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2017/2018
Elementi di Psicologia generale, dello sviluppo, della musica
Prof.ssa Mariantonietta Lamanna
Percezione e personalità
Fattori soggettivi: bisogni fisiologici, stimoli disturbanti (tabù), effetto premi e punizioni,
valori ed interessi, differenze individuali
Stile percettivo sincretico o globalistico nello stadio intuitivo (quattro-sette anni),
percezione fisiognomica = attribuzione di caratteristiche espressive e qualità psico-
dinamiche dovute all’integrazione tra attività cognitiva, affettiva, motoria (pensiero
magico-animistico del bambino che vive la realtà in continuità con i bisogni dell’io e le
risposte del mondo)
Stile sintetico-analitico: capacità di passare dal tutto alle parti e viceversa (in quanto il tutto
nasce da un sistema di rapporti fra i singoli elementi) grazie alla “reversibilità percettiva”
raggiunta a sei-sette anni.
Tracce e “magazzini”
processo costruttivo, sintetico, adattivo, strategico degli “engrammi” tracce già elaborate
dall’attenzione e dalla percezione prima di essere codificate ed immagazzinate
registro sensoriale o memoria immediata per qualche frazione di secondo (traccia elettrica)
memoria a breve termine (periferica) : persistenza di stimoli per qualche secondo nei
circuiti elettrici di reiterazione o riverberazione prima di essere consolidati o dimenticati
(trasferimento biochimico del “messaggio” dagli acidi nucleici cerebrali alle proteine che
nelle persone anziane avviene più lentamente o con maggiore difficoltà)
memoria a lungo termine (centrale) in cui le informazioni sono”processate” cioè ripetute,
consolidate, categorizzate e codificate per una rievocazione più efficace e vi rimangono a
tempo interminato
processo lineare per la H.I.P. (Human Information Processing) su modello computazionale
processo ciclico e continuo nel modello cognitivista di Neisser guidato dagli “schemi
percettivi anticipatori” del passato che influenzano l’esplorazione, l’elaborazione delle
informazioni future
l’elaborazione mnestica del soggetto è influenzata dal contesto e dal sistema di opinioni e
valori
Ricordare
clustering = raggruppamento, si categorizza il mondo fisico e sociale per orientarsi e
controllarlo
reticolo associativo, organizzazione dimensionale, struttura ad albero in una progressione
sempre più complessa di operazioni logiche (inclusioni, inferenze…): le stesse che
sottendono il linguaggio e che portano ad incorporare informazioni semantiche in unità
sempre più ampie
Tulving distingue tra “memoria episodica” legata ad eventi autobiografici e “ memoria
semantica” legata a conoscenze organizzate in concetti che interferisce con il linguaggio e
l’apprendimento grazie ad una capacità lessicale adeguata
teorie “plurimodali” circa sistemi di codificazione diversi : sensoriali, linguistici,
immaginativi, emozionali… ma organizzati gerarchicamente
studi neurofisiologici sui due emisferi: sinistro codifica gli stimoli verbali concreti ed
astratti, il destro gli stimoli non verbali (figurali di oggetti o figure di oggetti)ùì
Dimenticare
teoria del decadimento : oblio per indebolimento della traccia mnestica nella memoria a
breve tempo per diverso substrato neurofisiologico (i biologi cercano il bibliotecario)
teoria dell’interferenza retroattiva o proattiva : blocco o disapprendi mento a causa delle
attività che dividono una memorizzazione da un’altra
Aspetti psicodinamici
soggettivi: esperienze passate, aspettative future, interessi, motivazioni, sistemi di valori
fattori culturali: la capacità di ricordare dipende dal significato che attribuiamo alle
esperienze fatte quindi è un prodotto della cultura di appartenenza
atteggiamenti legati a pregiudizi razziali, religiosi, ideologie politiche
variabili personali che lasciano tracce dal punto di vista percettivo (stimoli acustici musicali
o olfattivi come i profumi)
struttura della personalità: tipo introverso o estroverso, stato ansioso o non ansioso,
