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(1 appello)

La Teoria Ostensiva Referenziale e la Teoria della Mente di Sperber e


Wilson

La comunicazione umana è intrinsecamente legata alla capacità di


condividere significati e referenti attraverso il linguaggio. Una delle teorie
che affronta questo complesso processo è la Teoria Ostensiva
Referenziale, che trova le sue radici nella più ampia cornice della Teoria
della Mente di Sperber e Wilson. La Teoria Ostensiva Referenziale
sostiene che il significato di un termine non sia codificato solo nelle
parole, ma derivi anche dal contesto in cui vengono utilizzate e dai gesti o
atti ostensivi che le accompagnano. In altre parole, il referente di un
termine è identificato non solo attraverso la sua definizione, ma anche
mediante l'indicazione diretta o il riferimento gestuale. Questo approccio
mette in evidenza la natura interattiva della comunicazione e la necessità di
comprendere il contesto circostante per interpretare correttamente il
significato di un linguaggio. La Teoria della Mente di Sperber e Wilson,
d'altra parte, si occupa della capacità umana di attribuire stati mentali ad
altri individui. Questa capacità è essenziale per comprendere le intenzioni,
le credenze e le emozioni degli altri, svolgendo un ruolo cruciale nella
comunicazione.
La Teoria della Mente suggerisce che, quando comunichiamo, non solo
condividiamo informazioni, ma anche le interpretazioni, percezioni e stati
mentali altrui. La Teoria Ostensiva Referenziale implica la consapevolezza
della prospettiva altrui e la capacità di interpretare segnali ostensivi.
L'interazione tra la Teoria Ostensiva Referenziale e la Teoria della Mente
assume un ruolo cruciale nell'analisi delle dinamiche comunicative
quotidiane. Quando un individuo utilizza gesti ostensivi, sta cercando non
solo di trasmettere un concetto, ma anche di influenzare la percezione
mentale dell'interlocutore rispetto al referente. La consapevolezza della
prospettiva altrui diventa quindi un elemento chiave per interpretare
correttamente il messaggio.
Un esempio concreto di questa interazione può essere riscontrato nel
linguaggio infantile. I bambini, ancora in fase di sviluppo della Teoria
della Mente, spesso utilizzano gesti ostensivi per indicare e condividere
oggetti o esperienze. Il caregiver, nel tentativo di comprendere il
messaggio, svolge un ruolo cruciale nel decifrare non solo il significato
diretto delle parole, ma anche il contesto emotivo e le intenzioni del
bambino. Inoltre, la Teoria della Mente è essenziale per interpretare
correttamente la comunicazione in situazioni complesse, come l'umorismo
e l'inganno. La capacità di attribuire stati mentali agli altri consente di
comprendere le intenzioni nascoste dietro un linguaggio ambiguo o
umoristico, svelando strati più profondi di significato al di là delle parole
stesse. la Teoria della Mente è un sistema fondamentale non solo in quest
situazioni ma anche in situazioni quotidiane, infatti,
tipicamente difficoltà alla
Teoria della Mente non consentono di far progredire la comunicazione,
basti pensare al caso riportato da
Una Frith riguardo alla comunicazione con soggetti con Sindrome dello
Spettro Autistico. I soggetti autistico hanno difficoltà a comprendere gli
stati mentali altrui e pertanto decodificano solo il piano letterale. Gli studi
sui soggetti autistici
sostengono il ruolo fondamentale del mind
reading nella comunicazione.

In sintesi, la Teoria Ostensiva Referenziale e la Teoria della Mente si


intersecano in un intricato intreccio di significati e interpretazioni nella
comunicazione umana. Questi approcci fornisco uno sguardo approfondito
sulle dinamiche cognitive coinvolte nel processo comunicativo,
evidenziando come la consapevolezza degli atti ostensivi e la capacità di
comprendere gli stati mentali altrui siano fondamentali per una
comunicazione efficace e ricca di significato.

