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Corso elementare di linguistica generale

Capitolo 1
Generalit

Si definisce linguistica il ramo delle scienze umane che studia come sono fatte e come
funzionano le lingue storico-naturali, ovvero tutte quelle lingue e dialetti nati
spontaneamente nel passato e ancora in uso nei giorni doggi ( italiano, francese,
svedese, romeno, il cinese, il russo e fra i dialetti il piemontese ).
Tutte le lingue sono parte integrante del linguaggio verbale umano, che la forma pi
duttile e raffinata di comunicazione. Comunicare significa mettere in comune delle
nozioni e delle informazioni. Lingrediente fondamentale di una comunicazione
lintenzionalit dellemittente nel veicolare un messaggio e del ricevente nel captarlo e
nel farlo suo. Senza il carattere dellintenzionalit rimane solo un passaggio di
informazioni.
Esistono tre casi:

COMUNICAZIONE IN SENSO STRETTO


Emittente e destinatario
intenzionali ( com. verbale/linguaggio dei segni )

PASSAGGIO DI INFORMAZIONI
Emittente non intenzionale
Destinatario intenzionale (comunicazione non verbale)

FORMULAZIONE DI INTERFERENZE
Nessun emittente (presenza di un oggetto)
Interpretante (tetti spioventi = nevicare spesso)
Lunit fondamentale della comunicazione il segno, singola entit che fa da supporto
alla comunicazione. Ne esistono diversi tipi:

INDICI

Motivati sul rapporto di causa effetto ( starnutire = avere in raffreddore )


SEGNALI
Motivati naturalmente e intenzionali ( sbadigliare = sono stanco e annoiato)
ICONE
Motivati analogicamente e intenzionali basati sulla similarit di forma e struttura
( carte e mappe geografiche, disegni e registrazioni, diagrammi e istogrammi )
SIMBOLI
Motivati culturalmente e intenzionali ( bianco e nero simboli del lutto nel mondo
occidentale e orientale)
SEGNI
Simboli non motivati di origine arbitraria basati su convenzioni ( linguaggio dei
gesti )

In conclusione i segni linguistici sono segni in senso stretto prodotti intenzionalmente


al fine di comunicare e sono di base arbitrari. C un emittente che emette segni, in

maniera intenzionale al ricevente il quale li interpreta grazie alluso di un codice


condiviso, che fornisce regole di interpretazione.
Per codice si intende linsieme di corrispondenze, fissate per convenzione, fra qualcosa
e qualcosaltro che fornisce regole di interpretazione dei segni. Tutti i sistemi di
comunicazione sono dei codici e i segni linguistici compongono il codice lingua.

Capitolo 2
Le propriet della lingua
Biplanarit.
Ci sono due facce, due segni o due piani compresenti nei segni della lingua. Questi due
piani differenti sono il significante e il significato.
Per significante (espressione) intendiamo la parte fisicamente percepibile del segno,
quello che cade sotto i nostri sensi (il qualcosa che sta per qualcos'altro: la parola
gatto parlata e scritta).
Per significato (contenuto) intendiamo la parte non materialmente percepibile,
l'informazione veicolata dalla faccia percepibile (il qualcos'altro nell'esempio
precedente).
Arbitrariet.
I legami, i rapporti nella lingua, sono dati non naturalmente, ma posti per convenzione.
Il significante gatto non ha di per se nulla a che vedere con l'animale gatto. Ci sono,
entrando nel particolare, quattro livelli di arbitrariet.
-E' arbitrario il rapporto tra il segno nel suo complesso e referente.
-E' arbitratio il rapporto tra significante e significato
-E' arbitrario il rapporto tra forma e sostanza del significato (ogni lingua ritaglia in un
modo che le proprio un certo spazio di significato, distinguendo e rendendo
pertinenti una o pi unit).
-E' arbitrario il rapporto tra forma e sostanza del significante.
Vi possono essere delle eccezioni a questo principio, alcuni segni linguistici appaiono
almeno parzialmente motivati.
Doppia articolazione.
Il significante del segno linguistico articolato a due livelli nettamente diversi. Il
significante di un segno linguistico organizzato e scomponibile in unit che sono
ancora portatrici di significato e che vengono riutilizzate per formare altri segni.
Le unit minime di prima articolazione, che chiameremo morfemi, poich sono
associazioni di un significante e un significato, sono ancora segni, i segni pi piccoli. A
un secondo livello, seconda articolazione, esse sono a loro volta scomponibili in unit
pi piccole che non sono pi portatrici di significato autonomo, sono meri pezzi di
significante, e che combinandosi in successione insieme danno luogo alle entit di
prima articolazione. Tali elementi, che non sono pi segni in quanto non portatori di
significato sono i fonemi, le unit minime di seconda articolazione
Trasponibilit di mezzo.
Il significante dei mezzi linguistici pu essere trasmesso o realizzato sia attraverso il
canale fono-acustico, sia attraverso luce, il canale visivo o grafico. A tale propriet si
da il nome di trasponibilit di mezzo. Tuttavia, il canale fonico-acustico appare appare
per varie ragioni il canale primario, talch spesso si dice anche che una delle propriet
del linguaggio la fonicit.

Il canale fono-acustico e l'uso parlato della lingua presentano una serie di vantaggi
biologici e funzionali rispetto al canale visivo e all'uso scritto.
- Purch vi sia presenza di aria possono essere utilizzati in qualsiasi circostanza
ambientale, e consentono la trasmissione anche in presenza di ostacoli fra emittente e
ricevente e a distanza.
- Non ostacolano altre attivit.
- permettono la localizzazione della fonte di emittenza del messaggio.
- La ricezione contemporanea alla produzione del messaggio, avviene in diretta.
- E' pi rapida di quella scritta.
- Il messaggio pu essere trasmesso simultaneamente a un gruppo di destinatari
diversi
- il messaggio evanescente, ha rapida dissolvenza.
- l'energia richiesta molto ridotta.
Detto questo, nelle societ moderne, lo scritto ha una priorit sociale: avere una forma
scritta requisito indispensabile per una lingua evoluta, a pieno titolo. Lo scritto ha
maggiore importanza, prestigio e utilit sociale.
Linearit e discretezza.
Per linearit del segno linguisitico si intende che il significante viene prodotto, si
realizza, si sviluppa in successione nel tempo e/o spazio. Questa propriet
strettamente connessa con la doppia articolazione. Per discretezza dei segni si intende
il fatto che la differenza fra gli elementi, le unit della lingua, assoluta: c' un confine
preciso tra un elemento e l'altro, le classi di suoni sono bene separate le une dalle
altre.
Conseguenza interessante della discretezza che non possiamo intensificare
corrispondentemente il significato allo stesso modo con cui lo facciamo con grida e
interiezioni.
Onnipotenza semantica, plurifunzionalit e riflessivit.
L'onnipotenza semantica la proporiet della lingua secondo la quale possibile,
attraverso di essa, dare un'espressione a qualsiasi contenuto, per lo meno nel senso
che un messaggio formulato in qualunque altro codice sarebbe sempre traducibile in
lingua. Insomma, con la lingua si pu parlare di tutto.
Poich difficile dimostrare l'onnipotenza, possiamo con pi prudenza parlare di
plurifunzionalit, in quanto essa permette di adempiere a una lista ampia di funzioni:
esprimere il pensiero, trasmettere informazioni, instaurare rapporti sociali, manifestar
stati d'animo, risolvere problemi, creare mondi possibili.
C' un modello di classificazione molto noto che necessario richiamare: il modello di
Jakobson, che identifica 6 classi di funzioni (emotiva, metalinguistica, referenziale,
conativa, fatica, poetica), sulla base di un modello dell'evento comunicativo.
Corollario della plurifunzionalit la funzione riflessiva della lingua. La lingua, capita
spesso, si pu usare come metalingua: con la lingua si pu parlare della lingua stessa.
Produttivit.
Con produttivit della lingua si intende la grande possibilit di creare sempre nuovi
messaggi, di parlare di cose nuove e di nuove esperienze. Ci possibile combinando
in nuova maniera significanti e significati e associando messaggi gi usati a situazioni
nuove. La produttivit resa possibile dalla doppia articolazione e dall'onnipotenza
semantica, ovvero la propriet che consiste nel fatto che con la lingua possibile dare
un'espressione a qualsiasi contenuto.

