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glottologia 23/02

Cosa studia la linguistica?


La linguistica studia la lingua umana e spesso per imparare una lingua c’è bisogno di imparare anche una lingua non
umana (come quello degli animali che non hanno una lingua cioè un insieme di parole).
Anche parlare richiede un chiarimento.
La linguistica cerca di capire come usiamo la lingua o perché il parlante sa usare le parole, le sa combinare, perché
conosce la sintassi e sa costruire una frase?
La differenza tra lingua umana e animale è la sintassi.
Non solo il linguista osserva tali meccanismi ma vuole comprendere come funzionano questi meccanismi. Ecco come
possiamo avvicinarci al linguaggio.

Perché alcuni sono in grado di fare tali meccanismi o in italiano sa adempiere alla sintassi, alla fonologia, e altre no?
La linguistica studia anche la comunicazione.
La definizione tecnica deriva da De Mauro che studia la lingua, parlare e saper usare.

Perché manifestazioni possibili?


Un noto neurologo Andrea Moro, ha studiato come funziona il cervello umano quando noi produciamo o ascoltiamo
delle frasi.
Egli parla di mondi possibili, di lingue possibili. Egli ha inventato con la sua equipe delle regole possibili.
Ad esempio l’aggettivo collocato vicino al nome, cerca di definirlo. Può prevedere o esser dopo.
Una GRANDE CASA= una CASA GRANDE
quando anticipo l’aggettivo, deduco un altro significato.
L’aggettivo occupa una determinata posizione, in una frase di lingua x l’aggettivo, per regola, occupa la quarta
posizione.
L’essere umano è in difficoltà apprendere tale regola, ma in un luogo del cervello, la sintassi viene appresa. La sintassi
è un’area del cervello.
Una persona che parla 11 lingue a volte non riesce a comprendere la 12.
Esistono delle regole impossibili.
Quello che studia la linguistica sono le manifestazioni possibili ma sono tante le ipotesi su quelle impossibili. Qualcosa
accade nel cervello, non si illumina, in quanto non riconosce un certo costrutto sintattico. La reggenza linguistica-
sintattica. La nostra lingua si manifesta nel cervello tramite questa reggenza.
Una caratteristica universale del linguaggio umano è la ricorsività la capacità di costruire delle proposizioni in infinite
possibilità.
“Ho incontrato Matteo che indossava i pantaloni blu che l’altro ieri la mamma stirava…”
A un certo punto non si può ricordare quel che si è detto ma nel momento si è messa in atto una gerarchia arrivata da
capacità innata detta linguaggio.

Dire che la linguistica studia le lingue vuol dire che essa studia i resti parlato, scritti. Quando si dice testo, non bisogna
pensare al testo materiale ma un insieme di parole strutturate o precisamente un insieme strutturato di parole.
Questo insieme può essere dialettale, nazionale, antico. Alcuni esempi di tali lingue sono presenti quindi non si parla di
lingue solo straniere territoriali come francese o inglese, ma si parla di diversità di tipi di lingue come l’italiano
trasmesso, parlato, scritto, dialettale.
Studia i testi prodotti dai parlanti.
Prova anche a far giudizi, ma il giudizio richiama un po’ le manifestazioni possibili e impossibili di una lingua.
Il linguista cerca di capire perché in una lingua un testo è accettabile o non accettabile.
Chi accetta o non accetta il testo?
I parlanti. Non giudica la forma corretta o scorretta. Non fa questo la linguistica ma riflette sul perché dei costrutti sono
inaccettabili.

Quale è l’oggetto della disciplina?


La lingua.
Ma cos’è la lingua.
Se lessicografo studia un dizionario le come è strutturato, gli oggetti di una disciplina non osservabile. Il linguista che
cosa osserva? Possiamo noi toccare per mano, la sintassi?
Non si tratta solo di comprendere quanto si ha appena letto ma di capire dov’è e cos’è la sintassi.
Si cerca di capire perché vediamo o cerchiamo di capire quella frase. Capire quei meccanismi sistematici.
Come si fa a vedere il significato di un discorso?
Osservare la lingua in semantica significa guardare con attenzione il significato di un enunciato.

Chi è il linguista?
Colui che cerca di comprendere le lingue. Non è colui che corregge.

Chi è l’interprete?
Di solito egli ha a che fare con dimensioni linguistiche, alla quale si affida anche la figura di traduttore. L’interpretariato
è un mediatore linguistico in sincronia, parla e traduco interpretando, riguarda la dimensione prettamente orale.
Traduttore= traditore poiché di mezzo vi è l’interpretazione. Non si conosce l’intenzionalità.

Chi è il filologo?
L’oggetto di studio è sempre la lingua e la studia per poter interpretare i cambiamenti linguistici nel tempo partendo
dai testi, studiare il greco, il latino con approccio filologico.
A partire dalla Bibbia si osserva filologicamente il testo.

Cosa studia uno studioso di filosofia?


Studia il pensiero dei filosofi leggendo.

Cosa fa uno studioso di letteratura sia straniera che italiana?


L’approccio con l’originale per cui gli servono le lingue. La traduzione dello scritto in lingua straniera a volte non riesce
a trasportalo soprattutto per la musicalità della lingua.
Dunque studiare tale letteratura vuol dire avere un minimo di accesso alla lingua straniera.
Studio il francese per conoscere Zola o il tedesco per un filosofo tedesco.

