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Serenella Besio – Corso di Specializzazione per le attività di sostegno – IV ciclo – luglio 2019
Definizioni
• La metacognizione indica un tipo di
autoriflessività sul fenomeno cognitivo,
attuabile grazie alla possibilità - molto
probabilmente peculiare della specie umana -
di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui
propri stati mentali.
• L'attività metacognitiva ci permette, tra l'altro,
di controllare i nostri pensieri, e quindi anche
di conoscere e dirigere i nostri processi di
apprendimento.
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• In termini cognitivi, è la fondamentale capacità
umana di comprendere e riflettere sul proprio e
l'altrui stato mentale, e sulle proprie ed altrui
percezioni, riuscendo così a prevedere il
proprio e l'altrui comportamento
• Questo significato viene sviluppato nell'ambito
degli studi metacognitivi
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Rapporti con Teoria della Mente
• Tenere a mente la mente propria e altrui
• Rappresentarsi internamente gli stati mentali,
riferiti a se stessi e altri
• La percezione comprende sensazioni,
credenze, sentimenti, ipotesi su idee, ecc.
• Tale abilità cognitiva si acquisisce
normalmente intorno ai 3-4 anni e gli adulti ne
fanno uso nella vita di tutti i giorni senza
averne consapevolezza
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Livelli gerarchici dell’intelligenza
• Campione e Brown (1978)
– livello "architetturale” (capacità di “stoccaggio” della memoria, durabilità delle tracce
degli stimoli, efficienza a registrare e a ritrovare l' informazione);
– livello “esecutivo” (o metacognitivo propriamente detto, formato dai meccanismi
metacognitivi quali i processi di controllo e di regolazione: questi meccanismi
governano tutto il sistema).
• Butterfield e Belmont (1977)
– livello dei processi subordinati, vale a dire le strategie cognitive che permettono di
realizzare l'azione;
– livello dei processi che coordinano, guidano, controllano e modificano i processi
subordinati.
• Sternberg (1984)
– primo livello, il più elevato nella gerarchia (processo esecutivo di pianificazione e di
presa di decisione, formato dalle metacomponenti che selezionano le risorse, e
soprattutto controllano l' azione in corso o futura, amministrando, controllando i
feedback)
– secondo livello (componenti di prestazione vale a dire i processi necessari
all’esecuzione del compito e le componenti d'acquisizione del sapere che permettono
l‘acquisizione di nuove informazioni, selezionando le informazioni pertinenti,
combinandole e collegandole ad informazioni già in memoria)
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SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA
• I primi lavori sull'intelligenza (Schneider, Weinert, 1989) si riferivano
soprattutto ai modelli computazionali e consideravano che solo l'hardware -
o capacità di memoria – fosse capace di svilupparsi con l'età;
• i lavori successivi considerano che le funzioni metacognitive - equivalenti
al software- si sviluppano in funzione dell' età e delle esperienze del
bambino.
• Non è dunque essenzialmente il cervello come substrato materiale che si
trasforma, ma si sviluppano i programmi che ne permettono l' utilizzo
ottimale.
• La genesi dell' intelligenza è concepita come UN ARRICCHIMENTO DEI
MECCANISMI E DEI PROCESSI CHE PERMETTONO LE
ACQUISIZIONI NOZIONALI: è il livello superiore dell' intelligenza,
quello che CONTROLLA E GUIDA l’attività in corso che si sviluppa e
guadagna in efficacia.
IL CONTRIBUTO DI VYGOTSKIJ
• Al fine di esplicitare lo sviluppo dell’intelligenza, i metacognitivisti
si ispirano ampiamente alle concezioni di Vygotskij (1934/1990)
che assegna un posto centrale ai MECCANISMI DI
REGOLAZI0NE (controllo e correzione della produzione dei
soggetti):
• SVILUPPO INTELLIGENZA è il passaggio progressivo dai
MECCANISMI ETERO-REGOLATORI ("eteroregolazione",
l’attivazione della quale dipende dal ruolo svolto da un terzo, quale
il genitore, l’insegnante, lo psicologo, ecc.) ai MECCANISMI
AUTOREGOLATORI ("self-regulation", l’attivazione della quale
dipende dallo stesso bambino).
• Il bambino diventa autonomo prendendo progressivamente in carico
il proprio funzionamento attraverso un processo graduale di
interiorizzazione delle funzioni metacognitive necessarie
all'apprendimento, situandosi l’origine di queste funzioni nelle
interazioni sociali (Rogoff, Wetsch, 1984).
