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Tipologia linguistica

Le lingue verbali mostrano unelevata variabilit, non imputabile per al caso. La tipologia
si occupa proprio della variazione interlinguistica e ricerca i princip generali a questa sottesi,
individuando al contempo le restrizioni allinvarianza linguistica. La prospettiva di ricerca
tipologica eminentemente sincronica, anche se non esclude oggi il coinvolgimento della
diacronia, e prescinde da ogni considerazione di ordine genetico. Obiettivo della tipologia
infatti individuare tendenze strutturali nel comportamento morfologico (t. morfologica) o
sintattico (t. sintattica) - meno frequentemente fonologico o lessicale - delle lingue,
riconducendole a tipi.
Due o pi lingue lingue sono tipologicamente correlate se condividono uno o molteplici tratti
comuni indipendentemente da familiarit genetica. I tratti sono da ricercarsi nella struttura
della parola o nellorganizzazione delle parole fra loro e dei sintagmi entro la frase.

Nozione di tipo linguistico: un tipo linguistico un artificio teorico, un modello astratto di


descrizione utile al linguista, non realizzato compiutamente e integralmente da nessuna
lingua verbale. Non esistono tipi linguistici puri e di norma ogni lingua manifesta strutture e
tratti (morfologici o sintattici) riferibili a pi tipi; dunque una lingua tipologicamente mista.
Con Paolo Ramat, possiamo definire tipo linguistico un insieme di propriet correlate
gerarchicamente e di strategie linguistiche interdipendenti che vengono messe in atto per
risolvere i problemi posti alla lingua dalle necessit della comunicazione.

Tipologia morfologica:
I tipi morfologici che sono riconosciuti tradizionalmente sono quello isolante, quello
agglutinante, quello fusivo (flessivo) e quello incorporante o polisintetico (talora ritenuti due

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tipi distinti). Riassumendo quanto gi esposto (v. supra), distinguiamo i seguenti tipi
morfologici:

Tipo isolante: rapporto 1:1 tra morfema e parola; parole non variabili, isolate e ciascuna
recante un unico significato; ordine sintattico discriminante (akan: k fa no ma me vai
prendi 3Sg.OGG dai 1Sg. vai a prenderlo e dammelo).

Tipo agglutinante: rapporto 3.1 tra morfema e parola; parola plurimorfemica, contenente tanti
affissi quanti sono i valori funzionali che essa deve esprimere; alto grado di trasparenza e
segmentabilit (turc. sevmek amare sevinmek rallegrarsi, sevimek amarsi lun laltro,
sevmemek non amare);

Tipo fusivo: parola con cumulo morfemico, in cui le relazioni morfosintattiche sono affidate,
sincreticamente, a desinenze che sono morfi cumulativi, e/o a flessione interna (apofonia,
metafonia ). La flessione interna caratterizza nello specifico il sottotipo introflessivo,
quello che presenta morfologia a pettine e che tipico delle lingue semitiche.

Tipo incorporante o polisintetico: lessicalizza le informazioni grammaticali e pu assumere


in ununica parola numerosi morfemi grammaticali e pi di un morfema lessicale (esquim.
tuttuppuq con tutt- carib p- prende puq 3Sg.Ind. prende un/dei carib).

A questo modello di classificazione la linguistica giunta grazie ad una tradizione di studi


tipologici che, gi vitale nel sec. XVIII, nel secolo seguente ha avuto tra i propri esponenti
studiosi come Friedrich von Schlegel (1772-1829), autore di ber die Sprache und Weisheit
der Indier, 1808) in cui distingue tra lingue a inflessione e lingue ad affissi, suo fratello
August Wilhelm von Schlegel (1767-1845), che nelle Observations sur la langue et la