Distanziamento e libert da stimoli.


Il distanziamento riguarda il modo di significazione della lingua ed la possibilit di
poter formulare messaggi relativi a cose lontane, distanti nel tempo e nello spazio. E'
la possibilit di parlare di un'esperienza in assenza di tale esperienza.
Gli uomini, usando il linguaggio, possono essere liberi da stimoli. I segni linguistici,
infatti, rimandano a una elaborazione concettuale della realt esterna, e non
semplicemente stati dell'emittente che lo inducano necessariamente ad emettere
messaggi. La lingua indipendente dalla situazione immediata e dai suoi stimoli.
Trasmissibilit culturale.
Dal punto di vista antropologico la lingua trasmessa per tradizione all'interno di una
societ cultura come uno dei fatti della cultura. C' per una componente innata che
pu essere intesa come la predisposizione a comunicare mediante una lingua e le
strutture portanti del linguaggio verbale. Il linguaggio dunque universale mentre le
lingue storico naturali sono particolari.
Complessit sintattica.
I messaggi linguistici possono presentare un alto grado di elaborazione strutturale, con
una ricca gerarchia di rapporti di concatenzione e funzionali tra gli elementi disposti
linearmente. La disposizione reciproca in un segno linguistico degli elementi che lo
contraddistinguono non mai indifferente; e i rapporti fra gli elementi o parti del
segno danno luogo a una fitta trama plurima, percepibile nella sintassi del messaggio.
Equivocit.
La lingua un codice tipicamente equivoco poich a un unico significante, per
esempio, possono corrispondere pi singificati. Questa propriet pu rappresentare un
pregio: l'equivocit del codice contribuisce a consentire l'eccezionale flessibilit dello
strumento linguistico e la sua adattabilit ad esprimere contenuti ed esperienze
nuove.
Definizione di lingua e principi generali per la sua analisi.
La lingua un codice che organizza un sistema di segni dal significante primariamente
fonico-acustico, fondamentalmente arbitrari a ogni livello e doppiamente articolati,
capaci di esprimere ogni esperienza esprimibile, posseduti come conoscenza
interiorizzata che permette di produrre infinite frasi a partire da un numero finito di
elementi.
Ci sono ora tre dicotomie che costituiscono una sorta di principi generali entro i quali si
procede nell'analisi della lingua.
1. La prima distinzione tra sincronia e diacronia. Per diacronia si intende la
considerazione delle lingue e degli elementi della lingua lungo il loro sviluppo
temporale, nella loro evoluzione storica. Per sincronia invece si intende la
considerazione delle lingue e degli elementi della lingua facendo un taglio sull'asse del
tempo.
In generale, la linguistica sincronica spiega com' fatta e come funziona la lingua, il
sistema linguistico; la linguistica diacronica spiega perch le forme di una determinata
lingua sono fatte cos.
2. La seconda distinzione tra sistema astratto e realizzazione concreta. La
distinzione si ripresentata nella linguistica moderna secondo tre terminologie
principali:

2.a. la coppia oppositiva langue e parole di Saussurre.


2.b l'opposizione tra sistema e uso di Hjelmslev.
2.c l'opposizione tra competenza e esecuzione di Chomskj.
Col primo termine si intende l'insieme di conoscenze mentali, di regole interiorizzate,
insite nel codice lingua. Col secondo si intende l'atto linguistico individuale, la
realizzazione concreta di un messaggio verbale. Parole, uso o esecuzione per essere
messi in opera richiedono l'esistenza di langue sistema o competenza, di cui sono
l'esternazione.
3. L'asse paradigmatico e quello sintagmatico formano la duplice struttura
attraverso la quale vanno viste e funzionano le strutture linguistiche, ovvero le
combinazioni di segni linguistici.
L'asse paradigmatico, anche detto asse delle scelte, riguarda le relazioni degli
elementi linguistici a livello del sistema: consiste nella posizione che l'elemento occupa
nel messaggio.
L'asse sintagmatico, detto anche asse delle combinazioni, riguarda le relazioni a livello
delle strutture che costituiscono le potenzialit del sistema: consiste nel rapporto che
l'elemento, posto in una data posizione nel messaggio, costruisce con gli elementi a lui
precedenti o successivi, assicurando che le combinazioni di unit siano formate in base
alle restrizioni adeguate per ogni lingua.
Esemplificando: fra spingere e guidare c' una relazione sull'asse paradigmatico
poich sono entrambi predicati verbali, mentre tra anatroccoli e correre c' una
relazione sull'asse sintagmatico poich c' un legame soggetto-predicato verbale.

Capitolo 3
Fonetica e fonologia
Fonetica.
La fonetica analizza come sono fatti i suoni di cui le lingue si servono. Essa si distingue
n tre campi fondamentali, a seconda dal punto di vista cui si guarda ai suoni del
linguaggio: la fonetica articolatoria, che studia i suoni del linguaggio in base al modo in
cui vengono articolati, cio prodotti, dall'apparato fonatorio umano; la fonetica
acustica che studia i suoni del linguaggio in base alla loro consistenza fisica; la fonetica
uditiva che studia i linguaggi del suono in base al modo in cui vengono ricevuti.
Apparato fonatorio e meccanismo di fonazione.
I suoni del linguaggio vengono normalmente prodotti mediante l'espirazione, quindi
con un flusso d'aria egressivo. Il luogo in cui viene articolato un suono costituisce un
primo parametro per la classificazione dei suoni del linguaggio; un secondo parametro
dato dal modo di articolazione, e cio dal restringimento relativo che in un certo
punto del percorso si frappone o no al passaggio del flusso d'aria. Un terzo parametro
importante dato dal contributo della mobilit di singoli organi (corde vocali, lingua,
velo ugola, labbra) alla articolazione del suono.
In base al modo di articolazione abbiamo una prima grande opposizione: le vocali sono
suoni prodotti senza la frapposizione di alcun ostacolo al flusso d'aria fra la glottide e il
termine del percorso; le consonanti sono suoni prodotti mediante la frapposizione di un

ostacolo parziale o totale al passaggio d'aria in qualche punto del percorso.