Non esiste un oggetto a priori, quando decido di studiare la lingua in quel momento assumo una prospettiva di analisi.
Significa che ritaglio il mio oggetto di studio della lingua e ne decido la metodologia o l’approccio di studio.
Assumere un approccio di acronimo e vedere il cambiamento dell’uso di una parola in cento anni, che comporta
variazione di uso e significato= ho assunto la prospettiva di acronica.
Questo non esiste a priori. Esiste la parola, ma poi bisogna spiegarla a seconda delle diverse analisi linguistiche.
Tutto filologo, filosofo... studiando la lingua come mezzo per fare altro.
Interprete, per fare altro e tradurre, non per studiare la lingua, a meno che non si voglia avere come fine la linguistica e
diventare linguista.

Come funziona la linguistica?


-comprendere la mente umana
-comprendere i meccanismi costanti della lingua
-comprendere il rapporto tra natura e storia

La lingua è naturale?
Si. Ma c’è qualcosa che lo differenzia, la storicità.
La storicità è la lingua nel tempo legata al contesto e al mondo.
Per questo si dice che le lingue italiano o francese, sono lingue storico-naturali.

A cosa serve la linguistica?


Serve a capire la vita.

-Le lingue sono vive, sono morte (metafora fine 700 inizio 80”) = la linguistica è tra le scienze umane e le scienze pure.

Cosa si intende per lingua?


Perché il dialetto è una lingua.
Da quale lingua può derivare il campano o il dialetto fiorentino, romano…
I dialetti sono lingue a tutti gli effetti: ha dei costrutti, un lessico proprio a volte impossibili da tradurre in italiano causati
da un’altra storia, un prestito…
Esistono dialetti di primo livello, secondo o dialetti di varietà.

Perché sono tante le lingue?


Sono state scoperte, osservate, registrate cioè scrivere la grammatica.
Il linguista antropologo decide di lavorare sul campo, è l’Etnolinguistica. L’obiettivo è salvaguardare una lingua per
diritto o per hobby.
Esistono le minoranze linguistiche che bisogna per legge (art.6), tutelare.

Conoscere le lingue vuol dire essere in grado di classificarle, raggrupparle.


Es. In funzione dell’età, del colore di capelli si può formare un gruppo.
Abbiamo conosciuto l’evoluzione della lingua italiana per dire che è una lingua neo romanza, che somiglia un po’ al
francese e tedesco per struttura o si può dire che è una lingua parlatissima.
Si recuperano tanti parlamentari geografici, demografici, per collocare la lingua tra le lingue.
Alcune lingue contanti milioni di parlanti o altre pochi parlanti.
Perché il cinese deve risultare più interessante di una lingua altra?

LA CLASSIFICAZIONE LINGUISTICA
Classificate in più categorie non per il numero di parlanti. Ma per nome, famiglie linguistiche.
L’italiano appartiene alla famiglia linguistica una, rispetto le altre 7000.
“L’italiano appartiene alla famiglia indoeuropea e si usa come lingua di istruzione”
L’italiano digitale cresce.
Si trova nella letteratura nei giornali, nel testo biblico: i cosiddetti media.

Classificazione genealogica
Due lingua fanno parte della stessa classificazione genealogica, se derivano entrambe da una medesima lingua.
Le lingue sorelle sono italiano francese portoghese spagnolo poiché derivano dalla stessa lingua, lingua madre.
La lingua materna= in senso nato, superata la questione del genere.
La lingua madre è metafora di linguistica storica.
Riflettere sull’origine delle lingue per una lingua madre.
La lingua madre dell’italiano e il latino, della famiglia indoeuropea.
Come si arriva a tale risposta?
1- grazie alla filologia
2- grazie alla linguistica storica

Come si può dire che francese e italiano derivano dal latino?


Tramite lo studio dei testi. E cosa hanno studiato i testi? Il lessico.
Però ci sono lingue dal tanto lessico in comune ma diversa famiglia linguistica. Si parte dal lessico ma non ci si ferma
mai a tale. Chi tradisce sono i fonemi, i suoni della lingua.
Si è ricostruito germanico, proto germanico fino ad arrivare all’indoeuropeo di cui non abbiamo testimonianza scritta
ma non mettiamo in discussione.

classificazione areale
Nella lega linguistica balcanica vi sono lingue dalle famiglie diverse:
 lingue slave: macedone, turco, indunese che presentano determinate caratteristiche.
 greco moderno
 albanese

classificazione tipologica
Se la linguistica studia la struttura delle lingue esse vengono descritte anche per la struttura che le caratterizza. Questo
tipo di classificazione si dice tipologica. In essa in una stessa classe o categoria rientrano lingue anche a famiglie
diverse o distanti tra di loro geograficamente. Perché fanno parte della stessa categoria?
Poiché simili dal punto di vista strutturale: fonemi, semantica, grafemi.
Alcuni appartengono alla stessa semantica per i nomi della parentela.

Classificate per inventario fonetico diverso.


Quanti fonemi ha l’inglese, l’italiano, il francese?
L’italiano come tutte le lingue ha una sintassi.
La sintassi tipica dell’italiano?
Pensiamo ad una frase semplice rappresentata da un verbo transitivo.
Il bambino mangia la mela.

28/02
classificazione morfologica

1) Il primo criterio linguistico è classificare la lingua in base al numero dei parlanti anche se, non interessa molto al
linguista. È una classificazione che si usa soprattutto in ambito scientifico per sondaggi
2) Il secondo criterio è la geografia anche se, il linguista è interessato ad altro.

