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Laboratorio didattico (“Antroposofia in azienda: dignità umana, etica

sostenibile, triarticolazione sociale”), prof. Sergio Gaiti (sergio.gaiti@unimi.it)

01/10/2021
È avvenuta una separazione storica che ci fa pensare dicotomizzando tecnica e
umanità, facendoci pensare che o si pensa in un modo o lo si fa nell’altro. I 17
obiettivi di sviluppo sostenibile sono sanciti dall’ONU, hanno diversi ambiti che si
declinano in tutto lo scibile umano – gestione dell’acqua, diritti umani, eguaglianza,
parità di genere, eccetera – e a cui le aziende possono rifarsi per stare attenti a una
serie di parametri nuovi che stanno emergendo. Le sfide per le aziende si
moltiplicano, ma ce ne sono anche tante altre che solamente fingono di essere
interessati. Quando si parla di dignità umana, etica e responsabilità, parliamo di
qualcosa che cerchi di tenere insieme questi elementi. L’antroposofia, come dice il
nome stesso, rappresenta la consapevolezza dell’essere umano, cioè letteralmente la
saggezza dell’uomo; quando Steiner conia il termine, era fondamentale per lui rifarsi
a riflessioni tecniche di questo tipo, tenendo assieme la nostra declinazione
ipertecnologica e presente in molti ambiti ormai e la natura profondamente filosofica
del sapere. L’antroposofia è stata senz’altro congiungimento di spirito e materia,
secondo l’impostazione, che aveva avuto molto successo, di Rudolf Steiner. Ogni
bambino è un individuo, e ognuno di noi è irripetibile, unico; e se questo è vero – e
per l’antroposofia questa concezione è proprio una premessa – allora bisogna parlare
di cultura dell’individualità – devono esserci spazio ove l’io possa esprimersi. Anche
in ambito di business school la dicotomia che dicevamo prima esiste: c’era solo una
materia di etica degli affari e proprio lì c’è autonomia. Non c’è una grande differenza
tra voi seduti qua o voi seduti al lavoro o voi seduti a casa: siete sempre voi.
L’antroposofia vuol dunque unire, tenere assieme i diversi elementi. Nel quadro
mostrato a lezione, vediamo come l’arte inizi a uscire da un contesto borghese – la
protagonista è molto pudica, umile, dall’aura quasi innocente. C’è un profondo
legame tra la storia della consapevolezza dell’uomo e l’evoluzione della storia
dell’arte. Il termine vuca è nato in ambito militare, si usava soprattutto a partire
dalla guerra fredda, ed è stato poi ripreso dalle business school; ora rappresenta
Vulnerabilità, Incertezza, Complessità, Ambiguità (in inglese ovviamente): siamo
entrati in un mondo assolutamente imprevedibile. In tutto questo caos in cui siamo
immersi emergono delle alternative molto all’avanguardia, che cercano di fare
ordine. Dal punto di vista dell’antroposofia, il primo step è l’osservazione –
un’osservazione il più possibile vicina alla realtà, per poter arrivare alla vere cause,
alle cause fondanti. Oggi sempre più abbandoniamo quel che abbiamo ereditato e
sempre più ereditiamo la propria strada – in tante zone d’Italia, se tuo padre era un
notaio tu dovevi fare il notaio, e così via. Oggi questo “io” è sempre più presente –
ognuno di noi vuol rappresentarsi a prescindere dalla propria famiglia, dal Paese in
cui è nato, eccetera – e fa parte di questa cultura dell’io – tenerne conto è
fondamentale per poi potersi approcciare a delle soluzioni dirigenziali. Abbiamo però
dei problemi sistemici, che spesso sono causati proprio da problemi concettuali –
questi problemi sistemici causano enormi disagi, sia dal suo punto di vista
esistenziale sia dal punto di vista pratico. Iniziamo dai problemi più urgenti del
mondo. Iniziamo a vedere le risposte date: nazionalismi, che come tutti gli -ismi
sono espressioni patologiche; immigrazione; emergenza climatica; inquinamento;
diseguaglianza sociale; diritto alla sanità; profitto aziendale che ignora le altre
conseguenze; la competitività tra le persone, la malignità, la discriminazione e
l’egoismo; generale mancanza di expertise in ambito di volontariato; l’alienazione
da modelli irraggiungibili proposti dai social media, la pressione e l’ansia sociale,
la crescente mancanza di umanità e sensibilità, la depressione, il politcamente
corretto portato all’ipocrisia; nichilismo; disprezzo per la Terra; perdita di senso
critico; no informazione universale/globale (?); gestione risorse idriche/agricole,
limitare i combustibili fossili e la plastica; polarizzazione della ricchezza;
occupazione e lavoro giovanile; deresponsabilizzazione sociale; sicurezza e dignità
sul lavoro; mancanza empatia; mancanza di speranza; salute mentale ignorata;
mancanza di collaborazione; pochi fondi per la ricerca, e altro ancora.

