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PSICOLOGIA COGNITIVA

3/3/22
Psicologia del futuro ragionare su cosa sarà la psicologia nel 2050
Non è semplice immaginare cosa ci sarà tra 30 anni, ma è un esercizio utile
Breve excursus sul passato per poter ragionare sul futuro
La psicologia è una materia interdisciplinare
-comportamento umano
Mondo antico:
esisteva una psicologia? Certo ma non era definita psicologia ma studio dell’individuo. Interpretare
come era visto l’uomo e le sue funzioni.
Psicologia sperimentale, nata nel’800, si basava sulla psicofisica e sulla psicologia della percezione.
Ovviamente nel mondo antico la percezione non era considerata psicologia
Tutto quello che per noi adesso è psicologia, nel mondo antico erano cose “senza senso”. Anche a
livello motorio, caratteristiche che ora associamo alla psicologia, ai temi erano fini a se stesse.
Anche oggi, se le persone non lo sanno, non collegano l’apparato locomotore al funzionamento del
cervello.
Per gli antichi ciò che si collegava alle funzioni cognitive era la memoria. “l’uomo è ciò che sa, ciò
che conosce” la persona anziana era la persona saggia
Le conoscenze sul funzionamento mentale sono legate solo a ciò che si sa sul funzionamento della
memoria  teoria sulla memoria, l’arte della memoria
Ciò che noi oggi chiamiamo personalità, ai temi era legato alla memoria
Tempo dei romani primo filone di ricerca collegato alla psicologia della memoria
(Retorica di Cicerone)  quando si parla si seguono degli schemi, modalità che mi aiuta a
ricordare.
Tutti i principi di 2000 anni fa li ritroviamo oggi nelle pubblicità
-contenuto emotivo
-effetto priorità
-contenuto visivo
Fine del Medioevo: varie influenze delle teorie religiose. Memoria rimane centrale
Memoria- associazionismo
Associare le informazioni ha un effetto sulla memoria
-visualizzazione
-tecnica dei loci in mente abbiamo una mappa nella quale vi sono presenti una serie di lenmark,
punti di riferimento. Ad ognuno di questi luoghi associo delle informazioni da associare, creando
poi delle immagini bizzarre, per favorire il ricordo delle informazioni.
Frenologia tutto quello che diceva era fondamentalmente sbagliato, ma l’idea era rivoluzionaria.
Prendere un organo che sembra tutto uguale e sostenere che abbia funzioni diverse
Primi dell’800 comprensione del comportamento umano. Nello stesso periodo studi sulla
frenologia (ovvero trovare una corrispondenza precisa tra comportamento e organi)
Primi del 900 psicoanalisi. Passaggio importantissimo nella storia della psicologia
Due figure importanti che hanno lavorato a Pavia: Golgi e Lombroso
Lombroso ha detto che la forma del cervello identifica la devianza. Sostenne che la forma del
cervello e le aree del cervello non sono modulano le varie aree del pensiero, ma anche le varie
caratteristiche del pensiero (simile all’idea attuale)
Tutte le psicoterapie sono simili agli aspetti religiosi
Cosa sarà la psicologia nel 2050?
-tendenza in cui le conoscenze sul cervello saranno sempre di più indispensabili

LEZIONE 3 (8/3/2022)
MEMORIA
Aspetti generali della memoria
Come funziona
Limiti e distorsioni
Ricordi accurati
Perché ricordiamo?

Definizione della memoria:


-funzione cognitiva di ritenzione e accesso successivo alle informazioni
È la capacità comune a molti organismi di conservare traccia più o meno completa e duratura degli
stimoli esterni sperimentati e delle relative risposte. Processi mentali di apprendimento e codifica
Galimberti: la memoria è la capacità di un organismo vivente di conservare tracce della propria
esperienza passata e di servirsene per relazionarsi al mondo e agli eventi futuri
Fasi della memoria:
-acquisizione/codifica prima fase di un processo di memoria, quando un’informazione incontra i
nostri sensi
-mantenimento/immagazzinamento molto complessa da imparare
-rievocazione (richiamo vs riconoscimento)  una è una misura “sporca” (richiamo componente
attiva ) che è autogenerata, il riconoscimento componente passiva ,è un indizio che rimanda
all’informazione e il processo è simil ricordo
Memoria come processo di riscoperta del proprio intelletto (platone)
Spostamento mentale (esiodo)
Spostamento di ritenzione di eventi passati (cicerone e aristotele)

Barlett primo che parla di memoria in funzione ricostruttiva


Esempi di modelli:
Modello di Atkinson e Shiffrin (1968): dinamiche temporali

Modello di Baddley e Hitch: memoria di lavoro

Poi integrato nel 2000


Modello che più ci interessa: Modello di Cohen e Squire

Memoria episodica: capacità di rivivere un’esperienza che abbiamo vissuto


Memoria semantica: conoscenza del mondo a livello concettuale
È un modello semplificazione della realtà
Non rappresenta in toto la realtà

Misura di processo le informazioni sonno da qualche parte e io vi posso accedere tramite strada
esplicita o implicita
Memoria esplicita: capacità di verbalizzare l’informazione

Memoria episodica: può riferirsi a cosa abbiamo fatto, dove ci trovavamo, con chi eravamo…
Quando ricordiamo un ricordo episodio abbiamo l’impressione di rivivere un frammento del nostro
passato, un viaggio nel tempo mentale ed è quasi sempre limitata ad episodi specifici e dettagli
contestuali di quegli episodi. Ha un elevato tasso di oblio
Memoria semantica: molto estesa, ha a che fare con tutto ciò che è conoscenza concettuale, è
sempre pronta all’uso, informazioni immediate (nella memoria episodica devo ricostruire il
contesto), segue la modalità chiamata script, insieme di prescrizioni di comportamento (esempio
script del ristorante, insieme di comportamenti da tenere in determinati luoghi), collocata nel
presente
Memoria implicita

È una memoria procedurale, priming preattiva un contesto (prime target)


Intesa come effetto priming: effetto di facilitazione semantica per cui l’esperienza di un primo
stimolo modula la prestazione su un successivo stimolo
Condizionamento classico Pavlov: associazione di due stimoli
Apprendimento associativo condizionamento operante
-ruolo delle lesioni medio-temporali: compromettono il suo funzionamento
COME FUNZIONA LA MEMORIA
Possibili deficit:
-prosopagnosia: impossibilità di riconoscere un volto (ma riescono a distinguere caratteristiche del
volto, come colore degli occhi)
-agnosia
-confabulazione: iper produzione di ricordi estremamente falsi e bizzarri
-amnesia retrograda/ anterograda
-ipertimesia (hsam) persone che ricordano il 90/99% della loro vita (molto rare). L’incapacità di
dimenticare è una compromissione, poiché qualsiasi cosa accende un ricordo
Caso di una persona che non riusciva a ricordare caso HM
Uno dei lavori storici sul funzionamento della memoria (1957)
Era una persona normale ma aveva una narcolessia farmacoresistente unica soluzione era
asportare una parte del cervello (asportazione bilaterale dell’ippocampo)
Dopo l’intervento riportava:
-amnesia anterograda completa a livello esplicito
-amnesia retrograda parziale nei primi giorni dopo l’intervento
-funzioni intellettive e percettive conservate
Da qui derivano tre principi fondamentali:
1-la memoria è una funzione distinta dalle altre funzioni cognitive
2- le aree lesionate in HM non sono implicate nella memoria di lavoro
3-le aree lesionate in HM non sono associate al mantenimento a lungo termine
SCT-STANDARD CONSOLIDATION THEORY
Questa teoria sostiene che l’ippocampo sia un sistema temporaneo e che il consolidamento delle
informazioni a lungo termine avvenga nella neocorteccia. Inoltre, esiste una differenza qualitativa
nei ricordi: i ricordi conservati nell’ippocampo sono episodici, quelli a livello neocorticale sono
semantici.

1- L’ippocampo è un sistema temporaneo


2- Consolidamento neocorticale
3- Differenza qualitativa nei ricordi
MTT- MULTIPLE TRACE THEORY
È stato dimostrato che in certi casi l’amnesia retrograda non è limitata ai giorni precedenti il trauma,
ma colpisce anche eventi avvenuti anni prima. In base a ciò, questa tesi mette in dubbio il fatto che
l’ippocampo sia una struttura di transito temporaneo e sostiene che esso sia centrale nel
consolidamento dell’informazione e che si attivi quando è necessario ricordare delle conoscenze
episodiche (dettagli). La memoria semantica sarebbe quindi costruita grazie all’attività
dell’ippocampo.

1- Pattern retrograda-anterograda non sempre presente


2- Il consolidamento è mediato dalla riattivazione della traccia ippocampale
3- Semantica come risultato di molteplici regolarità statistiche
TTT-TRACE TRANSFORMATION THEORY
Questa teoria descrive in maniera più precisa le ipotesi della MTT, sostenendo che: l’attività
ippocampale e quella neocorticale possono coesistere e quindi compensarsi, il coinvolgimento
dell’ippocampo è legato ad aspetti contestuali (permette di rievocare ricordi in base ad elementi
sensoriali come un odore). L’ippocampo è coinvolto nella memoria episodica mentre la
neocorteccia in quella semantica. L’ippocampo è quindi si una zona di transito, dove però i ricordi
vengono trasformati a causa dell’esigenza di creare conoscenze slegate da aspetti episodici.

1- Coesistenza traccia ippocampale e neocorticale


2- Coinvolgimento ippocampale legato ad aspetti contestuali
3- Trasformazione del ricordo
4- Esigenza di produrre conoscenza slegata da aspetti episodici
In generale, si è concluso che l’attività ippocampale e molto forte durante la codifica di un episodio,
ma tende a diminuire col passare del tempo, mentre, al contrario, l’attività frontale della
neocorteccia è inizialmente bassa ed aumenta dopo alcuni giorni.
-paio di studi

1) rapporto tra ippocampo e aree frontali:


-l’attività ippocampale diminuisce con il passare del tempo
-l’attività frontale aumenta col passare del tempo
-ippocampotracce recenti
-aree frontalitracce remote

2) integrazione semantica:
-consolidamento più rapido se esiste una base semantica
-tendenza all’oblio minore per le tracce con agganci semantici

3) Consolidamento;
-passaggio da memoria episodica a memoria semantica, che sottointende una trasformazione del
ricordo diminuzione dei dettagli
-dinamiche di riconsolidamento

4) Schemi semantici
dinamiche già descritte da Bartlett nel 1932
rappresentazione strutturate della conoscenza
Utilizzati per:
- dare senso a nuovo materiale (comprenderlo)
-immagazzinarlo
-rievocarlo
-matrice socio-culturale
5) Confabulazione
- Risultato di lesioni frontali;
- Falsi ricordi senza finalità adattive;
- Schemi iper-inclusivi;
- Causati dal ridotto monitoraggio.
Lavoro di Barlett varie persone dovevano memorizzare un racconto proveniente dal folklore
nativo americano “War of the Ghost”, con un richiamo successivo a distanza di vari intervalli
Ha osservato che il richiamo di materiale non familiare è più coerente e meno articolato, che la
centralità del punto di vista è del soggetto, e che in alcuni momenti cercavano di rendere coerenti
delle situazioni tramite delle loro conoscenze rievocazione vs ricostruzione
Il soggetto va ad utilizzare attivamente quello che sa

Secondo esperimento:
due gruppi. Viene raccontata una storia ad entrambi i gruppi, la stessa, con minime modifiche
all’interno. La storia parla di un dittatore che nel primo nome viene chiamato Mario Rossi, e nella
seconda Adolf Hitler
-se il personaggio si chiama Adolf Hitler, i partecipanti distorcono i propri ricordi coerentemente
con lo schema (come per esempio ricordi antisemiti anche se non vengono mai nominati)
Questi schemi semantici hanno una valenza adattiva, consentono di astrarre il significato. Dibattito
su amodali o multimodali
Meta-analisi su uno studio di neuroimaging
Correlati neurali: corteccia prefrontale, giro angolare, cervelletto, corteccia temporale e giro frontale
inferiore

Covert recognition  Riconoscimento in assenza di consapevolezza


- Lesione ad area fusiforme dei volti (FFA) e a OFA provocano prosopagnosia;
- Riconoscimento compromesso, abilità percettive conservate;
- In alcuni casi è compromesso solo l’accesso consapevole al ricordo;
- Variazioni di carattere fisiologico a seguito dell’esposizione a volti noti;
- Preferenza implicita per volti emotivamente rilevanti.

Riprendiamo il concetto di prosopagnosia.


Le lesioni a FFA o OFA provocano prosopagnosia
Deficit a livello esplicito. Mentre sul piano implicito fanno una convert recognition (riconoscimento
coperto)
-variazioni di misure fisiologiche a seguito dell’esposizione a volti noti
-evidenza ancora più diretta a livello di preferenza implicita. Preferenza implicita per volti
emotivamente rilevanti
-rapporto tra sistemi espliciti ed impliciti
-mancanza di dati chiari sul sistema semantico

LIMITI E DISTORSIONI
Distinzione di Schacter dei malfunzionamenti della memoria in tre macrocategorie:
1-omissione del ricordo
2-ricordi non corretti
3-ricordi non voluti
Omissione del ricordo:
-indebolimento della tracci dovuto dal tempo
-eccessivo carico cognitivo/attentivo (quando la situazione è troppo complessa abbiamo delle
difficoltà a formare dei ricordi)
-incapacità momentanea , incapacità di accedere ad una situazione disponibile nel sistema (effetto
punta della lingua)
Ricordi non corretti
-errore nell’attribuzione (memoria della fonte)
-contatti con altre fonti (suggestionabilità)  esempio: stiamo conducendo un processo, vi sono
vari testimoni e noi non vogliamo che entrino in contatto tra di loro
-influenza di precedenti schemi semantici
Ricordi non voluti
-incapacità a dimenticare: ipertimesia, PTSD

 esperimento
Domande poste ai 14enni e poi sottoposte di nuovo dopo 34 anni (studio longitudinale) ( su 73 ne
hanno ritrovati 67)
Le persone erano incapaci di stimare a distanza di 34 anni come avevano risposto la prima volta
le loro risposte erano pari alla casualità (rispetto a “cosa avevi risposto?)
Fattori che influenzano il ricordo (importanti soprattutto nelle testimonianze):
-esposizione all’evento (maggiore è l’esposizione e maggiore è l’accuratezza)
-durata dell’evento (sovrastima di eventi brevi e sottostima di eventi lunghi)
-coinvolgimento emotivo (ricordi centrali vividiarma, ricordi secondari imprecisi volto
dell’aggressore)
-cambiamenti nelle fattezze dell’aggressore
-consapevolezza della testimonianza (problema a livello internazionale, raramente sappiamo che
l’evento che sta per succedere dovremmo riportarlo per testimonianza)
-caratteristiche fisiche dell’aggressore (tratti marcati riconosciuti con maggior accuratezza, ruolo
delle differenze di genere, etnia e età. Siamo molto poco capaci a notare differenze in persone di
diversa etnia, genere o età).
-dimenticanza indotta dalla rievocazione (RIF): andando in maniera selettiva a rievocare un
episodio specifico sempre nello stesso modo si va implicitamente a rinforzare un percorso di eventi
che vengono attivati andando a danneggiare tutti gli eventi che in principio si ricordava
-modo in cui vengono formulate le domande (usare la parola “urtato” o “schiantato”) quando la
domanda sottointende delle informazioni va ad alterare le risposte  Misinformation effect (ricordi
episodici)
Esperimento: visione di un filmato, domanda critica (ad esempio: chiedere di un segnale di
precedenza e non di stop), riconoscimento (falso ricordo nel 60% dei casi)
-anche gli elementi centrali possono essere oggetto di distorsioni
-contatto con altri testimoni o altre fonti può causare ME
- si possono creare falsi ricordi di eventi accaduti durante l’infanzia
-falsi ricordi anche di eventi logicamente impossibili

LEZIONE 4
-Articolo sui falsi ricordi
Studio del 95’
DRMdeese roediger mcdermott (nomi degli autori dell’esperimento). Si è arrivati alla
formulazione più canonica poi dell’esperimento. È importante perché è il primo del suo genere
Si differenzia dal disinformational effect (memoria episodica) mentre drm memoria semantica
Drm provoca il falso ricordo di una parola derivante dalla richiesta di ricordare altre parole
associate. Consente di evidenziare una componente semantica del falso ricordo.
Fasi del DRM:
-codifica: richiesta di studiare una lista di parole (hanno un ordine fisso all’interno di ogni lista e
ogni lista ha delle caratteristiche specifiche)ogni lista è strutturata in modo che tutti i suoi
componenti siano in ogni modo relati ad una parola non mostrata (critical lure). Come ad esempio:
cattiveria, paura, collera, odio, furia…--> la parola non mostrata è rabbia
-compito distraente: il partecipante studierà molte liste relate a duna parola non mostrata. Il compito
distraente alla fine del compito di codifica per annullare l’effetto di recenza
-compito di riconoscimento: alla fine di ogni lista vi era un compito di richiamo libero.
Chiara differenza a livello di modalità di presentazione. Se gli stimoli vengono fatti vedere o letti si
hanno effetti diversi.
Ad esempio, vedere le parole sullo schermo e poi riconoscerle sullo stesso schermo oppure sentire
le parole lette da qualcuno e poi riconoscerle sullo schermo è diverso poiché cambiando canale
sensoriale si aumenta il numero dei falsi ricordi. Anche il ruolo della conoscenza è importante:
quando uno è consapevole dell’effetto DRM (-parole relate possono provocare falsi ricordi), questo
effetto diminuisce drasticamente (non si annulla mai del tutto)
Richiamo (free call) falsi richiami 45/60% dei casi
Riconoscimento (know vs remember) falsi riconoscimenti 75/85% dei casi
Tema principale di quando si parla di falsi ricordi: dibattito tra memoria associativa e memoria
semantica. Il concetto di memoria associativa è quello con cui siamo più familiari modalità con
cui funziona la nostra memoria
Natura associativa contrapposta a natura semantica lavoro di un ricercatore spagnolo (the
processing of semantic relatedness in the brain: evidence from associative and categorical false
recognition effects following transcranial direct current stimulation of the left anterior temporal
lobe).
Lista associative e lista categoriale
Differenza tematica tra I due. (mela è sempre la parola esca critica).
La lista associativa è molto più dispendiosaampio numero di parole
Alberomela
Edenmela
Effetto BAS: ordinare le parole dalla più forte alla più debole rimandano all’escacritica
Lista categoriale è più semplice poiché dobbiamo prendere dei temi e metterli in ordine
È difficile isolare le due componenti che spesso si mischiano. Vengono spiegate da due teorie, che
sono due teorie dominanti sul perché facciamo falsi ricordi nel DRM (compito non ecologico).
Le due teorie sono FTT vs AMF. Sono entrambe due prospettive teoriche che si basano su due
processi di memoria distinti. Vanno a spiegare il falso ricordo. La prima sostiene che avvenga per
base semantica, la seconda per base associativa.
DRM- Fuzzy-Trace theory (FTT)
Quando si studia una parola all’interno del drm, per esempio la parola cane, essa attiva due tipi di
tracce di memoria: una traccia chiamata Verbatim che possiamo considerare di tipo episodico
poiché legata ai dettagli della parola (font della parola, colore…), ed un’altra traccia chiamata Gist,
che potremmo invece chiamare semantica, legata al contenuto della parola (il cane è un animale, un
mammifero..). le due tracce vengono attivate in parallelo. La traccia Verbatim rimane singola per
ogni elemento mentre la traccia Gist va a diventare a livello globale di lista.
Quando si va a fare un riconoscimento, queste due tracce entrano in conflitto. Se per esempio non
andiamo a riconoscere la parola cane, ma pensiamo alla parola gatto, quella episodica dice: “questa
traccia non c’è”, mentre quella semantica “si, c’è una traccia di questo tipo, è coerente col tema”.
Se dal conflitto emerge la prima si rigetta correttamente la parola, se emerge la seconda vi è un
falso riconoscimento. Entrambe le tracce sono coinvolte nei veri riconoscimenti.
La FTT sostiene che la natura del falso ricordo sia semantica poiché non va a pronunciarsi circa il
fatto che una parola rimandi con una certa forza ad un’altra ma la potenza a livello semantico che
ogni lista riesce a creare.
DRM-Activation-Monitoring framework
In fase di codifica studiamo parole relate alla parola gatto. Lo studio di ogni parola all’interno di
ogni lista, causa per via associativa una spreading activation, una diffusione dell’attivazione su
piano associativo. In fase di riconoscimento il giudizio è di memoria della fonte (ho visto questa
parola?). queste parole saranno iper-attivate in piano associativo. Se l’attivazione supera una certa
soglia vi è il falso riconoscimento.
RICORDI ACCURATI
In condizioni generali è molto facile indurre falsi ricordi ed è comune all’interno della popolazione.
Tutti facciamo falsi ricordi e ne facciamo un gran numero. Primo tassellino che mettiamo contro
l’assunto de “la memoria serve a ricordare”. Se servisse a questo non faremmo falsi ricordi.
Ipertimesia: memoria autobiografia straordinariamente sviluppata. Persone che ricordano in maniera
accurata ogni singolo giorno della propria vita. Rievocazione continua di eventi marginali che porta
le persone a concentrarsi troppo su questi eventi facendo perdere tempo e impattando sulla vita
delle persone.
Tre lavori a riguardo:
-“a case of unusual autobiographical remembering”
-“brain activation…..”: il primo lavoro su un partecipante con memoria autobiografica
particolarmente sviluppata puro a livello clinico (la persona non rientrava in range autistico o DOC)
-“altered hippocampal”…
È importante studiare questi casi per comprendere meglio il ruolo della memoria. Se la memoria
servisse per ricordare, allora queste persone dovrebbero essere avvantaggiatissime per esempio sul
piano sociale, breve e lungo termine, più adatti alla vita rispetto agli altri.

(soggetto S. studiato)
Dice che ricordando tutto, se ogni ricordo è ugualmente significativo, alla fine nessuno lo è. Questa
persona cercava di organizzare i suoi ricordi ma senza successo, per poi portarlo ad una forma di
disagio. Le persone “normali” si riescono ad adattare all’ambiente. le persone che ricordano tutto
hanno degli svantaggi significativi, dati dal fatto che non hanno la capacità di mettere in ordine i
propri ricordi.
Lavoro tre: paziente con ipertrofia dell’amigdala destra (più grossa del normale) ed elevata
connettività tra amigdala e ippocampo (area principe per studiare la memoria) componenti del
ricordo accurato
-memoria flashbulb:
rappresentazioni di esperienze personali di carattere episodico e specifico.
Tracce mnestiche dettagliate, vivide e durature
Tipicamente coinvolgono eventi di carattere pubblico (in realtà per comodità dello studio)
Ruolo della sorpresa e del coinvolgimento emotivo (dopo un po’ la sorpresa decresce. Ad esempio
al primo attentato ricordiamo bene dove eravamo, al terzo no)
esempio classico: assassinio di MLK e assassinio di Kennedy. In generale le persone si ricordano
dove erano, con chi erano e cosa stavano facendo quando hanno appreso una tale notizia.
“il ricordo flashbull si riferisce alle circostanze in cui abbiamo saputo di un fatto particolarmente
sorprendente”. non per forza negativo
Ricordi solitamente legati a: morte o dimissioni di leader politici, eventi bellici, calamità naturali,
attacchi terroristici, eventi sportivi
Sorpresaelemento centrale
-emozione provata a seguito di eventi imprevisti. Alcuni distinguono la sorpresa dalla novità. Nella
novità non vi è un riferimento a schemi esterni, mentre nella sorpresa vi è un’errata o mancata
previsione. Comprende un cambiamento ormonale, coinvolto cortisolo va ad agire sull’attività
dell’amigdala.
Aspetti ontogenetici:
come si sviluppa la nostra memoria? Quasi nessuno ha ricordi antecedenti ai tre anni circa. Ci sono
varie spiegazioni a riguardo.
Alcuni imputano ciò al rapporto linguaggio-memoria. Non essendoci una struttura linguistica in
grado di sostenere il racconto (prima dei tre anni), allora esso viene perso. Manca una memoria
semantica, dunque non riusciamo a costruire un ricordo. Difficoltà anche a raccogliere dati.
-esperimento che ci dimostra che i bambini hanno difficoltà a tradurre in linguaggio tracce non
verbali o meglio tracce sperimentate quando le loro abilità verbali erano molto povere. Resoconti
verbali riflettevano le abilità verbali al momento della codifica.
Amnesia infantile non significa che i bambini a quell’età non siano in grado di ricordare, anzi la
memoria dei bambini si sviluppa molto velocemente, insorgenza progressiva e legata allo sviluppo
cerebrale. Vi possono dunque essere cambiamenti qualitativi? Ovvero circa la possibile relazione da
memoria infantile e memoria flashbulb. Se noi pensiamo alla memoria infantile, un bambino non
possiede una memoria semantica, non riesce a categorizzare gli eventi del mondo seguendo degli
schemi già preimpostati, deve costruirne di nuovi. Per fare ciò tipicamente viene mappato tutto
indistintamente poiché non si è in grado di riconoscere cosa sia utile e cosa no di estrarre subito un
significato , e poi ciò viene estratto successivamente. Ritenzione a-finalizzata del materiale
potrebbe essere la base dalla quale costruiamo la memoria semantica. Sviluppo dei sistemi ordinari
a seguito della ripetuta esposizione. Il linguaggio richiede una elaborazione semantica. Importanza
di un sistema simil-flashbulb.
PTSD
EMDR: eye movement desensitazion and reprocessing, trattamento inizialmente pensato per il
PTSD basato su movimenti oculari. A livello neurale osserviamo che vi è una riduzione di attività
nelle aree limbiche che favorisce l’integrazione del ricordo col bagaglio mnestico dell’individuo. Il
ricordo traumatico dunque non è più “eccitativo” e traumatico quando viene ricordato ma integrato
nella storia di vita dell’individuo.
Fasi dell’EMDR:
1. History taking: identificazione dei ricordi traumatici;
2. Preparation: alleanza terapeautica;
3. Processing: elaborazione (è il nucleo centrale della terapia):
a. Attivazione del ricordo traumatico;
b. Movimenti saccadici guidati  è un movimento dell’occhio molto frequente,
consiste in un rapido movimento oculare per portare la zona di interesse a coincidere
con la fovea (punto massimo di focalizzazione visiva);
4. Closure: verifica orientamento paziente;
5. Re-evaluation: valutazione dello stato dell’individuo.

