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GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA

issam.marjani@unipi.it
wals.info
20.10.21

Struttura del corso:


 Linguistica e linguaggio
 Linguistica storica/tipologica/strutturale/generativa/sociolinguistica
 Elementi di fonetica e fonologica
 Morfologia – ovvero la struttura e la composizione delle parole
 Sintassi
 Semantica
 Pragmatica

Glottologia – la comparazione tra lingue, ora branca della linguistica.

Linguistica – nasce come glottologia, ed è la disciplina che studia scientificamente le lingue e il


linguaggio.

Caratteristiche:
-È una scienza “molle” e priva di strumenti di analisi delle scienze dure
-Disciplina eteroclita poiché si serve dell’interazione con altre discipline per descrivere le lingue,
pur disponendo di procedimenti conoscitivi suoi propri. In questo senso, essa è autonoma dalle altre
discipline.
-Disciplina “non prescrittiva” poiché mira alla descrizione e alla spiegazione dei fenomeni
linguistici senza promulgare leggi di “buona condotta” linguistica, diversamente da quanto gli
antichi grammatici facevano.

Obiettivi:
-Specificare la natura del linguaggio, le potenzialità che conferisce all’uomo e le limitazioni che
gli impone.
La mamma sta arrivando/La mamma sta arrivando? /La mamma sta arrivando!
*sprtskano/Vuoi un coltello frutta per? /Chi ha detto che stai studiando cosa?
-Identificare che regole i parlanti di una lingua applicano nel produrre o nel decodificare un
messaggio.
Ich komme nicht/Has he got a job? /Llamaré pronto a tu madre
-Descrivere i cambiamenti che si attuano nel tempo, nello spazio, nella struttura e
nell’organizzazione delle lingue.
LLat. Paulus > Paul > (au>o)
Lat. Poetae (S) Romam (O) celebrant (V) > it. I poeti (S) celebrano (V) Roma (O)

Branche della linguistica:


 Acquisizionale
 Diacronica o storica (cioè glottologia, studia il mutamento fonetico, morfologico eccetera nella
storia)
 Applicata
 Cognitiva
 Evolutiva (come evolve la grammatica della specie umana; cioè, come sono nate le strutture
delle lingue umane sotto una prospettiva darwiniana)
 Tipologica
 Sociolinguistica
 Teorica

Requisiti per lo studio della linguistica


-Si studia l’inosservabile. L’oggetto di studio non è visibile, specie se si considera la
comunicazione parlata che, in linguistica, ha priorità sulla lingua scritta.
-Si rinuncia alla naturalezza, poiché il linguaggio è un oggetto complesso e le cui parti non hanno
confini sempre ben definibili. Tale indefinitezza ha sede anche e soprattutto nell’adozione di diversi
approcci teorici.
-Si costruisce continuamente il proprio oggetto. L’oggetto della linguistica non è dato in partenza
ma è costruito dal punto di vista.
-La linguistica si serve delle lingue per studiare il linguaggio. Le lingue sono non solo l’oggetto
di studio della linguistica ma anche il suo strumento per eccellenza.

Il linguaggio è qualsiasi capacità di associare un piano del contenuto a un piano dell’espressione.


-Piano del contenuto o significato: interno e mentale; il contenuto, la materia concettuale
-Piano dell’espressione o significante: esterno e sensoriale; la produzione fonetica in sé per sé
Questa è una proprietà del linguaggio che prescinde dalla naturale verbale o non verbale del sistema
di comunicazione (linguaggio dell’arte, della musica, degli animali, delle espressioni, ecc.). Il segno
linguistico è la combinazione di un significante a un significato.
Una lingua è un sistema di segni linguistici. Il rapporto tra significante e significato è arbitrario;
ciò significa che non c’è un rapporto naturale che lega le lettere delle parole fra loro – altrimenti
non esisterebbe la diversità linguistica. Insomma, il significato non presuppone quel significante. Ci
sono casi in cui il rapporto tra significante ed il significato è dettato da risultati naturali; ad esempio,
nel caso delle onomatopee, che comunque si differenziano tra diverse lingue.
Questa dicotomia è stata formulata da Ferdinando De Saussure, fondatore della linguistica moderna.

Materie legate al linguaggio


-Biologia
-Antropologia
-Società
-Media
-Filosofia
-Psicologia
-Informatica
-Neuroscienze

Proprietà fondamentali del linguaggio


 Carattere congenito – la facoltà di associare un piano dell’espressione a un piano del contenuto
è innata.
 Immutabilità – la facoltà di linguaggio rimane invariata nel tempo (se non inficiata da a
patologie o disturbi degenerativi)
 Universalità – la facoltà di linguaggio è posseduta da tutti i componenti della specie umana,
senza distinzioni di sesso, età o provenienza geografica
 Inapprendibilità e incancellabilità – la facoltà umana di linguaggio non può essere appresa né
dimenticata.
 Indifferenza alle singole espressioni – il linguaggio può attualizzarsi in diverse forme
dell’espressione
 Limiti – sono imposti dal linguaggio alle svariate forme di associazione tra piano
dell’espressione e piano del contenuto.
Basi semiotiche
La semiotica è la disciplina che studia i sistemi di segni e comunicazione. Le lingue sono codici
basati sulla trasmissione di informazioni tra un emittente e in ricevente mediante la produzione di
messaggi.
Il meccanismo di produzione di messaggi prende il nome di codifica, mentre il meccanismo di
comprensione è detto decodifica.
Gli Esseri umani hanno la capacità di produrre codici sempre nuovi a seconda delle loro esigenze
espressive (capacità semio-poetica).