08/10/2021
Iniziamo col Sii paziente di Rilke:

Sii paziente verso tutto ciò


che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Spesso, in quest’epoca, non vogliamo approfondire l’approfondimento di un tema;


cerchiamo risposte immediate nella natura della loro sintesi, e queste risposte non
possono che avere un impatto culturale – noi viviamo in un ambiente che si aspetta
risposte veloci, immediate e misurabili. Vogliamo tutto, e subito. Ciò è interessante
perché la qualità delle domande cambia completamente la qualità delle risposte: se ci
poniamo domande superficiali, semplificanti la realtà, sicuramente stiamo
sacrificando una parte della realtà, o quantomeno non ne stiamo approfondendo la
completezza; per Steiner, contrariamente a quanto accade oggi, era fondamentale la
cultura della domanda. Davanti a un problema specifico, tendenzialmente, il
manager di turno trova una soluzione immediata a quel problema lì; così, spesso, ci
si riduce a risolvere il problema esclusivamente con tattica, e mai con strategia. Noi
viviamo in un mondo in cui ogni problema là fuori ci fa sentire vulnerabili, è
estremamente complesso e ambiguo.
Vediamo le tre risposte di ciascun gruppo (dovevano essere specifiche ma universali):
Gruppo A
1) distruzione della concezione della ricchezza;
2) come ci rapportiamo alla diversità;
3) impostazione etica nel senso di coscienza critica.
Gruppo B (il mio)
1) hikikomori – e collegamenti col processo tecnico e la sua ricezione della
società, con la creazione di uno sdoppiamento dimensionale;
2) incomunicabilità aziendale tra i diversi uffici – e quanto questo possa generare
dinamiche di rivalità, incomprensione, non-valorizzazione dei dipendenti;
3) orari sempre più rigidi del mondo del lavoro – e delle aspettative verso i
giovani davvero eccessive, che rischiano di essere controproducenti.
Gruppo C
Non sono stati individuati tre punti, ma due atteggiamenti da cui tutti i problemi di
oggi sorgono: il nichilismo come perdita dei valori e la visione occidentocentrica.
Gruppo D
Come sopra, tutto nasce da una difficoltà di identificare un sé nel costante confronto
con gli altri.

La cosa interessante è che tutti i temi sono tutti collegati a una forma di nichilismo
comportamentale-sociale, ma sono soprattutto collegati al modo in cui ci
rapportiamo al mondo, e al mondo in cui l’individuo percepisce la sua socialità
– spesso l’individuo è quasi costretto a pensare in un certo modo. Tutte le
problematiche possono essere categorizzati in queste tre categorie, e in particolare
relativamente al processo di percezione degli stessi: problemi di carattere
individuale, sociale, o economico-ambientale – posto il fatto che attraverso il
rapporto con il proprio ego, io ho un effetto più o meno sociale e impattante sulla
comunità, sul quartiere, sulla Terra; queste sono sfere, integrate fra di loro (cultura,
economica, giuridica). Ci lasciamo con questa bellissima definizione, quella di salute
integrale dell’uomo fornita dall’OMS: “La salute è uno stato dinamico di completo
benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, non mera assenza di malattia”.