Modello Adaptive Information Processing (AIP):


-ricordi avversi e non integrati favoriscono l’insorgenza di problematiche psicologiche, vi è un
immagazzinamento non ordinario e la riattivazione del ricordo porta alla sintomatologia del PTSD
Assunti di base dell’AIP:
vi è un sistema adattivo di integrazione mnestica. Il trauma causa squilibrio, ormonale e
psicologico, le informazioni disfunzionali non sono integrate e l’EMDR porta ad una
riorganizzazione mnestica

Memoria traumatica: flashbulb?

 attività emotiva: amigdala, attività sensoriale: aree


occipitali. Componenti che vengono sempre coinvolte.
EMDR-ipotesi di funzionamento
-i movimenti saccadici contrastano gli aspetti sensoriali del ricordo traumatico. La traccia
traumatica risulta impoverita a seguito della modificazione dell’automatismo mnestico poiché
oltretutto dobbiamo pensare che il ricordo traumatico a livello mnestico viene esplorato seguendo
un pattern fisso anche a livello di esplorazione dello spazio che noi facciamo , se invece andiamo a
forzare non solo il canale visivo a modificare il percorso ma anche a saturarlo abbiamo
un’interferenza critica nei confronti del ricordo poiché andiamo a rompere la natura associativa del
ricordo.

Perché ricordiamo?

Concetto di riconsolidamento
Quando la memoria deve riconsodlidarsi il ricordo può essere ridotto o aumentato.
Legata a cambiamenti interni al nostro cervello.
natura rievocativa della memoria
Riconsolidamento:
trasformazione=aggiornamento. Un ricordo aggiornato è fondamentale in un ambiente in continuo
cambiamento.
Ricordare dunque significa costruire dei significati. Attività dell’area prefrontale ventromediale in
codifica semantica e falsi ricordi.
Pazienti con amnesia facevano meno falsi ricordi nel DRM.
Stimolando le aree temporali tramite la tms si riduce il numero di falsi ricordi che le persone fanno.
-in condizioni anormali si fanno meno falsi ricordi.
Ricordiamo per produrre conoscenza semantica. I falsi ricordi ci consentono di provare ad avere
una conoscenza più aggiornata, più vicina a ciò che abbiamo sperimentato nel presente.
Costruire significati prevedere. Abbiamo bisogno di trasformare il ricordo poiché le possibilità
esperenziali sono limitate. Sarebbe impossibile sperimentare tutti i casi possibili per estrarre
conoscenza, dobbiamo avere qualcosa di molto flessibile. Ciò risponde alla necessità di avere della
conoscenza che ci consenta di avere delle informazioni generali ( se tutte le bici che ho visto sono
gialle, devo essere in grado di categorizzare come bicicletta anche una blu). Le distorsioni rendono
più efficiente il processo cognitivo.

 adattivo. Distinguiamo capacità dalle funzioni della


“macchina” memoria. Le capacità sono ciò che è in grado di fare, le funzioni sono ciò per cui è stata
“disegnata” motivo per cui si è evoluta in quel modo.
Se la memoria avesse come finalità il ricordare, lo farebbe di più e meglio…
“la tradizione di studiare la memoria in base a ciò che è capace di fare senza chiederci perché si è
evoluta in questo modo è come studiare una sparafogli come se fosse una produttrice di coriandoli”.
Klein, 2013
Prospettiva evolutiva:
-studiare la memoria in base a ciò che è in base di fare è facile ma limitante. La memoria va
inquadrata in quanto risultato della selezione naturale, come tutti i nostri processi (esempio del
colore verde e del perché riusciamo a vedere più sfumature di verde rispetto agli altri colori).
Qual è il vantaggio che deriva ad avere una memoria? Con tutti limiti e distorsioni del caso. Il fatto
che la memoria consenta il ricordo non significa che sia quello il suo scopo principale. La funzione
della memoria è garantire il miglior adattamento possibile orientare il comportamento in maniera
produttiva.
Distinzione che introduce Klein:
la memoria dipende/proviene dal passato ma riguarda/ è rivolta il futuro. Mantenere
un’informazione precisa, ma slegata da termini ambientali non ha biologicamente senso.
Orientamento temporale della nostra memoria e individuabile all’interno della memoria procedurale
(non verbalizzabile, sistema la cui rievocazione è evidente solo nella riattivazione del sistema che
ne ha consentito la codifica evidenze solo nell’azione futura, nessun legame col momento di
apprendimento).
Memoria semantica: aggiornamento per garantire adattamento, estrazione dei significati per
costruire una base solida da utilizzare in previsione.
Esiste un sistema di simulazione futura e si vede che le aree che si attivano quando programmiamo
un’azione futura sono le stesse che si attivano quando ricordiamo un episodio del nostro passato.
Tipicamente aree frontali.  ciò ci dice che la memoria episodica risponde alla necessità della
prospezione, ovvero di simulare il futuro utulizzando i dettagli dei ricordi episodici e
ricombinandoli. Anche la memoria episodica ha un aggangio futuro. Programamre eventi in tutti
quegli ambiti in cui non abbiamo una memoria semantica adeguata per sostenere la nostra
programmazione.
-memoria è attiva e in continuo cambiamento
LEZIONE 5
Definizione di previsione: in un senso molto ampio l’elaborazione predittiva si definisce a
qualunque tipo di elaborazione che incorpora o genera non solo informazioni sul passato o il
presente ma anche riguardo a futuri stati del corpo o della mente.
Previsione in tre macro componenti: anticipazione, aspettativa e prospezione (Bubic e Schubotz).
Anticipazioneelaborazione a breve termine (pochi secondi)
Aspettativa rappresentativa dell’evento che ci si attende
Prospezionepiù a lungo termine
Questa tassonomia è molto precisa nel descrivere il breve e lungo termine.
1. Prospezione: considerazione dei potenziali eventi futuri.
Secondo Szpunar e Spreng:
La prospezione è l’abilità di rappresentare ciò che può succedere nel futuro.
Propongono un continuum di prospezione episodica-semantica dove, al suo interno, troviamo 4
sotto-componenti:
Simulazione Predizione Intenzione Pianificazione
Costruzione di Stima della Organizzazione
Stabilire un
una probabilità e/o dei passaggi
obiettivo in
rappresentazione della propria necessari per
relazione a uno
Episodica mentale di uno reazione a uno arrivare a uno
specifico evento
specifico evento specifico evento specifico esito
futuro
futuro futuro futuro
autobiografico
autobiografico autobiografico autobiografico
Organizzazione
Costruzione di Stima della
dei passaggi
una probabilità e / o
Stabilire un necessari
rappresentazione della propria
obiettivo futuro affinché in futuro
↨ mentale di uno reazione ad un
autobiografico si verifichi uno
stato futuro stato
aspecifico stato
autobiografico autobiografico
autobiografico
aspecifico aspecifico
non specifico
Stima della Organizzazione
Costruzione di
probabilità e / o dei passaggi
una
della propria Stabilire un necessari
rappresentazione
reazione ad un obiettivo affinché in futuro
Semantica mentale di uno
futuro stato generico o sorga uno stato
stato generale o
generale o astratto generale o
astratto del
astratto del astratto del
mondo
mondo mondo

Come funziona la previsione


- Evento prevedibile = evento non casuale;
- La previsione si basa su un apprendimento precedente;
- La previsione prevede un adattamento delle conoscenze pregresse alle nuove contingenze.
Questo è evidente negli ambiti in cui si utilizzano delle sequenze (sport, musica, linguaggio, etc.)
- Previsione come fondamento del comportamento finalizzato;
- La programmazione di un’azione richiede la conoscenza delle sue conseguenze.

Giornale NAS: propongono una tassonomia della prospezione: abilità di rappresentare ciò che può
accadere nel futuro. Vi è un’incosistenza terminologica nella letteratura evidente, questa è la
terminologia della previsione.
Loro non differenziano l’aspetto temporale ma la specificità del contenuto
Quattro processi all’interno della previsione (non è necessario saperli).
Vi sono due modelli che descrivono la previsione in maniera migliore uno in base alla componente
del tempo e l’altro in base alla compomente del contenuto.
Previsione come funziona
Ci riferiamo a eventi che accadono a pochi millisecondi da quando sono stati elaborati, non
parliamo di previsioni nel futuro. Siamo continuamente impegnati nel processo di previsione
Sono prevedibili eventi che non sono casuali, che seguono un pattern definito e preciso (come il
linguaggio). Per definizione non possiamo prevedere tutto ciò che è casuale. La previsione inoltre
deve essere basata su un apprendimento precedente (memoria)rimanda al collegamento
memoria futuro, quindi previsioneapprenidmento precedente. Vi deve anche essere un
adattamento delle conoscezne pregresse alle nuove contingenze.
Abbiamo parlato di seguenze, di pattern di eventi evidenti nell’ambito motorio (esempio del
calcio), nella musica, nella percezione
Percezione, perché è legta alla previsione? Non è nuova alla storia dell’uomo. Secondo artistotele
parte della nostra elaborazione era guidata da categorie presisntenti, così come Kant e Von
Helmholtz (grande nome quando si parla di percezione).
Von H.:
-nonostante abbiamo una esperienza percettiva immediata, l’elaborazione percettiva è il risultato di
numerose operazioni chiamate inferenze implicite, basate su un precedente apprendimento,
qualcosa di pervesivo all’interno della nostra percezione.
La percezione ha subito, come la memoria, una visione stereotipata e classica secondo la quale sia
un processo bottom-up, che va dall’ambiente e arriva ai canali sensoriali, per poi finire a livelli
associativi. È un processo gerarchcio che da semplice diventa complesso (da un suono fino a
costurire un’informazione complessa) ed è un processo passivo visione classica della percezione
Visione altenrativala percezione è esattamente l’opposto
-processo top-down che va dalle percezioni neurali ai sensi,e just in time
-un processo predittivo, di anticipazione
-attivo (variabiliutà individuale data da elementi mnestici alla base)
Questa visione può sembrare controintuitiva ma vi sono numerose evidenze che dimostrano come
noi siamo agenti predittivi
In questo modo andiamo a intendere la percezione come una ricerca di errori nella previsione vs
l’acquisizione sistematica di informazioni. Ovvero ipotizzare che noi continuamente acquisiamo
una enorme mole di informazioni è estremamente costoso a livello di risorse richieste dal sistema, al
contrario andare a ipotizzare che tutto stia funzionando come stava funzionando qualche
millisecondo fa e andare a mappare solo eventi particolari che in qualche modo raggiungono una
certa soglia e che quindi attirano la mia attenzione è molto più economico a livello di risorse.
Sistemi che vanno a completare delle informazioni e che si accorgono quando una di queste cambia
(stanza rumorosastoppano il rumore)
La Percezione
Secondo la visione classica è:
- Un processo bottom-up (che va dai sensi alla percezione);
- Un processo gerarchico che può essere sia semplice sia complesso (semplice con uno
stimolo solo ma diventa complesso quando viene richiesta l’integrazione di più stimoli);
- Un processo passivo.
Stimolo  interpretazione dell’informazione sensoriale  elaborazione percettiva.
Secondo von Helmholtz è:
- Un’elaborazione percettiva frutto di numerose operazioni;
- Inferenze implicite basate su un precedente apprendimento;
- Un processo top-down (dalle sfere cognitive gerarchicamente più elevate va ai sensi) e just-
in-time (esperienza percettiva immediata);
- Un processo predittivo, di anticipazione;
- Un processo attivo.
Le mie aspettative e la realtà si incontrano e si crea una sorta di accordo.
Percezione come:
- Acquisizione sistematica di informazioni VS Ricerca di errori nella previsione;
- Supervisione passiva VS Integrazione ed elaborazione di errori;

Evidenze sperimentali:
-repetition suppression: la ripetizione di uno stimolo che lo rende prevedibile, riduce l’attività
neurale legata alla sua elaborazione (dimostrazione che stimao continuamente facendo delle
previsioni che facilitano la comprensione di ciò che accade).
-filling in: la distribuzione dei nostri recettori non è continua, nervo ottico non vi sono recettori, ma
noi non vediamo un buco poiché si va a compensare.
Visually-evoked auditory response
-tra il 20% e il 30% della popolazione riferisce di udire il suono di video muti, effeto diverso dalla
sinestesia (1%della popolazione). Può essere un meccanismo predittivo estremamente sviluppato?
-sentono meglio il suono, più canali sensoriali
Change blindness
-difficoltà a riconoscere differenze tra due immagini viste in sequenza quando sono separate da una
schermata neutra
Representation momentum: tendenza a rappresentarsi implicitamente il movimento in immagini
statiche.
Default mode: sistema di aree cerebrali che mostra alti livelli di attività quando non è richiesto di
svolgere un compito parrticolare ma solo di riposare. Operazioni endogene come manifestazione di
tentativi di anticipazione

Teorema di Bayes
Teorema statistico del 1700
Si integra alla statistica classica
Quello che prescrive il teorema riesce a rappresentare come funziona l’aspetto predittivo. Una
misura quantificata di quanto dobbiamo aggiornare le nostre informaizoni in memoria dato quanto
abbiamo visto, previsto, vissuto….

esempio con numeri di cui non capisco una fava


Dati un certo fenomeno B e una nuova osservazione A che contiene informazioni in merito a B, il
teorema di Bayes calcola di quanto è necessario aggiornare le informazioni relative a B, data la
nuova osservazione A.
Formula:
- p(B) = probabilità a priori di B prima dell’osservazione A  è la memoria;
- p(A|B) = probabilità di A se B è vero  è la previsione;
- p(A) = probabilità di A in generale;
- p(B|A) = probabilità di B dopo l’osservazione A  aggiornamento del modello.
Il teorema di Bayes porta a:
- Ignorare evidenze deboli;
- Enfatizzare evidenze forti;
- Ragionamento bayesiano  aggiornare modelli esistenti.
Creazione di modelli:
- Modelli congeniti;
- Acquisizione in un periodo limitato.
Effetto della rivalità binoculare:
effetto visivo che è stato riadattato per valutare come ragioniama a livello bayeriano (?)
si ottiene mettendo due stimoli diversi nei due emicampi visivi con degli occhiali appositi, due
immagini specifiche nei due occhi. Quello che ne risulta è che non vediamo contemporaneamente i
due oggetti, ma il percetto che ne deriva è l’uno o l’altro alternati. Sistema predittivo mettiamo il
sistema in difficoltà, non abbiamo nessuna informazione di quale delle due sia più probabile. Se il
nostro cervello a livello implicito è un buon ragionatore allora una delle due dovrebbe prevalere con
l’aggiunta di un altro stimolo, ad esempio uno olfattivo .
-lavoro di associazione di stimoli a suoni e poi indotto la rivalità binoculare. Quello che accadeva
era che col suono accadeva la stessa cosa dell’odore, quando il suono rendeva più probabile
un’immagine, quella prevaleva (multimodale).
Previsione nella memoria episodica
Importanza della memoria episodica in fase predittiva: anche la memoria episodica consente una
previsione del futuro in quanto possiamo concepire la prospezione come una forma di simulazione
mentale di riadattamente in chiave futura di dettagli che manteniamo in maniera episodica
- Estrazione di dettagli dalle tracce episodiche;
- Ricombinazione flessibile;
- Orientamento del comportamento;
- Constructive brain simulation hypothesis  Sovrapposizione delle aree legate al ricordo e
alla simulazione

-a sostegno della tesi: esiste una sovrapposizione delle aree legate al ricordo e alla simulazione


Sottossitema specifico per eventi futuri e uno per i ricordi
-ora vediamo la previsione in brvee e lungo termine: prospezione (o anche simulazione mentale)
Consente l’estrazione di dettagli dalle tracce episodiche che poi vengono ricombinate in maniera
flessibile per orientare il comportamento. Orientare nel senso che metto in ordine vari ricordi
episodici che ricombino per prevedere un elemento futuro. Fase più esplicita di questo processo.


Evidenze sperimentali del fatto che questo aspetto predittivo sia mnestico: gli anziani riportano
minori dettagli episodici nelle simulazioni mentali rispetto ai giovani adulti (la memoria epsiodica
negli anziani è peggiore rispetto ai giovani). Ma anche nelle simulazioni future, il numero di
dettagli è minore rispetto ai giovani. Peggiore memoria episodicameno dettagli da
ricombinaremeno dettagli riportano. Esistono dunque meccanismi di memoria comuni nella
rievocazione e nella simulazione.
Abbiamo lo stesso effetto su piano comportamentale anche in una serie di patologie collegate alla
memoria (depressione, amnesia, epilessia temporale, demenza, schizofrenia, lesioni frontali,
dipendenza da oppiacei)
Ruolo della semantica.
-demenza semantica: ricordo episodico conservato, capacità di simulazione futura compromessa
(ripetto contorlli della stessa età)
-semantic scaffolding hypotesis: la memoria semantica supporta e modula la simulazione di eventi
futuri.
Fuzioni di questo sistema di prospezioni.
Esempio: se chiediamo a delle persone “vuoi 10 euro ora o 20 euro domani”, in generale si tende a
scegliere ricompense temporalmente prossime e di minore intensità. Ma se chiediamo alle persone
di prefigurarsi la ricompensa futura allora invertiamo il pattern. Simulare mentalmente la
ricompensa lontana e più intensa inverte questo pattern.

Groundend cognition 
Generalmente siamo portati a pensare alla conoscenza come qualcosa di amodale e distaccata da
aspetti percettivi e motori (molte evidenze a riguardo), ma ci sono numerose evidenze che la
conoscenza sia modale o multimodale e radicata nel corpo. La cosa più plausibile è che sia
un’insieme delle due.
La grounded cognition propone che le simulazioni modali, gli stati del corpo e le situazioni delle
azioni sottointendano la cognizione.
Esempi pratici:
-persona che si rende conto, ad un convegno di fisici, di come i fisici parlassero della temperatura
delle sostanze impersonificandosi a livello fisico con le sostanze (quando scendo di temperatura
sonno ad un certo stato fisico).
-rapporto tra linguaggio e corporietà co e giocare sporco, bruciare di rabbia positivo=alto,
negativo=basso
-ruolo del corpo dell’elaborazione motoria nei giudizi. In una serie di studi le persone venivano
messe su una sedia dicendo “immaginati di muoverti in un punto nello spazio” o “trascina verso di
te una sedia” e poi ponevano una domanda critica (difficile da tradurre in italiano poiché si basa su

un gioco di parole in inglese): “


Due tipi di rappresentazioni:
-l’individuo si muove nel tempo
-il tempo scorre verso l’individuo
Il movimento immaginato modificava l’approccio alla situazione interazioni spaziali e motorie
nella nostra elaborazione congitiva e come queste possano in qualche modo modificarla.

-indexical hypotesis (significato basato sull’azione):


Le frasi sensate potevano essere di tipo:
-imperativo (movimento vicino o lontano dal corpo): apri o chiudi cassetto
-trasferimento concreto (vicino o lontano dal corpo):porta una pizza ad Andrea o Andrea ti porta
una pizza
-trasferimento astratto (vicino o lontano dal corpo): racconta una storia a Lisa o Lisa ti racconta una
storia
Due condizioni sperimentali: yes is far or yes is near..
Non ho capito un cazzo
Va beh di sto esperimento non si capisce nulla porca troia
- Le nostre componenti motorie vanno a interagire con la prestazione della memoria
Correlati neurali: introduciamo un errore di fondo
Anche all’interno della previsione, essendo così vasto il suo significato, qualunque area cerebrale è
coinvolta nella previsione.
Il cervelletto è l’area più importante
Lezione 6
CERVELLETTO
Aspetti generali
Scoperta delle funzioni cerebrali vs cerebellari
Da un lato abbiamo una struttura del cervelletto grande quanto il nostro pungo, ¼ del sistema
nervoso centrale, ma vi sono almeno 3volte i neuroni che sono presenti nel cervello. Lesioni nel
cervelletto non causano un deficit chiarissimo a livello comportamentale. Emerge un pattern di
sintomi molto complesso.
-per quanto riguarda il cervello si è andato dal comportamento alla fisiologica, per il cervelletto si è
fatto il contrario.
-cervelletto (100mld di neuroni) cervello (21-26mld)
-il cervelletto ha una struttura omogenea, al contrario del cervello (Aree di Brodmann). Nel
cervelletto vi sono solo piccole differenze di composizione
-estese connessioni cerebro-cerbellari, nello specifico seguono una struttura che tende a incrociare
le connessioni. Cervelletto sinistro collegato ad emisfero destro del cervello e viceversa
-impossibile identificare una funzione isolata
Dal punto di vista anatamo-fisiologico il cervelletto è una struttua più complessa del cervello e ha
attirato molti neurofisiologici.
Dal punto di vista numerico il cervelletto ha circa 100 mld di neuroni rispetto al cervello che ne ha
21-26 mld. Il che rende il numero quattro o 5 volte più grande di quello del cervello!

L’altro aspetto principale che è cardine delle teorie è la componente struttuturale: il cervelletto ha
una struttura omogenea, al contrario del cervello, ovunque si tagli, ovunque si approfondisca si
trova sempre la medesima organizzazione neuronale e fissa nello stesso modo. Le differenze
all’interno del cervelletto sono veramente piccollissime, ovunque si tagli si trova sempre la stessa
struttura.
Dismetria del pensiero
- La dismetria non è altro che un’esecuzione alterata di qualcosa;
- È contrapposto alla dismetria del movimento (seguito di lesioni cerebellari anteriori causano
dismetria del movimento) che comporta difficoltà di prensione e coordinazione motoria;
- Dismetria del pensiero riflette una forma di mal coordinazione ma a livello mentale:
mancanza di coordinazione ma a livello mentale, questo è lungi dall’essere reso operativo,
rende l’idea di quello che si suppone faccia il cervelletto nel cognitivo;
- Questa idea della dismetria del pensiero in contrapposizione della dismetria del movimento
nasce dall’inferenza: struttura omogenea = ne deriva che questa metta in atto lo stesso
processo di base. Se prendiamo due oggetti fatti nello stesso modo e con la stessa struttura si
suppone che facciano cose molto simile, il principio di base che si applica a questa teoria,
il cervelletto fa la stessa cosa in tutte le aree in cui partecipa, nelle aree cognitive a cui
partecipa, aree cerebellari collegate alle aree motorie parteciperanno per funzioni motorie,
aree cerebellare collegate ad aree anteriori cerebrali parteciperanno alla funzione cognitive,
aree collegate ad ad aree parietali parteciperanno alla funzione della memoria della fonte etc.
APPLICANO A TUTTE QUESTE AREE LO STESSO PROCESSO DI BASE, l’unica
cosa che distingue la funzionalità del cervelletto è l’area funzionale nella quale agisce.
- L’unica cosa che ci permette di distinguere la funzionalità del cervelletto è in base alla
divisione con le aree cerebellari. Seconda questa teoria il cervelletto mette in atto la
medesima funzionalità in ogni area in cui partecipa.
FRASE STORICA CHE DESCRIVE LA DISMETRIA DEL PENSIERO: “Nello stesso modo in
cui il cervelletto regola la forza il ritmo e l’accuratezza dei movimenti, allo stesso modo regola la
velocità la capacità la propriatezza, la consistenza e la velocità dei processi mentali cognitivi” -
Schamahnan  da una parte abbiamo la coordinazione motoria e dall’altra la coordinazione
cognitiva.