motivazioni positive o negative, livello di attivazione o eccitazione dell’organismo(arousal),
bassa autostima o motivazione al successo, condizione emotiva al momento della
memorizzazione (sistema di codifica emotiva) che spiega anche la rievocazione sotto ipnosi
di un episodio dimenticato a causa di un trauma (meccanismo di rimozione)
fattori inconsci : lapsus, blocchi, dimenticanze per Freud dovute a rimozioni , sostituzioni,
difesa da situazioni spiacevoli o sensi di colpa insostenibili
Per Vygotskij (fondatore della scuola storico-culturale sovietica) linguaggio è “pensiero verbale”:
serve a regolare inizialmente il comportamento interindividuale fornendo uno “stampo” ai
processi logici coinvolti nell’azione poi, una volta interiorizzati i mediatori simbolici,
diventa attività psichica
il bambino lo trova già “pronto” nel mondo in cui vive come organizzazione di tutte le
cognizioni umane necessarie al suo sviluppo (ontogenesi e filogenesi)
se ne appropria attraverso la mediazione dell’adulto poiché il linguaggio è prima mezzo di
comunicazione e scambio sociale poi, interiorizzato dal bambino, diventa uno strumento
del pensiero (concettualizzazione) che anticipa, guida e controlla il comportamento
le attività del bambino, prima “naturali ed elementari”, diventano facoltà psichiche
superiori grazie alla interiorizzazione dei “mediatori simbolici” (lingua parlata e scritta,
calcolo, disegno, musica…) offerti dalla cultura
con la scolarizzazione il pensiero del bambino potrà accedere ad un livello sempre più alto
di strutturazione di significati
il pensiero è quindi un prodotto dello sviluppo storico-culturale che attraverso l’uso dei
“mediatori simbolici” ha permesso agli individui di entrare in relazione tra loro (processo
interindividuale) e di sviluppare “una coscienza ” (processo intraindividuale) come capacità
di autoregolazione interna
Per Piaget il linguaggio, sottosistema della capacità simbolica, riflette lo sviluppo del pensiero :
Per Furth interessanti le ricerche sul “pensiero senza linguaggio” dei bambini sordi dalla nascita:
Per Chomsky l’essere umano ha un’innata competenza alle strutture invarianti del linguaggio:
strutture profonde (semantiche) inconsce comuni ad ogni lingua = universali linguistici che
permettono comprensione - apprendimento (grammatica interiore)
mentre la produzione è appresa = capacità esecutiva o performance a seguito di
maturazione neurofisiologica e di apprendimento culturale e sociale (strutture superficiali)
“Nicola mangia la mela” “La mela è mangiata da Nicola” “Il nonno fuma” “Il camino fuma”
grammatica generativa trasformazionale applicata all’analisi di una struttura profonda
nella musica di Bach, Mozart e Beethoven da Lerdhal e Jackendoff in “Teoria generativa
della musica tonale” (1983)
Per Bruner pensiero e linguaggio sono due sistemi indipendenti ma strutturalmente “isomorfi”:
interesse più che per gli aspetti formali (fonetica, morfologia, sintassi) del linguaggio
(linguistica) per le sue funzioni psichiche cioè per i processi di comunicazione (nascita
della psicolinguistica)
a partire dai primi segnali infantili pre-linguistici (pianto-sguardo-vocalizzo-gesto nei primi
due anni di vita del bambino – periodo sensomotorio) fino alla condivisione di un focus
d’interesse (comunicazione referenziale) tra adulto e bambino
il linguaggio integra capacità cognitive (dalla conoscenza senso motoria degli oggetti alla
loro definizione linguistica) e sociali (da uno scambio interpersonale di segnali non verbali
al dare e ricevere informazioni tramite comunicazione)
Linguaggio e comunicazione
Bambini lupo e periodi critici - Sviluppo delle tre capacità e stadi evolutivi tra maturazione e
apprendimento – Il bambino :
impara ad usare gli organi fono-articolatori (0-6 mesi) mediante il feedback acustico dato
dalla riproduzione di suoni prodotti dal bambino stesso e uditi nell’ambiente,
comportamenti riflessi ricevuti come segnali dagli adulti (sorriso, sguardi verso gli
oggetti….)
