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GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA

3 ottobre 2022
Principio ALEC (All languages are equally complex)
4 ottobre 2022
Dal punto di vista morfologico, il cinese è una delle lingue più facili (“morfologia 0”),
mentre l’italiano è una delle lingue più complesse morfologicamente.

Detto ciò, se vengono prese in esame tutte le componenti linguistiche di entrambe si


arriva alla conclusione che sono

Di cosa è fatta una lingua?

Parole → Prima unità che si presenta al parlante e che può essere scomposta in unità
più piccole, come i suoni.

Definizione di parola → esiste una definizione valida per ogni lingua?

Esistono più tipi di parole;

Quante parole conosciamo? → Il dizionario Treccani conta all’incirca 340.000 parole,


mentre è stato studiato che un parlante italiano di fascia medio-alta conosce 47.000
parole. Altri studi dimostrano che nel 95% delle conversazioni si usano circa 6000
parole (lessico di base, parole ad alta frequenza d’uso)

Livelli di analisi linguistica → Fonetico e fonologico, morfologico, sintattico,


semantico e lessicale, pragmatico (> cosa si fa nel concreto con una lingua e in una
conversazione)

Sociolinguistica e linguistica tipologica → Nate negli Stati Uniti

1
Sociolinguistica
Studia le correlazioni tra fenomeni linguistici e variabili sociali

Le variabili sociali sono ad esempio l’età, il luogo di residenza, il livello di conoscenza,


ecc.

Quali fenomeni linguistici hanno un significato sociale? Accento, parolacce (> persone
di generazioni diverse usano parolacce diverse)

Uso del saluto tipico con uno sconosciuto (pragmatica):

Generazione dei nonni > Es: Buongiorno

Generazione Under 30 > Es: Salve

Donne e uomini parlano nello stesso modo? Se no, perché?

Le donne tendono ad avere un atteggiamento più operativo, ad esempio passano la parola


più spesso in una conversazione, fanno pause più spesso e più lunghe per permettere ad
altri di partecipare alla conversazione e hanno un atteggiamento meno autoritario e
aggressivo; inoltre usano spesso un linguaggio indiretto.

Gli uomini invece vedono la lingua come uno strumento per ottenere delle cose e per
questo hanno spesso un linguaggio più diretto e tendono ad avere meno paura del
conflitto verbale

Si occupa anche della vitalità/morte delle lingue, correlate ad una società che ne fa uso,
dato che se una lingua è in via di estinzione, ciò è dovuto a delle ragioni sociali, campo di
studio della sociolinguistica
Linguistica tipologica
Esplora la diversità delle lingue del mondo, cercando di classificarle in TIPI (da qui
tipologica), individuandoli in base alle loro somiglianze strutturali

Es: Cinese → morfologia semplice (singola parola traducibile in molti modi) / simile
all’inglese (call;called;calling:calls)

Italiano → morfologia complicata (Io chiamo, tu chiami,...)

Esiste qualcosa di universale in tutte le lingue?

- Gestualità;

- Negazione (universale pragmatico) → In ogni lingua esiste un modo per negare un


concetto;

- Vocali → L’apparato fonatorio è uguale per tutti gli esseri viventi del pianeta

- Consonanti

Quali fenomeni non si manifestano mai nelle lingue e perché?

Per capirlo, i tipologi utilizzano campioni da tantissime lingue (es: 500 su 7000) → Si
ottiene un campione bilanciato di lingue (il primo tipologo ha utilizzato un campione
di sole 30 lingue). ES: Se nel campione tutte le lingue hanno le vocali, viene considerato
un qualcosa di universale.

Possono esistere 3 tipi di lingue: quelle che esprimono il numero e il genere Italiano:
Lingua che può esprimere entrambi i generi, sia nel singolare che nel plurale

Cinese: Lingua che non esprime nessun genere

Turco: Lingua che esprime solo la differenza tra singolare e plurale


Non si è mai trovata una lingua che esprime solo il genere ma non il numero →
Lingua impossibile

Linguistica storica (glottologia)


Disciplina che studia il mutamento delle lingue attraverso il tempo, sia nelle lingue
antiche che nelle lingue moderne, rispondendo a quesiti come Se le lingue sono
funzionali, perché cambiano nel tempo?, Come inizia un mutamento linguistico?
Possiamo prevedere come e quando una lingua cambierà?, Ci si può opporre al
cambiamento in atto?, ecc…

Piuttosto che → è stato introdotto un nuovo uso, dato che viene usato alla fine della
frase (come un eccetera), mentre generalmente prima veniva usato per fare una scelta
(Mangio la pasta piuttosto che la pizza)

Linguistica acquisizionale
Indaga il processo di formazione della competenza in una data lingua (L1 o L2) e
risponde a quesiti come

Quando si comincia a imparare la lingua materna? → Si tratta di un’abilità innata:


appena nati, il cervello dell’individuo comincia già ad elaborare degli input, cioè
stimoli che provengono dall’ambiente; facendo esperimenti a molti neonati sono riusciti a
capire che i bambini succhiano più vigorosamente quando ricevono degli input della sua
madrelingua, mentre succhiano meno vigorosamente quando ricevono input di una lingua
diversa dalla sua.

Psicolinguistica
Studia i fattori psicologici e neurobiologici che stanno alla base dell’acquisizione, della
comprensione e dell’utilizzo del linguaggio da parte degli esseri umani, rispondendo a
diversi quesiti, tra cui:

Esiste il pensiero senza linguaggio, Come funziona il cervello bilingue?,


Chi è bilingue sviluppa capacità mentali e neuronali invidiabili, dato che si è più
abituati alla correttezza della lingua e fa più attenzione nell’interazione all’uso dei
codici → Irrobustimento delle funzioni cognitive; sviluppano molto velocemente il
deconcentramento cognitivo, cioè la capacità di vedere il punto di vista altrui.

Come funziona il cervello umano?


Funzioni linguistiche: Lateralizzate a sinistra (pensiero analitico, pensiero matematico,
logica, linguaggio e categorizzazione)

Area di Broca → Elaborazione linguistica

Area di Wernicke → Comprensione linguistica

Il linguaggio risiede nei neuroni del nostro cervello.

Funzioni creative: Lateralizzate a destra (pensiero creativo, immaginazione, intuizione e


pensiero emotivo)

Cosa fa il linguista?
Il linguista si pone domande sul come e sul perché → funzione descrittiva ed
esplicativa della linguistica

Il linguista descrive e tenta di comprendere i fenomeni che si manifestano nelle lingue


e che possono gettar luce sui mutamenti in atto e sui meccanismi di funzionamento
della mente umana → Disciplina NON NORMATIVA

Il linguista NON fornisce giudizi

Cosa studiano i vari linguisti?

- Tipologia → dati di tutte le lingue del mondo

- Sociolinguistica → pone domande ai parlanti su dialetti e lingue


-

Le lingue non sono scritte dal linguista, ma dal grammatico

Il plurale e lo studio della lingua


Il tipologo si interroga sul perché l’uomo specifica sempre il singolare e il plurale

Inglese → child, children - Tedesco → Kind, Kinder - Turco → küçük, küçükler

Swahili → yai, mayai - indonesiano → anak, anak-anak

Codifica in modo iconico → la lingua rispecchia la cultura e com’è fatto il modo →


dare importanza alla pluralità

“La ricerca linguistica rivela come, sottostanti alla immensa varietà delle lingue, sia
possibile ritrovare alcuni meccanismi costanti, alcune invarianti, che nel loro complesso
gioco organizzano l’intero organismo delle lingue

Normalmente il tipologo lavora con campioni di circa 500 lingue → campione bilanciato

La strategia per formare il plurale più diffusa, soprattutto in Europa, è quella di


aggiungere un suffisso, come in inglese, in tedesco e in turco. in Africa e in altre parti del
mondo, invece, la strategia più diffusa è quella di aggiungere un prefisso, come nello
swahili (lingua più diffusa in Africa)

Esistono anche altre strategie molto meno usate, come ad esempio quella
dell’indonesiano, in cui per formare il plurale si raddoppia la parola a partire dal singolare
(anak, anak-anak).

Le lingue sono tutte indipendenti l’una dall’altra e per questo non ci sono ragioni
politiche/sociali alla base delle variazioni linguistiche. Da questa osservazione si può
quindi affermare che il plurale si forma in modi diversi nel mondo perché ogni lingua
cerca di rendere più facili e intuibili dal punto di vista cognitivo le parole. Esse iniziano
prima con la radice (es. pentol-), che esprime il concetto principale e poi aggiunge
un’informazione grammaticale (pentol-a/e).
Le linguistiche dispreferite sono quelle che risultano più complesse e di conseguenza
risultano sempre meno frequenti, in quanto vengono adottate strategie meno basiche e
cognitivamente più complesse (esempio: indonesiano, in cui si raddoppia il singolare).

Alcune lingue non hanno il plurale, come il cinese e per esprimere il plurale vengono
utilizzati elementi esterni alla parola.

Riassunto: lingua, linguaggio, linguistica, linguista


Riflessione di Ferdinand de Saussure → padre della linguistica moderna
«Ma che cos'è la lingua? Per noi, essa non si confonde con linguaggio; essa non ne è che una determinata
parte, quantunque, è vero, essenziale. Essa è al tempo stesso un prodotto sociale della facoltà del
linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per consentire l'esercizio di
questa facoltà negli individui.
Preso nella sua totalità, il linguaggio è multiforme ed eteroclito; a cavallo di parecchi campi, nello stesso
tempo fisico, fisiologico, psichico»

Alcune delle osservazioni di De Saussure sono valide ancora al giorno d’oggi

La linguistica è una disciplina giovane, in quanto nasce nel 1916 e si tratta di una scienza
interdisciplinare, in quanto dialoga con discipline scientifiche. È inoltre una disciplina
tecnica ed esclusivamente universitaria.

Cos’è una lingua?


Definizione scientifica: le lingue sono sistemi di segni → Cos’è un segno?