Sono tre le classificazioni linguistiche tenendo conto di parametri linguistici:


Nate verso il 1700 e a volte, sovrapposte
•genealogica —> famiglia (parola chiave) = hanno la medesima lingua madre
•tipologica —> non in base alla famiglia ma consiste nel raggruppare lingue che pur appartenendo alla medesima
famiglia devono essere raggruppate in maniera “strutturale”. Questo metodo nasce con l’intento di confrontare le
strutture di lingue con altre classificate genealogicamente come appartenenti ad altre famiglie. Immaginiamo la
scoperta di una lingua priva di tradizione scritta come in un territorio quale il Sudamerica e lo studioso si domanda
“avrà legami con una lingua già esistente o comunque al confine col territorio?”.
La lingua italiana è postposizionale o preposizionale? Pre: la testa del sintagma tende a precedere il suo nominatore.
Preceduto dalla preposizione. Le particelle come “le,la,il” precedono il nome; al contrario l’ungherese è postposizionale
poiché si dice “giardino nel” non “il giardino”.
La testa del sintagma nominale è il bambino.
Il sintagma nominale è la forma di un insieme di parole nella frase dove la testa è il nome.
Il sintagma è come un treno= testa e parole.
“Il bambino” è la testa del sintagma mentre il suo modificatore è “il”.
Le lingue romanze come l’inglese anche se diversa genealogicamente dall’italiano appartengono alla stessa categoria
del tipo sintattico “sov” (soggetto-oggetto-verbo).
Nel 1836 uno studioso parla per la prima volta di struttura morfologica.

In una lingua si ha
 la frase che struttura il testo
 I sintagmi strutturano le frasi
 Le parole strutturano i sintagmi
 I morfemi strutturano le parole
 I fonemi strutturano i morfemi

Oltre alla parola grafica (macchina da scrivere= forma scritta) esiste la parola fonologica (accenti, fonotassi) utile a
distinguerla tra le varie lingue o parole simili in una stessa lingua.
Esiste anche la parola morfologica (grammaticale-sintattica).
Una parola è tale poiché ha un significato per il parlante.
Libreria è una parola con la quale si fa qualcosa con i libr…
Morfema lessicale = libr
Morfema grammaticale = eri
morfema sintattico= a (indica femminile e singolare)
Una parola è sintattica se dispone di autonomia sintattica: la mela, oggi, il bambino..

Solo analizzando come si struttura il morfema di una parola possiamo individuarne l’analogia come -libro, libricino,
libreria, libraio,librettista.
-nero,nera,neri,nere:

O
A Indicano il numero e il genere
I
E

Le lingue in base alle minime unità di cui si compongono, sono distinte su base morfologica in:
Ÿ lingue fusivo-flessive
Ÿ Lingue agglutinanti
Ÿ Lingue isolanti
Ÿ Lingue polisintetiche
Per definirle tali, bisogna prendere la parola della lingua ed analizzarla come si comporta.
Si utilizzano due indici:
~indice di sintesi=parla del numero di morfemi all’interno di una parola; se si scrive 1:1 si indica che quella parola ha un
solo morfema (come “tu”); se si scrive 3:1 indica che si hanno tre morfemi in una parola.
Quando pensiamo all’indice di sintesi pensiamo alla quantità dei morfemi
~indice di fusione=unire i morfemi nella parola (come “ner-a”= morfema+significato).
Quando pensiamo all’indice di fusione pensiamo alla qualità ossia i significati possibili espressi dal morfema

Lingua fusivi-flessiva {greco antico/moderno, latino, lingue germaniche antiche/moderne, lingue slave..}
(molte non appartengono alla stessa famiglia ma allo stesso tipo morfologico) —> latino e italiano
puellarum [2:1]—> puell (ragazza)- arum (molteplici significati poiché indica caso,genere,numero)
belle bambine [3:1]—> bell (significato di bellezza)-e (genere e numero)
Sono implicati due indici cioè di fusione e sintesi.

Lingue agglutinanti {turco,ungherese,finlandese..}


Famiglie diverse ma hanno analogie sistematiche nella morfologia
Qui l’indice di sintesi è maggiore di quello di fusione.
Se nell’italiano consideriamo un solo morfema sia per plurale che singolare sostituendo la o alla i
Vediamo come in altre lingue ci sono molteplici morfemi
El mano—> el-i / el-ler (nominativo)

Lingue isolanti {cinese}


Esistono qui le glosse cioè termini isolati affiancati da una spiegazione (traduzione) del loro significato.
L’indice di fusione non c’è mentre quello di sintesi è basso.

Lingue polisintetiche {australiano,eschimese,amerindiane..}


In eschimese delle parole, delle glosse, sono tradotte in italiano da una frase.
L’indice di fusione ha valori intermedi (per la complessità strutturale) e l’indice di sintesi ha valori medi [4:1].

2/03, la fonetica

Secondo un linguista ginevrino, a cui è assegnata la nascita della linguistica moderna, per comprendere un segno
linguistico nonché una parola bisogna rispettare alcuni campi come la fonetica.
Fonetica e fonologia hanno in comune “fon” e lo studio del suono ma in maniera differente.
 Fonologia= studio del fono, il suono che in linguistica è qualcosa che noi percepiamo e che ha una funzione.
 Fonetica= studia i suoni

Suono

Fono fonema

Unità con funzione distintiva & articolazione= produzione verbale

fonetica

La fonetica è uguale in tutto il mondo—> IPA = sistema fonetico internazionale


In fonetica il suono è studiato come entità con funzione distintiva.
Ne esistono di diversi tipi: acustica,articolatoria…
Il principale oggetto di studio siamo noi: dobbiamo ascoltare ciò che diciamo come lo diciamo.
Tutto avviene grazie all’apparato fonatorio.
La stessa frase se pronunciata, in generi musicali diversi, vediamo come gli organi per articolare un suono si muovono
in maniera diversa.