I suoni prodotti con concomitante vibrazione delle corde vocali sono detti sonori, i
suoni prodotti senza vibrazione sono detti sordi.
Consonanti.
Si riconoscono, innanzitutto, due grandi classi di consonanti: le occlusive, dove
l'ostacolo completo, avviene mediante il contatto di parti di organi che provoca
un'occlusione o un blocco momentaneo ma totale nel passaggio dell'aria; le fricative,
dove l'ostacolo parziale, avviene attraverso un restringimento della cavit in cui
passa il flusso d'aria senza vero contatto e senza quindi che si crei un momento di
blocco.
Ci sono poi consonanti composte, costituite da due fasi fuse assieme, che vengono
chiamate affricate. Sono laterali le consonanti date dal passaggio dell'aria ai due lati
della lingua e vibranti quando la lingua vibra mediante rapidi contatti intermittenti con
un altro organo articolatorio. Le nasali quando vi passaggio d'aria anche attraverso la
cavit nasale.
C' poi da soffermarsi sul luogo di articolazione. Le consonanti bilabiali sono prodotte
dalle labbra o tra le labbra, le labiodentali tra la labbra e denti anteriori, le dentali
prodotte a livello dei denti (bisogna distinguerle dalle alveolari prodotte dalla lingua
contro o vicino agli alveoli), le palatali prodotte dalla lingua contro o vicino al palato,
le velari prodotte dalla lingua contro o vicino al velo, le uvulari prodotte dalla lingua
contro o vicino l'ugola, le faringali prodotte fra la base della radice della lingua e la
parte posteriore della faringe e le glottidali prodotte direttamente nella glottide, a
livello delle corde vocali.
Vocali.
Le vocali sono classificate dalle diverse conformazioni che assume la cavit orale a
seconda della posizione che prendono gli organi mobili e in particolare la lingua. Per
classificare e indentificare i suoni vocalici occorre fare riferimento in primo luogo alla
posizione della lingua. Pi precisamente al grado di avanzamento o arretramento
(avremo quindi anteriori, posteriori e centrali) e di innalzamento o abbassamento
(avremo quindi alte medie e basse).
Un altro parametro la posizione delle labbra durante l'articolazione. Le vocali
prodotte con le labbra protuse sono dette arrotondate, quelle senza protusione sono
non arrotondate. Ancora, i suoni vocalici possono essere realizzati con o senza
passaggio contemporaneo dell'aria nella cavit nasale: nel primo caso le vocali sono
dette nasali.
Semivocali.
Vi sono suoni con un modo di articolazione intermedio tra vocali e consonanti fricative,
e quindi prodotti con un semplice inizio di restringimento del canale orale. Questi suoni
sono chiamati semivocali. A differenza delle vocali non possono costituire apice di
sillaba e unite ad una altra vocale formano un dittongo. Possiamo distinguere tra
anteriori (o palatali) e posteriori (o velari).
SCHEMA PAG. 37
Fonologia.
Ogni suono producibile dall'apparato fonatorio umano rappresenta un potenziale suono
del linguaggio chiamato fono. Un fono la realizzazione concreta di un suono del
linguaggio. Quando i fono hanno un valore distintivo, cio si oppongono ad altri foni nel
distinguere e formare parole, funzionano da fonemi. I fono sono l'unit minima i

fonetica, mentre i fonemi sono le unit minime in fonologia, che studia l'organizzazione
dei suoni nel sistema linguistico. Un fonema l'unit minima di seconda articolazione,
una classe astratta di foni dotata di valore distintivo, cio capace di opporre una
parola ad un'altra in una data lingua.
Foni diversi che costituiscano realizzazioni foneticamente diverse, ma prive di valore
distintivo di uno stesso fonema, si chiamano allofoni (o varianti) di un fonema.
Una coppia di parole che siano uguali in tutto tranne che per la presenza di un fonema
al posto di un altro, formano una coppia minima. Per dimostrare che un fono un
fonema in una lingua, bisogna trovare delle coppie minime che lo oppongono ad un
altro fonema, una prova di commutazione.
Fonemi e tratti distintivi.
Il fonema il pi piccolo segmento a cui si arriva nella scomposizione dei segni, non
un segno poich non ha significato. Le sue caratteristiche articolatorie diventano
propriet astratte, tratti distintivi che permettono di analizzare, definire e
rappresentare in maniera economica. Dunque un fonema pu essere definito come un
fascio di tratti fonetici distintivi che si realizzano in simultaneit.
I fonemi dell'Italiano.
L'italiano standard ha 30 fonemi (tra cui due semivocali), si arriva a 45 fonemi se si
calcolano come fonemi a se' le consonanti lunghe.
Analizziamo i problemi generali della fonologia. E' problematico lo statuto delle
consonanti lunghe o doppie. Se accettiamo che 'kane vs. 'kanne ('kan:e) costituisca
una coppia minima, allora dobbiamo aumentare di 15 il numero dei fonemi italiani,
essendo appunto quindici le consonanti che possono dare luogo a coppie minime
basate sulla lunghezza: cio tutte le consonanti tranne le cinque che in posizione
intervocalica sono sempre lunghe e la z, che mai compare lunga.
Le affricate dentali, la fricativa palatale, la nasale e la laterale palatale sono, in italiano
standard, sempre lunghe o doppie se si trovano tra due vocali.
Sillabe.
Le minime combinazioni di fonemi che funzionino come unit pronunciabili e possano
quindi essere utilizzate come mattoni postconfezionati per costruire la forma fonica
sono le sillabe. Una sillaba costruita attorno a una vocale: una consonante o una
semivocale ha sempre bisogno di appoggiarsi a una vocale, che costituisce il perno, o
testa, o apice della sillaba.
In una sillaba la parte e che eventualmente precede la vocale l'inizio (o attacco), la
vocale stessa il nucleo e la parte che eventualmente segue la coda. Sillabe con
coda si chiamano chiuse, sillabe senza si chiamano aperte.
Il dittongo la combinazione di una semivocale e una vocale. Esso pu sia fungere da
sillaba a se stante che fare parte di una sillaba pi ampia. Se la sequenza V + semiV,
avremo un dittongo discendente, se la sequenza semiV + V avremo un dittongo
ascendente. Si possono anche dare combinazioni di due semivocali e una vocale: si
avr allora un trittongo.
Fatti prosodici.
I fatti prosodici agiscono al di sopra del singolo segmento minimo, riguardando le
relazioni fra foni sull'asse sintagmatico. Essi concernono nel complesso l'aspetto
melodico della catena parlata e ne determinano l'andamento ritmico. I fondamentali
tra di essi sono l'accento, il tono e l'intonazione, e la lunghezza o durata relativa.
L'accento la particolare forza o intensit di pronuncia di una sillaba. Non in tutte le

lingue tale prominenza ha lo stesso rilievo o ottenuta nello stesso modo. In italiano
l'accento tipicamente dinamico o intensivo, cio la sillaba tonica tale grazie
soprattutto ad un aumento del volume della voce.
La posizione tipicamente libera, e pu trovarsi sull'ultima sillaba di una parola
(tronca), sulla penultima (piana), sulla terzultima (sdruciola). Conseguentemente, in
italiano l'accento interviene a differenziare pertinentemente parole diverse a seconda
della sua posizione.
Tono precisamente l'altezza relativa di pronuncia di una sillaba. I fenomeni di
tonalit e intonazione riguardano l'altezza musicale con cui le sillabe sono pronunciate
e la curva melodica a cui la loro successione da luogo. In italiano una curva melodica
ascendente ha valore interrogativo, una curva melodica costante, senza grandi
modificazioni di altezza ha valore sospensivo e caratterizza le affermazioni neutre,
una curva melodica con intonazione discendente ha valore grosso modo esclamativo e
caratterizza le affermazioni forti.
La lunghezza riguarda l'estensione temporale relativa con cui i foni e le sillabe sono
prodotti. In Italiano, la quantit non ha funzione distintiva, a meno che non
supponiamo che le consonanti, che possono essere sia semplici che doppie, realizzino
appunto una opposizione di durata. Per le vocali, in particolare, la durata in italiano
non pertinente. Una parola pronunciata con una vocale decisamente lunga individua
una accentuazione enfatica della stessa parola, e non un'altra parola.

