia è un buon candidato per la psicoterapia
psicodinamica di gruppo a lungo termine. In
particolare la psicoterapia psicodinamica di gruppo
è particolarmente indicata per:
- pazienti con difficoltà a istaurare relazioni
interpersonali
- pazienti che hanno relazioni interpersonali
disfunzionali
- pazienti socialmente poco competenti
- pazienti alessitimici
Preparazione del paziente alla terapia di gruppo: un aspetto essenziale della terapia
psicodinamica di gruppo è la preparazione dei pazienti alla terapia. Infatti un’inadeguata
preparazione dei pazienti è la principale causa di abbandoni. É il terapeuta che deve selezionare e
preparare i pazienti alla terapia di gruppo. La preparazione del paziente alla terapia di gruppo
comporta:
- la costituzione dell’alleanza terapeutica con il conduttore
- l’individuazione degli obiettivi della terapia
- fornire al paziente linee guida relative all’uso terapeutico del gruppo
- la stipulazione di un contratto terapeutico
Contratto terapeutico: ogni paziente si impegna a:
- essere presente regolarmente e con continuità ai gruppi
- esprimersi con sincerità e spontaneità, verbalmente non con agiti, sempre nel rispetto degli altri
membri del gruppo. Egli tuttavia non ha alcun obbligo di essere costante e coerente nelle
opinioni, nelle emozioni e nei pensieri che esprime al gruppo. Egli inoltre deve prendere in
considerazione quanto viene detto dagli altri membri del gruppo ma non ha nessun obbligo di
accettarlo in punto tale.
- non avere contatti con gli altri membri del gruppo
- non portare quanto viene detto all’interno del gruppo al di fuori di questo
- rimanere nel gruppo fino a quando il lavoro prestabilito non verrà portato a termine
- pagare l’onorario stabilito
CONTRATTO TERAPEUTICO: il paziente deve impegnarsi a:
esprimersi con sincerità e spontaneità, verbalmente non con agiti, sempre nel rispetto degli altri membri
del gruppo. Non ha però l’obbligo né di essere costante e coerente nelle opinioni, nelle emozioni e nei
pensieri che esprime al gruppo né di accettare incondizionatamente quanto viene detto dagli altri membri
del gruppo.
non portare quanto viene detto all’interno del gruppo al di fuori di questo
rimanere nel gruppo fino a quando il lavoro prestabilito non verrà portato a termine
Gabbard- Le psicoterapie- 31
Le tappe di sviluppo: le terapie psicodinamiche a lungo termine possono essere considerate alla
stregua di entità organiche che passano attraverso un processo di sviluppo. Possiamo identificare
4 fasi di sviluppo:
1. condivisione e formazione del gruppo
2. differenziazione e individuazione
3. gruppo di lavoro
4. conclusione e svincolo
4° fasi: conclusione e svincolo - il momento della conclusione del trattamento deve essere indicato fin
dai primi incontri
- quando si è vicini alla conclusione, il gruppo si deve focalizzare intorno
al tema intorno a cui il gruppo si è costituito (ad es. elaborazione/
superamento divorzio, lutto) e deve elaborare i vissuti di lutto
conseguenti all’imminente perdita del gruppo
N.b.: queste fasi possono ripresentarsi più volte nella vita del gruppo. Ad es. il periodo precedente a una
lunga vacanza è caratterizzati da modalità tipiche della fase di conclusione(4° fase) L’ingresso di nuovi
membri può portare il gruppo alla fase di formazione del gruppo (1° fase).
La tecnica di conduzione dei gruppi: secondo Yalom, compiti del terapeuta di gruppo sono:
- creare un clima di speranza (sopratutto nella fase di formazione del gruppo)
- aumentare il sentimento di appartenenza al gruppo—>costruire una coesione e una cultura di
gruppo (sopratutto nella fase di formazione del gruppo)
- garantire il rispetto del contratto terapeutico e delle regole del gruppo
- promuovere l’interazione fra i membri
- aiutare il gruppo a raggiungere gli obbiettivi che si è posto
- svolgere un ruolo passivo di ascolto quando il gruppo funziona bene e assumere invece un ruolo
più attivo, intervenendo più frequentemente quando il gruppo affronta un momento di stallo
- focalizzare il gruppo più sul processo che sui contenuti
- accettare i sottogruppi che inevitabilmente si formano intorno ad alcuni temi e valutarne la
natura: sono antiterapeutici o no? (n.b. i sottogruppi sono antiterapeutici quando sono rigisi, non
flessibili)
- intervenire se si verifica il fenomeno del capro espiatorio
Gabbard- Le psicoterapie- 32
- aiutare il gruppo ad affrontare il gruppo della perdita (nella fase finale del gruppo)
N.b. spesso i pazienti affiancano la terapia di gruppo a un trattamento individuale.