Operazioni di conversazione
La trascrizione: per comprendere dove deve cadere un accento. Rappresenta la pronuncia di una parola.
La traslitterazione: prende come scrittura di riferimento il latino per poter trascrivere qualcosa di diverso dalla nostra
lingua.
La nostra lingua è una lingua alfabetica, ma esistono anche quelle ideografiche, sillabiche …
Nella scrittura alfabetica il valore del grafema è il fonema.
Nella scrittura sillabica il valore del grafema è una sillaba come la lingua cinese.
Nella scrittura ideografica il grafema richiama una nozione/ un significato.
La traslitterazione serve per poter leggere una lingua così con la trascrizione siamo capaci di scriverla.
15/03

Il fonema

Sinonimo di fono è suono


Il fonema è un suono non concreto ma astratto cioè mentale
I nomi nella storia della fonologia e si son chiesti se possono entrare nella stessa categoria di suono
La disciplina che studia il suono come articolato è la fonetica
Quale è la disciplina che si occupa del fono non come entità astratta: la fonologia
Siamo nella fine dell’800 inizio 900 quando Trubeckoj e Jakobson (sia in fonologia che in pragmatica) si sono chiesti a
cosa serve la lingua
Parole in francese non è parola in italianoParole è parola intesta come parola del signore
Distinzione tra parole e mot. Perché allora non è stata utilizzata mot ma parole? La parole è da intendere come l’atto
del parlare
Sinonimo di langue è sistemaIl sistema è un insieme strutturato di qualcosa.
Questo insieme strutturato è un insieme strutturato di entità
Quali sono le entità strutturate della langue? I suoni cioè i fonemi
Il paradigma con la parola paradigmatico (sostituire,sostituzione) si oppone a sintagmatico (sintagma=combinazione
di parole)
Per paradigma si intende la dimensione flessiva cioè la parte che cambia (nonché i morfemi come il genere il numero
cioè quelle chiamate desinenze)
La fonologia studia dal punto di vista astratto
Paradigmatico cioè scelgo uno e escludo gli altri
Sintagmatico prima scegliamo e poi le combiniamo
Casa—> combiniamo dei suoni C A S A

Esistono tante fonologie=


Ÿ fonologia della parola: analisi fonematica o fonologica della parola
Ÿ fonologia dell’enunciato: trascrizione fonematica vado a ccorrere questa duplicazione del suono verrà descritta
foneticamente
Ÿ fonologia soprasegmentali: tratti fonologici che esistono perché si appoggiano sul segmento e senza di esso
questo tratti non esistono
Esistono sillabe toniche e atone: quelle toniche l’accento cade sulla sillaba che precede l’accento. Senza il segmento
l’accento può esistere
Casa = CA sillaba tonica SA sillaba atona

Le funzioni dei suoni


Tante volte il fono è solo un suono prodotto mentre il fonema oltre ad essere articolato ha anche una funzione nella
lingua
funzione espressiva= allungamenti vocali in italiano che consente di esprimere diversi significati
Funzione demarcativa= tarlo parola della lingua italiano al cui interno se prestiamo attenzione alla sequenza
fonematica t-a-R-L-o sono fonemi accentati dalla lingua italiana. Distingue due parole.
Funzione distintiva= siamo nel 1939 con Trubeckoj. Cos’è un suono e perché se questo è universale può essere distinto in
varie lingue. Se noi prendessimo il sistema fonematico cioè fonologico dell’italiano vediamo come alcune lingue
presentano il medesimo numero di fonemi e altre no. Perché lingue diverse hanno il sistema fonematico diverso? Il
sistema si presenta con tabelle, grafici, mappe dove combiniamo al loro interno delle entità. Ci sono suoni che hanno
funzioni distintive cioè per noi, quelle capacità di distinguere una parola dall’altra. Se col suono della lingua italiana può
distinguere una parola Dall’altra, questo è un fonema. Se invece non ha la capacità di distinzione è semplicemente un
fono. Cane e pane. I primi due suoni sono diversi C e P. Nelle parole cosa / cosa pronunciata aperta o chiusa, questi
doni non sono fonemi e non hanno funzione distintiva ma restano foni.

Dire che il fonema è l’unità minima della fonologia non è sufficiente.


Mangiavo e mangiavi sono morfemi diversi perché distinguono la persona.
Distinzione di fonemi per distinzione di morfemi. Non si tratta di un’unita fisica ma teorica e astratta.
Il fonema è un’unità minima cioè non esiste altro al di sotto di essa, priva di significato ma ha funzione distintiva ed è
formato da un tratto o fascio distintivo simultaneo (cioè che se elimino il tratto della vela Rita il suono non esiste).
Posso scomporre il fonema in altri fonemi? No. Poiché unità minima.
velare occlusiva sorda, modo di articolazione, luogo di articolazione. Se io sostituisco la sordità con la sonorità ottengo
la velare G.
La distinzione si rifà al rapporto con i fonemi.
Pag.116-117= tabella coi tratti distintivi dei fonemi
21/03