Tipi di segno:

● Starnuto = avere il raffreddore


● Diverse tracce sulla neve = è passata/-o una volpe / orso / cinghiale.
● Colomba con ramoscello d'ulivo = pace
● Alzarsi davanti a un superiore = rispetto
● Sbadiglio volontario = noia
● Fiocco rosa sulla porta = è nata una bambina

Cosa hanno in comune queste diverse accezioni di “segno”?

- Alcuni segni sono culturalmente specifici (colomba), mentre altri no (tracce sulla neve)

- Forme di comunicazione non verbali

- Servono per mostrare qualcosa → legati a un concetto


- Richiedono l’uso dei nostri sensi

- Componente sensibile, che è percepibile attraverso i sensi → espressione concreta

- Componente mentale, che concettualizziamo col pensiero → contenuto

Un segno è un’entità costituita da un’espressione che rimanda a un contenuto


mentale.

Classificazione dei segni


Esistono due parametri:

- intenzionalità
- motivazione relativa tra espressione e contenuto associati mediante un dato
segno

Esistono diversi gradi di convenzionalità:

- colpo di tosse (non intenzionale → motivato naturalmente)


- colore nero come segno di lutto (intenzionale → motivato culturalmente)
- suono al telefono di linea occupata (totalmente convenzionale, immotivato)

Indici, in cui espressione e contenuto sono legati da un rapporto naturale e basato sulla
relazione “causa-effetto” → Motivati naturalmente + non intenzionali (esempio: orme
sulla neve, starnuto, sbadiglio, nuvole,...)

Icone, in cui espressione e contenuto sono legati da un rapporto di tipo analogico:

L’espressione somiglia in qualche modo al contenuto → Intenzionali: usate per


comunicare qualcosa (l’espressione riproduce il contenuto)

Simboli, in cuo espressione e contenuto sono legati da un rapporto che non ha


motivazione né di tipo naturale né analogico, ma è un rapporto arbitrario legato a
una certa cultura → Intenzionali e convenzionali
I segni linguistici
I segni linguistici sono prevalentemente simboli:

→ immotivati (o arbitrari)

→ basati su una convenzione specificata culturalmente e dipendente da una data


tradizione

→ intenzionali: prodotti dal parlante per comunicare qualcosa all’interlocutore, in


grado di comprendere perché possiede un insieme di regole di interpretazione dei
segni, ossia un codice

Tutti i sistemi di comunicazione sono codici; i segni linguistici costituiscono il codice


lingua.

Normalmente i simboli hanno un carattere convenzionale (anche i simboli linguistici), ma


anche le icone sono convenzionali (es: icona delle toilette pubbliche, figura intera)

Caratteristiche generali del codice lingua


● Acquisizione naturale: ogni individuo possiede fin dalla nascita la facoltà del
linguaggio, che fa parte del nostro corredo biologico innato e permette di acquisire la
lingua materna in modo naturale, inconscio, automatico e senza addestramento
● Trasmissione culturale: la lingua specifica che viene acquisita, però, dipende
dall'ambiente in cui siamo inseriti fin dalla nascita
● Carattere storico ed evolutivo: ogni lingua viene acquisita, usata, modificata e
sviluppata in particolari comunità di persone, a loro volta caratterizzate da specifiche
esigenze, da una particolare collocazione geografico-climatica

Le lingue hanno in comune i tratti più legati alla facoltà di linguaggio biologicamente
determinata e alle caratteristiche universali della cognizione umana (es. singolare vs plurale,
universalità delle vocali), ma differiranno per i tratti legati alla dimensione storico-evolutiva
Proprietà fondamentali del codice lingua
BIPLANARITÀ
Con biplanarità si intende che i segni linguistici sono composti da due componenti:

il significante, cioè l’espressione percepibile (es: parola “gatto”) e il significato, ovvero il


contenuto a cui il significante rimanda, l’informazione da esso veicolata (concetto di
“gatto”)

Comunicazione multimodale → es: lezione → slide, appunti, ascolto (uditivo+visivo-


grafico)

Triangolo semiotico → semiotica: studia i segni → 3 vertici → significato, significante


e referente, ovvero l’oggetto che esiste nella realtà → segno: unisce significato e
significante

ARBITRARIETÀ (tipica domanda da esame)


Secondo questa proprietà, si è stabilito che non esiste nessun legame naturalmente
motivato, né in modo naturale né in modo logico, tra il significante e il significato di un
segno

ES: Mare → non esiste un motivo per cui una distesa d’acqua dovrebbe chiamarsi così

Arbitrario → privo di motivazione

Diverse lingue costruiscono in modo diverso le loro associazioni tra contenuti ed


espressioni; se queste associazioni fossero motivate, gli stessi referenti avrebbero nomi
simili in ogni lingua del mondo → non è così

Anche la convenzionalizzazione di ideofoni, ovvero i rumori presenti all’interno dei


fumetti, è arbitraria → diverse lingue, diversi suoni

Se le associazioni tra significante e significato fossero motivate, parole dai suoni simili
dovrebbero indicare lo stesso concetto in tutte le lingue:
- inglese loop “anello”, rumeno lup “lupo”
- italiano bello, latino bellum “guerra”, inglese bell “campana”, belly “pancia”, turco
belli “evidente”

ARBITRARIETÀ SEMANTICA
- Ciascuna lingua segmenta un certo spazio di significato in maniera propria:
ITALIANO TEDESCO FRANCESE DANESE

albero Baum arbre trae

legno Holz bois trae

bosco Holz bois skow

foresta Wald forêt skow

Diverso ritagliamento dell’esperienza;

Inglese → time, weather, tense / Italiano → tempo

La lingua inglese ha segmentato questo segno in tre modi diversi, mentre l’italiano ne ha
solo uno

1. Le lingue differiscono tutte nel loro modo di vedere il mondo: ogni lingua quindi
classifica in modo proprio l’esperienza e la realtà; esse si distinguono sia nel modo in cui
segmentano la lingua, sia nel modo in cui associano uno stesso contenuto a
un’espressione (es. andare in motorino (*motorinare) vs nederlandese brommen)

*= non è grammaticale, non si usa, non esiste

Lessicalizzare = dare forma con una parola

2. Le lingue non lessicalizzano tutti i concetti possibili e quindi non sempre hanno una
parola isolata per esprimerli

Es. frisone → klunen, “pattinare evitando i punti in cui il ghiaccio è pericoloso”

Ogni sistema linguistico classifica in modo originale ed irripetibile l'esperienza:


«Ciascuna lingua pone autonomamente il proprio ordine» (Saussure)
«Lingue diverse ritagliano in modo differente i significati lessicali» (Hjelmslev)
ARBITRARIETÀ FORMALE
- Riguarda la sostanza del significante;

- Ogni lingua seleziona (pertinentizza) determinati suoni e la delimitazione della


materia fonica varia da lingua a lingua → lingue diverse hanno reso pertinenti suoni
diversi, non per forza corrispondenti tra loro:

esempi: “erre” dell’inglese, del francese

click delle lingue Khoisan → molto note perchè hanno convenzionalizzato


consonanti chiamate “click” → 48 click (schiocchi di lingua) diversi

il fono [3] in francese e nei dialetti italiani settentrionali, come nel genovese, che
storicamente deriva dal latino che veniva parlato in Liguria

Il concetto di arbitrarietà è fondamentale per lo studio scientifico del linguaggio: l'analisi delle
strutture linguistiche ad ogni livello rivela che i diversi sistemi rappresentano un modo
autonomo di organizzare la realtà, secondo un criterio proprio di ordinamento
dell'esperienza; è come se ciascuna lingua, attraverso l'adozione di determinate categorie
classificatorie, imponesse ai propri parlanti delle scelte obbligate.

DOPPIA ARTICOLAZIONE
Il significante del segno linguistico è articolato a due livelli nettamente distinti

Prima articolazione → analizza i significanti scomponendoli e facendo sì che le parti


risultanti abbiano sempre sia un significante che un significato

fior-e (pianta con petali, singolare)

fior-i (pianta con petali, plurale)

patti-i (stoviglia che contiene cibo, plurale)

→ significato concreto (concetto) + significato astratto (numero)

Le unità minime di prima articolazione sono le più piccole unità dotate di significato che
non sono ulteriormente scomponibili in unità più piccole, perché altrimenti si perderebbe
il significato. Queste unità sono dette morfemi
fio-r ??? / p-i-a-t-t ???

Seconda articolazione: si analizzano unità prive di significato, quindi abbiamo a che fare
solo con il significante e analizziamo dei semplici suoni, detti fonemi

→ fiore → fior-e → f-i-o-r-e

Questi suoni costituiscono le unità minime di seconda articolazione, non dotate di


contenuto, i fonemi ed essi si combinano per costituire le unità di prima articolazione

La doppia articolazione permette una combinatorietà illimitata di entità più piccole in


entità più grandi, teoricamente in numero illimitato: sistema economico e altamente
produttivo:

Unità minime di 2a articolazione (poche) che si combinano in → Unità minime di 1


articolazione (tante) che si combinano in → parole (tantissime) che si combinano in →
frasi (infinite):

LIBR/IN/O (3 unità minime di prima articolazione; concetto, piccolo, singolare) →


queste tre parti hanno ognuna un significato (3 morfemi)

L/I/B/R/I/N/O → 7 unità minime di seconda articolazione (7 fonemi)

DEFINIZIONE DI LINGUA
Possiamo dunque concludere che la lingua è (a) un codice condiviso (b) che organizza un
sistema di segni (c) fondamentalmente arbitrari ad ogni loro livello e (d) doppiamente
articolati, (e) capaci di esprimere ogni esperienza esprimibile, (f) posseduti come
conoscenza interiorizzata, (g) che permette di produrre infinite frasi a partire da un
numero finito di elementi.
FONETICA
Dal greco phone “voce”: il significante del segno linguistico è primariamente di carattere
fonico-acustico.

La fonetica si occupa quindi della componente fonico-acustica → non ci si occupa di


lettere, ma di suoni

Si occupa della componente fisica e concreta della comunicazione verbale, ossia dei
suoni linguistici

Cos’è il fono? e un qualunque suono linguisticamente articolato e che quindi ha una


qualche funzione all’interno di un sistema linguistico

APPARATO FONATORIO UMANO


→ permette la fonazione, cioè la produzione di suoni linguistici

La maggior parte dei suoni è prodotta con l'espirazione di aria dai polmoni → suoni
egressivi di origine polmonare: meccanismo simile alla respirazione

La fonazione è coarticolata con la respirazione, qualità specie specifica dell’uomo e per


questo motivo l’uomo è in grado di parlare e respirare insieme → nessuno ci ha mai
insegnato a farlo.