impara a comunicare intenzionalmente e con reciprocità (6 – 13 mesi), giochi vocali con
l’adulto con alternanza di turni importanti per la successiva capacità di dialogo e
conversazione, vere routines di azioni condivise tra adulto e bambino (dare e avere,
mostrare e offrire, chiedere e rispondere)
impara a usare simboli (13 – 36 mesi), uso dell’olofrase, poi della parola-frase binomio di
due parole a classe perno e classe aperta, espansione continua della classe aperta fino a
300 parole, uso di proposizioni relative, ipercorrettismi (“diciato” invece di “detto”), per
indurre l’adulto ad accorgersi dei suoi bisogni e raggiungere i propri scopi (causalità) e
usare gli oggetti come strumenti (collegamento mezzi-fini), l’atto sfocia nella dichiarazione
e nella enunciazione.
importanza del linguaggio materno (motherese) fino ai due anni del bambino: frasi brevi,
semplificate, ripetitive, con vocabolario ristretto e intonazione accentuata = probabilmente
predisposizione genetica
funzione referenziale o espressiva del linguaggio infantile confermata o meno dal tipo di
scambio tra bambino e genitori
bambini centrati sulla comprensione (grande attenzione al linguaggio degli adulti, restii a
parlare inizialmente e poi subito competenti) o sulla produzione (parlano subito attenti alla
verifica adulta)
scambi espressivi tra l’uno e l’altro gruppo per valorizzare diversità culturali e linguistiche e
di linguaggi alternativi invece che gerarchicamente contrapposti
Modelli di apprendimento
la forma più elementare è il semplice adattamento biologico basato sui riflessi (animali
unicellulari come il protozoo)
e un livello più elevato è il condizionamento classico “pavloviano” che attraverso
l’associazione di stimoli neutri (luce, suono) sostituisce stimoli e riflessi incondizionati (cibo
-salivazione) con stimoli e risposte condizionati in seguito a contiguità spazio-temporale;
per Pavlov a livello biologico l’organismo si orienta grazie ad un sistema di segnali , a livello
di attività superiori (corticali) il linguaggio rappresenta un secondo sistema di segnali
costituito dalle parole, un ruolo importante ha il “riflesso di orientamento”che permette al
soggetto di esplorare l’ambiente e reagire ai nuovi stimoli (bisogno già cognitivo ???)
per Thorndike l’apprendimento che caratterizza la vita psichica risulta da un insieme di
connessioni stimolo-risposta che fissandosi producono modificazioni nel sistema nervoso
(connessionismo), le connessioni sono regolate dalle seguenti leggi : 1) disponibilità
dell’organismo a reagire allo stimolo 2) l’esercizio o la pratica che rinforza le connessioni 3)
l’effetto di rinforzo (legge dell’effetto) che le conseguenze di certe connessioni hanno sul
loro fissarsi (apprendimento per tentativi ed errori di cani e gatti in situazioni sperimentali
come labirinti e problem-box), anche principio del transfer.
teoria del condizionamento operante di Skinner secondo cui il rinforzo crea una reazione
circolare a ripetere una condotta approvata e ricompensata dall’ambiente (risposta
operante come fonte di motivazione ???)
