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2. CONOSCERE LA GRAMMATICA
2.1 una questione antica e sempre attuale.
Il verbo “conoscere” in italiano indica il risultato finale di due processi molto diversi tra loro. Questo verbo
può riferirsi tanto a un processo di apprendimento, ossia consapevole, quanto a un processo implicito e
intuitivo. Di questo binomio si sono occupati numerosi studiosi, primo fra tutti Erodoto di Alicarnasso che
già nel I libro delle Storie dimostra di possedere una sorprendente finezza metalinguistica quando usa un
verbo per definire il processo esplicito con cui i figli di Ciassare apprendono da una banda di Siiti la lingua
greca e a maneggiare l’arco, e un verbo diverso nel II libro per definire il processo di interiorizzazione
spontanea con cui Loa sacerdotessa di Dodona ha acquisito la lingua greca. Nel primo caso utilizza il verbo
“imparare” nel secondo caso il verbo “acquisire”.
Anche nella Roma del IV secolo la questione della conoscenza della lingua era molto sentita, si studiava
soprattutto il greco, lingua per la quale i latini mostravano rispetto e ammirazione. Quintiliano ci porta la
testimonianza della pratica diffusa nell’antica Roma di affidare i figli a nutrici e a pedagoghi greci affinché
potessero acquisire con naturalezza la lingua. Ecco quindi che l’esposizione alla lingua greca doveva
procedere naturalmente mediante un’interazione quotidiana con un parlante madrelingua.
Con il procedere del tempo si arrivò alla necessità da parte dei greci di apprendere la lingua latina, da questa
necessità di insegnare la lingua latina ad un numero di apprendenti sempre maggiore nacquero nel III secolo
nuove metodologie di insegnamento. Dalla produzione pedagogica utilizzata per insegnare il greco e il
latino come “lingue seconde” ci sono giunti i cosiddetti Hermeneumata, operette eterogenee composte da
differenti parti, che possono essere considerati veri e propri corsi di lingua. Gli Hermeneumata presentano
dialoghi tipici degli approcci che oggi chiameremmo situazionali, seguiti da pratiche didattiche volte a
memorizzare forme e vocaboli (tipici dell’oralità) senza dare spiegazioni sulle regole grammaticali.
2.2 Conoscenza implicita ed esplicita vs acquisizione e apprendimento
Uno dei dibattiti maggiori sulla grammatica è quello che riguarda la grammatica esplicita e quella implicita. La
prima modalità di “assorbimento” è quella tipica dell’acquisizione linguistica, che evolve in modo
autodiretto, esattamente come si impara a camminare e poi a correre; la seconda è tipica di un “processo”,
in genere mediato, che comporta l’adozione di procedure di riflessione consapevole, che in genere sono
eterodirette.
La prima modalità di interiorizzazione produce una conoscenza “implicita” che emerge naturalmente e non
richiede di sapersi spiegare le ragioni per cui la lingua funziona in quel modo; la seconda invece è una forma
di conoscenza esplicita, frutto di istruzione e in condizioni tutt’altro che naturali e che comporta una
capacità di osservazione, analisi, discriminazione, ossia di riflessione metalinguistica.
Proviamo a mettere in relazione conoscenza esplicita e conoscenza implicita con il binomio acquisizione e
apprendimento. Il primo termine è frutto di esposizione all’input di un contesto naturale; il secondo termine è
frutto di riflessione.
Benché la sua teoria non abbia alcuna diretta applicazione alla didattica linguistica, Chomsky è fermamente
convinto che esista una predisposizione innata, una sorta di grammatica interna che viene definita LAD
(language acquisition device) e che consente al bambino di acquisire rapidamente una conoscenza tacita,
ovvero implicita del funzionamento della lingua a cui è esposto. L’affermazione di Chomsky viene ripresa da
McNeil per sostenere che i bambini possiedono il concetto di frase dall’inizio e sono spinti ad interpretare i
dati linguistici che i parlanti offrono loro. Questo concetto è un esempio dell’esistenza di principi linguistici
universali, ossia di una “grammatica universale” di cui l’individuo è dotato geneticamente. Tra i numerosi
studi sull’acquisizione linguistica dobbiamo ricordare quelli che dimostrano la similarità tra i principi che
regolano l’acquisizione della lingua L1 (lingua materna) e L2 (lingua seconda). In questi studi è implicita la
presupposizione che la conoscenza della grammatica in età infantile avviene secondo un ordine “naturale” e
attraverso un costante ricorso a strategie cognitive e comunicative.
