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20.10.21
Caratteristiche:
-È una scienza “molle” e priva di strumenti di analisi delle scienze dure
-Disciplina eteroclita poiché si serve dell’interazione con altre discipline per descrivere le lingue,
pur disponendo di procedimenti conoscitivi suoi propri. In questo senso, essa è autonoma dalle altre
discipline.
-Disciplina “non prescrittiva” poiché mira alla descrizione e alla spiegazione dei fenomeni
linguistici senza promulgare leggi di “buona condotta” linguistica, diversamente da quanto gli
antichi grammatici facevano.
Obiettivi:
-Specificare la natura del linguaggio, le potenzialità che conferisce all’uomo e le limitazioni che
gli impone.
La mamma sta arrivando/La mamma sta arrivando? /La mamma sta arrivando!
*sprtskano/Vuoi un coltello frutta per? /Chi ha detto che stai studiando cosa?
-Identificare che regole i parlanti di una lingua applicano nel produrre o nel decodificare un
messaggio.
Ich komme nicht/Has he got a job? /Llamaré pronto a tu madre
-Descrivere i cambiamenti che si attuano nel tempo, nello spazio, nella struttura e
nell’organizzazione delle lingue.
LLat. Paulus > Paul > (au>o)
Lat. Poetae (S) Romam (O) celebrant (V) > it. I poeti (S) celebrano (V) Roma (O)
Tipi di codici
Semplici – le loro parti componenti non possono essere ulteriormente scomposte.
Articolati – le loro parti possono essere sempre scomposte e combinate e posizionate in modo
diverso dando luogo, talvolta, a modulazioni di senso (sopperire alla penuria semiotica del
codice). Es.: Casa > ca-sa > c-a-s-a
Stand by – ammettono interruzioni di stringhe di materiale linguistico (es. Gianni, che lavora in un
liceo scientifico, ha deciso di trasferirsi a Bologna).
Un dialetto è una convenzione sociale. Una lingua è una scelta politica – ma dal punto di vista
strutturale, grammaticale, morfosintattico e fonetico, i dialetti sono lingue a tutti gli effetti. Tutte le
lingue iniziano come dialetti. (esempio di dialettologia, parte della sociolinguistica)
Le copule spesso nascono da dimostrativi e dittici spaziali. Ad esempio, gli articoli italiano derivano
dai dimostrativi latini. La stessa radice indoeuropea ha creato le copule e gli articoli greci, il verbo
sum latino, la copula nelle lingue germaniche ma anche il determinativo in inglese e in tedesco e i
dimostrativi inglesi.
27.10.21
Esame: scritto + orale. Scritto a crocette.
“La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una lingua di struttura meravigliosa, più
perfetta del greco, più copiosa del latino, e più squisitamente raffinata di ambedue, nonostante
abbia con entrambe un’affinità più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme della
grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe potuto accadere per puro caso; così forte,
infatti che nessun filologo potrebbe indagarle tutt’e tre, senza credere che esse siano sorte da
qualche fonte comune, la quale, forse, non esiste più. C’è un’altra ragione simile, sebbene non
altrettanto cogente, per supporre che tanto il gotico quanto il celtico, sebbene mescolati con un
idioma molto differente, abbiano avuto la stessa origine del sanscrito e l’antico persiano potrebbe
essere aggiunto alla medesima famiglia.”
Sintesi: Frequentando l’India, Jones notò delle somiglianze tra sanscrito, greco e latino.
Questo discorso suscitò un interesse tanto forte in Europa da spingere la classe intellettuale,
specialmente quella dell’area germanica (ed in particolare tedesca), ad indagare su queste
somiglianze. Nasce quindi lo studio delle cosiddette lingue indoeuropee (ramo germanico >gotico,
antico anglosassone; ramo indoiranico > iranico, indiano; ramo italico >latino, tosco umbro; ramo
baltoslavo>lingue baltiche, lingue slave; ramo greco, ramo albanese, ramo celtico). La famiglia più
antica scoperta è quella dell’ugrofinnico. Nell’ottocento si sviluppa poi anche l’interesse per le
lingue semitiche (ebraico, arabo, fenicio…). Al giorno d’oggi esistono circa 6000 lingue.