-in generale il cervelletto è stato collegato a funzioni di coordinazione motoria


-ipotizzata omogeneità anche sul piano funzionale se la struttura è la stessa allora anche la
funzionalità è la stessa (rispetto al cervello)
-l’assunto di base è comprendere la funzione in base alle connessioni cerebro-cerebellari

Nel cervello le aree sinistre sono più coinvolte in aspetti linguistici mentre le aree destre sono più
coinvolte in aspetti visuo-spaziali. Nel cervelletto è esattamente l’opposto.
UCT-Universal Cerebellar Transform
-processo cerebellare di base
-lesioni cerebellari si riflettono su sfere motorie, emotive, percettive e cognitive
- Neuronal recycling, neural reuse: dicono entrambe in maniera sovrapponibile che nel
percorso evolutivo della nostra specie, le aree cerebrali che svolgevano attività meno
rilevanti con il passare del tempo è possibile che si siano sviluppate e reciclate per fare altro;
- Il cervelletto è una delle aree che si è sviluppata di più nella storia della nostra specie e in
qualche modo è difficile pensare che un’area così corposa e complessa, possa svolgere solo
funzionalità motorie, è possibile che si sia sviluppato per garantire un migliore sviluppo nel
piano dell’adattamento sia sul piano motorio che su quello cognitivo
Due concetti:neuronal recycling e neural reuse consentono di spiegare come il cervelletto, che è
un’area antica, sviluppata “riciclando” parte dei neuroni per funzonalità più elevate proprio perché
con l’evoluzione può succedere qualcosa di questo tipo

È una rappresentazione della teoria di SCHAMMAN, vediamo che in condizioni di cervelletto


sano, si ha un corretto funzionamento della sfera motoria, cognitiva ed emotiva.
Mentre in caso di lesioni cerebellari:
- Movimento: aree più rostrali (verso il naso) atassia del movimento incapacità di
coordinazione in generale i propri movimenti;
- In caso di ictus, tumori, etc. a carico delle aree posteriori ne consegue quella che è la
dismetria del pensiero;
- CCAS: questa sindrome è molto varia ed è composta da compromissioni a carico di più
elementi, essendo il cervelletto molto piccolo, è difficile trovare una compromissione a
carico di una sola area, l’estensione della lesione non è prevedibile e controllabile.

Storia e struttura

-1/5 del nostro sistema cerebrale


-q00mld di neuroni
-struttura omogenea, la divisione in zone la si fa per convenienza: aree anteriori, posteriori e

floculomodulari:  piano sagittale


È omogeneo, ma si possono riconoscere alcune differenze sul piano strutturale. Partendo
dall’immagine di destra:
- Abbiamo una struttura mediana detta verme . E poi si possono identificare due emisferi (dx
e sx);
- Si distinguono gli emisferi per un motivo fisiologico molto semplice: Nel cervello
generalmente le strutture (ad esempio) motorie collocate nell’emisfero dx vanno a
controllare la parte sx e viceversa. Questo prende il nome di DECUSSAZIONE  Quello
che acccade è che nel cervello le aree destre controllano le aree controlaterali;
- Il cervelletto invece funziona all’opposto come se ci fosse una doppia decussazione = il
cervelletto destro è collegato alla parte cerebrale sinistro e quindi con la decussazione va a
regolare la parte destra del corpo. Il cervelletto destro va a controllare quindi
ipsilateralmente la parte motoria destra del corpo e viceversa;
- Si identificano quindi queste tre strutture: verme, emisfero destro e sinistro.
All’interno di ogni lobo, rintracciamo dei lobuli.
- Il lobo anteriore (viola): è quello più coivolto negli aspetti di tipo motori. I primi 5 lobuli
sono motori;
- Il lobo posteriore (rosa): è la parte correllata in aspetti cognitivi.  è molto più esteso degli
altri due. Dal 6 al 9 sono lobuli cognitivi; All’interno del 7 si trovano il Crus I e Crus II che
sono due strutture molti sviluppate e grandi.
- Lobo flocculo-nodulare (blu): coinvolto in azioni motorie (camminare). Il decimo, ed
ultimo, è il lobulo flocculo nodulare.
Tutti i lobuli sono presenti sia all’interno del lobo sinistro che di quello destro.
Emisfero sinistro, emisfero destro al centro struttura mediana detta “verme”
-persona nata senza cervelletto (agenesia cerebellare): solo lievi defict di coordinazione, poiché il
suo organismo si è riorganizzato in maniera diversa, difficile dunque stimare cosa possa succedere

Storia:

CCAScerebellar cognitive affective syndrome

Convolge:
La CCAS è dunque una bolgia di sintomi molto eterogenei
Quindi a livello delle connessioni quando si parla di connessioni del cervello e cervelletto di
parla di close loop. Tutte le connessioni cerebro-cerebellari fanno lo stesso percorso, dalla corteccia
cerebellare vanno nie nuclei della base, poi al nucleo rosso, poi al talamo e lì si dividono per andare
nella corteccia cerebrale, al contrario passano dalla corteccia cerebrale al ponte e poi corteccia
cerebellare.
Le connessioni seguono in generale un percorso fisso:
A: CORTECCIA CEREBRALE (aree motorie, frontali, parietali e temporali)  PONTE (struttura
sottocorticale)
B: PONTE  CORTECCIA CEREBELLARE
C: CORTECCIA CEREBELLARENUCLEO DENTATO (nucleo sottocorticale del cervelletto)
D: NUCLEO DENTATO  NUCLEO ROSSO
E: NUCLEO ROSSO  TALAMO  CORTECCIA CEREBRALE
Due vie:
-via cortico-ponto-cerebellare
-via cerebello-talamo-corticale
A livello cerebrale si ricontrano 7 network principali
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Funzionalità di base del cervelletto
-rilevamento di sequenze (sequencing)
-modelli interni
-rappresentazione del tempo (timing)
Tutte e tre le funzionalità possono rientrare nella macrocategoria della previsione
-controllo feedback vs feed-forward
- Il feed forward è un controllo predittivo, nell’immagine è presente un movimento di
prensione (coordinare una mano che va ad afferrare un oggetto);
- La parte che vediamo sopra è quello che avviene nel sistema motorio vai a prendere
l’oggetto;
- In parallelo, invece, ci sarebbe un comando parallelo che si chiama copia efferente al
cervelletto che internamente va a simulare lo stesso movimento eseguito e va a stabilire cosa
mi aspetto se quel movimento ha successo;
- Feed Forward model: comando parallelo che si chiama efference copy: va a stabilire che
cosa mi aspetto se quel movimento ha successo. esempio: se io do il comando di bere,
questo comando va ad analizzare cosa succederà. Quindi va a formulare delle aspettative
nelle conseguenze attese di quelle azioni;
- Feedback model: allo stesso tempo, dalle azioni eseguite, c’è un ritorno dei risultati effettivi
del nostro movimento;
- Entrambi i modelli poi vengono integrati, confrontate conseguenze attese e percepite e
questo serve per RILEVARE EVENTUALI DISCREPANZE e correggere di conseguenza;
- Questo controllo feed-forward è assolutamente evidente all’interno dell’automatizzazione
del controllo motorio, è quello che ci consente di stare in piedi, guidare, camminare e di fare
qualsiasi movimento. Il raggiungimento degli obiettivi è funzionale e relato ad un certo tipo
di comportamento, quindi voglio raggiungere un obiettivo devo mettere in atto un processo e
devo correggermi;
- Il controllo feed-forward va in avanti per vedere le previsioni.

-modello inverso vs forward


mano che fa un movimento per afferrare un
oggetto. In teoria le aree motorie mandano un comando al sistema motorio perché vada ad afferrare
quell’oggetto. Parallelamente questi sistemi motori mandano la copia efferente che è un messaggio
parallelo che contiene la stessa informazione al cervelletto, poiché il cervelletto internamente simuli
quello stesso movimento e faccia una previsione a riguardo.  due messaggi paralleli e due risultati
che emergono: quello reale e quello simulato dal cervelletto. Se li andiamo a confrontare abbiamo il
prediction error: è successo qualcosa di diverso rispetto a quello che mi aspettavo oppure no? Se si
allora correggo l’azione, se no no. Ad esempio se la borraccia è mezza vuota, mi aspetto di trovarla
mezza vuota e impiego poca forza per sollevarla, ma se la trovo piena, dovrò utilizzare più forza,
che non mi aspettavo di dover utilizzare, dunque andrò a correggere l’azione.
Il senso è che il feedback è troppo lento rispetto a fare questo parallelismo. Questo modello viene
chiamato modello foward.
Tutte queste funzionalità hanno un senso:
-automatizzazione delle funzioni motorie: chiave dell’apprendimentoapprendere le conseguenze
dell’azione per poterla manipolare meglio ed essere più efficienti
-automatizzazione delle funzioni cognitive
-rendere automatica un’abilità consente di risparmiare energie
-lesioni cerebellari menomano maggiormente controllo feedfoward rispetto a feedback, poiché il
controllo di tipo feedback ritorna dagli arti e non dipende dalla simulazione interna
-difficoltà nella programmazione motoria mentre un oggetto si avvicina.
-contrllo normale una volta afferrato
CONTROLLO: (Koziol and Marr 1969)
- Questo tipo di controllo ci permette l’automatizzazione delle funzioni motorie;
- Perché allora non può accadere alle funzioni cognitive?
- Rendere automatica un’abilità consente di risparmiare energie;
- È molto più economico andare anticipare eventuali errori che cercare di controllare ogni
movimento messo in atto, questa argomentazione è quasi sovrapponibile sul piano
cognitivo.
Come hanno capito che il cervelletto è impiegato nel controllo Feed-Forward (quello che va a
simulare) rispetto FEEDBACK (quello che ritorna dal movimento): sostanzialmente perché se
prendiamo una persona con una lesione cerebellare anteriore e gli lanciamo un oggetto avrà una
difficoltà nella programmazione motoria mentre l’oggetto si avvicina quindi avrà difficoltà a
prevedere dove andrà l’oggetto (deficit di previsione) , ma una volta che lo afferra il controllo è
relativamente normale.

SACCADE – Movimento saccadico degli occhi:


- Paradigmi di adattamento saccadico;
- Apprendimento se gli errori sono sistematici;
- Evidenze da studi lesionali e neuroimmagine.
Per studiarlo si mettono in atto paradigmi di adattamento saccadico, si chiede ad una persona di
osservare uno schermo, le istruzioni sono quando compare uno stimolo tu devi spostare gli occhi
dalla croce e guardare lo stimolo.
I ricercatori: mentre tu fai la saccade (mentre compare e tu stai muovendo gli occhi) ti spostano lo
stimolo (più vicino o più lontano a dove effettivamente è collocato), quello che succede nelle
persone sane è che alla comparsa dello stimolo la saccade non andrà più direttamente dov’è lo
stimolo ma dove andrà dove il ricercatore lo sposta(è un apprendimento di tipo implicito,
apprenderò a fare l’opposto se gli errori sono costanti). Mentre, persone con lesioni cerebellari sono
incapaci di automatizzare questa funzione e fare questo apprendimento.

Controllo saccadico paradigma di controllo saccadico:

nel momento in cui il partecipante fa la saccade,


lo stimolo viene spostato, dunque il partecipante deve rifare la saccade. In persone normali, se gli
errori sono coerenti, si impara ad anticipare questi movimenti e tipicamente durante questi compiti
si attivano aree visivie e anche ampie porzioni del cervelletto. Senza il cervelletto non si riesce ad
aggiornare il ricordo.
Altra metodica: blink eye

Modelli interni:
-comportamento di prensione
-afferrare al volo un oggetto
-trasportare o spostare un oggetto (eccessiva forza o errata modulazione- letto come il tentativo di
compensare la mancanza di previsioni).
-apprendimento associativo compromesso:
aa motorio e semantico (per esempio associazione colore-numero)
l’apprendimento richiede un ampio coinvolgimento cerebellare ma mano a mano che si apprende ad
utilizzarlo si fissa il modello di quell’oggetto, il ricordo motorio di quell’oggetto.
Sequenze:
coinvolgono inevitabilmente la memoria di lavoro:
-cosnervazione di stimoli
-elaborazione online (previsione)
Sequenza=modello interno e viceversa (ovviamente)
Non so che cazzo stia dicendo, vedo immagini a caso
Help
Rappresentazione del tempo intensamente relata alle altre due
Persone con lesioni cerebellari hanno difficoltà a stimare la durata di uno stimolo e hanno una
difficoltà anche in termini di violazione delle previsioni
-noi siamo portati a pensare all’elaborazione del tempo e della musica in maniera relata, ma a
livello cerebellare si basano su aree diverse
CONCLUSIONI modulo Gatti
-memoria non è un sistema unitario, che comprende una serie di componenti. Episodica e semantica
sono in realtà relate, i loro funzionamenti si influenzano più semplicemente i nostri ricordi
episodici si trasformmano in ricordi semantici. Questa regola l’abbiamo utilizzata per mostrare
come la finalità principale del nostro sistema cognitivo e della nostra cognizione è produrre ricordi
semantici che siano il più aggiornati possibile e il più adattivi per noi nel momento in cui ci
rapportiamo con l’ambiente.
-Abbiamo poi detto che la memoria dipende dal passato ma riguarda il futuro, la memoria si basa su
aspetti di rievocazione e apprendimento che si basano per forza sul passato, ma riguarda il futuro
pochè i nostri ricordi servono per adattarci meglio all’ambiente
-ruolo dei falsi ricordi, distorsioni e in generale tutti i casi di mancato ricordo e di come essi siano
funzionali alla trasformazione del ricordo, a produrre ricordi più aggiornati, caratteristica fondante
che ci permette di comprendere meglio quale sia la finalità della memoria. Tutto ciò rientra nella
categoria della trasformazione del ricordo, di cui fa parte anche il consolidamento
trasformazione da episodico a semantico, riconsolidamento un ricordo può diventare in certe
situazioni labile, subire delle modifiche che nell’effettivo sono aggiornamenti. Queste
trasformazioni sono degli aggiornamenti della traccia e hanno un grande significato biologico e
sono fondamentali per farci adattare all’ambiente.
-il falso ricordo è un aggiornamento, infatti troviamo una forte componente semantica nei falsi
ricordi
-sistemi espliciti vs impliciti. Queste differenziazione rifletta semplicemente una differenza di
accesso al ricordo. La memoria episodica e semantica non sono totalmente esplicite e un mancato
riconoscimento esplicito, come una prospoagnosia, non ne comprometta necessariamente l’accesso
implicito
-finalità del ricordo sono di tipo semantico (produrre significati), evolutivo(buon adattamento
all’ambiente, evoluta come tutte le nostre funzioni per garantici un buon adattamento)e
predittivo(rivolta al futuro). Non sono opposti ma complementari
-il ricordo episodico cade parzialmente al di fuori di queste descrizioni
-orientamento della memoria: procedurale, semantica, episodica
-in alcuni casi il ricordo può essere accurato: ricordo flashbulb, ipertimesia, trauma
-ricordo accurato possibile ma maladattivo
-riabilitazione tramite EMDR come integrazione nella semantica esistente
-distinzione tra sistema ordinario e sistema simil-sensoriale che accomuna tutte quelle condizioni
viste in precedenza
-ruolo adattivo del sistema simil-sensoriale quando ci cosente di costruire delle prime basi
mnestiche all’intorno del ricordo semantico

-differenze neurali tra i sistemi, come ad esempio il ruolo dell’amigdala.


-differenze cognitive tra i sistemi
-modificazioni ormonali:
ruolo del cortisolo, ormone secreto in condizioni di stress e che regola l’attività dell’amigdala.
Quando il cortisolo è alto si ha un’iperattività dell’amigdala (è adiacente all’ippocampo) che causa
dunque alterazioni dell’ippocampo. Nello specifico altera la connettività tra: corteccia frontale,
corteccia cingolata, corteccia paraippocampale e emisfero cerebellare sinistro. Queste aree
comunicano peggio dunque. Queste aree sono collegate anche a estizione e riattivazione mnestica
quindi: alto stressiperattività dell’amigdala alterazione del funzionamento delle aree collegate a
estizione e riattivazione mnestica, che sono aree importanti per il ricordo, aggiornamento della
traccia ecc…
estinzione: diminuzione delle risposte a uno stimolo in seguito alla perdita di importanza
riattivazione: ricomparsa delle risposte a seguito di modificazioni contestuali
queste due componenti sono gran parte della nostra esperienza mnestica e hanno una grande valenza
adattiva. In presenza di forte stress, dunque, queste funzioni peggiorano.
-previsioni della memoria: bayesian brain, constructive brain simulation hypotesis…
-grounded condition
-approfondimento del cervelletto
Ma può esistere una memoria cerebellare?
In senso generale possiamo dire che se la memoria è uguale alla previsione e quest’ultima avviene
nel cervelletto, qualche collegamento vi deve esistere.
Collegamenti diretti:
-ruolo della previsione, fondamentale per riconoscere l’errore e aggiornare il modello
- rapporto tra ricordo semantico e modello interno cerebellare
-se la memoria procedurale è l’automatizzazione dei processi motori corticali, come possiamo
concepire la memoria semantica come automatizzazione dei processi episodici corticali? Ovvero, la
memoria semantica è l’elaborazione frutto di molte regolarità statistiche rilevate nei ricordi
episodici, allo stesso modo la memoria procedurale è una serie ripetuta di regolarità statistiche
all’intenro del nostro sistema motorio.

-memoria semantica possiamo considerarla fondata sul cervelletto, il suo coinvolgimento


all’interno della memoria semantica è tutto da chiarire
-evoluzione del cervelletto
immagini carine ma che cazzo ne so del significato
Aspetti pratici:
tre macroareeclinica, didattica,giustizia e tecnologia

Rapporto memoria e tecnologia i telefonini non ci stanno fottendo la memoria. La memoria dei
computer e la memoria umana non possono essere paragonate, hanno funzionalità diverse.
Conclusioni (lezioni dell’anno scorso)
- Memoria come sistema non unitario;
- Memoria dipende dal passato ma riguarda il futuro;
- Falsi ricordi all’interno di un sistema di ritenzione?
Memoria come:
- Sistema di trasformazione del ricordo;
- Significativo dato biologico della trasformazione;
- Aggiornamento della traccia, che ci consente di effettuare previsioni più aderenti al
presente;
- Il falso ricordo va tratta come estremo tentativo di aggiornamento;
- Aspetto semantico dei falsi ricordi;
- Sistemi espliciti vs impliciti (la distinzione di dove avvenga il ricordo non è chiara ed è
problematico capire a quale area sia effettivamente coinvolta e in quale fenomeno, perché
spesso a lesioni di certe aree manca spesso solo il ricordo esplicito).
Finalità del ricordo semantico (significato del trasformare e dimenticare):
1. Semantica;
2. Evolutiva;
3. Predittiva.

Il ricordo episodico può avere un ruolo all’interno di questo contesto dato ad esempio dal fatto che
per molti eventi non riesco a costruirmi un concetto elaborato e stabile (che sia sistematizzabile in
una memoria semantica) e conservo un ricordo episodico che mi consente di orientare al futuro le
informazioni che conservo basandomi su qualcosa di un po’ più complesso che per vari motivi non
può essere astratto in una struttura semantica
Orientamento della memoria:
- Procedurale;
- Semantica;
- Episodica.
Ricordo accurato:
- Flashbulb;
- Ipertimesia;
- Trauma;
- Possibile ma maladattivo nei tre casi citati, ma adattivo nella memoria infantile, questi
assunti mettono in crisi un approccio classico alla memoria.

- Riabilitazione tramite EMDR come integrazione nella semantica esistente;


- Arriviamo quindi a sistematizzare due sistemi uno che chiamiamo ordinario e uno che
chiamiamo simil-sensoriale.

ORDINARIO (predittivo): che si può sistematizzare in questo ciclo continuo che va dall’ambiente
alla nostra memoria semantica e collega l’ambiente e la nostra memoria tramite le informazioni che
possono o non possono portare errori nella nostra previsione, tramite la memoria semantica
portiamo informazioni su quello che accadrà. Non c’è un punto di inizio perché quello che entra
può non avere errori della previsione, c’è una ciclicità all’interno del sistema di memoria, quindi
Informazione senza errore di previsione  continuo a funzionare in maniera normale informazione;
Con errore nella previsione è necessario aggiornare la traccia, sistemare qualcosa è necessario
prenderne parte e mettere parte nel progetto.

SIMIL-SENSORIALE: la componente predittiva manca per sua natura, perché l’informazione che
arriva dall’ambiente porta con sé un altro fenomeno che è la sorpresa che provoca un disallinamento
nel sistema di memoria, e nella sorpresa vi sono squilibri ormonali che vanno a provocare una
memorizzazione (consolidamento) diversa del ricordo (flashbulb) che vengono conservati in
maniera simil sensorial che sono conservati nel modo più aderente possibile a come li ho codificati,
e qui abbiamo questa distinzione su due pianti, le differenze tra i due sistemi gli abbiamo
identificati nel ruolo dell’amigdala.
- Possibile ruolo dell’amigdala  che abbiamo visto nei flashbuld, nel trauma e
nell’ipertimesia, è l’organo più rilevante.
- Ruolo del cortisolo: Secreto in condizioni di stress; Regolatore dell’attività dell’amigdala;
- Iperattività dell’amigdala  alterazioni ippocampali;
- Alti livelli di cortisolo rendono anormale il funzionamento dell’amigdala che come risultato
altera l’attivazione dell’ippocampo e quindi a livello ormonale un evento provoca un
aumento di rilascio del cortisolo (stressante), e quindi si va a modulare l’attività
dell’ippocampo e va ad agire sull’ippocampo . L’ippocampo lo possiamo pensare come un
interruttore che in un certo caso è acceso e fa funzionare il sistema mnestico ordinario, e
all’attivazione dell’amigdala non si spegne si gira l’interruttore dall’altro lato e si va a
cambiare qualcosa. Quando si attiva troppo l’amigdala, c’è uno spostamento.

SORPRESA: informazione + sorpresa va ad attivare l’amigdala, che provoca un’attivazione


dell’ippocampo che invece di spostare il ricordo sul piano semantico lo sposta più per sulle aree
sensoriale.

NO SORPRESA: in questa immagine possiamo vedere il funzionamento normale dell’ippocampo,


in cui fa da interruttore e da tramite tra il ciclo del cervelletto e le aree frontali, in caso di attività
anormali questo ciclo viene interrotto e viene spostato in qualcosa del tipo dell’immagine
precedente, c’è una codifica più sensoriale, il ricordo è quindi conservato sul piano sensoriale e
viene conservato. Così com’è senza subire una trasformazione, la costanza del ricordo è legata da
attività che l’amigdala effettua sull’ippocampo.
Previsione nella memoria: la memoria deve servire a qualcosa di legato al futuro, come la
previsione:
- Memory as a prediction framework;
- Bayesian brain;
- Proactive brain;
- Constructive Brain Simulation Hyopthesis;
- Grounded cognition: possibile declinazioni della previsione sul piano temporale e sul piano
concettuale come poi la previsione si possa identificare nell’attività del cervelletto.
CERVELLETTO
- Neuroni;
- Uniformità strutturale;
- Connessioni;
- Funzionalità.
Nella sua pervasività nella cognizione è l’organo più rilevante all’interno della sua attività di questo
tipo e sia per la sua rilevanza anatomo-fisiologica sia per la sua rilevanza sul piano cognitivo,
lesioni cerebellari risultano in alterazioni di qualsiasi tipo di alterazione cognitiva a seconda della
sua localizzazione, abbiamo visto che in generale il cervelletto è coinvolto in un po’ tutte le aree
sulle componenti predittive.

