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Sommario
1. INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA COGNITIVA .................................................................... 2
2. IL COMPORTAMENTISMO ................................................................................................................. 2
4. IL COGNITIVISMO ................................................................................................................................. 4
Nascita e sviluppo del cognitivismo 4
L’uomo come servo-meccanismo 4
La capacità limitata del sistema 5
Il modello TOTE 5
La psicolinguistica 5
Neisser e il paradigma HIP 6
Il modularismo 6
Il connessionismo e le reti neurali 7
La critica fenomenologica al cognitivismo 7
Testi di approfondimento:
Attorno agli anni „50 cominciarono a nascere alcuni dubbi sul possibile riduzionismo che il
comportamentismo apportava nelle scienze psicologiche. Le critiche nacquero all‟interno del
movimento da studiosi comportamentisti quali Miller e Broadbent e si estesero a vari campi anche
non strettamente psicologici.
Questo avvenne anche perché le spiegazioni fornite dal comportamentismo rispetto ad alcuni
problemi centrali della psicologia (in primis: lo sviluppo linguistico) non trovavano adeguata
collocazione in questa impostazione teorica.
Fu così che differenti autori (Bandura, Chomsky, Miller, Craig, solo per citarne alcuni) proposero
un modello conoscitivo imperniato sullo studio dei processi del funzionamento della mente.
Oggi, la psicologia cognitiva è una branca della psicologia che ha come obiettivo lo studio dei
processi mediante i quali le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate,
elaborate, archiviate e recuperate. La percezione, l‟apprendimento, la risoluzione dei problemi, la
memoria, l‟attenzione, il linguaggio e le emozioni sono processi mentali studiati dalla psicologia
cognitiva.
Essa studia il funzionamento della mente come elemento intermedio tra il comportamento e
l‟attività cerebrale prettamente neurofisiologica. Il funzionamento della mente è assimilato
(metaforicamente) a quello di un computer che elabora informazioni (input) provenienti
dall‟esterno, restituendo a sua volta informazioni (output) sotto forma di rappresentazione della
conoscenza, organizzata in reti semantiche e cognitive.
2. Il comportamentismo
Gli studi di Ivan Petrovič Pavlov (1849-1936) come applicazione dei principi dell‟associazionismo
ai comportamenti manifesti anziché ai contenuti mentali, avevano determinato le definizione delle
leggi di associazione stimolo risposta (condizionamento classico).
Tali concetti rimasero però legati all‟ambito della fisiologia (animale) fino al 1913, quando John
Watson pubblica per l‟università di Chicago La psicologia da un punto di vista
comportamentistico, operando una vera e propria rivoluzione di paradigma, in cui vuole eliminare
dalla scienza psicologica i concetti vaghi e filosofici di “mente” “coscienza” e “istinto”, in quanto
riferentesi a processi non osservabili né misurabili.
Burrhus F. Skinner (1904-1990) si interessa del comportamento e alla sua relazione con le
contingenze di rinforzo (Condizionamento operante), cercando di spiegare ogni forma di
apprendimento, incluso quello linguistico.
Skinner mette in luce la manipolabilità del comportamento umano, denunciando il ruolo giocato
dalle grandi agenzie di controllo (famiglia, stato, Chiesa), proponendo in un romanzo utopistico di
utilizzare a fin di bene le regole di manipolazione per realizzare una repubblica platonica retta da
sapienti.
Mentre Watson quasi identifica il comportamento con le contrazioni muscolari, Tolman ritiene che
esiste uno specifico psicologico caratterizzato per la molarità (non scomponibilità senza
snaturazione). Lo specifico non è di natura psichica, ma comportamentale. La differenza tra
fisiologia e psicologia è nell‟emergenza di una intenzionalità, di uno scopo, di processi mentali
appresi anche senza un comportamento.
Con la teoria dell‟apprendimento sociale, Bandura evidenziò come l‟apprendimento non implicasse
esclusivamente il contatto diretto con gli oggetti, ma che avvenisse anche attraverso esperienze
indirette, sviluppate attraverso l‟osservazione di altre persone. Bandura ha adoperato il termine
Esemplificativi risultano in questo senso gli studi condotti sull‟imitazione di condotte aggressive da
parte di bambini che osservavano un modello. L‟esperimento della bambola Bobo è una famosa
ricerca sperimentale sull‟aggressività condotta nel 1961, con la quale fu dimostrato che il
comportamento aggressivo dei bambini può essere modellato, cioè appreso per imitazione. Le
ricerche di Bandura sono state più volte utilizzate anche a sostegno della tesi, ancora attuale,
secondo la quale le scene di violenza mostrate in Tv possono produrre comportamenti imitativi da
parte dei ragazzi.