Linguistica comparativa
Friedrich Von Schlegel, Uber die Sprache und Weisheit der Indien (1808): le principali lingue
europee non derivano dal sanscrito, ma sono imparentate con esso e provengono tutte da un’unica
lingua madre: l’indoeuropeo
Franz Bopp, uno dei fondatori della lingua storico-comparativa europea. Über das
Konjugationsystem der Sanskrits Sprache in Vergleichung mit jenem der griechischen, lateinischen,
persischen und germanischen Sprache (1816). Studio del sistema della flessione del verbo in
sanscrito.
Jakob Grimm, Deutsche Grammatik (1819). - leggi del mutamento nelle lingue germaniche ed
europee.
Rasmus Rsk, Undersogelse om det gamle Nordiske eller Islandske Sprogs Oprindelse (Ricerche
sull’origine della lingua nordica antica o islandese”) m 1814. Per provare la parentela tra due o più
lingue è necessario individuare corrispondenze sistematiche tra serie di parole. Pose le basi del
metodo comparativo in fonetica, che lo portò a formulare la nota rotazione consonantica (legge di
Grimm).
Ferdinand De Saussure
Lo studio per le lingue è legato alla storia, all’evoluzione e comparazione fra le lingue per
ricostruire una lingua originaria ormai morta. È così che la linguistica nasce: l’interesse per le
lingue è nato sotto questa prospettiva, e le lingue si studiavano in funzione di un interesse
romantico, storico e filologico. De Saussure, grande comparativista e studioso di lingue
indoeuropee, era molto sofferente dell’approccio che i linguisti avevano nei confronti dello studio
delle lingue. Con lui nasce la linguistica moderna, novecentesca. Egli vedeva sempre l’approccio
alla lingua legato alla diacronia, la storia, alla comparazione con altre lingue, ma non alla lingua in
quanto tale – il suo approccio era, quindi, più teorico. Per lui, occorreva studiare la lingua in quanto
sistema, senza la storia. Arrivò anche ad affermare che la lingua andrebbe analizzata dall’interno, in
quanto sistema di strutture interne. “Un sistema di lingue dove tutto si regge”. La lingua può essere
analizzata sia nel cambiamento, ovvero in diacronia (relazione tra due termini successivi nel tempo
e che non coesistono nello stesso stadio), ma anche in sincronia, cioè relazione tra forme che
coesistono in un determinato momento.
De Saussure ribalta il primato della diacronia sulla sincronia. Quest’ultima è secondo lui la
dimensione più autentica del linguaggio e l’unica effettiva ragione del mutamento. Ciò che si può
osservare nel cambiamento (asse diacronico) ha sede negli stati di lingua (asse sincronico).
Saussure, Cours de Linguistique Général:
p.109: “la diacronia e la sincronia non hanno la stessa importanza […] è chiaro che l’aspetto
sincronico domina sull’altro, poiché per la massa parlante è l’unica vera realtà”.
p.110: “il fenomeno sincronico non ha niente in comune con il diacronico: l’uno è il rapporto di
elementi simultanei, l’altro è la sostituzione di un elemento ad un altro nel tempo, ossia è un
avvenimento”.
p. 118: “tutto quanto nella lingua è diacronico non lo è che per la parole. Nella parole si trova il
germe di tutti i cambiamenti: ciascuno è inizialmente lanciato da un certo numero di persone prima
di entrare nell’uso”.
3.11.21
Con De Saussure, la riflessione sulla lingua diventa una riflessione a partire dalla lingua e sulla
lingua, non sulla lingua in rapporto alla storia. Il Cours de Linguistique Générale è costituito da
lezioni di De Saussure trascritte da alcuni suoi studenti, pubblicato poi postumo. La linguistica
storica non ha mai smesso di esistere, ma quello di De Saussure fu un approccio nuovo e diverso: la
lingua deve essere studiata in quanto tale, dal punto di vista strutturale, senza comparazione. Non
grammatica, ma riflessioni teoriche sulla lingua quanto tale; da qui nasce anche lo strutturalismo. Le
sue dicotomie più importanti erano asse sintagmatico/asse paradigmatico, diacronia/sincronia,
langue/parole, significante/significato, e riguardano qualsiasi lingua – si parla quindi per la prima
volta di linguistica teorica.
