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LINGUISTICA GENERALE
CAPITOLO 1
Molti aggettivi terminanti in –istico ∞ scienze, tecniche o complessi di attività. (142 nomi)
Linguistica = abbreviazione di SCIENZA LINGUISTICA studio scientifico che ha per oggetto la lingua.
Linguistica generale: spiega somiglianze e differenze tra le lingue.
Ipotesi sulla organizzazione e sul funzionamento delle lingue e sul loro mutamento.
Dominio vasto
Pluralità di interessi, di orientamenti e di impostazioni metodologiche.
Indagine su:
Proprietà comuni a più lingue (es. distinzione tra nomi e verbi) o a tutte le lingue (es. suono, sintassi…)
Relazioni tra lingue diverse (parentela, contatti…)
Scienza: descrizione e spiegazione.
Descrivere = osservare i fenomeni.
Spiegare = fare ipotesi su come sia la realtà che si manifesta nei fenomeni osservati.
Distinguere la realtà dalla manifestazione fisica della realtà.
Non tutta la realtà è osservabile.
In che senso la lingua è oggetto della linguistica?
Ci sono due tipi di oggetto:
1. REALE: ciò che si presenta in un insieme di dati che suscitano interesse conoscitivo.
Es. Manoscritto antico.
Ma l’esame di questo manoscritto può suscitare domande diverse a seconda del punto di vista
adottato da una certa disciplina.
I dati nei quali si manifesta l’oggetto reale sono sempre EVENTI FISICI (fonici o grafici) prodotti dal
comportamento umano. Questi attiveranno eventi mentali che a loro volta condizionano i comportamenti
individuali e sociali in un dato luogo e in una data epoca.
2. FORMALE: dipende da come si guarda all’oggetto reale.
Un oggetto reale può corrispondere a più oggetti formali a seconda se il punto di vista sia quello della
paleografia, della filologia o della linguistica.
La lingua è OGGETTO FORMALE di questa disciplina.
La lingua può assumere configurazioni diverse a seconda degli interessi specifici e delle domande che il
linguista si pone.
Oralità e scrittura
La riflessione della lingua ∞ tradizione di documenti scritti.
MA Negli ultimi decenni PRIMATO ORALITÀ.
>>> La manifestazione orale precede quella scritta nella storia, negli individui, nella storia delle lingue.
Circa solo 106 sono state affidate alla scrittura in modo adeguato da produrre letteratura.
LA SCRITTURA registra alcune caratteristiche del fenomeno sonoro ritenute essenziali per la comprensione
dei messaggi.
I sistemi di scrittura furono introdotti per FISSARE, DIFFONDERE E CONSERVARE i documenti linguistici
rilevanti per la vita pubblica di una comunità. (Leggi, testi religiosi e opere letterarie)
Sviluppi successivi stabiliti complessi di norme per redigere e leggere queste produzioni scritte.
Nasce la TRADIZIONE DELLA GRAMMATICA = tecnica da seguire per scrivere in modo
appropriato.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Nella mentalità comune prevale l’originaria IMPOSTAZIONE PRE-SCRITTIVA ∞come una lingua deve essere.
≠ Punto di vista descrittivo: osserva la lingua così come si manifesta e cerca di capire come è fatta e come
funziona.
La linguistica descrive.
Le norme servono per:
Limitare l’anarchia = assenza di ordine
Mantenere e promuovere il ruolo della lingua come ISTITUZIONE SOCIALE.
Descrizione e spiegazione
È una SCIENZA EMPIRICA = legata a fenomeni osservabili (sonori o grafici), ma che vengono prodotti e
recepiti come eventi SEMIOTICI.
Sono costituiti come suoni o caratteri scritti che rinviano ad altro da sé.
Aliquid stat pro aliquo = qualcosa sta per qualcos’altro.
Comprendere l’evento semiotico = descrivere come una sequenza di eventi fisici sia capace di funzionare
come messaggio.
Nella comunicazione quotidiana consideriamo la GLOBALITÀ.
Es. “Vietato l’accesso”: la successione di caratteri grafici è vissuta come un messaggio.
Chi legge comprende subito che è un divieto. Non pensa alle forme di parola, ma pensa al significato.
Lo studioso di linguistica generale vuole scoprire la STRUTTURA DEL FATTO LINGUISTICO.
= Individuare l’organizzazione interna del fatto linguistico.
= studiare il dato in quanto portatore di un messaggio.
RICERCA < IPOTESI.
La realtà non osservabile (essenziale per comprendere la realtà in analisi) è sostituita dall’ipotesi formulata
dallo studioso sulla base dei dati.
L’ipotesi andrà poi verificata < continue osservazioni ed esperimenti.
Una buona ipotesi deve avere carattere predittivo = riuscire a spiegare altri fenomeni oltre a quelli
considerati in partenza.
Ipotesi = teoria scientifica.
Teoria < théoreo = contemplare, esaminare.
Vedere la struttura del reale.
LIVELLI DI ASTRAZIONE
La linguistica ha COMPITI ESPLICATIVI: non si limita a descrivere i dati, vuole spiegarli.
Spiegare = sviluppare ipotesi sulla organizzazione del fato linguistico.
Introduzione dei PROCESSI DI ASTRAZIONE.
Astrarre = togliere, staccare una caratteristica comune a più fenomeni concreti.
PRIMO LIVELLO: GENERALIZZAZIONE.
Passaggio dall’individuale al generale.
Osservazione Raccolta dati Descrizione Spiegazione.
∞ Esperienza quotidiana RICONDURRE PIÙ FENOMENI SIMILI SOTTO UN’UNICA CATEGORIA.
Una categoria consente di fare PREVISIONI su ciò che ancora non si è osservato.
L’osservazione non è sufficiente per fare una ipotesi.
Si azzardano ipotesi che sono una scommessa sulla realtà non ancora osservata.
Si devono continuare le osservazioni, lasciando aperta la possibilità di una smentita.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Un’ipotesi è valida fino a prova contraria, ma non è mai vera in modo definitivo: una nuova conferma non
rende vera l’ipotesi, mentre una smentita la invalida.
L’affermazione, l’ipotesi iniziale determina inoltre i DATI PERTINENTI alla ricerca.
In base ai risultati di numerose altre osservazioni si apportano modifiche, precisazioni e restrizioni all’ipotesi
iniziale.
“Singolare, plurale, nome” sono comode etichette che indicano caratteristiche comuni a una classe di
elementi.
Il ricercatore non può affidarsi solo al proprio giudizio: per verificare le proprie osservazioni deve
interrogare, nelle modalità opportune, uno o più NATIVE SPEAKERS (parlante nativo della lingua
interessata).
Questo sarà l’INFORMANTE.
Queste osservazioni descrivono ma non spiegano.
Una spiegazione possibile = ipotesi di un LEGAME, una connessione di elementi.
↓
È una proprietà non accessibile all’osservazione. Non si trova nel dato.
SECONDO LIVELLO: IPOTESI SU PROPRIETÀ NON OSSERVABILI
Proprietà nascoste all’osservazione, proprietà nascoste a fenomeni osservabili.
Sono costrutti = grandezze introdotte dallo studioso per spiegare l’organizzazione interna e la funzione del
fato linguistico.
Non sono grandezze misurabili o osservabili.
È possibile che più fenomeni siano trattati dai parlanti come REALIZZAZIONI DI UNA STESSA “Parola” che è
patrimonio comune degli interlocutori.
L’osservazione di questo aspetto suscita nello studioso alcune domande fondamentali (es. Natura di questi
elementi condivisi).
Es. Relazione sintattica: CONCORDANZA
= manifestazione MA non è la ragione del fenomeno (Perché è così?)
Si parla di LEGAME.
Il legame sintattico non si manifesta allo stesso modo nelle lingue.
TERZO LIVELLO: IPOTESI SU UNA REALTÀ NON OSSERVABILE
Concepire la LINGUA come una ORGANIZZAZIONE COMPLESSA DI PROCEDIMENTI.
↓
Elaborano strutture (strumenti di natura fonica o grafica)
Con carica segnica (correlazione tra le forme di due piani: espressione contenuto)
Predisposti a funzionare nella comunicazione umana.
È una organizzazione che non si vede necessario fare ipotesi.
GRAMMATICA = nucleo di ipotesi sull’organizzazione interna di una lingua.
È una teoria linguistica. Non è insita nella lingua.
È un analogo funzionale: simula il funzionamento di una realtà non osservabile.
Lingua e grammatica < IDEAZIONE COSTRUTTIVA.
Il loro funzionamento pone in essere i dati osservabili.
LE LINGUE E LA LINGUA
Esistono somiglianze e differenze tra le lingue del mondo.
Es. inglese: boys love girls ≠ pueri puellas amant per lessico e morfologia.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
INDIZIO o SINTOMO
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Es. morfologia (costruzione e forma delle parole) e sintassi (combinazione delle parole).
“semielaborati testuali” = strutture che il parlante sceglie e rielabora.
1° articolazione ∞ strutture
2° articolazione ∞ fonemi
Diversi reparti = rappresentazioni delle diverse COMPETENZE dei parlanti.
FONETICO-FONOLOGICA: produzione e riconoscimento dei suoni e della loro funzione.
LESSICALE: gestione del lessico mentale (patrimonio mnemonico virtuale).
GRAMMATICALE: processi morfologici e sintattici.
Corretta combinazione delle parole e il riconoscimento delle strutture sintattiche.
PROPRIETÀ FONDAMENTALI DELLE STRUTTURE
POLIVALENZA: una struttura può avere una molteplicità di funzioni che possono essere collegate tra loro
più o meno strettamente.
Hanno una base semantica comune. (Es. andare = spostarsi, dover essere, funzionare, essere gradito,
riuscire)
Lo schema concettuale si caratterizza per INCOMPLETEZZA E INDETERMINATEZZA.
L’indicativo presente: più funzioni passato (presente storico), presente (assoluto), futuro e imperativo.
VARIANZA: pluralità di strategie di manifestazione.
Es. morfologia flessionale (are, ere, ire); essere (sono/fui/stato).
PREFERENZIALITÀ: uso prevalente
= interpretazione più probabile delle strutture che compaiono in un testo.
Es. presente che non ha sempre una valenza di presente, “è stato licenziato”.
È un uso frequente.
ENDOLINGUISTICITÀ: intralinguistico
= la struttura sintattica sembra variare meno da lingua a lingua rispetto al variare delle categorie
morfologiche e lessicali.
Le strutture sono proprie di ciascuna lingua (es. genere grammaticale).
DEITTICI
= Non dicono come è la realtà, ma rinviano direttamente ad essa.
“Volevo quello là, non questo qua” “io, ora, qui”.
Il segno rinvia direttamente alla realtà: il parlante non dice proprietà di oggetti o situazioni, ma indica
oggetti o situazioni entro un campo deittico legato all’io parlante.
Pronomi personali e quelli dimostrativi sono caratteristiche strutture deittiche.
È un sotto sistema.
Essi possono essere diversi da una lingua all’altra ma anche in una stessa lingua (codesto, questo e
quello).
CONCEZIONE DI SAUSSURE DEL SEGNO
Signe (segno) = unione inscindibile di SIGNIFICATO (signifié) E SIGNIFICANTE (signifiant).
Entrambe sono mentali, ideali.
Significante: immagine acustica.
Significato: concetto, frammento di esperienza associato ad un significante.
L’unione è di natura ARBITRARIA: la scelta del significante non è determinata dal significato.
Essa non si riduce ad assenza di motivazione.
È il significante a delimitare il significato.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Varia in base all’impiego delle sue parti (labbra, denti, alveoli, palato, velo, uvola, faringe), ai
movimenti della lingua e alla tensione muscolare.
Responsabile della forma e quindi del TIMBRO.
USI DELLE DIFFERENZE DI INTENSITÀ, ALTEZZA E DURATA
INTENSITÀ: caratterizza il fenomeno dell’ACCENTO variazioni di altezza, durata e timbro.
Accento = picco di intensità che pone in rilievo un momento del flusso fonico.
ACCENTO DI PAROLA: evidenzia una sillaba e raggiunge il picco sulla vocale.
In italiano, solitamente, la vocale con l’accento più intenso ha una durata più lunga.
L’accento di intensità può distinguere parole diverse. (Capitano, capito, subito)
L’accento non è fenomeno di DURATA (= fenomeno fisico che può variare a seconda del tipo di
suono).
La durata delle vocali è diversa: i<e; u<o.
La durata è MISURABILE e funzionale (per distinguere delle parole- inglese).