MECCANISMO DELLA FONAZIONE IN 4 FASI

1. L'aria viene espirata dai polmoni e, attraverso la trachea, raggiunge la laringe;


2. nella glottide (tratto della laringe), l'aria incontra le corde vocali (o pliche), che possono
avvicinarsi, o anche accostarsi, l'una all'altra, regolando il flusso egressivo dell'aria;
3. il flusso d'aria passa nella faringe; se il velo (la parte posteriore del palato) è abbassato,
l'aria può passare sia attraverso il naso, sia attraverso la bocca, mentre se è alzato l'aria
passa solo tramite la cavità orale;
4. gli organi della fonazione sono mobili (labbra, lingua e velo)
LA CLASSIFICAZIONE DEI SUONI
Una distinzione fondamentale:

● Vocali: suoni prodotti senza ostacoli al flusso d’aria, normalmente prevedono la


vibrazione delle corde vocali
● Consonanti: suoni prodotti frapponendo degli ostacoli (parziali o totali) al flusso d’aria
egressivo in qualche punto del percorso, tra la glottide e il termine della cavità orale

L’ALFABETO FONETICO INTERNAZIONALE (IPA)


IPA: International Phonetic Alphabet

Alfabeto che permette di trascrivere foneticamente suoni e parole di qualsiasi lingua,


indipendentemente da regole di scrittura e ortografia → garantisce un’interpretazione
univoca dei simboli fonetici.

Ogni suono è indicato mediante un simbolo IPA.

CONSONANTI
Tre parametri per identificarle e descriverle:

● Luogo di articolazione: il punto dell’apparato fonatorio in cui viene articolato un suono


-> suoni bilabiali, labiodentali, palatali, velari, uvulari, faringali, glottidali
● Modo di articolazione: il tipo di “ostacolo” che si frappone o meno al passaggio
dell’aria in termini di restringimento di flusso egressivo → suoni occlusivi, fricativi,
affricati, nasali, laterali, vibranti
● Coefficiente laringeo: la presenza/assenza di vibrazione delle corde vocali -> se un
suono viene prodotto con le corde vocali accostate e tese, e con vibrazione delle stesse,
viene detto sonoro, se le corde non vibrano (o minimamente) e non sono accostate il
suono è detto sordo

Occlusive: occlusione/chiusura totale dell’aria


● I due articolatori formano uno stretto contatto (occlusione)
● Il suono è creato al rilascio dell’occlusione e la massa d’aria fuoriesce bruscamente con
una breve fase esplosiva → suoni momentanei

Es: colpo di glottide → inglese button (non si pronunciano le t)

Bilabiali Dentali Velari Uvulare Glottidale

accostamento apice della dorso della dorso della pliche vocali in


delle labbra lingua contro lingua sul velo lingua a contatto occlusione senza
alveoli dentali palatino con l'ugola vibrare

[p] [b] [t] [d] [k] [g] [q] --- [p] [b]

sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora

Fricative: occlusione parziale al passaggio dell’aria

● Gli articolatori lasciano aperta una piccola fessura attraverso cui passa l’aria
● Suoni continui

Es: spagnolo hablar, la vuelta

Bilabiali Labiodentali Interdentali Dentali Palatali

accostamento labbro inferiore lamina della apice della apice della


delle labbra contro incisivi lingua tra gli lingua contro gli lingua sul palato
superiori incisivi superiori alveoli postalveolare

[-] [ß] [f] [v] [θ] [ð] [s] [z] [ʃ] [ʒ]

sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora
Affricate: foni complessi articolati in due fasi

● Inizialmente si verifica un’occlusione totale al passaggio dell’aria


● Al rilascio dell’ostacolo si ha una fase fricativa → rumore di frizione come nelle
fricative

Labiodentale Dentali Palatali

labbro inferiore contro apice della lingua apice della lingua sul
incisivi superiori contro gli alveoli palato

[pf] [-] [ts] [dz] [tʃ] [dʒ]

sorda sonora sorda sonora sorda sonora

Cominciamo a usare l’IPA

● Ginocchiera = [d3] [k] -> affricata palatale sonora + occlusiva velare sorda
● Cinghiata = [tʃ] [g] -> affricata palatale sorda + occlusiva velare sonora
● Infanzia = [f] [ts] -> fricativa labiodentale sorda + affricata dentale sorda
● Disguido = [d] [z] -> occlusiva dentale sonora + fricativa dentale sonora
● Sorriso = [s] [z] -> fricativa dentale sorda + fricativa dentale sonora

Nasali: articolazione che prevede il passaggio dell’aria attraverso la cavità nasale

● Foni continui
● Sempre sonori
Es: mamma, invidia, nano, gnomo, legno, panca, banco, ecc.

Bilabiale Labiodentale Dentale Palatale Velare

[m] [ɱ] [n] [ɲ] [ŋ]

[m] = mamma

[m] = invidia

infatti, invece, inverosimile, involontario, anfora, ecc…

Seguono due fricative labiodentali → stesso luogo di articolazione delle nasali

Quando si parla vengono accostati due foni simili per facilitare la pronuncia delle parole.

Si comincia già ad articolare la nasale nel punto in cui si sa già di dover articolare la
consonante successiva → questo fenomeno si chiama assimilazione → nasale
assimilata al luogo di articolazione che segue

[n] = nano

[ɲ] = gnomo

[ŋ] = panca

1. Quando in un fono c’è una velare, se prima c’è una nasale, essa assume le sembianze
delle velari in modo da fare meno sforzo articolatorio

Vibranti: prodotte mediante un ostacolo intermittente

● il flusso d’aria attraversa il canale d’aria mettendo in moto un articolatore attivo


● serie di brevi contatti con un articolatore passivo; esse sono sempre sonore
● La tipica r italiana è il trillo polivibrante [r]
● La retroflessa si ha ad esempio nel siciliano Trapani ed è diffusa in India e in Cina
● In inglese, invece, la r tipica è un’approsimante alveolare [] come ad esempio in run
“correre”
Dentale Retroflessa

[r] [ɽ]

Laterali:
● L’ostacolo è rappresentato dalla lingua al centro della cavità orale
● Il flusso d’aria fuoriesce quindi da entrambi i lati
Dentale [l]

Palatale [ʎ] = paglia → italiano (trigramma), spagnolo (“doppia l”)

Velare

Dentale Palatale Velare

[l] [ʎ] [L]

Approssimanti: Non esiste un vero e proprio ostacolo al flusso d’aria nella cavità orale, ma gli
organi articolatori sono avvicinati
● Modo di articolazione intermedio tra vocali e consonanti
- Assomigliano articolatoriamente alla vocali
- Hanno statuto fonologico consonantico: da sole non formano nucleo vocalico ma
occorrono solo nei dittonghi
- Dette anche semiconsonanti o semivocali
Labiovelare Palatale Labiodentale

avvicinamento delle labbra e avvicinamento del dorso avvicinamento del labbro


del dorso della lingua al velo della lingua al palato inferiore agli incisivi
palatino superiori

[w] [j] [u]

ESERCIZIO IPA:

pagnotta [ɲ] → nasale palatale

equazione [k] → occlusiva velare sorda , [ts] → affricata dentale sorda

generoso [d3] → affricata palatale sonora , [z] → fricativa dentale sonora

sciolgo [ʃ] → fricativa palatale sorda , [l] → laterale dentale

VOCALI
Suoni sempre sonori, non occlusivi: nell’articolarli non si può usare lo strumento dell’ostacolo
per generare suoni diversi, ma si sfrutta la geometria variabile della cavità orale

Quattro parametri per descriverle e classificarle:

● Innalzamento della lingua e della mandibola: → vocali alte, medio-alte, medio-basse e


basse
● Anteriorità o posteriorità del dorso della lingua: → vocali anteriori, posteriori e
centrali
● Arrotondamento delle labbra: → vocali arrotondate [o] o non arrotondate [e], [i]
● Se l’aria passa attraverso la cavità nasale (in base alla posizione del velo palatino) →
vocali nasali
➢ Assenti in italiano, ma presenti in alcune lingue come francese, portoghese e polacco ( ⅕ delle
lingue del mondo)

TRAPEZIO VOCALICO ITALIANO

Il sistema vocalico dell’italiano standard è


eptavocalico (7 vocali)

Anche le vocali sono simboli IPA ed è per


questo motivo che bisogna sempre
utilizzare il simbolo delle parentesi quadre
(es. [i])

ESERCIZIO IPA:

pagnotta [ɔ]

perdita [ɛ], [r]

moglie [o], [ʎ]

sciroppo [ʃ], [ɔ]

LA SILLABA
Le sillabe sono minime unità fonetiche che il nostro organismo è in grado di pronunciare e di
percepire ed esse costruiscono la forma fonica delle parole.

Es: carovana → 8 foni → ca.ro.va.na → 4 sillabe


Ogni sillaba ha un nucleo, che corrisponde ad un picco di sonorità e che si tratta dell’unico
elemento necessario e fondamentale della sillaba. In italiano il nucleo può essere costituito solo
da vocale, mentre in altre lingue, come l’inglese e il tedesco, esistono nuclei sillabici detti
sonoranti (rhythm, laufn).