Gabbard- Le psicoterapie- 33
CAP.10 PSICOTERAPIA INTERPERSONALE INDIVIDUALE
La teoria interpersonale trae origine dal contributo di 2 autori: Adolf Meyer e Harry Stack Sullivan.
Nella pratica clinica Sullivan si è occupato prevalentemente di schizofrenia. Ha per molti anni
diretto il reparto per pazienti schizofrenici dello Shepard and Enoch Pratt Hospital di Baltimora, nel
Maryland. Sullivan considera la schizofrenia essenzialmente come un disturbo della capacità di
relazionarsi con altre persone.Secondo Sullivan anche il contenuto psicotico più bizzarro acquista
un senso se considerato nel contesto interpersonale di vita del paziente. Se la schizofrenia è un
disturbo interpersonale ne consegue che le condizioni del paziente possono essere influenzate da
fattori sociali, compresi a quelli relativi al contesto ospedaliero contingente del paziente. Sullivan
pertanto ha posto molta attenzione alle condizioni dell’ambiente in cui il paziente è ospedalizzato
(comunità terapeutica). Lo scopo principale della terapia secondo Sullivan è quello di aiutare il
paziente a individuare e correggere i pattern negativi ed esplorare come essi hanno origine in
relazioni negative con persone significative del passato del paziente. Secondo Sullivan il
terapeuta:
- deve ricoprire il ruolo di esperto, in quanto questo suscita da parte del paziente senso di fiducia
e rispetto verso le competenze del terapeuta e questo facilita il proseguimento del trattamento
da parte del paziente;
- essere un osservatore partecipante nella relazione: a differenza della psicanalisi che ritiene che
il terapeuta deve essere neutro, uno “schermo bianco”, passivo, che deve impedire al suo
bagaglio psicologico personale di influenzare la terapia, secondo Sullivan il terapeuta è un
Gabbard- Le psicoterapie- 35
osservatore-partecipante che inevitabilmente entra nella relazione con il paziente con le sue
caratteristiche personali e anche con il suo materiale inconscio.
il campo della psichiatria è quello delle relazioni interpersonali. Infatti la psicopatologia origina da relazioni
negative durante l’infanzia che causano disfunzioni nella personalità psicologia
la schizofrenia è un disturbo della capacità di relazionarsi con altre persone. Per cui o scopo principale
della terapia è quello di aiutare il paziente a individuare e correggere i pattern negativi ed esplorare come
essi hanno origine in relazioni negative con persone significative del passato del paziente
il sé è costituito da valutazioni riflesse. Per cui non è sono solo le relazioni interpersonali a essere rilevanti
ma anche la posizione dell’h. all’interno della ambiente sociale, inteso da Sullivan come la famiglia
allargata, il gruppo dei pari e il contesto lavorativo.
Differenza fra scuola britannica delle relazioni oggettuali e teoria interpersonale: la scuola
britannica delle relazioni oggettuali (Klein, Fairbairn, Bowlby) e la psicanalisi interpersonale di
Sullivan ritengono che le relazioni interpersonali siano l’ambito più saliente dell’esperienza umana
e il focus di lavoro terapeutico. Tuttavia mentre la scuola britannica delle relazioni oggettuali si
focalizza sulla rappresentazione interna delle relazioni oggettuali, la psicanalisi interpersonale di
Sullivan pone maggiormente il focus sulle relazioni reali e l’interesse nei confronti delle
rappresentazioni interne delle relazioni oggettuali (esperienze interpersonali interiorizzate) è nella
misura in cui influenzano le relazioni reali.
transazioni di ruolo - un ampio corpus si studi indica che eventi di vita stressanti in età adulta
(associate a life events sono associati all’insorgenza della depressione. Non è quindi necessario
stressanti) rintracciare l’origine della sofferenza interiore in esperienze avverse
durante l’infanzia, come fa la psicanalisi interpersonale. La sofferenza del
paziente può essere dovuta a esperienze dolorose o difficili in età adulta.