Il passaggio dalla teoria dell‟apprendimento sociale alla teoria sociale cognitiva avviene attraverso
lo sviluppo di un nuovo costrutto di analisi della condotta: l‟autoefficacia percepita. Bandura si
distacca dagli approcci comportamentisti che ha adottato all‟inizio della sua teoria, per poi definire
e costruire un approccio orientato ai processi cognitivi allo studio dell‟adattamento dell‟individuo
nell‟ambiente. Bandura sintetizza la capacità umana di operare attivamente in un contesto nel
costrutto dell‟agenticità umana.
Il concetto di agenticità umana (human agency), punto cardine dell‟intera teoria social cognitiva,
può essere definito come la capacità di agire attivamente e trasformativamente nel contesto in cui si
è inseriti. Tale funzione umana, che riguarda sia i singoli individui sia i gruppi, operativamente si
traduce nella facoltà di generare azioni mirate a determinati scopi. Nella valutazione del ruolo
dell‟intenzionalità Bandura distingue la condotta mirata al raggiungimento di un risultato, dagli
effetti che l‟esecuzione di tale corso d‟azione produce.
4. Il cognitivismo
Così, dalla scuole classiche del comportamentismo nasce, per l‟inferenza intenzionale, sociale e
linguistica, un movimento nuovo, la psicologia dei processi cognitivi.
Il modello TOTE
Nel 1960, Miller, assieme a Eugene Galanter e Karl
Pribram pubblica “Piani e struttura del
comportamento”. I tre autori, per analizzare il
comportamento, utilizzano una nuova unità operativa, il
TOTE, acronimo di Test, Operate, Test, Exit, che
afferma che quando un individuo vuole compiere una
azione formula un comportamento per ottenere lo scopo
prefissato, formula anche un test mirante a verificare la
congruenza esistente tra realtà esterna e tale scopo. Il
soggetto passa alla fase operativa, eseguendo poi un
nuovo test per verificare la nuova situazione. Queste
unità operative possono essere embricate gerarchicamente, costruendosi a più livelli, da molecolare
a molare.
Il cambio metodologico è radicale: per sapere la strategia operativa l‟unico strumento è chiedere al
soggetto una descrizione operazionale. Proprio questo è ciò che un comportamentista classico non
avrebbe fatto: Per i tre autori “è meglio scoprire cosa sta facendo una persona, piuttosto che ritenere
che stia facendo ciò che si vuole studiare”: il “cosa fa” non va quindi inteso come comportamento
esterno, ma come processo di elaborazione delle informazioni che il soggetto compie.
La psicolinguistica
Nel 1957 Noam Chomsky pubblica “Syntactic structures” come critica radicale al testo “Verbal
behavior” di Skinner. L‟approccio di Chomsky è innatista: parte dalla considerazione che il parlante
nativo di una lingua è perfettamente in grado di distinguere quali frasi della sua lingua materna sono
ben formate sintatticamente o meno. La teoria generativo-trasformazionale si basa su più elementi:
1. il linguaggio verbale è il comportamento specie-specifico dell‟uomo, fondandosi su strutture
Lo studio di Chomsky segna una svolta, come rottura epistemologica, nell‟analisi gerarchica della
linguistica, che esclude processi stocastici, e nell‟impostazione innatista (il parlante nativo), come
ritorno ad una sorta di introspezionismo, come osservazione naturalista, soprattutto per il linguaggio
infantile.
Nel 1975 Massaro indica nell‟HIP un assunto fondamentale paradigmatico: tra stimolo e risposta vi
sono interposte una serie di operazioni mentali che richiedono fasi di elaborazione successive e
lente (da qui gli studi di cronometria mentale). I costrutti di fondo sono due: 1. funzionale, che
descrive la natura delle informazioni, 2. strutturale, che definisce le operazioni svolte.