ALTEZZA: importante per le lingue orientali (cinese)
Quattro toni + una scala di 5 gradi.
Cambiando tono, cambia il significato della parola.
DIFFERENZE TIMBRICHE
Per l’articolazione dei suoni sono fondamentali alcuni fattori:
1. MODO DI ARTICOLAZIONE:
= TIPO DI OSTACOLO che si frappone all’uscita dell’aria.
o Ostacolo totale: OCCLUSIVI (p,t,d,b)
o Ostacolo parziale: CONTINUI:
FRICATIVI o spiranti: f, v, s
LIQUIDI:
• Vibranti [r]: occlusioni ed esplosioni
• Laterali [l]: occlusione centrale e aperture laterali
• Approssimanti [j;w- semiconsonanti]: intermedie tra fricative e vocali
o NASALI: il velo palatale è alzato, l’aria esce < fosse nasali.
o Ostacolo è nullo: VOCALI o VOCOIDI. [a], [e], [u]
La denominazione “vocale” e “consonante” non è basata sulla descrizione articolatoria, ma sulla funzione
che i suoni hanno nella sillaba.
Una vocale non può essere nucleo di sillaba semivocali come [i] e [o] : DITTONGHI.
2. LUOGO DI ARTICOLAZIONE: ∞ parte interessata.
= PUNTO IN CUI SI CREA L’OSTACOLO.
Bilabiali, labiodentali, dentali, alveolari, pre-palatali, palatali, post-palatali, velari, uvulari e laringali.
Se la lingua interviene i suoni vengono divisi in APICALI o DORSALI.
Se la regione apicale della lingua, inarcandosi verso il palato incontra gli alveoli si realizzano le
CONSONANTI RETROFLESSE.
o Nei suoni ad ostacolo nullo, il luogo si configura come GRADO E DIREZIONE
dell’innalzamento della lingua verso il palato.
Per le vocali viene considerato anche l’ARROTONDAMENTO e il GRADO DI APERTURA delle labbra.
3. APPORTO DEL MECCANISMO LARINGEO: Suoni sonori o sordi < VIBRAZIONE CORDE VOCALI
Sonori vocali + continue non fricative (approssimanti, liquide e nasali)
Sordi occlusive + fricative.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
• GRADO DI APERTURA DELLA BOCCA: [a]: aperta; [Ɛ; ɔ]: semiaperte; [e;o]: semichiuse; [i;u] chiuse.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Fonema = fascio di tratti distintivi può essere diverso dal fonema di un’altra lingua, anche se il suono è
simile.
Il fonema /n/ dell’inglese ≠ fonema /n/ italiano.
VARIANTI LIBERE E VARIANTI DI POSIZIONE
[R] e [r] = foni che realizzano lo stesso fonema.
[r] può sempre sostituire [R] e viceversa. [R] è una VARIANTE LIBERA di [r]
È il tratto VIBRANTE ≠ LATERALE.
VARIANTE = realizzazione NON STANDARD del fonema /r/
LIBERA = la sostituzione è sempre possibile. ∞ circostanze.
LEGATA = imposta dalla combinazione dei suoni di una lingua.
Es. casa e chiesa: opposizione fonica ma non fonologica.
Entrambi utilizzano fonema /k/; occlusiva sorda. MA cambia la posizione.
La [i] non può essere preceduta da una post-palatale medio-palatale.
VARIANZA COMBINATORIA ∞ contesto FONETICO-FONOLOGICO
Determina la scelta di una variante a scapito dell’altra.
Es. [s] e [z] = varianti combinatorie del fonema /s/ in italiano.
[z]: posizione intervocalica (rosa) o prima di una consonante sonora (prisma)
[s]: all’inizio di parola (sole) o prima di una consonante sorda (basta)
REGOLE FONOLOGICHE
Fonema = categoria che si realizza in una classe di foni chiamati ALLOFONI.
Gli allofoni liberi compaiono nella medesima posizione: [r] [R] [ʁ] per il fonema /r/ (la scelta è libera)
La scelta può essere anche legata al contesto /n/: forma breve per [ɳ] o [n]
A B / __Y
ASPETTI DI FONOLOGIA DELLA SILLABA E DELLA PAROLA
Le lingue differiscono per:
- Inventario dei fonemi
- Distribuzione degli allofoni
- Combinazione dei fonemi in unità maggiori Sillaba e parola
SILLABA: attacco(onset) + rima (nucleo + coda)
Nucleo: componente necessaria e sufficiente.
È rappresentato dalla componente vocalica.
L’attacco presuppone la rima. La coda presuppone il nucleo.
In italiano sono presenti sillabe:
o Con NUCLEO E RIMA, SENZA ATTACCO: an-anca
o Con ATTACCO E NUCLEO, senza coda: ca-arca
o Con ATTACCO, NUCLEO E CODA: pan-panca
Se la rima ha solo il nucleo: SILLABA APERTA.
Se la rima ha anche la coda: SILLABA CHIUSA.
Solo il nucleo è obbligatorio. La coda e l’onset sono facoltativi.
Es. solo con il NUCLEO: a- amare
In italiano:
- L’attacco può contenere fino a tre consonanti: 1° fricativa dentale [s] e 3° liquida o semiconsonante
es. strano, splendore, spiegare
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
I lessemi strutturati si ottengono < altri lessemi per mezzo di procedimenti di formazione delle parole.
COMPOSIZIONE E COMBINAZIONE
Composizione: due lessemi si combinano producendo una nuova struttura.
Solitamente il risultato è UNIVERBATO, cioè viene trattato come una sola parola.
Nella maggior parte dei composti, un lessema ha il ruolo di base e stabilisce la classe lessicale del risultato.
Si parla in questi casi di COMPOSTI DETERMINATIVI.
In altri composti i due lessemi hanno un RAPPORTO DI COORDINAZIONE e la classe lessicale del composto
non è predicibile dai suoi componenti. (Calzamaglia, saliscendi)
In italiano abbiamo composizioni di vario tipo, ma la maggior parte dei risultati rientra nella categoria
“sostantivi”.
I principali tipi:
- Sostantivo + sostantivo: capostazione, madrepatria.
- Sostantivo + aggettivo: cassaforte, pellerossa.
- Aggettivo + sostantivo: altopiano, bassorilievo, buonsenso.
- Verbo + sostantivo (Complemento oggetto): cacciavite, girarrosto, paravalanghe, salvavita.
- Verbo + verbo: saliscendi, toccasana.
- Preposizione + nome: dopopranzo, dopopartita, doposci.
- Aggettivo + aggettivo: pianoforte, nerazzurro.
Ci sono composti determinativi che si riferiscono ad una persona o ad un animale e hanno una struttura
particolare.
COMPOSTI ESOCENTRICI: manifestano una proprietà, mentre l’elemento determinato è implicito.
Es. Pettirosso: uccellino caratterizzato da una macchia rossa sul piumaggio.
In italiano essa è collata sul petto, mentre in tedesco viene vista più vicina alla gola (Rotkelchen Kehle:
gola). In questo caso si parla anche di SINEDDOCHE (parte per il tutto).
Molti nomi propri nella letteratura popolare e folclorica sono costruiti come composti esocentrici:
Biancaneve era chiamata così per la sua pelle “candida come la neve”.
COMBINAZIONI DI PAROLE Scuola-bus, uomo-radar, giornata-no (sostantivo), usa-e-getta (aggettivo).
Tra le componenti vi è un legame meno forte della composizione.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
= Sequenza lessicalizzata di parole che conservano una parziale autonomia, ma costituiscono una unità
con funzione sintattica.
La formazione di parole composte è usata in molte lingue come strategia alternativa alla formazione di
sintagmi con un certo grado di lessicalizzazione.
In questo caso due o più elementi capaci di formare parole autonome (wind e mill) sono uniti in
una parola composta (windmill), dove il determinante precede il determinato.
L’italiano ha l’espressione “mulino a vento” COMPOSTO SINTAGMATICO: il risultato è un’unità che ha
delle caratteristiche del sintagma libero e del composto.
Ha caratteri del sintagma perché le due parole “mulino” e “vento” sono prese in autonomia e il
collegamento è manifestato dalla preposizione “a”.
Ha dei caratteri del composto perché si coglie una solidarietà tra la base mulino e il modificatore
vento.
Il significato dell’espressione tende ad essere afferrato immediatamente come un’unica rappresentazione
(una immagine semplice), piuttosto che il risultato della combinazione del concetto “mulino” e del concetto
“vento”.
Per questo si può dire che in “mulino a vento” c’è una tendenza alla lessicalizzazione.
A testimoniare la tendenza di questo sintagma a essere colto come un’unità lessicale è lo sviluppo di usi
metaforici. (“Essere un mulino a vento = persona facile a cambiare idee e propositi”).
La struttura nome base + a + nome modificatore è frequente in italiano e può avere diverse significazioni.
Spesso il modificatore specifica il tipo di energia impiegata per far funzionare l’oggetto indicato
dalla base (pistola ad acqua)
In altri casi il modificatore significa una caratteristica del denotato (serpente a sonagli, freni a
tamburo).
È possibile che nell’evoluzione della lingua la solidarietà tra le due componenti di un composto lessicale
aumenti e il composto evolva in un LESSEMA ELEMENTARE.
Es. Petrolio e gasolio non sono più considerati composti: non si coglie più la presenza di una base olio
preceduta da un modificatore.
Es. Pomodoro: sostantivo (pomodori), ma nell’italiano popolare (pomidoro). Era il frutto dalla buccia gialla
d’orata, oggi il suo colore di riferimento non è l’oro, ma il rosso.
Es. Chiaramente: evoluzione del latino sintagmatico clara mente. In origine era un ablativo di moto
(mente=ablativo di mens- disposizione, modo), poi viene modificato con l’aggettivo clare (forma
dell’avverbio di modo con morfo –e),spesso confusa con aggettivo plurale clarae < clara.
Per mantenere la struttura dell’avverbio di modo essa evolse in clara mente, una struttura univerbata.
COMPOSIZIONE E RIDUZIONE DI STRUTTURE
Il meccanismo della composizione è produttivo in lingue come il tedesco e le lingue slave, mentre l’italiano
sfrutta la composizione sintagmatica.
L’inglese ha una posizione mediana: in molti casi mantiene l’ordine “determinante + determinato”, senza
univerbalizzazione (non risulta una parola complessa). Garden door ≠ Gartentür.
La riduzione è produttiva soprattutto dal 20° secolo.
PAROLE MACEDONIA: Un caso particolare di composizione, ma molto diffusa negli ultimi decenni.
Mots valise in francese, Schachtelwörter in tedesco.
= Manifestazione di più morfemi lessicali in un amalgama, nel quale i confini tra le parti sono sfumati.
= fusione di parola.
Si considerano maggiormente le parti componenti, più che il risultato, nel quale i confini tra le due parti
sono sfumati.
Es. Blending; stagflation (stagnation e inflation assenza di crescita del prodotto interno lordo in presenza
di inflazione), smog (smoke + fog), brunch (breakfast+lunch), telecast (television + broadcast).
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
In italiano la forte produttività di questo procedimento è testimoniata dalle soluzioni proposte nel
linguaggio giornalistico: Confindustria, democristiano..
La formazione di parole mediante riduzione della struttura si ha anche nelle sigle wasp, radar e laser.
Questi elementi sono avvertiti come LESSEMI CANONICI.
Da laser, per esempio light amplification by stimulated emission of radiation to lase.
La riduzione in unità lessicale è il fenomeno opposto alla composizione. È produttiva soprattutto dal
Novecento.
Bici, auto, tele vengono ridotte al primo elemento. ≠ Fahrrad è ridotta a Rad, secondo elemento.
Già negli anni dopo la Prima Guerra Mondiale nell’inglese americano erano diffusi elementi come pneu, Flo,
Japs, mentre nell’inglese britannico lab e gym.
Queste riduzioni oggi non sono più legate allo slang, ma fanno parte dell’inglese dell’uso comune.
PREFISSAZIONE
In italiano i prefissi danno luogo a parole che per lo più appartengono alla medesima classe lessicale della
base. (Es. verbi: attrarre, detrarre, ritrarre, sottrarre; correre: addocorrere, decorrere, percorrere)
Negli aggettivi: in o post inutile, inusuale, inattivo, postmoderno.
Nei sostantivi: pre, post.
Strutture come audio, filo, tele, video, paleo, euro, psico, socio hanno una sistematicità ristretta a certe
aree del lessico.
Tali strutture vengono chiamati PREFISSOIDI: in origine non erano prefissi, ma lessemi. Esse hanno
sviluppato, in seguito anche il funzionamento del prefisso.
