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Ricerche e problemi

Le molte dimensioni
della memoria del musicista

Memoria uditiva, logico-analitica, motoria, mento a lungo termine e un’integrazione di rappre-


visiva: sono questi alcuni dei diversi sentazioni interiori che possono essere uditive, visive,
cinestesiche o simboliche. L’informazione passa dun-
sistemi di memorizzazione utilizzati dallo que attraverso tre fasi: codifica, elaborazione e im-
strumentista. magazzinamento, recupero.
Infatti, poiché la musica è sia La prima fase, quella della codificazione dati, coin-
un’esperienza motorio-percettiva sia un volge l’insieme delle memorie a breve termine e si ri-
ferisce all’impressione generata sul sistema nervoso
linguaggio simbolico, ovvero un’esperienza da uno stimolo di natura percettiva. Diverse finestre
multidimensionale, anche la memoria sensoriali implicano differenti sistemi di codifica tra-
musicale, così importante nella pratica di mite i quali l’informazione viene filtrata. Durante
ogni musicista, include diverse modalità di questa prima fase, l’informazione entrante permane
disponibile per un periodo di tempo proporzionale
apprendimento e si avvale di diverse alla lunghezza della sua esposizione, periodo comun-
modalità di funzionamento; que limitato. La codifica è un processo attivo in
la sua efficacia pare dipendere proprio quanto richiede una selezione mirata, un’analisi e
dalla capacità dell’esecutore di fare un’organizzazione delle informazioni in base a moti-
vazione, conoscenze precedentemente acquisite e per-
riferimento a diversi livelli di sonali caratteristiche o stili cognitivi. L’informazione
memorizzazione. passa quindi attraverso il processo di immagazzina-
mento nella memoria a lungo termine, mediante il
quale diventa possibile il suo recupero. Sarà proprio
la capacità di organizzare l’informazione al momento
del suo “stoccaggio”, parallelamente alla formazione
MARCO RAPETTI
di funzionali strategie di recupero, a determinare le
modalità e il successo del suo “ripescaggio”.1
In ambito strettamente linguistico, Craik & Lockhart
«Il musicista vede con le orecchie (1972) definirono l’apprendimento e la memorizza-
e ascolta con gli occhi» zione come funzioni del livello di elaborazione; stabi-
Artur Schnabel lirono, cioè, che l’affidabilità della memoria è deter-
minata dalla profondità dell’analisi percettiva, la
Il termine memoria denota la «ritenzione da parte del quale è resa possibile dalla natura e dall’organizza-
sistema nervoso di un dinamico dato fisico relativo a zione della memoria a lungo termine. Un’elaborazio-
una esperienza pregressa, esperienza che può essere di ne semantica, ad esempio, produce una traccia mne-
natura percettiva, cognitiva, emotiva o cinestesica. La monica più profonda rispetto a una semplice codifi-
memoria musicale include tutti questi tipi di esperien- cazione visiva o fonologica di stimoli verbali, facili-
za, dal momento che la musica funziona sia come abi- tandone così il recupero. In altre parole, la memoria
lità motorio-percettiva che come linguaggio atto a verbale si consolida quando combina la sua compo-
esprimere stati soggettivi attraverso un sistema sim- nente lessicale con quella semantica.
bolico. La memoria comprende l’apprendimento sia L’operazione di recupero è influenzata da molteplici
intenzionale che involontario, sia autodiretto che sot- fattori, ovvero:
to istruzione, sia graduale mediante ripetizione che 1. la formazione di immagini mentali;
complessivo-immediato [one-trial learning]» (Spen- 2. gli schemi organizzativi relativi al materiale da
der, 1980, p. 410). Contrariamente all’opinione per- memorizzare;
durata fino al secolo XIX, la memoria non corrispon- 3. la frequente ripetizione mirata a consolidare la
de a una facoltà unica, ma ad un complesso di sistemi traccia mnemonica.2
– o moduli – intercomunicanti adibiti a specifiche Attraverso la sua ricerca sull’immaginario visivo e le
funzioni. Il verbo memorizzare descrive quindi il pro- sue connessioni con la memoria verbale, Allan Paivio
cesso intenzionale e deliberato di fissazione delle in- (1971) dimostrò che la memoria si rafforza quando
formazioni in questo insieme di memorie. Tale pro- l’informazione viene codificata su più livelli. Posner
cesso presuppone un metodo analitico, un consolida- & Warren (1972) provarono a loro volta che, nel ca-