Tipi di codici
Semplici – le loro parti componenti non possono essere ulteriormente scomposte.
Articolati – le loro parti possono essere sempre scomposte e combinate e posizionate in modo
diverso dando luogo, talvolta, a modulazioni di senso (sopperire alla penuria semiotica del
codice). Es.: Casa > ca-sa > c-a-s-a
Stand by – ammettono interruzioni di stringhe di materiale linguistico (es. Gianni, che lavora in un
liceo scientifico, ha deciso di trasferirsi a Bologna).

Tipi di codici dal punto di vista del significato


Arbitrario – nessuna somiglianza tra piano dell’espressione e piano del contenuto.
Cane >?
Sinonimico –
Banca/istituto di credito; giocare a pallone/giocare a calcio
Vago –
Gianni è il più alto della classe??

Un dialetto è una convenzione sociale. Una lingua è una scelta politica – ma dal punto di vista
strutturale, grammaticale, morfosintattico e fonetico, i dialetti sono lingue a tutti gli effetti. Tutte le
lingue iniziano come dialetti. (esempio di dialettologia, parte della sociolinguistica)

Le copule spesso nascono da dimostrativi e dittici spaziali. Ad esempio, gli articoli italiano derivano
dai dimostrativi latini. La stessa radice indoeuropea ha creato le copule e gli articoli greci, il verbo
sum latino, la copula nelle lingue germaniche ma anche il determinativo in inglese e in tedesco e i
dimostrativi inglesi.

27.10.21
Esame: scritto + orale. Scritto a crocette.

Origini della linguistica


-Grazie alla riforma luterana, nel 4 e 500 fiorisce l’interesse verso i testi antichi e in seguito la
filologia, di cui la linguistica si può considerare disciplina ancillare. Questa è una fase necessaria
che ha poi portato ad un’epoca illuminista e, con la fine del 700, la nascita della linguistica.
-Il suo oggetto di studio era identificato essenzialmente con la “grammatica”, intesa come disciplina
prescrittiva, ovvero normativa sulle regole del “buon parlare”.
-Nel XIX secolo sposta il suo centro sulla storia delle lingue e del loro mutamento nel tempo. Vedi
William Jones, 1786 – Discorso presidenziale alla Royal Asiatic Society.

“La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una lingua di struttura meravigliosa, più
perfetta del greco, più copiosa del latino, e più squisitamente raffinata di ambedue, nonostante
abbia con entrambe un’affinità più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme della
grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe potuto accadere per puro caso; così forte,
infatti che nessun filologo potrebbe indagarle tutt’e tre, senza credere che esse siano sorte da
qualche fonte comune, la quale, forse, non esiste più. C’è un’altra ragione simile, sebbene non
altrettanto cogente, per supporre che tanto il gotico quanto il celtico, sebbene mescolati con un
idioma molto differente, abbiano avuto la stessa origine del sanscrito e l’antico persiano potrebbe
essere aggiunto alla medesima famiglia.”
Sintesi: Frequentando l’India, Jones notò delle somiglianze tra sanscrito, greco e latino.

Questo discorso suscitò un interesse tanto forte in Europa da spingere la classe intellettuale,
specialmente quella dell’area germanica (ed in particolare tedesca), ad indagare su queste
somiglianze. Nasce quindi lo studio delle cosiddette lingue indoeuropee (ramo germanico >gotico,
antico anglosassone; ramo indoiranico > iranico, indiano; ramo italico >latino, tosco umbro; ramo
baltoslavo>lingue baltiche, lingue slave; ramo greco, ramo albanese, ramo celtico). La famiglia più
antica scoperta è quella dell’ugrofinnico. Nell’ottocento si sviluppa poi anche l’interesse per le
lingue semitiche (ebraico, arabo, fenicio…). Al giorno d’oggi esistono circa 6000 lingue.

Linguistica comparativa
Friedrich Von Schlegel, Uber die Sprache und Weisheit der Indien (1808): le principali lingue
europee non derivano dal sanscrito, ma sono imparentate con esso e provengono tutte da un’unica
lingua madre: l’indoeuropeo
Franz Bopp, uno dei fondatori della lingua storico-comparativa europea. Über das
Konjugationsystem der Sanskrits Sprache in Vergleichung mit jenem der griechischen, lateinischen,
persischen und germanischen Sprache (1816). Studio del sistema della flessione del verbo in
sanscrito.
Jakob Grimm, Deutsche Grammatik (1819). - leggi del mutamento nelle lingue germaniche ed
europee.
Rasmus Rsk, Undersogelse om det gamle Nordiske eller Islandske Sprogs Oprindelse (Ricerche
sull’origine della lingua nordica antica o islandese”) m 1814. Per provare la parentela tra due o più
lingue è necessario individuare corrispondenze sistematiche tra serie di parole. Pose le basi del
metodo comparativo in fonetica, che lo portò a formulare la nota rotazione consonantica (legge di
Grimm).

Legge di Grimm (pag. 259, 257, 260)


Beginning sometime in the first millennium B.C., and, perhaps, continuing over several centuries,
all the Indo-European stops underwent a complete transformation in Germanic. At the end of the
complete cycle of changes, the following pattern had emerged.
p > f, t >θ, k > x(h), kw > xw, b > p, d > t, g > k, gw >kw, bh >b, dh>d, gh>g, ghw>gw
In short, all the IE voiceless stops had become voiceless fricatives, the IE voiced stops had become
voiceless stops, and the IE voiced aspirated stops had become voiced stops.

