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OF CONTROL”
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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Università Telematica Pegaso Autostima, autoefficacia e Locus of control
1 Il concetto di autostima
parola autostima deriva appunto dal termine "stima", ossia la valutazione e l'apprezzamento di sé
È un paradigma che non deve essere considerato totalmente statico, bensì può essere
costruito giorno dopo giorno attraverso strategie cognitive all’interno delle quali assumono grande
Una prima definizione del concetto di autostima si deve a William James1, il quale la
concepisce come il risultato scaturente dal confronto tra i successi che l’individuo ottiene realmente
Alcuni anni dopo Cooley e Mead definiscono l’autostima come un prodotto che scaturisce
dalle interazioni con gli altri, che si crea durante il corso della vita come una valutazione riflessa di
individuali, ma hanno una certa influenza anche i cosiddetti confronti che l’individuo fa,
1
Bascelli e all, 2008
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il sé ideale.
Il sé reale non è altro che una visione oggettiva delle proprie abilità; detto in termini più
Il sé ideale corrisponde a come l’individuo vorrebbe essere. L’autostima scaturisce per cui
dai risultati delle nostre esperienze confrontati con le aspettative ideali. Maggiore sarà la
discrepanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, minore sarà la stima di noi stessi.
La presenza di un sé ideale può essere uno stimolo alla crescita, in quanto induce a
negative se lo si avverte molto distante da quello reale. Per ridurre questa discrepanza l’individuo
può ridimensionare le proprie aspirazioni, e in tal modo avvicinare il sé ideale a quello percepito,
Autostima troppo bassa: gli individui con autostima molto bassa generalmente portano con
2
Berti, Bombi, 2005
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In termini pratici hanno una sfiducia nei confronti della vita, tendono a preoccuparsi molto
per il cambiamento e le cose nuove, sono attenti a valutare i problemi piuttosto che le opportunità.
Nelle relazioni interpersonali tendono ad essere introversi, ad isolarsi, oppure cercano a tutti
i costi di far parte di gruppi ed essere accettati; hanno difficoltà a parlare in pubblico e ad assumere
ruoli di leadership.
depressione maggiore.
Autostima troppo alta: gli individui con autostima molto alta possiedono la convinzione
In termini pratici hanno grande fiducia in se stessi, si assumono rischi, amano essere notati e
gratificati.
Sono molto portati a ruoli di leadership assumendo però atteggiamenti autoritari anziché
autorevoli, sono molto inclini a parlare bene di se stessi ma al tempo stesso sono poco sensibili
all’ascolto.
personalità.
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Autostima equilibrata: convinzione centrale di vita è “io sono ok, tu sei ok”. L’okness
bene che tu sia te stesso. Che significa: può darsi che non accetti quello che fai, ma accetto sempre
Eric Berne diceva che ogni essere umano nasce principe o principessa, ma a volte non
utilizza pienamente le sue potenzialità e, come nella famosa fiaba, può trasformarsi in ranocchio. La
sua posizione, dunque, era profondamente diversa da quella della psichiatria tradizionale, che tende
a dividere le persone in “sani” e “malati”. Per Berne era importante riuscire sempre a vedere negli
L’espressione popolare “io sono ok, tu sei ok”, con cui spesso si riassume l’okness, implica
la “competenza” che ciascuno di noi possiede nel prendere decisioni su di sé e sulla propria vita.
Nelle relazioni interpersonali attraverso l’okness riusciamo a riconoscere sia le nostre che
altrui responsiabilità; si è portati a parlare di se e al tempo stesso ad ascoltare gli altri e a lasciare
Nel mondo del lavoro si assumo posizioni di leadership di tipo autorevole, adottando una
comunicazione assertiva.3
3
L' assertività, area intermedia nel continuum aggressività-passività, si attua attraverso un comportamento partecipe e
non in contrapposizione con l'altro, attarverso la capacità di farsi valere con la persuasione, orientando le scelte e
ottenendo il consenso altrui.