15/11/2021
Si fa fatica a costruire politiche a lungo termine con un’azienda, specie se questa è
grande e ha dei meccanismi di premialità legati al breve termine. C’è una dicotomia
di tempi tra gli interessi privati e quelli della comunità. Steiner individua - e fu fra i
primi a farlo – che del modello americano di vita. Questo susseguirsi inevitabile fece
porre un problema basilare a Steiner, dicendo che la sfera che tiene inseme quella
culturale, quella economica e quella giuridica, la più importante, dovesse essere la
prima. C’è stato un filosofo, sempre del Novecento: Dumézil, che ha poi elaborato
l’ideologie tripartite – anticamente, parla. Anche il concetto di religione è
imporantissimo: per Steiner, il vivente, può anche ammalarsi. Abbiamo l’aspetto
fisico, gestaltico, magari diverso. Il principio di libertà è mutato – e non possiamo
non vedere cosa questo cambio di paradigma rifletta: ché, infatti, il principio di verità
è stato risucchiato da quello economica. I modelli di business sono importanti ma
non bastano. Qualsiasi modello che vogliamo applicare alla realtà non è sostenibile
se non ci sono principi e valori che lo sostengano. Avendo una visione organica
dell’azienda, possiamo relazionare quanto visto sinora con i quattro ambiti che mi
accingo a elencare: proposito/visione/missione/valori/identità; relazioni; processi;
risorse. Distinguo tra management e leadership: dobbiamo guardare le
organizzazioni come organismi, come esseri umani, che seguono un’idea comune. C’è
un’esplosione di corsi di leadership delle imprese, proprio perché non è più possibile
farlo coi principi di management; mentre per la leadership sono più importanti le
soft skills (relazioni, capacità organizzativa, pensiero critico) che non alle hard skills
(sapere utilizzare un software, un macchinario, eccetera). In passato, in ottica di
management, non c’era visione organica, ma ciascuno dava attenzione alla
massimizzazione del profitto. Si parte sempre dall’identità dell’impresa: spesso, quel
che si sente dire più comunemente è che le persone non riescono a farlo. Il Boston
Consulting Group ha così definito il purpose dell’azienda, come ciò che sta al centro
tra tutte le mie attività, forze intrinseche e distintive dell’impresa; e, d’altra parte, i
bisogni del mondo. Potete comprendere come gli strumenti conoscitivi che voi avete
già a disposizione possono essere assolutamente interessanti per andare a definire
l’ambito di lavorazione. Il purpose dipende dall’identità, la quale si definisce come
un’immagine vivente che abbraccia il Proposito, la Visione, la Missione è in
continua evoluzione.