Ferdinand De Saussure
Lo studio per le lingue è legato alla storia, all’evoluzione e comparazione fra le lingue per
ricostruire una lingua originaria ormai morta. È così che la linguistica nasce: l’interesse per le
lingue è nato sotto questa prospettiva, e le lingue si studiavano in funzione di un interesse
romantico, storico e filologico. De Saussure, grande comparativista e studioso di lingue
indoeuropee, era molto sofferente dell’approccio che i linguisti avevano nei confronti dello studio
delle lingue. Con lui nasce la linguistica moderna, novecentesca. Egli vedeva sempre l’approccio
alla lingua legato alla diacronia, la storia, alla comparazione con altre lingue, ma non alla lingua in
quanto tale – il suo approccio era, quindi, più teorico. Per lui, occorreva studiare la lingua in quanto
sistema, senza la storia. Arrivò anche ad affermare che la lingua andrebbe analizzata dall’interno, in
quanto sistema di strutture interne. “Un sistema di lingue dove tutto si regge”. La lingua può essere
analizzata sia nel cambiamento, ovvero in diacronia (relazione tra due termini successivi nel tempo
e che non coesistono nello stesso stadio), ma anche in sincronia, cioè relazione tra forme che
coesistono in un determinato momento.
De Saussure ribalta il primato della diacronia sulla sincronia. Quest’ultima è secondo lui la
dimensione più autentica del linguaggio e l’unica effettiva ragione del mutamento. Ciò che si può
osservare nel cambiamento (asse diacronico) ha sede negli stati di lingua (asse sincronico).
Saussure, Cours de Linguistique Général:
p.109: “la diacronia e la sincronia non hanno la stessa importanza […] è chiaro che l’aspetto
sincronico domina sull’altro, poiché per la massa parlante è l’unica vera realtà”.
p.110: “il fenomeno sincronico non ha niente in comune con il diacronico: l’uno è il rapporto di
elementi simultanei, l’altro è la sostituzione di un elemento ad un altro nel tempo, ossia è un
avvenimento”.
p. 118: “tutto quanto nella lingua è diacronico non lo è che per la parole. Nella parole si trova il
germe di tutti i cambiamenti: ciascuno è inizialmente lanciato da un certo numero di persone prima
di entrare nell’uso”.

Collettività/individualità ella concezione saussuriana: langue e parole


Langue: “esiste nella collettività sotto forma di una somma di impronte depositate in ciascun
cervello. È qualcosa che esiste in ciascun individuo pur essendo comune a tutti e collocata fuori
dalla volontà dei depositari”.
Parole: “combinazioni individuali, dipendenti dalla volontà di quanti parlano. Non vi è nulla di
collettivo, le sue manifestazioni sono individuali e momentanee”.
p. 29: “la lingua è necessaria perché la parole sia intelligibile e produca tutti i suoi effetti, ma la
parole è indispensabile perché la lingua si stabilisca; storicamente, il fatto di parole precede
sempre”.

3.11.21
Con De Saussure, la riflessione sulla lingua diventa una riflessione a partire dalla lingua e sulla
lingua, non sulla lingua in rapporto alla storia. Il Cours de Linguistique Générale è costituito da
lezioni di De Saussure trascritte da alcuni suoi studenti, pubblicato poi postumo. La linguistica
storica non ha mai smesso di esistere, ma quello di De Saussure fu un approccio nuovo e diverso: la
lingua deve essere studiata in quanto tale, dal punto di vista strutturale, senza comparazione. Non
grammatica, ma riflessioni teoriche sulla lingua quanto tale; da qui nasce anche lo strutturalismo. Le
sue dicotomie più importanti erano asse sintagmatico/asse paradigmatico, diacronia/sincronia,
langue/parole, significante/significato, e riguardano qualsiasi lingua – si parla quindi per la prima
volta di linguistica teorica.

Dicotomie di De Saussure
Significante/significato – il significato è il contenuto concettuale, il significante è la produzione
fonetica e grafica. Il rapporto fra significante e significato, quindi il segno linguistico, è arbitrario.
In sincronia non esiste relazione naturale fra significante e significato, ma non è detto che sul piano
etimologico una parola non derivi da origini onomatopeiche. Ma proprio perché De Saussure si
vuole occupare dell’autenticità linguistica, si occupa soltanto del piano sincronico e non di quello
diacronico. La realtà sincronica è quella reale. Il relativismo linguistico, infatti, è una teoria molto
debole – la facoltà del linguaggio è innata, e tutte le lingue hanno qualcosa in comune. La diversità
linguistica si ritrova nella struttura superficiale, non quella profonda; nei parametri, non nei principi.
La lingua è quindi un sistema di segni linguistici governato, nel momento dell’acquisizione, da
fattori innati.