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Flavell, Wellmann, 1977
quattro tipologie di informazioni da
padroneggiare per sviluppare una competenza
metacognitiva
– gli attributi personali
– le caratteristiche del compito
– le strategie impiegabili per affrontarlo
– le condizioni nelle quali deve essere effettuato il
compito
Brown, 1987
• la metacognizione è il controllo dei processi,
ed è influenzata da:
– rendersi conto dell’esistenza di un problema;
– saper predire la propria prestazione;
– pianificare l’attività cognitiva;
– registrare e guidare l’attività cognitiva in relazione
agli obiettivi.
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Borkowski et al., 1990
• Caratteristiche cognitive alla base di conoscenza e controllo
metacognitivo
– conoscere un ampio numero di strategie di apprendimento;
– capire quando, in quali contesti e perché queste strategie sono importanti;
– selezionare le strategie ed effettuare con attenzione il monitoraggio sulle stesse;
– credere che le capacità mentali possano crescere;
– credere nell’impegno, applicato con attenzione e consapevolezza;
– essere intrinsecamente motivato, orientato sul compito e fissare obiettivi di
padronanza;
– non temere il fallimento (capire che fallire è necessario per avere successo);
– possedere molteplici e concrete immagini di “possibili Sé”, sia desiderati che
temuti, relativi
– al futuro prossimo e lontano;
– possedere conoscenze approfondite di molti argomenti ed avere un rapido
accesso a queste conoscenze.
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Cornoldi e Caponi, 1991
• Atteggiamento metacognitivo
– la generale propensione a riflettere sulla natura della
propria attività cognitiva e a riconoscere la possibilità
di utilizzarla ed estenderla: essa può aiutare il bambino
anche quando egli non possiede conoscenze
metacognitive specifiche utili per il caso proposto
• Controllo metacognitivo
– scelta, applicazione e valutazione, in termini di
successo o meno, delle strategie adeguate alla
soluzione di un qualsiasi compito di natura mentale
IL PROCESSO DI APPRENDIMENTO
• all’inizio un esperto guida l’attività del soggetto
• poi, progressivamente, l’esperto e il bambino separano le
reciproche funzioni che permettono di risolvere i problemi: il
bambino prende iniziative che l’adulto corregge quando sono errate
• infine, l’esperto cede il controllo al bambino e funziona
essenzialmente come un interlocutore che motiva e indirizza al
risultato
• l’apprendimento, quindi, consiste propriamente nel TRASFERIRE
I PROCESSI DI CONTROLLO ESECUTIVO DALL' ESPERTO
ALLO SCOLARO (Brown e French, 1979)
• idealmente, l'esperto deve tendere a promuovere l’autonomia
cognitiva del bambino
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Processi cognitivi implicati
nell’apprendimento: attenzione
• Opera una scelta fra tutti gli stimoli a cui siamo sottoposti, interni ed
esterni, per elaborare associazioni ideative ed esercitare un controllo sui
programmi di azione e di comportamento.
• Tre fasi: input (percezione e orientamento attentivo), elaborazione, output
(preparazione dell’output e controllo
• Elaborazione:
– Selettività: inibisce gli stimoli irrilevanti, dà un ordine di priorità alle
procedure da mettere in campo
– Stabilità: permette di mantenersi concentrati su un compito o
un’attività, per realizzarne l’espletamento (attenzione sostenuta
nell’apprendimento scolastico
– Shift: spostare rapidamente il focus dell’attenzione in relazione alle
richieste del compito
– Capacità (volume) attentiva, per lavorare contemporaneamente su più
aspetti di un compito
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Strategie di memoria
• Reiterazione: ripetizione mentale del materiale da
memorizzare
• Codifica: organizzazione operata sul materiale da ricordare in
relazione a indici strutturali o semantici
• Associazione: un termine viene associato ad un altro al fine di
facilitarne la memorizzazione
• Mediazione: si utilizza un concetto molto conosciuto in grado
di fare da tramite fra altri due concetti da memorizzare
• Organizzazione: è un ampliamento dell’associazione, ma le
connessioni si allargano a più elementi
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(Cottini, 2017)
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La didattica metacognitiva
1° LIVELLO: 2° LIVELLO:
conoscenze sul autoconsapevolezza sul
funzionamento cognitivo in proprio funzionamento
generale cognitivo
4° LIVELLO:
variabili psicologiche di 3° LIVELLO:
mediazione (locus of control, uso generalizzato di strategie
senso di autoefficacia, di autoregolazione cognitiva
attribuzione, autostima,
motivazione)
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1° LIVELLO: conoscenze sul