LESSEMI LATENTI: morfemi lessicali che si manifestano in una parola solo se vi sono prefissi o suffissi.
Il lessema che si avrebbe senza formativi è detto “latente”, nascosto.
Es. orare adorare, perorare; ludere deludere, colludere, illudere; vadere invadere, evadere,
pervadere.
Anche *scandere scendere con riduzione ascendere, discendere.
DERIVAZIONE
La derivazione è un tipo di formazione che incrementa la base lessicale, trasferendo di solito la parola in
un’altra parte del discorso.
Derivazioni avvenute già in latino:
- “prefisso + habere” prefisso + hibere: adibire, esibire, inibire, proibire
(ad + habere adibére > italiano adibire [presente con suffisso –isc-, adibisco /-i /-e)
- “prefisso + dare” prefisso + dere; ex + dare edere, da cui editio, editor (> it. edizione, editore)
- “prefisso + facere” pref. + ficere > italiano
Per derivare parole si impiegano diverse strategie:
• USO DI SUFFISSI
Come –os- che forma aggettivi (altezzoso, rissoso)
Come –ion- che forma sostantivi da verbi (accensione, traduzione)
Come –ezz- che forma sostantivi da aggettivi (altezza, bellezza)
Non cambia la parte del discorso il formativo –in- in postino, mentre il passaggio si ha in imbianchino
(imbiancare), attacchino (attaccare).
Questo –ino non va confuso con il suffisso che forma nomi alterati (finestrino).
A differenza del prefisso, il suffisso è capace di individuare la parte del discorso cui appartiene una parola.
Un suffisso contiene le informazioni “grammaticali”.
La chiusura di una parola è quindi portatrice di gran parte delle informazioni che permettono di classificare
la parola stessa:
- la parte sinistra (radice) contiene informazioni sulla semantica specifica del lessema,
- la parte destra (desinenza) dà informazioni astratte, indica le categorie generiche che si
manifestano in una parola.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
• DERIVAZIONE ZERO
Quando non intervengono formativi lessicali e il lessema riceve le proprietà flessionali della classe di
arrivo.
Es. aggettivo snello snellire applicando al lessema la morfologia flessionale del verbo.
CONVERSIONE: se il cambio di classe lessicale non comporta una modifica della fonologia della parola.
= cambia la classe lessicale, non cambia la forma.
Es. aggettivi e infiniti sostantivati in italiano (i giovani, gli anziani, il leggere)
Essa caratterizza piuttosto lingue a flessione ridotta, come l’inglese che fa derivare verbi da sostantivi senza
aggiungere suffissi, ma aggiungendo solo il “to” all’infinito. (bottle to bottle)
In tedesco la conversione è sfruttata soprattutto nel passaggio dall’infinito del verbo al sostantivo.
Casi più frequenti in italiano:
- Infinito > nome: l’ammontare, il dovere, il potere, il sapere
- Aggettivo > nome: chimico, meccanico
- Participio > aggettivo > nome: deputato
- Participio > nome: il reagente (chimico)
- Participio > preposizione: durante, nonostante (< non ostante; non + ostare).
- C’è un ma - Senza se e senza ma.
Mi dia pure del lei.
• RETROINFORMAZIONE
Si attua riducendo o togliendo un formativo lessicale che compare nella manifestazione di un lessema
strutturato.
È molto produttiva in inglese: inflation to inflate.
Può anche non comportare un cambio di classe lessicale: togliendo i prefissi si ha flation, to flate (usati nel
giornalismo per indicare un saliscendi di inflazione e deflazione.
• FORMAZIONI PARASINTETICHE
= combinazione di un prefisso con una derivazione zero.
Es. innevare < neve + in- + morfo flessionale verbo.
Es. rincarare < incarare oggi desueto che viene a sua volta da caro. (agiunta di in, rinforzato da re, la cui
vocale è caduta per semplificazione)
Si può dire che è una derivazione perché per produrre il cambio di classe lessicale ha richiesto l’intervento
di un prefisso, il quale ha aggiunto del semantismo di “azione” indicato dal verbo.
• APOFONIA
= variazione della vocale della radice.
Procedimento oggi non più produttivo: e per i verbi, o per i sostantivi. Inglese: sing, sang, sung.
La derivazione non si applica a tutta la portata semantica di un morfema lessicale.
Es. freddo: può significare anche emotivamente indifferente freddezza (≠ temperatura)
A volte per compiere una derivazione semantica si cambia la base lessicale: femminile è aggettivo di donna.
Da acqua deriva sia acqueo che idrico.
ALTERAZIONE
È un tipo di formazione molto importante in italiano, nello spagnolo, nel portoghese, nelle lingue slave e in
quelle baltiche.
Gli alterati in italiano sono:
- Diminuitivi: - ino/ello preceduti da ic /er porticina, fuocherello. Altri: casetta, librotto.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Il significante del modello alloglotto (che in uno stesso territorio parla o documenta una lingua diversa da
quella ufficiale della maggioranza) può essere adattato:
Sul piano fonetico (sovrapposizione della base articolatoria dei due sistemi)
Sul piano fonologico.
L’adattamento è condizionato dalla conoscenza della lingua modello da parte di chi opera il prestito.
INTEGRAZIONE FONOLOGICA:
Quando il modello presenta fonemi che nella lingua di arrivo non sono presenti, l’integrazione può avvenire
in vario modo:
Arricchimento fonologico della lingua di arrivo
Acquisizione di un nuovo fonema
Il tutto porta ad una RIDEFINIZIONE DEL SISTEMA.
Si possono avere FONEMI INDOTTI: condotti entro una lingua.
A volte la lingua di arrivo riprende il suono del modello e si introduce un nuovo fonema.
Si ottiene una resa molto vicina al modello, con integrazione nulla del prestito: es. beige e garage, con la
fricativa prepalatale importata dal francese.
Oppure può accadere che sia introdotta nella lingua di arrivo una NUOVA DISTRIBUZIONE DI UN
ALLOFONO: stop, snob, sport, smog, crack.
Esse presentano una consonante occlusiva (p,b, t,d, k,g) in posizione finale, che in italiano non è prevista.
Per influsso del prestito un certo suono acquisisce una nuova posizione.
In altri casi, si hanno FONI DIVERSI PER UN FONEMA:
Se si tiene conto della fonetica della lingua di arrivo, cambia la realizzazione di un fonema = cambia
la pronuncia. (s z davanti ad una nasale in italiano)
Può succedere che nella realizzazione di un allofono si tenga conto non delle distribuzioni della lingua
modello, ma di quelle della lingua di arrivo: es. smog e snob c’è una fricativa sonora (s, z)
Nella lingua di arrivo manca il fonema e il fono straniero è sostituito da un fono indigeno, che
realizza un altro fonema: club /KlƐb- francese/ o /klab/ è realizzato diversamente nelle diverse fasi
di integrazione del prestito e a seconda della varietà di italiano che lo ha accolto.
INTEGRAZIONE GRAMMATICALE:
Nella lingua di arrivo il prestito può ricevere trattamenti grammaticali diversi:
INSERIMENTO DELLA PAROLA IN UNA CATEGORIA LESSICALE CORRISPONDENTE: boom e crack
sono sostantivi sia nel modello, sia nella replica.
REDISTRIBUZIONE: un aggettivo inglese diventa un sostantivo in italiano (big, il big) oppure è una
forma di infinito che diventa sostantivo (relax, il relax).
INTRODUZIONE DI MORFEMI DELLA LINGUA DI ARRIVO: Nell’integrazione della parola si usano
morfemi flessionali della lingua di arrivo.
Un caso tipico è la formazione in –are di molti verbi che l’italiano introduce come prestiti.
Es. chat chattare.
RIDUZIONE DEI COMPOSTI:
Ci sono anche i fonemi di riduzione dei comporti: night-club night.
Nel composto inglese night è determinante di club, ma nelle lingue romanze l’ordine è inverso: è il secondo
elemento ad essere determinante (sala da pranzo), ma in inglese è dining-room.
//cocktail-party, camping-ground
Queste riduzioni non vanno confuse con le abbreviazioni del composto riscontrabili anche nel modello:
blue-jeans jeans; boy-scout scout.
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Integrano la definizione.
- Fraseologia
Completano l’informazione semantica.
Es. pioggia nel suo senso figurato: “gran quantità di cose che scendono dall’alto”.
Esiste poi una quarta area per i sostantivi e gli aggettivi ∞ alterati, formazioni avverbiali (-mente)
4. AREA DELLE INFORMAZIONI COMPLEMENTARI
Queste informazioni accompagnano i diversi sensi di un lemma, che possono essere raggruppati in:
- Etimologia e datazione
Si riduce ai cenni sull’origine di una parola e sul percorso compiuto per entrare nel vocabolario.
La datazione è riferita alla prima attestazione di una parola: ha carattere ipotetico ed è soggetta a
revisione, perché si basa su osservazioni empiriche.
- Marche d’uso
Consentono di individuare l’ambito che caratterizza un dato uso di una parola.
Sono molto importanti.
Es. scemo: “tardo di mente” cretino, stupido ma anche “privo, mancante” ∞ Ariosto. Sciocco
nell’uso toscano vuol dire “senza sale”
- Sinonimi e contrari
lago [là-go] ant. laco s.m. (pl. -ghi)
Area dell’entrata: lago [là-go] ant. laco ; area dell’informazione grammaticale: s.m. (pl. -ghi)
Informazione semantica:
1 Grande massa d'acqua, generalmente dolce, che occupa una depressione del suolo e non
comunica direttamente col mare: […] le rive, la superficie, il fondo del l.; pesce di l. […]
• 2 (al pl.) Zona ricca di laghi; andare ai l. […]
• 3 [est.] grande quantità di liquido sparso: […] essere in un l. di sudore; è stato ritrovato in un l. di
sangue
Informazioni complementari: ETIM lat. Lacum, sec. XIII
CLASSIFICAZIONE DEI SENSI DI UN LEMMA E USI DEL VOCABOLARIO
Nella microstruttura di una voce lessicografica i sensi possono essere ordinati in base a criteri differenti.
• Ordine TEMPORALE: tiene conto della nascita di un senso.
• Ordine LOGICO: il senso proprio precede i sensi figurati, le estensioni e gli sviluppi < calco
semantico.
• Ordine basato sulla DIFFUSIONE: tiene conto della frequenza d’uso.
Risente delle preferenze degli attori.
Un dizionario = ipotesi sulla struttura del lessico di una lingua.
Le definizioni si prestano a manipolazioni. Secondo Luca Serianni, infatti “la definizione è il luogo in cui
l’ideologia del lessicografo, di norma occultata o dissimulata, ha la possibilità di affiorare alla superficie.”
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Piano piano i tentativi di classificazione delle lingue assunsero una dimensione più ampia e
scientificamente affidabile ci si rese conto di alcuni fatti prima inattesi.
Difficoltà nell’elencazione delle lingue: difficile distinguere se due parlate sono due lingue
diverse o due varietà della stessa lingua.
Somiglianza di alcune lingue rispetto ad altre: ma la cosa più interessante era trovare
somiglianze tra lingue molto lontane geograficamente e forti diversità tra lingue di terrori
vicini.
I primi viaggiatori: mercanti e missionari andavano nei paesi lontani e acquisivano l’esperienza di lingue
e culture precedentemente ignote al mondo europeo.
Furono loro i primi a notare somiglianze tra parole di alcune terre lontane e le parole della loro lingua.
Filippo Sassetti, mercante ed esploratore fiorentino del 16° secolo aveva notato in India parole che per
senso e suono erano simili all’italiano (Dio, serpe, sette, otto, nove).
Un orientalista aveva rivelato la somiglianza di alcune parole persiane con quelle inglesi (brother,
daughter).
INIZIO REDAZIONE GRAMMATICHE, REPERTORI, VOCABOLARI DI LINGUE fino ad allora trascurati.
Per la classificazione delle lingue si utilizzò il Padre Nostro. Si compilarono raccolte sempre più ampie di
traduzione di questo testo.
Risultò anche che alcune lingue rimandavano a un’ascendenza comune immediata e facilmente
individuabile.
17° e 18° secolo concentrazione su famiglie di lingue strettamente collegate definendone i rapporti in
modo preciso: lingue romanze, ugro-finniche, semitiche.
Importanti progressi metodologici.
18° e 19° secolo:
o Intensificazione degli scambi linguistico-culturali
o Approfondimento interesse per la cultura e letteratura dell’India
o Emerse l’esistenza di un’ampia famiglia linguistica che comprendeva numerose lingue dell’Europa
e dell’Asia: LINGUE INDOEUROPEE.