Dicotomie di De Saussure
Significante/significato – il significato è il contenuto concettuale, il significante è la produzione
fonetica e grafica. Il rapporto fra significante e significato, quindi il segno linguistico, è arbitrario.
In sincronia non esiste relazione naturale fra significante e significato, ma non è detto che sul piano
etimologico una parola non derivi da origini onomatopeiche. Ma proprio perché De Saussure si
vuole occupare dell’autenticità linguistica, si occupa soltanto del piano sincronico e non di quello
diacronico. La realtà sincronica è quella reale. Il relativismo linguistico, infatti, è una teoria molto
debole – la facoltà del linguaggio è innata, e tutte le lingue hanno qualcosa in comune. La diversità
linguistica si ritrova nella struttura superficiale, non quella profonda; nei parametri, non nei principi.
La lingua è quindi un sistema di segni linguistici governato, nel momento dell’acquisizione, da
fattori innati.
Variabilità
Diacronica – Cambiamento della lingua nel tempo, sia sul piano dell’espressione (es.
facere>fare) sia su quello del contenuto (es. galera “nave che ospitava detenuti a scontare una
pena”>galera “carcere”)
Diatopica – cambiamento della lingua nello spazio, sia sul piano dell’espressione (es. rom.
papà>tosc. babbo), sia su quello del contenuto (rom. stupidaggine> tosc. bischerata)
Diamesica – cambiamento della lingua in base al mezzo (abbreviazioni nelle chat, titoli di
copertina)
Diafasica – cambiamento della lingua in base alla situazione comunicativa (“Ciao Paolo, come
stai?” vs. “Buongiorno Signor Rossi, come sta?”)
Diastratica – cambiamento della lingua in base allo status sociale del parlante (es. pissicologia
vs. psicologia, la ragazza che le ho dato il libro vs. la ragazza a cui ho dato il libro)
Il pidgin è una forma di comunicazione molto semplificata, solitamente tra due lingue diverse che
sono forzate ad interagire senza tramite. Nel tempo, la lingua si sviluppa in passaggi grazie ai
bambini, creando la cosiddetta lingua creola.
Lingua e Linguaggio
Saussure (1916:19)
“Ma che cos’è la lingua, per oi essa non si confonde con il linguaggio; essa non ne è che una
determinata parte, quantunque, è vero, essenziale. Essa è al tempo stesso un prodotto sociale della
facoltà del linguaggio e un insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per
consentire l’esercizio di questa facoltà negli individui.”
“L’esercizio del linguaggio poggia su una facoltà che ci deriva dalla natura, mentre la lingua è
alcunché di acquisito e convenzionale, che dovrebbe essere subordinato all’istinto naturale invece di
avere la precedenza su questo.”
p.24 “[La lingua] è la parte sociale del linguaggio, esterna all’individuo che da solo non può né
crearla né modificarla; essa esiste solo in virtù di una sorta di contratto stretto tra i membri della
comunità.”
10.11.21
I suoni delle lingue
I suoni del linguaggio possono essere analizzati sotto vari aspetti. Le lingue verbali possono avere
un’espressione fonico-acustica o visivo-gestuale. L’espressione fonico-acustica si attualizza
mediante la fonazione. Gli organi della fonazione si sono originati per una funzione diversa da
quella del linguaggio:
-polmoni e laringe assicuravano la respirazione
-bocca, denti e lingua consentivano la masticazione
-il naso consentiva la masticazione e la discriminazione degli odori
Tutti questi organi attuano una cooptazione per la funzione comunicativa.
Alcune teorie sostengono che alcuni nostri antenati animali, spostandosi in zone con piante molte
alte da zone equatoriali, abbiano sviluppato la capacità di stare eretti su due gambe. Il passaggio da
quadrupede a bipede avrebbe causato cambiamenti nell’apparato fonatorio, ed in particolare nella
laringe. La laringe si è abbassata, c’è stato un abbassamento e ingrossamento della lingua. C’era
quindi maggiore spazio nella cavità orale ed un aumento della dimensione dell’encefalo (a seguito
dell’acquisizione della stazione eretta).