Capitolo 4
Morfologia
Morfemi.
Questo capitolo si sofferma sulle unit minime di prima articolazione e il modo in cui
queste si combinano per dare luogo a quei segni che fungono da entit autonome
della lingua, le parole. Il livello di analisi in causa la morfologia: l'ambito di azione
della quale la struttura della parola. La parola la minima combinazione di morfemi
costruita attorno ad una base lessicale che funzioni come entit autonoma della lingua
e possa quindi costituire isolatamente un segno linguistico compiuto.
Permettono una individuzione pi precisa questi criteri:
- il fatto che all'interno della parola l'ordine dei morfemi che la costituiscono rigido e
fisso.
- il fatto che i confini di parola sono punti di pausa potenziale nel discorso.
- il fatto che la parola di solito separata/separabile nella scrittura.
-il fatto che foneticamente la pronuncia di una parola non interrotta ed
caratterizzata da un unico accento primario.
Un morfema l'unit minima di prima articolazione, il pi piccolo pezzo di significante
di una lingua portatore di un senso, di un valore e una funzione precisi ed individuabili,
e riusabile come tale. E' la minima associazione di un significante e un significato. Se il
morfema l'unit minima pertinente a livello di sistema, il morfo un morfema inteso
come forma, dal punto di vista del significante, prima e indipendentemente dalla sua
analisi formale.
L'allomorfo la variante formale di un morfema, che ralizza lo stesso significato di un
altro morfo equifunzionale; o ciascuna delle forme diverse in cui pu presentarsi un
morfema (il morfema ven (venire) ha 4 allomorfi: ven, veng, vien, ver). Perch si possa

parlare di allomorfia occorre comunque che ci sia sempre una certa affinit fonetica tra
i diversi morfi che realizzano lo stesso morfema.
Tipi di morfemi.
La prima distinzione tra morfemi lessicali e grammaticali. I morfemi grammaticali,
a loro volta, si suddividono in morfemi derivazionali e morfemi flessionali.
I morfemi lessicali stanno nel lessico, nel vocabolario, di una lingua, e costituiscono
una classe aperta, continuamente arricchibile di nuovi elementi in maniera non
predicibile; mentre i morfemi grammaticali stanno nella grammatica e costituiscono
una classe chiusa, non suscettibile di accogliere nuove entit.
Non sempre la distinzione tra morfemi lessicali sempre chiara: in italiano il caso
delle parole funzionali, come gli articoli, i pronomi, le preposizioni, che formano classi
grammaticali chiuse ma anche difficilmente definibili morfemi grammaticali a pieno
titolo. Possiamo chiamarli morfemi "semiliberi".
La derivazione, che da luogo a parole regolandone i processi di formazione, e la
flessione, ca da luogo a forme di una parola regolandone il modo in cui si attualizzano
nelle frasi, costituiscono dunque i due grandi ambiti della morfologia. Mentre la
derivazione non obbligatoria, la flessione lo , cio si applica invariabilmente a
qualsiasi base lessicale ad essa soggetta. I morfemi derivazionali mutano il significato
della base cui si applicano, aggiungendo qualcosa di rilevante, integrandolo,
modificando la classe di appartenenza della parola e la sua formazione semantica, o
sfumandone il senso.
Quando consideriamo i morfemi dal punto di vista della posizione, essi possono essere
globalmente chiamati affissi (un affisso ogni morfema che si combini con una
radice). Gli affissi che nella struttura della parola stanno prima della radice sono i
prefissi; quelli che stanno dopo la radice sono i suffissi. I suffisi con valore
flessionale, che in lingue come l'italiano stanno sempre nell'ultima posizione della
parola, dopo la radice e gli eventuali suffissi derivazionali, si chiamano desinenze.
In italiano non esistono fenomeni di infissazione, circonfissazione o transfissazione.
Formazione delle parole.
Il compito svolto dai morfemi derivazionali importante, quello di permettere,
attraverso processi di prefissazione e suffissazione, la formazione di un numero
teoricamente infinito di parole a partire da una certa base lessicale. In ogni lingua
esiste una lista finita di moduli di derivazione che danno luogo a famiglie di parole.
In molte forme verbali e deverbali (parole derivate dai verbi) si pone in italiano il
problema della vocale tematica, la vocale iniziale della desinenza dei verbi:
mangiAre, vedEre, partIre. Poich si pu ritenere che la vocale tematica abbia un suo
significato potremmo scomporre ulteriormente.
Ci sono poi morfemi che possono essere allo stesso tempo morfemi lessicali e
derivazionali, radici e prefissi, che prendono il nome di prefissoidi. Allo stesso modo
esistono i suffissoidi sono anch'essi morfemi con sgnificato lessicale che funzionano
come suffissi, cio come morfemi derivazionali. Prefissoidi e suffissoidi sono anche
detti semiparole.
Le parole composte (simili a suffissoidi e prefissoidi), hanno la particolarit per cui le
due radici lessicali che coesistono nella stessa parola mantengono entrambe il valore
che avrebbero se utilizzate come parole autonome.
In italiano il pi importante e produttivo dei procedimenti di formazione di parole la

suffissazione. Fra i suffissi derivazionali pi comuni necessario ricordare i pi


importanti.
- Per formare i nomi di azione o processo risultato a partire da forme verbali: zion (e
allomorfi) ment (e a). Es. Spedizione, spegnimento.
- Per formare nomi di agente o di mestiere a partire da basi nominali o verbali: ier,
a(r)i, tor. Es. Barbiere, fornaio, giocatore.
- Per formare nomi astratti a partire da basi aggettivali: it. Es abitabilit.
- Per formare aggettivi a partire da nomi e verbi: abil, os, al, an, evol, es, ic, ist. Es:
ferroso, stucchevole.
- Per formare verbi a partire da nomi o aggettivi: izz. Es: detronizzare.
- Per formare avverbi a partire da aggettivi: mente. Es: piacevolmente.
E' peraltro in italiano anche assai ricca la prefissazione. Fra i prefissi pi comuni
possiamo elencare:
- in (il), s, dis: con valore di negazione: ingiusto, sleale, discredito
- ad: con valore di verso.
- con: con valore di insieme
- a: con valore di senza, amorale
- ri: con valore di di nuovo, ripetere
- anti: con valore di anteriorit, contro: anticamera, antigelo.
Nella grande categoria della derivazione suffissale pu anche essere fatto rientrare un
altro procedimento molto produttivo: l'alterazione, da cui derivano diminutivo,
accrescitivo e peggiorativo. Nei meccanismi di formazione della parola rientra
anche il fenomeno della cosiddetta conversione, vale a dire la presenza di coppie di
parole, un verbo e un nome o un aggettivo, aventi la stessa radice lessicale ed
entrambi privi di suffisso, fra i quali quindi, in termini meramente derivazionali non
possibile stabilire quale sia la parola primitiva e quale quella derivata.
In conclusione si danno i seguenti tipi morfologici di parole: parole basiche o
primitive (mano), parole alterate (manona), parole derivate (maniglia,
maneggiare), parole composte (corrimano), unit plurilessematiche (mano
morta).
Flessione e categorie grammaticali.
I morfemi flessionali non modificano il significato della radice lessicale su cui
operano: la attualizzano nel contesto di enunciazione, specificandone la
concretizzazione in quel particolare contensto. Essi operano sulle classi cosiddette
variabili di parole (nome, articolo, pronome, aggettivo, verbo).
Possiamo distinguere due grandi classi di categorie flessionali: quelle che operano sui
nomi e quelle che operano sui verbi.
In lingue come l'italiano, la morfologia nominale ha come categorie fondamentali il
genere e il numero. In molte lingue gli aggettivi possono essere marcati per grado:
comparativo e superlativo. L'italiano per affida alla flessione soltanto l'espressione del
superlativo.
La morfologia verbale ha diverse categorie flessionali. Il modo (indicativo, congiuntivo,
condizionale), il tempo, l'aspetto (che riguarda la maniera in cui vengono osservati e
presentati l'azione o l'evento o il processo espressi dal verbo), la diatesi (attivo
passivo), la persona.