Il nucleo può essere preceduto e/o seguito da altri elementi:

- Attacco: ciò che precede il nucleo;


- Coda: ciò che segue il nucleo

Porta → Por.ta

Sillabe terminanti in consonante (= con la coda) sono dette chiuse [per’dja.mo]

Sillabe terminanti in vocale (= senza coda) sono dette aperte [‘ta.vo.lo]

STRUTTURE SILLABICHE PREFERENZIALI IN ITALIANO


- CV (consonante-vocale) → ma.no, ca.na.glia, Mi.la.no
- altre strutture frequenti: V (a.mo), VC (al.ce), CCV (sca.la), CVC (col.po),
CCCV (spre.me.re)

Le consonanti non possono combinarsi liberamente nella formazione delle sillabe: esistono
restrizioni fonotattiche caratteristiche delle singole linguae

In italiano sono ammessi i nessi consonantici [spr] (spreco) e [skr] (scrutare), ma non [vsp] (es:
russo)

DITTONGHI E IATI
Dittongo: incontro di due vocali che appartengono alla medesima sillaba, di cui uno è
preminente sull’altro
Es: cuore [‘kwɔ:re], chiaro [‘kja:ro]

- Dittonghi ascendenti: l’elemento più “debole” precede l’elemento più “forte” (la
vocale piena) → fuori, fiori
- Dittonghi discendenti: l’elemento più “forte” (la vocale piena) precede l’elemento più
“debole” → noi [noj]

Iato: incontro di due vocali che appartengono a sillabe diverse, di cui nessuna è preminente
sull’altra

Esempi: paura [pa’u:ra], aereo [a’ɛ:reo]

REGOLE DI TRASCRIZIONE FONETICA


1. La parola va trascritta tra parentesi quadre [‘kwa:dre] → riproduce nel modo più
vicino possibile la pronuncia della parola
2. Si deve segnare l’accento con un apice (‘) prima della sillaba accentata [ma’re:a]
[ca:pi’ta:no]
3. Le consonanti doppie si trascrivono usando due volte lo stesso simbolo: ['makkina]. Nel
caso dei suoni affricati [ts], [dz], [tʃ] e [dʒ], si raddoppia soltanto il primo simbolo: [tts],
[ddz], [ttʃ] e [ddʒ]

porta [‘pɔr:ta]

pacco [‘pa:kko]

carpaccio [kar’pattʃo]

Papa [‘pa:pa]

papà [pa’pa]

4. La lunghezza vocalica:
Si segnano due punti (:) dopo la vocale in sillaba tonica aperta, tranne nei casi in cui la
sillaba tonica è l'ultima.
Es. pero ['pe:ro] vs. però [pe'ro]
- Si noti, però, che le consonanti nasale palatale [ɲ], fricativa palatale sorda [ʃ],
laterale palatale [ʎ], affricata alveolare sorda [ts] e sonora [dz] in posizione
intervocalica (e cioè tra due vocali) sono sempre pronunciate come doppie in italiano. Se
pertanto l'accento cade sulla vocale immediatamente precedente a questi suoni, la vocale
risulterà breve perché si trova davanti a un suono raddoppiato ([gro'vikʎʎo], non
[gro'vi:ʎʎo])

In italiano alcune vocali sono accentate dette tonico accentate che si trovano in sillaba
aperta

carta [‘car:ta] → corto (sillaba chiusa)


pane [‘pa:ne] → lungo (sillaba aperta)
marea [ma’re:a] → lungo (sillaba aperta)
luglio [‘luʎʎo] → corto
campana [kam’pa:na]
campagna [kam’paɲ|ɲa]

Se l’accento di una parola cade su una vocale tonica che però è seguita da uno di questi suoni
doppi non si mette il raddoppiamento anche se la sillaba è aperta

[gro’vi:ʎʎo] → non così, ma così → [gro’viʎʎo]

scoglio [‘skɔʎʎo]
accidenti [attʃi’denti]
sdegno [‘zdeɲɲo]
rosicchia [roˈzikkja]

5. La consonante nasale si trascrive in tre modi diversi:


- come [ŋ] quando precede una consonante velare ([k] e [g])
- come [ɱ] quando precede una consonante labiodentale ([f] e [v])
- come [n] in tutti gli altri casi

svincolo [‘zviŋkolo]
infondatezza [iɱfonda’tettsa]
6. La lettera /i/ è spesso in italiano soltanto un espediente grafico per rendere dei suoni
palatali o palato-alveolari
Es. gallo [g]
giallo [dʒ]
Carla [k]
Ciarla [

7. Nelle combinazioni approssimante + vocale (es: ione), o vocale + approssimante (es:


zaino), ossia nei dittonghi, le approssimanti vengono indicate con il simbolo IPA
corrispondente ([j] e [w])

Esercizio per giovedì 20/10


enfasi [‘eɱfazi] → non ci sono i due punti perchè la sillaba è chiusa

cigno [‘tʃiɲɲo] ci:gno → la “i” in questo caso è presente perché → REGOLA: se essa è seguita
da un’altra vocale non c’è e la vocale dopo è presente, mentre se la “i” è seguita da
consonante, è presente → es: ciao (la i non è presente nella trascrizione) cigno (la i è presente
nella trascrizione

inchiesta [iŋ’kjɛs.ta] → regola della divisione in sillabe → non esiste in fonetica → La divisione
in sillabe fonetica è diversa da quella ortografica! Quando ci sono due consonanti di fila, queste vanno
sempre separate tra le due sillabe
Es. castano [kas.ta.no]
NB. Il puntino in basso segna il confine di sillaba e non è richiesto nella trascrizione

Bologna [bo’loɲɲa] → Nell’alfabeto IPA non bisogna tener conto delle maiuscole

ancoraggio [aŋko’raddʒo] → non si mette la “i” perchè dopo c’è la vocale “o”

sognò [soɲ’ɲɔ] → se la e e la o se portano l’accento spesso sono aperte

incoscienza [iɱkoʃ’ʃentsa] → non si mette la “i” perchè dopo c’è la vocale “e”

SIMBOLI IPA E GRAFEMI


- Sistemi alfabetici: ad ogni unità (grafemi) corrisponde un suono della
lettera (a ogni lettera corrisponde un simbolo IPA)
- Nell'utilizzare l'alfabeto latino, l'italiano e le altre lingue moderne hanno dovuto risolvere
il problema di scrivere dei suoni che in latino non esistevano e per i quali non esisteva
dunque il grafema

FONOLOGIA
Nella fonetica si registra ogni variazione di pronuncia ed si può definire come una scienza
concreta che ha lo scopo di registrare dettagli di cose concrete, mentre la fonologia è una
disciplina che si colloca in un piano più astratto.

Esempio: <faro> → trascrizione → [‘fa:ro]

In base alla propria pronuncia la trascrizione può cambiare, ma il significato rimane invariato.

Alcune differenze sonore assolvono una funzione comunicativa in una data lingua (cioè
contribuiscono a distinguere significati)

Altre no → [‘fa:ro] vs. [‘fa:to]

La fonologia è una disciplina più astratta della fonetica perché studia l’organizzazione e il
funzionamento dei suoni all’interno di un determinato sistema linguistico → capire qual è il
sistema dei suoni

LA NOZIONE DI FONEMA
Domanda da esame
In italiano “r” e “t”, oltre ad essere foni, sono anche fonemi perché sono foni che in una lingua
assumono valore distintivo, cioè questi questi suoni possono distinguere tra parole con
significati diversi, opponendosi ad altri fonemi → unità minima di seconda articolazione e
della fonologia
Il fonema preso da solo non ha significato, ma se si accostano ad altri foni hanno un valore
distintivo.

AGGIUNGERE ESEMPI PORTOGHESE/ITALIANO


Esempi:
/r rovesciata/ fonema in portoghese, ma non in italiano

/ŋ/ fonema in inglese, ma non in italiano [ankora] vs. ['ankora] =+ l'opposizione non è distintiva
['sin] "peccato" vs. ['sin] "cantare"
in inglese, la differenza tra nasale alveolare o velare è
comunicativamente significativa poiché sostituendo l'una all'altra si ottiene una parola diversa;
l'opposizione identifica i fonemi /n/ e /n/

COPPIE MINIME
PER INDIVIDUARE I FONEMI DI UNA DATA LINGUA, OCCORRE UNA PROVA DI
COMMUTAZIONE: se sostituendo un unico fono in una parola di una lingua si ottiene una
parola diversa, allora esiste un’opposizione tra due fon(em)i (ossia, i due foni hanno anche lo
statuto di fonemi) → Es: [‘ma:le] vs. [‘ma:re]; [‘va:no] [‘vi:no]
Coppie di parole uguali in tutto e per tutto tranne che per un fono

- Due parole che si distinguono per un solo fonema costituiscono una coppia minima
- Un fonema che dà adito a un numero cospicuo di coppie minime ha un alto rendimento
funzionale
cf. invece:
→/s/ vs. /z/: nell'Italia del nord, realizzazione unica [z] in posizione intervocalica →
annullamento delle coppie minime ['kjɛ:ze] - ['kjɛ:se]
→ /ts/ vs. /dz/: una sola coppia, [‘rattsa] (etnia) vs. [‘raddza] (pesce)
→ /e/ vs. /ɛ/ AGGIUNGERE ESEMPIO

COPPIE MINIME E TRASCRIZIONE FONEMATICA


Si trascrivono solo elementi che hanno valore distintivo.
1. È indicata tra barre oblique → [k] vs. /k/
2. Prevede l’indicazione delle sole caratteristiche dotate di valore distintivo, ossia:
- l’insieme dei fonemi dell’italiano
- l’accento
- la lunghezza
3. NON hanno valore distintivo: la lunghezza vocale e gli allofoni
→ QUINDI: non [‘aŋkora] ma /’ankora/

Per individuare una coppia minima:


1. Si fa la trascrizione fonematica
2. Si contano i fonemi: le due parole devono avere lo stesso

Coppie minime: esempio


agiato / arato
Trascrizione fonetica:
[a’dʒa:to] [a’ra:to]

Trascrizione fonematica:
/a’dʒato/ , /a’rato/

1. Conto i fonemi di entrambe le parole:


- a g a t o / a r a t o → 5 e 5 OK
2. Le due parole differiscono per UN SOLO fonema → OK
3. Il fonema in questione si trova nella stessa posizione → OK