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so del linguaggio, i vari codici di una parola vengono magazzinare i dati musicali su vari livelli, con la sus-
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disposti e mantenuti in memoria in parallelo. In effet- seguente integrazione di informazioni uditive, visive e
ti, la rappresentazione visiva di una parola (il suo tattili/cinestesiche (memoria procedurale). La memo-
simbolo grafico) coesiste nella memoria a lungo ter- ria uditiva, situata nel lobo temporale della corteccia,
mine insieme alla sua rappresentazione acustica e al concerne l’immagine sonora di un dato musicale nel-
suo significato semantico. La recente ricerca nel cam- le sue varie componenti ritmico-melodico-armoniche
po della neuropsicologia ha dimostrato che una dop- nonché timbrico-dinamico-agogiche e si basa su un
pia codifica corrisponde alla specializzazione emisfe- processo di continua anticipazione e contemporanea
rica del cervello umano. Tra le funzioni dell’emisfero valutazione e aggiustamento (feedback). La memoria
destro, infatti, rientrano quelle di filtro e di sintesi visiva, localizzata nel lobo occipitale, si riferisce inve-
delle informazioni spaziali e degli stimoli non-verba- ce a immagini collegate alla pagina scritta e alla strut-
li, mentre una delle più rilevanti funzioni dell’emisfe- tura dello strumento, cioè alla visualizzazione sia del-
ro sinistro riguarda l’elaborazione delle informazioni la notazione che di posizioni e movimenti specifici. Il
verbali. terzo tipo di memoria (spesso definito «muscolare» o
«digitale») è quello che consente di eseguire sequenze
motorie anche di estrema complessità in modo auto-
Prima la musica poi le parole? matico. Esso coinvolge aree assai ampie della cortec-
cia cerebrale e include sia una componente stretta-
La musica rappresenta, come afferma Howard Gard- mente tattile, ovvero legata a sensazioni esterocettive,
ner (1983, p. 126), «un reame intellettuale autono- sia una componente cinestesica, costituita dalle sen-
mo» particolarmente arduo da investigare. Il discorso sazioni di posizionamento e movimento corporeo ri-
sulla memoria musicale è reso difficile non solo dalla sultanti dalla stimolazione delle terminazioni nervose
natura para o extra-verbale del pensiero musicale, ma di muscoli, tendini, legamenti, ossa e articolazioni
anche dalla sua complessa multidimensionalità, oltre (sensibilità propriocettiva conscia e inconscia).
che dalle differenze che intercorrono fra musicisti e
non musicisti. Il moderno sviluppo dell’imagerie cere-
brale ha infatti consentito di scoprire che le informa- I diversi livelli di codificazione
zioni musicali vengono elaborate utilizzando parti di- dell’esperienza musicale
verse del cervello secondo il grado di alfabetizzazione
dell’individuo. I non musicisti paiono filtrarle in pre- La molteplicità delle codifiche utilizzate da un musi-
valenza attraverso l’emisfero destro (quello olistico/ cista e le modalità con le quali esse interagiscono, sia
analogico/intuitivo), mentre i musicisti adoperano nello stato di veglia che di sonno, costituiscono un af-
entrambi gli emisferi, in quanto la loro attivazione fascinante campo di ricerca ancora largamente ine-
corticale si estende ampiamente anche all’emisfero si- splorato. Risulta evidente, comunque, che «un musi-
nistro (quello analitico/digitale/deduttivo). cista non fa affidamento soltanto sulla memoria ecoi-
Afferma Jourdain: «I musicisti professionisti sono la- ca (dal gr. ékos = suono) o soltanto su una memoria
teralizzati diversamente rispetto ai normali ascoltato- codificata a livello uditivo; egli possiede un comples-
ri poiché acquisiscono ulteriori e differenti capacità so di codici paralleli, altamente integrati e determina-
di analisi melodica. Invece di recepire una melodia ti in modo multiforme. Questo tipo di memorizzazio-
soltanto come linea unitaria (contour), essi la scom- ne è divenuto per certi aspetti involontario grazie ad
pongono anche in sequenze di frammenti legati fra abilità conseguite da lungo tempo, sebbene al di là di
loro da rapporti astratti. Molto probabilmente l’emi- tali capacità il musicista affidi consciamente alla me-
sfero destro dei professionisti non è meno attivo moria le diverse codifiche nel processo di sovra-ap-
quando ascoltano una melodia; accade però che l’at- prendimento (overlearning) necessario per un’effica-
tività di quello sinistro venga sospinta al punto di ce esecuzione concertistica. Nel contempo, essendo
predominare. [...] La corteccia uditiva non coadiuva- musicalmente alfabetizzato, egli può essere in grado
ta conserva una fugace immagine dei suoni percepiti di tradurre la traccia mnemonica codificata uditiva-
che dura tutt’al più pochi secondi. La memorizzazio- mente di ciò che ascolta in immagine visiva del codi-
ne e l’apprendimento a lungo termine richiedono i ce simbolizzato» (Spender, op.cit., p. 412).
processi di riduzione astratta operati dal cervello sini- Fra le prime pubblicazioni di didattica strumentale in
stro. Quando si parla di “profonda” comprensione cui si affronta – per quanto empiricamente – il dis-
della musica ci si riferisce appunto a tali profonde ge- corso sulla memoria esecutiva e sulle strategie di me-
rarchie riduzionistiche strutturate su più livelli» morizzazione vanno citati i lavori di Hughes (1915),
(Jourdain, 1997, pp. 84-85). Matthay (1926) e Leimer-Gieseking (1931). Tutti
Come suggerisce John Sloboda (1985, p. 3), «il modo questi testi sono accomunati sia dalla focalizzazione
in cui le persone si rappresentano internamente la sul pianoforte come ideale strumento d’indagine, sia
musica determina il livello di efficienza con cui se la dalla consueta tripartizione della memoria esecutiva
ricordano e l’eseguono». La principale caratteristica in uditiva, visiva e muscolare.
che distingue la memoria di un musicista da quella di Nel suo pionieristico saggio sulla memorizzazione,
un non musicista è la cooperante coesistenza di mol- Matthay usa significativamente l’aggettivo musicale
teplici sistemi di codificazione che consentono di im- al posto di uditivo, intendendo l’insieme dei vari