Capitolo 5

Sintassi
La sintassi il livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi, riguarda cio
come si combinano tra di loro le parole e come sono organizzate in frasi. Intendiamo
frase come entit linguistica che normalmente funziona da unit che costituisce un
messaggio o blocco comunicativo autosufficente nella comunicazione linguistica e che
contiene un predicato (anche se bisogna tenere presente l'esistenza di frasi nominali).
Le parole non si combinano in frasi per semplice giustapposizione casuale, ma secondo
rapporti e leggi strutturali a volte anche molto complessi.
Il metodo di rappresentazione pi utile quello degli alberi etichettati, che meglio
permette di rendere visivamente la struttura della frase e i rapporti gerarchici tra i
costituenti. Un albero etichettato l'indicatore sintagmatico della frase. Un requisito
fonamentale per la corretta rappresentazione della struttura delle frasi con un
indicatore sintagmatico che, ripettando la successione lineare dei costituenti, sia
dato conto degli effettivi rapporti sintattici esistenti tra di essi.
Particolare attenzione richiedono i sintagmi preposizionali, il cui contributo al senso
della frase pu porsi a livelli diversi e che quindi possono/devono essere agganciati
all'opportuno nodo, anche indipendentemente dalla semplice successione lineare.
Il principio general restrostante alle corrette rappresentazioni sintagmatiche che, in
un albero, ogni elemento che sta sul ramo di destra di un nodo modifica l'elemento che
sta alla sua sinistra sotto lo stesso nodo.
Sintagmi
L'analisi in costituenti immediati individua tre diversi sottolivelli di analisi sintattica:
sottolivello delle frasi, dei sintagmi, delle singole entrate lessicali (parole). Il pi
importante dei sottolivelli il sintagma, definibile come la minima combinazione di
parole che funzioni come un'unit della struttura frasale. I sintagmi sono costruiti
attorno a una testa, da cui prendono il nome. Testa la classe di parole che
rappresenta il minimo elemento che da solo possa costruire un sintagma, funzionare
da un determinato sintagma. Per esempio, un sintagma nominale un sintagma
costruito attorno a un nome.
Gli apici indicano un sottolivello di crescente complessit interna al sintagma. Pi sono
gli apici, pi complesso e dotato di sottolivelli il sintagma interessato, che,
comunque, funziona sempre allo stesso modo all'interno del costrutto frasale di cui
parte.
Funzioni sintattiche, strutturazione delle frasi e ordine dei costituenti.
Le funzioni sintattiche riguardano il ruolo che i sintagmi assumono nella struttura
sintattica sequenziale della frase, in cui, essenzialmente, i sintagmi nominali possono
valere da soggetto o oggetto, i sintagmi nominali possono valere da oggetto indiretto o
da complemento, i sintagmi nominali possono valere da predicato.
Nella costruzione e nella interpretazione della frase possiamo riferirci essenzialmente a
due ordini di principi: quelli delle valenze e quelle dei ruoli semantici.
Le valenze dei verbi sono le posizioni sintattiche che i verbi implicano (es. Correre
monovalente; lodare bivalente; dare trivalente; etc). Il soggetto si potrebbe allora
definire come la prima valenza o posizione sintattica di ogni verbo, l'oggetto come la
seconda valenza, l'oggetto indiretto come la terza valenza. Il problema di un tale
profilo dato dal fatto che , i tradizionali complementi constituiscono dei circostanziali

o avverbiali, che, non essendo direttamente implicati dal significato del verbo ma
appartendo alla cornice dei possibili eventi, non rientrano nelle configurazioni di
valenza dei predicati verbali e quindi non fanno parte delle funzioni.
I ruoli semantici concernono il modo in cui il referente di ogni sintagma contribuisce
e partecipa all'evento rappresentato dalla frase. Per individuare i ruoli semantici
occorre spostarsi dalla considerazione della frase come mera struttura sintattica e
guardare alla frase come rappresentazione di una scena o un evento, in cui i diversi
elementi presenti hanno una certa relazione gli uni con gli altri in termini di cosa
succede nella scena. La frase vista dalla prospettiva del significato. Categorie che
vengono usate per designare i ruoli semantici sono per esempio: agente (entit attiva
che provoca ci che accade), paziente (subisce o interessato da ci che accade o si
trova in una certa condizione), sperimentatore (ruolo dell'entit toccata da, o che
prova un certo processo psicologico), beneficiario (ruolo dell'entit a vantaggio della
quale va a ricadere quanto succede) strumento (entit mediante la quale accade ci
che accade), destinazione (entit che costituisce obiettivo o meta di uno
spostamento), etc.. In una frase passiva rispetto alla corrispondente attiva diversa la
distribuzione del rapporto tra ruoli semanti e funzioni sintattiche.
Oltre al piano sintattico e il piano semantico, a governare la strutturazione delle frasi vi
quello dell'organizzazione pragmatico-informativa. Una importante distinzione
tra la parte della frase che identifica e isola il qualcosa sul quale verte l'affermazione e
la parte della frase che rappresenta l'affermzione fatta: il tema e il rema.
Il tema ci su cui si fa una affermazione, l'entit attorno alla quale si predica
qualcosa, isola il dominio per cui vale la predicazione; il rema la predicazione che
viene fatta, l'informazione che viene fornita a proposito del tema.
Un'altra opposizione che spesso viene considerata sinonimica a tema e rema, quella
tra dato e nuovo. Dato infatti l'elemento della frase da considerare noto perch
precedentemente introdotto o perch parte delle conoscenze condivise, nuovo
l'elemento portato come informazione non nota.
Dato e tema spesso conicidono, ma non necessariamente. Nelle frasi non marcate,
soggetto, agente e tema tendono spesso a coincidere sullo stesso costituente frasale,
quello in prima posizione. Es, il gatto insegue il topo, gatto soggetto, agente, tema.
Le lingue per possiedono dispositivi per separare le tre nozioni e mutare o invertire
l'ordine non marcato dei costituenti.
In italiano svolgono tale compito le dislocazioni a sinistra, con le quali si pu
mandare a tema l'oggetto (che di solito rematico) o un altro componente rematico, e
mandare a rema il soggetto (che di solito tematico). La dislocazione a sinistra
antipicipa a inizio frase un costituente riprendendolo con un pronome clitico sul verbo
che ne rappresenta la funzione sintattica.
La dislocazione a destra, isola sulla destra un costituente, riprendendolo, anche qui,
con un pronome clitico, cos attuando una inversione dell'ordine naturale tra tema e
rema.
C' poi la frase scissa, che consiste nello spezzare la frase in due parti, portando
all'inizio della frase un costituente e facendolo seguire da una frase relativa.
In conclusione, possiamo analizzare una frase secondo quattro diverse prospettive:
a) la prospettiva configurazionale, relativa alla struttura in costituenti (Sn + Sv)
b) la prospettiva sintattica propriamente detta, relativa alle funzioni sintattiche (Sogg

+ predicato verbale)
c) la prospettiva semantica, relativa ai ruoli semantici (Agente + Azione)
d) la prospettiva pragmatico-informativa, relativa all'articolazione tra tema e rema
(Tema + Rema)
(...)
Oltre la frase.
Spesso le frasi non vengono realizzate come unit separate, ma si combinano in
sequenze strutturate, frasi complesse o periodi: la sintassi del periodo un ulteriore
sottolivello di analisi del sistema linguistico. Vi sono principi che regolano il modo in cui
il sistema linguistico organizza le combinazioni di frasi, e parole deputate a esprimere i
rapporti tra le frasi. La distinzione classica tra coordinate e subordinate.
Coordinazione avviene quando diverse frasi vengono accostate l'una all'altra senza
che avvenga alcun rapporto di dipendenza, mentre si ha subordinazione quando vi
un rapporto di dipendenza tra le frasi. Gli elementi che eventualmente realizzano i
rapporti di coordinazione e subordinazione sono chiamati connettivi o connettori.
Le subordinate si possono distiguere in 3 principali categorie: avverbiali, completive,
relative.
Sono avverbiali le frasi subordinate che modificano l'intera frase da cui dipendono
(normalmente le causali, temporali, concessive, ipotetiche, finali). Sono completive
quelle subordinate che sostituiscono un costituente nominale maggiore della frase, che
riempiono una valenza del predicato verbale. Sono relative quelle subordinate che
modificano un componente nominale della frase, hanno sempre un nome come testa.
Al di sopra dell'unit frase bisogna riconoscere un altro livello della sintassi, che pu
essere chiamato il livello dei testi. Dal punto di vista linguistico un testo definibile
come una combinazione di frasi pi il contesto in cui essa funziona da unit
comunicativa.
Vi sono elementi e fenomeni appartenti alla struttura sintattica di una frase il cui
comportamento non spiegabile ne descrivibile se non uscendo dalla sintassi della
frase e facendo riferimento al contesto. Un caso di questo genere la
pronominalizzazione, cio l'impiego e il comportamento dei pronomi, in particolare
dei pronomi personali.
La presenza di elementi per la cui interpretazione necessario fare riferimento al
contesto linguistico precedente, si chiamano anafore. Le anafore individuano elementi
coreferenti, cio che rimandano a un identico oggetto designato.
I pronomi possono anche avere valore deittico (vedi approfondimento dispense prof.
Allora), quando per la loro corretta interpretazione occorra fare riferimento al contesto
situazionale: col termine deissi si designa la propiet di una parte dei segni linguistici
di indicare cose o elementi presenti nella situazione extralinguistica, in modo tale che
l'interpretazione specifica del valore del segno dipende interamente dalla situazione di
enunciazione. Le deissi pu essere: spaziale, temporale, personale.
L'ellissi un altro fenomeno che pu essere spiegato superando i confini delle singole
frasi e consiste nella mancanza od omissione di elementi che le sarebbero
indispensabili e che sono recuperabili per l'interpretazione della frase dal contesto
linguistico.