per Hull importanti sono le variabili intervenienti cioè intermedie con funzione di
mediazione tra organismo ed ambiente
Tolman parla di apprendimento di tipo molare (globale opposto a quello molecolare
dell’addestramento), di comportamento intenzionale direzionato verso uno scopo; parla di
variabili intermedie come 1) sistema di bisogni (tensioni verso…) 2) matrice dei valori
(credenze, atteggiamenti….) 3) spazio comportamentale (vitale, psicologico ….); nel
tendere allo scopo l’individuo procede non per connessioni ma per significati e nessi
adoperando mappe mentali come organizzazione di segni (verso un orientamento
cognitivista)
apprendimento per intuizione secondo la Gestalttheorie : atto creativo della mente che
struttura totalità (cioè significati) percettive irriducibili al semplice accostamento di parti,
l’intuizione coagula velocemente processi cognitivi per risolvere situazioni problematiche
sentite come disarmoniche e risolve le tensioni grazie a soluzioni appropriate
per Lewin l’apprendimento implica un processo di strutturazione cognitiva che permette al
soggetto la soluzione di problemi in situazioni non strutturate cioè prive di significato che si
presentano nel suo “campo” di esperienza: importanza della “flessibilità” psichica grazie
all’elaborazione percettiva, l’atteggiamento problematico, la progettazione di scopi, il
superamento di ostacoli, l’utilizzazione appropriata del maggior numero di risorse
per Piaget le “forme” gestaltiche sono totalità cognitive strutturate ma a-storiche,
astratte rispetto al singolo organismo e rispetto la storia e le esperienze passate
dell’individuo, i suoi “schemi” attraverso l’assimilazione e l’adattamento sono invece si
modificano nell’apprendimento tenendo conto delle esperienze precedenti e quindi sono
fondamentali dal punto di vista genetico-evolutivo
secondo Neisser l’apprendimento è incorporato in tutti i processi della mente in quanto
processi costruttivi che organizzano le informazioni immagazzinate attraverso l’attenzione,
la percezione, la memoria che in forma di problem-solving costruisce strutture semantiche
e ritmiche per trattenere le suddette informazioni
Le motivazioni all’apprendimento
Esiste un “bisogno di imparare”
L’interazione socio-cognitiva
conflitto cognitivo inter-individuale in cui viene coinvolto il gruppo nel suo insieme,
la crisi è provocata da risposte o affermazioni, punti di vista diversi e contraddittori con
diversi effetti sull’apprendimento: stimolo al confronto, alla discussione, al decentramento,
regolazione cognitiva del conflitto attraverso la modifica ragionata delle proprie risposte
Lo sviluppo sociale
Socializzazione o sviluppo sociale ?
fin da subito l’individuo è immerso nei rapporti sociali, è a contatto con gli altri, con regole
di comportamento prescritte dal suo gruppo di riferimento, con sistemi di norme che deve
imperare a conoscere
anni ’60 : i processi di socializzazione erano concepiti in chiave di acculturazione
(antropologia culturale) di controllo degli impulsi (psicologia) di addestramento al ruolo
(sociologia) secondo prospettive centrate su processi di apprendimento e modellamento
svolto dagli adulti
successivamento la funzione dell’adulto è concepita come mediatore (Vygotskij),
interlocutore nell’organizzazione delle competenze e capacità del bambino a sua volta
dotato di risorse proprie e predisposizioni che lo collegano al mondo circostante
la comprensione di sé e degli altri è il requisito indispensable alla socialità intesa come
scambio tra individualità distinte e separate le une dalle altre
il processo di differenziazione e rappresentazione di sé come entità percepita
internamente e esternamente porta all’autoconsapevolezza e alla conoscenza sociale
dalla confusione di esperienze interocettive ed esterocettive ----alla distinzione io/non io
io/altro -----si arriva all’integrazione delle relazioni intraindividuali (la struttura personale