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parametri musicali, quali ritmo, melodia, armonia, rati così gli analisti della musica, piuttosto che sem-

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timbro ecc. Attraverso un’ulteriore suddivisione dei plicemente i musicisti che si dedicano anche all’anali-
tre principali canali mnestici, l’autore perviene all’i- si».
dentificazione di otto fondamentali tipi di memoria Nella tassonomia relativa al sistema mnemonico di
esecutiva: un esecutore proposta da Natasha Spender (op.cit., p.
Memoria musicale (uditiva): 412) le mnemotecniche verbali di tipo analitico costi-
1 memoria melodica; tuiscono una memoria «grammatico-uditiva» a sé
2 memoria armonica; stante (vedi punto 2). Tale sistema di codici integrati
3 memoria ritmica; comprende, secondo l’autrice, le seguenti sette com-
4 memoria del carattere espressivo (comprendente ponenti:
sonorità, tempo e agogica). 1 memoria ecoico-uditiva;
Memoria visiva: 2 memoria grammatico-uditiva (comprensione for-
5 memoria della pagina scritta; male di relazioni tonali e ritmiche attraverso di-
6 memoria delle posizioni e delle combinazioni di versi possibili sistemi di simboli coesistenti: nome
tasti. della nota, intervallo, basso figurato, raggruppa-
Memoria muscolare (cinestesica): menti ritmici ecc.);
7 memoria per posizioni e movimenti sulla tastiera; 3 memoria cinestesica inconsapevole (spesso defini-
8 memoria per il movimento dei tasti e per la resi- ta «pilota automatico»);
stenza d’attacco. 4 memoria cinestesica consapevole (ad esempio, la
Secondo Matthay (op. cit., pp. 8-9), «una connessio- memorizzazione di specifiche diteggiature);
ne o concatenazione mentale può verificarsi in cia- 5 memoria visiva relativa alla pagina scritta;
scuno dei suddetti otto modi distinti. [...] In ogni ca- 6 memoria visiva delle posizioni sulla tastiera;
so essa implica un’analisi». Numerosi pianisti, celebri 7 memoria meccanica mediante altri sistemi simbo-
anche come didatti, sono concordi nel rimarcare l’im- lici (ad esempio, la memorizzazione di strutture e
portanza di un approccio analitico; fra questi, Alfred modelli ricorrenti, l’uso di aiuti mnemonici verba-
Cortot (1960, p. 18): «Per lo studio a memoria, la cui li e/o visivi, associazioni sinestesiche ecc.).
utilità è considerata da un punto di vista puramente Non è chiaro perché si definisca «apprendimento
musicale, si deve abituare l’allievo a sostituire la pra- meccanico» (rote learning) quello che utilizza sistemi
tica dei mezzi empirici della ripetizione a oltranza del addizionali di codifica. È interessante notare, co-
medesimo passaggio, che conduce solo alla memoria munque, come essi rappresentino vere e proprie
delle dita, con quella dei mezzi mnemotecnici fondati mnemotecniche attestanti la varietà degli stili cogni-
sull’analisi dell’armonia e della forma». tivi. Alcuni musicisti, ad esempio, adottano occasio-
Anche Dale Reubart (1985, pp. 132-133), autore di nalmente lettere dell’alfabeto o sequenze numeriche
un illuminante saggio sulla memoria pianistica, riba- per memorizzare sezioni o specifici passaggi di un
disce quanto sia indispensabile aggiungere alla com- brano; altri usano segni grafici di vario tipo; altri an-
ponente intuitiva, su cui poggia in massima parte l’in- cora tendono a utilizzare colori e immagini extra-
segnamento tradizionale, «una capacità di analisi ba- musicali e così via.
sata su processi razionali/intellettuali, sull’apprendi- Come afferma il neuroscienziato Antonio Damasio
mento e sui processi cinestesico-uditivi fondati su ta- (1994, p. 107): «Le immagini sono probabilmente il
le apprendimento. [...] Lo scopo di questo tipo di principale contenuto dei nostri pensieri, indipendente-
analisi è stabilire una solida base di consapevolezza mente dalla modalità sensoriale in cui sono generate».3
gestaltica – un’analisi pratica che indicherà al piani- Reinhard Kopiez (1990) ha provato in un suo esperi-
sta, in ogni momento, “dove si trova” in termini di mento che la tendenza della mente umana a pensare
macrostruttura e qual è il rapporto del “qui e ora” ri- in termini di immagini può influenzare anche l’ap-
spetto all’insieme». prendimento musicale. Un altro esperimento di Jo-
Il ruolo dell’intuizione e dell’analisi in rapporto all’e- seph Murphy (1990) ha dimostrato come delle im-
secuzione è discusso approfonditamente da Wallace magini visive possano essere utilizzate per aiutare gli
Berry (1989) ed è centro di svariati esperimenti con- studenti a visualizzare i suoni e a sviluppare immagi-
dotti negli ultimi anni (tra cui, Chaffin & Imreh, ni sonore.
1994, 1996, 1997; Hallam, 1995). I risultati di tali «Ascoltare musica analiticamente significa ascoltarla
studi attesterebbero che l’analisi strutturale della par- come connessa a un certo tipo di struttura immagina-
titura rappresenta il mezzo più efficace per memoriz- ria, spesso visiva: da questo dipende il fatto che spes-
zare una composizione. Secondo Nicholas Cook so si parla di “vedere” una relazione strutturale, e che
(1987, pp. 19-22), «l’analisi [andrebbe] considerata carta e penna siano così necessari per l’ascolto anali-
come perno centrale dell’educazione musicale e non tico. Oppure è anche possibile usare la partitura co-
come una sorta di esoterismo specialistico. [...] Nel me un rozzo modello visivo della musica, un modello
momento in cui si analizza un brano musicale in pra- che si muove a scatti avanti e indietro per le pagine,
tica lo si ricrea per se stessi; si arriva alla fine con il quando un tema o un accordo ne fa venire in mente
medesimo senso di possesso che il compositore prova un altro. In entrambi i casi l’esperienza della musica è
per l’opera che ha scritto. [...] Negli ultimi vent’anni analitica precisamente nel senso che è diversa dall’a-
l’analisi musicale si è professionalizzata: sono prolife- scolto ordinario» (Cook, op. cit., p. 272).