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2 I 3 killer dell’autostima
Quali sono i fattori che possono minare la nostra autostima? Cosa determina che essa
aumenti o diminuisca?
risultato i fattori principali che possono rinforzare e al tempo stesso indebolire il nostro senso di
autostima.
dal confronto tra i successi che l’individuo ottiene realmente e le aspettative in merito ad essi.
paragonano tra di loro i figli. Es. “Guarda tuo fratello come è bravo a scuola, oggi ha preso un bel
Soprattutto nelle prime fasi della vita, se viene a mancare il soddisfacimento di questo
bisogno, sarà molto probabile sviluppare problemi legati all’autostima, e tutto questo potrebbe
4
William James è stato uno psicologo e filosofo statunitense di origine irlandese. Egli fu presidente della Society for
Psychical Research dal 1894 al 1895.
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evolversi nella vita adulta in uno sviluppo di autostima bassa, oppure una ricerca spasmodica e
A tutti noi ovviamente piace sentirci lusingati e ricevere complimenti; solo che una cosa è
desiderare una naturale e fisiologica approvazione, un’altra è passare questo confine e cercare
l’approvazione ad ogni costo, e divenire totalmente dipendenti dall’opinione altrui per sentirci bene.
Se per esempio, le nostre emozioni cambiano molto a seconda dell’opinione altrui, se non
riusciamo di dire di no ad alcune richieste, se ci preoccupiamo troppo delle apparenze e di ciò che
gli altri penseranno di noi se faremo questa o quella cosa, allora è bene considerare tutto questo
Per migliorare eventuali criticità in questo aspetto, potrebbe essere utile riflettere sul fatto
che ogni essere umano ha una sua unicità, che non siamo tutti uguali e che quindi possono esserci
differenze tra persone. Importante riflettere sul fatto che non possiamo piacere a tutti, e anzi, più
cerchiamo di accontentare ad ogni costo tutti e più scontenteremo gli altri e noi stessi.
Attraverso l’okness non dobbiamo necessariamente sentirci ogni volta superiori oppure
inferiori agli altri, e anche in caso di critiche e di un rifiuto, non significa che non abbiamo valore
sport, ricorderà quando in seguito ad una competizione, i nostri famigliari o amici ci hanno chiesto,
“com’è andata?”, e generalmente a questa domanda si risponde “bene, abbiamo vinto!”, oppure
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esclusiva funzione del risultato, tralasciando magari aspetti importanti come la performance. Infatti
scolastico; essi sono legati all’esito finale di una gara, di un anno scolastico; in questo modo, il
concetto di successo ed insuccesso spesso non sono sotto il completo controllo dell’individuo, per
questo è sconsigliato concentrarsi solo sul raggiungimento degli stessi, pena un alto livello di
primi, sono sotto il controllo dell’individuo perché dipendono dall’impegno e dalla volontà.
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3 Il senso di autoefficacia
usate da Albert Bandura, corrisponde alla consapevolezza di essere capace di dominare specifiche
attività, situazioni o aspetti del proprio funzionamento psicologico o sociale. In altre parole, è la
percezione che abbiamo di noi stessi di sapere di essere in grado di fare, sentire, esprimere, essere o
divenire qualcosa.5
Il costrutto di autoefficacia è stato usato in ricerca secondo due accezioni: da una parte
Ciò significa che oltre ad una percezione generale di autoefficacia, ci sono credenze molto
specifiche di autoefficacia riguardanti differenti domini del sé (ad es. forza fisica nel calcio,
Prendendo l’ autofficacia nell’ utilizzo di una lingua come esempio esplicativo: il livello
di autoefficacia nell’ utilizzo di una lingua si riferisce alle variazioni di padronanza percepita per
esempio tra una prima ed una seconda lingua; la forza nell’autoefficacia percepita si riferisce al
grado di sicurezza nell’usare questa lingua in occasioni formali o sociali, mentre la generatività si
riferisce al trasferimento delle credenze di autoefficacia tra differenti compiti legati alla lingua (ad
e nel compito; queste credenze guidano ed organizzano la performance e l’insieme delle azioni di
5
Bandura, 2000a; Ehremberg, Cox e Koopman, 1991
6
Kirsh, 1995; Maddux e Gosselin,2003
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ciascuna persona, queste ultime a loro volta avranno conseguenze positive o negative a livello
fisico, sociale e di autostima. Ogni valutazione successiva alla performance modificherà le credenze
di autoefficacia della persona, modificando la probabilità che lo specifico compito venga ripetuto
in futuro.