Sono da analizzare infine, i segnali discorsivi, quegli elementi estranei alla


strutturazione della frase che svolgono il compito di esplicitare l'articolazione interna al
discorso.

Capitolo 6
Semantica
Il significato.
La semantica si occupa del piano del significato. Definire il significato problematico,
possiamo dire che esistono due modi per concepirlo. Vi una concezione referenziale:
il significato visto come concetto, immagine mentale, idea, corrispondente a
qualcosa che esiste al di fuori della lingua. Vi anche una concezione operazionale
scondo cui esso funzione dell'uso che si fa dei segni, vale a dire ci che accomuna i
contesti d'impiego di un segno.
In senso molto generico, definiremo ai nostri fini di un approccio elementare alla
linguistica, il significato come l'informazione veicolata da un segno o elemento
linguistico.
Ora necessario chiedersi quali tipi di informazione possono veicolare i segni
linguistici. Le distinzioni che faremo sono 3: denotativo/connotativo, linguistico/sociale,
lessicale/grammaticale.
Il significato denotativo quello inteso nel senso oggettivo, di ci che il segno descrive
e rappresenta; corrisponde al valore di identificazione di un elemento della realt
esterna, un referente. Il significato connotativo il significato indotto, soggettivo,
connesso alle sensazioni suscitate da un segno e alle associazioni a cui esso da luogo.
Il significato linguistio la somma di denotativo e connotativo di un segno. Il
significato sociale il significato che un segno ha in relazione ai rapporti fra i parlanti,
ci che esso rappresenta in una dimensione sociale.
La terza distinzione tutta interna al significato denotativo. Hanno significato lessicale
i termini che rappresentano oggetti, entit o concetti della realt esterna, hanno
significato grammaticale i termini che rappresentano concetti o rapporti all'interno del
sistema linguistico o alla struttura dei segni.
Infine, il significato fa parte della lingua, una delle sue facce, codificato da
categorizzazioni e opposizioni di sistema, e non va confuso con la conoscenza del
mondo esterno che noi abbiamo in quanto esseri viventi in un determinato ambiente. Il
significato va oltre alla enciclopedia, oltre a ci che codificato dal sistema linguistico.
Rapporti di significato tra lessemi.
A livello semantico l'unit di analisi minima il lessema. Un lessema corrisponde a
una parola coniderata dal punto di vista del significato. L'insieme dei lessemi di una
lingua costituisce il suo lessico. Lo studio dei vari aspetti del lessico compito della
lessicologia, che si pone per molti versi a cavallo fra semantica e morfologia
derivazionale.
Un modo per mettere ordine nel lessico di vedere se esistano relazioni di significato,
rapporti semantici, fra un dato lessema e uno o pi altri messi assieme.
Ominimia. Sono omonimi lessemi che abbiano lo stesso significante ma a cui

corrispondano significati diversi, non imparentati tra loro e non derivabili l'uno
dall'altro.
Polisemia. Quando i diversi significati associati a uno stesso significante sono
imparentati fra loro e derivati uno dall'altro. Si parla di un unico lessema avente pi
significati.
Sinonimia. Sono sinonimi lessemi diversi aventi lo stesso significato. Spesso la
sostituzione i un termine con un suo sinonimo crea delle sfumature diverse di
significato o implica diverse variet della lingua. Pi che di sinonimia sarebbe pi
corretto parlare di quasi sinonimia.
Iponimia. E' una relazione di inclusione semantica: il significato di un lessema rientra i
un sigificato pi ampio e generico rappresentato da un altro lessema.
Solidariet semantica. E' un rapporto di compatibilit semantica sull'asse
sintagmatico. La solidariet semantica basata sulla collocazione preferenziale di un
lessema piuttosto che un altro, nel senso che la selezione dell'un termine dipendente
dall'altro. Il significato di un lessema risulta predeterminato, dato che il lessema in
questione pu riferirsi nel discorso solo a questo secondo significato.
Antinomia. E' un rapporto di incompatibilit semantica. Sono antinomi due lessemi di
significato contrario, nel senso che designano i poli opposti di una scala, i due estremi
di una dimensione graduale. (alto/basso) (buono/cattivo)
Complementarit. Sono complementari due lessemi di cui uno la negazione
dell'altro. (vivo/morto) (maschio/femmina).
Inversione. Sono inversi due lessemi che esprimono la stessa relaione semantica
vista da due direzioni opposte, secondo due prospettive diverse. (marito/moglie)
(dare/ricevere)
E' anche possibile individuare sottosistemi lessicali che costituiscano gruppi
organizzati di parole, uniti da rapporti di significato. Il concetto pi noto in questo
ambito quello di campo semantico. Un campo semantico l'insieme dei lessemi
che coprono le diverse sezioni di un determinato spazio semantico.
Nozione pi generica e ampia rispetto a quella di campo semantico quella di sfera
semantica, termine con la quale si pu designare ogni insieme di lessemi che abbiano
in comune un certo spazio semantico. Una famiglia semantica (o lessicale) un
insieme di lessemi imparentati nel significato e nel significante. Si tratta dell'insieme
delle parole derivate dalla stessa radice lessicale. Una gerarchia semantica
costituita da un insieme in cui ogni termine una parte determinata di un termine
che nell'insieme lo segue, gli superiore.
Molti lessemi sono sucettibili di assumere significati traslati, che si allontanano pi o
meno dal loro significato primario, non marcato. I processi fondamentali su cui si
basano tali spostamenti di significato sono noti come metafora, se fondati sulla
somiglianza concettuale o connotativa, o come metonimia, fondata sulla continuit
concettuale.
L'analisi del significato: semantica componenziale.
L'analisi componenziale si basa su un metodo del tutto simile alla scomposizione
dei numeri in fattori in algebra. Si tratta di scomporre il significato dei lessemi,
comparando i lessemi gli uni agli altri e cercando di cogliere in che cosa differisce il
loro rispettivo significato. I componenti semantici sono i pezzi di significato minimi,
le propiet semantiche elementari che combinandosi in simultaneit danno luogo al
significato dei lessemi.
L'analisi componenziale assume quindi che il significato di un lessema sia
disaggregabile in elementi di significato pi piccoli e pi semplici, propriet astratte
che intervengono nel significato di pi lessemi.