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sensoriale dominante nel suo rapporto percettivo con
Ricerche e problemi

Prima la vista poi l’udito?


la realtà e di conseguenza nelle sue rappresentazioni
La preponderanza di un codice mnemonico specifico mentali.
varia da esecutore a esecutore e le abitudini di studio «L’emergere di una particolare modalità di pensiero è
acquisite vi giocano un ruolo non marginale. Un mu- impressa nella storia individuale, nei primi sforzi di
sicista esperto ha solitamente coscienza del tipo di riflessione sviluppati durante l’infanzia. Tra questi vi
memoria predominante nell’ambito della propria sono le attività a cui un bambino sceglie di partecipa-
rappresentazione olistica di un brano musicale, sem- re e i processi interiorizzati di rappresentazione che
pre che sia possibile riscontrare una qualche predo- derivano da tali partecipazioni. La preferenza ad ap-
minanza. Citiamo, ad esempio, il caso di Glenn prendere per contatto, vista o attraverso il linguaggio
Gould: «Il livello tattile assume [per me] un interesse viene sviluppata da bambini e adolescenti nel corso di
terziario; presumo che il secondo livello sia quello continue indagini, mediante le quali essi si abituano
uditivo e il primario quello puramente mentale o ad affidarsi a una particolare modalità di apprendi-
“ideale” – la consapevolezza da parte del pianista mento. Ciò contribuisce allo stabilizzarsi di un siste-
della musica stessa. Se qualcosa non funziona al se- ma gerarchico interiore relativo ai processi simbolici»
condo o al terzo livello e quel livello non è in grado di (John-Steiner, 1997, p. 11).
riportare la situazione alla normalità allora il livello La memoria eidetica (dal gr. éidos = forma) o foto-
successivo si fa carico del problema» (Payzant, 1984, grafica è prerogativa di un ristretto numero di indivi-
pp. 94-95). dui “visivi”, così come l’orecchio assoluto si riscontra
Il predominio di una data modalità di codifica è inol- in una minoranza di “uditivi”. Nel primo caso si trat-
tre determinato dalla diversità del tes(su)to musicale ta dell’acuta persistenza di un’immagine visiva suc-
e dalla varietà degli stili compositivi. Ciò vale per un cessiva alla rimozione dello stimolo visivo. Il termine
pezzo nel suo insieme come pure per momenti singo- si usa anche per descrivere il ricordo di uno stimolo
li all’interno di una composizione. Passaggi comples- con un’intensità quasi allucinatoria. Benché sia ri-
si difficilmente monitorabili da parte del pensiero a scontrabile in numerosi bambini e in qualche adole-
causa della loro estrema rapidità o della loro astrusi- scente, questo tipo di memoria ipertrofica è dote assai
tà – in proporzione all’assenza di riferimenti tonali e rara fra gli adulti.
di raggruppamenti in qualche modo familiari – ven- Secondo Radocy & Boyle (1979, p. 311) «l’immagi-
gono spesso memorizzati in modo prevalentemente nario eidetico rappresenta un interessante fenomeno
cinestesico. Come scrive Seymour Bernstein (1981, p. percettivo che può essere di grande aiuto nell’appren-
258): «La musica contemporanea – soprattutto la dimento visivo della musica ma che va in qualche mo-