Esercizio per lunedì 24/10


FARE LA TRASCRIZIONE FONETICA E FONEMATICA DELLE SEGUENTI
PAROLE:

inflazione
Fonetica: in.fla.zio.ne [iɱ.flat’tsjo:ne]
Fonematica: /infla’zione/

ciance
Fonetica: cian.ce [‘tʃantʃe]
Fonematica: /’tʃiantʃe/

chiodo
Fonetica: chio.do [‘kjɔ:do]
Fonematica: /kjɔdo/

incrocio
Fonetica: in.cro.cio [iŋ’kro:tʃo]
Fonematica: /in’krotʃo/

ghiandola
Fonetica: ghian.do.la [‘gjandola]
Fonematica: /’gjandola/

inquadrare
Fonetica: in.qua.dra.re [iŋkwa’dra:re]
Fonematica: /inkwa’drare/

Esercizio trascrizione fonetica, fonematica e coppie minime


bacio
fonetica: [‘ba:tʃo]
fonematica: /‘batʃo/
baci
fonetica: [‘ba:tʃi]
fonematica: /’batʃi/
COPPIA MINIMA: SI

capitano (militare)
fonetica: [kapi’ta:no]
fonematica: /kapi’tano/
capitano (verbo)
fonetica [‘ka:pitano]
fonematica /’kapitano/

COPPIA MINIMA: SI → l’accento ha valore distintivo e per questo motivo si forma una
coppia minima

inverno
fonetica [iɱ’vɛrno]
fonematica /in’vɛrno/
inferno
fonetica [iɱ’fɛrno]
fonematica /in’fɛrno/

SI LASCIA LA E APERTA NELLA TRASCRIZIONE FONEMATICA PERCHÉ IN ITALIANO


HA VALORE DISTINTIVO
COPPIA MINIMA: SI

corto
fonetica [‘korto]
fonematica /’korto/
colto (part. del verbo cogliere)
fonetica [‘kɔlto]
fonematica /’kɔlto/

COPPIA MINIMA: NO

INVENTARIO FONEMATICO

L’inventario fonematico è l’insieme dei fonemi di una lingua che è stato identificato mediante la
procedura della prova di commutazione (confronto) mediante coppie minime.
Non tutte le lingue hanno gli stessi fonemi: lingue diverse pertinentizzano (selezionano) suoni
diversi, dando luogo a diversi inventari fonematici. In altre parole diverse lingue non scelgono
gli stessi suoni.
ESEMPI:
- Italiano → 30 fonemi (21 consonanti, 7 vocali e due semi-consonanti)
- Francese → 36 fonemi (vocali nasali)
- Tedesco/Russo → 38 fonemi
- Spagnolo → 24 fonemi
- Hawaiano → 13 fonemi
- Rotokas, lingua indo-pacifica (Papua Nuova Guinea) → 11 fonemi (inventario
fonematico più piccolo del mondo finora)
- !xóõ, lingua khoisan (Botswana) → 141 fonemi (122 consonanti)

INVENTARIO FONEMATICO

Fono: realizzazione concreta di un suono Fonema: suono pertinente per distinguere


linguistico analizzato nella sua realtà fisica significati in una lingua, appartiene ad un
cf. ['fa:ro] vs. ['fa:vo] livello astratto

Realizzazioni concrete diverse → variazioni di pronuncia

Le parole [‘fa:uo] o [‘fa:ro] contengono un allofono, ossia una realizzazione fonetica priva di
carattere distintivo sul piano fonologico perché non dà luogo a coppie minime (in questo caso,
realizzazione diversa dovuta a una differenza di pronuncia)

Allofoni: diverse realizzazioni concrete di un fonema. Associati al fono più normale e


frequente: → vibrante [r]

ALLOFONIA: VARIANTI LIBERE E COMBINATORIE

Nell'esempio precedente, la scelta dell'allofono di /r/ non dipende dal contesto; [r] [u] e [ꓤ]
sono varianti libere → appaiono in contesti dove possono occorrere anche gli altri allofoni
dello stesso fonema, senza restrizioni strutturali (es. pronunce regionali, varianti individuali)

→ Varianti libere: dipendono dal singolo individuo e sono libere dal contesto
Consideriamo la distribuzione delle consonanti nasali [n], [ŋ], [ɱ] in italiano:
- [n] → all'inizio di una parola («naso»), tra due vocali (<mano, panno>), in coda di
sillaba davanti ad un 'occlusiva dentale (<stenda, canto>), alla fine di una parola
(<con>)
- [ŋ] → solo davanti ad una consonante velare (<banca, rango>)
- [ɱ] → solo davanti ad una consonante labiodentale (<anfora, invano>)

→ I tre allofoni non compaiono mai negli stessi contesti e sono quindi in distribuzione
complementare: la scelta dell'allofono è condizionata dal contesto; [n] e [m] sono varianti
combinatorie, hanno carattere sistematico e sono realizzate da tutti i parlanti della lingua

Allofoni che corrispondono a varianti combinatorie → avviene in combinazione al fono che


segue, tutti i parlanti italiani fanno così

Differenza di pronuncia che non ha carattere distintivo, non rientra nella trascrizione fonematica

Varianti combinatorie: corrispondono alle consonanti nasali italiane, che sono caratterizzate da
una variazione di pronuncia. Hanno carattere sistematico e sono realizzate da tutti i parlanti della
lingua; sono inoltre condizionate dal contesto

Trascrizioni fonetiche

rinchiuso [riŋ’kju:zo]
agnolotto [aɲɲo’lɔtto]
acciuffare [attʃuf’fa:re]
disguido [diz’gwi:do]
infanzia
generoso

ESERCIZI PER MARTEDÌ 25/10


scalo
[‘ska:lo]
/’skalo/
scialo
[‘ʃa:lo]
/’ʃalo/
NO

Marte
[‘marte]
/’marte/
Marche
/’marke/
Si

Pina
[‘pi:na]
/’pina/
pigna
[‘piɲɲa]
/’piɲɲa/
No

gioco
[‘dʒɔ:ko]
/‘dʒɔko/
roco
[rɔ:ko]
/rɔko/
Si

pesche
[‘pe:ske]
/’peske/
pesce
[‘peʃʃe]
/’peʃʃe/
No
MORFOLOGIA
OGGETTO DI STUDIO DELLA MORFOLOGIA
Branca della linguistica che si occupa di studiare la struttura delle parole delle lingue del mondo
-> livello di analisi superiore: significante in quanto portatore di significato
Unità di analisi:
- Morfema = unità minima di prima articolazione (es: can-e)
- Parola = nozione che si presenta al parlante con evidenza intuitiva
La nozione di parola: una definizione problematica
Variazione interlinguistica della “parola”:
- In altre lingue come il tedesco, turco e nederlandese, esistono delle parole che vengono tradotte
come delle vere e proprie frasi che magari in altre lingue non esistono

A livello intralinguistico:
- Luna di miele, cibo per cani, chiedere scusa
- Nontiscordardimé

Anche se complesse o graficamente separate, esprimono un costituente semantico, ossia un solo


significato globale e unitario

Tipi di parole:
- Lessicalizzazioni: nontiscordardimé è un’unità originariamente frasale che si comporta
come nome, non è più analizzabile secondo le regole produttive della grammatica
- Nomi giustapposti: divano letto, scuola guida, lista nozze
- Polirematiche: espressioni multiparola -> palla al piede, sala d’attesa, ferro da stiro
- Binomi coordinati: parole legata da preposizione -> anima e corpo, usa e getta, gratta e
vinci
- Verbi sintagmatici: verbo + avverbio -> buttare via, mettere sotto (investire), tirare su
(allevare), stare dietro (prendersi cura di), far fuori (uccidere), mettere dentro
(imprigionare)
- Parole macedonia: parole composte da segmenti di parole indipendenti -> smog = smoke
+ fog, motel = motor + hotel, brunch = breakfast + lunch, vlog = video + blog

Secondo L. Carroll “ two meanings packed in one word”, è il primo che parla di “parole
macedonia”, in Italia sarà Migliorini

Parola fonologica
Una parola fonologica è una sequenza di una o più sillabe avente autonomia dal punto di vista
fonologico
Casi problematici di questa definizione:
- Composti: dal punto di vista fonologico sono costituiti da due unità distinte, caratterizzate da
due accenti -> tagliaerba [,taʎʎa’erba]
- Clitici: (mi, ti, lo, le…) non hanno autonomia fonologica (non hanno accento indipendente) e
non possono quindi essere considerate parole (fonologiche). Es: Giovanna lo chiamò a gran voce
Parola Morfosintattica
Definita sulla base di quattro criteri:
1) Coesione interna: sono parole gli elementi linguistici che non possono essere interrotti
mediante l’aggiunta di altro materiale linguistico -> leone, ma *lteone, *lieone
2) Mobilità: sono parole gli elementi linguistici che possono spostarsi all’interno di una
frase (conformemente alle regole della lingua in questione).-> un leone è passato, è
passato un leone
3) Isolabilità: sono parole gli elementi linguistici che possono occorrere da soli, cioè che
possono costituire un enunciato (ad es. in risposta a domande) -> “Come si chiama
l’animale che ruggisce?” “Leone”
4) Pausabilità: sono parole gli elementi linguistici che possono essere preceduti e seguiti da
una pausa, ma non interrotti -> ^leone^, ma *l^eone o *leo^ne (^ = pausa)

Parola morfosintattica come nozione prototípica


(Aggiungere tabella)
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(Aggiungi foto)
Riassumendo: criteri di massima per l’identificazione delle parole
Berruto e Cerruti: Parola come "minima combinazione di elementi minori dotati di significato, i
morfemi (.), costruita spesso (ma non sempre) attorno a una base lessicale (…), che funzioni
come entità autonoma della lingua e possa quindi rappresentare isolatamente, da sola, un segno
linguistico compluto, o comparire come unità separabile costitutiva di un messaggio", quindi:
➢ ordine fisso delle parti costituenti (morfemi), che non può essere alterato né con
commutazioni, né con l'inserimento di materiale linguistico;
➢ possibilità di essere preceduta e seguita da una pausa; v spesso (ma non sempre) separata
nell'ortografia;
➢ caratterizzata da un unico accento primario, con pronuncia non interrompibile e
possibilità di essere pronunciata in isolamento.
➢ La parola è un primitivo della teoria morfologica, una nozione sulla quale c'è accordo
intuitivo, ma per la quale non è possibile approfondire l'analisi (Scalise, S. & Bisetto, A., 2008, La struttura delle parole)
ESERCIZI
Trascrizione fonetica:
- Inflazione = [iɱflat’tsjo:ne]
- Proseguiamo = [prose’gwja:mo]
- Baule = [ba’u:le]
- Pagliericcio = [paʎʎe’rittʃo]
- Faina = [fa’i:na]
- Imbroglio = [im’brɔʎʎo]
- Quiete = [‘kwje:te]
Coppie minime:
- Fiocco = [‘fjɔkko]
- Sciocco = [‘ʃɔkko]
- Affetto (faccio a fette) =
- Affetto (amorevolezza) =