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littrature provenales (1818) distingue tra lingue senza struttura grammaticale, lingue con
affissi e lingue a inflessione, Wilhelm von Humboldt (1767-1835), le cui idee in tema
tipologico sono esposte con particolare organicit in ber die Verschiedenheit des
menschlichen Sprachbaues und ihren Einfluss auf die geistige Entwicklung des
Menschengeschlechts (1836, Introduzione allopera postuma ber die Kawi-Sprache auf der
Insel Jawa, I-III, 1836-1839), nonch August Schleicher (1821-1868), che tratta di tipologia
morfologica in Sprachvergleichende Untersuchungen del 1848.
Questo approccio alla tipologia monotetico e adotta la dimensione morfologica - lanalisi
della struttura di parola - quale criterio unico, olistico, di classificazione tipologica delle
lingue del mondo.
Unimpostazione politetica e combinatoria caratterizza (con la sola eccezione ottocentesca
rappresentata da Wilhelm von Humboldt) la tipologia sintattica del Novecento, che predilige
una classificazione basata su una molteplicit di criteri e che ha tra i propri esponenti
linguisti quali Edward Sapir (1884-1939), a cui dobbiamo anche la nozione di deriva (drift)
tipologica e una classificazione in base ai criteri di sintesi, tecnica di costruzione e natura dei
concetti, e Joseph H. Greenberg (1915-2001), senza dimenticare lattenzione alla tipologia
manifestata fin dagli Anni Venti dal Circolo Linguistico di Praga (cfr. supra le Thses e
almeno R. Jakobson, Typological studies and their contribution to historical comparative
linguistics, 1958).

Tipologia sintattica o tipologia dellordine delle parole:


Esistono correlazioni sistematiche in tutte le lingue tra lordine delle parole nella frase e
lordine dei sintagmi nominale e adposizionale. La linguistica tipologica, soprattutto in
chiave funzionalista, si applica appunto a questi aspetti di covariazione tra parametri
significativi, riuscendo al contempo ad individuare i limiti delle possibili differenze
strutturali tra le lingue del mondo.

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Correlazioni sistematiche tra i parametri precedentemente indicati sono state evidenziate dal
linguista statunitense Joseph H. Greenberg (in Some universals of grammar with particular
reference to the order of meaningful elements, 19631; 19662), a partire dallanalisi
comparativa di un campione di trenta lingue, selezionate a rappresentare in modo quanto pi
omogeneo possibile aree geografiche, famiglie genetiche, tipi morfologici, numero di
parlanti, al fine di evitare distorsioni areali, genetiche, tipologiche e quantitative. Le lingue
incluse nel campione originario di J.H. Greenberg sono: (Europa) basco, gallese, serbo,
norvegese, neogreco, italiano, finlandese, (Africa) yoruba, nubico, fulani, masai, songhai,
berbero, swahili; (Asia) turco, ebraico, burushaski, hindi, kannada, giapponese, tailandese,
birmano, malese; (Americhe) maya, zapoteco, quechua, chibcha, guaran; (Oceania) maori,
loritja.

J.H. Greenberg, Language Typology: A Historical and Analytic Overview, the Hague,
Mouton, 1974, pp. 54-55: the ways in which language differ from each other are non
entirely random, but show various types of dependencies among those properties of
languages which are not invariant differences statable in terms of the type. The construct of
the type is, as it were, interposed between the individual language in all its uniqueness and
the unconditional or invariant features to be found in all languages.

La comparazione tipologica viene effettuata da Greenberg con riferimento ai tre parametri di:
I. posizione dei costituenti considerati principali, Verbo (V), Oggetto (O) e Soggetto (S),
entro la frase dichiarativa indipendente assertiva (frase pragmaticamente neutra, non marcata,
con S e O nominali, con S umano, O paziente, V esprimente unazione). Sei sono gli ordini
teoricamente possibili, frutto della combinazione di S, O e di V:

SOV SVO VSO VOS OSV OVS.

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II. presenza di Preposizioni (Pr) o di Posposizioni (Po): (it. dopo cena vs giapp. yuusyoku go
cena-dopo).
IIIa. posizione reciproca di Aggettivo (A) e Nome (N) che modifica: AN (ingl. White House)
opure NA (it. Casa Bianca).
IIIb. posizione di Genitivo (G) rispetto al Nome (N) che modifica: GN (lat. Petri domus;
turc. Aye-nin arabesi A.-di macchina macchina di A.) oppure NG (La casa di Mario).