22/10/2021
Vediamo un rispecchiamento tra uomo e individuo, essere umano, e le ritroviamo in
senso macro nella società. Ne Il significato dell’amore, l’Autore sostiene di non
comprendere tutta questa sorpresa o scalpore riguardo ai feticismi – se noi amiamo
soltanto il fisico, avendo un’enfatuazione fisica nei confronti di ogni altri essere
umano, anche questa è una forma di feticismo: che sia una gamba, un dito, un piede,
o tutto il corpo è sempre una forma di feticismo. Cosa significa, allora, dignità
dell’essere umano, per Steiner? La possibilità della sua salute, quando tutte e tre le
caratteristiche dell’essere umano sono comprese nella loro tipicità. Tenendo buono
quanto abbiamo fatto in relazione alla nozione di etica, trattiamo ora di Guida
pratica alla scienza moderna. L’economia di oggi non ha senso, e non ha senso a
partire dalle sue basi. Cosa c’è alla base di questi problemi sistemici? I problemi
sistemici abbracciano tutte le questioni economiche: quando parliamo di problemi
sistemici parliamo di problemi dal carattere universale, e il primo è considerare
l’economia come scienza sociale laddove i suoi capisaldi teorici invece mettono al
centro l’egoismo; il secondo è che la teoria economica sostiene il principio di crescita
infinita basata su risorse finite; il terzo problema è il conflitto tra modelli di sviluppo
che richiedono risultati sempre più rapidi e a breve termine versus costi e
ripercussioni sociali e ambientali sempre maggiori e a lungo termine. Per Steiner non
è un problema teorico, bensì antropologico: alle spalle c’è un’idea di essere umano
che ha delle caratteristiche. Vorrei, con voi, guardare queste tre caratteristiche che ci
fanno relazionare con le altre specie: 1) riduzionismo esistenziale; 2) fisicità
specializzata; 3) velocità tecnica. Vediamo il primo aspetto: ciò è dato dal fatto che il
regno animale sono fortemente condizionate, o pre-condizionate, dalla loro specie, e
che per noi non è certo diversa la condizione. Mentre l’uomo ha la possibilità di
segnare il proprio destino, nel regno animale ciò, strutturalmente, non accade;
secondo aspetto, molto interessante, collegato al primo: inizialmente, nella fase di
embriogenesi, c’è una sorta di caduta nella specificità del regno animale – zampe più
grosse, teste enormi, qualcosa che va in una direzione unilaterale. Queste abilità
vengono trasmesse attraverso la genetica: il regno animale nasce già con una
competenza tecnica specifica – un puledro dopo qualche ora sta già correndo, noi ci
mettiamo un anno per camminare. Noi, anche e soprattutto al più alto livello di
conoscenza che abbiamo, non smettiamo mai di imparare. Altra cosa molto
interessante: nel regno animale non esiste l’atto dello scambio. Non c’è la scelta del
singolo insetto a livello di singola intelligenza naturale – l’atto del commercio ci
appartiene, è strettamente umano. Potremmo dire che la vita riflessiva dell’essere
umano richiede tempo; quando diventiamo veloci come fanno gli animali,
compromettendo il tempo richiesto, compromettiamo la qualità che più ci rende
umani: ecco perché il terzo punto è la velocità tecnica. Il concetto di economia di
scalaa – per raggiungere costi e output produttivi devi avere una competenza tecnica.
Se l’uomo è funzionale all’impresa, e non è altro che uno strumento che funziona. Ciò
non significa che dal punto di vista sociale tutti funzioni perfettamente.