A questa contribuirono numerosi studiosi: inglesi (William Jones), tedeschi (Franz Bopp) e danesi (Rask).
Con Franz si fece un salto di qualità: si passò dal confronto di singole parole alla comparazione organica
della struttura linguistica.
Egli presentò nel 1816 una MONOGRAFIA del sistema verbale di varie lingue indoeuropee. A lui si deve
anche l’espressione “Grammatica comparata”, che indica una nuova metodologia di studio < CONFRONTO
SISTEMATICO tra le strutture grammaticali delle lingue.
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE LINGUE
Esistono più modalità di classificazione < numerosità delle lingue, ma esistono due classificazioni ritenute
più significative:
- Classificazione GENEALOGICA
- Classificazione TIPOLOGICA
Noi analizzeremo solo quella Genealogica.
Fase 1: COMPARAZIONE confrontiamo le attestazioni delle varie lingue e ne verifichiamo la
corrispondenza formale e semantica.
Si può riscontrare una lingua comune più antica in molti casi, il latino.
La lingua madre ha subito cambiamenti e trasformazioni diverse nelle varie regioni in cui era parlata: da
una primitiva fase unitaria (impero romano) più varietà, ciascuna con una propria fisionomia.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Es. Lingue Romanze o Neolatine: conoscendo l’ascendente comune, è possibile delineare le modalità delle
trasformazioni che hanno toccato le singole parole.
In genere abbiamo delle continuazioni regolari della parola latina: ognuno dei fonemi ha assunto la
forma romanza attesa. (c + a in francese champ)
Si ha una parentela genealogica quando DUE O PIÙ LINGUE RIMANDANO A UN ASCENDENTE
COMUNE vicino, o lontano nel tempo.
Es. Lingue Germaniche: diversità rispetto alle neolatine perché in questo caso non si ha una
documentazione della fase unitaria a cui risalgono.
Si attua quindi una RICOSTRUZIONE per ricondurre la diversità attuale a una forma originaria
comune che sia in grado di spiegare in modo convincente come si è passati da una fase unitaria
precedente a una varietà successiva.
Si utilizza l’asterisco prima della parola per fare capire che è una ricostruzione.
Questo metodo di lavoro ci permette di risalire a ordini di parentela ancora superiori esiste una lingua
comune tra latino e *lingua originaria delle lingue germaniche (spesso gotico): LINGUE INDOEUROPEE.
Non basta però la rivelazione di una somiglianza superficiale, occorre verificare che i fonemi delle lingue in
questione si presentino nello stesso ordine e vi siano corrispondenze fonetiche regolari < altre
comparazioni.
Le parole possono passare facilmente da una lingua all’altra (prestiti).
Per avere una motivata e certezza della parentela genealogica di due o più lingue: ESAME DEI MORFEMI
LEGATI e MODALITÀ DI FORMAZIONE DELLE PAROLE.
La lingua ricostruita non può avere la pretesa di essere trattata allo stesso modo di una lingua naturale.
La nostra ricostruzione si basa solamente sul materiale che ci è pervenuto.
La forma ricostruita è per definizione una forma ipotetica: serve come modello a cui rifarsi per
spiegare il rapporto che collega più forme storiche.
Non c’è la pretesa di riprodurre con assoluta esattezza una situazione ormai irraggiungibile.
Sono una proiezione di forme storiche a una fase prestorica i simboli usati dagli studiosi sono cambiati,
così come è cambiato il nostro modo di scrivere.
LE LINGUE DEL MONDO
Si risale ad una FASE LINGUISTICA UNITARIA, risalente al 3 millennio a.C. < comparazione e ricostruzione.
Molte lingue indoeuropee hanno tradizioni letterarie che iniziano secoli prima dell’era cristiana e la
comparazione individua con nitidezza alcune corrispondenze fonetiche regolari che consentono di
ricostruire una fase anteriore a quella documentata.
Per le lingue prive di tradizioni letterarie/scritte è difficile stabilire l’esistenza di vincoli o ricostruire fasi
perdute, è arduo e rischioso fare collegamenti.
Alcune scuole, infatti preferiscono limitarsi a registrare un grande numero di piccoli raggruppamenti,
spesso costituiti da poche lingue o da un’unica lingua.
Molti studiosi si sono impegnati a cogliere legami tra lingue indoeuropee e altre famiglie linguistiche, ma i
risultati non sono riusciti a convincere in modo definitivo.
Diversi indoeuropeisti espressero l’impossibilità di trovare collegamenti tra indoeuropeo e altre famiglie
linguistiche.
- Si sono cercati legami con le LINGUE SEMITICHE per ragioni culturali: la cultura occidentale nella
sua fase più antica aveva trovato nelle lingue classiche e semitiche delle espressioni.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
- TEORIA DEL NOSTRATICO: Delineare connessioni tra indoeuropeo e altre famiglie linguistiche
limitrofe (caucasica, uralo-altaica, camito-semitica, dravidica).
Propongono raffronti tra parole di cultura confronto limitato al lessico e non alle strutture
grammaticali.
- Joseph Greenberg cercò di definire un numero limitato di famiglie linguistiche dalle dimensioni più
ampie.
A lui si deve la COMPARAZIONE MASSICCIA: operare sulla base di un numero più ristretto di macro
famiglie.
Si osservano parentele “genealogiche” fra lingue.
Per esempio in Europa vi è una “famiglia” indeuropea e una “famiglia” uralica.
Vi rientrano quasi tutte le lingue che oggi formano lo “spazio linguistico” europeo.
[N.B. Non consideriamo le migrazioni degli anni recenti]
Le lingue – anche molto diverse per genealogia – possono entrare in contatto. In questo modo lingue anche
molto lontane assumono alcuni aspetti simili.
LINGUE INDOEUROPEE
1. INDO-IRANICO: si suddivisero poi in
- Lingue Iraniche: farsi (lingua ufficiale Iran), dari, pashto (lingua ufficiale Afghanistan), osseto
- Lingue Indiane: hindi, urdu, bengali, pali
2. ARMENO ( < Bibbia) Occidentale e orientale.
3. Lingue anatoliche: tutte estinte
4. GRECO: lingua di più lunga tradizione.
5. ALBANESE
6. ITALO-CELTICHE:
Lingue italiche: la principale è il latino continuato nelle lingue romanze (o «neolatine»). Esse sono:
portoghese, spagnolo, catalano, provenzale, francese, sardo, italiano, ladino, rumeno, osco-umbro ∞
Italia centrale.
Tradizionalmente divise in
o Lingue romanze occidentali
o Lingue romanze orientali
Una posizione mediana ha l’italiano e i dialetti d’Italia tra le linee Spezia-Rimini e Roma-Ancona.
Lingue Celtiche sono divise in 2 gruppi:
Lingue celtiche insulari (continuate)
Ramo gaelico: gaelico: Irlanda (Éire) gaelico scozzese: Scozia (Alba) gaelico mannese: Man (Mannin)
Ramo britannico: Gallese – in Galles (Cymru), Bretone – in Bretagna (Breizh), Cornico – in Cornovaglia
(Kernow)
- Il gallese è la lingua con il maggior numero di parlanti (ca. 500.000).
- Segue il bretone (ca. 200.000). Infine il gaelico (ca. 100.000 per l’Irlanda, ca. 60.000 per la Scozia).
- Il cornico avrebbe ancora 500 parlanti, il manx ca. 30 (secondo il censimento 2011 in UK).
Lingue celtiche continentali (estinte)
Vi sono documentazioni di queste lingue nei territori europei soprattutto a occidente:
gallico (Francia, Svizzera, Italia sett., Germania sudoccid.)
leponzio (territori dei laghi lombardi e ticinesi)
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
- Gruppo MERIDIONALE: rappresentato dall’arabo (lingua semitica più diffusa, del Corano) e
dall’etiopico.
– Vengono chiamate anche “Camitiche” sono principalmente: egiziano e berbero, arabo,
amarico, ebraico, aramaico.
Sottofamiglia EGIZIANA: lingua dell’antico Egitto, scritta in geroglifici.
Dal 3° secolo d.C. è continuata nel COPTO, che usa grafia < alfabeto greco + ricca tradizione di testi cristiani.
Con l’invasione araba il copto è stato sostituito con l’arabo, ma sopravvive nelle chiese.
Sottofamiglia LIBICO-BERBERA: insieme di varietà parlate dalle popolazioni autoctone dell’Africa
Settentrionale. Tradizione scritta iniziata da poco.
Sottofamiglia CUSCITICA: parlata nelle zone del Corno d’Africa (somalo, oromo, galla, beja, afar)
Numerose somiglianze sia nella struttura grammaticale, sia nel lessico. Ma è difficile definire la natura dei
legami reciproci.
Modello più adatto per interpretare le concordanze: LEGA LINGUISTICA.
Lingue originariamente diverse avvicinate tra loro dall’espansione dell’influenza semitica.
Sottofamiglia CIADICA: lingue parlate nell’Africa Centrale (Ciad, Nigeria, Camerun).
Molto importanti il hausa, lo yoruba e l wolof.
Sottofamiglia OMOTICA: lingue parlate tra le sorgenti del Nilo e il sud dell’Etiopia.
Alcuni le considerano una varietà orientale del Ciadico.
FAMIGLIA URALO-ALTAICA:
Vastissimo raggruppamento, la famiglia uralica comprende a sua volta due categorie: le lingue ugro-
finniche e il gruppo samojedo.
UGRO-FINNICHE:
Gruppo finnico:
o finnico-permiano (lingue minori nella Russia europea, come il mari, il komi ecc.)
o balto-finnico (finnico, estone, carelio ecc.)
o lappone dialetti
o Il ramo del Volga ceremisso e mordvino.
Gruppo ugro: comprende l’ungherese, magiaro, il mansi e il chanti (<ch> = [x]).
SAMOJEDO: varietà linguistiche parlate nel nord della Siberia.
Sono lingue prive di tradizione letteraria e in generale declino.
Tra i vari dialetti troviamo notevoli diversità.
Famiglia altaica:
o Lingue turche: si estende dall’Europa all’Asia centrale, fino ai confini della Cina.
Si suddividono in Occidentali vs Orientali.
La varietà più nota è il turco, lingua ufficiale della Turchia. Vanta un’importante tradizione letteraria
(turco ottomano).
o Lingue mongoliche: vasto gruppo di lingue parlate soprattutto nell’Asia centrale.
o Gruppo manciu-tunguso: Manciuria e Siberia manchu sostituito dal cinese.
La possibilità di un collegamento con il coreano e il giapponese è stata molto discussa.
Le somiglianze tra tutte queste famiglie si situano nell’ambito della struttura morfologica e in alcune
caratteristiche fonetiche (armonia vocalica: lo stesso suffisso può presentare vocalismi diversi, adattandosi
al vocalismo della radice), ma non vale per tutte le lingue.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Lingue Caucasiche:
Gruppo di lingue che hanno in comune la collocazione geografica nell’area del Caucaso.
Designazione negatica: non possono essere classificate in una delle grandi famiglie che circondano
area.
Difficoltà < presenza lingue di cultura con una tradizione letteraria alle spalle e secoli di studio (georgiano)
e presenza di lingue ancora poco esplorate.
Si individuano due o tre gruppi, a seconda se si suddivide il gruppo settentrionale in nord-occidentale e
nord-orientale.
L’altro gruppo è quello meridionale, nel quale fanno parte il georgiano, il mingrelio, il lazo, mentre nel
gruppo settentrionale troviamo il circasso, il ceceno e le varietà del gruppo daghestano.
Caratteristiche comuni nel sistema fonologico:
Elevato numero di consonanti vs basso numero di vocali.
Flessione nominale con sviluppo di casi localistici.
Osseto: lingua indoeuropea.
Lingue dravidiche:
Gruppo di lingue parlate prevalentemente nelle regioni meridionali dell’India.
Nel Sud dell’India e in Sri Lanka abbiamo le lingue più diffuse: telugu, tulu, tamil, canarese.
La grammatica comparata di queste lingue è molto progredita, grazie allo studio di numerosi specialisti,
soprattutto inglesi.
Lingue sino-tibetane o indo-cinesi:
Comprende diverse lingue e si estende in una zona vastissima.
Si suddivide in tre gruppi:
- Tibeto-birbano (Hymalaya Birmania): comprende il tibetano, l’assamese e il birmano.