musica seriale – è, per la maggior parte dei musicisti, do separato dalla vivida memoria».
estremamente difficile da memorizzare e, per alcuni, L’orecchio assoluto è senza dubbio un argomento più
impossibile. A meno che il compositore non incorpo- inerente i musicisti e in quanto tale assai più dibattu-
ri nella sua scrittura degli sviluppi motivici logici, un to, sebbene il numero di studi scientifici in proposito
esecutore è costretto a inventarsi delle associazioni sia tuttora abbastanza esiguo (Butler, 1992). Esso
melodiche personali, o persino a far affidamento non è altro che «un’accurata memoria a lungo termi-
esclusivamente sul pilota automatico». ne per prototipi di altezze e per i nomi a esse associa-
Tali conclusioni confermano ulteriormente la ricerca ti. [...] Questa abilità pare sia accessibile a chiunque
condotta da psicologi quali Chase & Simon (1973), sia pronto a sottoporsi a un lungo e sistematico alle-
secondo cui più una sequenza di elementi viene pre- namento» (Sloboda, op. cit., pp. 28 e 176). Vari stu-
sentata in ordine imprevedibile, maggiore è la diffi- di (tra cui Sergeant, 1969), confermati dall’esperienza
coltà a ricordarla. pedagogica soprattutto nipponica, hanno dimostrato
L’avvento in epoca romantica del recital solistico ha che iniziando lo studio della musica prima dei sei an-
fatto sì che la riproduzione a memoria di una compo- ni di età si hanno molte probabilità di sviluppare l’o-
sizione diventasse parte integrante del rituale concer- recchio assoluto. Ciò si deve al fatto che «l’organi-
tistico, parallelamente alla graduale scissione della fi- smo umano raggiunge l’apice delle capacità di assor-
gura del compositore da quella dell’esecutore (que- bimento e codificazione delle informazioni uditive fra
st’ultimo, col tempo, sempre meno improvvisatore e i 3 e gli 8 anni» (Reubart, op. cit., p. 107). Alcuni
sempre più filologo – eccetto per quanto riguarda il esperimenti (Siegel, 1974) hanno però appurato che i
jazz). Da allora in poi, la didattica strumentale, so- possessori di orecchio assoluto dimostrano una effet-
prattutto pianistica, ha cercato di teorizzare delle tiva superiorità nel riconoscimento delle altezze sol-
strategie di studio ottimali, valide per chiunque aspi- tanto quando possono etichettare gli stimoli sonori
rasse alla carriera del virtuoso.4 Mentre la maggior con i nomi delle note musicali. Questo tipo di memo-
parte degli approcci pedagogici affida il ruolo prima- ria a lungo termine ci riporterebbe quindi al principio
rio alla componente uditiva, alcuni didatti – primo della doppia codifica sopra menzionato. «Un poten-
fra tutti, Carl Leimer – asseriscono che la maniera più ziale innato per sviluppare l’orecchio assoluto è rela-
sicura di memorizzare un brano comincia dalla visua- tivamente comune ma tende ad atrofizzarsi o a venir
lizzazione e dall’analisi della pagina scritta. Occorre soppresso a causa dell’importanza infinitamente
sottolineare, tuttavia, come ciascun individuo appar- maggiore che l’orecchio relativo5 riveste in campo
tenga a una specifica tipologia legata alla modalità musicale» (Dixon-Ward, 1981, p. 5).