E‟ da ricordare come la similitudine della HIP fu criticata dallo stesso Neisser nel 1976 quando
questa si era resa col tempo sempre più rigida e lontana dalla realtà vissuta quotidianamente, nel
testo Conoscenza e realtà.
Il modularismo
Jerry Allan Fodor (1935-) sostiene la tesi della modularità della mente e del linguaggio del
pensiero, secondo la quale il modulo del linguaggio sarebbe innato e l‟apprendimento non sarebbe
altro che una "conferma di ipotesi". Il suo modello prevedere una architettura cognitiva distinta in
diverse strutture verticali che trasformano computazionalmente gli input in rappresentazione che
offrono al sistema cognitivo. Esistono strutture altamente specializzate che analizzano gli input con
modalità autonome. I moduli sono incapsulati informazionalmente, nel senso che durante il loro
processo non hanno accesso né alla rappresentazione delle conoscenze dell‟individuo né alle
informazioni delle altre parti del sistema cognitivo.
Hopfield propone una architettura orizzontale, con un massiccio connessionismo tra gli elementi. Vi
è la critica all‟analogia di mente e calcolatore di von Neumann: i connessionisti vedono il cervello
molto diverso da una CPU: non poche componenti velocissime, ma una infinita di neuroni
interconnessi e lenti. Ciò che rende specifico il cervello è la esponenziale interconnessione che
permette infinite elaborazioni contemporanee. Le applicazioni di tali modelli riguardano
principalmente la realizzazione di memorie associative, resistenti all‟alterazione delle condizioni
operative, e la soluzione di problemi d‟ottimizzazione combinatoriale.
Per Jerome Seymour Bruner (1915-) la psicologia deve ritornare alla struttura intenzionale dei
fenomeni e alla comunicazione sociale delle esperienze, smettendo di essere indipendente dal
significato, individuando le regole che gli esseri umani applicano nel creare significati all‟interno
dei contesti culturali.
Il principale oggetto di studi del cognitivismo è quindi la mente come sistema complesso di regole,
indipendente dai fattori biologici (le ricerche cognitive non si occupano quindi del funzionamento
del cervello dal punto di vista organico) o dai fattori sociali e culturali; la mente può essere studiata
senza tenere in considerazione gli affetti e le emozioni collegati alle percezioni, ai ricordi e ai
pensieri.
In tale prospettiva la ricerca su cui il cognitivismo si concentra è l‟analisi dei processi di raccolta e
trattamento dell‟informazione; in questo senso, i modelli derivati dalla cibernetica risultano
adeguati a descrivere questo tipo di analisi con l‟uso della simulazione sui calcolatori. I computer,
con i loro meccanismi di ingresso dell‟informazione e di uscita del dato elaborato, e con le loro
memorie, rivelano una somiglianza con l‟uomo che riceve, elabora e trasforma l‟informazione, con
i processi cognitivi umani che sono sempre uno scambio di informazione tra individuo e ambiente.
Tutti i processi cognitivi potrebbero essere elaborati secondo un modello computazionale, calcoli
dove non vi siano necessariamente numeri, ma informazioni. Tale processo non deve però essere
solamente descritto, ma anche spiegato nel suo farsi (l‟algoritmo e programma) e nella sua
operatività (implementazione).
Sicuramente questo non garantisce che sia possibile costruire o reperire tipi di hardware, diversi dal
cervello umano, capaci di prestazioni pari al cervello umano. Eppure un algoritmo gode della
proprietà della realizzabilità multipla, realizzabili, in linea di principio, da macchine diverse dal
cervello, e perciò anche da un computer.
Howard Gardner riassume bene questa impostazione nel libro del 1985 “The mind‟s new science”.
L‟oggetto di ricerca della scienza cognitiva è dato dalle rappresentazioni mentali, cioè dai processi
mentali che organizzano e producono conoscenza (simboli, regole, schemi, immagini).
Computer Cervello
La mente è vista come un calcolatore, metafora usata come modello di funzionamento della mente e
come strumento di simulazione della mente. Tale metafora indica anche che l‟hardware non conta e
che l‟hardware è costituito su di una struttura modulare.
I processi cognitivi sono studiati al di fuori del contesto (cognizione non situata), dei fattori
individuali, dei fattori culturali e sociali.