Il triangolo vocalico
i u
e o
La a, la i e la u sono vocali cardinali. Questo significa che sono genericamente più stabili e nette. In
rapporto ad esse, è possibile definire tutte le altre come più o meno chiuse, più o meno arrotondate,
più o meno anteriori. La /a/ rappresenta il grado maggiore di apertura, la /i/ il grado maggiore di
chiusura e anteriorità e la /u/ il grado maggiore di arrotondamento. Queste tre vocali sono
universali: in presenza di sistemi vocalici “poveri”, sono talvolta le uniche ad essere realizzate.
Quando un suono varia senza differenza di significato, viene definito allofono
Quando un suono varia senza differenza di significato, viene definito allofono (esempio: r normale
e r moscia in italiano). Se invece il suono è portatore di significato, viene invece detto fonema,
ovvero è distintivo a livello semantico (esempio: in cane e pane, la c e p sono fonemi). L’allofono è
quindi una realizzazione secondaria del fonema.
Modo di articolazione
Occlusive – prodotte mediante una ostruzione totale del tubo fonatorio (k, p, t, g…)
Fricative (o spiranti) – prodotte mediante una ostruzione parziale del tubo fonatorio. L’aria
fuoriesce con un suono frusciante (f, s, v)
Vibranti – prodotte mediante la vibrazione di articolatori come la lingua o l’uvula (/v/, [R])
Laterali – l’aria fuoriesce dai lati della lingua (l, gl)
Affricate – prodotte mediante la combinazione di un’articolazione occlusiva e una fricativa (c in
ciao, z in zeta, g in Gino, z sorda o unione tra t e s come in tizio)
Nasali – prodotte facendo passare l’aria attraverso le cavità nasali
Punto di articolazione
Labiali – prodotte mediante una chiusura momentanea delle labbra ([p], [b], [m])
Labiodentali – articolate mediante la chiusura del labbro inferiore con i denti superiori ([f], [v])
Dentali – articolate facendo toccare l’apice della lingua sul retro dei denti superiori ([d], [t])
Uvulari – articolate mediante vibrazione dell’uvula ([R])
Glottidali – articolate mediante una chiusura determinata della glottide
Approssimanti – con proprietà tipiche delle consonanti e delle vocali ([w], [j])
Fondato nella seconda metà del XIX secolo dalla International Phonetic Association, ha il principio
di avere una lettera/segno diversa per ogni suono del parlato distinguibile. L’unità minima di analisi
della fonetica si chiama fono.
Tratti distintivi
cara/kara/ – gara/gara/
[occlusivo] – [occlusivo]
[velare] – [velare]
[sordo] – [sonoro]
Un tratto è ciascuno degli elementi articolatori indicati sotto i due fonemi.
Ogni fonema è composto da un pacchetto di tratti che ne descrivono le proprietà articolatorie. I tratti
hanno carattere binario, nel senso che possono presentarsi o meno (la notazione della
presenza/assenza di un tratto è [+sonoro] /[-sonoro]). In un suono, la presenza di un tratto non
posseduto dall’altro suono ne determina la marcatezza. Così /g/ è più marcato rispetto a /c/ per via
della presenza del tratto [+sonoro], che il secondo non ha.
Assimilazione
Processo mediante il quale un suono assume uno o più tratti di un altro suono, e ciò comporta che la
sua articolazione somigli sempre di più a quest’ultimo
Progressiva – un suono assume uno o più tratti di quello che segue (s-gambato [z]; s-corfano [s])
Regressiva – un suono assume uno più tratti di quello che precede (es. armonia vocalica del
turco ev+ler ‘case’; yol+lar ‘strade’)
Parziale – l’articolazione di un suono si avvicina a quella di un altro suono senza coincidere
totalmente con quest’ultimo (it. gomito /t/>/d/ nei dialetti italiani meridionali)
Totale – l’articolazione di un sono viene a coincidere totalmente con quella di un altro suono
(lat. factum>fatto, con /kt/>/t/)
17.11.21
Cancellazione
La soppressione di un suono, ad esempio nella formazione di diminutivi e derivati.