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«Quando si suona a memoria si verifica una combina-

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Prima le dita poi tutto il resto?
zione di molti stimoli interagenti su aree preposte della
La maggior parte dell’immaginario riproduttivo impie- corteccia cerebrale – quella visiva (il vedere interna-
gato da uno strumentista, indipendentemente dalla mente le note stampate o i tasti in successivi raggrup-
preponderanza di sistemi di codifica uditivi o visivi, è pamenti) e quella uditiva (l’udire internamente le suc-
all’origine cinestesica. Non sorprende che la didattica cessioni dei suoni insieme alle loro combinazioni verti-
strumentale si sia tradizionalmente occupata soprat- cali) – attraverso il secondo sistema di segnali [il sim-
tutto della sfera motoria, enfatizzando il lato meccani- bolismo verbale, n.d.a.]. L’intelletto coadiuvato dal
co del suonare (mera cinestesia), spesso a scapito di pensiero astratto rintraccia il dispiegamento dell’im-
quello tecnico (sintesi equilibrata di componenti uditi- magine musicale prima percepita, poi elaborata anali-
ve e cinestesiche). È evidente, inoltre, come l’insegna- ticamente e sintetizzata come forma. Grazie all’eserci-
mento accademico abbia privilegiato quelle abilità ese- zio, le cellule dell’area corticale uditiva che vengono
cutive fondate su rappresentazioni grafico-iconiche stimolate si connettono fisiologicamente con le cellule
(dal gr. eikón = immagine), ossia l’esecuzione con/sen- dell’area motoria, producendo una catena di risposte
za spartito e la lettura a prima vista, mentre le abilità motorie. È di estrema importanza che fin dall’inizio de-
dipendenti soltanto da rappresentazioni di tipo uditi- gli studi musicali tale connessione si stabilizzi nel se-
vo, ovvero la riproduzione a orecchio e l’improvvisa- guente ordine: visivo-uditivo-motorio e non, come ac-
zione, sono state e sono tuttora generalmente neglette, cade di solito, visivo-motorio. La risposta motoria non
se non addirittura censurate. L’opportunità di acco- deve rappresentare la reazione diretta a una stimola-
starsi anche a queste forme di esecuzione creativa com- zione visiva. Quest’ultima bisogna passi prima attra-
porta indubbi vantaggi, tra i quali un potenziamento verso i centri uditivi; solo allora potrà provocare la ri-
dell’orecchio interno, ovvero dell’attività endomusica- sposta motoria» (Kochevitsky, 1967, p. 23).
le6 (McPherson, 1996; Gellrich & Parncutt, 1998).
Come si può facilmente dedurre e come testimoniano
sia testi pedagogici che interviste a concertisti e didat- Per concludere
ti, la memoria cinestesica è la meno affidabile al mo-
mento di un’esecuzione pubblica, nonostante sia la Da un punto di vista prettamente cognitivo, l’abilità
più immediata nonché la più resistente all’oblio. Sol- mnemonica di un esecutore è determinata:
tanto i principianti, sia bambini che adulti, fanno di- • dalla quantità di informazioni precedentemente fissa-
pendere completamente le loro esecuzioni senza spar- te nella memoria a lungo termine, su cui si strutturano