Asse sintagmatico/asse paradigmatico – l’asse paradigmatico è il magazzino di memoria dal quale


si selezionano gli elementi da disporre sull’asse sintagmatico. L’asse sintagmatico è l’asse sul quale
si dispongono linearmente gli elementi linguistici selezionati dall’asse paradigmatico, ovvero, dal
magazzino di memoria.
 Ciascuna lingua attiva una serie di concetti ad essa associati. Questi concetti hanno sede nel
cervello e fanno parte del magazzino di conoscenze che abbiamo nel lessico nella nostra lingua.
Si chiameranno rapporti associativi/paradigmatici.
 Le parole contraggono tra loro, in virtù del loro concatenarsi, dei rapporti fondati sul carattere
lineare della lingua, che esclude la possibilità di pronunciare due elementi alla volta […].
Queste combinazioni, che hanno per supporto l’estensione, possono essere chiamate
sintagmatiche (dal greco συν+ταςςω, “mettere insieme, comporre”)
 La funzione dell’asso sintagmatico è quella di regolar ei rapporti tra parole che occorrono
insieme nella stessa frase, come le relazioni di accordo (ad esempio, le macchine sono molto
vecchie).  Rapporti di co-occorrenza.
 La funzione dell’asso paradigmatico è quella di delimitare il significato delle parole. Le
relazioni paradigmatiche mantengono il sistema di differenze sulle quali poggia l’intero edificio
della lingua.  Rapporti di reciproca sostituibilità.

Variabilità
 Diacronica – Cambiamento della lingua nel tempo, sia sul piano dell’espressione (es.
facere>fare) sia su quello del contenuto (es. galera “nave che ospitava detenuti a scontare una
pena”>galera “carcere”)
 Diatopica – cambiamento della lingua nello spazio, sia sul piano dell’espressione (es. rom.
papà>tosc. babbo), sia su quello del contenuto (rom. stupidaggine> tosc. bischerata)
 Diamesica – cambiamento della lingua in base al mezzo (abbreviazioni nelle chat, titoli di
copertina)
 Diafasica – cambiamento della lingua in base alla situazione comunicativa (“Ciao Paolo, come
stai?” vs. “Buongiorno Signor Rossi, come sta?”)
 Diastratica – cambiamento della lingua in base allo status sociale del parlante (es. pissicologia
vs. psicologia, la ragazza che le ho dato il libro vs. la ragazza a cui ho dato il libro)

Arbitrarietà del segno


Arbitrarietà non significa che il parlante può sceglierlo liberamente in rapporto al significato che
deve veicolare. Il segno è in realtà scelto dalla collettività. Per questo, Saussure preferisce parlare id
immotivato.
Saussure, p. 91 – “L’arbitrarietà del segno mette la lingua al riparo da ogni possibilità di
modificarla. Per mettere in questione una cosa, è necessario che questa sia fondata su una norma
ragionevole.”

Il pidgin è una forma di comunicazione molto semplificata, solitamente tra due lingue diverse che
sono forzate ad interagire senza tramite. Nel tempo, la lingua si sviluppa in passaggi grazie ai
bambini, creando la cosiddetta lingua creola.

Lingua e Linguaggio
Saussure (1916:19)
“Ma che cos’è la lingua, per oi essa non si confonde con il linguaggio; essa non ne è che una
determinata parte, quantunque, è vero, essenziale. Essa è al tempo stesso un prodotto sociale della
facoltà del linguaggio e un insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per
consentire l’esercizio di questa facoltà negli individui.”
“L’esercizio del linguaggio poggia su una facoltà che ci deriva dalla natura, mentre la lingua è
alcunché di acquisito e convenzionale, che dovrebbe essere subordinato all’istinto naturale invece di
avere la precedenza su questo.”
p.24 “[La lingua] è la parte sociale del linguaggio, esterna all’individuo che da solo non può né
crearla né modificarla; essa esiste solo in virtù di una sorta di contratto stretto tra i membri della
comunità.”

Lingua come forma


p. 136 – Psicologicamente, fatta astrazione della sua espressione in parole, il nostro pensiero non è
che una massa amorfa e indistinta […]. Non vi sono idee prestabilite, e niente è distinto prima
dell’apparizione della lingua”

Proprietà del linguaggio


 Hanno un’espressione fonico-acustica composta da suoni prodotti per mezzo di un determinato
apparato

*Andrea Moro, Le Lingue Impossibili


L’origine della comunicazione umana, Michael Tommasel
Morte e rinascita delle lingue, Claude Hagège
Il software del linguaggio, Raffaele Simone

10.11.21
I suoni delle lingue
I suoni del linguaggio possono essere analizzati sotto vari aspetti. Le lingue verbali possono avere
un’espressione fonico-acustica o visivo-gestuale. L’espressione fonico-acustica si attualizza
mediante la fonazione. Gli organi della fonazione si sono originati per una funzione diversa da
quella del linguaggio:
-polmoni e laringe assicuravano la respirazione
-bocca, denti e lingua consentivano la masticazione
-il naso consentiva la masticazione e la discriminazione degli odori
Tutti questi organi attuano una cooptazione per la funzione comunicativa.

Vantaggio evolutivo della fonazione (rispetto alla comunicazione gestuale)


 La fonazione può essere usata simultaneamente ad altri comportamenti
 È facilmente trasmissibile in condizioni ambientali difficili
 messaggi percepibili da più utenti nello stesso momento
 Modulabilità dell’intonazione e, conseguentemente, del significato di una espressione o frase

Alcune teorie sostengono che alcuni nostri antenati animali, spostandosi in zone con piante molte
alte da zone equatoriali, abbiano sviluppato la capacità di stare eretti su due gambe. Il passaggio da
quadrupede a bipede avrebbe causato cambiamenti nell’apparato fonatorio, ed in particolare nella
laringe. La laringe si è abbassata, c’è stato un abbassamento e ingrossamento della lingua. C’era
quindi maggiore spazio nella cavità orale ed un aumento della dimensione dell’encefalo (a seguito
dell’acquisizione della stazione eretta).