(2 appello)
Prospettive Pragmatiche nella Conversazione ˆ Modello del Codice

La pragmatica della conversazione offre una prospettiva dinamica e


interattiva sulla comunicazione umana, sfidando il tradizionale modello
del codice linguistico. Diversi studiosi, tra cui John Searle, e Grice, hanno
fornito contributi significativi per comprendere le complesse dinamiche
del linguaggio nella comunicazione quotidiana. Contrariamente al modello
del codice, che tratta il linguaggio come un insieme di segni statici con
significati predefiniti, la pragmatica della conversazione si concentra sulla
costruzione del significato nell'atto comunicativo. Noam Chomsky, con la
sua teoria generativa, ha posto l'enfasi sulla struttura profonda delle frasi,
sostenendo che il significato può essere estratto seguendo regole
grammaticali innate. Tuttavia, la pragmatica contesta questa visione,
sottolineando che il significato va al di là delle regole sintattiche e dipende
dall'interazione sociale.
Jerry Fodor, con la sua teoria del "linguaggio del pensiero", propone che il
linguaggio rifletta direttamente la struttura del pensiero, considerando il
linguaggio come un codice per i contenuti mentali. La pragmatica, al
contrario, evidenzia come il significato sia costruito attraverso l'uso
situazionale del linguaggio, implicando un'interazione complessa tra
contesto, intenzioni e interpretazioni.
John Searle e Austin hanno contribuito con la teoria degli atti linguistici,
sottolineando che le parole non solo rappresentano il mondo, ma possono
anche compiere azioni.
Le massime di Grice, come la massima della quantità e la massima della
qualità, evidenziano il ruolo cruciale della cooperazione e della
condivisione d'informazioni nella comunicazione.
Nel contesto della pragmatica della conversazione, il modello del codice
appare limitato, poiché non riesce a catturare la ricchezza delle sfumature
del significato emergente durante l'interazione. Il linguaggio non è solo
uno strumento di trasmissione di informazioni, ma un mezzo attraverso il
quale costruiamo significato condiviso e negoziamo la nostra
comprensione del mondo, quindi un mezzo di persuasione/convincimento.
In conclusione, la pragmatica della conversazione offre una prospettiva più
dinamica e interattiva rispetto al modello del codice, considerando il
linguaggio come una pratica sociale in continua evoluzione. Le teorie di
Chomsky, Fodor, Austin e le massime di Grice contribuiscono alla
comprensione delle diverse dimensioni del linguaggio, ma la pragmatica ci
invita a esplorare la complessità della comunicazione umana al di là di un
semplice scambio di segni e significati statici.

McNeill Gesture First e Co-Speech Gesture

David McNeill, pioniere nel campo della comunicazione gestuale, ha


introdotto concetti rivoluzionari come "Gesture First" e "Co-Speech
Gesture", offrendo una nuova prospettiva sulla comprensione del
linguaggio non verbale e della sua integrazione con il linguaggio verbale.
La teoria di "Gesture First" propone che i gesti precedano spesso le parole
durante il processo comunicativo. McNeill ha osservato che nelle
conversazioni quotidiane, le persone spesso iniziano a comunicare
attraverso i gesti prima ancora di formulare frasi complete. Questo
suggerisce che i gesti siano un elemento intrinseco e spontaneo della
nostra espressione comunicativa, anticipando e facilitando l'emergere delle
parole. La nozione di "Co-Speech Gesture" si riferisce all'uso simultaneo
di gesti mentre si parla. McNeill ha sottolineato che i gesti non sono
meramente accompagnamenti casuali del linguaggio verbale, ma hanno
una correlazione significativa con il contenuto del discorso. Ad esempio,
un gesto di pizzicamento potrebbe essere usato in concomitanza con
l'utilizzo della parola "piccolo", enfatizzando e arricchendo il significato
verbale.
McNeill ha sviluppato una classificazione dettagliata dei gesti,
distinguendo tra gesti emblematici (con significato simbolico), gesti
iconici (con riferimento diretto all'oggetto o all'azione), e gesti diici (che
puntano a spazializzare il discorso). Questa categorizzazione dimostra la
ricchezza e la diversità dei gesti nel loro contributo alla comunicazione.
L'importanza di queste teorie risiede nel fatto che mettono in discussione
la visione tradizionale che considera i gesti come semplici accessori o
addirittura come espressioni casuali di emozioni. McNeill suggerisce che i
gesti non solo riflettono il pensiero, ma contribuiscono attivamente alla sua
formazione e comunicazione.
In sintesi, le teorie di McNeill, come "Gesture First" e "Co-Speech
Gesture", pongono l'accento sulla centralità dei gesti nella comunicazione
umana. Queste idee hanno ampliato la nostra comprensione della
complessità e dell'interconnessione tra linguaggio verbale e non verbale,
suggerendo che i gesti sono una componente essenziale nel processo
dinamico di esprimere e interpretare significati durante la comunicazione.