tito dalla memoria muscolare, non avendo ancora a gli schemi mentali e i modelli di raggruppamento;
disposizione degli schemi mentali atti a codificare • dalla velocità e affidabilità con cui tali informazio-
l’informazione in modo più efficace e diversificato ni vengono riutilizzate e applicate nel corso di un
(Hallam, 1997). I musicisti esperti vi fanno solita- nuovo apprendimento o di un’esecuzione;
mente ricorso soltanto laddove non siano possibili al- • dalla integrazione costante dei vari tipi di memoria.
tri tipi di codifica, come già accennato in precedenza,
oppure durante i cosiddetti “vuoti di memoria”.

«Prima ascolta poi suona!» (A. Schnabel)

Come risulta dal grafico riportato nella tabella a fian-


co, un musicista non può prescindere dalla capacità
di ascolto attivo, qualunque sia il tipo di prassi esecu-
tiva/compositiva che lo vede coinvolto (Piazza, 1987;
Priest, 1989; Adolphe, 1991; Spencers, 1999). Alla
radice di certe esecuzioni inespressive e “dattilografi-
che” vi è quasi sempre la tendenza a pensare la musi-
ca come insieme di simboli piuttosto che di suoni.
«Purtroppo, persino oggi, troppo insegnamento pia-
nistico è ancora consacrato alla musica come arte del-
la vista invece che del suono. Il simbolo musicale
troppo sovente rappresenta un tasto da premere inve-
ce che un suono da sentire» (Reubart, op. cit., p.
110). Secondo Harold Fiske (1990) l’educazione mu-
sicale tende a dare per scontata la capacità di ascolto
dell’allievo, mentre si concentra in gran parte su co-
me manipolare uno strumento. Non è raro, infatti,
imbattersi in esecutori convinti di ascoltarsi, mentre
in realtà sperimentano la musica quasi esclusivamen-
te a livello cinestesico.

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L’enfasi data alla memorizzazione di un brano musi- da Lawrence Naai-Lei Lo (1976) in un esperimento
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cale varia a seconda degli approcci pedagogici, simil- focalizzato sullo sviluppo della memoria visiva fina-
mente a quanto accade per la lettura a prima vista. lizzata all’apprendimento musicale.
Raramente nel corso degli studi accademici queste Come evidenzia Matthay (op. cit., p. 1) «la questione
due fondamentali abilità psico-motorie vengono af- della memorizzazione costituisce l’alfa e l’omega di
frontate in maniera metodica, rimanendo affidate al ogni insegnamento, di ogni apprendimento, di ogni
caso e al talento innato dello studente. Uno studio studio. Solo comprendendo la natura dei processi
condotto da Dorothy Bryant (1985) ha dimostrato mnemonici è possibile, ad esempio, imparare le note
che giovani strumentisti sottoposti a letture specifiche di un pezzo nel modo più veloce ed efficace. Di fatto,
sulla memoria musicale e a compiti guidati impernia- l’acquisizione di qualunque conoscenza implica sem-
ti sulla memorizzazione tendono a sviluppare note- pre una “memorizzazione” – anche quando non ci
volmente l’aspetto analitico e ad apprendere in modo proponiamo di parlare o di suonare senza il testo di
più efficiente. Risultati analoghi sono stati ottenuti fronte».