PUO’ ESISTE UNA MEMORIA CEREBELLARE? Ovvero come può il cervelletto essere
coinvolto nella memoria, che cosa c’entra?
- Se memoria è uguale a previsione, è uguale cervelletto? Se il cervelletto fa la previsione ed è
in qualche modo la finalità della memoria dovrebbe esistere a priori una forma cerebellare di
memoria perché vi è questa uguaglianza reciproca;
- Ruolo dell’errore nella previsione, che integra al proprio interno componenti mnestiche, nel
momento in cui vado a farmi aspettattive dell’evento che sto immaginando, sto utilizzando
della conoscenza di tipo motorio, semantico e procedurale che deve essere presente e che
deve essere utilzzabile. Vado a svolgere qualcosa di estremamente rilevante sul piano
biologico come identificare l’errore nella previsione;
- Capacità di riconoscere l’errore è rilevante perché c’è stato un errore, ma dov’è successo,
com’è successo?
- Aggiornare il modello come conseguenza, in caso di errori coerenti e in assenza di lesioni al
cervelletto mostrano sostanzialmente un comportamento che si tende ad aggiornare la
traccia e aggiornarne gli errori;
- Quale rapporto tra ricordo semantico e modello interno cerebellare?
- Se la memoria procedurale è l’automatizzazione di processi motori corticali  La memoria
semantica è l’automatizzazione dei processi episodici corticali? È un parallelismo che
facciamo sul piano cognitivo di quello che accade con la trasformazione episodica.

- Affordances vs Modelli interni?


- Cervelletto come struttura Grounded. Cervelletto come possibile conoscenza fondata su
aspetti motori, emotivi, sensoriali. Il cervelletto integra una conoscenza di tipo motorio e di
tipo simbolico come la semantica;
- Previsione come simulazione, ha a che fare con il concetto che mettendo in atto processi di
tipo predittivo, che sono riconducibili a forme di simulazione, la simulazione mentale
collega memoria e previsione per cui sono simulazioni con orientamenti temporali diversi.
Memoria Cerebellare
- Memoria semantica nel cervelletto: supporta simulazione episodica?
- Coordinazione cognitiva delle aree cereberlai implicate nella semantica? Va a coordinare
l’intero sistema di aree collegate alle cognizione e alla coordinazione, se il cervelletto
coordina e segnala gli errori e se noi applichiamo il princicpio di Shwaman (e se noi
utilizziamo lo stesso princicpio di base a tutto quel che il cerveleltto fa all’interno della
semantica) allora  coordina all’interno della semantica.

Si va a identificare la memoria cerebrale come processo di aggiornamento, di trasfromazione,


composta da processi automatici e proceduali che avvengono a carico del cervelletto e si manifesta
come corrispettivo cognitivo a quello che abbiamo visto nelle saccadi. Es interlocutore battuta
la persona non ride devo aver detto qualcosa di sbagliato componente di segnalazione errore
necessità di correzione dell’errore e possiamo pensare che il cervelletto qui sia coinvolto nella
cognizione dell’errore quindi se la persona non ride a questa persona non fanno ridere battute di
questo tipo.
ASPETTI PRATICI
Clinica: valutazioni cognitive su ritenzione (ad esempio cane, gatto, pesce)? Un approccio di questo
tipo è estremamente rilevante se noi ad esempio valutiamo un anziano lo facciamo sul numero di
elementi che questo riesce a ritenere attivamente. Se però noi pensiamo alla memoria come un
processo di previsione e non di ritenzione in cui ritenere molti elementi non ha senso ed è sbagliato
rischia di essere problematico. Quale lettura dare della memoria nella terza età? Bisogna tenere in
conseiderazione la traccia orientata al compito;
Didattica: valutazioni di apprendimento nozionistico (come formule o concetti che poco hanno a
che fare con la finalità della nostra memoria) non si privilegiava l’elaborazione dei concetti quanto
un apprendimento preciso ed elaborato che è contrario alla finalità del nostro ricordo.

-giuridico: “l’attendibilità della testimonianza dipende dall’accuratezza del ricordo mentre la


quantità degli elementi ricordati non è importante”. Come la durata dei processi influenza i processi
di memoria dei testimoni? Ci sono processi che durano anni ed anni in cui al testimone è richiesto di
testimoniare in merito ad un evento accorso anni ed anni prima. Abbiamo già visto che dopo pochi
giorni la traccia mnemonica passa. Quindi questo argomento è molto rilevante nel contesto della
giustizia.

TECNOLOGIA:
- Rapporto tra memoria e tecnologia: l’avere paura che la tecnologia possa distruggere la
nostra memoria è infondata;
- Memoria computer vs memoria umana: noi utilizziamo i computer perché ricordino al posto
nostro perché non siamo in grado di utilizzare troppi elementi. Il fatto che non siamo più in
grado di ricordare niente è un parallelismo sbagliato. È un utilizzo corretto affidarci
computer, telefono, lista della spesa, utilizzo corretto  non sforzarci di ricordare troppe
cose perché non è costruita e non si è sviluppata in questo modo.

LEZIONE 8
Parla di un “ieri” ma non esiste alcun ieri, solo oggi e forse domani. Chissà
Aspetto centrale di mettere in correlazione un danno cerebrale col il comportamento. È difficile
collegare questo ad una lesione specifica.
Anni 50miglioramento grazie radiografia
Cognitive psicology
-dual processing task and selective interference: studi per dissociare memoria verbale e visuo-
spaziale (matrici di brooks) se faccio fare due compiti verbali si danno fastidio, due compiti visivi
idem, uno visivo e uno verbale no: le due aree sono separate. È vero che possiamo separare degli
aspetti cognitivi ma sono legate a delle risorse cognitive, quindi se un compito richiede tante
risorse, altre cose gli daranno fastidio


ripasso dell’anatomia del cervello
NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA
Discorso su singola e doppia dissociazione
La doppia dissociazione non è altro che in un ambito di psicologia clinica quello detto prima su
dobbia dissociazione e interferenza selettiva. Creare artificialmente in laboratorio la possibilità di
dissociare due componenti. Compito verbale e interferenza verbale da fastidio ma visiva no è ua
dissociazione semplice, nel momento in cui anche quella spaziale da fastidio, aggiungo qualcosa, ho
la doppia dissociazione.
La neuropsicologia clinica (ora più supporto) esiste ancora ma è stata soppiantata dalle tecniche di
neuroimaging (come la risonanza)
(sta parte non è nell’esame, quella appena fatta della lezioe 8, a saperlo prima la balzavo porca
troia)
CIECHI non VEDEVO l’ora, ahahah, ok sono esaurita
Le persone cieche hanno immagini mentali?
-Parliamo di ciechi dalla nascita, se non lo facessimo noi ci troveremmo a lavorare con persone che
differiscono per due variabili ugualmente importanti: quando la persona è cieca e da quanto tempo
lo è ogni individuo sarebbe un caso a sé. Fa la differenza anche quando la testo (entrambi ciechi a
20 anni ma uno lo testo a 22 e uno a 56, è diverso)
Cause più diffuse di ciecità congenita:
-più facilmente durante il parto
-problemi durante la gravidanza
-sindromi genetiche
Due modalità: una di tipo infettivo (momento perinatale), o problemi al parto (uso del forcipe). Ora
quando c’è una situazione critica c’è il cesareo, ma aumenta il rischio di morte (sempre piccolo)
“molyneaux’s question” diatriba filosofica
Mettiamo che un cieco recuperi la vista a 50 anni, vede una penna senza poterla toccare, la
riconoscerà? Se gliela fai toccare sì, ma senza toccarla?  quando non vedeva e toccava la penna,
si era creato una rappresentazione mentale tale per cui era in grado di raffigurarsela e riconoscerla
visivamente una volta riacquistata la vista? La rappresentazione tattile è uguale alla
rappresentazione visiva? Esistono delle aree sovramodali del nostro cervello che sono in grado di
riconoscer eun oggetto indipendentemente che esso sia visto, toccato…
Ovviamente il cervello di un cieco è diverso dal cervello di un vedente
<3 di Lamb
Una persona cieca che inizia a vedere dice “ sembra che il mondo mi entra nella testa”
-oggetti molto semplici venivano riconosciuti ma oggetti complicati no, complicanza anche con
oggetti percettivi, come il mare
Lezione 9-10

Negli anni 70 ricerca su imagery, intesa come immaginazione collegata a percezione visiva.

Anni 80 visual-spatial working memory

—> 2 grosse differenze:

1. Differenza più teorica: Cossling legava quelle che erano le funzioni di imagery prevalentemente
con la percezione visiva.
2. In una visione di visuo-spatial working memory c’è sempre l’imagery perché stiamo parlando
della medesima abilità ossia come muoverci e orientarci nello spazio, però lo fa da una
prospettiva di memoria di lavoro—> il fatto che mi oriento nello spazio è un compito che faccio
avendo delle conoscenze pregresse, quindi è vero che è visuo spaziale, è vero che possiamo
chiamarlo imagery, ma dobbiamo inquadrarlo all’interno dei processi di memoria di lavoro,
ovvero il sistema che tiene vive le informazioni fino a che non ho svolto un compito.

Robert Longhi si specializza sulla visuo-spatial working memory ( anni 80 ).

Negli anni 90 Cossling pubblica nuovo libro (anni 90 avvento neuro scienze), ha lo scopo di andare
a implementare la visione di imagery come fenomeno percettivo in una teoria che lui chiama high
level vision, cercando di andare a vedere quali sono i correlati neurali di queste immagini e cerca di
dimostrare e in parte ci riesce che i correlati che uso per immaginare sono gli stessi che uso per
percepire un oggetto.
Esempio: immagino una bottiglia e simile a vedere una bottiglia (stesse strutture cerebrali), a parte
per la corteccia visiva.

Ricerche importanti perché:


- fanno vedere similitudini tra quello che vedo e quello che immagino
- Non vanno a risolvere realmente il problema del fatto che la mancanza di percezione visiva fa si
che uno abbia o non abbia immagini mentali.

Termini che indicano la stessa cosa ma che sono cambiati nel corso degli anni:

- imagery anni 70
- Visuo spatial working memory anni 80
- High level vision anni 90
- Attention anni 200
- Multisensory, multimodal, supramodal
- Cortical and neural plasticity

L’esperimento è sempre lo stesso ma cambia il contesto generale di riferimento e quindi l’insieme


dei dati presenti in letteratura che permettono di re interpretare in parte i risultati degli esperimenti.

Cosa vuol dire modificare lo studio delle relazioni sociali sulla base di una persona cieca a
confronto con una vedente: mancano delle espressioni facciali quindi vado a prenderne delle altre.
La voce da tutta una serie di informazioni sulla persona es corporatura.

Ci sono degli aspetti sociali legati alla quotidianità delle persone, 2 esempi:
- differenza in cui noi invitiamo un amico o una persona che abbiamo sentita per telefono e la
invitiamo a venire a casa nostra. Differenzia se siamo una persona ceca e invitiamo una persona
che non abbiamo visto, non abbiamo quel senso di fiducia dato dall’aver visto l’aspetto dalla
persona.
- Altra cosa tra i ciechi ci si tocca molto di più. A noi se una persona ci viene troppo vicino ci da
fastidio ad esempio, per i ciechi è molto più normale.

Gruppo esperimenti ( prime ricerche sui cechi)

Prima degli anni 70 ricerche sui ciechi non ce ne erano.

Anni 70 alcuni iniziano a studiare quanto effettivamente la percezione è implicata nell’imagery.

Esperimenti:

Marmor e Tabak nel 1976 somministrazione di compiti di rotazione mentale—> vanno a vedere se i
ciechi sono in grado di fare questi compiti, la risposta è si.

Jonides nel 1975 va a fare dei Compiti di strategie immaginative: mnemotecniche. Importante
perché Noi quello che sappiamo è che per migliorare le prestazioni di memoria dobbiamo usare
molto le immagini, tramutare le informazioni in un canale visivo, ciò fa si che si crei il doppio
codice visivo-verbale di conseguenza io miglioro.
Se il cieco migliora le proprie prestazioni di memoria mentre gli viene insegnato la mnemotecnica
visiva, la conseguenza logica è che anche il cieco sta usando una possibilità di immaginare questa
informazione, vuol dire che sta immaginando.

Marmor 1978, Esperimenti in cui anche i ciechi possano rappresentarsi il colore.


Due aspetti:
- colori sono una frequenza di onde luminose (spettro) non ha senso ragionare in questi termini per
un cieco, per lui dire il mare è blu è solo un’etichetta verbale. Diamo per scontato che il cieco
abbia uno schermo interno che può essere a colori o in bianco e nero. Se noi immaginiamo una
bottiglia siamo in grado di farlo ma non perché abbiamo visto la bottiglia di quel colore, ma
perché lo schermo che abbiamo dentro è a colori e possiamo associare degli oggetti che si
differenziano tra di loro a causa della loro luminosità. Anche i ciechi hanno questi schermi a
colori posso rappresentarsi delle immagini mentali che si differenziano per luminosità. Per il
cieco il rosso è un’etichetta verbale, ossia un’etichetta di comunicazione sociale. Sa che l’albero è
verde e condivide l’informazione con l’altro.
- I cechi hanno la capacità di rappresentarsi delle immagini mentali che al loro interno si possono
differenziare anche per differenze di luminosità. In termini di funzionalità cerebrale questo vuol
dire avere delle immagini mentali a colori che è cosa diversa dalla percezione a colori.

Tutte queste ricerche portano a dire che il cieco è in grado di creare immagini mentali. Tuttavia
sono state riscontrate anche delle limitazioni—> compiti complessi.
I ciechi hanno dei problemi con i compiti più complessi, vuol dire che all’aumentare della
complessità i ciechi peggiorano significativamente la loro prestazione—> per i ciechi c’è una
difficoltà vuol dire che siamo in presenza di un’interazione significativa tra gruppo e complessità
( —> un effetto principale nell’analisi della varianza è che il gruppo x fa meglio di y, poi si
introduce un’altra variabile, compiti più difficili, le prestazioni peggiorano. Quando c’è interazione
significa che quello che succede non è uguale in entrambi i gruppi, c’è un’interazione tra le due
variabili. Quando c’è interazione tra ciechi e vedenti vuol dire che all’aumentare della complessità,
la differenza tra i due gruppi va ad aumentare, quindi all’aumentare della complessità i ciechi
peggiorano tantissimo la prestazione). Quando due variabili in cui ce ne è una che modifica
direttamente l’altra, si dice che è un’interazione.

Studi fatti in Italia da anni 70 a fine anni 80-90. E un altro gruppo di studi in America.

Alto Valore d’immagine= facile da immaginare es. sedia.


Basso valore d’immagine= difficile da immaginare es. consapevolezza.

Si è visto che questa associazione tra valore d’immagine e facilità del ricordo, vale per i ciechi per i
vedenti—> dimostrazione del fatto che i ciechi hanno la capacità di immaginare, se non ce
l’avessero non avrebbero valore di immagine. La loro prestazione mnemonica non sarebbe
modulata da parola più facilmente immaginabili o meno.

Cornoldi persona chiave sui lavori sui ciechi, studiato anche effetto bizzarria, ossia che le immagini
strane sui ciechi erano più facilmente ricordabili—> i ciechi usano immagini mentali che fanno
parte del loro sistema cognitivo.
Da questo punto sono partite una serie di ricerche:
- america portate avanti da Nancy Care
- In italia portate avanti da Cornoldi con il suo gruppo

La difficoltà era trovare una procedura sperimentale che mettesse a confronto ciechi e vedenti, ma
come faccio a mettere a confronto ciechi e vedenti? Deve essere una procedura in cui la vista non ha
un ruolo deve avere ad esempio l’udito o il tatto e poi qualcosa in cui studio quali sono
normalmente le caratteristiche delle immagini mentali e dei processi visuo spaziali.

Esperimento matrici tattili:

Matrici fatti con quadretti d legno in cui quelli che sono quadrati neri erano quadrati ricoperti di
carta vetrata—> ciechi e vedenti bendati che dovevano toccare matrice con quadrati neri e poi
andare a replicare la posizione dopo averlo memorizzato su una matrice totalmente bianca.

Due compiti: uno bidimensionale e uno tridimensionale.

Si è visto che i ciechi facevano particolare fatica quando lavoravano su matrici tridimensionali
anche se erano a parità di condizioni.

Il punto centrale era quello di differenziare aspetti di tipo qualitativo e quantitativo—> bisognava
capire quali fossero i compiti in cui i ciechi facessero selettivamente fatica. Nella rice3rca di trovare
differenze qualitative a quello che era il compito base vengono affiancati dei compiti che vengono
chiamati dei compiti attivi, ossia compiti in cui bisogna provare a immaginare una matrice 3x3 e poi
seguire delle istruzioni. Dopo aver seguito un percorso sulla matrice viene data in mano la matrice e
bisogna toccare il punto di arriva del percorso. Confronto tra percorso attivo e percorso passivo.
Le differenze fra ciechi e vedenti sembrano più alte nei compiti attivi.

Riassunto di questi esperimenti:


- i compiti tridimensionali sembrano più difficili
- I compiti attivi sembrano più difficili
- Pattern verticali sono più difficili
Per capire meglio ciò sono nati esperimenti per capire perché i compiti attivi e tridimensionali sono
più difficili per i ciechi.

Caratteristica principale delle tridimensionalità: profondità che deriva dall’incontro di due immagini
visive. Abbiamo bisogno di due occhi per vedere la tridimensionalità.
Avendo due occhi che hanno una visione leggermente diversa mi fanno vedere l’oggetto
tridimensionale. Per perdere la tridimensionalità si può provare a tappare un occhio, oppure a
inclinare la testa di 90 gradi si fa fatica perché cambiamo i parametri con cui la corteccia visiva
percepisce la distanza. La tridimensionalità è un parametro della realtà, non cognitivo.

Potrebbe essere che i ciechi hanno difficoltà a tenere più immagini contemporaneamente.

Altro esperimento tra i due gruppi ciechi e vedenti: due condizioni sperimentali—> matrici singole
e matrici multipli, vedere se i due gruppi reagiscono allo stesso modo alla maggior difficoltà data
dal fatto che ho matrici multiple.

Si è visto che le matrici singole sono più facili delle matrici multiple.
Con le matrici multiple il compito è più difficile per entrambi i gruppi, ma per i ciechi molto di più
—> interazione, vuol dire che l’effetto complessità dato dalle matrici multipli non è identico nei
due gruppi, da più danno ai ciechi quindi vuol dire che ho identificato una caratteristica del sistema
cognitivo dei ciechi diversa da quella del sistema cognitivo dei vedenti quindi la mancanza di
percezione visiva determina una differenza nel sistema cognitivo che produce quest’effetto.
Primo aspetto importante quindi: le matrici multiple sono più difficili di quelle singole.

Ulteriore condizione di integrazione:

Ipotizzo che se aggiungo un’ulteriore complicazione, i ciechi facciano ancora più fatica. Quindi
presento sempre due matrici, ma chiedo al cieco di integrare tutto in un’unica matrice di risposta.
Deve integrare due matrici in un’unica matrice di risposta, lavoro attivo di elaborazione.

Risultati:

C’è un’interazione, ma in questo caso (integrazione) inaspettatamente le persone cieche vanno


meglio dei vedenti. La prestazione nei vedenti è scesa rispetto alle matrici multiple. Nonostante sia
stata aggiunta una complicazione per i ciechi è andata meglio perché per loro è stata una
semplificazione. Perché è vero che faccio fare un lavoro in più, ma da due matrici ne riporto a una.
La loro difficoltà sta solo nel lavorare con più di un’immagine contemporaneamente.
Le persone cieche mostrano una difficoltà selettiva ad elaborare immagini multiple mentre
l’integrazione porta ad una facilitazione e questo è un qualcosa che non ci si aspettava.

A questo punto come mai i ciechi hanno difficoltà nell’immagine multipla?

Importante ricordare che le persone cieche sono persone con una patologia congenita.

Altre due patologie congenite:

- Ipovedenti ( congenitally visually-impaired partecipants ) = rispetto ai ciechi hanno una forma di


difetto della vista che non è correggibile. ( ricordare che i decimi sono una forma di acuità visiva
le diottrie invece sono la misura del difetto della vista, ossia quanto l’occhio nella micia è
allungato quindi quanto la distanza dal cristallino si allarga e quindi una persona vede
sfuocato. )Gran parte delle persone che si vedono per strada con il bastone bianco, la maggior
parte sono ipovedenti.
- Persone monocule ( congenitally monoculare partecipants ) = persone che vedono da un occhio
solo e sono molto rare.

Il monoculo da un punto di vista visivo è una persona normale, un occhio solo ma comunque
funziona, quindi vita sostanzialmente normale.

Gli ipovedenti invece è come se fossero ciechi, anche se hanno una percezione.

Da un punto di vista corticale:

- Nell’ipovedente il nervo ottico porta segnali ad entrambi gli occhi anche se sono segnali che
funzionano poco, ma comunque i segnali in corteccia arrivano.

- Per i monocoli solo uno dei segnali arrivano in corteccia.

La composizione corticale dell’ipovedente è molto simile a quella del vedente, i segnali arrivano in
corteccia da entrambi gli occhi a contrario dei monoculi.

Gli ipovedenti vedono come i ciechi ma hanno la composizione corticale come i vedenti.

I monocoli vedono come i vedenti ma hanno una rappresentazione corticale particolare perché
arriva un solo segnale quindi non è uguale a quello dei vedenti.

Bisogna quindi ragionare per ipotesi:

1. Vision/ Perceptual hypothesis: Ipotesi che è la vista in quanto tale che determina le differenze di
cui stiamo parlando, quei limiti visti nelle immagini multiple.
2. Cortical/Mental Hypothesis: La visione binoculare sia un parametro importante e quindi la
doppia matrice abbia un corrispettivo nella difficoltà nel non avere una visione binoculare che
l’ipovedente ha. Il monocolo non ha una visione binoculare.

Esperimenti di prima: matrici singole vs. Multiple e matrici singole vs. Integrazione

Ipovedenti:

- Matrici singole e multiple—> confronto tra ipovedenti e vedenti: prestazione simile, pattern
molto simile. Peggioramenti singolo multipli, più grave nel Visual impaired, ma non cambia
molto.

- Nel momento in cui vado a confrontare il multiplo con l’integrazione si vede che non c’è molta
differenza. Prestazione dei Visual impaired molto simile a quella dei vedenti. I Visual impaired
sono una categoria che possiamo assimilare ai ciechi, non vedono.

Vanno in giro con bastone bianco, quando faccio il compito matrice multipla vs singolo o vs
integrazione quello che ho è una performance in sostanza simile. Quello che ho è il fatto che gli
ipovedenti mostrano un pattern simile a quello dei vedenti. Sono persone che non possono vedere,
ma hanno input visivi che sono distinti, separati. Non vedono, ma hanno una prestazione come
vedenti e hanno input visivo doppio.

Monoculi:

- matrici singole vs. Matrici multiple—> la prestazione peggiora, ma peggiora di più rispetto a
quella dei vedenti. C’è un deficit selettivo nelle matrici multiple rispetto a quelle singole. Hanno
una prestazione selettivamente più debole in quello che è il compito in cui anche i ciechi hanno
dimostrato maggiore difficoltà.La prestazione dei monocoli è molto simile a quella dei ciechi.
- Matrici multiple vs. integrazione—> La prestazione dei ciechi e dei monocoli migliora con
l’integrazione. La prestazione dei monoculi come pattern è simile a quella dei ciechi congeniti
sebbene loro possano vedere bene.

In termini di performance—> L’ipovedente è uguale al vedente, il monoculo è uguale al cieco a


livello di prestazioni. Non è il vedere, ma è il modo in cui gli stimoli sensoriali arrivano alle nostre
aree cognitive l’importante. È la natura degli stimoli che modifica la prestazione.

Vale quindi l’ipotesi cortical/mental.