Modello del Codice, la Lingua Pragmatica, le Massime di Grice e


Austin

Il Modello del Codice, derivato da approcci strutturalisti, ha a lungo


dominato la comprensione della comunicazione, considerando il
linguaggio come un sistema di segni con significati predeterminati.
Tuttavia, nuove prospettive emergono attraverso la Pragmatica, le
Massime di Grice e le teorie di Austin, che sottolineano l'importanza della
contestualizzazione e della dinamica interattiva nella comprensione del
linguaggio.
Il Modello del Codice tratta il linguaggio come un sistema chiuso di segni,
in cui parole e frasi hanno significati intrinseci e indipendenti dal contesto.
Tuttavia, Pragmatica propone un approccio più dinamico, considerando il
contesto come parte integrante del significato linguistico . La pragmatica
esplora come il significato emerga nell'interazione sociale, attraverso
segnali non verbali, contesti culturali e intenzioni comunicative. Le
Massime di Grice, formulate da H.P. Grice, sono principi che guidano la
comunicazione cooperativa. La Massima della Quantità, della Qualità,
della Relazione e del Modo suggeriscono che i parlanti si aspettano di
condividere informazioni rilevanti, di essere veritieri, di contribuire al
tema della conversazione e di esprimersi chiaramente. Queste massime
evidenziano come la cooperazione reciproca sia fondamentale per il
successo della comunicazione.
Le teorie di J.L. Austin, in particolare la teoria degli atti linguistici,
spostano ulteriormente l'attenzione dalla mera trasmissione di informazioni
alla realizzazione di azioni attraverso il linguaggio. Austin sostiene che le
parole non solo rappresentino il mondo, ma possano anche compiere
azioni, come ad esempio nel caso di un "promettere" o "scommettere".
Questa prospettiva arricchisce la comprensione della comunicazione,
considerando il linguaggio come un mezzo di interazione e non solo di
trasmissione di dati. l'integrazione del Modello del Codice, della Lingua
Pragmatica, delle Massime di Grice e delle teorie di Austin offre un
approccio più completo alla comprensione del linguaggio. Queste
prospettive condividono l'idea che il significato non sia unicamente
intrinseco alle parole, ma emerga dall'interazione dinamica tra parlanti,
contesto e intenzioni comunicative. La comunicazione efficace richiede
quindi una comprensione più ampia che abbracci la complessità e la
ricchezza della lingua umana.

Modello dell'Esplosione e Chomsky

Il Modello dell'Esplosione, nell'ambito della linguistica, rappresenta un


approccio che sfida le concezioni tradizionali sull'acquisizione e la
struttura del linguaggio. Questo modello, che trova le sue radici nelle
teorie di Noam Chomsky, ha rivoluzionato la comprensione della natura
del linguaggio e del modo in cui viene appreso e utilizzato dall'essere
umano. Chomsky cerca di dar conto
dell'evoluzione della
Grammatica Universale, secondo lui non vi è compatibilità tra Teoria
dell'Evoluzione e Linguaggio
Umano, si affianca all'idea che a un certo punto il linguaggio è "esploso"
nell'homo sapiens. Quindi per lui non esiste
gradualismo del linguaggio, lui dice che il linguaggio o lo si dà tutto
oppure non attraverso forme intermedie,
per giustificare questa posizione si rifà anche alla
Teoria degli organi incipienti di Mivart secondo cui non è possibile
spiegare forme
intermedie di ali per gli uccelli. Il linguaggio non ha precedenti.
. In altre parole, un numero finito di regole può dare origine a un numero
virtualmente infinito di frasi linguisticamente corrette. Questa idea
contrasta con l'approccio comportamentista, che considerava
l'apprendimento del linguaggio come un processo basato sull'imitazione e
sul rinforzo.
La teoria di Chomsky suggerisce che l'innata capacità umana di
comprendere e produrre linguaggio va oltre la mera memorizzazione di
sequenze di parole. Egli ha introdotto il concetto di "grammatica
universale", un insieme di regole innate condivise da tutte le lingue umane.
Questo concetto ha trasformato la nostra comprensione dell'acquisizione
linguistica, indicando che gli esseri umani sono predisposti a imparare il
linguaggio in virtù di una struttura innata nella mente.

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