ESERCIZI PER GIOVEDÌ 27/10


Trascrizione fonetica
fiammingo [fjam’minŋgo] → prima di “g” e “k” sempre ŋ
sbracciato [zbrat’tʃa:to] → Assimilazione → Processo fonetico che porta due foni ad acquisire
caratteristiche simili
cucchiaio [kuk’kja:jo]

Coppie minime
toglie - toghe [‘tɔʎʎje] /’tɔʎʎe/ - [‘tɔ:ge] /’toghe/ → NO
chiedere-cedere [‘kje:dere] /’kjedere/ - [‘tʃe:dere] /’tʃedere/ → NO
gnocco-Rocco [‘ɲɔkko] /’ɲɔkko/ - [‘rɔkko] /’rɔkko/ → SÌ

La nozione di morfema:
Unità minima di prima articolazione, il più piccolo pezzo significante di una lingua portatore di
significato proprio.
La morfologia studia unità che possiedono dei significanti ma che hanno anche un significato
I morfemi sono classificati attraverso due concetti:
➢ Funzionale: in base alla funzione dei morfemi, al valore che recano nel contribuire al
significato delle parole (i morfemi sono identificati in base alla loro funzione, cioè si
guarda il contributo di ciascun “mattoncino” alla costruzione completa dell’”edificio”
parola) → ESEMPIO: vit-a , vit-al-e → veicolano un contenuto lessicale (quello che la
parola significa, mi fa capire quello di cui stiamo parlando). La radice di questa parola le
danno un significato concreto in quanto esprimono un concetto. Le vocali “a” ed “e”
servono a distinguere il genere della parola; “al” rende il sostantivo “vita” in un
aggettivo. Questo tipo di morfemi serve a creare parole nuove a partire da parole
esistenti.
➢ Posizionale: in bbase alla posizione che i morfemi assumono nella parola e al modo in
cui contribuiscono alla sua struttura → ESEMPIO: de-vit-al-izz-a-re → Esistono
morfemi che si collocano prima e dopo il tema (de-vitalizzare)

Classificazione funzionale
Esistono due tipi di morfemi:

Esprimono il contenuto pieno di una parola, ovvero il suo valore lessicale


Si tratta di una classe aperta perchè accetta parole che tempo fa non esistevano nella lingua
italiana, come la parola computer.
L’inventario dei morfemi lessicali di una lingua continua ad espandersi o a partire dall’esterno
(es: linguaggio giovanile, slang inglese)

Hanno un valore molto più astratto e si suddividono a loro volta in due sottoclassi
- derivazionali → Esempio: “-al” → derivano parole nuove a partire da parole esistenti
- flessionali → flettono la parola e danno luogo a forme diverse di una stessa parola →
Esempio: pizzeri-a, pizzeri-e → esprimono il genere, il numero e tempo, modo e
persona dei verbi

Classificazione posizionale
- Una parola piena deve contenere almeno un morfema lessicale guant-o, dorm-i-re,
asciugaman-o vs il (non contiene una parte lessicale → non è una parola prototipica,
parola vuota)
- Un morfema lessicale da solo, però, non può costituire una parola autonoma (in italiano)
*guant, *dorm, *asciugaman
- Per costituire parole, i morfemi lessicali si combinano con degli affissi, ovvero dei
morfemi grammaticali che si uniscono ad una radice → Diversi tipi di affissi in base
alla posizione che occupano rispetto alla radice, che costituisce il perno attorno al
quale si costruisce la parola

Tipi di affissi:
➢ Prefissi: morfemi grammaticali aggiunti prima della radice e hanno valore derivazionale
➢ ESEMPIO: s-collegare, in-utilizzare, pre-allarme
➢ Suffissi: sono morfemi grammaticali aggiunti dopo la radice e in italiano hanno valore
flessionale oppure derivazionale
➢ ESEMPIO: scolleg-a-re, preallarm-e
→ NB. In italiano, i suffissi di natura flessiva (anche detti desinenze) e

➢ Infissi: sono morfemi grammaticali collocati all’interno della radice → l’infissazione può
creare morfemi discontinui
ESEMPI:
● Italiano → saltello > salterello, topino > topolino, piantina > pianticina, cagnone >
cagnolone: significato connotativo
● Latino → rupi "ruppi" vs. rumpo "rompo"; vici "vinsi" vs. vinco "vinco"
● Greco antico élabon "presi" vs. lambáno "prendo"
● Tagalog (lingua austronesiana, Filippine)
● samahan "accompagnare" vs. sinamahan "ha accompagnato"
● Processo morfologico piuttosto raro nelle lingue del mondo
➢ Circonfissi: sono morfemi grammaticali discontinui (si dividono in due parti), aggiunti
prima e dopo la radice
➢ Esempio: ge + radice verbale + t
➢ tedesco → tanzen “ballare” > getanzt “ballato”
➢ nederlandese → maken “fare” > gemaakt “fatto”
➢ Transfissi: sono morfemi che si incastrano alternativamente dentro la radice, dando
dunque luogo a discontinuità sia nell’affisso che nella radice →“Pettine morfemico”
tipico delle lingue semitiche: il morfema grammaticale si inserisce “a pettine” tra gli
elementi di quello lessicale (in arabo, i morfemi vocalici discontinui dal valore
grammaticale si intersecano secondo moduli regolare a raadici triconsonantiche
ESEMPIO: radice KTB “scrivere” → kataba “egli scrisse”

SCOMPOSIZIONE IN MORFEMI
➔ Come possiamo isolare i morfemi costituenti una parola?
◆ Prova di commutazione: confronto una parola con altre parole molto simili, che
contengano presumibilmente uno o più morfemi che vogliamo individuare
● Dent|ale
● Dent|ista
● Dent|e
● Autunn|ale / al ed e sono due morfemi diversi perché
● Dent|ale /
● dent-: radice del nome dente (oppongo denti a dent-e)
● -al-: morfema derivazionale suffissale, forma aggettivi da nomi
● -e: morfema flessionale suffissale, indica numero singolare

a-soci-al-e → prefisso derivazionale (-a, contrario di sociale), soci ( lessicale), -al (morfema
derivazionale), -e (morfema flessionale) / Abbreviazioni → aDER-sociLESS-alDER-eFLESS

COMPITI GIO 3/11/22 Modernizzazione → ModernLESS-izzDER-azionDER-


eFLESS
Scomposizione in morfemi
Depistaggio → DeDER-pistLESS-aggiDER-oFLESS
Inequivocabilmente → InDER-equivocLESS-abilDER-
menteDER

Riconsiderazione → RiDER-considerLESS-azionDER- indebolimento → inDER-debolLESS-imentDER-oFLESS


eFLESS
incoraggiare → inDER-coraggiLESS-a-reFLESS
Presentabilità → PresentLESS-abilDER-itàDER
rassicurazione → rDER-asDER-sicurLESS-azionDER-eFLESS
allacciabilità → alDER-lacciLESS-abilDER-itàDER gelo [‘dʒe:lo]

spiacevolmente → sDER-piacLESS-evolDER-menteDER zelo [ze.lo]

manto [man.to]
smontaggio → sDER-montLESS-aggiDER-oFLESS

mango [man.go]

Scomposizione in morfemi

irrealizzabile irDER-realLESS-izzDER-abilDER-eFLESS

disgraziato disDER-graziLESS-atDER-oFLESS

inospitale inDER-ospitLESS-alDER-eFLESS

innervosire inDER-nervLESS-osDER-iVOC. TEM.-reFLESS

sfortunatamente sDER-fortunLESS-atDER-(a)menteDER

Vocale tematica → mangi-a-re, ved-e-re, dorm-i-re


→ per capire meglio la regola, bisogna cominciare
a scomporre il verbo dal fondo, in modo da capire
qual è il morfema che non varia: “-re” indica
Trascrizione fonetica l’infinito, mentre “-a”, “-e”, “-i” indicano la
coniugazione di appartenenza
rincrescere [rin’kreʃʃere]

sciabola [‘ʃa:bola] Morfema vuoto → quando è nato il suffisso -mente,


la “a” aveva un valore morfologico vivo, pieno,
tovaglia [to’vaʎʎa] indicando un femminile singolare, mentre al
giorno d’oggi rimane invariabile e quindi va messo
Coppie minime
tra parentesi per indicare che non ha più un valore

Morfema e allomorfo

→ Distinzione parallela a quella che esiste in fonologia tra fonema e allofono: l’allomorfo è la
variante formale di un altro morfema equifunzionale con cui è in distribuzione
complementare

➢ Plurale inglese
○ cats [‘kats]
○ dogs [‘dɔgz]
○ boxes [‘bɑksɪz
➢ Il prefisso negativo in italiano
○ inutile
○ illogico
○ impossibile
○ irrilevante

Supplettivismo

Caso «estremo» di allomorfia che si ha quando, in una serie morfologicamente omogenea, si


trovano forme diverse che intrattengono evidenti rapporti semantici senza evidenti rapporti
formali; frequentemente è spiegabile con la "coesistenza" di lessemi di origine diversa

quando i morfemi di una serie, hanno rapporti semantici (stesso significato, equifunzionali) ma
non hanno nessun evidente rapporto formale e quindi sono diversi. La differenza formale è
quindi estrema.