A seconda del tipo di compito che propongo i ciechi vanno meglio o peggio dei vedenti.
Tutte le informazioni che arrivano con i canali sensoriali che non sono visivi sono informazioni che
arrivano in sequenza. Tutte le informazioni che arrivano sui canali visivi nel momento in cui ho due
occhi che vedono, io ho sempre due canali sensoriali che arrivano contemporaneamente con due
immagini distinte.

Conclusioni:

- Le limitazioni viso-spaziali nella cecità congenita sono limitate ai compiti che richiedono la
generazione di immagini multiple o in alcuni casi in immagini molto complesse.
- Gli stimoli tattili sono uno strumento idoneo per andare a rappresentare a generare delle
rappresentazioni viso-spaziali.
- Ruolo limitato della percezione visiva in quanto tale perché i monoculi vedono ma nonostante
vedono non hanno le stesse caratteristiche dei vedenti.

Rimangono aperte delle ipotesi:

- Il fatto che ci siano dei processi spaziali differenti dati dalla mancanza della percezione
- il fatto che ci siano differenti strutture neurali
- il fatto che ci siano differenze tra processi di tipo sequenziale e simultaneo
- il fatto che ci siano differenze tra una percezione visiva e tattile.

In questo tipo di ricerche non si parla di prestazione tattile ma di aptico.


Se esploro l’ambiente attivamente con le mani, questa è un’ esplorazione aptica.
La persona che legge il braille è aptico non tattile.

Lezione 11

Psicologia del gusto —> tematica molto nuova, non se ne parla tantissimo. Disciplina maturata
nell’ultimo ventennio, studia come il gusto si combina con l’olfatto e gli altri sensi per produrre ciò
che chiamiamo gusto, ma che in realtà è sapore. Il gusto è la sensazione eliminata da una bevanda o
cibo solo sulla lingua, mentre il sapore è un’esperienza che deriva da una serie di stimoli che il
soggetto recepisce quindi non esclusivamente dalla lingua.

Il contributo della psicologia del gusto ha aiutato altre discipline come la neurogastronomia, la
cucina molecolare, fisiologia, chimica e biologia, neuroscienze e psicologia, sociologia
dell’alimentazione ( studi sull’alimentazione in base a un punto di vista grippale ), marketing,
analisi sensoriale.

L’esperienza gustativa è quindi molto di più del semplice assaggio.

Tutto questo non è sganciato dal condizionamento e dalle aspettative che l’individuo si fa. Esempio:
presenza di musica ad alto volume a ritmo intenso porta ad ordinare maggiore quantità di cibo, più
velocemente e di più. Mentre con musica soffusa il contrario. Come se venissimo condizionato dal
ritmo.

Gusto è quel senso che permette di identificare le sostante ed ha quindi un compito adattivo e di
sopravvivenza. svilluppare avversioni alimentari e preferenze.

Punto di vista fisiologico:

Calici gustativi—> cellule recettrici che stanno nella papille gustative le quali si trovano in tutta la
cavità orale e nella faringe. Si distinguono in base alla loro forma:

1. Vallate
2. Fogliate
3. Fungiformi

Le filiformi hanno più un ruolo nell’esperienza tattile.

Un adulto possiede dalle 2000 alle 5000 papille ognuna delle quali contiene da 1 a 100 calici.
Esistono delle persone chiamate super tester che sembrano possedere molte più papille rispetto a un
medium tester, persona nella norma della statistica. Questa abilità unita alla predisposizione
genetica lo rende più sensibile per alcuni giorni.

Le papille hanno vita breve, circa di 10 giorni ( esclusi raffreddamenti, traumi o bruciori ).

Una mappa della lingua?

Papille gustative non sono specializzate in base alla loro collocazione, possono percepire tutti i gusti
in qualsiasi punto della lingua ovunque esse siano posizionate. La creazione della mappa dei sapori
è un falso scientifico, deriva d una traduzione erronea di una rivista tedesca in cui fenich, ricercatore
tedesco, aveva trovato e studiato delle cifure (?) Gustative, il traduttore ha commesso un errore di
traduzione dicendo che queste sono sensibili a un determinato sapore in base alla posizione in cui
sono.

La masticazione

Serve per far arrivare le sostanze nutritive che vengono disciolte attraverso la saliva ai recettori. Ne
recettori lo stimolo chimico viene tradotto in un impulso nervoso che viene veicolato verso i nervi
cranici. Nello specifico ne abbiamo 3:
1. Nervo facciale ( nervo gustativo )
2. Nervo glosso faringeo
3. Nervo vago

Questi nervi raggiungono il nucleo fascicolato solitario che sta nella parte posteriore dell’encefalo
per poi passare il messaggio al nucleo ventrale postero-mediale del talamo e raggiungere le diverse
zone della corteccia gustativa primaria situata nei lobi frontali, in particolare l’insula e la corteccia
frontale dell’opercolo. Giro piuttosto complesso, non è una percezione semplice dal punto di vista
cerebrale, grande passaggio.

Vengono coinvolti anche l’ipotalamo e l’amigdala, aree del sistema limbico, ossia centro deputato
per la regolazione della vita emotiva e di alcuni bisogni primari.

Cellule olfattive

Olfatto utile dal punto di vista adattivo per l’esplorazione dell’ambiente e la sopravvivenza.
Nell’uno due modalità:

1. Olfatto ortonasale: quello che permetto di sentire gli odori all’esterno. Campioni di questo
olfatto sono i cani.
2. Olfatto retronasale: legato strettamente all’esperienza gustativa, ci permette di percepire il
retrogusto.
Le cellule recettrici olfattive sono molto abbondanti, un uomo ne ha circa 350 che permettono di
percepire da 4000 a 1000 odori. Tutte queste sono suddivise in 5 cm quad di spazio e la mucosa
olfattiva ha due strati:

1. Uno più profondo ( muco, vasi sanguigni, tessuto connettivale e assoni di neuroni recettori )
2. Epitelio olfattivo ( cellule recettrici )

Il percorso retronasale

Quando mastichiamo il movimento dei nostri denti durante la masticazione permette alle molecole
volatili del cibo di raggiungere il retro della bocca, da qui passano direttamente nelle cavità nasali
attivando i recettori. La circolazione dell’aria nella bocca permette di risalire le cavità nasali che si
trovano dietro il palato molle per poi arrivare ai recettori olfattivi e ai neuroni olfattivi. Le regioni
cerebrali coinvolte sono il bulbo olfattivo e la corteccia olfattiva orbito frontale.

L’olfatto è il senso più coinvolto nella degustazione, sia dal punto di vista cognitivo della
valutazione del cibo, sia dal punto di vista affettivo-emotivo della stima della piacevolezza degli
alimenti.

Esempio delle mandorle: fatta annusare a un gruppo di partecipante la benzaldeide, sostanza


responsabile dell’odore delle mandorle amare, quelle ancora con la pelle. Sottosti all’odore non
manifestavano consapevolezza di quello che stavano annusando, ma bastava applicare allo stesso
momento qualche goccia di soluzione dolce sulla lingua che subito i partecipanti associavano
l’odore di benzaldeide più il gusto dolce percepito al sapore di mandorla.

Sapore e memoria

Un ricordo episodico è multi sensoriale, immagazzinato nel cervello secondo differenti modalità
sensoriali. Gli odori sono in grado di rievocare episodi in modo estremamente dettagliato.
Sindrome di proust

Nel libro la ricerca del tempo perduto descrive come puciare una Madeleine dentro il the lo
rimandava a quando da piccolino faceva merenda a casa della zia.

La vicinanza anatomica del sistema olfattivo alle strutture deputate alle emozioni ( amigdala ) e alla
memoria ( ippocampo ) è vista come prova a favore della sindrome di proust. L’odore è una delle
modalità più resistenti, dal punto di vista degli studi clinici è stato visto come nel dpts una
componente difficile da trattare era la presenza di odori particolari.

La corteccia orbitofrontale e l’insula

La percezione gustativa è un’integrazione di numerose percezioni che ci arrivano sia dal punto di
vista gustativo sia da altre modalità. L’area neurologica dove queste informazioni arrivano e
trovano significato sono la corteccia orbitofrontale e l’insula.

Gusti primari

Dolce: associato alla presenza di carboidrati, fonte energetica importante per la sopravvivenza. A
livello biochimico mediato dai recettori dello zucchero che hanno effetto analgesico.

Salato: alla nascita si è indifferenti, si privilegia il gusto dolce associato al latte materno. A partire
dai 6 mesi iniziamo a preferire l’acqua leggermente salata. Dal punto di vista fisiologico ciò indica
la presenza del sodio che è utile a mantenere l’equilibrio dei fluidi corporei e ha un buon
funzionamento cellulare. L’abilità di percepire il salato non è statica, ma si può modificare.

Acido: dal punto di vista adattivo può segnalare che un cibo sta andando a male o non
sufficientemente maturo quindi nocivo. Sono coinvolti gli ioni h+ che agiscono controllando la
permeabilità di un canale usato dagli ioni potassio K+ che è necessario per un buon funzionamento
cellulare. Chiaramente nasciamo con una sorta di avversione per l’acido perché dal punto di vista
evoluzionistico ci segnala che il cibo non è buono.

Amaro: repulsione dal punto di vista evolutivo. In natura le sostanze tossiche hanno un sapore
amaro. Questo disgusto ci serviva per salvarci la vita e quindi non esporci a potenziali tossini. I
gusti amari adesso ci piacciono perché ci alleniamo, con l’esposizione impariamo ad apprezzare
questi sapori. Anche con le fasi evolutive ci esponiamo a cibi che ci insegnano ad apprezzare il
gusto amaro. Uno studio recente sul modello animale fa vedere come dal punto di vista cerebrale
esiste un incrocio tra le vie del gusto ( specialmente quelle amare ) e il dolore. Venivano sottoposti
topolini all’esposizione di questi cibi e si è visti come veniva coinvolta l’area parabrachiale che è
parte del mesencefalo sia nella condizione in cui venivano sottoposti a cibi amari sia quando
venivano sottoposti a leggere scosse elettriche. Queste vie si incrociavano.

Amaro e PROP ( Propiltiouracile ) o PTC ( Feniltiocarbamide )

Super tester: persone con sensibilità superiore ad alcuni sapori, nello specifico sembra che questa
sensibilità sia influenzata dalla quantità di papille. Riescono a raggiungere anche 10000 papille.
La presenza d8i tutte queste papille più differenza dal punto di vista genetico sembrano facilitare i
super tester nella rilevazione di due composti:

1. PROP
2. PTC

Sostanze che in laboratorio si possono ottenere su delle strisce di carta.

Questi composti sono in grado di agire sui recettori collegati alla gustducina che è un sistema di
comunicazione genetico che è capace di rilevare le sostanze che possono essere dannose per il
nostro organismo. Quindi i super tester sembrerebbero in grado di percepire più intensamente il
gusto amaro.

Nella realtà il PROP e PTC si trovano specialmente nelle verdure a foglia verde.

Avere maggiore sensibilità per questi alimenti può avere un impatto. I super tester sembrano più
sensibili non solo al gusto amaro, ma anche a una serie di sensazioni gustative che sono legate al
tatto quindi per esempio alla frizzantezza di alcune bevande o alla cremosi di alcuni dessert.

Molto spesso i super tester si trovano anche negli analisti sensoriali, dal punto di vista genetico sono
avvantaggiati.

Umami: inserito negli anni 2000 nei gusti primari, trovati i recettori che se ne occupano. È il sapore
sapido, umami parola giapponese che significa sapido. La scoperta si deve a un ricercatore
giapponese che stava studiando l’alga kombu per cui ha bollito una grandissima quantità di questa
alga fino ad ottenere una polverina bianca che era glutammato, ossia amminoacido presente nelle
proteine e neurotrasmettitore presente nei nostri recettori cerebrali. Dal punto di vista culinaria è un
aumentatole di intensità dei sapori, anche nei bambini piccoli assistiamo a un apprezzamento
innato.

Altri sapori possibili: il grasso?

I grassi sono una grande fonte energetica presente nelle diete occidentali. Caratteristiche di
consistenza che renderebbero più desiderabile il cibo: la cremosi o la croccantezza. È una
preferenza che rimane attiva per tutta la vita e non sembra molto mutabile. Gli studi si stanno
concentrando su una base genetica, individuato gene CD36 che sembra imputato a individuare gli
acidi grassi, ma ancora sono in fase di studio sperimentale.

Meccanismi psicofisiologici

Acquolina in bocca: si attiva con la visione di un piatto o al solo pensiero di un piatto che ci piace o
se abbiamo fame. Ciò stimola i nervi automatici, questi si attivano per produrre la saliva che serve
per aiutarci a Disciogliere le sostanze nutritive nella bocca in modo che arrivino ai vari recettori.
Prepara l’organismo a ingerire il cibo, si attivano le ghiandole salivari, si produce saliva, s attivano i
succhi gastrici.

Meccanismo di sazietà sensoriale specifico ( 1981 )

Si sperimenta questo meccanismo quando ci troviamo a mangiare una grande quantità di un cibo
solo. Aumentando le dose il livello di piacevolezza diminuisce fino a che questo non diventerà
neutro. Ciò impedisce di avere una dieta monotona, permette di variare i nutrienti per ricevere tutti i
nutrimenti di cui abbiamo bisogno.

Uno dei momenti in cui si esperisce questo meccanismo sono specialmente le cerimonie.
Effetto tavola imbandita

Campione: gruppo di studenti

Offerto pasto abbondante per escludere fame fisiologica; successivamente gelato e pizza.

Hanno consumato grandi quantità di ambo i cibi.

I craving di cibo sollecitati dalla presenza di cibo.

Effetto aperitivo

Studio del 2014, campione femminile. Veniva iniettato dell’alcol a una parte del campione—>
attivazione dell’ipotalamo in presenza di odore cibo—> maggior consumazione di cibo e maggiore
difficoltà a fermarsi , specialmente nei confronti dei carboidrati.

Sembra che l’alcol attivi un ormone che si chiama trielina che ha un effetto sullo stomaco e sul
pancreas—> tendenza a ricercare più cibo.

Potenziamento crossmodale

Riferito a tutte quelle modalità sensoriali a cui riusciamo ad abbinare la sensazione di un altro
sistema.

Esempio: chiesto a un campione che musica abbinare a un sorbetto al limone—> note acute.

Sorta di contaminazione tra modalità sensoriali per cui quello che viene esperito attraverso una
modalità sensoriale influenza un altro canale sensoriale.
Comune alla maggior parte delle persone dal punto di vista neurologico, è una cosa che impariamo
—> associazione

Esperimento del 2013: chiesto ai partecipanti di bere una cioccolata calda prima in una tazza
azzurra e poi rossa, poi chiesto di valutare quanto ritenessero buona la cioccolata. Piaciuta di più
nella tazza rossa un po’ perché lo apprendiamo, colore caldo che trasmette sensazione di
avvolgimento e calore, d’altra parte è un meccanismo di potenziamento crossmodale per cui le
qualità che sono abbinate a questo colore passano alla sensazione gustativa e ne siamo tutti vittima.

Il ruolo della vista

I colori nell’esperienza gustativa contano tantissimo.

Wheatley 1973—> a una cena venivano portati ai commensali patatine e pollo. Cena speciale
perché tutti mangiavano sotto una luce filtrante che mascherava reali colori dei cibi. Servite quinti
patatine verdi, piselli rossi e del pollo blu. I commensali mangiano fin a che non vengono spente le
luci filtro e attivate le luci normali quindi le persone si rendono conto che stanno mangiando dei
cibi dai colori alterati. Reazioni: qualcuno scappa in bagno, qualcuno rimette… perché dal punto di
vista evoluzionistico il colore è il primo segnale che ci avvisa sullo stato di conservazione del cibo.
Ci sono colori che piacciono di più, dal punto di vista naturale, sono il rosso e il verde, quello che
sembra piacere di meno è il blu perché poco presente in natura e i primi segni del fatto che il cibo
stia andando a male sono riconducibili a sfumature di colore blu.
Se si aggiunge un colorante alimentare ad una soluzione aromatizzata l’intensità dell’aroma
percepito aumenterà.

Esperimento: partecipanti sottoposti all’assaggio di tre succhi, era un frullato di lampone identico
colorato con tre sfumature diverse; uno rosa pallido, uno rosa più forte e uno molto fucsia a cui
veniva solo aggiunto del colorante. I partecipanti hanno ritenuto l’ultima bevanda di un sapore
molto più intenso, la percepivano più dolce come se la maggior presenza del colore abbia aumentato
l’intensità del sapore.

Altra indicazione che da il colore: sapore che siamo pronti a esperire.

Esperimento 2007 di Zampini: chiesto ai partecipanti di indicare di che gusto fosse la bevanda
semplicemente guardando il colore, senza la possibilità di ere. Notato come i colori sono associati ai
gusti specifici esempio verde associato al 69% al gusto lime. Ci sono dei colori associati a
determinati sapori.

Esperimento del 2001 di Morrot, Brochet e Dubourdieu: svolto all’interno della facoltà di enologia
di Bordeaux. Sono stati presi come campioni assaggiatori esperti di vini. Sono stati presi due vini
bianchi, ma in uno hanno messo colorante alimentare per cambiare colore sembrava vino rosso.
Hanno sottoposto enologi all’assaggio di entrambi vini e hanno chiesto di fare un’analisi dei vini. È
stato visto come anche assaggiatori esperti si sono fatti ingannare dalla visione del colore rosso e
loro stessi hanno usato dei descrittori specifici del vino rosso per descrivere quel vino bianco in
realtà tinto.

Osterbauer et al., 2005

Lavoriamo meglio dal punto di vista cerebrale quando ci troviamo in situazioni di congruenza dal
punto di vista multi sensoriale, nello specifico ai partecipanti di questo studio del 2005 venivano
mostrate combinazioni di colori e odori congruenti e incongruenti, esempio limone abbinato al
giallo o al rosa. È stato visto come dal punto di vista cerebrale come combinazioni di colori e odori
causava un aumento dell’attività nella corteccia orbitofrontale ( area principale nell’integrazione
della modalità multisensoriale ).

Tatto

Ci sono presenti nel sistema gustativo recettori somatosensoriali ossia che sono sensibile alle
informazioni tattili che provengono dal cibo come la temperatura, al dolore ( esempio piccante ) o
in generale alla forma del cibo e alla pressione.

Importante la valutazione della consistenza e della texture che spesso è uno dei motivi di rifiuto del
cibo ( viscosità, viscidità, grumosità e mollezza ).
Brain freeze: nervi nel retro del palato, ganglio sfenopalatino, sensibile al cibo freddo, invia
informazione dolorosa al cervello.
Astringenza: cibi con tannini ( vini secchi, the, noci, banane poco mature, succo di mirtillo ).

Capsaicina

Molecola presente nel peperoncino. Viene coinvolto il quinto nervo cranico che è il nervo
trigemino.
Sensazione chemestesica: tattile, termica, chimica e dolorosa. È stato visto che dal punto di vista
della fisiologia vengono attivate dei recettori ( VR1 e VRL-2 ) che si attivano quando vengono a
contatto con qualcosa che supera i 43 gradi anche se la sensazione di calore quando mangiamo
piccante è illusoria.
La capsaicina ha la forma giusta per poter attivarli e permettere il passaggio degli ioni calcio e
trasmettere la sensazione di dolore. Crea dal punto di vista cerebrale qualcosa di molto simile alla
sensazione dolorosa. Per cui le reazione che possiamo avere quando veniamo in contatto con
qualcosa di caldo si contrappongono all’ingestione ( rallentamento o interruzione della respirazione,
secrezione lacrimale, nasale e starnuto ).

Vantaggi:
- vitamina A e C
- Inclusione sociale gruppo pari e comunità di appartenenza, mediazione culturale
- Stimoli trigemini intensi potrebbero liberare endorfine come compensazione.

Udito

I suoni sono responsabili di tutte quelle sensazioni come la fragranza, la croccantezza che entrano a
far parte della valutazione dal punto di vista qualitativo dell’esperienza.
Servono a stabilire il livello di maturità del cibo, fanno capire se un cibo è più o meno fresco.
Sembrerebbe che i cibi più croccanti producano suoni più intensi quando vengono addentati e
questo influisce sul giudizio di gradevolezza della pietanza in quanto croccante è ritenuto più
buono.

Zampini e Spence ( 2004 )

- oggetto di indagine: ruolo delle sensazioni sonore sull’esperienza gustativa


- Procedura: i partecipanti davano un unico morso con gli incisivi a 180 patatine con la bocca
vicino a un microfono valutandone freschezza e croccantezza.
- Condizioni sperimentali: udivano il suono del morso con intensità appropriata, attenuata o
amplificata
- Risultati: le patatine stimate più fresche e croccanti quando il suono era più intenso
—> il giudizio è stato condizionato dagli stimoli sonori siccome le patatine provenivano tutte dallo
stesso sacchetto, non c’era differenza.

Misofonia

Ridotta sopportazione a suoni specifici che può portare a reazioni emotivi e fisiche intense e molto
negative. Esempio sensibilità ai suoni della masticazione. Sensibilità collegata all’attivazione della
corteccia di insulta anteriore

Come interagiscono musica e sapori?

Le note più arrotondate sembrano aumentare la percezione della dolcezza


La musica classica sembra essere associata a una maggior percezione di sofisticatezza e
predisposizione a spendere—> esperimento di North del 2012 condotto in un’enoteca in cui in
giorni diversi veniva messa una playlist differente, con la musica classica le persone tendevano a
comprare vini più costosi e considerati più raffinati.

Effetto di trasferimento sensoriale


- quanto più ci piace la musica di sottofondo tanto più apprezziamo il piatto che stiamo
assaporando
- Le sensazioni suscitate dalla musica sono trasferite ai cibi
- Melodie in grado di depistare il cervello e le papille gustative

Lezione 12

Le illusioni percettive

Come la percezione è in grado di ingannare il cervello e l’esperienza a tavola.

Esempio: i bicchieri alti e stretti vengono percepiti come più capienti.

Questa illusione è stata indagata più volte: studio del 2005 di Wansink e van Ittersum—>
- campione: 198 studenti e 198 barmen professionisti
- Randomizzazione in 4 gruppi ( 2 gruppi studenti 2 gruppi barman )
- Forma del bicchiere: variabile dipendente
- Task: versare diverse tipologie di bevande alcoliche in egual misura nei due bicchieri
- La misurazione della quantità versata è l’indicatore

Risultati:

- studenti: versano il 30% in più di alcol in bicchieri larghi e bassi


- Barmen: versano 20,5% in più in bicchieri bassi e larghi

Conclusioni:

- l’effetto ottico sembra essere indipendente dall’esperienza


- Non c’è differenza tra le diverse sostanze alcoliche

Package size effect

Riferimento alla forma del pacchetto—> un pacchetto di pop corn era il doppio dell’altro e veniva
chiesto ai partecipanti di mangiare quanti più pop corn ritenevano soddisfacenti per essere pieni.
Con la confezione grande i partecipanti mangiavano fino al doppio della quantità, come se non
riuscissero a limitarsi.
In un esperimento di Wanskin e Kim del 2005 sono stati inseriti pop corn non freschi, invecchiati di
qualche giorno e nonostante non fossero particolarmente buono il fenomeno si manifestava
comunque, le persone continuavano a mangiare anche se il prodotto non era particolarmente fresco.

Esperimento di Aerts e Smits, 2017: condotto in una scuola primaria, coinvolti bambini a cui
venivano dati per merenda confezioni piccoli e/o grandi di carote o biscotti. I bambini con
confezione grande mangiavano il 20% in più.
Le posate

Impatto importante sull’esperienza gustativa

- peso, forma, colore e materiale delle posate influenzano esperienza gustativa


- Posata leggera: cibo ricercato
- Posata più pesante: yogurt dolce e meno pregiato
- Contrasto: meno dolce e gustoso
- Formaggio con il coltello: più salato

I piatti

Informazioni che ci arrivano sia dalla forma che dai colori.

Illusione di Delboeuf, utilizzata in moltissimi ambiti—> in psicologia del gusto se due cerchi
identici vengono posti l’uno vicino all’altro e uno dei due cerchi viene posto all’interno di un
anello, il cerchio all’interno dell’anello appare più grande del cerchio non circondato se l’anello è
vicino pur avendo la stessa dimensione—> motivo per cui negli aperitivi a buffet si usano piatti
piccoli, sensazione di aver sempre riempito tantissimo il piatto.