donna + etta > donnetta a
libro + accio > libraccio o
sordo + astro > sordastro o
Inserzione
L’inserimento di un suono all’interno di una sequenza.
caffè + iera > caffettiera
papà + ino > paparino
como + ino > comodino
Riduzione
L’indebolimento di un suono
port. casa > casinha
lat. speculum>speclum
Rafforzamento
Risalita di un suono dal basso verso l’alto nella scala di sonorità
lat. bonus > it. buono
Fenomeni soprasegmentali
Questi fenomeni sono detti soprasegmentali poiché sono simultanei ad altri fenomeni che, per
l’appunto, avvengono al livello segmentale (come i fenomeni)
-Accento. Effetto di maggiore prominenza uditiva in corrispondenza di suono vocalico.
-Tono. Aumento di acutezza sonora in corrispondenza di una vocale o sonante.
-Intonazione. Melodia dell’enunciato. Permette di differenziare i diversi usi di un enunciato, ovvero
il tipo di atto linguistico che si vuole compiere all’interno di uno scambio.
N.B. Esistono anche le lingue a toni, come il cinese, che ricorrono a toni diversi per differenziare i
significati tra parole.
La sillaba
Unità composta da almeno un nucleo sillabico. Le sue caratteristiche sono:
-può avere un attacco, generalmente costituito da materiale consonantico
-può avere una coda, ovvero un elemento che segua il nucleo vocalico
-può essere aperta (se termina in vocale, come in ca.sa) o chiusa (se termina in consonante, come in
al.to)
-può essere leggera (se il nucleo vocalico è costituito da una vocale non lunga, come in fat.to) o
pesante (se il nucleo vocalico è costituito da una vocale lunga, come in fa-to)
Le parole sono elementi modificabili. Variano nella forma e nel significato in base all’ambiente
sintagmatico in cui occorrono. Alcune parole sono invariabili, come congiunzioni e preposizioni
Cos’è la morfologia?
“teoria della forma” – studia le modificazioni delle parole e la varietà di forme che assumono
all’interno di una frase.
Segmentazione
Processo mediante il quale si scompongono le parole in morfemi. Il morfema è l’unità minima
dotata di significato. I morfemi di una lingua tendono ad essere ricorrenti e fonologicamente stabili
nelle lingue. Il prefisso -un in inglese esprime, pressocché in associazione con qualsiasi aggettivo,
un significato negativo (es: happy / unhappy, important / unimportant, believable / unbelievable)
Talvolta, è difficile stabilire una corrispondenza biunivoca tra morfema e suo significato, e i confini
di un morfema non possono essere sempre definiti a priori. Ad esempio: big > bigger, ma good >
better
I morfemi possono essere di natura lessicale, quando sono portatori del significato lessicale di una
parola (es. dolc- > dolce; cant- > canto) o di natura grammaticale (es. -i in bambini). Il meccanismo
di segmentazione va alla ricerca delle più piccole unità di senso di cui è composta la parola.
Tipi di morfema
Liberi – possono comparire da soli e costituiscono da soli una parola (es. preposizioni e
congiunzioni)
Legati – possono occorrere solo in combinazione con altri elementi per formare una parola (es.
affissi come morfi derivazionali o grammaticali)
Radici (o morfi radicali) – sono portatori del significato principale di una parola
Affissi – morfi che si legano a morfi radicali completandone o modificandone il significato
Meccanismi di affissazione
Prefissi > in-vincibile
Infissi > ru+m+po (m=tema presente del latino)
Suffissi > sopraeleva-zion-e (-zion- morfo derivazionale, -e morfo grammaticale di plurale)
Fenomeni morfologici
Aggiunta – formazione del plurale o di parole derivate. (girl >girls)
Raddoppiamento o reduplicazione – ripetizione di una parola per codificare significati di plurale
o intensità. (piano piano)
Alternanza – può investire suoni vocalici o consonantici ed ha spesso valore grammaticale. (es.
suono/sonoro)
Modificazioni morfologiche
Hanno in genere la funzione di creare collegamenti sintattici realizzando, tra altri, meccanismi di
accordo o reggenza.