- è stato osservato come alcuni eventi (lutto, seprazione/divorzio problemi
legati al lavoro, problemi sessuali, venivano riferiti dai pazienti con
maggiore frequenza prima dell’esordio della depressione.
- episodi di perdita e separazione sono maggiormente associati
all’insorgenza della depressione
- l’IPT si concentra sulle transazioni di ruolo conseguenti a eventi stressanti
(non necessariamente negativi, come ad es. la separazione/ il divorzio, il
pensionamento, la nascita di un figlio, una malattia) che possono collegati
con la depressione
contrasti di ruolo (per - le difficoltà di coppia sono risultate associate alla depressione
es.matrimonio) - un contrasto di ruolo può verificarsi in qualsiasi relazione importante.
Tuttavia l’IPT si focalizza principalmente sui contrasti di ruolo che si
realizzano con il coniuge o il compagno di vita
- le controversie con i compagni di vita forniscono un modello interessante e
clinicamente ubiquitario degli effetti potenzialmente devastanti e pervasivi
di un contrasto di ruolo
Deficit interpersonali - numerosi studi hanno documentato una relazione fra sostegno sociale
povero e depressione
- dato che le relazioni interpersonali supportano l’h. contro gli eventi
stressanti e sono essenziali per il benessere psichico, obbiettivo dell’IPT in
quest'area è l’aumento del livello di relazioni sociali tramite cambiamenti
positivi concreti nell’attività di relazione del paziente (ad es. iscriversi a un
club, seguire un corso, ecc.)
- l’aumento delle reti sociali è un obbiettivo dell’IPT anche in altre aree; ad
es. in una transizione di ruolo la persona può aver bisogno di istaurare
nuove relazioni in modo da ottenere il supporto necessario al nuovo ruolo.
Impatto della depressione sulle relazioni interpersonali: Coyne ha proposto una teoria
interattiva della depressione. Secondo questa teoria, l’h. depresso cerca rassicurazione e conforto
da persone intime ma non è in grado di accettarli. Questo fa sì che gli altri sperimentino un forte
senso di impotenza e frustrazione che li porta poco a poco ad allontanarsi dalla persona depressa.
Il depresso quindi sperimenta un crescente isolamento e una diminuzione dei legami sociali che
contribuiscono al mantenimento della depressione. Una teoria più comportamentale messa a
punto da Lewinsohn propone che al soggetto depresso manchino delle competenze sociali di base
necessarie per soddisfare i bisogni di calore e approvazione. La terapia consiste quindi
Gabbard- Le psicoterapie- 37
nell’insegnare al soggetto a sviluppare abilità sociali sufficienti per sodddisfare i propri bisogni
interpersonali.
Aspetti fondamentali della psicoterapia interpersonale (IPT) e differenze fra IPT e terapia
psicoanalitica interpersonale:
1. focus sul contesto interpersonale attuale: l’IPT parte dal presupposto che le vicende
interpersonali e le esperienze attuali/recenti siano significative di per sé e possano creare
sofferenza indipendentemente dalla storia precoce, dalla personalità e dalla vulnerabilità del
paziente. Per quanto l’IPT penda in considerazione i pattern interpersonali per giungere a una
comprensione più approfondita dei problemi attuali, il focus dell’IPT è aiutare il paziente a
risolvere il suo problema attuale e non di lavorare sull’inconscio e sulle rappresentazioni
oggettuali interiorizzate come invece farebbe uno psicanalista. E’ in ogni caso auspicabile
(anche se non è né l’obbiettivo esplicito dell’IPT né il criterio necessario al successo dell’IPT)
che per alcuni pazienti la risoluzione del problema interpersonale possa aiutare a modificare i
propri pattern relazionali stabili.