Si tratta di tre modelli che spiegano l’origine della morfologia


Il primo spiega l’origine dei morfemi e come si collocano essi nelle parole
Gli ultimi due spiegano gli allomorfemi
I primi due aspetti richiamano lo statuto del morfema. Esistono però morfemi che non si spiegano con il primo modello
perché sono frutto di un processo il più delle volte fonologico
Nel terzo modello non è più vista come entità di analisi il morfema ma l’intera entità nel quale si colloca il morfema
Pag.184= la struttura della parola
Il modello entità-disposizione: i morfemi sono entità minime all’interno della parole dotate di significato riconosciuto per
disposizione, funzione e statuto.
La terminologia dei morfemi riconduce al primo modello.
Il morfema lessicale rinvia al lessico e cosa rende questa parola parte del lessico? La parola libro cui morfema è libr e
l’altro è o (morfema flessivo).
I morfemi lessicali sono flessivi detti anche grammaticali perché veicolano un significato grammaticale e nel caso di
libro il significato grammaticale è maschile-singolare (sono due).
Una parola con libro che presenta un morfema derivativo è libreria cui morfema è eria ma in realtà è eri anche se la a
fa parte di libreria. La a finale è morfema flessivo-grammaticale.
Siamo in grado di riconoscere le funzioni di tali entità cioè flessivo, lessicale e derivazionale.
Leggere è una parola semplice, non variabile cioè non derivata mentre lettura deriva da leggere.
Il morfema flessivo è ere mentre legg è morfema lessicale.

Ricostruzione
 ri= morfema derivazionale
 costru= lessicale
 zion= derivativo
 e= flessivo

Il morfema può essere libero o legato = legato si giudica che dev’essere legato ad un’altra entità per avere significato
mentre libero vuol dire che da solo ha significato.
Libro cui morfema libr non è autonomo sul piano sintattico quindi dal punto di vista dello statuto è legato. L’altro
morfema è o che medesimamente, è legato.
Domani ha un morfema lessicale do ed è libero cioè ha autonomia sintattica.
Il morfema grammaticale raramente è libero a meno che, non si voglia usare come nome in un’analisi (“il prefisso ri
serve a…”)
Io, tu, noi sono morfemi invariabili e non scomponibili.
L’ultimo parametro è la distribuzione. Vi sono i prefissi detti così poiché vengono prima del morfema lessicale; nel caso
di ricostruzione il prefisso è ri perché precede la parola è il morfema lessicale. Questo vale esclusivamente per il
prefisso quindi si mette da parte la parola dunque un prefisso è tale poiché precede il morfema lessicale.
Il suffisso segue il morfema lessicale. In ricostruzione il suffissò è zion.
Il verbo che dà origine a queste parole è affissazione che in entrambi i casi può seguire o precedere.
Il vero suffisso è solo quello derivativo.
Ad esempio libreria deriva da libro e da libr quindi io ho aggiunto io suffissò derivativo a libr.
Come si forma il maschile plurale? Aggiungendo la i al morfema lessicale; è flessivo.
Transfisso significa attraversare la parola.
Infisso significa tagliare la parola ma è nella parola= nel morfema lessicale.
O è un suffisso flessivo.
La flessione nella parola Libro segue. Se volessi renderla transfisso diventa ilobr.
Il circumfisso circonde il morfema lessicale.
Ma anche il suffisso e l’Infisso lo circondano.
Costruire è parola semplice mentre costruzione è derivata.
Ricostruzione ho aggiunto il prefisso.
Nella parola libricino, icin, non è solo un infisso perché è nella parola ma è un suffissò perché segue il morfema
lessicale.
Io tu poi con bar ieri sono morfemi liberi che coincidono con la parola e hanno un solo morfema tante che si dicono
parola monomorfemica.
Pag.187= aggettivo biplanare
Vi è un piano che corrisponde a un altro

Libro
 significato di libr: immagine mentale di quello che si vede su un tavolo
 O: corrispondono due significati.
Aggettivo nero dove la o ha due significati corrisposti a una forma.
La biplanarità riguarda il rapporto tra significante e suo significato.
Il morfema è entità biplanare? Sono in alcuni casi.
La o di nero alla sua forma corrisponde due significati.
Quando il morfema ha più di un significato si dice cumulativo.
Maria è simpatica.
{Ha ucciso l’uomo col coltello: non si sa chi possedeva il coltello—> ambiguità delle
Parole nelle frasi}
la è, è un morfema lessicale-flessivo- cumulativo cioè ha molteplici significati= essere,presente,indicativo,singolare….
Questa è la di osserva dal punto di vista morfologico diventa morfema ed ha significato.
Pacchetto morfemico: perché ha un insieme di più significati.
Sinonimo di significante è forma, espressione.
I significati indicano il contenuto della parola e ogni contenuto per poter essere comunicato deve avere un’espressione.
A ogni espressione del morfema corrisponde un significato.
Morfo zero= entità che non ha espressione però anche se non c’è, vuol dire qualcosa.
Es. kniga in russo cioè libro (nominativo-singolare) il suo genitivo si forma eliminando il morfema flessivo
Il simbolo rosso indica il morfo zero
Knig è genitivo plurale.
Il significato c’è ma quale è la forma del genitivo plurale è il morfo zero.
-Amo / Ami / Ama: am-o/ am-i/ am-a —> persona, singolare
-Amavo / Amavi/ amava : am-av-o / am-av-i / am-av-a
-Amerò / Amerai/ amerà: am-eró —> eró ha significato di persona, numero, tempo, modo / am-erai / am-er-à —>
persona, numero
Amo= am-morfo zero-o
Solo se nella lingua esiste il morfema nella sua interezza cioè se esistono i morfemi che hanno significato di modo e di
tempo posso usare 0 come motivazione.
Ma se non c’è non posso. Prendiamo l’inglese dove non si verifica. per essere morfo zero esso deve e strade nel
paradigma che in italiano è av, er e zero che indicano il modo indicativo e il tempo.
Morfo vuoto= il contrario del primo cioè esiste nella parola ma non ha espressione.
Amavo—> am-a-V-o : amare-?-imprefetto-1*
Singolare
La a di amavo o la e di temevo si chiama vocale tematica ma se vengono lasciate sole che cosa significano?
Hanno una forma non hanno significato preciso cioè il mordo c’è ma è vuoto non ha significato preciso.
Morto vuoto e zero, mettono in discussione i modelli di entità e disposizione.
Liberazione è una parola complessa e derivata poiché deriva da libera
Il morfema zione è un morfema deverbale cioè rappresentazione è l’azione del rappresentare, liberazione è l’azione del
liberare.
-liberazione: liber-a-zion-e
-liberare: liber-a-re
L’allofono è la variante fonetica
Il morfema di {NEGAZIONE} è in cioè nega l’accettabile.
Accettabile: abil o ibil è un morfema derivativo aggettivale del verbale.
Il verbo potere è espresso da ibil o abil