La correlazione tra i parametri ha permesso di evincere la seguente distribuzione quantitativa


dellordine dei costituenti sintattici:

. SOV (secondo Tomlin 1986, circa il 45% delle lingue del mondo, tra cui latino, turco,
ungherese, basco, giapponese, hindi, tamil, bengali, navajo, lakhota, coreano)
coreano:
Kiho-ka

saca-ll

cha-ass-ta

Kiho-NOM

leone-ACC

caccia-PASS-IND

Kiho

un/il leone

ha cacciato

latino:
dominus

servum

laudat

il padrone-NOM

il servitore-ACC

loda III-sg-PRES-IND

. SVO (circa il 42 % delle lingue del mondo, tra cui le lingue romanze, slave e germaniche,
lingue baltiche indoeuropee, bretone, estone, finlandese, vietnamita, cinese, yoruba)
italiano:
Il padre

compr

le scarpe

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yoruba (nigero-congol.):
Bb

ra

padre

bt

compr

scarpe.

. VSO (circa il 9% delle lingue del mondo, tra cui le lingue celtiche ad eccezione del bretone,
ebraico, aramaico, berbero, arabo classico, lingue polinesiane)
gallese:
Lladdodd

draig

ddyn

uccise

un drago

un uomo

e
Gwelodd
vide

bachgen

il ragazzo

ddyn

ddoe

un uomo

ieri.

Con percentuali nettamente inferiori troviamo ordini che non compaiono mai come ordine
non marcato:
. VOS (meno del 3 % delle lingue del mondo, tra cui malgascio e alcune lingue dellAmerica
centrale)
malgascio (austrones. maleopol.):
manasa

ny

lavare

iDET

lamba
vestiti

ny
laDET

vehivavy
donna

. OVS (circa l'1 % delle lingue del mondo, quali hixkaryana, apala)
apala (caraib.):
kaikuxi

etapa-

toto

giaguaro uccidere-TAM essi

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. OSV (forse, ma con dubbio, anche il dyrbal australiano)
nadb:
manaiin

Subih

cara

Subih

a-wa
mangia.

Ricerche pi recenti, come quelle di Tomlin (1986) che ha lavorato su un campione di 402
lingue, suggeriscono questa gerarchia di frequenza:
SOV = SVO > VSO > VOS = OVS > OSV

. Netta prevalenza degli ordini SOV e SVO rispetto agli altri; J.H. Greenberg pone come
primo dei suoi 45 universali quello per cui:
Univ. 1: In declarative sentences with nominal subject and object, the dominant order is
almost always one in which the subject precedes the object.
. Netta prevalenza per la prossimit di V e di O.
Lapproccio tipologico-funzionalista avanza una spiegazione per la preminenza statistica
degli ordini SOV e SVO (a seguire anche VSO) chiamando in causa il principio di
precedenza di S e il principio di adiacenza tra V e O.
Tuttavia, sono numerose le situazioni di incoerenza tipologica. Considerando ad esempio i
parametri utilizzati da Greenberg, dei 24 ordini possibili, quelli interlinguisticamente pi
diffusi sono 7, ma essi manifestano gradi diversi di coerenza tipologica, che impongono di
distinguere tra lingue coerenti e lingue non coerenti (quelle SVO pi numerose di quelle
VO).
Per il tipo VO si tratta di:
(S)VO: PrN/NG/NA (ad es. lingue romanze, albanese, neogreco, lingue bantu, lingue tai,
vietnamita, )

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(S)VO: PrN/NG/AN (ad es. alcune lingue germaniche come tedesco, olandese, islandese e
inglese in costrutti come the dog of Mary, lingue slave)
(S)VO: PrN/GN/AN (ad es. inglese in costrutti come Marys book, norvegese, danese,
svedese)
(S)VO: NPo/GN/NA (ad es. finnico, estone)
V(S)O: PrN/NG/NA (ad es. lingue celtiche, lingue semitiche come ebraico, aramaico, arabo
classico, lingue polinesiane, masai, ecc.)

e per quello OV si tratta di:


(S)OV: NPo/GN/AN (ad es. turco, hindi, armeno moderno, coreano, giapponese, lingue
dravidiche, ecc.)
(S)OV: NPo/GN/NA (ad es. basco, birmano, tibetano classico, gran parte delle lingue
australiane).