2. miglioramento dei sintomi della depressione come obbiettivo specifico della terapia:
nell’IPT il miglioramento dei problemi interpersonali è un obbiettivo ma anche un mezzo per
Gabbard- Le psicoterapie- 38
raggiungere un altro obbiettivo: la riduzione dei sintomi della depressione. Se il paziente risolve
il problema interpersonale ma non la depressione, la terapia non è considerata riuscita.
3. la depressione come disturbo clinico e l’assegnazione al paziente del ruolo di malato:
nell’IPT la depressione viene concettualizzata come disturbo clinico e ai pazienti viene
assegnato il ruolo di malato. Quindi se la depressione è un disturbo fuori dal controllo del
paziente che provoca effetti negativi sulle relazioni, allora va colpevolizzato il disturbo e non il
paziente per le sue difficoltà attuali. Questo approccio si contrappone con quelli psicanalitici
che cercano di identificare il ruolo del paziente nel generare le problematiche in atto.
4. connessione fra life events e depressione indipendentemente dalla relazione temporale
del nesso: i terapeuti interpersonali riconoscono la connessione fra life events e depressione a
prescindere dalla direzione temporale del collegamento: life events negativi possono far
insorgere la depressione in soggetti predisposti, ma anche eventi di vita negativi possono
verificarsi come conseguenza della depressione.
5. molteplici cause della depressione: nell’IPT si presuppone che la depressione derivi da
molteplici cause per cui obbiettivo non è quello di correggere il problema che ha inizialmente
causato il disturbo perchè la genesi del problema è multifattoriale.
6. importanza di spiegare la diagnosi e il trattamento: nell’IPT si sostiene che spiegare la
diagnosi e il trattamento al paziente gli forniscono rassicurazione e incoraggiamento e aiutano
a ottenere la sia collaborazione al programma teraeutico. Questo approccio è coerente con le
raccomandazioni di Sullivan rispetto al ruolo di esperto del terapeuta.
7. influenza della depressione sulla situazione interpersonale e sui pattern associati alla
personalità: una volta che accettiamo che la depressione è un disturbo clinico e non
semplicemente l’espressione di una personalità disfunzionale, diventa importante considerare
la relazione reciproca fra depressione e relazioni interpersonali. Uno dei motivi per cui il focus
dell’IPT non è la personalità è perchè durante un episodio depressivo è difficile capire quali
aspetti del funzionamento del paziente siano legati alla sua personalità e quali alla
depressione.
8. terapia a tempo limitato (es. 12 settimane)
9. limitazione degli obbiettivi della terapia: all’interno di una struttura temporale limitata è
necessario limitare gli obbiettivi della terapia. Mentre nella terapia psicanalitica interpersonale
classica, i sintomi sono considerati espressione di problemi più profondi e persistenti che
devono essere affrontati, nell’IPT non viene sminuito il valore di una terapia volta a modificare i
pattern disadattati più profondi (terapia che può essere intrapresa una volta che viene superata
la fase acuta del disturbo) ma l’obbiettivi più limitati e contingenti.
10. limitazione dei problemi interpersonali da affrontare nel lavoro terapeutico: nell’IPT il
focus della terapia è limitato ad alcune aree interpersonali più problematiche, nonostante i
problemi interpersonali del paziente spesso siano pervasivi e riguardino più aree.
Gabbard- Le psicoterapie- 39
11. astensione dall’interpretazione del transfert: la differenza più consistente fra IPT e
psicanalisi è che mentre quest’ultima ha come focus centrale della psicoterapia
l’interpretazione del transfer, nell’IPT l’interpretazione del transfert è secondaria. L’IPT, pur
attribuendo grande importanza al transfert, focalizza l’obbiettivo del trattamento sul problema
interpersonale attuale nella vita del paziente al di fuori della terapia.