Modello a entità e processi

Illogico: il-logic-o
Irrisolto: ir-risolt-o
Impossibile: im-poss-ibil-e
Inaccessibile: in-access-ibil-e

Questi morfemi sono derivativi, legati, prefissi.

Prefisso in con la n nasale ed una p alveolare. Non posso dire inpossibile ma devo sostituirla con la m labiale
Ogni allofono ha un fonema di base: nasale velare da quella alveolare
Lo stesso vale per la morfologia cioè ogni allomorfo ha un morfema di base
Indica la variante e il diverso.
Cosa mi fa cambiare la nasale a labiale? Il suono. Si verifica una regola cioè la regola di assimilazione

23/03 + 4/04
i segni linguistici

Per comprendere la nozione di segno linguistico, la Saussure (teorico), si parte da un filosofo Peirce.. Poi ci rifacciamo
alla nozione di valore, poi di arbitrarietà e anche dei limiti dell’arbitrarietà.
la semiotica e la linguistica

Charles Sanders Peirce, dice che la semiotica è la scienza che studia i segni. la lingua è un insieme di segni anche in
senso manuale. I messaggi si distinguono in verbali e non verbali che sono utilizzati per comunicare.

La semiotica studia i segni in generale, mentre la semiologia studia i segni linguistici. Saussure è un semiologo mentre
Peirce è un semiotico.

Cos’è un segno? John Locke lo definisce come colui che ci aiuta a esprimere o interpretare qualcosa.
Peirce fece una classificazione dei segni in cui compare
 un’icona (similarità, rapporto di analogia come un cestino che indica il gettare rifiuti)
 un indice (non linguistico ma si parla ad esempio di contiguità naturale come la presenza del fumo che fa
comprendere la presenza di un incendio);
 simbolo (contiguità convenzionale come simbolo religioso).
Le impronte sono dei segni e si classificano nell’indice poiché sono in rapporto naturale l’espressione e il contenuto.
Nella colomba vi è rapporto convenzionale tra espressione e contenuto.
Altri segni sono le parole, la lingua. Un cartello con scritto “vietato fumare” sono un’icona. La parola cane ad esempio è
un’icona. Anche le parole abbaiare, miagolare sono icone poiché rimandano al verso dell’animale.
Cambia l’oggetto o la lingua, cambiano i segni: un gallo inglese o francese avrà un verso diverso da quello italiano.

il triangolo semiotico

Secondo l’approccio cognitista non referenzialista strutturalista, per comprendere il segno ha un ruolo fondamentale
l’interpretante.
“Il segno è qualcosa che sta per qualcuno, al posto di qualcos’altro (al posto dell’oggetto) sotto certi aspetti o
capacità”.
Gli apici del triangolo sono: qualcosa (SEGNO); qualcuno (INTERPRETANTE); qualcos’altro (OGGETTO).
La parola “libro” è un segno linguistico.

la metafora degli scacchi per Saussure


l’equivalenza e l’opposizione

13/04

La semantica

Cos’è il significato?
È una domanda che non riguarda unicamente il significato. Significato definito da Saussure astratto e meno tangibile
del significante in quanto massima espressione del mentale.
Significato = descrizione dell’uso della parola
Il senso qui è metalinguistico-filosofico.
Riflettiamo sulla nozione di significato—> si chiamano in causa il linguaggio, pensiero e realtà.
Pag.310 vi è un triangolo= il triangolo della significazione= una rappresentazione metaforica che rappresenta di cosa ha
bisogno la comunità studentesca per comprendere cos’è un significato poiché il concetto di linguaggio, pensiero e
realtà sono altrettanto complessi.
Peirce come altri studiosi riflettono sulla nozione di significato. Peirce (semiotico) chiama simbolo o linguaggio, “il
segno”….
Le semantiche sono tre:
 semantica referenziale= il significato è la relazione tra linguaggio-simbolo e il suo referente. Da qui semantica
referenziale e referenzialismo. La semantica referenziale non tiene conto del pensiero. Secondo i referenzialisti,
il significato è l’informazione sulla parola e consiste nel legame tra parola e referente per questo, il
referenzialismo è definito anche anti-mentalismo. Per i referenzialisti a differenza di Saussure, il significato non
è concetto ma è entità esterna.

