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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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Pietro Spataro - La Memoria: Il modello modale della mente
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
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per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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Pietro Spataro - La Memoria: Il modello modale della mente
Come accennato in alcune lezioni precedenti, gli psicologi cognitivi considerano la mente,
deposito a lungo termine e infine recuperata per risolvere un problema. In questo contesto, la
memoria può essere genericamente definita come l’insieme di tutte le informazioni contenute
nella mente di una persona; inoltre, con questo termine si intende la capacità della mente di
Notevoli progressi nello studio della memoria sono stati ottenuti suddividendola in
suddivisioni devono essere basate su modelli o teorie ampiamente condivise dalla comunità
scientifica. In effetti, nella psicologia cognitiva le teorie coincidono spesso con i modelli, i quali
componenti della mente, mentre le frecce indicano il movimento delle informazioni da una
componente all’altra. Ogni componente che compare nel modello viene considerata come la
entrata.
Il modello più famoso in assoluto è sicuramente il modello modale della mente, proposto
alla fine degli anni ’60 del Novecento da Atkinson e Shiffrin (1968) e da Waugh e Norman (1965) (si
veda la Figura 1). In sintesi, il modello prevede tre diversi magazzini di memoria (la memoria
una propria capacità (la quantità di informazioni che possono essere simultaneamente mantenute
ed elaborate) e da una propria durata (il tempo per cui può essere trattenuta l’informazione).
Inoltre, il modello include una serie di processi di controllo (l’attenzione, la reiterazione, la codifica e
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Quando un lampo squarcia il buio della notte, noi possiamo continuare a vedere il lampo e
gli oggetti da esso illuminati per una frazione di secondo oltre la sua durata. Questo e altri
fenomeni analoghi dimostrano che i sistemi sensoriali trattengono una traccia dell’input sensoriale
per un breve periodo (meno di 1 secondo per stimoli visivi, qualche secondo per gli stimoli uditivi):
questa traccia e la capacità di trattenerla sono genericamente indicate con il termine ‘memoria
sensoriale’. Si ritiene che esistano memorie sensoriali specifiche per la visione, l’udito, l’olfatto, il
gusto e il tatto; tuttavia, solo le memorie sensoriali relative alla visione e all’udito sono state studiate
in maniera approfondita. Nel complesso, tali studi suggeriscono che ogni memoria sensoriale
trattiene tutti gli input in entrata in quello specifico sistema sensoriale, indipendentemente dal
grado di attenzione prestata loro (ciò significa che anche gli stimoli al di fuori del focus
dell’attenzione possono avere accesso al magazzino sensoriale). La loro funzione sembra essere
analizzarla e decidere se trasferirla o meno alla memoria a breve termine. La maggior parte delle
informazioni contenute nella memoria sensoriale in ogni dato istante non giungono alla coscienza:
invece, noi diventiamo consapevoli soltanto degli stimoli trasferiti al magazzino a breve termine
lavoro (anche detta memoria a breve termine). Questo comparto è la sede del pensiero conscio
coscienti. Come indicato nella Figura 2, le informazioni possono entrare nella memoria di lavoro
provenendo sia dal magazzino sensoriale sia dalla memoria a lungo termine (la quale contiene le
conoscenze acquisite in passato): in tal senso, la memoria di lavoro è molto simile all’unità centrale
di elaborazione di un computer, la quale riceve informazioni sia dalla tastiera sia dal disco rigido. Il
termine più obsoleto memoria a breve termine sottolinea la breve durata dell’informazione in
questo magazzino: se non viene reiterato o rielaborato, qualsiasi contenuto di questo comparto
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svanisce (ovvero, decade) molto rapidamente. Inoltre, la memoria a breve termine ha una
capacità molto limitata: in ogni dato istante, soltanto poche unità d’informazione possono essere
2 unità di informazione secondo Miller (1956), ma soltanto 4 ± 2 unità secondo Cowan (2001).
Figura 2. Nel modello modale, la memoria di lavoro ha un ruolo centrale in quanto riceve informazioni sia dalla
memoria sensoriale sia dalla memoria a lungo termine
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Una volta raggiunta la memoria di lavoro, un’informazione può (o non può) essere
codificata nella memoria a lungo termine. Essa è il comparto che meglio corrisponde alla nozione
comune di memoria in quanto vi è contenuta una rappresentazione di tutto ciò che una persona
conosce (di conseguenza, deve avere una capacità enorme). In genere, noi non siamo
consapevoli dei contenuti presenti nella memoria a lungo termine, se non dopo che sono stati
attivati e trasferiti nella memoria di lavoro. Secondo il modello modale, i contenuti della memoria a
lungo termine rimangono quiescenti, in maniera analoga ai volumi negli scaffali di una libreria,
Il modello prevede che la memoria a breve termine (MBT) e a lungo termine (MLT) siano
nettamente differenziate (si veda la Figura 3). In particolare, esso assume che:
• la MLT è passiva (un deposito di informazioni), mentre la MBT è attiva (un luogo dove le
• la MLT è duratura (molti dei suoi contenuti si mantengono per tutta la vita), mentre la MBT
ha una natura fugace (i suoi contenuti decadono in pochi secondi se non vengono
reiterati);
mentre la MBT ha una capacità molto limitata (contiene solo le informazioni elaborate nel
momento presente).
• l’attenzione è il processo che seleziona le informazioni che devono essere trasferite dai
magazzini sensoriali (i quali hanno una capacità molto grande) alla MBT (la quale ha una
• la codifica è il processo che controlla il trasferimento dell’informazione dalla MBT alla MLT: la
sua natura può essere intenzionale (come quando si impara a memoria una poesia o una
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lista di nomi) oppure incidentale (un effetto collaterale del particolare interesse che certe
• il recupero è il processo che controlla il trasferimento dell’informazione dalla MLT alla MBT:
corrisponde a ciò che si intende comunemente per ricordare o richiamare alla mente;
anch’esso può essere intenzionale (come quando ci sforziamo di ricordare il nome di una
persona che siamo sicuri di conoscere) oppure automatico (ogni immagine o pensiero
presente nella memoria di lavoro sembra evocare il richiamo di altri contenuti in maniera
spontanea).
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Bibliografia
Bologna: Zanichelli.
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