propria) ed interindividuali
circa la struttura personale Witkin (anni ’50) parla di “stili personali” come sistemi di
organizzazione e controllo della vita personale come per gli stili cognitivi dipendenti dal
campo (sistema oggettivo) o indipendenti dal campo (sistema soggettivo) con possibilità di
sfumature intermedie
secondo la teoria psicanalitica le manifestazioni provenienti dall’inconscio (Id o Es) sono
guidate dal principio di piacere , quelle provenienti del sistema personale corrispondenti al
conscio (Io o Ego) sono guidate dal principio di realtà, nello sviluppo del bambino queste
manifestazioni si integrano progressivamente, si organizzano e si consolidano entro un
sistema soggettivo sempre più ampio
per Lewin è fondamentale nello sviluppo della personalità, a partire dall’infanzia, il
concetto di differenziazione, organizzazione ed integrazione dei sottosistemi agenti nella
totalità del sistema personale
nella psicologia americana degli anni ’60 il termine Sé (percezione-rappresentazione-
concetti di Sé) designa l’immagine che il soggetto ha di se stesso, l’Io come oggetto di auto-
riflessione, auto-rappresentazione e auto-coscienza
Margaret Mead fin dagli anni ’30 definisce il Sé un sistema di concetti che l’individuo ha di
se stesso e di cui è cosciente
per Allport nell’immagine di Sé confluiscono elementi legati al proprio aspetto fisico,
all’autostima, alla propria desiderabilità sociale, ai livelli di aspirazione e ad un’immagine
ideale di Sé sempre dinamicamente correlata , come forza “dissonante” e propulsiva, con
l’immagine reale
La coscienza di Sé
tre stadi : a) 0-6 mesi, pulsioni interne da un lato ed emergenza di stati intersoggettivi
(sorriso intenzionale…), b) 8 – 24 mesi schema di permanenza dell’oggetto ed emergenza
della paura dell’estraneo con processi di imitazione ed interiorizzazione di norme esterne
(consapevolezza primaria dalle informazioni sensoriali e dalla comunicazione ed
interazione diadica, sé esistenziale), c) 2 -6 anni circa, passaggio alla coscienza di sé, ricerca
d’identità (fase del “NO”), sistema soggettivo centrato sull’io integrato nell’immagine
stabile del proprio corpo e della proprio identità fisica (consapevolezza di sé),
autoriconoscimento allo specchio intono ai due anni
La teoria dell’attaccamento
definibile come “sistema dinamico di comportamenti a base innata che contribuiscono alla
formazione e al mantenimento di un legame interpersonale specifico tra il bambino
piccolo (primo anno) e la figura allevante”, il legame è bidirezionale e reciproco,
psicologico e non biologico perché si può instaurare con figure diverse dalla figura materna
in natura gli etologi hanno osservato l’imprinting = apprendimento per impressione (studi
di Lorenz sugli anatroccoli che sviluppavano l’attaccamento a qualsiasi stimolo in
movimento al momento della nascita come protezione dai predatori
esperimenti di Harlow sulle scimmie Rhesus, di Bowlby sui comportamento di segnalazione
per richiamare l’adulto (pianto, sguardo, sorrisi, vocalizzo) e di accostamento del bambino
all’adulto (aggrappa mento, avvicinamento, gattona mento verso…) per avviare interazioni
sociali a cui l’adulto risponde perché dotato di una sensibilità allevante a base innata
le condizioni ambientali possono attivare, rinforzare o estinguere questi segnali del
bambino che è anche in grado di regolare le risposte dell’ambiente esprimento
soddisfazione, gratificazione o fastidio o ripulsa
per Bowlby fasi dell’attaccamento : 0-3 mesi orientamento di segnali senza discriminazione
di persona, 3-6 mesi orientamento di segnali verso una o due persone discriminate, 7-8
mesi protesta alla separazione, da 9 mesi paura dell’estraneo (rifiuto, pianto , evitamento)
per Schaffer la sensibilità sociale del neonato è guidata dai processi che guidano lo sviluppo
cognitivo : attenzione, percezione, memoria apprendimento; mediante videoregistrazioni