Variazione interlinguistica e universali linguistici


Un universale linguistico una propriet strutturale che pu dirsi vera almeno per la gran
parte delle lingue del mondo e la cui individuazione pone limiti alla variazione
interlinguistica.
Universale assoluto: non dipende, nel suo occorrere, dalla presenza in una lingua verbale di
uno o di altri universali; stabilisce requisiti imprescindibili per le lingue del mondo (tutte le
lingue hanno la propriet A), riconducibili sia a fenomeni strutturali inerenti alla natura del
linguaggio verbale, sia a condizionamenti pragmatici operanti altrettanto universalmente
nella comunicazione verbale.
Universale implicazionale: mette in relazione due (o pi) propriet che, sebbene
logicamente indipendenti, si trovano in rapporto di correlazione: se una lingua ha la
propriet A, allora ha sempre - o con una frequenza non casuale - anche la propriet B.

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Tale relazione asimmetrica e fa intravedere che la presenza di una propriet dipende dal
cooccorrere dellaltra (o delle altre) e in questo modo luniversale implicazionale permette di
raggruppare in un insieme integrato e strutturato parametri indipendenti di una grammatica.
Il rapporto di dipendenza tra le due propriet viene formulato nei termini di una implicazione
logica, secondo il modello della logica proposizionale:
pq
in cui significa implica, p antecedente e q conseguente.
Questa visione consente un buon margine di variazione per i tipi noti, escludendone in
quanto non esistente solo uno, quello in cui lantecedente vero ma il conseguente falso.
Dunque, luniversale implicazionale descrive una restrizione sui tipi possibili, che
circoscrive, senza eliminare, la possibilit di variazione linguistica.
- Luniversale 36 di Greenberg asserisce: Se una lingua ha la categoria di genere, ha sempre
la categoria del numero.
Le combinazioni logiche dei tratti Numero e Genere formalizzabili in una tavola di verit
sono quattro:
Gen + Num +
Gen + Num Gen - Num +
Gen - Num Il tipo I realizzato in italiano, il III ha riscontro in inglese, il tipo IV in vietnamita, ma
nessuna lingua verbale attesta il tipo II. Dunque, tre dei quattro possibili tipi trovano effettivo
riscontro documentale. Pi in generale, se vero che i due tratti possono essere simultanei,
quando devono operare una scelta le lingue del mondo privilegiano il numero sul genere;
altrimenti detto, solo se una lingua dispone gi di strategie per esprimere le distinzioni di
numero pu sviluppare quelle per lespressione del genere ma non viceversa: il numero
implica il genere.

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Luniversale implicazionale particolarmente utile alla classificazione tipologica, poich non
assegna una lingua verbale ad un unico modello di comportamento come accade per
luniversale assoluto; individua piuttosto un modello di variazione linguistica e permette di
verificare come si realizzino, e secondo precisi tipi, le restrizioni concrete poste
dallinvarianza. Per individuarlo, per, necessario adottare un approccio comparativo
interlinguistico, dal momento che lindagine di una sola lingua non sufficiente.
La gran parte degli universali individuati da Greenberg appartengono a questo tipo; esso
chiama in causa due princip attinti (esplicitamente) dalla riflessione fonologica del Circolo
Linguistico di Praga, in particolare dalle riflessioni di N.S. Trubeckoj e di R. Jakobson (v.
supra): il principio di marcatezza e il principio di implicazione.
Tra gli universali implicazionali individuati da J.H. Greenberg ricordiamo:
Univ. 2 In languages with prepositions, the genitive almost always follows the governing
noun, while in languages with pospositions it almost always precedes
Univ. 5 If a language has dominant SOV order and the genitive follows the governing noun,
then the adjective likewise follows the noun
Univ. 26 Se una lingua presenta affissi discontinui, essa presenta sempre o prefissi o suffissi
o entrambi
Univ. 27 Se una lingua esclusivamente suffissante, postposizionale; se esclusivamente
prefissante, preposizionale
Univ. 28 Se derivazione e flessione seguono la radice, o se la precedono, la derivazione
sempre tra radice e flessione
Univ. 30 Se il verbo presenta categorie di persona-numero, o se presenta categorie di
genere, presenta sempre categorie di tempo-modo
Univ. 34 Nessuna lingua ha un numero triale se non ha un duale. Nessuna lingua ha un
duale se non ha un plurale.