Differenza tra senso e significato (secondo frege e in linguistica)

Pag.322–> riquadro 2 delle corrispondenze terminologiche. Qui Frege introduce la distinzione tra senso e significato.
La langue è un sistema mentre parole è l’atto di saper parlare e al contempo comprendere. Secondo la linguistica il
significato è nella langue mentre il senso nelle parole.
Anna docente-mamma di bimba- sorella maggiore—> le parole cambiano ma il significato è lo stesso mentre cambia il
senso.
 semantica strutturale= il significato qui non è il legame diretto tra simbolo e referente ma il legame diretto tra il
suo significato e il suo significante. Il significato è nella lingua poiché il sento linguistica è nella langue.

Pag.317/18–> il significato tra bianco e nero

 semantica cognitiva

Quindi ricordiamo che esistono tre scuole di pensiero.


Un nome si categorizza in base al suo prototipo: la tazza da caffè, da latte, da cappuccino…
il mobile come credenza, comodino, armadio…
Ai confini di ciascuna categoria ci sono entità e oggetti che appartengono alla successiva

Le semantiche cognitive aiutano lei semantiche strutturali con due concetti


-prototipo
-somiglianza di famiglia

18/04
capitolo 8 semantica e capitolo 9 pragmatica
In ciascun livello linguistico possiamo con dei formalismi scomporre L’Unità in tratti minimi.
Questo richiama la nozione di doppia articolazione del segno linguistico secondo martinet (caratterizza solo il
linguaggio umano, doppiamente articolato scomponibile in diversi livelli).
1 livello di articolazione scomporre parole in unità minime morfemi, che possono essere scomposti in fonemi. Il fonema
può essere ulteriormente scomposto in tratti distintivi minimi che hanno la funzione di distinguere un fonema da un
altro.
Ed: patto e batto = tratti distintivi( fare riferimento alla tabella di Jacobson):
 sonorità= assenza e presenza del suono per “p” e “b”

Alcune unità linguistiche sono segni, altre non lo sono più nel momento in cui andiamo a scomporre.
Segno linguistico= significato e significante (per Saussure).
Significante= immagine acustica
Significato= concetto 
In una unità fonologica è presente solo il dignificate è una unità fonologica non è un segno linguistico perché non ha
anche il significato, ma è comunque una unità linguistica.

SEMANTICA PROTOTIPICA= (rappresentazione della tazza) con le caratteristiche comuni e non comuni nelle varie
rappresentazioni. Queste caratteristiche sono riconducibili alla semantica componenziale (materia, forma, funzione
dell’oggetto. Se composti, questi tratti componiamo l’elemento prototipico come in questo caso la tazza).

SEMANTICA COMPONENZIALE
Come scomporre significato della parola:

Semantica lessicale= significato parola (es:cane)


Semantica frasale= significato frase (es: recita come un cane. Significato diverso, composto da significati di varie parole
assieme).
?
Nella parola redigere ci sono tratti semantici minimo due richiamano altre parole presenti nel nostro lessico. Seguendo
regole semantiche possiamo unire i significati per ottenere quello della parola.
“Anna redige un libro”= verbo redigere ha bisogno per essere usato nella lingua ed essere compreso di due
partecipanti:
1. Chi redige o produce qualcosa(soggetto, agente, colui che compie l’azione)
2. Qualcosa di redatto
Se eliminano queste due componenti, il verbo redigere non esiste.

Es 2: verbo “mangiare” . Tecnicamente gli elementi si chiamano partecipanti all’evento:


 chi mangia (1 partecipante)
 Il cibo (2 partecipante)
Senza i due partecipanti, il verbo mangiare non esiste.
Mangiare è un verbo transitivo perché c’è qualcuno che fa qualcosa. Es: “Anna mangia la mela”.  = transitivo
Si può usare anche come verbo intransitivo.  Es: “Anna è una persona che mangia”= intransitivo

Cambiando il significato della frase, cambia anche la funzione del verbo da transitivo a intransitivo .

Il primo esempio vede una fine dell’azione, Anna una volta finita la mela ha finito di mangiare. (Aspetto perfettivo, non
marcato molto nell’italiano).
Nel caso invece di “Anna è una persona che mangia”, indica che Anna è una persona che ha l’abitudine di mangiare. 

Il verbo mangiare indica chi compie l’azione e chi la subisce.(ruoli semantici)


Paziente= colui che subisce l’azione perché cambia lo stato che lo caratterizza, indica un cambiamento di stato.
Il verbo mangiare al suo interno indica un cambiamento di stato. Nella frase “Anna mangia la mela”, qui la mela è un
paziente perché cambia il suo stato di essere mela dopo essere mangiata.
Anna ha comprato la mela:
 Anna= agente (che compie l’azione volontariamente)
 La mela= tema: non subisce mutamenti ma subisce l’azione dell’agente.(?)
1. “La chiave apre la porta”
2. “Anna apre la porta con la chiave”.
Apre ha bisogno dei partecipanti.

 Il ruolo tematico è quello di strumento.

Anna apre la porta con la chiave= la chiave è semanticamente lo strumento.

Un semanticista si chiede se il significato sia nelle parole.


La semantica più recente dice che il significato è nel sistema perché è il sistema a dare il significato alle parole. 

Possiamo scomporre le parole per l’uso che facciamo nella lingua.