dei micro comportamenti nella relazione tra adulto e bambino sono emerse le seguenti fasi
e i relativi periodi critici : 0-6 il bambino forma la prima categoria sociale che è quella degli
esseri umani in quanto tali e il volto umano è privilegiato per risalto percettivo; 6-9 mesi si
differenziano le figure più familiari ed emerge un tipico codice di comunicazione; l’atten-
zione sociale del bambino è sollecitata dalle esperienze accumulate; 9-12 mesi formazione
del legame specifico con uno o più familiari, paura dell’estraneo, alternanza di vicinanza e
separazione/esplorazione grazie alla rappresentazione dell’oggetto di attaccamento e
amore
familiare e novità sono i due poli d’attrazione in equilibrio dinamico, sistema di
attaccamento e sistema di esplorazione/allontanamento
Le relazioni amicali
relazione selettiva stabile nel tempo, reciproca e intima, anche tra i due-quattro anni
legami affiliativi caratterizzati da affettività, bisogno di vicinanza, rassicurazione ma anche
esigenza di esplorazione e curiosità per gli altri, reciprocità di segnali che provocano
avvicinamento e prossimità come per le relazioni di attaccamento con adulti;
dai 4 anni differenza tra amici e compagni con interazioni basate su scambio verbale più
che baci e carezze, i bambini popolari capaci di avere amici sono più propensi a conservare,
migliorare e proteggere il benessere e l’integrità altrui, sanno donare e condividere con
amici ma prestano aiuto e conforto nella difficoltà e nel disagio anche a non amici, gli amici
risolvono più facilmente divergenze e conflitti mediante compromessi, controproposta,
giustificazione e riconciliazione
in età scolare le relazioni amicali sono sempre più basate su reciprocità, intimità, intensità
e frequenza di scambi, permettono di acquisire strategie di mediazione e negoziazione
nella risoluzione di conflitti e capacità di cooperare e collaborare
lo sviluppo del concetto di amicizia corrisponde all’evoluzione della comprensione sociale:
1) sempre maggiore capacità di assumere la prospettiva altrui
2) percezione delle persone come entità psicologiche e non solo fisiche
3) rapporti sociali sempre più duraturi invece che occasionali
Lo sviluppo morale
Motivazioni ed emozioni
fattori motivazionali sono tutti gli elementi che determinano la mobilitazione del
comportamento verso scopi da raggiungere: istinti, pulsioni, bisogni, tendenze, motivi,
interessi, emozioni, desideri, valori, ideali…
istinto: forze biologiche che agiscono sulla base del sistema nervoso centrale alla ricerca di
soddisfazione e fuga dal dolore
bisogno-tensione: comportamento a base biologica di ricerca di riduzione del bisogno,
meccanismo omeostatico di tensione-distensione che Cannon estende a vari livelli dai
riflessi basici alle condotte volontarie dotate di autoregolazione (modello omeostatico)
pulsione: per Freud libido o tendenza all’autoconservazione che si esprime con l’energia
dell’istinto vitale (eros) o con l’energia distruttiva dell’istinto di morte (thanatos)
motivo: oggetto-meta da raggiungere, possibile situazione di conflitto tra motivi diversi ed
opposti tra loro
incentivo e ruolo del rinforzo (indirizzo comportamentista) a valenza positiva
(avvicinamento alla meta) o negativa (fuga da eventi indesiderati)
teoria di Tolman del comportamento finalizzato orientato da aspettative (attuale e virtuale
fissata come possibile meta), variabili interne che comprendono il sistema di bisogni, la
matrice di valori e credenze, la mappa cognitiva
teoria di Lewin del campo di forze e dello spazio vitale (tutta la costellazione di forze
dinamiche che costituiscono l’esperienza del singolo) per spiegare i fenomeni psichici nella
loro articolazione dinamica e molteplice
Sistemi di valori
i sistemi culturali configurano valori gerarchicamente ordinati in grado di mobilitare negli
individui motivazioni altrettanto ordinate e integrate per l’esplicitazione di comportamenti