Esperimento di Van Ittersum e collaboratori 2011: viene svolto in una mensa universitaria. Al
campione venivano date due opzioni:
- pasta al pomodoro
- Pasta alla panna
Controllate tre variabili: dimensione del piatto, colore del piatto fornito quindi potevano avere o una
stoviglia rossa o bianca e la consapevolezza o meno dell’illusione di Delboeuf ( ad alcuni quindi
veniva fatta una lezione introduttiva dell’illusione )

Risultato: i partecipanti assegnati al gruppo con cibo/piatto dello stesso colore si servono porzioni
più abbondanti del 17/22%.

I soggetti che avevano i piatti più grandi si sono serviti di porzioni più abbondanti e la conoscenza
dell’effetto non è stata sufficiente per modificare il comportamento, quindi nel momento in cui
venivano pesati i piatti si riscontrava un aumento delle porzione e dell’ingestione del cibo.

La psicologia della gestalt ci da una spiegazione del perché le persone hanno continuato a servirsi
del cibo nel caso di coerenza cromatica, probabilmente perché avendo due colori coerenti è faticoso
vedere un limite, stabilire un conflitto tra piatto e pietanza e quindi la tendenza è quella i percepire
un continuum tra cibo e piatto, non vedono un confine.

Studio del 2018, pubblicato su Appetite: coinvolto 80 partecipanti a digiuno ( ameno 3 ore ) e dopo
aver mangiato, chiesto di valutare immagini di diversi oggetti, fra cui porzioni di cibo.

Risultati:

- a stomaco vuoto i partecipanti sembrano più bravi a discriminare la dimensione della porzione
rispetto a quelli che erano a stomaco pieno. Ciò a dimostrazione del fatto che potrebbe essere la
privazione di cibo a migliorare la capacità di discriminare quanto cibo è presente nel piatto
indipendentemente dalle illusioni.
Usare piccole posate e piatti riduce sensazione di deprivazione e di sentirsi a dieta.

Sviluppo del gusto nel ciclo di vita: dall’età evolutiva all’età anziana

Fase prenatale

Già nei primissimi momenti nella vita intrauterina tra ottava e undicesima settimana si formano i
primi recettori olfattivi. In contemporanea si iniziano a formare le prime papille gustative che in
realtà sono un abbozzo in quanto continuano a formarsi fino a una struttura definitiva intorno alla
14 settimana e il numero continua ad aumentare fino al momento della nascita.

Dalla 12 settimana il feto inizia a deglutire il liquido amniotico, il regime alimentare della madre
influenza gli odori e i sapori che circolano nel liquido amniotico infatti dalla 24 settimana sembra
che i bimbi percepiscano e preferiscano un sapore dolce e quindi aumentano la deglutizione del
liquido fino al doppio, preferenza per il dolce è manifestata da espressioni di piacere, invece qual
ora fosse presentato un sapore amaro possiamo vedere nel loro volto delle espressioni di disgusto
manifestate anche attraverso un’interruzione della deglutizione del liquido amniotico.

Fase postnatale

Appena nati i bambini non sono una tabula rasa dal punto di vista gustativo. Già si manifestano
degli apprendimenti molto precoci, è stato visto che, chiedendo alle mamme in gravidanza di
ingerire nell’ultimo trimestre delle sostanze specifiche come l’anice e il succo di carota, i bambini
già nelle primissime fasi di via manifestano preferenza per questi gusti orientando il volto verso
questi gusti.

Tra innato…

Studi in cui sono coinvolti bambini nati da pochissime ore—> Steiner (1974 ), sottoponeva i
neonati attraverso un Cotton fioc posto sulla lingua ai gusti e ha rilevato come l’acido sembra essere
rigettato dai bambini che tendevano a increspare le labbra a voler allottare l’oggetto. L’amaro
faceva aumentare la salivazione quasi a voler espellere la sostanza, faceva mimare ai bambini i
movimenti che preludono il vomito. Il dolce invece causava un’espressione facciale di
soddisfazione con un sorriso di approvazione e movimenti di suzione.

Possiamo dedurre quindi che ci sono delle risposte innate in quanto utili al nostro adattamento.

… e apprendimenti precoci

Studio di Haller, Rummel e colleghi ( 1999 ) svolto a Francoforte nell’ambito di una conferenza. I
ricercatori hanno preso un campione variegato di età. La richiesta sperimentale era quella di
compilare un questionario con differenti domande sullo stile di vita, le domande che interessano
erano quelle che chiedevano di:

- indicare il tipo di allattamento ricevuto quindi se alimentato con allattamento naturale o artificiale
( a quel tempo il latte in polvere era aromatizzato con la vaniglia )

Dopo aver compilato il questionario venivano fatti assaggiare due campioni di ketchup:
- il primo era normale
- Il secondo aromatizzato all’aroma di vaniglia

Risultati:

62% dei partecipanti ha preferito il ketchup normale mentre il 38% quello aromatizzato. La cosa
fondamentale è che il 38 % erano le persone che erano stati allattati con il latte artificiale. Mentre il
62% che ha preferito il campione neutrale erano quelli che erano stati allattati al seno.

Infanzia

Esperimento: se chiediamo a dei bambini di scegliere fra diversi yogurt variamente ricchi di lipidi
quello che conquisterà la preferenza dei bambini sembra essere lo yogurt più ricco di grassi. Questo
trova senso pensando a un valore adattivo.

Dal punto di vista della fisiologia sappiamo che i bimbi sono meno abili nel riconoscere i valori—>
per percepire la presenza di un sapore dolce o salato hanno bisogno di concentrarsi in maniera 2 o 3
volte superiore rispetto alla soglia degli adulti ( meno di 10 anni )—> spiegazione del perché
crescendo, certi cibi, smettono di piacere.

Neofobia

Avversione per i cibi nuovi tipica in bambini dai 2 fino ai 7 anni. Utile dal punto di vista
evoluzionistico poiché salvaguardia da quello che polla aveva definito il dilemma dell’onnivoro per
cui di fatto nello stato di natura un uomo come onnivoro potenzialmente si trovava a poter mangiare
moltissimi alimenti, la difficoltà stava nell’inferiore qualcosa che potesse fare bene senza nuocere.
Per questo si pensa che abbiamo sviluppato questa fobia, questa tendenza a evitare dei cibi
sconosciuti, che non sono familiari. In generale nella maggior parte degli adolescenti e degli adulti
si nota una maggiore predisposizione ad assaggiare cibi nuovi quindi sembra una fobia che passa.
Non è una fase di sviluppo, vissuta dai bambini in maniera diversa. Sembra che il 25% degli adulti
manifesti un tratto neofobico. Questa variabilità negli adulti sembra essere condizionata da
differenti caratteristiche:

1. Età: le persone più grandi sembrano essere più soggette alla neofobia
2. Educazioni: livello di istruzione più ampio correlato a livelli di neofobia più bassi
3. Zona di residenza
4. Cultura di appartenenza
In generale le persone che vivono in contesti rurali più soggette alla neofobia.

Neofobia infantile… come superarla

Tutti i bambini passano per questa caratteristica. Sicuramente è importante quando si cerca di
invogliare i bambini a provare un cibo nuovo:
- ricordare che non risultato tanto utile fornire informazioni nutrizionali riguardo la novità
alimentare poiché dal punto di vista psicologico siamo portati ad associare una caratteristica
salutista a un sapore sgradevole
- Non utile dare ordini perché rendono esperienza sgradevole per tutti e poi in generale è inutile a
lungo termine, non ha effetti sull’apprendimento
- Non usare cibo come premio per il consumo di un altro. Ciò creerebbe solo un rinforzo nei
confronti del cibo premio quindi cibo premio sempre più gradito a contrario di quello target che
sarà sempre meno gradito.
Strategie funzionali:
- esposizione, assaggiare un cibo senza conseguenze negative significa che quella’alimento è
innocuo
- Seguire l’esempio o avere informazioni d parte di una persona credibile e sincera sul gusto.
- Importante coinvolgere i bambini nell’esperienza del pasto, anche nel momento della spesa.
Esperienza del pasto intesa anche esperienza del cucinare assieme.

Priming emotivo

È stato testato all’interno di un centro estivo, con campione molto piccolo ( 22 bambini ) dove per
quattro settimane veniva chiesto al pranzo del mercoledì che cosa preferivano mangiare come
spuntino se mele essiccate o patatine fritte.

La prima e la quarta settimana ( assenza di stimoli precedenti ) i bambini scelgono le patatine fritte
e solo il 9% sceglie le mele essiccate. Nella seconda e terza settimana invece interventi:

- second asettimana: si mostrano ad ogni bambino 12 immagini di personaggi inventati o reali, 6


positivi e 6 negativi, viene poi estratta a caso una di queste e chiesto al bambino ‘’ lui/lei
mangerebbe patatine fritte o fette di mela?’’, ai personaggi buoni i bambini fanno mangiare le
mele. Terminato l’esercizio quando veniva chiesto di scegliere lo spuntino il 45.5% dei bambini
decideva di mangiare fette di mela ( priming emotivo ).
- Terza settimana: si sottopone un priming cognitivo: 12 immagini di cibi, 6 di cibi salutari
( insalata ) e 6 di cibi meno salutari ( hamburger ) e viene chiesto di indicare quali cibi sono
salutari e quali no. Viene chiesto di scegliere, il 18.2% dei bambini mangia le fette di mele.

I modelli culturali hanno forte imporro sulle scelte alimentari dei bambini; viceversa, le semplici
conoscenze no sono sufficienti a promuovere scelte salutari.

Limiti di studio:

1. Campione piccolo
2. Assenza di follow up
3. Rilevazione di altre variabili ( cultura alimentare della famiglia, attività sportiva… )

Adolescenza

Fase di transizione. Il gusto passa il suo mutamento. Si attenuano le avversioni per l’amaro e
l’acido, si iniziano ad apprezzare bevande come il caffè, il cioccolato fondente… l’attrazione verso
il dolce tende a diminuire, eccesso non è più gradito.

Età anziana

Altra fase di grandissimo cambiamento. Generalmente fase di vita investita da un deterioramento di


funzioni fisiche e cognitive e questo deterioramento include anche le funzioni olfattive e gustative.
Ciò può accadere per:

- Cause organiche
- Cause conseguenti a malattie
Questo deterioramento in generale è la perdita di interesse verso il cibo per mancanza di sapore e
inferiore sensibilità gustativa. Le persone anziano tendono a sopperire la mancanza di questo sapore
con aggiunta di sale e zucchero per sentire meglio—> impatto controproducente sulla salute.

Potenziamento

Quello che si può fare per potenziare l’esperienza gustativa in questo contesto:

- condivisione sociale del pasto


- Intensificare i colori con spezie
- Musica bassa e ambiente piacevole
- Aggiungere uno stimolate della sensazione tattile in bocca, ad esempio il pepe
- Arricchire esperienza del sapore attraverso odori forti, gusti decisi, consistenze toccanti—>
multisensorialità
- Washing e snacking—> sciacqui dopo piccole dosi di cibo per ri abituarsi
- Piatto unico
- Gelato( Spence, 2019) apporto nutritivo, sembra ridurre nel 40 % pz Alzheimer perdita di peso.

Alterazioni olfattive

Sappiamo che circa l’1% della popolazione occidentale è anosmica, ovvero priva del senso
dell’olfatto, le cause più comuni sembrano la sinusite cronica, le infezione dell’apparato respiratorio
e il trauma cranico. Questi soggetti possono percepire il gusto e la consistenza del cibo, ma il
piacere del mangiare può essere ridotto.
In generale i fumatori sono meno sensibili agli odori e ai sapori perché il fumo va ad agire su tutti i
ricettori visti. Tuttavia chi riesce a smettere generalmente recupera la sensibilità agli odori.

Gusti e disgusti: avversioni alimentari

Il disgusto è un’adozione di base che svolge la funzione di proteggere l’organismo dal contatto con
stimoli contaminati e quindi potenzialmente nocivi ( Oaten et al., 2009 ). È un’emozione di base
poiché si può riconoscere un’espressione facciale universale e innata. Universale significa che
possiamo riconoscerla e individuarla in tutte le culture, già Darwin nelle sue opere aveva descritto
come nel momento del pasto si è ritrovato a mangiare carne fredda e essiccata con un membro della
popolazione nativa e ha notato che il membro della popolazione era disgustato dal suo pasto perché
non la riconosceva come un qualcosa di commestibile. Innata perche i bambini appena nati
manifestano manifestazioni di disgusto, addirittura anche alla 24 settimana di vita intrauterina, ma
un’ulteriore prova ci viene data da una conformazione facciale tipica anche nei ciechi congeniti
che ovviamente non possono averla appresa tramite apprendimento vicario.

A cosa servono le espressioni universali e innate ?

1. Valore molto forte nel momento in cui il linguaggio non era ancora nato, utile a comunicare un
imminente pericolo.

Da cosa si caratterizza?

1. Il naso si arriccia quasi a volersi chiudere per impedire agli odori sgradevoli di entrare nelle
narici
2. Il labbro superiore viene tirato in su
3. Labbro sotto perso, a volte si tira fuori la lingua quasi a voler mimare il conato di vomito
4. Sopracciglia vengono chiuse quasi a voler coprire gli occhi dallo stimolo

Reazioni fisiologiche e comportamentali ( Levenson, 1992 )

Insieme all’espressione facciale ci sono dei comportamenti che si attivano quando siamo di fronte a
uno stimolo disgustoso:

- attivazione sistema nervoso automatico


- Incremento della saliva
- Inibizione deglutizione
- Pallore
- Sudorazione
- Tremito
- Diminuzione battito cardiaco
- Allontanamento
- Nausea e vomito

Localizzazione cerebrale ( Husted, Shapira, Goodman, 2006 )

Dal punto di vista neurologico c’è una precisa localizzazione cerebrale—> insulta ( tra scissura di
Silvio, lobo temporale e lobo frontale ).

Studi di neuro immagin—> connessione tra disgusto, insulta e i gangli basali è stata dimostrata
attraverso studi con persone con danni a queste aree. Difficoltà nel riconoscere e sperimentare
l’emozione del disgusto.
Pazienti con corea di Huntington compromissione nell’esperire e nel riconoscere le espressioni
facciali del disgusto.
Singer, Seymour e collaboratori (2004) studio di neuroimaging, stesse aree cerebrali coinvolte
nell’esperienza del disgusto sono attivate anche dalla reazione puramente empatica—> vedere delle
persone disgustate sia in grado di attivare anche in noi che guardiamo la scena una reazione di
disgusto.
Sensi, segnali che causano disgusto:

- Vista: uno dei principali segnali che ci fa arricciare il naso è quello del deterioramento ( muffa,
vermi…)
- Tatto: molle, umido , appiccicoso, viscoso, scivoloso, attaccaticcio
- Udito: sentire ch si soffia il naso o chi continua a tossire
- Olfatto: odori e puzza
- Gusto: meccanismo di avversione condizionata

Meccanismo di avversione condizionata

È una reazione che apprendiamo e che si sviluppa molto rapidamente, basta un’associazione, a
partire da un malessere gastro intestinale e un sapore. ( Bernstein, 1999 ).
Meccanismo che trova senso dal punto di vista evoluzionistico—> evitava all’individuo di
mangiare un alimento che gli aveva fatto male per lungo tempo.

Ha effetti molto forti e duraturi nel tempo (anni).


Negli studi con animali è chiamato timore dell’esca ( Garcia e Koelling, 1966 ). Esiste un tipo di
pipistrello che non è soggetto a questo timore poiché si alimenta solo di sangue di mammiferi.

La chemioterapia spesso provoca repulsione per i cibi consumati prima della somministrazione del
farmaco. La popolazione pediatrica è la più colpita, circa il 50% dei bambini in chemioterapia
sviluppa disgusto per uno o più alimenti, principalmente per la carne.

Esperimento: caramella somministrata prima della terapia da un gusto piuttosto forte di modo che
l’avversione venisse spostata su questa caramella senza avere effetti sul gradimento di alimenti
necessari al recupero fisico del malato oncologico.

Bambini e contaminazione

I bambini piccoli con meno di 7 anni se una mosca entra nel loro bicchieri non bevono la loro coca
cola, ma basterà che si toglie la mosca e lo bevono. Mentre per i più grandi la situazione si
differenzia:

- alcuni si rifiutano categoricamente di bere perché lo ritiene disgustoso


- Alcuni non si fanno remore e bevono

I bambini di due anni stanno allenando il loro senso del disgusto—> Rozin, 1986 bambini con meno
di due anni accettano di mettere in bocca elementi che per gli adulti sono considerati causa di
rigetto. 62% dolcetto al burro di arachidi con l’odore di formaggio ad imitazione di feci di cane,
58% pesciolino secco ed inter, 31% cavalletta sterilizzata e 8% ciocca di capelli umana sterilizzata.

Sono i genitori che intorno ai due anni veicolano l’espressione del disgusto appropriata dei figli
attraverso la socializzazione. I bambini in questa fase possono essere in a contatto con elementi
nocivi, i genitori hanno il compito di insegnare le espressioni di disgusto per tenere lontani i
bambini da elementi nocivi.

Bambini e persone nello spettro autistico—> ritardo nello sviluppo del disgusto può essere imputato
anche alla difficolta dello sviluppo della socialità.

Motivazione della repulsione

1. Sensoriale- affettiva: credenza che l’oggetto possieda proprietà negative in base al cattivo
sapore, odore, consistenza o apparenza.
2. Dimensione ideativa: anticipazione delle conseguenze dannose a livello fisico e/o socio-morale.
3. Origine dell’alimento

Differenze di genere

- donne più sensibili al disgusto, ma anche più abili nel riconoscere espressioni di disgusto negli
altri.
- Questa abilità si affina ulteriormente nei confronti del cibo nel primo trimestre di gravidanza per
proteggere l’embrione delicato.

In generale tutti i fluidi corporei diventano disgustosi quando escono dal corpo ( tranne le lacrime
perché sono anche associate a emozioni di gioia ).
Relazioni interpersonali e intimità come amicizia o rapporti famiglia possono indebolire o innalzare
la risposta di disgusto.

Due tipi di contaminazione:

- Contaminazione per traccia: Contatto tra cibo o bevanda con una sostanza disgustosa.
- Contaminazione per somiglianza: oggetti associati ad una sostanza disgustosa. Esperimento di
Rozin del 1987—> serviti ai bambini dei brick di succo di arancia, si sono resi conto che
venivano consumati un po’ troppo dagli operatori sanitari e non sai bimbi questi succhi. È stata
quindi trasferita la bevanda in un contenitore per le urine —> questo trasferimento ha fatto
ridurre l’assunzione inappropriata del succo.

Psicopatologia

- DOC: ossessioni e compulsioni legate al rischio di contaminazione e contagio. Insistente


preoccupazione con se stesso o una persona cara possa ammalarsi entrando in contatto con germi
o sostanza tossica. Rituali allo scopo di neutralizzare la contaminazione esempio i lavaggi
- Disturbi di ansia: fobie specifiche per piccoli animali oppure sangue, iniezioni e ferite.
- Ptsd: ruolo nello sviluppo e nel mantenimento. Le prime ricerche con vittime di incidenti
ferroviari e di violenza sessuale elevati livelli di disgusto nel rievocare la memoria traumatica.
Engelhard e collaboratori in un gruppo di veterani dell’Afghanistan con diagnosi di PTSD hanno
sottolineato che i soldati con livelli di disgusto più alti al momento dell’esperienza traumatica,
esibivano sintomi più severi di PTSD:
—> possibile collegamento tra i disturbi del comportamento alimentare e disgusto, relazioni tra
alta sensibilità al disgusto e schizofrenia, ipocondria, fobia sociale e agorafobia, dismorfofobia e
disfunzioni sessuali.

Lezione 13

Riassunto lezione precedente:

Studiare quello che è il ruolo degli stimoli sensoriali nel definire quello che è lo sviluppo cognitivo.
Orientare lo sviluppo cognitivo si può intendere sia in termini di:

- comportamento: strategie per svolgere un determinato compito


- Neurali: fenomeni di plasticità neurale a seguito della cecità.

Ci occupiamo sempre di ciechi congeniti in cui ci sono fenomeni di ri ordinazione corticale dati dal
fatto che il nervo ottico non porta immagini in corteccia e quindi tutta la corteccia occipitale visiva
non viene utilizzata per la vista e può essere reclutata per altri scopi come avviene. Viene reclutata
anche se in termini biologici la corteccia visiva ha una sua caratterizzazione fatta per nuclei
piramidali in cui ogni neurone risponde a uno stimolo visivo ben preciso quindi non
necessariamente quel tipo di corteccia, cioè di organizzazione neurale, permette la migliore
prestazione anche nel momento in cui viene reclutata per altri scopi.

Rappresentazione dello spazio nella cecità:


Noi lo percepiamo visivamente. La cecità non impedisce una rappresentazione dello spazio.

Pseudoneglect= avviene in persone normali. Se chiediamo a una persona di puntare con il dito il
centro di una tavoletta di legno (bisecare), tendiamo ad indicare leggermente a sinistra. Bias di
interpretazione dello spazio per il quale si tende a spostare l’attenzione spaziale a sinistra.

Questo errore nell’individuare il centro lo abbiamo sia sul piano verticale, orizzontale che radiale.
I ciechi hanno questo fenomeno, ma solo nel piano orizzontale. La loro prestazione è più scorretta
rispetto a quella dei vedenti (bendati) sul piano orizzontale.

Questo effetto di pseudoneglet si trova sia nella bisezione spaziale, ma anche nella bisezione
numerica—> Numeri e spazio sono strettamente collegati perché tutti noi abbiamo una linea
numerica mentale ( Mental Number Line ) con i numeri più piccoli sulla sinistra e grandi sulla
destra.

Possono esserci dei BIAS legati alla MNL, ascoltare numeri grandi o piccoli sposta il centro del
nostro ragionamento:

- Se noi andiamo a comprare il pane e compriamo 3 panini e spendiamo due euro e mezzo, poi
andiamo a comprare gli stessi 3 panini in un altro panettiere e spendiamo 4 euro la nostra
impressione è che il secondo panettiere sia molto caro.
- Poi andiamo a comprare una macchina. Abbiamo una macchina che costa 10mila euro e un’altra
che costa 10mila e 500 euro e abbiamo la percezione che costino uguali. Perché la scala è molto
più grande (da 0 a 10 mila 500) quindi la differenza di 500 euro ci sembra molto più piccola.
Sono processi inconsapevoli.

Questa relazione fa automaticamente pensare alla possibilità che una serie di effetti trovati nello
spazio possono esistere anche nelle rappresentazioni numeriche. Posso chiedere di fare una
bisezione tra due numeri e anche qui si tende a spostarsi verso sinistra.
Se si fa questo esperimento nei ciechi si ha sempre lo spostamento verso sinistra—> ciò significa
che i ciechi hanno un BIAS verso sinistra proprio come le persone vedenti, ragionamento valido sia
per la bisezione numerica che per quella spaziale.
.
Se mentre facciamo questo compito mettiamo due cuffie e sentiamo il numero 2 o il numero 8, con
il numero 2 spostiamo un po piu a sinistra il numero di mezzo percepito, viceversa con il numero 8.
Se faccio questa cosa con lo pseudoneglet ci si aspetta che se si sente il 2 ci si sposta ancora un po’
piu verso sinistra rispetto il normale.

Nell’esperimento i ciechi mostrano uno pseudoneglet verso sinistra ancora più marcato verso
sinistra. I vedenti sono più influenzati dal 2 dall’andare a sinistra, mentre i ciechi sono più
influenzati dall’8 nell’andare a destra. Questo perché i ciechi sono già più spostati verso sinistra
quindi hanno meno margine per andare ancora a sinistra e quindi si accorgono.

Luca Rinaldi Esperimento: non abbiamo solo una menta Number line ma abbiamo anche una
Mental time line, la linea del tempo mentale è una linea del tempo radiale. Il passato è percepito
dietro di noi, il presente come, dove siamo e il futuro è davanti.

Noi vediamo davanti, è dove stiamo andando e dove saremo nel futuro. Proprio per questo motivo si
associa il futuro all’avanti. Viceversa, si associa il passato come indietro.
Esperimento in cui si rispondeva a una serie di domande e si aveva una serie di tasti davanti in
mezzo o dietro e si ascoltavano dei verbi che potevano essere al presente o al futuro. Se sento un
verbo al futuro devo pigiare il tasto avanti se sento quello al passato pigio il tasto dietro (condizione
congruente), condizione non congruenza= sento un verbo al futuro devo pigiare il tasto più vicino,
sento il verbo al passato pigio il tasto più lontanato.