Organi della fonazione


 Trachea – tubo fonatorio attraverso cui l’aria esce ed entra
 Laringe – valvola posta in cima alla trachea
 Corde vocali – pieghe di tessuto muscolare collocate nella laringe. Se messe in vibrazione dal
passaggio dell’aria producono suoni sonori; quando non sono messe in vibrazione producono
suoni sordi
 Glottide – spazio dove sono collocate le corde vocali. Regola il passaggio dell’aria, nonché la
(non)-vibrazione delle corde vocali.
 Lingua – muscolo situato nella cavità orale costituito da tre parti apice (o punta), dorso (parte
superiore) e radice (parte più vicina alla faringe).

Discipline della linguistica che studiano i suoni delle lingue

Il punto di vista fisico


Le proprietà fisiche sono studiate dalla fonetica.
 Articolatoria – studia il modo in cui i suoni vengono prodotti
 Acustica – studia il modo in cui i suoni si propagano nell’aria
 Uditiva – studia il modo in cui i suoni sono percepiti
Dal punto di vista della modalità con cui l’aria entra e fuoriesce dalla trachea e dalla cavità orale, i
suoni possono suddividersi in vocalici e consonantici. Tutte le vocali sono prodotte senza ostruzione
alcuno nel tubo fonatorio, mentre tutte le consonanti sono caratterizzate da qualche tipo di
occlusione, totale o parziale.

Proprietà dei suoni vocalici


-Sono prodotti senza ostruzione del tubo fonatorio.
-C’è una variazione in relazione alla posizione della lingua all’interno della bocca all’atto di
produrle.
-Sono gli unici suoni in grado di portare l’accento e di costruire nucleo sillabico.

Classificazione delle vocali:


 Aperte/chiuse (a, o, u; i, e) – dipende dalla posizione del vertice della lingua rispetto al palato.
 Anteriori/posteriori (i, e; o, u) – dipende dal punto del palato verso il quale il vertice della lingua
si protende.
 Arrotondamento/non arrotondamento (o, u; a, e, i) – dipende dalla conformazione delle labbra
nella produzione del suono vocalico
 Nasali/non nasali (a, o; ã, õ) – dipende dal passaggio (o non) dell’aria attraverso le fosse nasali.

Il triangolo vocalico
i u

e o

La a, la i e la u sono vocali cardinali. Questo significa che sono genericamente più stabili e nette. In
rapporto ad esse, è possibile definire tutte le altre come più o meno chiuse, più o meno arrotondate,
più o meno anteriori. La /a/ rappresenta il grado maggiore di apertura, la /i/ il grado maggiore di
chiusura e anteriorità e la /u/ il grado maggiore di arrotondamento. Queste tre vocali sono
universali: in presenza di sistemi vocalici “poveri”, sono talvolta le uniche ad essere realizzate.
Quando un suono varia senza differenza di significato, viene definito allofono
Quando un suono varia senza differenza di significato, viene definito allofono (esempio: r normale
e r moscia in italiano). Se invece il suono è portatore di significato, viene invece detto fonema,
ovvero è distintivo a livello semantico (esempio: in cane e pane, la c e p sono fonemi). L’allofono è
quindi una realizzazione secondaria del fonema.

Proprietà dei suoni consonantici


Sono prodotti con un passaggio dell’aria che può essere completamente ostruito o fortemente
ristretto. Si distinguono in relazione al loro:
-modo di articolazione: tipo di chiusura che si oppone al passaggio dell’aria
-punto di articolazione: luogo del tratto fonatorio in cui la chiusura viene operata
-vibrazione o non delle corde vocali al passaggio dell’aria

Modo di articolazione
 Occlusive – prodotte mediante una ostruzione totale del tubo fonatorio (k, p, t, g…)
 Fricative (o spiranti) – prodotte mediante una ostruzione parziale del tubo fonatorio. L’aria
fuoriesce con un suono frusciante (f, s, v)
 Vibranti – prodotte mediante la vibrazione di articolatori come la lingua o l’uvula (/v/, [R])
 Laterali – l’aria fuoriesce dai lati della lingua (l, gl)
 Affricate – prodotte mediante la combinazione di un’articolazione occlusiva e una fricativa (c in
ciao, z in zeta, g in Gino, z sorda o unione tra t e s come in tizio)
 Nasali – prodotte facendo passare l’aria attraverso le cavità nasali

Punto di articolazione
 Labiali – prodotte mediante una chiusura momentanea delle labbra ([p], [b], [m])
 Labiodentali – articolate mediante la chiusura del labbro inferiore con i denti superiori ([f], [v])
 Dentali – articolate facendo toccare l’apice della lingua sul retro dei denti superiori ([d], [t])
 Uvulari – articolate mediante vibrazione dell’uvula ([R])
 Glottidali – articolate mediante una chiusura determinata della glottide
 Approssimanti – con proprietà tipiche delle consonanti e delle vocali ([w], [j])

Alfabeto fonetico internazionale (pag. 76)

Fondato nella seconda metà del XIX secolo dalla International Phonetic Association, ha il principio
di avere una lettera/segno diversa per ogni suono del parlato distinguibile. L’unità minima di analisi
della fonetica si chiama fono.

Tratti distintivi
cara/kara/ – gara/gara/
[occlusivo] – [occlusivo]
[velare] – [velare]
[sordo] – [sonoro]
Un tratto è ciascuno degli elementi articolatori indicati sotto i due fonemi.
Ogni fonema è composto da un pacchetto di tratti che ne descrivono le proprietà articolatorie. I tratti
hanno carattere binario, nel senso che possono presentarsi o meno (la notazione della
presenza/assenza di un tratto è [+sonoro] /[-sonoro]). In un suono, la presenza di un tratto non
posseduto dall’altro suono ne determina la marcatezza. Così /g/ è più marcato rispetto a /c/ per via
della presenza del tratto [+sonoro], che il secondo non ha.