29/10/2021
Da un lato, possiamo dire che abbiamo dei processi di lavoro che portano a certe
qualità, e queste le ritroviamo in maniera istintiva nella specie animale – da un lato il
regno animale porta in sé queste caratteristiche comportamentali, dall’altro la
specializzazione dell’essere umano porta all’iperspecializzazione in cui non abbiamo
più la visione d’insieme. La riflessione che possiamo fare da una velocità tecnica
inaudita, che per l’uomo risulta in una malattia organica, è che non riusciamo a
procedere come spazio vitale in una vita riflessiva. Io ho collegato questi tre problemi
sistemici a queste tre caratteristiche comportamentali e come queste si collegano
all’esperienza lavorativa – posto che sono collegabili anche all’esperienza del sentire,
se vogliamo usare una visione à la Daniel Goleman de L’intelligenza emotiva. Nel
primo caso (funzionalismo e quantitativismo) abbiamo a che fare, per esempio, con
la menzogna: se non siamo in grado di accettare la realtà nella sua complessità e
nella sua molteplice manifestazione andiamo di fronte quasi a un bias cognitivo, a
una unilateralità, a una parzialità d’approccio alla realtà – in questo senso parliamo
di menzogna. Esempio: si pensa che il buon businessman sia colui che porta maggior
fatturato. Menzogna (sempre nel senso di parzialità): ci sono enormi conseguenze su
diritti delle persone, degli stakeholders, su effetti possibili sulle vite degli interessati,
eccetera. Secondo punto: dall’iperspecializzazione si passa all’odio. In che senso?
Ciascuno, guardando al proprio conto, invece che badare alla collaborazione o
all’impresa presa nel suo insieme, odia – nel senso di essere incapace di accogliere il
diverso proprio perché si è preoccupati a coltivare il proprio orticello. Nel terzo,
dall’uomo-automa, si passa alla paura – paura del diverso, del perdere il lavoro, del
portare innovazione… se noi comprendiamo non soltanto l’elemento fisico ma anche
il suo elemento esistenziale, ci rendiamo conto che i paradigmi che ci portiamo con
noi, che il denominatore comune di questi problemi sistemici, è l’iper-focalizzazione
su alcune porzioni di realtà. Nell’impostazione antroposofica, l’io è a fondamento; chi
ha letto qualcosa di marketing, sa che quando si parla del capitale intangibile, del
famoso brand dell’impresa, sa che si parla di imprese sempre più come individui. Le
due domande di base su cui vi avevo chiesto di lavorare sono il chi siamo? e il a quale
necessità rispondiamo?. Vediamo ora delle definizioni prima di ricominciare a fare i
lavori di gruppo: la visione è una sorta di aspirazione di come sarebbe il mondo se
noi avessimo successo.

12/11/2021
Le aziende sono sempre più necessitanti di avere un dialogo con i cosiddetti
stakeholder; ciò implica il concetto di brand activism, sancito da Kotler nel suo,
appunto, Brand Activism: dal purpose all’azione. Grande esempio di questo è
NaturaSì, che ha inserito nel proprio statuto il discorso relativo ai benefici sociali; in
generale, il tema di autenticità è oggi fondamentale – e lo sarà sempre più.
Importanza di apprendere soft skills e non solo art skills. È possibile andare oltre la
tripartizione e raggiungere la quadripartizione – la domanda è come lo diventi. Cosa
interessante è se piaci come persona; i numeri oggi sono una precondizione, mentre
oggi gli investitori badano più quasi alla persona che non ad altro: è l’io l’elemento
innovativo vero, nelle imprese che seguono il concetto di antroposofia. È come se in
corpo, anima e spirito, noi trovassimo questi elementi: nel corpo, lo spazio e il
tempo; nell’anima, c’è uno scarto che ci fa passare all’essenza, da cui si può pervenire
all’essere. L’esperienza dell’antroposofia mostra chiaramente come queste due soglie
abbiano un’enorme profondità alle spalle. Steiner oltre ad antropos+sofia,
antroposofia, usa l’espressione scienza dello spirito – il motivo per cui lo fa è che ha
la presunzione, fondata, di coniugare gli elementi intangibili con alcuni elementi,
invece, tangibili e misurabili. Questa quadripartizione possiamo legarla al modello
strategico organizzativo che viene chiamato modello organico. Noi siamo prevedibili
nella misura in cui veniamo circoscritti nei nostri processi conoscitivi e cognitivi.