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Correlazioni tendenziali/solidariet tra parametri logicamente indipendenti dopo Greenberg:
Successivamente alle ricerche di J.H. Greenberg, negli Anni Settanta studiosi come Winfred
P. Lehmann e Theo Vennemann hanno tentato di formalizzare le correlazioni tipologiche,
proponendo principi generali e generalizzanti in grado di spiegare, anche in modo
economico, il comportamento sintattico delle lingue del mondo. Lo hanno fatto a partire
dalleliminazione di S, giudicato un parametro sintatticamente irrilevante, e dalla
disposizione reciproca di O e V, considerati concomitanti primari fondamentali della struttura
frasale. Sono cos giunti a ridurre i modelli di variazione dellordine basico individuati da
Greenberg da sei a due - VO (SVO, VSO, ma anche VOS) e OV (per SOV, ma anche per
OSV e OVS):
. VO (lingue ricorsive a destra o postdeterminanti, con ordine operando/operatore o
testa/modificatore): PrN/NG/NA/NDim/NNum/NRel/AusV
. OV (lingue ricorsive a sinistra o predeterminanti, con ordine operatore/operando o
modificatore/testa): NPo/GN/AN/DimN/NumN/RelN/VAus.

Nozione di tendenza: tendenza universale indica una propriet o correlazione di propriet


che attestata in una proporzione statisticamente rilevante di lingue. Possiamo considerare
una tendenza (forte) lUniversale l di Greenberg: In declarative sentences with nominal
subject and object, the dominant order is almost always one in which the subject precedes the
object.

Elementi di sintassi

La sintassi si occupa della formazione e della struttura delle frasi, cio dei rapporti e delle
combinazioni che si realizzano tra le parole e tra i sintagmi presenti in frasi che il parlante

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riconosce come ben formate, grammaticali. Unit della sintassi sono la parola - che ne unit
minima - e la frase (ingl. sentence), che della sintassi lunit massima. Unit intermedia tra la
parola e la frase il sintagma (o costituente, ingl. phrase).
Sintagma: la minima combinazione (gr. sntagma) di parole che funge da unit sintattica;
una struttura gerarchica (come gerarchica e non lineare la sintassi) in cui si riconosce un
elemento-testa che, in quanto pi importante degli altri (al punto che da solo pu costituire il
sintagma), proietta sullintero sintagma (che detto appunto proiezione della testa) una serie
di propriet che lo caratterizzano. Tali propriet sono:
. categoria lessicale (N, V, A, Avv, Pr/Po in base alla natura categoriale della testa il sintagma
S sar SN, SV, SA, ecc.),
. distribuzione (ad es. SN ha una distribuzione analoga a tutti gli altri SN, indipendentemente
dal numero e dal tipo di parole che accompagnano la testa N).

Si ricordi che dobbiamo a Leonard Bloomfield la nozione di testa, dal linguista statunitense
individuata proprio per i sintagmi nella sua monografia Language, New York 1933.
Per rendere esplicito il modo in cui le parole si raggruppano in sintagmi possibile ricorrere ai
test di costituenza, una serie di operazioni diagnostiche di tipo sintattico, nessuna delle quali, in
ogni caso, di per s totalmente attendibile e risolutiva:

. test di scissione: un gruppo di parole di una frase F un costituente se pu entrare in una frase
scissa /sono x che (il test non vale per le forme finite della coniugazione verbale)
. test di isolabilit: un gruppo di parole di una frase F un costituente se pu essere enunciato
in isolamento, ad esempio come risposta ad una frase interrogativa parziale (o interrogativa
wh-)
. test di non interrompibilit: un gruppo di parole di una frase F un costituente se non
interrompibile

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. test di movimento: un gruppo di parole di una frase F un costituente se pu essere dislocato
e posto in movimento
. test di coordinazione: un gruppo di parole di una frase F un costituente se pu essere unito
ad altri tramite congiunzioni e, o
. test di sostituibilit (o della pro-forma): un gruppo di parole di una frase F un costituente se
sostituibile con altri elementi, generalmente i pronomi.

Del sintagma possono eventualmente far parte anche altri elementi, detti argomenti del
sintagma. Il loro numero e la loro natura sintattica e semantica dipendono dalla valenza del
costituente-testa. La nozione di valenza stata introdotta dal linguista francese Lucien Tesnire
nel 1959, traendola dalla chimica, dove si riferisce alle propriet di ogni elemento di
combinarsi con un numero fisso di atomi di un altro elemento per costituire una molecola.
In sintassi, valenza indica proprio la capacit di ogni testa di determinare la composizione del
proprio sintagma, cio i propri argomenti; la si illustra generalmente in rapporto ai verbi, ma
vale per ogni parola che possa fungere da testa di un sintagma, dunque per ogni classe
lessicale. La testa infatti opera una selezione sul numero, sulla categoria sintattica e sul ruolo
semantico degli argomenti che richiede e che possono entrare a far parte del suo sintagma;
cambiando la testa, pu cambiare anche il numero, la natura categoriale e il ruolo semantico
degli argomenti che la accompagnano:

1. Selezione del numero degli argomenti:


Nevica verbo zerovalente (come tutti i verbi atmosferici)
Lucio dorme verbo monovalente
Lucio mangia verbo bivalente
Lucio scrive a Lucia verbo trivalente
Lucio traduce un brano dal tedesco in italiano verbo tetravalente.

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N.B.: i verbi transitivi sono tipicamente bivalenti perch ammettono S come prima valenza (il
Soggetto in effetti largomento verbale pi saliente) e O come seconda valenza di V; i verbi
intransitivi sono tipicamente monovalenti perch ammettono S come prima valenza; i verbi
atmosferici sono zerovalenti (e anche le lingue cosiddette non pro-drop usano un pronome
soggetto che per di tipo espletivo, o pleonastico, altrimenti detto soggetto fantoccio, cfr.
ingl. it rains, fr. il pleut, ted. es regnet). Naturalmente, non tutte le posizioni di uno schema
valenziale devono necessariamente essere saturate, e possono pertanto essere omesse.

2. Selezione della categoria sintattica (selezione categoriale):


la testa pu determinare anche la categoria sintattica degli argomenti che ammette nel proprio
sintagma; si considerino i seguenti esempi:
Lucio mangia la mela
*Lucio mangia di mela
Lucio incontra Lucia
*Lucio incontra con Lucia
sotto il banco
*sotto del banco.

3. Selezione del ruolo semantico:


la testa contribuisce a determinare anche il modo in cui i propri argomenti si integrano
nellinterpretazione della frase F, poich essa assegna a questi un preciso ruolo semantico (o
tematico o theta); si considerino i seguenti esempi:
Lucio chiama Lucia
Lucio teme Lucia

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I verbi delle due frasi si caratterizzano per ruoli tematici diversi degli rispettivi argomenti,
poich Lucio nei due casi rispettivamente Agente (ruolo tematico che individua persona o
cosa che d avvio e controlla massimamente lo stato o il processo espresso dal verbo) ed
Esperiente (ruolo tematico che individua lentit che sperimenta lo stato o il processo espresso
dal verbo).