E' possibile estendere l'analisi anche ad altre classi di lessemi oltre ai nomi, per
esempio ai verbi. L'analisi componenziale funziona soddisfacentemente su insiemi
lessicali delimitati e indicanti cose e azioni concrete, il metodo diventa molto
problematico quando si vogliano analizzare in termini astratti.
Cenni di semantica prototipica.
Alla nozione di significato di un lessema come costituito da un insieme o lista di tratti
semantici categorici, tutti ugualmente necessari e sufficenti, stata contrapposta la
nozione di significato di un lessema come prototipo. Il prototipo una sorta di
immagine modello ideale con cui confrontare tutti i membri di una classe o categoria.
In una analisi prototipica il concetto di uccello (ad es.) viene visto come il concetto pi
tipico di volatile, rappresentato da quello che per i parlanti di una certa culutra e
societ l'immagine mentale immediata pi corrispondente al concetto di uccello. Il
prototipo uccello viene a coincidere con l'uccello pi tipico per una certa cultura e ne
possiede tutti i tratti costitutivi, la differenza tra significato lessicale e significato
enciclopedico in questa ottica si perde. I tratti semantici in gioco vengono visti non
come tutti necessari e di uguale imporatanza nel determinare il significato in un
lessema, ma come disposti in gerarchia di importanza e dotati di un diverso potere
identificativo: i tratti centrali del prototipo saranno posseduti da tutti i membri della
categoria, gli altri non saranno posseduti da tutti i membri che si allontanano dal punto
focale.
I compenti semantici non sono una lista di propriet tutte necessarie per definire il
significato del lessema, ma diventano un insieme di criteri pi o meno importanti per
indicare una categoria. I concetti hanno una struttura interna prototipica basata sulla
gradualit e non sulla categoricit.
Questa prospettiva ha premesso di superare una concezione troppo rigida e limitante
ma trova difficolt nell'applicazione alla descrizione non di oggetti o fatti ma di
valutazioni o processi psicologici o concetti astratti.
Elementi di semantica frasale.
Il significato di una frase la somma dei significati dei lessemi che la compongono. Si
dice enunciato una frase considerata dal punto di vista del suo concreto impiego in
una situazione comunicativa come segmento di discorso in atto, corrispone quindi al
ruolo della frase nel sistema linguistico.
Elementi cruciali per l'interpretazione degli enunciati sono i connettivi che come i
qualificatori hanno il ruolo di operatori logici.
Un altro aspetto del significato degli enunciati quello pragmatico, ovvero che cosa si
fa in un determinato contesto situazionale, l'intenzionalit del parlante. La lingua in
questa visuale studiata come modo di agire.
Nel produrre un enunciato si compiono tre atti:
-atto locutorio, ovvero formare una frase in una data lingua.
-atto illocutivo, ovvero l'intenzione con la quale e per la quale si produce la frase.
-atto perlocutivo, ovvero l'effetto che si provoca nel destinatario del messaggio.
L'aspetto centrale studiato dalla pragmatica l'atto illocutivo. Sono atti illocutivi,
l'affermazione, la richiesta, la promessa, la minaccia, l'invito, etc.. In genere molti verb
designano atti illocutivi; vi sono poi verbi particolari (prometto, battezzo, autorizzo,
condanno) che usati alla prima persona del presente indicativo annullano la distinzione
tra contenuto referenziale, facente parte dell'atto locutivo, e atto illocutivo. Questi
verbi sono chiamati verbi performativi: sono verbi usati per fare qualcosa e non per
dire qualcosa e non sono passibili di giudizi di verit.

Ci sono atti locutivi diversi (modi di dire diversi) per ottenere lo stesso atto illocutorio
(es. chiuderesti la finestra, chiudi la finestra). Quando un certo atto illocutivo
realizzato mediante atti locutivi che solitamente sono la forma tipica di realizzazione di
un altro tipo di atto illocutivo si parla atti linguistici indiretti. Ne un esempio la
politeness (non ti imporre al tuo interlocutore, lascia aperte alternative): quando
l'atto linguistico formulato con troppa cortesia tende ad assumere valori ironici
poich lascia troppo spazio di fuga al destinatario tanto che questi non lo considera pi
come un ordine.
La teoria degli atti linguistici ha descritto le condizioni linguistiche, semantiche,
pragmatiche e sociali che devono essere soddisfatte perch un determinato atto
illocutivo valga come tale.
La presupposizione il tipo pi rilevante di significato non esplicitato verbalmente
ma fatto assumere da quando viene detto, quel tipo particolare di significato
implicitato che sta nell'organizzazione stessa del sistema linguistico. Esse sono
ancorate alla forma linguistica, alla proposizione che viene formulata. Si configurano
quindi come ci che in un enunciato il parlante assume come vero e noto
all'ascoltatore, e quindi assodato al momento di produrre tale enunciato. Le
presupposizioni e il loro trattamento da parte dei parlanti fanno parte di una ampia
serie di principi di interpretazione messi in opera nella attivit verbale che permettono
di costruire ci che il parlante precisamente trasmettere nell'interscambio
comunicativo in un dato contesto situazionale.

Capitolo 7
Cenni di tipologia linguistica
Enumerare tutte le diverse lingue del mondo un compito molto difficile, e il compito
pu variare in molto in base ai criteri che si adottano. Le cifre proposte dagli studiosi
sono assai contrastanti, andando da un numero minimo di circa 2200 a un numero p
che doppio di circa 5100.
E' tutt'altro che semplice stabilire se le parlate tra loro simili sono da considerare
variet o dialetti di una stessa lingua, oppure sono lingue a se stanti. L'italia gi un
caso esemplare per questo problema. In primo luogo bisogna tenere conto non solo
della lingua nazionale comune, ma anche delle lingue della minoranze, parlate da
gruppi pi o meno consistenti in alcune aree o areole del paese.
Le lingue del mondo sono migliaia, moltissime peraltro in via di estinzione. La maniera
principale per mettere ordine in questo coacervo di sistemi linguistici consiste nel
raggrupparli in famiglie. L'italiano ha stretti rapporti di parentela con tutte le lingue
derivate dalla comune base del latino e costituisce assieme a queste il gruppo delle
lingue romanze che comprende: italiano, spagnolo, portoghese, romeno e altre lingue
minori come gallego, provenzale, retoromanzo.
Il gruppo romanzo, assieme ad altri gruppi con cui le lingue romanze hanno parentela,
pi remota ma sempre dimostrabile, le lingue slave, le lingue baltiche, le lingue indoarie, le lingue iraniche, e tre lingue isolate (il neogreco, l'albanese e l'armeno) forma la
grande famiglia delle lingue indoeuropee.
All'interno di una famiglia di lingue, a seconda dei gradi pi o meno stretti di parentela,