conformi al modello culturale normativo; il sistema sociale definisce “aspettative di ruolo”
ben definite nei confronti della singola persona
“integrazionismo simbolico” (scuola sociologica americana) = non tanto i modelli
prescrittivi ma i modelli simbolici (definizioni, aspettative, credenze e convinzioni)
determinano nell’individuo scelte possibili di interazione esercitando il controllo della
socializzazione, della devianza, le aspettative di ruolo e le iniziative private
i valori di una data cultura non sono immutabili, assolutamente totalizzanti e coerenti,
mutano nel tempo storico (in relazione ai mutamenti economici e politici) e col variare
dell’orizzonte socio-culturale che produce mutamenti dei valori ma a sua volta è
condizionato dal variare di quest’ultimi (vedi i cambiamenti dei valori connessi alla
“femminilità” collegati al modificarsi della condizione socio-economica della donna)
la diversificazione dei sistemi di valori appartenenti a sub-culture (come quella giovanile),
pur rientrando nel sistema culturale complessivo, li pone in contrapposizione o in
alternativa più o meno esplicita a questo portando alla non-universalità dei valori stessi e
alla loro “relatività”
oggi è in atto la ricerca di una possibile condivisione interculturale di valori a partire da
istanze profondamente umane, e non superiori all’uomo, per non andare incontro
all’autodistruzione planetaria (vedi brani di Rogers e Lorenz)
Conflitto e frustrazione
conflitto cognitivo come forma di dissonanza tra informazioni di cui si è in possesso ed
informazioni provenienti dall’esterno ed in contrasto con le precedenti
l’interruzione improvvisa di un compito crea il bisogno di prosecuzione dovuto anche alla
tendenza intrinseca alla “buona forma” (psicologia della Gestalt)
frustrazione = vissuto relativo all’impedimento di un’azione in corso
soglia di tolleranza alla frustrazione = quantità di frustrazione tollerabile da un individuo
senza che questo alteri il campo percettivo o d’azione
reazione alla frustrazione = reazioni aggressive (collera), di fuga (evasione immaginaria), di
instabilità nelle occupazioni (impazienza, instabilità, irrequietezza), regressive (di rinuncia),
di fissazione (comportamenti stereotipati e ripetitivi), costruttive (strutturazione di un
nuovo progetto); le cariche aggressive represse possono generare disturbi della
concentrazione e dell’attenzione
la fiducia di base (vedi Erikson) è indispensabile per far fronte alle esperienze frustranti
approccio psicanalitico : nel conflitto tra le istanze dell’Es e quelle dell’Io questo si difende
con meccanismi quali la rimozione (respingere nell’inconscio), formazione reattiva (idee e
comportamenti antitetici a carattere ossessivo), lo spostamento (situazione di transfert di
sentimenti ed emozioni legati ad altre figure, sintomi di tipo fobico), sublimazione (di
tensioni sessuali su attività creative e di prestigio), di proiezione ( attribuire caratteristiche
proprie a gruppi o soggetti avversi, formazione paranoide), introiezione (assimilare
all’interno caratteristiche negative, distruttive e colpevolizzanti), isolamento
(interpretazioni unilaterali), razionalizzazione (giustificazione di proprie azioni in base a
motivi accettabili dal Super-Io)
Bibliografia
Rita Gay Cialfi Psicologia Edizioni Walk Over, Bergamo, 1998
Camaioni L., De Blasio P. Psicologia dello sviluppo Il Mulino, Bologna, 2002
Tafuri J. Didattica della musica e percezione musicale Zanichelli, Bologna, 1988
Cucchi S. Il “sistema” cervello e l’apprendimento musicale del bambino Lilium
Editions, Brescia, 2015
Sloboda J. La mente musicale Il Mulino, Bologna 1988
In Enciclopedia della musica. Il sapere musicale. 2° Vol. Edizioni Einaudi, 2002 gli
interventi di Peretz I., Clarke E., Deliège I., Imberty M., Vangenot S., Sloboda J.,
Tafuri J.
Apprendice
Fasi dello sviluppo dell’identità secondo E.H. Erickson