- Orientale o sino-siamese: comprende numerosissime varietà tra cui il thai (in Thailandia) e il cinese
(compresi i suoi dialetti, che vengono classificati in 7 o 10 gruppi).
Il mandarino è il dialetto di Pechino, ma sta assumendo forma veicolare di tutta la Cina.
- Settentrionale (alcune varietà in via di estinzione)
La particolare struttura di queste lingue pone grosse difficoltà allo sviluppo di grammatica comparata.
ALTRE LINGUE:
Lingue Paleo-siberiane: la parentela è ancora da definire.
Lingue austro-asiatiche.
Lingue antiche dell’Asia.
Il burusaski, nel Pakistan Settentrionale. Lingua isolata.
Lingue Andamanesi, nel golfo del Bengala.
Africa:
LINGUE BANTU: vasto raggruppamento che comprende numerose lingue dell’Africa centro-meridionale.
La sua grammatica comparata ha raggiunto livelli di notevole profondità.
“bantu” = uomini
Classificazione minuta < determinato numero di prefissi. (16)
I prefissi vengono premessi a tutti gli elementi della frase (verbo –li per il passato; -na per il
presente.
GRUPPO KHOISAN: Lingue delle popolazioni khoi e san (ottentotti e boscimani) dell’Africa sud-occidentale.
Caratterizzate da alcune singolarità fonetiche: presenza dei CLIC.
Fenomeni ottenuti facendo schioccare la lingua contro i denti o contro il palato,
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
• Aree della Romània occidentale: portoghese, castigliana, catalana, francese, italiana (a nord di La
Spezia-Rimini), sarda, reto-romanza [romancio, ladino dolomitico, friulano].
• Aree della Romània orientale: dialetti it. centro-meridionali, daco-rumeno (e istro-rumeno,
megleno-rumeno, aromeno ecc.).
VARIAZIONE LINGUISTICA
L’esistenza di più varietà nella lingua è un dato di fatto.
Le variazioni possono essere di natura diversa: temporali o spaziali.
Il modo di parlare è diverso a seconda dell’ambiente in cui ci si trova.
Il linguaggio può variare < estrazione sociale, cultura, modo in cui si rivolge, volontà di esprimersi in
modo più o meno formale.
Non è difficile identificare le differenze sul piano fonetico e di conseguenza la provenienza geografica e il
livello sociale dell’interlocutore.
In genere è possibile stabilire dopo poche frasi da dove proviene e il suo livello culturale.
L’uso di una lingua è sensibile ai fattori della situazione comunicative - p.es. il luogo, il gruppo sociale,
l’argomento, il controllo sulla produzione linguistica [formalità, informalità].
• Certe variazioni dell’uso si possono legare alla variazione di questi fattori (ho mal di testa / ho mal
di capo).
Tante modalità di realizzazione della stessa lingua.
Al di là delle differenze però c’è la PERCEZIONE che parliamo tutti la stessa lingua: apparteniamo alla
medesima comunità linguistica e la CONSAPEVOLEZZA che una stessa lingua può presentare al suo interno
una serie di varietà.
In una lingua si distinguono le seguenti varietà:
1. VARIETÀ DIACRONICHE: la lingua varia e si modifica nel tempo.
2. VARIETÀ DIATOPICHE: la lingua è realizzata in modo diversi nello spazio (no dialetto, ma diverse
modalità on cui una lingua è realizzata in un dato territorio.)
3. VARIETÀ DIASTRATICHE: la lingua è realizzata in modi diversi a seconda dell’appartenenza
socioculturale del parlante o degli ambienti sociali.
4. VARIETÀ DIAFASICHE: varietà legate agli scopi della comunicazione e al rapporto con gli
interlocutori (tenere un tono più basso o più familiare)
5. VARIETÀ DIAMESICHE: legate al mezzo di comunicazione usato. (scrivere romanzo ≠ telegramma;
parlare alla radio ≠ familiari)
Le varietà diatopiche, diastratiche e diafasiche si pongono sull’asse sincronico: sono di natura diverse da
quelle diacroniche.
VARIETÀ DIASTRATICHE
Vi sono scelte espressive in rapporto con un gruppo sociale.
P.es. ci sono group languages, varietà di una cultura underground (“linguaggi della mala” e così via). Ma la
barra in italiano riguarda l’istruzione, la “moda”, non la classe sociale (ci sono ricchi ignoranti e poveri
istruiti).
• L’italiano popolare caratterizza i “semicolti” (con un’istruzione scarsa).
La nascita della sociolinguistica: 20° secolo < linguista americano Labov e il linguista inglese B.Bernstein.
Affinamento dei metodi e presa di coscienza dei fini e dell’ambito della materia.
La percezione dell’esistenza di variazioni della lingua correlate al livello culturale dei parlanti è di antica
data.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Lo studio delle variazioni della realizzazione della lingua ∞ ambienti e livello socioculturale:
SOCIOLINGUISTICA.
Si contrappone alla linguistica teorica.
Studia le diverse modalità di realizzazione della lingua a seconda delle differenti tipologie di parlanti.
Studio focalizzato sulle parole e non sulla lingua (langue).
È considerata un ramo della linguistica e non della sociologia, la quale studia l’azione della lingua
sulla società e non il comportamento della lingua.
È comunque una distinzione sottile e non chiara.
La sociolinguistica ha spesso caratteri empirici: il punto di partenza per una indagine sociolinguistica è
L’INDIVIDUAZIONE DI UNA COMUNITÀ LINGUISTICA = insieme di parlanti che si riconoscono nell’uso di un
medesimo codice parlano la stessa lingua.
L’esistenza di varietà linguistiche all’interno di una comunità linguistica è un qualcosa di differenziato.
L’uso di una varietà non mette in discussione l’appartenenza ad una comunità linguistica.
L’appartenenza primaria è alla lingua, non alla sua varietà.
Un parlante può utilizzare per tutta la giornata una varietà regionale socialmente marcata, ma ciò non
gli impedisce di sentire le notizie al telegiornale.
La lingua non è un codice unitario, ma un REPERTORIO DI CODICI e di varietà.
COMPETENZA COMUNICATIVA: capacità di utilizzare la lingua in modo appropriato a seconda delle
situazioni.
COMMUTAZIONE DI CODICI: passare liberamente da un codice all’altro, avendo padronanza di più codici.
Può avvenire anche senza una reale motivazione. (bilingui)
Un concetto fondamentale da cui partire è il PRESTIGIO.
Per un linguista tutti gli atti linguistici dovrebbero avere lo stesso valore e la stessa dignità, ma di fatto una
varietà può essere sentita più prestigiosa di un’altra.
Es. la parlata di Firenze ai tempi di Manzoni era la varietà più prestigiosa. Il prestigio di questa lingua era
messo in luce fin dagli anni di Dante (lingua più vicina al volgare illustre). Doveva diventare la lingua della
letteratura.
PRESTIGIO MANIFESTO: alcune varietà linguistiche hanno un prestigio riconosciuto in modo immediato e
generale. È condiviso dall’intera comunità di parlanti.
PRESTIGIO COPERTO: casi in cui prevale una varietà substandard. (es. linguaggio pieno di parolacce vs colto
ed elegante degli insegnanti)
STANDARD: La varietà di maggior prestigio, che si afferma come modello da seguire per una comunità di
parlanti.
L’allontanamento dallo standard < incapacità del parlante di attenersi alle regole non ha un dominio
della lingua, non è in grado di esercitare un controllo in modo spontaneo.
Chiare indicazioni sul livello culturale del parlante.
La deviazione rispetto allo standard può essere più o meno ampia.
STANDARDIZZAZIONE: non è un fenomeno proprio delle lingue moderne. Era già presente nelle antiche
lingue di cultura (latino e greco).
L’alto livello di standardizzazione permise loro (< tradizione grammaticale + scuole) di rimanere stabili e di
diffondersi in spazi molto ampi.
Per quanto riguarda l’italiano di oggi, lo standard si pone su BASE SOVRAREGIONALE (≠ altre lingue dove lo
standard = lingua colta). Viene insegnata nelle scuole, è presentata da grammatiche normative ed è diffusa
< mezzi radiofonici e televisivi e stampe.
L’italiano Standard:
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
• “Standard” è l’uso linguistico che l’intera comunità dei parlanti riconosce come corretto.
Si può dire che è il modello di lingua proposto nelle grammatiche e nei vocabolari, usato in modo
consapevole dalle persone istruite, soprattutto quando scrivono (il controllo è minore nel parlato).
Oggi sarebbe difficile far coincidere una delle varietà parlate in Italia con lo standard.
L’italiano standard è basato fondamentalmente sulla TRADIZIONE LETTERARIA, via via aggiornata e
accresciuta con le acquisizioni lessicali subentrate nel tempo.
Una lingua può possedere più varietà che sono considerate standard da diversi ambiti di parlanti.
Es. varietà del portoghese in Brasile, varietà rispetto alla lingua di Lisbona. (lessicale, fonetica, grafica)
Nel 1990 si è firmato un accordo tra tutti i Paesi di lingua portoghese per fissare un’ortografia comune.
L’esistenza di varietà comporta per il parlante la possibilità di fare delle scelte.
! una determinata deviazione dello standard che non dipende dalla scelta del parlante non è una
variazione. (es. se non riesce a realizzare un det. Fonema)
Le varietà linguistiche possono trovarsi nella fonetica, nella morfologia, nella sintassi o nel lessico.
La deviazione dello standard si situa soprattutto nella sintassi e nella fonetica.
Inchiesta di Labov: ∞ realizzazione di /r/ nell’inglese di NY < livello sociale.
Intervistò alcuni dipendenti di tre magazzini diversi (Saks, Macy’s, Klein) i parlanti di livello socioculturale
più basso tendevano a non pronunciare /r/, ma a sostituirla con una vocale indistinta o un allungamento
della vocale precedente.
“fourth floor”: condizioni più naturali possibili.
LINGUE SPECIALI
- Quando gruppi specifici di parlanti usano varietà della lingua nazionale fortemente definite e
articolate
- Quando l’uso di una determinata varietà diventa un tratto distintivo di un determinato gruppo
sociale.
SOCIOLETTO E IDEOLETTO
Una lingua speciale diventa “SOCIOLETTO” quando diventa una sottovarietà articolata e strutturata.
Quando la scelta di quella determinata varietà ricorre con regolarità e non è lasciata alla libera iniziativa del
parlante, non è più un atto di parole.
Può definire una classe sociale e un insieme di persone che hanno determinate caratteristiche in
comune. (lingua dei giovani vs anziani).
L’uso di queste varietà spesso dipende da una scelta consapevole degli appartenenti al gruppo, volta a
esplicitare la propria identità.
Anche la differenza etnica può riflettersi nell’uso della lingua.
Su questa base infatti è stata contrassegnata la lingua di molti afroamericani come AAVE (African American
Vernacular English), caratterizzata per esempio dalla mancanza di copula, doppia negazione e differente
realizzazione delle fricative.
IDIOLETTO: varietà linguistiche che investono solamente la lingua parlata di un determinato individuo.
LINGUE SETTORIALI
Sono caratteristiche di settori particolari dell’attività umana o di gruppi professionali.
L’interesse delle lingue settoriali è il passaggio di informazioni il più rapido, preciso ed efficiente possibile.
Ricche di tecnicismi.
In una seduta parlamentare o in un testo legislativo, per esempio, si trovano FORMULE RICORRENTI E
TERMINI DESUETI o completamente assenti nel linguaggio comune.
Lo stesso discorso può valere per un testo di informatica o per una cronaca sportiva.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Il livello di specializzazione di una lingua può essere tale da rendere impossibile la comunicazione
con chi non fa parte della cerchia di iniziati di quel settore.
GERGHI
Gergo= lingua speciale che ha l’obiettivo di creare un vincolo di solidarietà e complicità tra un gruppo di
persone.
Non permettere la comprensione al di fuori della cerchia di persone.
Diventa spesso una lingua segreta.
Equivalente francese è l’argot, slang in inglese e germania in spagnolo.
Un gergo francese: verlan parigino dire le parole con le sillabe in ordine inverso (envers).
In ambito italiano abbiamo diversi esempi di gerghi ∞ situazioni locali, professioni (Gai in Val Camonica).
Il lessico nella maggioranza dei casi è costituito da parole della lingua nazionale usate con valore translato +
prestiti di altre lingue.
Contini ha studiato l’antico gergo diffuso tra gli spazzacamini della valle: fornisce un elenco di termini
=gerghi.
Tra il 16° e il 19° secolo il gergo della malavita (furbesco < furbo =borseggiatore, ladro) ebbe una grande
importanza.