Punto di vista funzionale


La funzione che ciascun suono svolge all’interno del sistema di suoni di una lingua è studiata dalla
fonologia. L’unità minime della fonologia è il fonema, e la fonologia che studia il fonema si dice
fonologia segmentale, o lineare. Esiste inoltre la fonologia soprasegmentale, o prosodia, che studia
l’intonazione, il ritmo, l’accento, la sillaba eccetera. La fonologia individua unità distintive di suono
capaci di opporre due parole dal punto di vista del loro significato; esempio: /c-ane/ /p-ane/
Queste due parole rappresentano una coppia minima, ovvero una coppia di parole identica eccetto
per un fonema. In una lingua il fonema, unità distintiva minima di suono, può essere identificato
mediante prove di commutazione.
Nell’esempio sopra, /p/ e /c/ rappresentano fonemi distinti poiché oppongono le due parole dal
punto di vista del loro contenuto.
Il procedimento mediante il quale all’interno di una parola un suono viene sostituito da un altro
suono per verificare la sua capacità di dar luogo a distinzioni di senso è detto prova di
commutazione. Ciascun suono ammette n realizzazioni (varianti o allofoni), legate alle abitudini
articolatorie di ciascun parlante, al contesto fonemico in cui si colloca, ai confini di morfema in cui
è situato. Tali varianti possono essere libere, se indipendenti dal contesto, o combinatorie, se legate
al contesto fonologico in cui occorrono.

Assimilazione
Processo mediante il quale un suono assume uno o più tratti di un altro suono, e ciò comporta che la
sua articolazione somigli sempre di più a quest’ultimo
 Progressiva – un suono assume uno o più tratti di quello che segue (s-gambato [z]; s-corfano [s])
 Regressiva – un suono assume uno più tratti di quello che precede (es. armonia vocalica del
turco ev+ler ‘case’; yol+lar ‘strade’)
 Parziale – l’articolazione di un suono si avvicina a quella di un altro suono senza coincidere
totalmente con quest’ultimo (it. gomito /t/>/d/ nei dialetti italiani meridionali)
 Totale – l’articolazione di un sono viene a coincidere totalmente con quella di un altro suono
(lat. factum>fatto, con /kt/>/t/)

17.11.21
Cancellazione
La soppressione di un suono, ad esempio nella formazione di diminutivi e derivati.
donna + etta > donnetta a
libro + accio > libraccio o
sordo + astro > sordastro o

Inserzione
L’inserimento di un suono all’interno di una sequenza.
caffè + iera > caffettiera
papà + ino > paparino
como + ino > comodino

Riduzione
L’indebolimento di un suono
port. casa > casinha
lat. speculum>speclum

Rafforzamento
Risalita di un suono dal basso verso l’alto nella scala di sonorità
lat. bonus > it. buono

Contesti “sensibili” al verificarsi di fenomeni fonologici


contesto intervocalico (vedi casa)
quando il suono coinvolto è una vocale tonica (vedi esempi latini)
voce atona (vedi esempio portoghese)
confine di morfo o di parola (lat. amicus – pl. amici [amiki] > amici [amici])

Fenomeni soprasegmentali
Questi fenomeni sono detti soprasegmentali poiché sono simultanei ad altri fenomeni che, per
l’appunto, avvengono al livello segmentale (come i fenomeni)
-Accento. Effetto di maggiore prominenza uditiva in corrispondenza di suono vocalico.
-Tono. Aumento di acutezza sonora in corrispondenza di una vocale o sonante.
-Intonazione. Melodia dell’enunciato. Permette di differenziare i diversi usi di un enunciato, ovvero
il tipo di atto linguistico che si vuole compiere all’interno di uno scambio.

N.B. Esistono anche le lingue a toni, come il cinese, che ricorrono a toni diversi per differenziare i
significati tra parole.

La sillaba
Unità composta da almeno un nucleo sillabico. Le sue caratteristiche sono:
-può avere un attacco, generalmente costituito da materiale consonantico
-può avere una coda, ovvero un elemento che segua il nucleo vocalico
-può essere aperta (se termina in vocale, come in ca.sa) o chiusa (se termina in consonante, come in
al.to)
-può essere leggera (se il nucleo vocalico è costituito da una vocale non lunga, come in fat.to) o
pesante (se il nucleo vocalico è costituito da una vocale lunga, come in fa-to)

Le parole sono elementi modificabili. Variano nella forma e nel significato in base all’ambiente
sintagmatico in cui occorrono. Alcune parole sono invariabili, come congiunzioni e preposizioni

Cos’è la morfologia?
“teoria della forma” – studia le modificazioni delle parole e la varietà di forme che assumono
all’interno di una frase.