19/11/2021
Principio dell’ambito culturale è la libertà; cosa succede però quando la fraternità
non è intesa in senso globale, di interdipendenza, dell’effetto di consumo sul mondo?
È, questo, il tipo di fraternità tipico della massoneria – una fraternità chiusa: io sono
tuo fratello perché apparteniamo all’interno della stessa loggia massonica (il che,
palesemente, non è fraternità). In ambito cultural-spirituale, allora, la libertà si
configura come capacità di immaginare ciò che non c’è ancora. Settimana scorsa
abbiamo detto che c’è una quadripartizione archetipica all’interno della tripartizione
– spirito, anima e corpo per tutti gli esseri senzienti divengono individuo, sociale, ed
economico-ambientale; questi gradini sono caratterizzabili diversamente ché vivono
in ambiti diversi: corpo fisico che sta bene nello spazio, corpo eterico che sta bene nel
tempo, poi c’è una soglia e lì inizia una qualità di coscienza ove vivono anche gli
animali; la manifestazione diventa essere (quarto gradino) con l’autocoscienza. Il
motore dell’economia sono le idee, ma ciò vuol dire che l’iPhone non è eterno: se
arriva un’idea migliore, può scomparire e venire superato da un’idea più forte.
Arriviamo dunque a questi quattro abiti all’interno dell’azienda che devono essere
gestiti ma con una mentalità diversa: proposito/visione/missione/valori, cioè
identità; relazioni, cioè le persone che fanno parte dell’organizzazione; processi,
ovvero la gestione del tempo e il collegamento fra varie identità; risorse, cioè il
mondo fisico. Parliamo ora di Analisi VRIO, con quattro domande archetipico che
servono in ogni processo: anzitutto, perché VRIO? Quel servizio oggi ha Valore?
Questo prodotto è Raro? Oppure è Inimitabile? Ultima domanda, che è quella
fondamentale: sono Organizzato per fare tutto questo? L’ambito più importante è
quello dell’io e della cultura, perché da lì nascono le idee, le innovazioni, e il mondo
che ancora non esiste e non si è plasmato. Nell’ambito dell’io dal punto di vista
sociale possiamo trovare questi elementi, dal punto di vista artistico possiamo
trovarne qualche altro. Parliamo di soft skills: si sta scoprendo sempre più che le
abilità che servono in impresa non è l’abilità tecnica. Vediamo le 10 skills ritenute più
importanti per affrontare il futuro dal World economic forum: 1. Complex problem
solving; 2. Critical Thinking; 3. Creativity; 4. People management; 5. Coordinating
with others; 6. Emotional intelligence; 7. Judgement and Decision Making; 8.
Service Orientation; 9. Negotiation; 10. Cognitive Flexibility – i più importanti
imprenditori del mondo stanno dicendo cosa? Che fra le competenze più richieste
per affrontare il futuro non c’è la capacità tecnica, non c’è qualche specifica
competenza tecnologica, matematica, economica o ingegneristica: serve pensiero
critico, creatività, problem solving, eccetera; per questo diremmo che non sono
affatto soft skills, ma le vere hard skills (da apprendere) – imparare un calcolo,
l’elaborazione dell’intelligenza artificiale, studiare una formula, è “facile” (nella
misura in cui c’è qualcuno che può spiegarlo), mentre sviluppare pensiero critico,
gestire persone, avere creatività, eccetera, è davvero difficile, e non c’è nulla come il
sapere umanistico che ci avvicini maggiormente a questo tipo di competenze.
L’essere umano è basato sul dono, e la natura – che noi siamo tanto bravi a
distruggere – era lì. Denaro come spirito materializzato, per Steiner; c’è una
tripartizione necessaria del denaro: denaro di credito, tipo l’imprenditore che ha
un’idea e questa viene ritenuta valida; denaro di consumo; denaro di dono.
Insomma: se il denaro tende ad accumularsi nelle mani di pochi, allora non circola
più, ed è solo speculazione.

03/12/2021
“A business heart” di Francesco Mondora. Azienda come impresa di organo di
trasformazione sociale. Tutte le proposte di questo corso hanno una forte matrice
antropologica, che ci dice che cosa significa, che cosa è, essere umano. L’antroposofia
presuppone che l’uomo sia predeterminato alla libertà individuale – tutto il tema
della triarticolazione ha come scopo e base il fatto che non ci siano interessi politici,
industriali ed economici, ma che la vita di pensiero dell’essere umano sia libera:
questa la sua preoccupazione numero uno. Aaron Antonofsky, con la sua saluto-
genesi, ha indagato gli effetti di traumi particolarmente significativi (tipo
l’Olocausto), e scoperto che, se adeguatamente rielaborato, se si reagisce con forza,
può diventare financo fonte di salute.

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