Endel Tulving (1927-) distingue inoltre tra memoria episodica e memoria semantica: la prima ha
una collocazione spazio-temporale e riguarda gli avvenimenti legati alla nostra vita, la seconda
riguarda invece informazioni che non hanno una prospettiva spazio-temporale, come i concetti
astratti, riguarda le conoscenze generali sul mondo. La memoria episodica e la memoria semantica
sono considerate memorie esplicite dato che si manifestano per ricordi coscienti in grado cioè di
riferirli.
Oggi questo insieme di requisiti è stato sostanzialmente indebolito e reso più flessibile, tanto che la
inclusività delle connessioni, la necessità di un‟etichetta di relazione e la direzione di sviluppo della
mappa non sono più che caratteristiche opzionali. La perdita di rigore nella definizione dello
strumento si è accompagnata ad una
crescente flessibilità operativa.
Una mappa mentale è una forma di rappresentazione grafica della conoscenza teorizzata da Tony
Buzan (1991), a partire da alcune riflessioni sulle tecniche per prendere appunti. Le mappe mentali
hanno una propria logica di composizione molto precisa, che è bene aver presente in modo chiaro.
Nel definire il problema si operava un‟analisi empirica dei dati e si ricercava la riproducibilità del
problema così che fosse possibile analizzarlo in maniera quasi scientifica. Le operazioni successive
erano diretta conseguenza dell‟analisi iniziale, caratterizzate da metodologie personali,
disomogeneità delle soluzioni e capacità di riuscita inversamente proporzionali alla complessità del
problema in esame.
Per questi motivi nel tempo si sono sviluppate diverse tecniche ragionate e standardizzate per
risolvere i problemi, tra le quali emerge la FARE che si attua secondo quattro cardini: Focalizzare,
Analizzare, Risolvere, Eseguire.
La psicologia culturale
La psicologia cross-culturale intende confrontare in maniera oggettiva individui appartenenti a
culture diverse, per verificare l‟impatto della cultura sul comportamento e sul funzionamento
psicologico. La psicologia culturale si propone di esaminare le origini culturali delle differenze nel
funzionamento psicologico e nello sviluppo umano, considerando la cultura e l‟individuo come
unità di studio inscindibile
Relativismo culturale: l‟idea principale è che le differenze psicologiche siano quasi esclusivamente
dovute alle differenze nei contesti culturali in cui essi si sviluppano. Questa prospettiva cerca di
Il modello narrativo
Il concetto di identità è focalizzato nell‟approccio narrativistico: esso dà coerenza e continuità
storico-biografica alle proprie esperienze, relazioni, azioni e sentimenti.
Tale concetto nasce dall‟interazione delle persone, come processo dinamico, come interazione tra
le auto-attribuzioni (ciò che la persona pensa di se stessa, tramite un resoconto post hoc), le etero-
attribuzioni (le descrizioni che gli altri ci rimandano) e la matrice collettiva (universi simbolici di
significato, Berger e Luckmann).
Lo spessore della dimensione culturale rispetto ai processi di costruzioni dell‟identità non può
prescindere dal considerare i concetti e gli strumenti messi a disposizione. Così anche la matrice
collettiva muta continuamente di fisionomia.
L‟identità non assume così un ruolo ontologico, in quanto l‟accento è posto sulle modalità di
esistenza, come processo che offre la possibilità di produrre discorsi, in quanto i processi generativi
dell‟identità non possono essere spiegati, ma solamente descritti. Non sono rintracciabili cause, ma
è narrabile un processo coerente, con le sue modalità anticipatrici. Concetto opposto ad identità è
personalità, quale costellazione di (ipotetici) tratti considerati causa dei comportamenti,
caratteristiche stabili con carattere predittivo del comportamento.
Se non è più possibile una ferrea predizione del comportamento futuro, il concetto di coerenza può
dare una certa ragione di continuità nel modo di agire delle persone. Esistono sicuramente repertori
centrali rispetto ad altri, sulle quali le persone costruiscono la loro identità, come una sorta di
“storia” preferita della persona. La storia è il tentativo di dare ordine, linearità al flusso
dell‟esistenza.
La metafora rivela i limiti dell‟obiettivismo, della possibilità di una verità oggettiva e assoluta. La
razionalità infatti non è qualcosa di a-corporale, mentale, a-sociale, ma è qualcosa che
essenzialmente coinvolge il corpo e le sue capacità.