Settori della morfologia


 Flessiva – si occupa della declinazione di una unità lessicale, sia essa nominale (casa, case,
bambino, bambina, bambini, ecc.), verbale (essere > sono, sei, è, siamo, siete, sono) o
aggettivale (bello, bellissimo, celebre, celeberrimo) a partire dalla sua forma basa.
 Derivativa – generazione di diverse forme derivate di una parola a partire dalla sua forma base
(casa>casetta, libro>libraccio)
 Composizionale – studia i processi mediante i quali due parole si saldano per dar luogo a una
terza parola. (posare + cenere > posacenere, attaccare + panni > attaccapanni; capo + stazione >
capostazione)

Unità della morfologia


1. Economia- permette di riutilizzare le stesse parole in diversi contesti senza doverne
inventare di nuove. Es: studio, studiare, studente/scrivere, scrittorio, scrivania/acqua,
acquazzone, acquatico/pelo, peluria, peloso
2. Favorisce la coesione tra le diverse parti di un enunciato.
3. Consente di ricostruire parte del significato di parole a noi poco familiari.

Segmentazione
Processo mediante il quale si scompongono le parole in morfemi. Il morfema è l’unità minima
dotata di significato. I morfemi di una lingua tendono ad essere ricorrenti e fonologicamente stabili
nelle lingue. Il prefisso -un in inglese esprime, pressocché in associazione con qualsiasi aggettivo,
un significato negativo (es: happy / unhappy, important / unimportant, believable / unbelievable)
Talvolta, è difficile stabilire una corrispondenza biunivoca tra morfema e suo significato, e i confini
di un morfema non possono essere sempre definiti a priori. Ad esempio: big > bigger, ma good >
better
I morfemi possono essere di natura lessicale, quando sono portatori del significato lessicale di una
parola (es. dolc- > dolce; cant- > canto) o di natura grammaticale (es. -i in bambini). Il meccanismo
di segmentazione va alla ricerca delle più piccole unità di senso di cui è composta la parola.

Esempio di suddivisione morfemica:


[in]-[vinc]-[ibil]-[e]
neg.
“vincere”
“che può essere” sing. m/f

Morfologia concatenativa e non concatenativa


La morfologia concatenativa è caratteristica di gran parte delle lingue europee. Essa fa riferimento
al fatto che i morfemi lessicali e grammaticali sono concatenati e successivi gli uni agli altri.
In altre lingue, i morfemi possono distribuirsi in modo non concatenativo, ovvero interpolandosi gli
uni negli altri. Un caso rappresentativo di questa struttura morfologica è offerto dall’arabo.
t-----l----b, talab “domandare”
talib “colui che domanda, studente”
al talab “la domanda”
Anche in tedesco è possibile trovarne esempi nella formazione del preterito nei verbi irregolari.

Distinguere tra morfo e morfema


I morfemi sono le piccole unità di significato codificate dai morfi. Se, in fonologia, l’allofono è
l’effettiva realizzazione del fonema, in morfologia, il morfo è l’effettiva realizzazione del morfema.
Il morfo appartiene al livello dell’espressione, e il morfema a quello del contenuto. Così come
esistono molteplici realizzazioni di uno stesso fonema (allofoni), uno stesso morfema può essere
codificato da più morfi diversi, che prendono il nome di allomorfi.
Ad esempio, la negazione in italiano: in-vincibile, im-possibile, ir-raggiungibile, dis-onesto.

Tipi di morfema
 Liberi – possono comparire da soli e costituiscono da soli una parola (es. preposizioni e
congiunzioni)
 Legati – possono occorrere solo in combinazione con altri elementi per formare una parola (es.
affissi come morfi derivazionali o grammaticali)
 Radici (o morfi radicali) – sono portatori del significato principale di una parola
 Affissi – morfi che si legano a morfi radicali completandone o modificandone il significato

Meccanismi di affissazione
 Prefissi > in-vincibile
 Infissi > ru+m+po (m=tema presente del latino)
 Suffissi > sopraeleva-zion-e (-zion- morfo derivazionale, -e morfo grammaticale di plurale)
Fenomeni morfologici
 Aggiunta – formazione del plurale o di parole derivate. (girl >girls)
 Raddoppiamento o reduplicazione – ripetizione di una parola per codificare significati di plurale
o intensità. (piano piano)
 Alternanza – può investire suoni vocalici o consonantici ed ha spesso valore grammaticale. (es.
suono/sonoro)

Modificazioni morfologiche
Hanno in genere la funzione di creare collegamenti sintattici realizzando, tra altri, meccanismi di
accordo o reggenza.
Accordo – relazione che si istituisce tra due elementi di cui uno che presenta un determinato
pacchetto morfemico attiva in uno o più altri elementi della frase lo stesso pacchetto morfemico. In
questa relazione, l’elemento che “attiva” il pacchetto prende il nome di controllore, mentre
l’elemento sul quale il pacchetto morfemico è attivato viene detto controllato. L’accordo permette
di tenere coeso l’enunciato al suo interno e in rapporto agli altri enunciati del contesto discorsivo.
Reggenza – relazione tra due elementi per mezzo della quale un fascio di tratti morfemici è attivato
da A su B, ma tali tratti non sono necessariamente condivisi da A.