VARIETÀ DIAFASICHE
∞ Contesto + situazioni in cui il parlante si trova. (≠ condizioni socioculturali del parlante)
Le variabili diafasiche dipendono dal parlante stesso., il quale viene sollecitato ad operare determinate
forme linguistiche invece di altre.
C’è differenza tra lettera molto formale ad un docente, conversazione tra padre-figlio, e sms inviato agli
amici.
Differenza a livello di morfologia, sintassi e lessico.
Formule come introduzioni o conclusioni “Mi permetto di disturbarla, la prego cortesemente” non
compariranno mai negli sms tra amici.
La variazione diafasica comporta L’USO DI DIFFERENTI REGISTRI: a seconda del contesto ci sarà un uso più
o meno formale.
Presume un parlante capace di dominare più registri, e l’ampiezza dei registri che il parlante sa
usare è proporzionale alla sua estrazione culturale e alla sua preparazione linguistica.
Anche l’uso di un lessico tecnico può rendere più marcata la differenza di un registro.
Si distinguono 4 REGISTRI:
- SOLENNE: in occasioni solenni con lessico aulico (incontri con personaggi istituzionalmente
importanti, inaugurazione dell’anno accademico)
- FORMALE: in tesi di laurea o in conferenze.
- MEDIO: quello del parlato, in situazioni che impongono una certa correttezza e proprietà di
linguaggio (esame universitario o colloquio di lavoro)
- COLLOQUIALE: nella conversazione familiare.
Anche la distinzione tra lingua scritta e lingua parlata ha una sua rilevanza nella scelta del registro da
usare.
La lingua scritta presuppone una maggiore cura formale + non coincide mai del tutto con il parlato
+ saranno utilizzati vari registri a seconda delle circostanze e delle finalità.
FORMULE ALLOCUTIVE
La scelta tra “ciao, salve e buongiorno” sottolinea il diverso grado di familiarità che si ha nei confronti di
una persona necessità di usare un registro più o meno formale / rispettoso.
Nel caso del saluto l’uso linguistico italiano codifica in maniera abbastanza precisa questa variazione.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
All’uso delle diverse forme di saluto corrisponde il pronome con cui ci si rivolge all’interlocutore:
ciao (tu); buongiorno (Lei); salve (forma neutra che non indica confidenza, ma neppure eccessivo
distacco).
Nell’uso dei pronomi allocutivi l’italiano distingue tra:
- FORMA CONFIDENZIALE: tu come pronome confidenziale (solidarietà).
- FORMA DI CORTESIA: Lei come pronome di cortesia (potere)
Il Lei si è imposto anche in funzione di soggetto recentemente. (non si dice più Ella – forma aulica o
reverenziale)
Inoltre nel rivolgersi a più persone si dovrebbe usare il loro, ma questa sta uscendo dall’uso ed è sostituito
con il voi.
L’uso dei pronomi allocutivi può essere SIMMETRICO (quando i due interlocutori usano lo stesso pronome)
o ASIMMETRICO (quando i due interlocutori usano pronomi diversi): esempio il professore con gli studenti.
La situazione attuale non corrisponde del tutto alla situazione dei decenni passati: fino all’inizio del 20°
secolo, l’uso del voi era uso normale anche nei rapporti familiari, il Lei era presente tra persone di
condizione sociale elevata e il tu tra persone di estrazione modesta.
Tutto questo è ritrovabile nei Promessi Sposi:
- Lucia Renzo e madre: voi
- Agnese Lucia: tu
- Padre Cristoforo Renzo: tu, ma viceversa: lei. ≠ Lucia: voi.
La differenza di sesso ha la sua importanza nella scelta del pronome allocutivo.
- Renzo e i suoi amici: tu
- Voi tra familiarità di persone di elevata estrazione sociale. (Don Rodrigo e Conte Attilio)
La situazione più o meno analoga in altre lingue europee: al tu e lei dell’italiano corrispondono tu e Usted
in spagnolo, mentre tu e voi distinzione tra tu e vous in francese.
Il tedesco usa come forma confidenziale il du e come forma di cortesia il Sie (terza persona plurale).
In giapponese ritroviamo una codificazione molto precisa della distinzione tra le due forme, anche a livello
di lessico e nella coniugazione formale.
Nelle lingue antiche questa distinzione non esisteva. (latino e greco)
È cominciata a manifestarsi negli ultimi seocli dell’Impero (rivolgersi all’Imperatore con il vos).
La distribuzione del pronome di cortesia rispetto al pronome confidenziale non è dettata solo da scelte
linguistiche, ma anche da ABITUDINI E CONVENZIONI SOCIALI.
Oggi la distinzione si sta riducendo tende a prevalere la forma confidenziale. (tu è ampiamente diffuso).
Diverso e interessante è il caso dell’inglese DIFFUSIONE DI YOU
Durante la dominazione normanna e favorito dalla diffusione di traduzioni di poemi epici in antico
francese.
Ha soppiantato il pronome thou (Bibbia o preghiere).
La forma di cortesia si esprime < uso di onorifici ≠ pronome. (Mister, Officer, Proferror, Father.
L’allocuzione con il semplice nome personale è equivalente all’allocuzione italiana con il tu.
Variazioni diafasiche: Fattori della variazione sono:
• Il rapporto fra gli interlocutori (familiare, informale, formale, “frozen”, cfr. Joos 1958); gli usi
formali sono caratterizzati da maggior “controllo sociale” (occhio a come parli);
• L’argomento (LSP, lingue speciali): gli interlocutori possono essere esperti, semi-esperti, non
esperti.
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VARIETÀ DIATOPICHE
Variazioni diatopiche: Fattore della variazione è il luogo (i cosiddetti dialetti).
• A - In diatopia distinguiamo (per l’Italia) un dialetto locale (es. il dialetto di Lodi) da una comunità (o
koiné) dialettale (p.es. il lodigiano);
• B - La variazione riguarda anche l’italiano: vi sono diversità nell’italiano regionale e nell’italiano
dell’uso medio (anche “neostandard”).
• Non è toccato dalla variazione diatopica l’italiano standard.
Il cambiamento della grammatica in atto è dovuto alla pressione delle forme della lingua dell’uso comune,
che ha dato luogo al cosiddetto italiano dell’uso medio (Sabatini) o neostandard (Berruto).
Questa varietà di italiano non va confusa con l’italiano popolare (o lingua dei gruppi semi-colti): p.es.
persuàdere, dissuàdere, Vada pure, L’amico che gli ho detto di aiutarmi non è arrivato. A lui ci ho detto di
stare attento. Dove è che si paga il tic?
Lo studio di queste varietà può essere condotto secondo criteri differenti:
- STUDIO DIACRONICO: mira a spiegare come si siano prodotte le differenziazioni dialettali su un
determinato territorio.
Ha strette relazioni con la linguistica storica e può essere considerato parte di essa
- STUDIO SINCRONICO: mira a definire le varietà regionali, stabilendone il rapporto reciproco, i
confini e il prestigio.
Ha strette relazioni con la sociolinguistica e con la geografia linguistica.
Lo studio dei dialetti propone problematiche spesso complesse DIALETTOLOGIA
Questa sotto-disciplina ha acquisito negli ultimi decenni uno statuto autonomo nell’ambito della linguistica.
Viene proposta in molte università come materia di studio a sé.
La definizione di dialetto da un punto di vista storico è abbastanza semplice.
In un territorio si creano varietà locali, che si allontanano sempre di più tra loro fino a diventare parlate
fortemente diversificate e successivamente delle lingue autonome. (lingue romanze)
Nelle varie zone dell’Impero si diffuse innovazioni e trasformazioni che differenziarono sempre di
più le parlate locali fino a che da un’unica lingua diffusa nel territorio (latino), si generarono varietà
romanze.
Le lingue neolatine di oggi (francese, italiano, spagnolo) in origine erano varietà locali che hanno
assunto una fisionomia sempre più precisa e si sono imposte come lingue della cultura e della scrittura.
Questo modo di delineare le vicende di porta a formulare due considerazioni:
1- Una varietà locale può elevarsi al rango di una lingua.
2- C’è una CONTINUA FRAMMENTAZIONE di un’originaria unità linguistica del territorio.
Le varietà locali si differenziano continuamene tra di loro fino a diventare incomprensibili.
Questo processo contrasta le normali esigenze comunicative di una società umana: dal momento che ogni
villaggio parla una propria varietà, incomprensibile al villaggio vicino, la possibilità di comunicare,
scambiare idee e allacciare relazioni diventa limitata.
Accanto al processo di frammentazione deve coesistere un PROCESSO DI RIAGGREGAZIONE, che
porta alla diffusione di una VARIETÀ DI RIFERIMENTO COMUNE.
Dialetto e lingua
Spesso la linea che separa dialetto e lingua è sottile e indefinibile.
Quelle che oggi definiamo come “lingue romanze” erano in origine varietà locali, dialetti.
Nell’impero romano ci saranno state sicuramente differenze anche a livello regionale, ma la lingua usata
negli atti pubblici e per la letteratura era il LATINO UFFICIALE.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Quando un pidgin assume una stabilità e diventa la lingua madre viene chiamato CREOLO.
Con il termine creolo si intende una delle due lingue ufficiali di Haiti (oltre al francese).
In realtà è il tok pisin: insegnato nelle scuole, diffuso nei mezzi di comunicazione ed è utilizzato nell’azione
di governo. È la seconda lingua più diffusa nella Nuova Guinea.
BILINGUISMO E DIGLOSSIA
BILINGUISMO: situazione in cui due lingue sono compresenti nella stessa comunità.
Se le lingue sono più di due si parla di plurilinguismo.
Il bilinguismo pone problemi a livello INDIVIDUALE (modalità di apprendimento della seconda lingua,
diversa competenza) e ISTITUZIONALE.
La presenza di più lingue di pari prestigio dovrebbe garantire al parlante la possibilità di utilizzare la lingua
che preferisce, MA nello stesso tempo le normali esigenze di comunicazione rendono impossibile
perseguire questa linea ideale. (Bilinguismo= patrimonio comune di tutti gli abitanti di un territorio.)
Il bilinguismo obbliga a scelte non sempre facili e non sempre condivise. Esse riguardano:
Attività del governo: scrittura della costituzione statale e leggi.
Attività giuridiche: uso della lingua in occasioni ufficiali
Attività scolastiche: strategie insegnamento.
Da un punto di vista linguistico, esso favorirà FENOMENI DI INTERFERENZA O DI CONVERGENZA.
BILINGUISMO MONOCOMUNITARIO: Una comunità può usare una o l’altra lingua senza differenze di
funzione (Lussemburgo)
BILINGUISMO BICOMUNITARIO Due comunità, ciascuna con la propria lingua, fanno “switching” quando
entrano in contatto (Provincia Autonoma di Bolzano, Italia: italiano - tedesco).
DIGLOSSIA: situazione in cui una delle due lingua ha un prestigio culturale superiore e l’uso della seconda
lingua è ristretto all’uso familiare o locale.
In Italia si ha per esempio una situazione di diffusa diglossia in diverse regioni: la parlata locale è riservata
ad un ambito più ristretto, mentre l’italiano è la lingua dell’uso pubblico e ufficiale.
Fenomeni di diglossia si hanno in Paesi arabofoni per esempio, dove troviamo sensibili diversità tra la lingua
classica (arabo standard) e i vari dialetti arabi, tale da rendere precaria la comunicazione.
Anche la Grecia si è trovata a lungo in una situazione di diglossia istituzionale con la contrapposizione tra
lingua colta vs lingua dell’uso corrente.
La questione è divenuta particolarmente acuta quando la Grecia ha riconquistato la propria
indipendenza come Stato autonomo e si è posta il problema della lingua ufficiale.
Alla fine si è arrivati alla soluzione di compromesso del NEK, la varietà intermedia.
Una comunità linguistica gestisce due codici i cui domini funzionali non si sovrappongono (complementary
distribution; come “vero-falso”):
Vi è un codice per gli usi formali e un codice per gli usi informali, “bassi”.
Esempio tipico: il tedesco svizzero [scritto] e il dialetto [parlato].
In Italia, valeva per il rapporto tra lingua e dialetti fino a circa 50 anni fa. L’italiano è lingua parlata solo dalla
metà del XX secolo. Prima, si parlavano soprattutto i dialetti. L’italiano era parlato solo entro gruppi ristretti
e di rango sociale molto elevato.
Consideriamo un dialetto e una lingua come due codici autonomi, distinti.