L’autoefficacia è anche una parte costituente il concetto di autostima, rivolta a una serie di
che si influenzano e determinano reciprocamente. Esiste una sorta di relazione duale, in cui
Per esempio, potrei avere una bassa autostima e al tempo stesso un alto senso di
Le persone cercano di esercitare il controllo sugli eventi che riguardano la loro vita.
Con questa influenza sul corso degli eventi esse tendono di realizzare scenari futuri
7
Bandura, Il senso di autoefficacia, Edizioni Erikson 1996
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tempo stesso si può essere dunque artefici e vittime del proprio destino.
Nel corso degli anni, sono state proposte molteplici teorie riguardo la capacità di esercitare
Il focus principale della ricerca psicologica, riguarda dunque la convinzione circa la capacità
che hanno le persone di produrre determinati effetti. Per comprendere appieno questa dimensione, è
necessario creare un modello che riguardi moltissimi microprocessi sia a livello individuale che
collettivo.
8
Adler 1956
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principali:
con successo un’esperienza. Esse sono il banco di prova più eloquente per costituirla;
rafforza la convinzione di possedere capacità per riuscire in situazioni analoghe9. Allo stesso
persone di essere in possesso di ciò che occorre loro per riuscire. Le persone che sono state
Nella misura in cui la persuasione migliora la fiducia in se stessi, essa promuove lo sviluppo
9
Schunk 1987
10
Brown e Inouye, 1978
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persuasione come leva motivazionale senza che ci siano i fondamenti di reali capacità
risultati deludenti.
interpretati come segnali che fanno presagire cattive prestazioni. Nelle situazioni che
segnali negativi11. Anche l’umore entra in gioco: lo stato d’animo positivo aumenta il senso
n.b. Non è tanto la semplice intensità delle reazioni emotive e fisiche ad essere
importante, quanto la nostra interpretazione. Per esempio persone dotate di buon senso di
autoefficacia considerano il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa che facilita
11
Ewart, 1992
12
Kavanagh e Bower 1985
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5 Il locus of control
Il locus of control indica la percezione del controllo degli eventi che ognuno possiede ed
che pensano di controllare qualsiasi cosa, altre, invece, credono di essere controllati da situazioni
che si verificano all’esterno. In generale, controllare significa dirigere le proprie azioni per
influenzare gli esiti di un determinato accadimento. Spesso la parola controllo è preceduta da un’
altra: Locus o luogo, che tradotto significa il posto attraverso il quale si definisce il controllo.
Ognuno di noi possiede un Locus of Control13, che può essere interno o esterno.
Coloro che basano il loro successo lavorativo e credono di avere pieno controllo della loro
vita hanno un locus of control interno. Al contrario, le persone che attribuiscono il loro successo o
Chi mostra un locus of control esterno percepisce gli eventi come imprevedibili, dipende
dagli altri, ha bassa autostima, scarsa autoefficacia e attribuisce i propri insuccessi al destino o agli
altri.
Al contrario chi ha un locus of control interno mostra conoscenze e skill che consento di
affrontare al meglio le situazioni e i problemi, pensano di poter raggiungere gli obiettivi prefissati,
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Università Telematica Pegaso Autostima, autoefficacia e Locus of control
Coloro che presentano un locus of control interno tendono ad attribuire i risultati ottenuti a
capacità personali, sono certi di possedere competenze altamente specifiche che li rende in grado di
raggiungere standard molto elevati e ritengono i risultati delle loro azioni derivanti dalle proprie
abilità. Inoltre, credono che ogni azione ha delle conseguenze, per questo per cambiare gli
Al contrario, chi presenta un locus of control esterno ritiene che le conseguenze di alcune
azioni siano dovute a circostanze esteriori, per questo le cose che accadono nella vita sono fuori dal
loro controllo e le azioni messe in atto sono il risultato di fattori non gestibili, come il destino e la
fortuna. Queste persone tendono a incolpare gli altri piuttosto che se stessi per i risultati ottenuti.