 Camminare 
 Correre
Questi due verbi indicano una attività, ma non la stessa.
Tratti semantici che distinguono questi due verbi:
 maniera (velocità in chi viene svolta l’azione). 
Ecco perché vengono definiti verbi di movimento.

 Morire= intransitivo, (x morire, non è colui che compie l’azione anche se soggetto, subisce quindi paziente
perché cambia il suo stato da + vivo a -vivo)
 Uccidere= i partecipanti sono: x(agente) e y(chi subisce la trasformazione, il paziente)
 Assassinare= implica crudeltà, subentra la maniera in cui viene fatto.

Cose in comune di questi tre verbi: il risultato, la morte, un cambiamento di stato (dalla vita alla morte riferito a persona
x. Da più vivo diventa meno vivo, assenza binaria del tratto); 
Cosa li distingue: 

Anna regala un libro a Marco


Anna= x
(Regala un) Libro =y
(A) Marco= z

Achievement= azione inizia e termina nello stesso momento(es starnutire. Se dico Anna starnutisce per cinque minuti
comunque non indico un unico starnuto di cinque minuti ma varie ripetizioni della stessa cosa)
Accomplishment= prevede un tempo al suo interno e una fine come l’achievement. Subisce un cambiamento di stato,
una variazione 

 Morire= x muore (/x si addormenta), indica un cambiamento, uno stato= achievement


 Addormentarsi= verbo incoativo 
 Uccidere= x uccide y = a metà strada tra achievement é accomplish 
 Assassinare= x assassina y 
 Lingue serializzanti= possiedono più verbi per indicare quello che in lingue non serializzanti indicano con un solo
verbo 
 Esempio 6= correlazione tra il primo e il secondo esempio.
 Per i parlanti di quella lingua africana, boil e ate significano la stessa cosa e si dicono con un solo verbo.??
 Bisogna esplicitare “ho bollito il riso e l’ho mangiato”

 Es 15: x mangia y
 Anna cucina la
pasta.

 Anna da la bottiglia a Paolo


 X da y a z
 Per alcune lingue si deve dire “Anna ha preso la bottiglia e l’ha data a Paolo che ne è entrato in possesso”, ma
sono lingue dove solitamente non ci sono preposizioni.

Uomo (significato denotativo)= 


 +umano (tratto semantico minimo, non animale)
 +Maschio (scomponiamo il genere maschile e femminile)
 +Concreto (non è un qualcosa di astratto) 
Le relazioni della semantica tra segno e oggetto possono  essere dirette o indirette.

“Sentire delle voci”: significato preciso dato dal contesto linguistico 


Sentire= ha un significato
Delle= ha un significato
Voci= ha un significato 

PRAGMATICA= il protagonista è il parlante.

Parlante= colui che pensa ad una idea

 La finestra é aperta e la professoressa dice “ho freddo/ fa freddo in quest’aula”


Se mi limito al significato tutti hanno compreso che al stanza è fredda o la professoressa ha freddo.
Interpretiamo il significato delle parole.
Però se qualcuno si alza e chiude la finestra, questo diventa un atto perlocutivo, perché l’azione della professoressa “ho
freddo” ha agito su di noi.
La professoressa ha lascito intendere, il non detto, di chiudere la finestra. Non è stato enunciato ma abbiamo capito
l‘atto.
Esistono tante teorie pragmatiche.
Alla base della pragmatica c’è la parola “azione”.
Persona Pragmatica= persona concreta 
Parlare significa agire verbalmente.
Comunicare significa scambiare messaggi efficaci= l’altro deve essere in grado di intendere la mia richiesta, volontaria
o non. Cominciare è le voler agire sugli altri. Comunicare indica Unione, comunione con l’altro.
La comunicazione può essere verbale o non verbale. Azioni compiute dall’agente, atti linguistici (con le parole) o atti
non verbali (gesti).

Pragmatica= Non dico solo qualcosa ma cerco di comunicare qualcosa.

Performativi e illocutori= Atti detti dal parlante per agire su se stessi e sul proprio interlocutore

Pragmatica= fare mentre si dice 


“Scommetto che ci riuscirai!” = nello stesso momento pronuncio queste parole ma scommetto anche.
Se non pronuncio le parole non posso compiere l’azione.

“Confesso che ho sbagliato”= confessare= ammettere la colpa. Nel momento in cui dico(ammetto la colpa), io confesso.

“Vi dichiaro marito e moglie” atto performativo= viene detto e avviene contemporaneamente l’essere marito e moglie.

- Atto locutivo= constatazione di un fatto. Descrizione di quello che è la realtà che in quella situazione
comunicativa voglio condividere con il mio stesso interlocutore. “Fa freddo”= a livello semantico sto
dicendo che succede in questa aula, ma quando parliamo c’è anche il non detto, indiretto per non
offendere l’altro. 
L’intenzione non è quella di parlare della temperatura nella stanza ma una constatazione. Questo parlare agisce su me
stessa, ma non è ancora comunicazione. Diventa azione il parlare quando agisce sull’altro: un’altra persona si alza e
chiude la finestra o dice “chiudo la finestra?” . Ho ricevuto un feedback.
Credo che l’autobus sia in partenza= in maniera
indiretta ho detto che lo sta per perdere.

- Atto perlocutivo= esortazione


- Atto illocutuvo= constatazione 

Comunichiamo con implicature che spesso portano a chiedere “in che senso?”.
Il rischio è che non diventi un atto perlocutivo perché ognuno intende a modo suo.

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