funzionamento cognitivo in generale
• fornire una “teoria della mente” sui vari processi
cognitivi, sui meccanismi che li rendono possibili,
sui limiti che li condizionano e sui fenomeni tipici
più frequenti (esempi: memoria, attenzione,
percezioni, apprendimento, varietà delle
intelligenze, …)
• tre sono le conoscenze principali
– funzionamento del processo
– limiti del processo
– possibilità di influire attivamente sul processo
• consapevolezza dell’interconnessione tra processi
Conoscenze relative al
funzionamento cognitivo generale - a
• il funzionamento generale tipico (“normale”)
• i limiti del processo, la sua entità, le
caratteristiche e la variabilità interindividuale
• la possibilità di influenzare attivamente lo
svolgimento del processo cognitivo con strategie
di autoregolazione (ad esempio: rendersi conto
che con l’uso della strategia del raggruppamento
di oggetti secondo caratteristiche comuni, si
aumenta in maniera significativa la qualità del
ricordo)
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Conoscenze relative al
funzionamento cognitivo generale - b
• Illustrare come la mente raccolga dati ed
informazioni dall’esterno, ma possa produrre
anche idee partendo dall’interno e come queste
possano essere giuste o sbagliate
• Distinguere fra fatti reali e sensazioni, sogni,
aspettative
• Una ulteriore applicazione è quella sulla
attribuzione di stati mentali alle altre persone e di
adattamento del comportamento sulla base di
credenze e false credenze
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Autoconsapevolezza del proprio
funzionamento cognitivo - a
• Apprezzare le capacità ed i limiti della propria mente, nel
momento in cui vengono messi in atto processi cognitivi di
diversa natura
• L’educatore fornisce dei feedback sulle prestazioni
dell’allievo e lo stimola ad indagare aspetti connessi al
modo in cui i compiti vengono condotti ed ai processi
personali che vengono attivati
• Le informazioni che l’educatore fornisce, soprattutto in caso
di errore, non devono mai intaccare e svilire il valore della
persona, ma limitarsi a stimolare un’autoanalisi sui processi
cognitivi implicati
• Tutto ciò a salvaguardia del livello di autostima e di
motivazione
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3° LIVELLO: uso generalizzato di
strategie di autoregolazione cognitiva
• Fasi del processo di autoregolazione
– a. fissare un chiaro obiettivo di funzionalità ottimale del
processo (risultati - svolgimento)
– b. darsi istruzioni, suggerimenti, aiuti per svolgere le
operazioni del processo
– c. osservare l’andamento del processo, raccogliere dati
sui risultati e saperli valutare
– d. confrontare questi risultati con gli obiettivi standard
della fase a.
– e. valutare positivamente le operazioni efficaci,
negativamente quelle improduttive, perseverare nelle
prime, modificare le seconde
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Strategie di autoregolazione cognitiva –
b
• Autoistruzione
• Automonitoraggio già citate al punto
precedente
PROCESSI METACOGNITIVI
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La gamma di strategie di autoregolazione cognitiva
• problematizzazione
• comprensione e valutazione del compito
• collegamento di quel compito ad altri simili
• attivazione delle conoscenze precedenti
• integrazione delle informazioni provenienti da fonti diverse
• definizione dei livelli di prestazione/soluzione attesi
• generazione delle alternative per la soluzione del problema
• esame delle alternative, presa di decisione
• applicazione del piano strategico scelto
• inibizione delle alternative che non si vogliono applicare
• automonitoraggio
• valutazione della distanza dalla soluzione
• aggiustamenti del piano che si sta seguendo
• decisione sull’opportunità di sospendere il piano che si sta seguendo
• valutazione dei risultati finali
• autovalutazione e autorinforzamento
• spiegazione di un eventuale insuccesso
• decisione di riprovare secondo un piano strategico alternativo
(Cornoldi, 1995)
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… in sintesi ...
La novità nell’approccio metacognitivo è nel
far venire allo scoperto i processi di
autoregolazione
4° LIVELLO:
variabili psicologiche di mediazione
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LOCUS OF CONTROL
STILE DI ATTRIBUZIONE
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SENSO DI AUTOEFFICACIA
AUTOSTIMA
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MOTIVAZIONE
• Intrinseca / estrinseca
• Intrinseca / orientata alla riuscita
• Obiettivi orientati all’apprendimento / obiettivi
orientati alle prestazioni
• Credenze del singolo intorno alle proprie
capacità e competenze (autoefficacia
autodeterminazione, ecc.)