N.B.: i ruoli tematici o semantici (o ruoli theta) segnalano il ruolo che un elemento linguistico
svolge nella struttura semantica della frase, immaginata come una struttura rappresentativa di
un evento e dunque intesa dal punto di vista del significato. I ruoli tematici sono molteplici e
tra questi ricordiamo Agente (prototipicamente + ANIMATO e + UMANO), Paziente,
Esperiente, Beneficiario, Destinazione o Scopo, Strumento, Causa (per altri anche lo sono
anche Provenienza, Localit, Dimensione, Comitativo).

N.B.: in una frase F possiamo trovare anche costituenti sintagmatici che non fanno parte dello
schema valenziale del verbo e che sono detti circostanziali (o avverbiali o aggiunti). Questi non
sono direttamente implicati nel significato del verbo, portano per un contributo accessorio e
comunque importante alla semantica della frase: ad es. Lucio porta Lucia al parco in bicicletta
di sera.

Frase (ingl. sentence): il costituente massimo della sintassi.


Opportuno distinguere tra frase ed enunciato: lenunciato una qualunque sequenza finita di
parole pronunciate concretamente da un locutore, appartiene alla parole, alluso, ed oggetto
di studio della pragmatica, che infatti si occupa dei rapporti tra le parole e il contesto in cui
sono effettivamente realizzate. Un enunciato pu dunque manifestarsi sotto molteplici aspetti
avendo un senso compiuto, ad esempio:
Ieri

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Ma certamente, amico mio
Scrivimi!
Maria ha visto Lucio
purch venga pronunciato in un contesto che dia le informazioni utili alla sua interpretazione.
La frase invece oggetto (massimo) della sintassi in quanto struttura complessa,
autosufficiente, gerarchicamente organizzata e soggetta a regole. Degli esempi sopra riportati,
sono frasi Scrivimi! e Maria ha visto Lucio, poich contengono una predicazione, cio
affermano o attribuiscono - predicano - qualcosa a persona od oggetto, ne enunciano le
caratteristiche. La frase dunque un segno linguistico predicativo; contiene dunque una
struttura predicativa che funziona come unit comunicativa autonoma, cio una struttura
Soggetto/Predicato che pu realizzarsi in modi diversi, di cui la presenza di V uno dei
possibili (si pensi alle frasi nominali: Pessima questa giornata).

Posizione: una prima distinzione da operare quella tra frase principale e frase subordinata.
La frase principale non contenuta in unaltra frase (e se del tipo indipendente, una frase
che, in pi, non contiene nessunaltra frase); la frase subordinata invece contenuta in unaltra
frase, che pu essere a sua volta contenuta in unaltra, e via dicendo.
Si distinguono frasi subordinate avverbiali (o circostanziali), che svolgono funzione analoga a
quella dei sintagmi circostanziali che non fanno parte dello schema valenziale del verbo (frasi
temporali, locative, causali, finali secondo la grammatica tradizionale, a cui si aggiunga la
relativa), e frasi subordinate completive (o argomentali, oggettive, soggettive per la
grammatica tradizionale), che svolgono la funzione di argomento di una testa verbale.

Modalit: si devono distinguere frase dichiarative, interrogative (del tipo polare, detto anche
s/no, oppure del tipo parziale o Wh-), imperative (o iussive).

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Litaliano distingue queste modalit soprattutto mediante la prosodia (in specie lintonazione,
discendente per la frase affermativa, ascendente per linterrogativa polare, v. supra) e solo in
parte mediante il cambiamento del modo verbale (indicativo per frasi dichiarative e
interrogative vs imperativo per frasi imperative). Altre lingue ricorrono a mezzi prettamente
sintattici; tra queste linglese (cfr. You play tennis; Do you play tennis?; Play tennis!).

Polarit: si distinguono frasi affermative e frasi negative. Tutte le lingue hanno modo di
rendere negativa una frase positiva attraverso mezzi sintattici che, per, sono diversi da lingua
a lingua.

Diatesi: si distinguono frasi attive e frasi passive.

Unaltra distinzione da fare quella tra frase semplice, che non contiene altre frasi e che in
rapporto di coordinazione o di subordinazione con altre, e frase complessa (o periodo), che
contiene altre frasi, in cui uno o pi argomenti sono a loro volta una frase.

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