Ipermercato musicale
Musica in Internet

di un determinato brano, magari lo stesso che abbia-


AUGUSTO PASQUALI
mo appena imparato a cantare e a suonare. Ecco che,
con ogni probabilità, di quel titolo assegnato il ragaz-
Diciamo la verità: tutte queste geremiadi sulla morte zo rintraccerà in Rete svariate versioni (in alcuni casi
del disco a causa di Internet ci lasciano piuttosto fred- persino nell’ordine di alcune decine). Si passerà quin-
dini. Anzi, come insegnanti, non possiamo che ralle- di al download delle versioni prescelte, operazione
grarci della enorme (e gratuita) disponibilità di musi- che rappresenta la fase più lunga e che difficilmente
ca che la rete offre a noi e alle nostre classi. Tacendo può concludersi in quella stessa ora di lezione: sarà
in questa sede i problemi relativi ai diritti d’autore tuttavia sufficiente impostare la selezione desiderata
(ma che questi vadano ripensati è fuor di dubbio), è e far lavorare i computer. Ecco che al successivo in-
un po’ come se ogni insegnante potesse condurre i contro sarà possibile impegnare gli alunni in una va-
propri ragazzi in un ipermercato musicale dotato di sta attività di ascolto, analisi e valutazione dei brani
uno sterminato catalogo e lì scegliere i brani più ido- scaricati.
nei al lavoro che si deve svolgere. Da un punto di vista A proposito, visto che i brani si presentano in formato
tecnico, per usufruire di tale abbondanza sono neces- mp3, è necessario un software specifico per il loro
sarie una connessione a Internet rapida e stabile e ascolto: nel remoto caso in cui i computer della scuo-
l’installazione nei computer di un qualche programma la non fossero già in grado di leggere tali files, fra i
gratuito tipo WinMx (scaricabile da www.winmx.com), tantissimi programmi reperibili gratuitamente, consi-
Morpheus (www.musiccity.com), Audiogalaxy (www. gliamo il popolarissimo WinAmp (www.winamp.com).
audiogalaxy.com) che consenta la condivisione e il Va da sé che per un ascolto davvero proficuo è ne-
download dei files musicali. Al momento l’unica limita- cessario affidare ai ragazzi dei compiti. Si potrebbe,
zione è che il “catalogo” che ci viene offerto è sì va- ad esempio, invitarli a suddividere le versioni rintrac-
stissimo, ma solo per quanto riguarda la musica di ciate a seconda dell’organico impiegato (dagli inter-
consumo, mentre per altri generi musicali la scelta è preti maschili a quelli femminili, dalle grandi orche-
più circoscritta. stre ai combos, dai solisti di chitarra a quelli di piano-
Da un punto di vista didattico, è evidente che soprat- forte, sassofono o altro). Si potrebbe focalizzare l’at-
tutto le attività centrate sull’ascolto e sulla ricerca tenzione sull’uso e sul contesto di questi brani (quale
possano trarre notevole vantaggio da questa oppor- versione è più adatta a una festa con gli amici e quale
tunità. Molti gli sbocchi possibili: ad esempio, un lavo- a un incontro galante?, oppure chi mi sa indicare qua-
ro condotto con una seconda o terza media volto a far le funziona meglio per commentare lo spot televisivo
comprendere ai ragazzi il senso e il valore dell’inter- di un profumo?). Infine si potrebbe confrontare una
pretazione e dell’arrangiamento può veramente fare versione con l’altra (quali elementi cambiano da una
un salto di qualità rispetto al passato. Ipotizziamo di all’altra e quali restano viceversa sempre presenti? E
assegnare a ogni alunno (o gruppo di alunni) il compi- quali modifiche subisce la struttura del brano?). Già,
to di rintracciare in Rete quante più versioni possibili si potrebbe.

8 Musica Domani 123 – Giugno 2002

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