• Interesse situazionale / interesse personale
• Volizione: mantenere nel tempo la motivazione
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Per incrementare
la motivazione occorre
ESEMPI
CURRICOLO PREREQUISITI
CURRICOLO STRATEGICO
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Autoregolazione cognitiva
• Mira a rendere l'allievo maggiormente autonomo nella
gestione del proprio processo di apprendimento; capace,
cioè, di assumere decisioni pertinenti in relazione alle
modalità migliori per affrontare un compito
• Training condotti con strategie di autoregolazione hanno
dato significativi risultati per quanto riguarda
l'apprendimento e la generalizzazione di abilità anche con
allievi con disabilità mentale
• l'impiego delle strategie di autoregolazione, richiedendo al
soggetto un ruolo attivo, si è rivelato efficace anche per il
miglioramento della motivazione e dell'autostima personale
(Cottini, 2017)
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Autoistruzione - a
• Capacità del soggetto di fornire a se stesso le istruzioni verbali necessarie
all'esecuzione di un compito
• Meichenbaum (1977) ha approfondito l'importanza dell'autoistruzione e le
modalità di utilizzazione di tale procedura in situazioni educative,
arrivando a delineare un itinerario educativo che, partendo da un controllo
esterno da parte dell'educatore, conduce l'allievo alla possibilità di
autoregolare il proprio comportamento attraverso verbalizzazioni interne.
• Harris e Pressley (1991) hanno centrato l'attenzione sul ruolo attivo
esercitato dall'allievo che apprende ad autoistruirsi, il quale opera numerosi
adattamenti intenzionali quando l'insegnamento è adeguatamente condotto.
• In questo modo gli autori si oppongono a chi descrive il ruolo del bambino
come quello di un partecipante passivo, intento a lavorare su abilità e
strategie rigidamente definite e controllate, a cui non attribuirebbe grande
importanza anche perché non in grado di comprenderle (Poplin, 1988).
Autoistruzione - b
• Alcuni studi hanno dimostrato l'utilità
dell'autoistruzione nell'insegnamento a bambini con
deficit, evidenziando positivi riscontri sia per quanto
riguarda l’acquisizione di abilità, che il loro
mantenimento e la loro generalizzazione.
• In sintesi, queste sperimentazioni evidenziano il fatto
che gli allievi con deficit cognitivi, ai quali viene
insegnato ad autoistruirsi, diventano molto più attenti
mentre svolgono compiti di apprendimento e, in
generale, più abili solutori di problemi.
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Automonitoraggio
• La strategia prevede che l'allievo controlli le proprie performance annotando i
riscontri delle prestazioni personali e la rispondenza di esse al piano d'azione
stabilito.
• Questa tecnica, abbastanza semplice nelle modalità di applicazione, riveste molta
importanza nel processo educativo di allievi con disabilità intellettiva, in quanto tali
individui non sempre sono consapevoli del proprio comportamento, sia esso
positivo o negativo.
• Le modalità di registrazione delle autovalutazioni possono essere molto varie:
esposizione verbale delle impressioni, annotazione su apposite schede, utilizzo di
vere e proprie check list di automonitoraggio.
• L’impiego della strategia si è dimostrata molto utile con allievi disabili, al fine di
promuovere abilità in vari ambiti e di contenere problematiche comportamentali
• L’aspetto metodologico fondamentale, da tenere sempre in considerazione quando
si interagisce con soggetti con problematiche mentali, è quello di richiedere
inizialmente il controllo di semplici e limitate unità comportamentali, in modo da
evitare che un eccessivo carico mnestico comprometta la capacità di valutare le
proprie prestazioni. Con il procedere dell’intervento, poi, le prestazioni da
autovalutare possono essere progressivamente ampliate e l’aiuto esterno
gradualmente ridotto.
ESEMPI
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(Cottini, 2017)
(Cottini, 2017)
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(Cottini, 2017)
esercitazione
• Scegliere un compito in una disciplina (una consegna):
scrivere la consegna; individuare anche il ruolo e la
situazione didattica nei quali vi trovate
• Individuare le strategie che uno studente deve mettere in
atto per individuare gli aspetti metacognitivi messi in
gioco dal compito dato (dalla consegna)
• Identificare la prestazione che si vorrebbe ottenere,
nonché le strategie metacognitive che la permettono
• Ipotizzando un errore nella prestazione offerta dallo
studente (e dicendo quale) con quali interventi
metacognitivi potreste intervenire? (Inventare veri e
propri brevi dialoghi metacognitivi)
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