➔ Paradigma di andare

Presente Presente, futuro, passato remoto

vado andiamo

vai andrò

va andai

vanno andrei

lat. vadere “avanzare (rapidamente)” lat. ambulare “camminare”

Supplettivismo debole e forte

➔ Supplettivismo debole (o parziale): la relazione tra le forme è ancora “visibile”


(Esempio: buy / bought , Arezzo / aretino)
➔ Supplettivismo forte: alternanza dell’intera radice (e non solo di allcuni fonemi)
(Esempio: acqua / idrico , cavallo (da lavoro, latino) / equino , Bologna / felsineo)

➢ In questi casi il rapporto lessicale è “dato”, non ricostruibile, e deve essere memorizzato
come tale

Processi morfologici dell’italiano


In italiano, le parole semplici possono subire diversi tipi di modificazione

- Flessione (morfemi derivazionali)


- Derivazione (morfemi derivazionali)
- Composizione (morfemi composti)

Altri processi sono poco comuni in italiano (serve a esprimere significati pragmatici →
esempio: piano piano → molto piano), ma diffusi in altre lingue:

- Reduplicazione: indon. kursi “sedia”, kursi kursi “sedie”


- Conversione: usare una forma che fa parte di una categoria grammaticale all’interno
di un’altra categoria grammaticale → ingl. water “acqua” → to water “annaffiare”
- Parasintesi:
- Retroformazioni: ingl. editor > edit → cancellando un morfema si ottengono nuove
parole → derivo parole rimuovendo morfemi

Processi morfologici dell’italiano

Famiglie di parole

Sono l’insieme delle parole formate tramite derivazione a partire da uno stesso morfema lessicale

Composizione

Processo morfologico che porta alla formazione di parole nuove, costituite da due o più
morfemi lessicali (contribuiscono alla parola formando il significato concreto)

ESEMPIO:

- it. portacenere → portaLESS+ cenereLESS → [portacenere]LESS


- ing. blackboard → blackLESS + boardLESS → [blackboard]LESS
- francese: porteLESS + monnaieLESS → [porte-monnaie]LESS

Natura dei composti


UomoLESS + ranaLESS → [uomorana]LESS

➢ Mantiene la natura fonologica di due parole: [,wɔmo’ra:na] → nella trascrizione non si


segna l’accento secondario
➢ Ammette la flessione dentro la parola: uominirana e non uomorane
➢ I composti possono essere costituenti più grandi di una parola:
○ articoli ammazzaindagini sulla mafia → composto unico formato da 4 parole
○ a ate-too-much headache; a how-are-you letter

I composti sono parole non prototipiche

I composti in italiano (DA NON STUDIARE)

● nome+nome → pescecane, portafinestra (+ frequente)


● aggettivo+aggettivo → dolceamaro, verdeazzurro
● verbo+verbo → saliscendi, giravolta
● verbo+nome → apriscatole, fermacarte (+ frequente)
● Verbo + avverbio: buttafuori
● Nome + aggettivo: camposanto, cassaforte
● Nome + verbo: manomettere, crocifiggere
● Aggettivo + nome: giallo oro, verde bottiglia
● Preposizione + nome: sottopassaggio, oltrecortina, sottocoperta
● Preposizione + verbo: contraddire, sottomettere
● La composizione, in italiano, forma prevalentemente nomi; la combinazione di un nome ed un verbo può
formare verbi, quella di due aggettivi o, sporadicamente di un aggettivo e di un nome (blucerchiato), di un
avverbio e di un aggettivo (maleducato) o di un verbo ed un nome (mozzafiato) può formare aggettivi

La nozione di testa in composizione

La testa è il costituente che trasmette all’intero composto (parola composta) le caratteristiche


flessionali (flessive) e quelle semantiche (significato)

[campo]NOME + [santo]AGGETTIVO → [camposanto]NOME → testa: campo

➢ Un camposanto è un campo, non un santo

La testa assegna al composto la propria categoria lessicale (nome, aggettivo, verbo,...), le proprie
caratteristiche semantiche (tratti del significato) e i propri tratti della flessione

(es: camera oscura) → testa: femminile → la seconda parte diventa di genere femminile

Individuare la testa: il test dell’è un


[capo]N [stazione]N → [capostazione]N

Il capostazione è un CAPO o una STAZIONE? La testa è capo

→ La testa è sia categoriale che semantica:

CAPO [+animato] [+maschile] STAZIONE

Composti esocentrici ed endocentrici


Il tipo di tipo di composti in cui abbiamo una testa identificabile viene detto endocentrico; non
tutti i composti, però, hanno una testa identificabile:
- Pellerossa: è un pelle? È un rossa?
- È un nativo nordamericano
- Apriscatole: è un apri? È un scatole?
- È un attrezzo

Sono composti esocentrici: non hanno una testa esplicita all’interno della parola, ma rimandano
ad un referente esterno
➔ Tipologia molto produttiva in italiano: verbo+nome
◆ esempi: pelapatate, cavatappi,...
Esercizi
Scomporre in morfemi i seguenti composti, sottolineandone l’eventuale testa:
cavaLESS-tappiLESS → esocentrica
arcoLESS-balenLESS-oFLESS
cavolLESS-fiorLESS-iFLESS
sottoLESS-passaggiLESS-oFLESS
tagliaLESS-erbaLESS
cassLESS-aFLESS-fortLESS-eFLESS
francoLESS-bollLESS-oFLESS

Testa e flessione

➔ Normalmente la flessione avviene sulla testa:


◆ capostazione → capistazione
◆ capolavoro → capolavori
- Pomodoro → è un pomo → perché pomodori?
- Capocannoniere → è un capo → perché capocannonieri?
- Palcoscenico → è un palco → perché palcoscenici?

Esercizi per martedì 8 novembre

Trascrivere le seguenti parole:


rincuorare [rjn.kwo’ra:re]

infelicità [iɱfeli‘tʃi’ta]

angheria [aŋge’ri:a]

ghigliottina [giʎʎot’ti:na]

Coppie minime:

- fieno, pieno [‘fje:no], [‘pje:no] — /‘fjeno/, /‘pjeno/ SÌ

- cina, china [‘tʃi:na] [‘ki:na] — /‘tʃina/, /‘kina/ SÌ

- pesce, pesche [‘pe:ʃʃe] [‘pe:ske] — /‘peʃʃe/, /‘peske/ NO

Scomporre in morfemi:

ArDER-ricchLESS-iVOC TEM-reFLESS

DisDER-interessLESS-amentDER-oFLESS →

ApDER-propriLESS-atDER-(a)menteDER

Morfologia - Esercizi sui composti

SenzaLESS-tettoLESS

MezzoLESS-giornLESS-oFLESS

Accalappia-cani

MarciaLESS-piedLESS-eFLESS

RompiLESS-ghiaccioLESS

Capo-cuoc-oFLESS

Tipologia morfologica

→ Tipologia delle lingue basata sulla struttura delle parole (le prime indagini tipologiche hanno
riportato quello che segue)

Si usano due parametri fondamentali per esplorare e descrivere questa variazione:

1. Indice di sintesi: numero di morfemi individuabile all’interno di una parola, ovvero va a


vedere il numero medio di morfemi che una parola contiene in una lingua (italiano 3,5)
2. Indice di fusione: riguarda la segmentabilità di una parola, ovvero il grado di difficoltà
con cui si riesce a individuare il confine tra morfemi
→ Le lingue del mondo realizzano in base a questi parametri quattro tipi linguistici
fondamentali

LINGUE ISOLANTI (a morfologia 0) - ESEMPIO: CINESE MANDARINO

Sono caratterizzate da una mancanza quasi totale di morfologia:

- Indice di sintesi (quanto sono lunghe le parole) minimo: le parole sono


monomorfemiche e c’è una corrispondenza tra morfemi e significato (semantica)
- Non si può parlare di indice di fusione in quanto si ha un solo fonema e si può affermare
che: una parola = un morfema, quindi i morfemi non si combinano tra loro e non ci sono
confini tra morfemi, ma solo tra parole
- I nomi non si distinguono per caso, genere e numero
- I verbi non presentano differenze di persona, numero, tempo e modo
- Le stesse parole possono funzionare come nomi e verbi

➢ Dato che parole possono svolgere più funzioni sintattiche, l’ordine delle parole e gli
indicatori lessicali (avverbi di tempo, etc.) hanno un’importanza fondamentale

wǒ ài tā, dànshi tā bù ài wǒ

io amare lei ma ella non amare io

“io la amo, ma lei non mi ama”

zuòtiān hái xiàyǔ

ieri ancora piovere (lett. “scendere acqua”)

“ieri pioveva ancora”

➢ Una stessa parola può svolgere più funzioni sintattiche senza alterare la sua
configurazione formale
○ Vietnamita

L’inglese è una lingua isolante?

➢ La maggior parte delle parole semplici sono invariabili


○ I nomi non presentano differenza tra maschile e femminile (cat “gatto/gatta”)
○ Gli aggettivi sono invariabili (pretty girl/pretty girls)
○ I verbi al presente hanno una forma per tutte le persone (tranne la terza) e al
passato tutte le persone sono identiche
○ L’ordine delle parole è molto rigido

NO, ma è tipologicamente vicino al cinese

LINGUE AGGLUTINANTI

Le parole hanno una struttura complessa, ma ogni morfema esprime un solo significato
(principio ”una forma - una funzione”)

➢ Indice di fusione minimo: le parole sono lunghe e costituite da molti morfemi


che si dispongono in sequenza senza che i rispettivi confini si confondono: si
parla quindi di alta segmentabilità
➢ Parole spesso lunghe, che hanno tanti affissi quante sono le relazioni grammaticali
espresse

Lingue agglutinanti: turco, ungherese, finnico, basco, giapponese, coreano, malay

LINGUE FUSIVE

Le parole hanno una struttura complessa dove spesso un solo morfema assume più funzioni e
sono frequenti le irregolarità

➢ Indice di fusione massimo: i confini tra morfemi perdono visibilità e rendono


difficile la segmentazione
➢ Indice di sintesi medio-basso: I morfemi sono meno perché sono presenti i
morfemi multifunzionali, per questo ne servono di meno in ogni parola
➢ Svanisce la corrispondenza biunivoca “una forma = una funzione”, perché più
funzioni si “fondono” in un unico morfema, formando i cosiddetti morfemi
cumulativi
➢ Spesso una stessa forma si ritrova in più contesti con valori diversi
○ Esempio:

Lingue fusive → lingue indoeuropee


LINGUE POLISINTETICHE

→ Le parole esprimono tutte le relazioni che nelle altre lingue sarebbero espresse da una frase
intera