si possono riconoscere dei rami, che a loro volta si possono dividere in gruppi, a
seconda del grado sempre pi stretto i parentela tra le lingue: l'italiano quindi si pu
classificare come una lingua del sottogruppo italo-romanzo del gruppo occidentale del
ramo neolatino della famiglia indoeuropea.
Delle migliaia di lingue esistenti soltanto alcune decine di migliaia possono essere
considerate grandi lingue, con un numero sostanzioso di parlanti appoggiate a una
tradizione culturale di ampio prestigio. Dal punto di vista demografico ha poi molto
peso il numero dei parlanti non nativi, che parlano una certa lingua come lingua
seconda o straniera.
In Europa sono tradizionalmente parlate lingue di quattro famiglie linguistiche diverse
oltre alle dominanti indo-europee: le lingue uraliche ( ungherese, finlandese, lappone,
mordvino), le lingue antaliche (turco, tartaro), le lingue caucasiche (georgiano, ceceno,
l'avaro) oltre a una lingua isolata, il basco.
La tipologia linguistica si occupa di individuare cosa c' di uguale e cosa c' di
differente nel modo in cui le diverse lingue storico naturali sono strutturate. La
tipologia strettamente connessa con lo studio degli universi linguistici, propriet
ricorrenti nella struttura delle lingue sia sotto forma di invarianti necessariamente
possedute dalle lingue in quanto tali sia sottoforma di un repertorio di possibilit a cui
le lingue si rifanno in maniera diversa l'una dall'altra.
Sulla base di dati strutturali comuni si possono cos classificare le lingue dal punto di
vista della loro appartenenza a tipi diversi e della somiglianza relativa della loro
organizzazione strutturale. Un tipo linguistico si pu definire come un insieme di tratti
strutturali in armonia gli uni con gli altri; e, in concreto equivale all'incirca a un
raggruppamento di sistemi linguistici con molti caratteri comuni.
Tipologia morfologica.
Un modo di individuare tipi linguistici diversi e di classificare quindi tipologicamente le
lingue basato sulla morfologia, e pi precisamente sulla struttura della parola. A
seconda di come fatta una parola in una data lingua si distinguono quattro tipi di
morfologici fondamentali di lingua.
1. Le lingue isolanti sono quelle lingue in cui la struttura della parola pi semplice
possibile: ogni parola tendenzialmente costituita di un solo morfema e dunque il
rapporto morfemi:parole gerneralmente 1:1. Tali lingue quindi, non presentano
tendenzialmente morfologia flessionale. I valori semantici codificati nelle lingue di altro
tipo della morfologia sono affidate al lessico. Oltrech monomorfematiche nel tipo
isolante le parole sono anche spesso monosillabiche. (vietnamita, cinese, tahilandese,
hawaiano).
2. Un secondo tipo di morfologico dato dalle agglutinanti. E' agglutinante una
lingua in cui le parole hanno una struttura complessa, sono formate dalla
giustapposizione di pi morfemi, che danno luogo a una catena di morfemi anche
lunga; tali lingue presentano tendenzialmente un altro indice di sintesi, spesso vicino o
superiore a 3:1. Inoltre, nelle lingue agglutinanti i morfemi di solito hanno un valore
univoco e una sola funzione. All'interno della parola i morfemi sono facilmente
individuabili, ben separabili l'uno dall'altro; sono anche relativamente rari fenomeni di
allomorfia e di omonimia tra morfemi e c' nel compelsso una notevole regolarit nella
grammatica. Le parole si presentano nelle frasi come stringhe di morfemi, ciascuno
ben riconoscibile. (turco, ungherese, finlandese, basco giapponese swahili)

3. Sono flessive (italiano, latino, russo) le lingue che presentano parole internamente
abbastanza complesse, costituite tendenzialmente da una radice lessicale semplice o
derivata e da uno o anche pi affissi flessionali che spesso sono morfemi cumulativi,
veicolando pi valori grammaticali assieme e assommando diverse funzioni. Rispetto
alle agglutinanti hanno un indice di sintesi minore (tra 2:1 e 3:1); di contro vi sono
molti fenomeni di allomorfia e fusione che amalgamano spesso i singoli morfemi e li
rendono non separabili e identificabili con qualche difficolt.
Per la caratteristica di riunire pi significati su un solo morfema flessionale e di fondere
assieme i morfemi rendendo spesso poco trasparente la struttura interna della parola,
tali lingue vengono anche chiamate fusive. Le parole si presentano tipicamente in
forma flessa., che modula in un certo senso la radice lessicale.
Nel tipo morfologico flessivo si distingue un sottotipo introflessivo, caratterizzato dal
fatto che i fenomeni di flessione avvengono dentro la radice lessicale, i morfemi
flessionali ed eventualmente derivazionali sono in parte dei transfissi vocalici che si
inseriscono all'interno di una base discontinua, intercalandosi fra le consonanti di
questa (arabo).
4. Le lingue polisintetiche sono quelle che hanno una struttura della parola molto
complessa, formata da pi morfemi attaccati assieme, ma presentano la peculiarit
che in una stessa parola possono comparire due o pi radici lessicali, morfemi pieni. Le
parole di queste lingue tendono a corrispondere spesso a ci che nelle altre lingue
sarebbero delle frasi intere: all'opposto delle lingue isolanti le lingue polisintetiche
realizzano nella morfologia valori semantici che di solito sono affidati al lessico.
(gruppo eschimese, groenlandese).
Passando dal tipo linguistico isolante al tipo linguistico polisintetico vi un progressivo
complicarsi della struttura della parola: le lingue isolanti sono tipicamente analitiche,
le agglutinanti e le polisintetiche sono lingue sintetiche, che impacchettano. Il tipo
flessivo o fusivo occupa da questo punto di vista una posizione intermendia tra
analiticit e sinteticit. Potremmo dire che a quelle che secondo il tipo flessivo sono
parole corrispondono nel tipo isolante ideale componenti minimali del contenuto delle
parole, nel tipo agglutinanti dei sintagmi e nel tipo polisintetico delle frasi intere.
Tipologia sintattica.
Tipologia dell'ordine dei costituenti.
Un altro fondamentale criterio di classificazione quello basato sulla sintassi e,
precisamente, sull'ordine basico dei costituenti principali. SOV l'ordine pi frequente
(35-52%), seguono SVO (35-45%) e VSO (11-15%), il quarto VOS, ma una
costruzione molto meno frequente (5-10%).
Una spiegazione sul motivo per il quale il soggetto tendenzialmente in prima
posizione perch il soggetto spesso coincide con il tema: il tema nell'ordine naturale
dei costituenti informativi sta in prima posizione. Sembrano agire due principi: il
principio di precedenza per cui il soggetto, data la sua prominenza e priorit logica,
deve precedere l'oggetto, e il principio di adiacenza, secondo cui l'oggetto e il verbo
debbono essere contigui in ragione della loro stretta relazione sintattico semantica e
della dipendenza diretta del primo dal secondo.
Un risultato importante della tipologia dell'ordine dei costituenti sta nella costatazione
che sistono chiare correlazioni fra l'ordine basico dei costituenti maggiori di frase e
l'ordine degli elemnti in altri tipi costruttivi. Su queste basi sono stati elaborati degli
universali implicazionali, principi generalmente validi che collegano fra loro le posizioni
di diversi elemnti nella frase e nei sintagmi. per esempio universale implicazione il

seguente: SOV --> (AN-->GN) che si legge se una lingua l'ordine SOV e se in quella
lingua nel sintagma nominale l'aggettivo precede il nome, allora il genitivo preceder
certamente il nome che gli fa da testa; un universale implicazionale anche il suo
parallelo VSO --> (NA--> NG).
Alcun studiosi hanno cercato di costruire tipologie complesse a partire dalla
collocazione reciproca di verbo e oggetto. Vi sono in questo caso due tipi fondamentali:
1. lingue VO che costruiscono a destra con l'ordine operando operatore,
2. lingue OV che costruiscono a sinistra con l'ordine operatore operando.
Le lingue del tipo di VO avrebbero tendenzialmente NA, NG, NPOS, NREL, VAV, AAV,
AUSV.
Le lingue OV al contrario.
Tali correlazioni prulime valgono come tendenze statistiche prevalenti dato che
difficile trovare lingue del tutto congruenti tipologicamente, con ordini dei vari
elementi tutti tra loro in armonia.
Ergativit
L'ergativit riguarda l'organizzazione dei sistemi di casi che traducono in superficie i
ruoli semantici connessi al verbo. Esistono delle ligue che assegnano una marvatura
diversa di caso al soggetto a seconda che esso sia soggetto di un verbo transitivo o di
un verbo intransitivo.
Le lingue ergative pongono allo stesso caso il complemento oggetto di frasi transitive e
il soggetto di frasi intransitive e ad un caso diverso il soggetto di frasi transitive.
I primi vanno al caso assolutivo, il secondo al caso ergativo. Dunque c' un'opposizione
tra il pi diffuso sistema Nominativo-Accusativo con il sistema Assolutivo-Ergativo.
es. La nave affonda (frase intransitiva) viene espressa in superficie dalle lingue
egative con la nave in caso assolutivo, dalle lingue non ergative con la nave in
caso nominativo;
i pirati affondano la nave viene espressa dalle lingue ergative con i pirati in caso
ergativo e la nave in caso assolutivo, dalle lingue non ergative con i pirati in caso
nominativo e la nave in caso accusativo.

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