Nella situazione congruente ci si aspetta che i tempi siano più veloci mentre in quella non
congruente più lunghi.

In questo tipo di compito i ciechi hanno un tempo di reazione più breve ed è simile nella situazione
congruente che in quella non congruente.

I partecipanti ciechi non mostrano la tendenza a percepire gli eventi futuri come più vicini rispetto
agli eventi del passato. Si tende a percepire più vicino gli eventi futuri rispetto a quelli passati.

Percezione simmetrica:

Sia i ciechi che i vedenti migliorano la prestazione con i pattern simmetrici.

Nei ciechi non è presente una differenza di prestazione nei pattern simmetria orizzontali e verticali.

Il piano verticale, al contrario di quello orizzontale, presenta delle differenze di prestazione fra le
persone cieche e quelle vedenti.

Esperimenti che hanno a vedere con la simmetria.


Quasi Tutto quello che noi guardiamo è organizzato in forma simmetrica. Le tabelline sono un buon
esempio di simmetria 2x4 4x2 es.

Differenza tra piano verticale e orizzontale per i vedenti, ciò non avviene nei ciechi.
Il vantaggio della simmetria verticale è presente nei soggetti ciechi ma è presente solo nel piano
frontale.
Il piano verticale presenta delle caratteristiche molto particolari.

Riassunto:

- I bias spaziali nello spazio peri-personale o nelle rappresentazioni mentali non sono mediati dalla
visione, i ciechi hanno lo pseudoneglet esattamente come ce l’hanno i vedenti.
- Lo pseudonegelct lavora su un piano di rappresentazione e non è unicamente percettivo. Il
neglect è stato scoperto nel 76-78.
- Le interazioni crossmodali tra differenti rappresentazioni spaziali non sono mediate dalla visione.
- L’esplorazione aptica sembra privilegiare il piano orizzontale.
- Lo sviluppo visivo è cruciale per rappresentare il tempo in relazione allo spazio.
- I correlati neurali di questi BIAS simmetrici sono simili in soggetti ciechi e in soggetti vedenti.

Strutture neurali:

Due ricercatori che hanno scoperto che nella scimmia cerano delle aree fra loro molto diverse su cui
proseguivano i segnali visivi. Cioè quando vediamo qualcosa questo qualcosa parte dall’occhio e
arriva alla retina, dalla retina parte il sistema nervoso e arriva alla corteccia. Fino alla corteccia c’è
una traduzione del segnale molto precisa. Quello che avviene dopo è si chiama come un passaggio
dalle aree percettive alle aree associative.
Aree associative= mettere in relazione quello che abbiamo percepito con quelle che sono le
conoscenze o il funzionamento cognitivo di livello più elevato.

Esistono due vie:

- Se vediamo una bottiglia dell’acqua e noi la riconosciamo questo viene chiamato via del what,
cioè il segnale che parte dalla corteccia visiva e tendenzialmente segue una linea ventrale(dentro)
e va verso le aree temporali.
- Via dorsale ha che vedere con il dov’è (where)—> riconoscimento della posizione spaziale

I ciechi hanno la stessa via del what e del where?

Via ventrale—>via del what. Questa via è coinvolta nella discriminazione degli oggetti percepiti
visivamente, è coinvolta allo stesso modo nel momento in cui gli oggetti sono percepiti tattilmente.

Esperimento= ci si occupa di aree corticali, quindi abbiamo preso le persone e le abbiamo messe
dentro la risonanza magnetica. A quel punto gli abbiamo fatto vedere la bottiglia, abbiamo bendato
queste persone e gli abbiamo fatto toccare la bottiglia (fatto sia con persone cieche che vedenti).

Due domande:
- Nei vedenti, nel momento in cui sono bendati, i segnali seguono la stessa strada? Cioè arrivano
sempre nell’area corteccia , temporale, via del what? Poi vedere se i ciechi fanno la stessa cosa.
La risposta è sì. Le aree del cervello che servono a riconoscere la bottiglia in quanto tale sono
aree sovramodali, non dipendono dalla modalità sensoriale. Non ha senso parlare di una via
ventrale tattile o visiva, è una via ventrale per il riconoscimento degli oggetti. Cade un oggetto in
un’altra stanza e io dal rumore che fa riconosco che tipo di oggetto è. Sono aree sovramodali che
non dipendono da una singola modalità.
- La via dorsale è sovramodale? Quanto io riesco a discriminare lo spazio è sovramodale? Questo
percorso dorsale viene sempre attivato quando camminiamo.

Le aree attivate nei ciechi e nei vedenti sono identiche.

I neuroni specchio esistono nei cechi?

Hanno fatto ascoltare delle azioni=es. sentire il rumore dell’acqua che riempie il bicchiere o
simulare dei movimenti= sedersi a gambe incrociate (fare movimenti facili da replicare).

Questo è stato fatto dentro la risonanza magnetica viene fuori che i pattern di attivazione dei ciechi
e dei vedenti sono molto molto simili e si attivano in entrambe.

Riassunto:

- Similarità e differenze tra percezione visiva e imagery.


- Esistono aree sovramodali che permettono l’elaborazione dello stimolo, cioè di riconoscere
quella come bottiglia.
- Bisogno di spiegare le differenze di performance in termini qualitativi e non quantitativi.
- Il sistema mirror non richiede la percezione visiva per svilupparsi.
- L’importanza dei processi sovramodali nell’elaborazione cognitiva.
- Aree che non sono toccate dalla presenza o assenza della visione.
Per fare un esperimento in cui confronto vista e tatto non posso usare i ciechi.

Percezione visiva vs percezione aptica?

Esperimento 1:

modalità visiva vs aptica in soggetti vedenti

Vengono utilizzate delle matrici con cubetti di legno, alcuni tra questi erano neri ricoperti da carta
vetrata, quindi si riconoscevano facilmente.

Lo stesso compito fatto in modalità visiva e tattile, è molto più facile in modalità visiva che non in
modalità tattile.

Esperimento 2 :

È stata fatta una versione computerizzata di quel compito la matrice appariva sullo schermo, una
matrice 5x5 vuota e poi un cubetto nero alla volta.

Non si ha una percezione globale dello stimolo, l’elaborazione è forzatamente sequenziale.

Esistono ancora delle differenze tra visivo e spaziale? Si. Il visivo è sempre più facile.

Superiorità visiva, ma indurre una modalità sequenziale nella rappresentazione degli stimoli, riduce
enormemente il vantaggio visivo.

Riassunto:

- Ci sono sia delle rappresentazioni sovramodali che sono condivise tra la vista e il tatto. La vista
va sempre meglio del tatto.
- È probabile che il ruolo delle strategie sequenziali abbia modulato la performance. In altre parole,
il vantaggio della percezione visiva è legato agli aspetti di simultaneità.

Esperimento1:

i vedenti tendono a essere più bravi nel riconoscere il tono di voce felice quando viene presentato
all’orecchio destro e le voci tristi quando viene presentato per l’orecchio sinistro.

Mentre nei ciechi questo pattern di localizzazione non avviene.

Esperimento2:

impressioni sociali—> andare a cercare di capire come tutti noi possiamo modulare i nostri giudizi
sulla base della prima impressione e poi come andiamo a modificare questi giudizi sulla base delle
impressioni successive.

Hanno fatto ascoltare a delle persone in cuffia dei giudizi ad esempio su una determinata persona:
es portare cibo e vestiti a persone vittime di un alluvione.

Poi c’era un giudizio su quanto questa persona è degno di fiducia.


Altra informazione: es questa persona ha ingannato una persona anziana e ha rubato tutti i soldi.

Poi c’era un’altra valutazione di quanto questa persona fosse degna di fiducia su una scala da 1 a 9.
L’aspetto verbale può andare a modificare una prima impressione.

—> Le persone cieche avevano più facilità a modificare l’impressione iniziale.

Noi vedenti ci appoggiamo di più sull’impressione visiva. I ciechi non hanno questo parametro
visivo e tendono a credere di più al giudizio altrui.

Riassunto:

- La cecità congenita permette di creare immagini visuo spaziale e rappresentazioni visuo spaziali.
L’esperienza visiva in generale permette una facilitazione di questo tipo di compiti.
- I bias spaziali sono presenti e possono essere modulati in maniera differente dalla visione. Due
parametri importanti: la dimensione verticale e il tempo.
- I processi sovramodali sono presenti in maniera simile nei ciechi e nei vedenti.
- L’elaborazione sequenziale e simultanea è un fattore critico ed è un aspetto importante per capire
in quale modo la presenza della visione va a modulare lo sviluppo del sistema cognitivo.

Questo aspetto si lega anche alla presenza di binoculareità.

LEZIONE 14
Breve introduzione
Quali espressioni metaforiche utilizziamo (nel linguaggio) per esprimere concetti temporali?
“è stata una giornata molto lunga” a livello temporale il concetto di lungo non esiste, spesso
accompagnato da una gestualità
Il nostro corpo è il centro di questa linea mentale del tempo, si estende egocentricamente (non
siamo osservatori esterni), noi stessi o chi parla si trova al centro di questa linea che può essere
racchiusa
Concezione che viene catturata dalla nostra mente e dal nostro linguaggio.
Analisi cinematica

Esperimento di compatibilità motoria attraverso un sistema optoelettronico 3D:


- Ai partecipanti venivano montati dei sensori e veniva chiesto di fare un passo in dietro o in
avanti quando sentivano una parola collegata al futuro e al passato;
- Ad alcuni veniva fatto fare indietro-passato e avanti-futuro, ad altri il contrario;
- Dai tempi di reazione si evince che i soggetti fanno fatica ad associare indietro col futuro e
avanti col passato (tempi di reazione più lenti).
In realtà questa linea mentale del tempo non solo viene ricordata dal linguaggio ma è in connessione
con il nostro sistema sensomotorio
Questa metafora temporale del linguaggio ha sede anche nel nostro movimento
Paradigmi computerizzati
Durante il cammino dobbiamo elaborare il flusso ottico
Linguaggio come esperienza astratta?
Nel linguaggio sono racchiuse molteplici informazioni che riguardano il mondo in cui noi viviamo e
il modo in cui lo percepiamo
Corrispondenza tra grandezza fisica e frequenza delle parole nel linguaggio
Modo in cui percepiamo dei concetti può essere relato all’importanza che diamo a quest’ultimo
Perché ci siamo concentrati sul corpo umano? Il nostro corpo non è strutturato in maniera
relazionata alle nostre esigenze quotidiane (vedi esempio mano-schiena), ma le nostre connessioni
interneurali si
Concetto di mappe cognitive, 1947/48 introdotto da Tolman
Voleva mettere in discussione il comportamentismo
Scoperta tramite esperimenti sui topini, sono state estese anche agli umani
L’evidenza convergente suggerisce che il cervello umano organizza la conoscenza in piccole
dimensioni spaziali (come le mappe cognitive), codificando elementi ambientali…
Lo spazio organizza la coscienza l’idea di uno spazio metrico al di sotto è stata estesa ad una
immagine spaziale egocentrica
Solo col linguaggio non riusciamo a costruire delle mappe cognitive, anche se stiamo dimostrando
il contrario
-parole simili compaiono in contesti linguistici simili (teoria della distribuzione ipotetica)
Serie di robe che mi sono persa e devo recuperare
Tramite quei modelli siamo riusciti a dimostrare che partendo solo dal linguaggio è possibile
ricavare delle mappe geografiche, informazioni spaziali. Estrarre delle distanze tra una certa parola
e i concetti di nord e sud. Quanto una certa parola fosse semanticamente più simile a nord o a sud.
Questa intuizione è stata confermata a livello linguistico.
Un po' come se pensassimo ad un individuo senza nessuna esperienza sensoriale e volesse acquisire
informazioni solo dalla lettura.
Vi erano delle distorsioni quanto sono dei predittori di boh

Psicologia: studio della mente


Tre obiettivi: descrivere, comprendere e predire
Fasi principali di un progetto di ricerca

1. Domanda di ricerca
 Il primo passo da fare per un progetto di ricerca è quello della domanda di ricerca;
 Le domande di ricerca sono spesso focalizzate sul comportamento esplicito, piuttosto
che su costrutti che non possono essere direttamente misurati;
 Risulta essenziale una conoscenza esaustiva della letteratura;
 Un esempio: Individui adulti sono più veloci generalmente a denominare delle figure
o a leggere delle parole?
2. Ipotesi
 Successivamente si elabora un’ipotesi;
 Un’ipotesi è una congettura ragionata (non una semplice opinione);
 La veridicità di un’ipotesi deve essere testata empiricamente (si basa sulle evidenze
raccolte);
 Tipicamente sono disponibili una varietà di metodi possibili per testare la stessa
ipotesi.
 Un esempio: Sembra che leggere una parola sia più facile che denominare una figura
 apparentemente il primo processo dovrebbe essere più veloce dell’altro
3. Operazionalizzazione
 Consiste nel tradurre i concetti teorici che vogliamo indagare in variabili concrete
che possano misurare (a livello comportamentale) i concetti teorici stessi a cui siamo
interessati;
 Riduce ciò che studiamo ad un numero oggettivo;
 Determina esattamente come vogliamo misurare delle determinate variabili o come
vorremmo manipolarle sperimentalmente;
 Importante per le replicabilità scientifica;
 Un esempio:
 Intelligenza fluida a livello teorico: insieme di abilità cognitive che
consentono di risolvere problemi in situazioni nuove, indipendentemente da
conoscenze pregresse;
 Intelligenza fluida a livello di operazionalizzazione: test delle matrici di
Raven, una batteria non-verbale, etc.
4. Esperimento – Metodo Standard
 Il metodo deve essere lo stesso per tutti i partecipanti e per tutti gli esaminatori;
 Le uniche variazioni ammesse sono quelle che vogliamo misurare;
 Definizione a-priori del metodo sperimentale.
COS  Center for Open Science  Far si che la scienza diventi pubblica e accessibile a tutti.

5. Risultati
 Le analisi vengono effettuate una volta completata la raccolta dati;
 Ci si chiede “Che cosa implicano i risultati ottenuti?”;
 Più informazioni vengono raccolte, più sarà complesso il modello statistico e le
relative analisi;
 Nella psicologia sperimentale e cognitive siamo interessati a studiare pattern o
relazioni tra variabili;
 Un esempio: leggere una parola sia più facile che denominare una figura  quindi il
primo processo dovrebbe essere più veloce dell’altro  Risposta empirica: si
impiega più tempo a denominare le figure rispetto a leggere le relative parole 
Questo metodo consente una quantificazione.
6. Conclusioni
 Se i risultati non supportano le ipotesi iniziali, bisognerà rivalutare le teorie da cui si
sono fondate e di conseguenza le ipotesi stesse;
 Questo implica mantenere la propria mente aperta e aggiustare o modificare le
ipotesi nel caso in cui i risultati ce lo suggeriscano;
 La generalizzabilità dei risultati dipende principalmente da:
 Quanto rigorosa e valida è la procedura usata;
 Quanto il campione di partecipanti è rappresentativo della popolazione che
vogliamo indagare.
7. Teoria
 Si scrive una teoria in base alle conclusioni ottenute.

LEZIONE 15
Esperimento: sembra che leggere una parola sia più facile che denominare una figura,
apparentemente, quindi, il primo processo dovrebbe essere più veloce dell’altro
-esperimento fatto in classe a riguardo
Noi sappiamo che nella lettura non c’è un accesso diretto alla memoria semantica, viceversa nella
denominazione di immagini il compito richiede una serie di passaggi in più accesso necessario
alla memoria semantica (associare caratteristiche visive alle caratteristiche prototipiche
dell’animale), inoltre con le immagini vi è una certa variabilità (le esperienze di familiarità con
quell’animale variano da persona a persona).
nella psicologia sperimentale e cognitive siamo interessati a studiare i pattern tra le variabili che
andiamo a raccogliere
Abbiamo ottenuto una risposta empirica alla domanda di ricerca, che in questo caso va a supportare
la nostra ipotesi di partenza
Dopo aver raccolto i dati e averli analizzati si traggono le conclusioni. Se i risultati non dovessero
confermare le ipotesi di partenza dovremmo rivalutare le teorie di partenza.
La generalizzabilità dei risultati dipende principalmente da:
-quanto rigorosa e valida è la procedura usata
-quanto il campione di partecipanti è rappresentativo della popolazione che vogliamo indagare
Altre due fasi importanti della ricerca: replicabilità e riproducibilità. I due problemi non si
sovrappongono, poiché capita spesso che pur avendo a disposizione i dati di partenza di un dato
studio, non sempre si riesce a replicare i risultati del dato studio, poiché spesso le tecniche di analisi
non sono chiare e disponibili a tutti.
Replicabilità: affinché i risultati di uno studio siano confermati, lo studio dovrà essere replicato,
ovvero dovrà essere condotto nuovamente e generare gli stessi risultati. Stessi metodi ma diversi
partecipanti.
Per confermare i risultati dello studio, esso deve essere replicabile e replicato
-parla di un articolo sulla replicabilità ma è tutto inutile
effect sizes: indice statistico che quantifica la differenza tra condizioni
Riproducibilità: non riesco a riprodurre in termini di risultati statistici, magari le analisi non sono
riportate correttamente.
Quali sono i due tipi principali di variabili?
Variabile dipendente e indipendente.
Variabile indipendente è quella manipolata dallo sperimentatore
Variabile dipendente è quella osservata, il cui valore dovrebbe dipendere da eventuali
cambiamenti indotti dalla variabile indipendente

Tipicamente voglio vedere quanto la mia variabile dipendente è causata e modificata da quella
indipendente.
spesso sopraggiungono altri fattori che possono interferire nel rapporto variabile dipendente e
indipendente
-ipotesi nulla
-esempio eterno di un esperimento
Vari disegni sperimentali, tre tipi principali
-disegno between-subjects
-disegno withins subjects
-disegno misto
Disegno between
I partecipanti di un gruppo sperimentale ricevono il trattamento o manipolazione (variabile
indipendente), i partecipanti di un gruppo di controllo non ricevono alcun trattamento (altro livello
della variabile indipendente). Tutte le altre variabili sono mantenute costanti tra i gruppi-
Esempio:
i partecipanti svolgono un compito di detenzione visiva (stimolo visivo X) al pc. Un gruppo svolge
il compito in silenzio, l’altro con degli stimoli musicali in sottofondo. Vogliamo indagare se la
musica (rispetto alle condizioni di silenzio) influenza i tempi di reazione legati all’elaborazione del
target visivo.
Disegno Within
I partecipanti sono testati in una condizione baseline (variabile indipendente). Gli stessi soggetti
sono testati in una condizione sperimentale (altro livello della variabile indipendente). Tutte le altre
variabili sono mantenute costanti.

Vantaggi e svantaggi
Vantaggi dei disegni entro i soggetti:
-riduzione dell’errore sperimentale (e.g. variabilità e differenze tra gruppi; qui stessi soggetti)
-in generale sono necessari meno soggetti
Svantaggi dei disegni entro i soggetti
-necessità di controllare eventuali effetti d’ordine
-l’effetto d’ordine potrebbe rendere necessario far trascorrere un determinato tempo (i.e. pausa) tra
una condizione e l’altra
Effetti d’ordine essere esposti ad una condizione potrebbe influire sulle altre condizioni a cui si è
esposti successivamente
(effetti di pratica, noia, stanchezza). Sono tenuti sotto controllo nei disegni within-subjects
randomizzando o controbilanciando l’ordine di presentazione delle prove.

Mixed design
Questo modello è molto diffuso poiché combina gli aspetti positivi dei due modelli. Nel più
semplice dei casi si parla di modello 2x2.
Disegni correlazionali
Nei disegni correlazionali si esplorano eventuali associazioni tra variabili. Non vengono esplorate
differenze tra gruppi o condizioni. Le variabili non vengono condizionate, studio solo la relazione
che intercorre tra le variabili. L’associazione (correlazione) tra variabili può essere positiva,
negativa o assente.
Relazione positiva:
per esempio, vogliamo indagare se esiste una correlazione tra numero di birre bevute e numero di
sorrisi. Otteniamo una correlazione positiva nel caso in cui all’aumentare del numero di birre
aumentano anche i sorrisi. Espresso tramite indice R di pearson (-1;1).
La relazione negativa si ha quando la relazione tra le due variabili è opposta, in questo caso:
aumentando il numero di birre che qualcuno beve, diminuiscono i sorrisi. È sempre significativa ma
è negativa.
L’assenza di correlazione si ha quando non vi è correlazione tra le due variabili.

RAPPRESENTAZIONI SPAZIALI
-compito di Bisezione di Linee (parlato in precedenza con Vecchi)
Tipicamente lo pseudoneglect viene osservato tramite:
- Compito di Bisezione di Linee  si disegna una linea sul foglio e si chiede al partecipante
di indicare il centro esatto della linea;

Bias (errore)nell’emispazio visivo sinistro (rispetto al centro dell’oggetto). Bias quantitativamente


piccolo ma consistente.
The term pseudoneglect refers to the natural tendency of shifting spatial attention to the left. The
concept was introduced/evidenced by experimental findings regarding the line bisection task. In this
task, participants are supposed to mark the middle of a horizontal line. On average, their deviations
from the actual center of the line tend to be more to the left than to the right. In other visuo-spatial
tasks, a similar bias to the left hemifield is apparent. Pseudoneglect shows similarities to
impairments in patients suffering from a medial condition called hemispatial neglect. However, the
effects of pseudoneglect are marginally small and mainly restricted to experimental settings in
scientific labs.
Vari metodi per studiare lo pseudoneglet: disegnare delle linee o muovere un cursore lungo delle
linee
Si osserva tipicamente un Bias verso sinistra (4% della lunghezza della linea)

E’ un bias indipendente dall’input visivo e dall’esperienza visiva osservabile anche in compiti di


bisezione tattile (pazienti ciechi)
Il paradigma di bisezione è stato usato anche per studiare i confini tra:
-spazio peripersonale: circonda il corpo e definisce il campo di azione. Possiamo manipolare in
forma attiva
-spazio extrapersonale: spazio non raggiungibile dagli arti (superiori). Oltre il potenziale di azione

Il bias verso sinistra è osservabile a distanze ridotte, solo nello spazio peripersonale. Quado la
distanza aumenta, il bias si ottiene verso destra. La lunghezza del nostro arto, quando viene esteso,
determina il confine tra spazio peripersonale ed extrapersonale.  relazione tra lo shift a destra e la
lunghezza dell’arto.
Shift minore verso destra per individui con arti superiori più lunghi spazio peripersonale più
esteso. Lo shift è più accentuato nei partecipanti con una lunghezza d’arto minore

Interpretazioni dello pseudoneglet


Quella più accreditata è quella biologica. Il bias deriverebbe dalla dominanza dell’emisfero destro
(in particolare del lobo parietale), per il controllo dell’attenzione visuo-spaziale. Abbiamo una
predisposizione, che per certi versi è innata, per l’elaborazione di informazioni spaziali, tra cui
appunto in questo caso lo svolgimento di un compito di disezione, da parte dell’emisfero cerebrale
destro. Questa asimmetria a livello neurale comporterebbe un bias maggiore verso sinistra. Il fatto
che nei compiti di disezione si attivi maggiormente l’emisfero di destra, esso controlla l’attenzione
dell’emicampo visivo controlaterale, quindi sinistra, e ciò determina il bias verso sinistra.
Modello compatibile con i pazienti che riportano Neglet.
Lo psuedoneglet è osservabile solo nello spazio peripersonale. È possibile che lo shift in funzione
della distanza sia anche dipendente dall’attivazione di aree cerebrali che controllano il movimento,
in questo caso il movimento della mano (nell’esempio riportato a lezione). Probabilmente lo shift
verso destra è legato ad un controllo emisferico cerebrale indipendente dall’uso motorio della mano
nel compito (quindi confuta la tesi iniziale, studio svolto da Rinaldi e co.)
Se venissero usati oggetti diversi per svolgere il compito, ci aspettiamo risultati diversi?
Ad esempio puntatore laser vs bacchetta.
Bias sempre a sinistra con la bacchetta estensione plastica dello spazio peripersonale (estensione
plastica dello spazio peripersonale in funzione del tool usato).
È possibile modificare la percezione di lunghezza/estensione del proprio arto… ad esempio facendo
indossare dei pesi ai partecipanti e aumentando lo sforzo necessario per svolgere il compito. Lo
spazio peripersonale sembra ancora più lontano (bias verso destra) quando si indossano dei pesi.