focus del trattamento sul problema interpersonale focus del trattamento sull’inconscio e sulle
attuale modificazioni profonde della personalità
miglioramento dei sintomi della depressione come l’obbiettivo non è il miglioramento dei sintomi ma
obbiettivo specifico della terapia apportare cambiamenti durevoli alla personalità
connessione fra life events e depressione nesso causale fra esperienze negative infantili e
indipendentemente dalla relazione temporale del depressione: esperienze relazionali negative precoci
nesso (sopratutto di perdita e separazione dalle figure di
attaccamento) possono essere responsabili della
depressione in età adulta
obbiettivo della terapia è risolvere i problemi obbiettivo della terapia è modificare i pattern
interpersonali contingenti disadattati più profondi
astensione dall’interpretazione del transfert l’interpretazione del transfert come nucleo centrale
della terapia
Depressione maggiore sì sia nel trattamento acuto che di mantenimento, sia da sola che
combinata con farmaci
Dipendenza da sostanze no
Dato che CBT e IPT hanno un’efficacia simile per il disturbo depressivo maggiore, quando
deve essere preferita la CBT e quando l’IPT?
Da diversi studi è emerso che:
- i pazienti con bassa disfunzione sociale (iniziale) rispondono meglio all’IPT che alla CBT;
pazienti con disfunzione sociale severa rispondono meglio alla CBT che all’IPT
- i pazienti con alta gravità dei sintomi (iniziale) rispondono meglio all’IPT che alla CBT; pazienti
con minore gravità dei sintomi rispondono meglio alla CBT che all’IPT
- pazienti con tratti di personalità ossessivi hanno risultati migliori con la IPT, mentre pazienti con
disturbo evitante di personalità hanno risultati migliori con la CBT
- pazienti con life events di vita stressanti rispondono meglio all’IPT di pazienti senza life events di
vita stressanti.
Quindi, l’IPT è più adatta con pazienti depressi con life events di vita stressanti, gravità dei sintomi
severa, bassa disfunzione sociale e tratti di personalità ossessivi. La CBT è più adatta con
+ SUPPORTIVO + ESPRESSIVO
Per quali pazienti è indicato la terapia supportivo? L’approccio supporto è indicato per pazienti
con:
- compromissione del rapporto con la realtà: deficit dell’esame di realtà (ad es. pazienti
schizofrenici con deliri e allucinazioni), deficit nel senso di realtà (cioè pazienti con difficoltà a
distinguere sé dall’altro perchè hanno un’immagine corporea poco stabile e cosa);
- compromissione delle relazioni interpersonali: pazienti con relazioni caotiche, isolamento
sociale, bisogni narcisistici, ecc.
- difese primitive, scarso controllo degli impulsi, incapacità di tollerare la frustrazione, grave
instabilità affettiva, affettività appiattita;
- deficit dei processi di pensiero: incapacità di pensare in maniera chiara, logica, astratta
- deficit delle funzioni autonome (percezione, linguaggio, intelligenza, sviluppo motorio,
intenzionalità)
- deficit nelle funzioni di sintesi: incapacità di far funzionare in maniera integra le diverse funzioni
dell’Io
- deficit delle funzioni super-egoiche (coscienza, valori morali, ideali).
Per quali pazienti è più indicata la terapia supporto?
- compromissione del rapporto con la realtà: eficit dell’esame di realtà, deficit del senso di realtà
- compromissione delle relazioni interpersonali
- difese primitive, scarso controllo degli impulsi, incapacità a tollerare la frustrazione, grave instabilità
emotiva, affettività appiattita
- deficit dei processi di pensiero
- deficit delle funzioni autonome
- deficit delle funzioni di sintesi
- deficit delle funzioni super-egoiche
Ora vediamo cosa prende la terapia supportiva dai 3 modelli teorici: teoria psicanalitica, CBT e
teoria dell’apprendimento.