Tipi morfologici
 Tipo isolante – questo tipo morfologico è caratteristico di lingue nelle quali le parole tendono ad
essere formate da un solo morfo. Parola e morfo tendono pertanto a coincidere e le parole non
esibiscono segnali di relazioni morfologiche tra loro. Ad esempio, cinese mandarino e
vietnamita.
 Tipo flessivo o fusivo – in queste lingue un morfema può essere portatore di più significati
grammaticali. In queste lingue i confini tra un morfema e l’altro perdono visibilità poiché più
morfemi possono essere “fusi” in un solo morfo. Questo rende particolarmente difficile il
processo di segmentazione che presuppone l’identificazione di una più composita gamma di
significati associati al morfo in questione. Le lingue della famiglia romanza esemplificano
chiaramente questo tipo morfologico – tutte le lingue indoeuropee e semitiche sono flessive.
 Tipo agglutinante – in queste lingue, il morfema porta una sola informazione grammaticale. La
parola consta di più morfemi e normalmente la segmentazione non presenta particolari difficoltà
poiché vi è una marcata tendenza a disporre i morfemi in sequenza senza che i rispettivi confini
si confondano (2013). Come per le lingue isolanti, anche per le lingue agglutinanti vi è un
rapporto biunivoco tra morfo e morfema. Ad esempio: turco, finlandese, Quechua, Nahuatl
(lingua uto-azteca parlata in Messico). La famiglia ugrofinnica è agglutinante, come anche
quelle uralo-altaiche.
 Tipo polisintetico – in queste lingue, la struttura morfologica della parola è particolarmente
complessa, poiché può condensare più morfemi lessicali e grammaticali nella stessa stringa. In
questo modo, il complesso di informazioni che di norma sarebbe veicolato da un’intera frase
viene invece codificato per mezzo di una sola parola (ad esempio, Yupik, eschimese siberiano,
Ciukci, lingua paleo-siberiana e Tiwi, lingua aborigeno-australiana).

24.11.21
Scomporre in morfemi:
 Testuale
 Calcolatore
 Giacchetta – giacca/etta
 Piantagione
 Elementare
 Frutteto – frut/eto
 Pastorelli
 Angelico – angel/lico
 Portiere – port/iere

Fenomeno del suppletivismo – al posto dell’articolo viene usato il dimostrativo oppure dei deittici.

Evoluzione della copula


*S, in indoeuropeo, significava “ecco”. Nella sua evoluzione, veniva usato sempre alla terza
persona, nel senso che il soggetto era un terzo. Ad un certo punto, si è evoluto in as- e ha preso poi
la desinenza della terza persona, diventando as-ti, integrandosi nel sistema verbale. A questo sono
poi state aggiunte altre desinenze, facendogli assumere i caratteri di verbo per assimilazione ad altri
verbi. Le frasi nominali, senza verbo, nelle lingue classiche sono tipiche dei proverbi delle
massime: cose decise e atemporali. L’aggiunta del verbo comunica una determinazione ed una
attualizzazione. È la veicolazione di un’informazione.
Anche per questo in alcune lingue esiste il verbo essere soltanto al futuro e al passato, o ha
comunque radici diverse, proprio per la necessità di comunicare nozioni temporali.
Si verifica quindi un fenomeno di suppletivismo per le radici aggiunte alla copula di terza persona.
Le lingue possono essere comparate in modo genealogico, quindi in base alle somiglianze e
vicinanze storiche e geografiche, oppure tipologico, quindi analizzarle indipendentemente dalla loro
appartenenza ad una stessa famiglia e adiacenza geografica.
“Ciò che oggi è grammatica, ieri era lessico.”
1.12.21
Famiglia romanza
Latino

Latino classico Latino volgare

Lingue romanze continentali Sardo

Italo-occidentali Orientali

Occidentale Proto-italiano Romanze dei Balcani della Dalmazia

Ibero-romanze Galloromanze Proto-rumeno

Portoghese Spagnolo Francese Italiano Rumeno


N.B: Definire il latino una lingua morta è scorretto, perché una lingua si definisce morta soltanto
quando non se ne ha alcuna testimonianza storica.
Alcuni fenomeni che si sono tramandati dal latino alle lingue romanze sono la sonorizzazione
romanza, lo sviluppo dell’articolo, lo spostamento della posizione verbale, lo sviluppo
dell’ausiliare, perdita dei casi e della declinazione. Tracce della declinazione si ritrovano nei
pronomi personali.
Nelle lingue romanze ci sono chiaramente anche influenze del latino classico; ad esempio, in latino
“cavallo” si può dire sia equus, letterariamente, o anche “cavallus”, che è il termine che si è più
diffuso tra le lingue romanze.

Famiglia germanica
Protogermanico

Germanico occidentale Germanico settentrionale Germanico orientale


Anglo-frisone Germanico-olandese Scandinavo occidentale Scandinavo orientale Gotico

Inglese Frisone Olandese Tedesco Islandese Faroese Norvegese Danese Svedese

Principali caratteri peculiari delle lingue germaniche (rispetto alle altre lingue indeuropee)
- Sviluppo delle sonanti liquide e nasali sillabiche in germanico url, ul, um, un
- Mutamento delle vocali: ie o > a (lat. hortus, ingl. mod. garden); ie a > o (lat. mater, ingl.
ant. modor, grafia mod. mother)
- Applicazione sistematica e rafforzamento delle serie apofoniche indoeuropee, soprattutto nel
campo del verbo forte.

Legge di Grimm – esempi


 Le occlusive sorde indoeuropee diventano spiranti sorde germaniche. ie *peku > germ.
*fehu (ricchezza).
 Le occlusive sonore aspirate diventano spiranti sonore germaniche (ma occlusive sonore in
principio di parola o dopo nasale). ie bhendh- > germ. *bind-an (legare).
 Le occlusive sonore indoeuropee diventano occlusive sorde germaniche. ie*dheub- > *deup-
(profondo).

Il sistema vocalico postulabile per l’indoeuropeo si componeva di una serie di vocali brevi e una
serie di vocali lunghe.

Vocalismo
Due serie di dittonghi brevi discendenti composti dalle vocali a, e, o, seguite dalle semivocali i e u,
ed una serie di sonanti (liquide e nasali in funzione sillabica).

15.12.21

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