Quindi, chi ha un locus interno considera l’interiorità come legata esclusivamente a una
serie di abilità personali e se volesse ottenere risultati dovrebbe mettere in atto sforzo e sacrificio,
mentre chi ha un locus esterno sostiene che gli accadimenti siano gestiti e regolati dal fato e quindi
successo e sulla gestione delle emozioni. Infatti, coloro che presentano un locus of control
interno sono più inclini all’ansia mentre coloro che mostrano un locus of control
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da Levenson14 che sostenne l’esistenza di dimensioni separate tra loro e non più poli opposti di un
presupposto teorico Bernand Weiner ha aggiunto alla teoria dell’attribuzione di Rotter, i seguenti
due criteri:
2) la controllabilità, che può essere alta se dovuta alle proprie competenze, o bassa se
L’interazione tra i due criteri porterebbe a considerare le situazioni esterne come prevedibili
gestibili.
Esistono, inoltre, persone con un locus of control che è una via di mezzo tra interno ed
esterno. Tali individui mostrano una combinazione tra i due tipi di locus of control e sono spesso
indicati come bi-loci. Essi sono capaci di gestire lo stress e far fronte alle difficoltà in maniera più
efficiente ed efficace, poiché mostrano una maggiore flessibilità nello spostarsi dall’esterno
all’interno e viceversa. Le persone che possono contare sul duplice locus of control sono in grado
di assumersi maggiori responsabilità e raggiungono gli obiettivi con minori disagi emotivi.
14
Aprile KA; Dharani B; Peters K. (2012). “L’impatto di Locus di aspettativa di controllo sul livello di benessere ”.
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personalità, della cultura e dalla famiglia di origine, oltre che da una serie di rinforzi positivi o
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Lo sviluppo del locus of control deriva dallo stile familiare e dal tipo di risorse interiori di
cui ciascuno dispone. Molte persone che presentano un locus of control interno sono cresciute con
famiglie che pongono particolare attenzione all’impegno, all’istruzione, alla responsabilità e alla
loro figli nel momento in cui riuscivano a raggiungere i risultati prefissati. Diversamente, chi ha
un locus of control esterno proviene da famiglie che esercitano un basso controllo e non
n.b. Chiaramente col passare del tempo, e coll’avvicendarsi di situazioni di vita, è possibile
Per quanto riguarda il benessere psicofisico e la gestione dello stress, si è osservato che con
una percezione di controllo interno è più facile fronteggiare lo stress in modo adeguato e adottare
uno stile di pensiero che influenzi l’attuazione di comportamenti volti a raggiungere gli obiettivi.
Quindi, pensare che l’accaduto sia colpa del destino o di persone esterne, è in questo senso
In generale, pensare di poter controllare gli eventi o ritenere che non si possa esercitare alcun tipo
di controllo porta a mettere in atto comportamenti diversi e più o meno funzionali al proprio
benessere.
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Chi ha un locus of control interno si sentirà maggiormente responsabile delle sue azioni e
avrà maggiori possibilità di successo perché consapevole di avere una serie di caratteristiche e
rispetto agli accadimenti e più orientato all’accettazione, anche quando potrebbe intervenire
Nelle relazioni interpersonali, è adattivo possedere un locus of control interno piuttosto che
esterno, perché consente di porsi nei confronti dell’altro in modo collaborativo e volto al
raggiungimento dello scopo. Si tratta di individui fiduciosi, ottimisti e pronti a prestare soccorso, se
necessario.
prevalentemente controllati da chi sentono più forte di loro, nei confronti del quale mostrano spesso
un atteggiamento di sottomissione, hanno sfiducia in loro stessi, nelle proprie capacità e presentano
umore basso.
In ogni caso, non esistono soggetti che hanno esclusivamente un locus of control
esterno o interno.
dell’individuo, sarebbe auspicabile possedere un mix di loci, interno o esterno, adattabili alle
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Bibliografia
Aprile KA; Dharani B; Peters K. (2012). “L’impatto di Locus di aspettativa di controllo sul
livello di benessere”.
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