In quasi tutte le regioni d’Italia c’è dilalìa tra lingua standard/regionale e dialetto:
1: parziale sovrapposizione funzionale negli usi (intersezione tra lingua e dialetto in certi usi); il dialetto
è codice “basso”, la lingua è codice “alto” e “basso”.
2: Distanza strutturale (sono chiari i confini, p.es. milanese e italiano).
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DIALETTIA SOCIALE:
• Si ha dialettia sociale nell’area toscana, soprattutto nelle città, e in molti dialetti “mediani” (tra cui
il romanesco). Roma e Firenze sono centri di dialettia sociale.
• La dialettìa sociale si distingue dalla dilalìa perché non vi è coscienza della distanza strutturale
(L’olio franto – è toscano o italiano?).
• Come la dilalia, e contrariamente alla situazione di diglossia, vi è una parziale sovrapposizione (si
può usare dialetto o lingua in certi ambiti d’uso).
Il rapporto tra lingua e dialetto in italiano è passato dalla diglossia alla dilalia in tutte le regioni italòfone,
con l’eccezione di quelle interessate da dialettia sociale.
L’italiano parlato, formatosi negli ultimi 50 anni, ha fatto pressione sulla norma, fino a pochi anni fa basata
per lo più sull’uso dello scritto entro gruppi sociali ristretti e colti.
MORFOLOGIA
Assenza di uso del passato remoto: italiano regionale settentrionale. È sostituito dal passato
prossimo (Sono arrivato ieri sera) o dal trapassato prossimo (Due anni fa ero stato in Svezia).
Altri caratteri dell’it. del Nord:
– Questa cosa qui/qua, quella roba là – questo e quello sono rafforzati da qui/qua, là.
– Alle congiunzioni si aggiunge che: la volta che ero andato / quando che ero andato in Svissera…
– Il nome proprio ha l’articolo: la Gina, la Teresina;
– Mica l’ho detto io! Mi piace niente quello che vieni fuori a dire… / Hai mica visto Luigi? / [mica senza
la negazione; uso avverb di niente],
– Uso esteso di phrasal verbs: metti su il golf.
FONETICA
L’italiano del Nord distingue più nettamente i confini di parole, rispetto all’italiano del centro.
Non c’è raddoppiamento sintattico (l’haddétto ammé, atté, allui).
• Le vocali medio-alte e medio-basse non sempre sono tenute distinte: va bène, cento e vènti, ma:
ho preso le bòtte, il vino è nella bótte.
• A Trento: questa cosa non ha ['sènzo].
• Secondo il “zindaco” non c’è il “conzenzo” sull’ “inzalata”: centro-sud. Sono in “quindisci”.
Ordine delle parole:
A Roma andai ≠ Andai a Roma
Sono andato arRoma ≠ Sono andato a Roma
Il libro di fisica tieni? ≠ Hai il libro di fisica? , Il libro di fisica, ce l’hai?
CONCLUSIONE: LA LINGUA COM REPERTORIO DI VARIETÀ
Non c’è “un” sistema fisso, identico per tutti i parlanti.
I membri di una comunità linguistica gestiscono la lingua diversamente a seconda di come varia la
situazione comunicativa (diatopia, diafasia, diamesia, diastratia).
Il sistema è sensibile alle circostanze dell’uso.
Una descrizione empirica della “lingua come è usata” (language in use) deve essere analisi di
“microsistemi” in variazione.
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CAMBIAMENTO LINGUISTICO
PREMESSA GENERALE
Le lingue cambiano continuo trasformarsi della lingua.
Esso è avvertito già nel giro di un paio di generazioni.
Quando si tenta di precisare il come e soprattutto il perché del cambiamento linguistico, ci si rende conto
che la questione è complessa e presenta tratti misteriosi.
Quello del cambiamento è uno degli aspetti più dibattuti della linguistica: varietà di interpretazioni e di
opinioni.
Corso di linguistica generale di Saussure, nel quale si sosteneva l’immutabilità della lingua.
Il fatto che le lingue cambino è INSITO NELLA NATURA STESSA DELLE LINGUE.
Lingua: innumerevole insieme di atti linguistici, prodotti da una moltitudine di parlanti.
≠ somma delle norme che si trovano nelle grammatiche o dei vocaboli nei dizionari.
Non è un sistema fossilizzato, ma un CORPUS che accresce giorno per giorno.
Non è unitario, comporta varietà assai ampie.
È del tutto naturale in questa prospettiva che si creino modificazioni e trasformazioni.
È in questa complessità e variabilità che il parlante sceglie ciò di cui ha bisogno per esprimere al meglio le
proprie idee e le proprie necessità comunicative.
Il cambiamento può essere dettato da una serie di fenomeni: dal suo modo di articolare i fenomeni, dalla
scelta delle parole.
Il vero problema è nel PERCHÉ queste sue innovazioni vengono assunte ad un certo momento come parte
integrante del sistema.
Le ragioni possono essere diverse, ma in molti casi sono inspiegabili:
Prestigio: parola o articolazione di un fonema/modo di dire è percepito come proprio di una varietà alla
quale viene attribuito un certo prestigio.
Si mette in modo un movimento di imitazione, il sui esito può essere l’imporsi di quella particolare
variante come forma comune.
Altre ragioni possono essere: Difficoltà ad articolare un determinato fonema, Volontà di ridare regolarità a
settori del sistema morfologico, completare una sezione del lessico ritenuta non più adeguata per
esprimere pensieri o concetti.
1. Le TRASFORMAZIONI di un sistema linguistico non sono NÉ OBBLIGATE NÉ PREVEDIBILI.
Se fossero prevedibili sarebbero già presenti nel sistema.
Un certo stadio A sarà sostituito da un certo stadio B, quando osservo che lo stadio A più antico è ormai
minoritario e lo stadio B si sta propagando in maniera sempre più ampia.
Possono essere spiegate solo le trasformazioni già avvenute.
Un sistema linguistico è un insieme estremamente complesso di elementi collegati tra loro, ma in ogni
sistema si possono trovare incoerenze e contraddizioni. (solo se si studia < prospettiva sincronica)
Anche se è possibile individuare certe tendenze in alcuni casi, non è possibile affermare che quelle
tendenze saranno seguite in casi analoghi.
Es. superamento del sistema di declinazione nominale: avvenuto nelle lingue romanze e germaniche
(in francese e inglese) con un’organizzazione basata su sintagma + sostantivo (du frère, of brother),
mentre nelle lingue indoarie dell’India si è passati ad un sistema sostantivo + postposizione, altre
(slave) hanno mantenuto la situazione originaria.
2. Le FORZE CHE PORTANO AL CAMBIAMENTO sono spesso DIFFICILI DA DETERMINARE.
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Possono nascere all’interno del sistema e proporsi in modo spontaneo (eliminare ridondanze) oppure
possono essere favorite da situazioni esterne al sistema (rapporti con altre lingue, trasformazioni
culturali).
La lingua è percorsa da tensioni contraddittorie.
Alle tensioni che portano al cambiamento (stampa, scrittura creativa) possono opporsi forze e
istituzioni che tendono alla conservazione. (es. scuole)
Ci sono teorie che tendono all’eliminazione delle parole straniere, mentre altre, più aperte, favoriscono
un arricchimento del lessico < imprestito.
In genere tra le opposte correnti si istituisce una SINTESI, in altri casi si ha una prevalenza di una o
dell’altra corrente.
Ci sono momenti in cui il sistema rimane pressoché inalterato per secoli, poi epoche di trasformazione
rapida e impetuosa fino ad una generale riorganizzazione del sistema.
Ci sono epoche dove prevalgono FORZE CENTRIPETE (lingua rimane fedele al modello del centro) o
dove prevalgono FORZE CENTRIFUGHE con una conseguente dissoluzione dell’unità linguistica
originaria.
È importante sottolineare che NESSUNA FASE DI VICENDA LINGUISTICA è DEFINITIVA.
Una lingua può passare da uno stadio B a C , ma anche da C a B.
3. Le FORZE che portano ad un CAMBIAMENTO sono di solito INTERNE alla comunità dei parlanti.
È la comunità dei parlanti a decidere che un nuovo stadio debba sostituire uno stadio precedente.
La storia ha dimostrato che gli interventi dall’esterno sono in genere inefficaci: es. un re che impone
una norma linguistica.
Essa sarà rispettata nei documenti ufficiali, ma la comunità continuerà a parlare nel modo usuale.
Una norma linguistica non può avere l’ufficialità di una legge, anche perché non si vede quali mezzi
potrebbe avere una autorità per fare rispettare i suoi provvedimenti.
GENERALIZZAZIONE:
• L’osservazione, anche ripetuta, non è ancora sufficiente per condurre a un’ipotesi
• A questo scopo occorre generalizzare = astrarre un aspetto che è comune a una serie di fenomeni
osservati.
Si basa su:
• Osservazione
• Raccolta dei dati
• Descrizione
• Spiegazione
NELLA FONETICA DIACRONICA:
• Confrontare forme di lingue imparentate
• Trovare le corrispondenze
• Descrivere la corrispondenza con una generalizzazione (se in X c’è A, allora in Y c’è B)
• Verificare la validità della generalizzazione (deve valere per altri casi, non osservati prima)
• Cercare di spiegare le “eccezioni” con un’altra generalizzazione).
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Ci sono esempi dove la legge di Grimm sembra non aver avuto luogo o abbia portato esiti difformi da quello
previsto.
Non si deve tener conto dei casi in cui l’allontanamento dall’esito atteso < sviluppi successivi interni
all’evoluzione delle singole lingue germaniche.
Abbiamo due DIVERSE MODALITÀ DI TRATTAMENTO:
1. In alcuni casi il fonema indoeuropeo rimane inalterato.
2. In altri casi la fricativa sonora /d/ /ϴ/.
Le occlusive sorde fricative sorde germaniche: p > f, t>b o p (ϴ); k > x/h
Le occlusive sonore occlusive sorde : b> p, d>t, g>k
it. dente (lat dentem) lituano dantìs russo zub зуб (passaggio successivo di d a з) ma tooth, (<
germanico *tanþ- caduta di n e prolungamento della vocale a che diventa o lunga [oscuramento
della vocale])
lacrima (da dacrima, cfr. greco dakryma δάκρυμα) ma tear
latino gelu; ma … cold;
latino genu (italiano ginocchio) greco gony γόνυ ( ma … knee)
it agro (latino ager ‘campo’) ma ingl. acre ted Acker
Occlusive sonore aspirate fricative sonore
Spesso le lingue germaniche e le lingue slave hanno parole simili con b d g
o (es brother, russo brat; bear, russo brat’)
Non si tratta di b d g indoeuropee che diventano p t k nelle lingue germaniche. Sono altre consonanti.
come sonore aspirate nelle lingue indo-iraniche (persiano, sanscrito ecc.)
come sorde aspirate nel greco
hanno comportamenti vari nel latino (che qui è irregolare)
sono sonore semplici (cioè b d g) nelle lingue germaniche, baltiche e slave
La /t/ germanica è sempre preceduta da una fricativa.
Il mantenimento della situazione antica ∞ abitudini fonetico-fonologiche delle lingue germaniche antiche,
che non ammettono la presenza di due fonemi fricativi consecutivi.
La presenza di una fricativa primaria (presente nella fase più antica) o secondaria (dovuta alla
mutazione) ha inibito la normale evoluzione del secondo fonema del nesso, che non ha subito
mutamenti.
Si è verificato il fenomeno di DISSIMILAZIONE PREVENTIVA: fenomeno di dissimilazione che viene impedito
prima ancora di verificarsi.
In un’altra serie di esempi si osserva che il fonema che dovrebbe essere trattato secondo la legge di Grimm
si trova sempre in un contesto fonetico particolare: è sempre in un ambiente fonetico sonoro.
L’accento indoeuropeo non cade mai sulla sillaba immediatamente precedente il fonema.
All’origine della differenza di trattamento c’è una diversa posizione dell’accento indoeuropeo.
Tra maschile e femminile c’è una collocazione diversa dell’accento: sulla sillaba radicale nel termine
maschile vs sillaba desinenziale nel termine femminile. (suocero e suocera)
Le parole germaniche corrispondenti hanno h nel maschile e g nel femminile.
Legge di Grimm ripresa dalle slides:
Nel I a.C. vi sono già alcuni prestiti latini che entrano nelle lingue germaniche senza questo fenomeno:
P.es. Caesar > kaisar (in seguito ted. Kaiser) (da kaisar > sl. car’ [tsar']
Quindi nel I a.C. il fenomeno non era più operante (perché caesar non vi è stato sottoposto)
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Si tratta di un PROCESSO GENERALE per cui il carattere sonoro del contesto fonetico e la mancanza di
protezione < presenza accento sulla sillaba precedente perdita sordità della fricativa (trasformata in
sonora).