Accordo – relazione che si istituisce tra due elementi di cui uno che presenta un determinato
pacchetto morfemico attiva in uno o più altri elementi della frase lo stesso pacchetto morfemico. In
questa relazione, l’elemento che “attiva” il pacchetto prende il nome di controllore, mentre
l’elemento sul quale il pacchetto morfemico è attivato viene detto controllato. L’accordo permette
di tenere coeso l’enunciato al suo interno e in rapporto agli altri enunciati del contesto discorsivo.
Reggenza – relazione tra due elementi per mezzo della quale un fascio di tratti morfemici è attivato
da A su B, ma tali tratti non sono necessariamente condivisi da A.
Tipi morfologici
Tipo isolante – questo tipo morfologico è caratteristico di lingue nelle quali le parole tendono ad
essere formate da un solo morfo. Parola e morfo tendono pertanto a coincidere e le parole non
esibiscono segnali di relazioni morfologiche tra loro. Ad esempio, cinese mandarino e
vietnamita.
Tipo flessivo o fusivo – in queste lingue un morfema può essere portatore di più significati
grammaticali. In queste lingue i confini tra un morfema e l’altro perdono visibilità poiché più
morfemi possono essere “fusi” in un solo morfo. Questo rende particolarmente difficile il
processo di segmentazione che presuppone l’identificazione di una più composita gamma di
significati associati al morfo in questione. Le lingue della famiglia romanza esemplificano
chiaramente questo tipo morfologico – tutte le lingue indoeuropee e semitiche sono flessive.
Tipo agglutinante – in queste lingue, il morfema porta una sola informazione grammaticale. La
parola consta di più morfemi e normalmente la segmentazione non presenta particolari difficoltà
poiché vi è una marcata tendenza a disporre i morfemi in sequenza senza che i rispettivi confini
si confondano (2013). Come per le lingue isolanti, anche per le lingue agglutinanti vi è un
rapporto biunivoco tra morfo e morfema. Ad esempio: turco, finlandese, Quechua, Nahuatl
(lingua uto-azteca parlata in Messico). La famiglia ugrofinnica è agglutinante, come anche
quelle uralo-altaiche.
Tipo polisintetico – in queste lingue, la struttura morfologica della parola è particolarmente
complessa, poiché può condensare più morfemi lessicali e grammaticali nella stessa stringa. In
questo modo, il complesso di informazioni che di norma sarebbe veicolato da un’intera frase
viene invece codificato per mezzo di una sola parola (ad esempio, Yupik, eschimese siberiano,
Ciukci, lingua paleo-siberiana e Tiwi, lingua aborigeno-australiana).
24.11.21
Scomporre in morfemi:
Testuale
Calcolatore
Giacchetta – giacca/etta
Piantagione
Elementare
Frutteto – frut/eto
Pastorelli
Angelico – angel/lico
Portiere – port/iere
Fenomeno del suppletivismo – al posto dell’articolo viene usato il dimostrativo oppure dei deittici.
Italo-occidentali Orientali
Famiglia germanica
Protogermanico
Principali caratteri peculiari delle lingue germaniche (rispetto alle altre lingue indeuropee)
- Sviluppo delle sonanti liquide e nasali sillabiche in germanico url, ul, um, un
- Mutamento delle vocali: ie o > a (lat. hortus, ingl. mod. garden); ie a > o (lat. mater, ingl.
ant. modor, grafia mod. mother)
- Applicazione sistematica e rafforzamento delle serie apofoniche indoeuropee, soprattutto nel
campo del verbo forte.
Il sistema vocalico postulabile per l’indoeuropeo si componeva di una serie di vocali brevi e una
serie di vocali lunghe.
Vocalismo
Due serie di dittonghi brevi discendenti composti dalle vocali a, e, o, seguite dalle semivocali i e u,
ed una serie di sonanti (liquide e nasali in funzione sillabica).
15.12.21