Relazione tra shift a destra e claustrofobia Shift minore verso destra per individui con livelli
maggiori di claustrofobia (in questo caso il loro spazio peripersonale è più esteso).
Oltre al compito di disezione, vi sono altri metodi tramite i quali possiamo trarre le conclusioni del
bias verso sinistra, tra cui il Landrmark task (nessuno strumento che analizzi il movimento oculare
necessario giudizio dicotomico su una linea già divisa a metà e i compiti di cancellazione
(miglior prestazione nell’emispazio visivo)cercare in una matrice visiva degli stimoli target .

LEZIONE 16
Fenomeno dello pseudoneglet per molti anni è stato attribuito a fenomeni di dominanza cerebrale,
troviamo una similitudine al modello per i pazienti con neglet. Modello dominanza cerebrale
destra per quanto riguarda i processi visuo-spaziali, in particolare l’area attivata durante
l’esecuzione di questi compiti è il lobo parietale, soprattutto posteriore. Questo modello ipotizza
come l’emisfero di destra sia coinvolto nell’elaborazione degli stimoli proposti nell’emisfero
controlaterale ma anche di quelli presentati nel campo visivo laterale, viceversa l’emisfero di
sinistra sarebbe non solo attivato in maniera minore rispetto all’emisfero di destra, ma
controllerebbe solamente quegli stimoli che compaiono nello spazio controlaterale (quelli di destra),
per questo i pazienti con neglet, in cui il paziente tende ad ignorare gli stimoli dell’emicampo visivo
di sinistra, sarebbe riconducibile al fatto che i pazienti con neglet presentano danni cerebrali
all’emisfero di destra e siccome la lesione coinvolge l’emisfero di destra i sintomi sarebbero più
marcati, viceversa nel caso in cui la lesione dovesse coinvolgere nell’emisfero di sinistra, i pazienti
con neglet avrebbero sintomi molto meno marcati, l’emisfero di destra andrebbe a compensare il
danno.
Tipicamente, quello che si osserva, sia negli studi in cui si utilizza un modello lesionale, sia negli
studi di neuroimmagine in cui si va a vedere le aree attivate dei partecipanti mentre sono coinvolti
in determinati compiti, si ritrova un’attivazione della corteccia parietale di destra, in particolar
modo della corteccia parietale posteriore e di quell’area chiamata solco intraparietale destro, area
attivata non solo in compiti primariamente spaziali, ma anche in tutti quei compiti che coinvolgono
meccanismi rappresentativi spaziali.
Per quanto riguarda i pazienti con neglet, tipicamente la sintomatologia è più grave qualora le
lesioni riguardino il lobo di destra piuttosto che di sinistra. Sintomi comportamentali tipicamente
osservabili in pazienti con neglet: attività quotidiane come ignorare metà piatto, non rasarsi metà
faccia, nel compito di bisezione delle linee tenderanno ad andare molto a destra ignorando la parte
di sinistra (lesioni al lobo parietale destro con compromissione attentiva nell’emispazio sinistro).
Comportamenti indipendenti dal tempo di somministrazione del compito.
Studio in cui è stata utilizzata una tecnica di neuroimmagine in cui si è andato a studiare la
lateralizzazione e il volume dei fascicoli di sostanza bianca che collegano molte parti del cervello,
in questo caso hanno studiato quelli che trasmettono informazioni tra corteccia frontale e parietale,
poiché, nonostante il neglet sia raggruppabile come un deficit che si manifesta dopo una lesione del
lobo parietale, in realtà molto spesso vengono coinvolte anche le aree frontali. In questo caso
chiedevano ai partecipanti di stimare la metà della linea e i ricercatori hanno poi correlato il bias
comportamentale con un dato più neurale che riguardava il livello di lateralizzazione dei fascicoli di
sostanza bianca, in particolare il superior longitudinal fasciculus che è un fascicolo che trasmette le
informazioni dalla corteccia frontale a quella parietale e viceversa ed è stato trovato che tanto più il
è lateralizzato a destra ed è grande il volume, tanto più i partecipanti mostreranno un bias verso
sinistra. Ciò ci fornisce un collegamento diretto verso il comportamento osservabile e la
lateralizzazione di un network neurale. Questo bias comportamentale è legato al grado di
lateralizzazione emisferica e in particolar modo quanto in questo caso questo fascicolo sia
lateralizzato a destra piuttosto che a sinistra (variabilità dei soggetti). Correlazione negativa
quanto più il soggetto devia a sinistra tanto più il network sarà deviato a desta.
Vi sono risultati che potrebbero confermare l’evidenza biologica. Studi di psicologia comparata in
cui vengono coinvolti degli animali, in questo caso specifico dei pulcini a pochi giorni di vita. Si
dava ai pulcini una matrice con dei buchi in cui erano posizionati dei semi e si andava a studiare il
modello di ricerca di questi semi. Quello che è stato trovato è che, in analogia a questo bias
mostrato nei partecipanti neurologicamente sani di tendenza verso sinistra, anche in questo caso i
pulcini andavano ad esplorare prima la matrice nella sua parte sinistra e in condizione di tempo
limitato i pulcini andavano a trovare più semini nella parte sinistra rispetto che a destra. Si può
dunque presupporre che questo bias sia intraspecie e che abbia origine da queste asimmetrie a
livello di dominanza cerebrale.
Se fosse determinato biologicamente, ovviamente, dovremmo aspettarci che non sia condizionato
da attività culturali, come la direzione di letto-scrittura.
Esperimento in cui erano coinvolti tre gruppi:
-23 left-to-right monolinguals
-23 bilinguals
-23 right-to-left monolinguals
Differenze tra i gruppi, soprattutto tra primo e secondo, il gruppo di bilinguisti aveva un pattern
intermedio.
Dunque questo implicherebbe che non sia un fattore biologico ma modulato dalla cultura di
appartenenza
Interpretazione finale il bias emergerebbe da un’interazione tra fattori biologici (dominanza
emisfero destro) e culturali (direzione letto-scrittura)
-l’esperienza è in grado di generare modifiche strutturali nel cervello
esempio sui tassisti
Pattern comportamentale osservabile nei ciechi congeniti. Troviamo un bias verso sinistra nei
compiti di bisezione tattile.
Troviamo un discorso simile per il maggior bias osservato nei ciechi in compiti di bisezione.
Maggiore il bias nei ciechi  il cervello dei ciechi è molto allenato per l’elaborazione spaziale
tramite un imput tattile. Quell’area del cervello è così addestrata per elaborare gli stimoli tattili
porterebbe ad osservare un bias più accentuato perché più esposti a quel tipo di informazione.
Questo bias che definiamo come pseudoneglet e ancor prima il bias prototipico dei pazienti con
neglet, non è solo osservabile nello spazio fisico ma è estendibile anche allo spazio rappresentativo.
Studio di Bisiach e Luzzatti, 1978
Pazienti portati nella piazza del duomo e dopo un giorno veniva chiesto loro di rievocare quella
piazza. Osservato un pattern di bias spaziale in cui veniva ignorato lo spazio di sinistra (stessa cosa
se si chiedeva di rievocare tutto da una prospettiva diversa)
DALLO SPAZIO AL TEMPO
In molti studi vi è una correlazione tra il dominio temporale e quello spaziale.
La comprensione del contesto spazio-temporale degli eventi è fondamentale per la nostra stessa
esistenza. L’origine della cognizione spaziale e temporale è da sempre stata oggetto di studio e
interesse per filosofi e scienziati. Kant arrivò a definire spazio e tempo come principi della
conoscenza a priori e non empirici (ripostulandolo ai giorni nostri, è come se avesse detto che il
nostro cervello è già predisposto a elaborare questo tipo di informazioni).
Oggigiorno abbiamo numerose evidenze che ci suggeriscono una stretta interconnessione tra spazio
e tempo e di come la nostra mente in maniera preferenziale tenda a rappresentare il tempo in
maniera spaziale.
K illusion nonostante l’intervallo che intercorre tra i tre pallini (esperimento in classe) sia lo
stesso, solitamente viene indicato come più lungo l’intervallo che intercorre tra gli ultimi due. Qui
entra in gioco la variabile spaziale, i partecipanti sono portati a soppesare la variabile temporale
facendosi influenzare da quella spaziale

Molto spesso, nella vita quotidiana, “estensioni” spaziali vengono percepite come “estensioni”
temporali
Altro esempio che va ad identificare bene il rapporto spazio-tempo: quale delle due linee rimane più
tempo sullo schermo?
La durata della prima linea viene sottostimata, poiché la sua lunghezza è minore della seconda,
nonostante la durata sia uguale. Ciò ci suggerisce che esiste una relazione tra la percezione spaziale
e quella di informazione temporale. Questa relazione, però, è asimmetrica. Poiché la percezione
temporale è influenzata dalla percezione spaziale ma non accade il contrario.
La nostra percezione spaziale si basa su un imput visivo diretto, viceversa non vi è alcun organo
sensoriale come la vista che è responsabile alla percezione del tempo.
Teorie recenti nelle scienze cognitive sostengono che i circuiti cerebrali che supportano percezione
e azione siano cruciali nel dare origine al nostro senso dello spazio e del tempo.

“Atom- theory”: ipotesi teorica che si basa sulla quantità.


 Secondo questa teoria i sistemi cognitivi e i circuiti neurali che vanno a capo
dell’informazione spaziale… non sarebbero dissociabili a livello cerebrale e quindi
comportamentale, ma sarebbero governati da un unico sistema che va ad elaborare
indipendentemente dal tipo di informazione sia quella temporale, sia quella spaziale che
quella di quantità e questo tipo di sistema si ritroverebbe nella corteccia parietale e sarebbe
finalizzato prevalentemente all’azione con il mondo circostante.
Lobo parietale
Contributo primario del sistema sensomotorio alla rappresentazione di spazio e tempo. Il lobo
parietale sarebbe l’area comune per le trasformazioni sensomotorie e l’attenzione visuospaziale
Le linee mentali del tempo
Un esempio di questa connessione tra dominio spaziale e temporale lo ritroviamo nella nostra
concezione del tempo. Il tempo spesso viene catturato sottoforma di spazio. Possiamo osservare
diverse linee mentali del tempo a seconda di quale sia il riferimento spaziale che stiamo
osservando. Diverse mental time line a seconda del sistema di riferimento spaziale
considerato influenzate tutte dall’esperienza sensomotoria
La mental time line orizzontale è influenzata dalla direzione di letto-scrittura (ad esempio nel
mondo occidentale, nel dualismo passato-futuro, il passato verrebbe rappresentato a sinistra e il
futuro a destra).
Ma quanto questa rappresentazione del tempo lungo l’asse orizzontale possa essere influenzata
dall’esperienza visiva. Questo pattern è osservabile anche in coloro che non hanno
un’esperienza visiva?
Studio con tre partecipanti: vedenti, ciechi congeniti e late blind.
Lo stesso fenomeno di attribuzione destra-sinistra viene osservata nei tre gruppi supporta il
ruolo della letto-scrittura (il braille viene letto da sinistra a destra).
Esperimento svolto anche con i partecipanti che dovevano incrociare le mani (incongruenza tra
sistemi di riferimento spaziali, in particolar modo tra coordinate egocentriche e allocentriche).
Nonostante in conflitto, tutti i gruppi mostrano lo stesso sistema di congruenza rispetto ai tasti di
risposta. L’effetto dunque non è ancorato a coordinate egocentriche ma allocentriche
Visione canale primario per costruirci una visione allocentrica

LEZIONE 17
-Ripresa esperimento incrocio braccia (conflitto tra coordinate egocentriche e allocentriche)
I vedenti e i non vendenti tendono a rappresentare l’informazione temporale lungo la linea
mentale del tempo lungo delle coordinate allocentricheindipendentemente dalla posizione
delle loro mani i partecipanti sono rapidi a rispondere agli stimoli
In generale e quando non andiamo ad indagare nello specifico la dimensione temporale, altri
studi hanno dimostrato come la percezione spaziale dei ciechi sia più ancorata alle coordinate
egocentriche rispetto ai vedenti poiché la visione è il canale principale per percepire e
rappresentare il mondo circostante e rimappare questo tipo di coordinate allocentriche che sono
indipendenti dalla nostra posizione nello spazio, indipendentemente dal punto in cui mi trovo
riesco a raffigurarmi lo spazio nella stessa maniera.
Studi che indagano giudizi di ordine temporale partecipanti devono indicare quale mano
viene stimolata per prima (due condizioni: mani non incrociate e mani incrociate), stimolatori
tattili che stimolano le mani del soggetto con intervalli di tempo precisi.
Andando a presentare stimoli simultanei la prestazione del soggetto sarà random (risposta
forzata), la prestazione va a ricrescere tanto più si va a riavvicinarsi alla soglia di discriminalità
del soggetto.
I vedenti si rifanno ad un sistema di coordinate spaziali allocentriche.
Stesso tipo di compito studiato sui ciechi congeniti prestazione identica in entrambe le
situazioni (cross e uncross)
La prestazione dei ciechi non congeniti è a metà tra i due gruppi (congeniti e ciechi)
RAPPRESENTAZIONE DEL TEMPO SUL PIANO SAGITTALE
Questo tipo di rappresentazione è visibile anche nel nostro parlato quotidiano, parliamo spesso
del tempo in termini spaziali. Nelle metafore che usiamo quotidianamente, associamo il passato
con lo spazio che sa dietro di noi e il futuro con lo spazio di fronte, quindi con una prospettiva
egocentrica. Questo tipo di rappresentazione si pensa venga costruita con la nostra percezione
senso-motoria
-effetto di compatibilità spazio temporale: i partecipanti sono molto più rapidi per stimoli
linguistici riferiti al passato con movimenti corporei all’indietro ea stimolo linguistici riferiti al
futuro con movimenti corporei in avanti.  ruolo del sistema sensorimotorio
Altri ricercatori si sono domandati quanto questo tipo di esperienza e rappresentazione sia
riconducibile al sistema sensorimotorio o all’esperienza linguistica, essendo che ci riferiamo al
sistema parlato.  gli effetti di compatibilità motoria potrebbero essere riconducibili alla
compatibilità tra spazio e tempo osservato nel linguaggio
Per studiare ciò sono stati utilizzati sia un compito verbale che motorio (nel compito verbale
doveva rispondere con etichette temporali, senza fare movimenti: alla parola “domani” doveva
rispondere “avanti”). Il partecipante era sottoposto anche a situazioni incongruenti
(“domani”—“indietro”).
Risultati: ovviamente i partecipanti erano più rapidi a classificare stimoli futuri con movimenti
in avanti e viceversa, quello che è stato trovato però che ciò si è osservato anche durante il
compito verbale.
Questo tipo di costrutto ha origine da processi che si rifanno da sistemi cognitivile metafore
che utilizziamo influenzano questo tipo di rappresentazione. Se così fosse allora i fattori di
basso livello percettivo, come l’esperienza visiva, non dovrebbero avere alcuna influenza sulla
mental time line.
Per verificare ciò si esperimento ciechi congeniti e vedenti. Dovevano eseguire un compito
motorio. Mentre questo effetto di compatibilità spazio-mentale è presente nei rappresentanti
vedenti non è osservabile nei ciechi congeniti. Dunque l’esperienza visiva gioca un ruolo in ciò.
Questa mancanza dell’effetto è specifica lungo l’asse sagittale ma non manca lungo l’asse
orizzontale. Possibile ruolo del flusso ottico che viene creato sulla retina, durante la
locomozione (che avviene nella maggior parte dei casi in direzione frontale)porterebbe ad
associare oggetti che stanno di fronte con tempi futuri (esperienza ridotta o assente nei ciechi).
In conclusione l’esperienza sensorimotoria gioca un ruolo principale nella rappresentazione
mentale del tempo (origine della mental time line), questo sia per l’asse orizzontale che per
quella sagittale (due diversi tipi di esperienza sensorimotoria). Ciò che li accomuna è che il fatto
venga associato al tempo. Letto-scrittura per la MLT orizzontale e locomozione (come flusso
ottico) per la MTL sagittale
RAPPRESENTAZIONE SPAZIALE DELL’INFORMAZIONE NUMERICA
La nostra mente come rappresenta i numeri?
Galton osservò come in molti individui i numeri fossero raffigurati in vere e proprie
rappresentazioni spaziali che in un certo senso richiamano le forme sinestetiche che noi
osserviamo in partecipanti con sinestesia. In alcuni individui i numeri venivano rappresentati
con rappresentazioni spaziali ben precise.
Se pensiamo alla matematica e alla geometria stessa, molto spesso le nostre intuizioni e il nostro
ragionamento aritmetico viene supportato dal ragionamento a livello spaziale.
Nelle popolazioni occidentali vi è una predisposizione a raffigurare i numeri da sinistra verso
destra in ordine crescente.
Questo tipo di inferenza viene supportata dall’effetto SNARC (spatial numerical assosation of
respons calls).
Compiti: al soggetto viene mostrato un numero al centro dello schermo e deve indicare se sia
pari o dispari e lo dovrà fare rispondendo con tasti di sinistra o destra. Poi dovrà fare la stessa
cosa ma con il verso contrariononostante la grandezza numerica non venga elaborata
esplicitamente, si osserva tipicamente che i partecipanti sono più rapidi a rispondere ai numeri
piccoli con la mano di sinistra (1-4) e ai numeri grandi con la mano di destra (6-9). Nei soggetti,
dunque, vi è una predisposizione ad associare i numeri lungo una linea spaziale).
Altro compito di classificazione motoria: giudizio di grandezza. Effetto analogo. L’associazione
numeri-spazio è dipendente dal “contesto numerico”.
Questo tipo di associazione e rappresentazione non è necessariamente legata dalla modalità di
risposta effetto analogo quando si risponde con i piedi. La rappresentazione va al di là del
tipo di risposta.
L’effetto SNARC supporta l’esistenza di una linea numerica mentale orientata da sinistra a
destra
Studio per indagare se l’esplorazione di questa linea numerica mentale coinvolgesse
meccanismi utilizzati nell’esplorazione fisica e se i movimenti oculari sono sistematicamente
sfruttati qualora i soggetti debbano andare ad esplorare quello spazio mentale. Soggetto
svolgeva compito nella stanza buia e i loro movimenti oculari venivano registrati. Dovevano
svolgere un compito di dominio numerico in cui si dovevano generare randomicamente dei
numeri da 1 a 30 (seguendo un certo ritmo).Il compito in teoria non dovrebbe sfruttare
meccanismi spaziali nessuna risposta era preceduta da movimenti oculari sistematici e che
riflettevano l’esplorazione di realtà numerica mentale, ovvero: se il soggetto nella sua sequenza
produceva due numeri, come il 15 e il 27, la posizione oculare dei soggetti passava da una
coordinata più a sinistra ad una più a destra, viceversa se si passava da un numero maggiore ad
un numero minore. La posizione delle fissazioni oculari prima di pronunciare il numero precede
il numero stesso. Il pattern è lineare, gli spostamenti oculari erano maggiori ad esempio verso
destra quanto maggiore fosse lo shift numerico (15-23) e viceversa in due numeri in sequenza
minore. Spontaneamente dunque venivano associati i numeri allo spazio. Ancor prima che il
partecipante dica il numero io so se sarà più grande o più piccolo.
L’esplorazione della MNL coinvolge meccanismi simili all’esplorazione dello spazio fisico.
Esperimenti di bisezione numerica, devono essere risposte intuitive, non di calcolare la metà
esatta di un intervallo numerico. Bias verso il numero più piccolo, che tipicamente è quello più
associato a sinistra, quindi bias verso sinistra analogo a quello mostrato verso sinistra nei
compiti di bisezione lineare, ma comunque i due bias non sono correlati.
Il bias sarà tanto maggiore quanto più sarà maggiore l’intervallo numerico. Un supporto a
questo tipo di ipotesi secondo cui l’esplorazione dello spazio mentale coinvolga meccanismi
simili coinvolti all’esplorazione dello spazio finisco è supportata dalle evidenze nei pazienti con
neglet.
Infine abbiamo degli studi che hanno utilizzato altri compiti utilizzati per le asimmetrie visuo-
spaziali. Partecipanti dovevano cercare e segnare dei target sia piccoli sia grandi.

Per concludere, l’esperienza visiva non sembra giocare un gioco così dominante. Lo stesso
effetto è stato associato anche nei ciechi congeniti effetto SNARC osservato anche nei ciechi
congeniti.
LEZIONE 18
Capacità di orientare la nostra attenzione è rilevabile in compiti in cui l’attenzione viene
esplicitamente direzionata nello spazio (overspatial attention) attenzione spaziale manifesta
Esempio focus attenzione coincide dove sono gli occhi
L’attenzione visuo-spaziale può essere divisa in over- esplicita e cover-non esplicita
I numeri sono in grado di modulare l’attenzione?
Spatial orienting task paradigma di non so chi
Soprattutto nell’attenzione endogina, ovvero controllata volontariamente dal soggetto
Al soggetto si presentano due quadrati, o a sinistra o a destra, e si chiede al partecipante di svolgere
un compito di detenzione spaziale
Attenzione cover mantenuta sempre al centro
Tutta digressione inutile su un esperimento- recupero appunti alex
È importante andare ad accertarsi, parlando di attenzione cover, che il partecipante stia sempre
volgendo il proprio sguardo sul punto di fissazione
Studio del 2003 evidenza compatibile con le ipotesi di partenza
Numeri piccoli->più rapidi a rispondere a target che comparivano a sinistra
Numeri grandi->più rapidi a rispondere a target che comparivano a destra
Evidenze negli anni non confermate
Mi annoiooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
L’esplorazione della mental number coinvolgerebbe prevalentemente aree parietali e aree coinvolte
nei movimenti oculari
Serie di esperimenti che tanto nessuno si ricorderà mai
-le aree che si attivano nel caso di una sottrazione sono sovrapponibili in movimenti oculari da
destra a sinistra e viceversa nel caso di un’addizione
È comparsa una scimmia
Ora ci sono i pulcini, amo tutto ok? Siamo allo zoo?
Mental number line nei pulcini (piopio)
-evidenze di associazione numeri-spazio in pulcini di pochi giorni di vita
Evidenze anche nel capo della psicologia dello sviluppo.
Esperimento con neonati di otto mesi di vita. Compito molto simile al paradigma di fisher
-esperienze di associazione numeri-spazio in bambini di 8 mesi di vita
già a 8/9 mesi i bambini potrebbero essere esposti a routine legate alla cultura di origine (leggere
col proprio caregiver…)
-l’associazione numeri-spazio è presente anche in neonati (poche ore dopo la nascita)
Questi risultati non possono essere dovuti a meccanismi osservazionali legati alla propria cultura di
origine
-lo pseudoneglet e la preferenza per sequenze crescenti potrebbe spiegare la direzione della mental
number line dei neonati
Evidenze non tengono pienamente in considerazione che altri studi hanno trovato come l’effetto
snapp sia modulato dalla direzione di letto-scrittura
Impatto di fattori biologici e innati che poi vanno ad interagire con esperienze culturali
THE SIMON TASK
Compito molto utilizzato nelle scienze cognitive poiché ci consente di mette luce su molti aspetti
che riguardano la nostra cognizione. – usato per studiare la rappresentazione dello spazio e quanto
le nostre azioni siano intenzionali all’interno dello spazio
Il partecipante ha due parole presentate: sinistra o destra, tramite due casse che sono posizionate
rispettivamente a sinistra e a destra. Il partecipante deve ignorare lo stimolo uditivo e deve tener
conto solo delle parole che compaiono sullo schermo e premere un bottone in corrispondenza della
parola detta. I partecipanti risentivano della incompatibilità tra provenienza del suono e parola
scritta
-stessa cosa fatta con i colori (font di un colore e scritto un altro colore AZZURRO)
Questo studio (altro studio che mischia le cose) permise di eliminare le critiche del primo
esperimento, non vi era un conflitto tra attributi dello stimolo
Ennesimo esperimento, qui incroci le braccia
Ennesimo esperimento ma con tre condizioni diverse

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