Premessa: gli aspetti grammaticali della lingua, su cui fondiamo il nostro ragionamento, non sono considerati
come fenomeni isolati, ma nel contesto situazionale in cui si manifestano. Ciò significa che la necessità di
studiare il funzionamento della lingua nell’ambito degli eventi comunicativi reali comporta un diverso modo di
concepire cosa si intende per conoscenza implicita e conoscenza esplicita. ESEMPIO-> il funzionamento di
verbi come “andare” e “venire” (e i loro relativi nelle diverse lingue) il loro uso, che risulta naturale nella
lingua materna, è legato all’organizzazione della deissi spaziale. Per lo stesso motivo se l’applicazione di uno
o l’altro nella lingua materna risulta naturale, e appreso fino agli otto anni, nelle lingue seconde per
comprenderlo bisogna quindi comprendere la deissi spaziale delle lingue in questione.
In questo caso, come in altri, le differenze tra acquisizione della lingua materna e acquisizione della lingua
altra sono senza’altro forti. Per la lingua materna il problema che si pone sarà quello di rendere esplicita la
conoscenza che già si possiede, mentre per una lingua altra sarà necessario un cammino più lungo, che
consiste nel partire dallo sviluppo di una conoscenza esplicita per poi approdare a quella implicita.
Abbiamo associato la distinzione tra conoscenza esplicita e conoscenza implicita ai termini di “acquisizione”
e “apprendimento” con cui ci si riferisce alla diverse modalità di appropriarsi di una lingua. La prima si
sviluppa per immersione in un contesto naturale in cui la lingua è quella in cui si comunica ed è al modalità
autodiretta; la seconda è invece la modalità eterodiretta in cui l’apprendente è esposto a un input linguistico
che è pianificato da altri.
-> input comprensibile di Krashen: relativo all’acquisizione e all’apprendimento disuna lingua seconda da
parte di adulti (metà anni Settanta).
La teoria dello psicolinguista Krashen opera una distinzione netta tra acquisizione e apprendimento:
l’acquisizione è un processo in cui ha prevalenza il significato sulla forma (ciò che accade nella lingua
materna), si può sviluppare anche con la lingua seconda solo a patto che l’input sia comprensibile cioè che
contenga informazioni rilevanti e significative per l’apprendente; l’apprendimento è il processo teso alla
conoscenza esplicita delle forme della grammatica. Secondo Krashen la conoscenza della grammatica non
nasce da quando si può apprendere in modo consapevole con lo studio delle regole e le spiegazioni che sono
impartite in classe, ma è il frutto di un processo pressoché interamente subconscio, che si sviluppa con
l’input comprensibile. Un’altra affermazione avanzata di Krashen è quella di non confondere l’acquisizione
con l’apprendimento induttivo:
Sia l’apprendimento induttivo che l’acquisizione condividono il
fatto che le caratteristiche dei dati, ossia l’input, precedono la
presentazione delle regole. Sussistono tuttavia diversità
fondamentali: se si tratta di apprendimento induttivo l’enfasi è
sulla forma; se invece l’obiettivo è l’acquisizione lo studente
dovrà tentare di capire il messaggio che l’input contiene.
Quindi la “grammatica” intesa come apprendimento consapevole svolge la funzione di meccanismo di
controllo. Possiamo dire che in questa visione alla conoscenza esplicita delle regole si deve ricorrere “quanto
basta”. Krashen aggiunge che questo meccanismo di controllo può agire quando c’è tempo per revisionare il
proprio messaggio, ossia quando si scrive e non nell’interazione orale.
Rivers pone in evidenza la rilevanza pedagogica delle grammatiche, dicendo che queste debbano prendere
forma in rapporto agli obiettivi del corso che scaturiscono dai bisogni (di ogni genere e natura) degli
studenti.
Allen dice che ci sono tre fasi per convertire le descrizioni di una grammatica in grammatica pedagogica,
inoltre afferma che vengano scelti testi, esercizi e prove di verifica che in toto costituiscono il libro del testo.
Zimmerman asserisce che una grammatica pedagogica si costruisce in base a due criteri: a) il destinatario
che può essere l’apprendente o l’insegnante; b) il rapporto con il materiale didattico di un corso specifico di
lingua. Lo studioso distingue tra quattro tipi di grammatiche pedagogiche: a) quella per il docente che non è
legata ad uno specifico manuale di lingua seconda; b) quella per il docente in relazione al lavoro in classe; c)
quella di riferimento per l’apprendente non correlata al lavoro svolto in classe; d) quella per l’apprendente
strettamente correlata al lavoro svolto in classe.
Primo tipo: costituito da descrizioni dei diversi sistemi della lingua;
Secondo tipo: è una guida per l’insegnante in cui vengono specificati gli intendimenti didattici degli autori e
forniti suggerimenti;
Terzo tipo: è una grammatica di riferimento destinata ad apprendenti appartenenti a uno stesso stadio delle
competenze linguistiche;
Quarto tipo: include le presentazioni di aspetti specifici della lingua correlati nella loro presentazione e
progressione agli scopi e agli obiettivi dei materiali degli apprendenti usano in classe.