Teoria psicanalitica: la teoria delle relazioni oggettuali di Fairbairn, Winnicott e Bowlby sostiene
che i bambini interiorizzano le relazioni con le prococi figure di accudimento, creandosi dei pattern
relazionali stabili che guidano le relazioni successive. Bambini con attaccamento insicuro (che
hanno avuto esperienze infantili negative perchè i genitori non sono stati in grado di contenere le
emozioni spiacevoli del bambino quali ansia, paura, tristezza) diventano adulti che non sono in
grado di far seguire alla rottura della relazione una fase di riparazione e di ripristino del rapporto
con la persona coinvolta. Nella terapia supportiva il paziente può sperimentare un esperienza
emotiva correttiva all’interno della relazione terapeuta-paziente: mentre la madre in passato non
Gabbard- Le psicoterapie- 45
era stata in grado di contenere le emozioni negative del bambino, ora nel qui e ora della relazione
terapeutica il paziente può sperimentare emozioni un tempo vissute come intollerabili che ora
vengono però contenute dal terapeuta e quindi grazie all’aiuto del terapeuta può imparare a
gestirle in maniera diversa rispetto al passato. Dalla Psicologia del Sè di Kohut, la terapia supporti
va riprende l’importanza della comprensione empatica da parte del terapeuta dei bisogni del
paziente. Tuttavia nella psicoterapia supportiva il terapeuta è consapevole che potrà fallire nel
rispondere ai bisogni del paziente e quindi utilizza tecniche supportive per ristabilire l’alleanza. La
relazione terapeuta-paziente può costituire la variabile più importante nel produrre un outcome
terapeutico positivo. La relazione terapeutica è costituita da 3 componenti: 1.transfert-
controtransfert, 2.relazione reale, 3.alleanza terapeutica. Nella psicoterapia supportiva:
1. il transfert non viene analizzato a meno che non sia transfert negativo che viene esaminato per
prevenire significative rotture nell’alleanza; il controtransfert viene utilizzato dal terapeuta per
comprendere empaticamente ciò che il paziente prova: le reazioni conrotransferali di cui il
terapeuta è consapevole sono un’importante strumento terapeutico perchè aiutano il terapeuta
ad entrare nell’esperienza del paziente.
2. focus sulla relazione reale paziente-terapeuta nel qui e ora dell’interazione terapeutica: la
relazione reale consiste in una apprezzamento genuino dell’uno nell’altro senza le distorsioni
tipiche del transfert e include speranze, aspettative di aiuto, ricerca di comprensione e affetto
ecc. da parte del paziente.
3. nella psicoterapia supportiva un alleanza terapeutica positiva istaurata fin dalle fasi precoci
della terapia costituisce un predatore dell’esito. Le rotture dell’alleanza nella psicoterapia
supportiva sono meno frequenti che nella psicoterapia espressiva perchè l’alleanza non è
minacciata ada pericolose confrontazioni e interpretazioni tipiche della psicoterapia espressiva.
Comunque quando nella psicoterapia supporti l’alleanza è minacciata, il ricorso a misure
supporti ve dovrebbe essere considerato l’approccio di prima scelta per riparare l’alleanza.
CBT: secondo la CBT i comportamenti e le emozioni sono il risultato di come la persona elabora le
info provenienti dall’ambiente (processi di pensiero). Concetti quali schemi, distorsioni ed errori
cognitivi, atteggiamenti
disfunzionali, pensieri
automatici sono alla base di
molte tecniche supportive
(reframing6 tecnica usata per
correggerete le distorsioni
6 Il principio del reframing (letteralmente riformulazione) consiste nel cambiare il significato di una
situazione, di un modello comportamentale, o di un problema, attribuendogli una diversa
immagine. Ricerca di modalità alternative di pensare. Il cambiamento della percezione è seguito
da un cambiamento del significato della situazione, e la conseguenza è un cambiamento nelle
reazioni e nei modelli comportamentali.
Gabbard- Le psicoterapie- 46
cognitive).
Teoria dell’apprendimento: molti degli interventi della psicoterapia supportiva possono essere
concepiti come forme di apprendimento. Alcune tecniche di apprendimento usate nella terapia
supportiva sono l’elaborazione (cioè connettere le nuove info da apprendere con info già note), la
generazione (cioè produrre nuove info durante l’apprendimento piuttosto che ricevere
passivamente le info dal terapeuta), interleaving (cioè apprendere contemporaneamente 2 set di
info), riflessione critica (cioè messa in discussione di un assunto, di una convinzione da parte del
paziente attraverso il reframing, la ricerca di modalità alternative di pensare). Ad es. un terapeuta
cerca di aumentare la compliance farmacologica di una paziente che non assume i farmaci
chiedendole che cosa succederebbe se la sorella diabetica smettesse di assumere la terapia per il
diabete (elaborazione cioè il terapeuta cerca di trasmettere l’info di quanto è importante assumere
la terapia farmacologica, connettendo questa info con l’info già nota dell’importanza della terapia
per il diabete per la sorella).