Lo svolgimento della legge di Grimm è avvenuto e l’originario /t/ /p-b/
Poi subì il passaggio in /d/
In entrambi i casi (Grimm e Verner) non si hanno eccezioni, ma CONDIZIONAMENTI CHE LIMITANO o
IMPEDISCONO lo svolgersi del trattamento fonetico atteso.
Oltre ad avere delimitazioni nello spazio e nel tempo, le leggi fonetiche hanno anche DEI LIMITI NEL
CONTESTO FONETICO-FONOLOGICO in cui si svolgono.
Questa osservazione ne limita ancora di più il carattere universale e sottolinea la sua
imprevedibilità,
Anche il CONDIZIONAMENTO FONETICO è una legge.
La legge di Verner è una legge fonetica diversa, ma ha gli stessi caratteri di legge come quella di Grimm.
Le “leggi fonetiche” permettono spesso di stabilire una cronologia dei mutamenti linguistici.
La legge di Verner è successiva a quella di Grimm.
La legge di Verner inoltre, ci riporta a una fase linguistica dove vi era L’ACCENTO LIBERO INDOEUROPEO,
ovvero l’accento poteva collocarsi su qualsiasi parte della parola.
Successivamente: accento regolato da diverse norme (radicale dei verbi, iniziale dei sostantivi).
Tuttavia non sempre i fatti linguistici risaltano con chiarezza.
Le motivazioni per cui una legge fonetica o non si svolge o trova riscontro potrebbe essere una
documentazione non completa o non evidente.
Questo però non sottintende l’esistenza di eccezioni.
Il motivo per cui dal latino c si abbia una sorda e una sonora non è chiaro. Non vi sono ragioni fonetiche o
semantiche enigma irrisolto o le forze e le correnti che portano al cambiamento non risiedono solo nelle
trasformazioni fonetiche.
In una lingua, i mutamenti fonetici seguono tendenze generali (indeterminate).
Sono mutamenti sistematici. Sono tendenze generali. Per questo si chiamano (per semplicità) «leggi».
Operano se la comunità linguistica adotta il cambiamento.
Es. Gli spostamenti nell’articolazione delle consonanti germaniche rispetto alle altre lingue indeuropee.
“indoeuropeo” : qui significa una tendenza comune nelle lingue della famiglia indoeuropea. Le lingue
germaniche si distinguono per il trattamento delle consonanti.
Una delle leggi fonetiche dell’indo-europeo:
Descrive il rapporto fra le lingue germaniche nella loro attestazione più antica e le altre lingue
indo-europee.
Si confrontano fra di loro i dati delle fasi più antiche delle lingue considerate.
Si considera il lessico originario, non quello acquisito per contatto.
Prima contestazione:
Si individuano corrispondenze regolari (che si presentano sistematicamente e non solo
casualmente). Ossia:
Là dove in una lingua A c’è un suono x in una lingua B c’è un suono y.
Le corrispondenze regolari mettono in luce somiglianze fra lingue.
La somiglianze viene spiegata ricorrendo all’ipotesi della parentela.
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Come le lingue romanze continuano il latino, così alcuni ritengono che le lingue germaniche, slave, italiche
ecc. siano la continuazione di uno stadio unitario, detto “indo-europeo” (o “indeuropeo”).
Si considerano le lingue germaniche di antica attestazione:
• orientali (gotico)
• settentrionali (antico nordico)
• occidentali (antico sassone, antico alto tedesco, antico inglese).
Tre tratti rilevanti per la descrizione di p, t, k:
1. sono consonanti sorde
2. il modo di articolazione: consonanti occlusive
3. il luogo di articolazione: p è bilabiale, t è alveo-dentale, k è post-palatale (o velare)
[f] - [θ] - [x] / [h]
Tutte sono sorde.
Modo di articolazione: sono fricativi, perché l’ostacolo all’uscita dell’aria è parziale.
Per il luogo di articolazione, [f] è labiodentale, [θ] è interdentale, [x] è postpalatale e [h] è laringale.
Vediamo alcune corrispondenze tra lingue germaniche e latino.
[p]: lat. pater : got fadar ; lat plenus : got fulls, a.ingl full, lat piscis : a.nord. fiskr, a.ingl fisċ.
[t] lat trēs : got þreis, a.ingl þrī; lat mentum : a.ingl mūþ; lat tū : a.ingl þū (> thou)
[k] lat pecus : got faíhu, a.ingl feoh (> fee); lat centum : a.ingl hund
N.B. ingl hundred risulta dalla combinazione di hund + red – per qs. ultima cfr got raþjō (cfr lat ratio) =
hundred “numero di cento”].
kw hw (“labio-velare”, come qu- in quando) : latino quod antico inglese hwæt
Sonore aspirate indo-iraniche: Consideriamo ora il sanscrito (indo-iranico).
[bh] [dh] [gh] per convenzione rappresentano consonanti sonore aspirate.
[bh]: scr bhrātar- : a.ingl brōþor, got brōþar; scr bharami : a.ingl beru (> bear)
[dh]: scr bandhati: a.ingl / got bindan
[gh]: scr stighnoti: a.ingl stigan, got steigan.
“Le occlusive sonore aspirate presenti in sanscrito e iranico corrispondono a occlusive sonore germaniche”.
Le corrispondenze rilevate si possono considerare l’esito di un mutamento fonetico regolare.
Eccezione occlusiva sorda fricativa sorda
• Lat noctem : a.ted naht; a.ingl naeht
• Lat hostem : a.ted gast
• Lat. piscem : a.ingl. fisk
• Se è preceduta da una fricativa, l’occlusiva sorda non muta.
E questa fricativa può essere ie. (cfr. s in piscem) o essere sorta in germanico in seguito alla I rotazione
conson. (cfr. h in naeht).
ANALOGIA
Per i Neogrammatici l’azione cieca e imprevedibile delle leggi fonetiche è temperata dall’azione
dell’analogia.
= possibilità che il parlante modifichi forme o parole in modo discordante rispetto agli esiti fonetici attesi
per allinearle ad altre forme del paradigma o per creare collegamenti con altre parole semanticamente
affini.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
CREATIVITÀ:
L’esito dell’intervento dei parlanti non è prevedibile facilmente.
L’analogia interviene in modo imprevedibile.
Il parlante partecipa creativamente all’evoluzione della lingua.
IMPORTANZA EURISTICA DELLE LEGGI FONETICHE
La possibilità di riconoscere una regolarità dei mutamenti fonetici è un mezzo potente anche per
raccogliere informazioni sulla storia e sull’evoluzione delle lingue.
Il fatto che certi eccessi siano stati temperati o eliminati nella discussione successiva non può che avere
favorito una maggiore esplorazione dei fatti linguistici.
La presenza o meno di una legge fonetica ci può fornire indicazioni sulla provenienza di una parola.
Fonemi indoeuropei /bh /, /dh/ f in inizio parola e b o d in interno di parola . ≠ lingua osco-umbro:
sempre f.
Potremmo dire che le parole con –f- intermedia hanno una origine straniera.
L’indizio fonetico completa una serie di indizi che già considerazione sociolinguistiche e dialettologiche
farebbero emergere.
Può succedere che una lingua si avvale di prestiti per introdurre nuove sfumature e per dare vita a una
specializzazione semantica.
FONETICA E FONOLOGIA DIACRONICA
Una trasformazione fonetica se comporta solo una differente realizzazione di un fonema, non comporta il
cambiamento del sistema nel suo complesso e non dà vita a riorganizzazioni.
FONOLOGIZZAZIONE E DEFONOLOGIZZAZIONE
FONOLOGIZZAZIONE: riorganizzazione del sistema linguistico che porta al costruirsi di nuovi fenomeni o
fonemi.
Es. quella che precedente era una variante combinatoria non è più un semplice allofono, ma assume
pienamente il ruolo di fonema.
Es. latino /g/ era sempre velare: stessa pronuncia in gallus, gula, gelu, gigno.
Ma la lingua tende ad evitare passaggi troppo bruschi ogni fonema è condizionato e preparato dal
fonema seguente.
La realizzazione dell /g/ di gallus ≠ gelu
Questa leggera differenza di realizzazione (VARIANTE COMBINATORIA) ha provocato nel tempo una
divaricazione delle due realizzazioni: la /g/ davanti ad una vocale palatale diventa [dᴣ] di gelo.
Diversa realizzazione del fonema, ma non tale da mettere in discussione gli equilibri del sistema.
[g] e [dᴣ] possono coesistere come due varianti allofoniche.
Altri fenomeni invece sono stati determinanti: ci sono stati fonemi che hanno assunto l’esito in [dᴣ]:
- /Dj/ raggio < radius, giorno < diurnus
- /j/ consonantica interno di parola -> maggiore < maiorem, peggio < peius
- /j/ in inizio di parola: già < iam, gennaio < ienuarius
A questo punto si ha l’acquisizione di un nuovo fonema.
Es. c latina in francese: ancora più complesso.
1 unico fonema antico MA tre esiti diversi a seconda della vocale che segue:
- /k/ se dopo o, u : coude
- /s/ se davanti c’è e,i: cité
- /ʃ/ se davanti c’è a : chanter
Ciascuno degli esiti ha un fonema diverso.
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Linguistica Generale 1 – Denise Riva
Le forme erudite presentano versioni più vicine al latino scritto. Le leggi fonetiche non sempre
intervengono o intervengono in modo parzialee. Cfr. exemplum > scempio – ma: esempio (forma dotta),
esemplare.
Il caso inverso della fonologizzazione è la DEFONOLOGIZZAZIONE: due fonemi originari si confondono in un
unico fonema.
Es. l’antico indiano prevedeva tre fonemi fricativi /s/, /ʃ/ , /s con puntino sotto/
Nessuna delle lingue indoarie attuali ha mantenuto la situazione antica.
Abbiamo i tre fonemi originari confusi in due o un unico esito.
La defonologizzazione è la PERDITA DEL TRATTO DI QUANTITÀ nel passaggio dal latino alle lingue romanze.
In latino esisteva una correlazione precisa tra vocali brevi e lunghe. La quantità era uno dei tratti pertinenti
al fonema.
Nel latino parlato si sente sempre meno la distinzione tra vocali brevi e lunghe ad un certo punto
sparisce.
RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA: esso avviene in due modi diversi a seconda delle aree.
In una parte del territorio (Sardegna) ogni vocale breve si confonde con la rispettiva lunga
Altrove il processo calorizza il diverso grado di apertura timbrica (vocali lunghe timbro più chiuso).
Un tratto ridondante diventa un tratto fondamentale.
ASSIMILAZIONE E DISSIMILAZIONE
ASSIMILAZIONE: processo che porta alla semplificazione del nesso nella trasformazione fonetica.
∞ tendenza di evitare salti troppo bruschi nella catena fonetica.
Es. in, con + portare importare, comportare.
Es. ct tt: nocte notte. In questo caso riguarda il LUOGO DI ARTICOLAZIONE (la c si adegua alla dentale
successiva).
Possono essere assimilazioni:
• Regressive o anticipatorie: il secondo fonema prevale e detta la direzione del cambiamento.
vedi octo > it otto; lactem > it. latte);
a[d] me > ammé ; (io) e tu : [ettu] < et tu.
Il cosiddetto «raddoppiamento fonosintattico» dell’italiano standard e delle varietà centrali lascia la
«traccia» di una consonante poi assimilata alla successiva.
• Progressive: è il primo fonema che determina il cambiamento
quanno < quando (in varietà romanze dell’Italia del sud la dentale [d] di quando si assimila alla
nasale precedente).
L’assimilazione può anche essere a distanza: i due fonemi che subiscono il processo non devono essere
necessariamente congiunti.
Es. latino circat (va in cerchio) cerca in italiano , cherche in francese ( non cerche).
DISSIMILAZIONE: fenomeno inverso all’assimilazione.
Un fonema si modifica per differenziarsi da altri fonemi simili presenti nello stesso contesto
fonologico.
Un fonema si distingue da un altro simile nella catena fonetica della parola.
Esempio: arborem > albero per evitare r vicine; peregrinu(s) > pellegrino; venenum > veleno (in cauda
venenum); Bononia > Bologna
A volte, al posto di una assimilazione si ha una METATESI, ovvero uno scambio di posizione tra suoni.
Lat. periculum , miraculum > ital pericolo miracolo – queste sono forme erudite («cultismi».)
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