➢ Indice di sintesi massimo: all’interno di una parola si ha un numero molto


elevato di morfemi
➢ Indice di fusione medio: molti morfemi che possono fondersi
○ esempi: eschimese, lingue amerindiane, lingue paleosiberiane, lingue
australiane
○ Yupik siberiano (famiglia eskimo-aleutina) angya-ghlla-ng-yug-tuq
barca-ACCRESCITIVO-comprare-DESIDERATIVO-3PERS.SING “egli
vuole comprare una grande barca”

→ Giustapposizione di più morfemi lessicali in una sola parola: il verbo “incorpora” i suoi
argomenti e i complementi

Tipologia del rapporto tra morfemi e parole

- Lingue isolanti: corrispondenza tendenziale 1:1 tra morfema e significato, confini stabili tra
morfemi, molte parole-funzione in luogo di affissi, molte parole monomorfemiche

- Lingue agglutinanti: corrispondenza tendenziale 1:1 tra morfema e significato, confini stabili
tra morfemi, parola tipica formata da più morfemi

- Lingue fusive: morfemi gramma;cali frequentemente cumula,vi (rapporto 1:>1 tra significa; e
morfemi), confini tra morfemi sogge@ a erosione, parola ;pica formata da più morfemi

- Lingue polisintetiche: caso estremo di agglu;nazione, parole che incorporano più morfemi
lessicali

Esercizi per giovedì 10


SottLESSacetLESS-iFLESS

DopoLESS-guerraLESS

StuzzicaLESS-dentiLESS

BagnLESS-asciugaLESS

MaleLESS-odorantLESS-eFLESS

MangiaLESSnastriFLESS

CascaLESS-mortLESS-iFLESS

CacciaLESS/vitLESS-eFLESS

CapoLESSsquadraLESS

Sintassi
Oggetto d’indagine della sintassi

→ livello di analisi che ha per oggetto la combinazione delle parole e la struttura delle frasi (<
greco syntaxis: sin ‘insieme’ + tássein ‘ordinare’) = disciplina che studia le parole come
vengono ordinate insieme, meccanismo di combinazione della parole in una lingua

→ grazie alle nostre capacità come madrelingua riusciamo a capire quando una frase è
ordinata correttamente, sentiamo come suona

Es: La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte

*Il Pietro pianoforte bene di ragazza suona la

→ componente centrale del linguaggio: il significato dipende dalle strutture che la


sintassi genera

Es: (Pietro ama Maria è diverso da Maria ama Pietro) = il messaggio cambia in base all’ordine
delle parole, manipolo il significato

→ Attribuire il valore a delle parole anche se inventate

Es: Ma intanto il sole schicchera gigliese / e sgnèllida tra cròndale velivine (Maraini) = sapere
esattamente dove mettere le parole quando le combino insieme

→ Le combinazioni delle parole possono essere ben formate o no indipendentemente dal


senso delle parole stesse = potenziale autonomia della sintassi rispetto alla semantica

Es: Colourless green ideas sleep furiously (Noam Chomsky)

*Furiously sleep ideas green colourless

Lessico, sintassi e semantica


Il significato di una frase (semantica) non dipende solo dagli elementi lessicali che la
compongono, ma anche dal modo in cui sono combinati (sintassi), che si trova tra il lessico e la
semantica.

Unità dell’analisi sintattica

Frase: entità linguistica che funziona come unità comunicativa, che costituisce un blocco
autosuciente nello scambio internazionale:

ES: scrivo una cartolina, spegni la luce, Mario ha incontrato un collega in aeroporto...

→ tipicamente, contiene una predicazione espressa da verbi, ma non sempre (es: Carino
questo film! - Un gelato, per favore - Italia fuori dai gironi) = FRASI NOMINALI: messaggi
autosucienti in cui la predicazione è trasmessa da nomi o aggettivi

Sintagma: minima combinazione di parole che funzioni come unità della struttura frasale; i
sintagmi si collocano a un livello intermedio tra la parola e la frase è hanno complessità e
autonomia variabile (sotto blocchi della frase, costituita da raggruppamenti di parole)

Parola → sintagma → frase

Es: a casa di Luca, con il cannocchiale, un quadro di Schiele, scappiamo!

Testa dei sintagmi


Elemento minimo che da solo possa fungere da sintagma; se viene eliminato, il gruppo di
parole perde la sua natura sintagmatica

La testa determina la categoria dell’intero sintagma

Sintagma nominale (SN): costruito intorno a un nome; la testa è N (es: la copertina blu -> la
copertina, copertina blu MA *la blu)

Sintagma verbale (SV): costituito intorno ad un verbo; la testa è V (es: ho dormito bene, vado al
parco)

Sintagma aggettivale (SAgg): costituito intorno ad un aggettivo; la testa è AGG (es: molto unito
a Gianni, poco intelligente)

Sintagma preposizionale (SPrep): costituito intorno ad una preposizione; la testa è Prep (es: per
Parigi, con la matita)

Sintagma avverbiale (SAvv): costituito intorno ad un avverbio; la testa è Avv (es: abbastanza
rapidamente, molto bene)

Caso un un po’ speciale: la preposizione testa da sola non è utilizzabile come sintagma (per
Parigi, ma *per); tuttavia, la preposizione “regge” il SN che introduce

Es: Ex urbe reges exacti sunt = “I re furono scacciati dalla città” Ad urbem appropinquo = “mi
avvicino alla città”

Attenzione: alcune parole conoscono sia uso avverbiale, sia uso preposizionale

→ Maria arrivò dopo

→ Maria arrivò dopo cena / dopo di lui

Strutturazione dei sintagmi


Analisi in costituenti immediati

Il principio generale per l’analisi delle frasi è ancora una volta basato su scomposizione e
segmentazione:

- Fonologia: fonemi
- Morfologia: morfemi
- Sintassi: sintagmi e parole

Scomposizione di una frase in costituenti immediati: analisi organizzata su più (sotto) livelli, fino
al livello ultimo, quello delle parole; i costituenti individuati per ogni livello sono i costituenti
immediatamente desumibili dal livello superiore, ossia i “pezzi” sempre più piccoli, di cui è
costituita una frase. Permette di:

- “Tagliare” correttamente le frasi individuando i costituenti di ogni sottolivello


- Rappresentare concatenazioni e dipendenze tra i costituenti di una frase

Diagrammi ad albero
ESERCIZI: tracciare il diagramma ad albero della frase

Mio cugino ha comprato una macchina Il treno ad alta velocità è partito dalla
nuova stazione
Determinanti

→ Per la loro distribuzione (= i contesti sintattici in cui compaiono), possiamo considerare


articoli, aggettivi dimostrativi, quantificatori come determinanti (Det), ossia parole funzione
che si trovano davanti ad un nome per “determinare” il referente indicato dal nome stesso

ESEMPIO:

Gerarchia delle strutture sintattiche

→ In un albero, ogni elemento sul ramo di destra di un nodo è in relazione diretta (ad es.
modifica, o è modificato) con quello alla sua sinistra sotto lo stesso nodo (costituente fratello)
Esempio: Una ragazza molto bella

I casi di ambiguità sintattica

Interpretazione 1: l’anziana trasporta una spranga

Interpretazione 2: un uscio datato impedisce un non meglio precisato passaggio

Il libro di favole di Fedro

→ Fedro è autore delle favole o proprietario del libro?

Interpretazione 1: Fedro è autore


Interpretazione 2: Fedro è proprietario

Il vigile ha scontrato la donna col motorino

Interpretazione 1: la donna è sul motorino e viene scontrata dal vigile

Interpretazione 2: il vigile è sul motorino e ha scontrato la donna

Diagramma ad albero: il sintagma avverbiale

Educatamente Mario è uscito dall’aula studentesca

Il sintagma avverbiale spiega come è avvenuta l’intera situazione

Esercizi per martedì 15/11

- Trascrizioni fonetiche:

rischioso [ris’kjo:zo]
conchiglia [kon’kiʎʎa]

accidia [at’tʃi:dja]

linguistica [lin’gwistika]

- Coppia minima:

zero [‘dze:ro] /’dzero/

pero [‘pe:ro] /’pero/

- Scomposizione in morfemi:

porcospino → porcoLESS-spinLESS-oFLESS calcolatrice → calcolLESS-atricDER-eFLESS

schiaffeggiare → schiaffLESS-eggiDER-aVT-reFLESS calciomercato → calcioLESS-mercatoLESS

portaerei → port(a)LESS-aereiLESS incontentabile → inDER-contentLESS-abilDER-eFLESS

rispecchiare → riDER-specchiLESS-aVT-reFLESS rimboschimento →rimDER-boschLESS-imentDER-


oFLESS
scioglievolezza→ sciogliLESS-evolDERezzDERaFLESS

Albero sintattico: Il giardiniere del parco pubblico ha potato le rose con grandi cesoie

TIPOLOGIA SINTATTICA

L’ordine dei costituenti (elementi della frase) basici nelle lingue del mondo

S(oggetto, V(erbo), O(ggetto)

Esistono sei ordini logicamente possibili: SVO, SOV, VSO, VOS, OVS, OSV
POSSIBILI SPIEGAZIONI ALLA BASE DEGLI ORDINI DEI COSTITUENTI PIÙ
FREQUENTI

▹ Tipicamente, il soggetto coincide con il topic, ossia l’entità nota su cui si predica qualcosa
di nuovo → Se il soggetto precede il verbo, la frase è più facile da produrre, ma soprattutto da
processare e comprendere

▹ Principio di precedenza: prominenza e priorità logica del soggetto (spesso, referente che
compie l’azione) rispetto all’oggetto (spesso, referente che la subisce): il soggetto tende a
precedere l’oggetto

▹ I due ordini più frequenti in assoluto, ossia SOV e SVO (= circa 87% delle lingue del mondo)
rispettano anche il principio di adiacenza: il verbo e l’oggetto tendono ad essere contigui
(vicini), data la dipendenza semantica e sintattica dell’oggetto dal verbo

→ VOS e OVS violano il principio di precedenza; OSV li viola entrambi; sono quindi ordini
dispreferiti nelle lingue del mondo (solo 3%!)

Pragmatici: ciò che è più importante (S) viene prima

➢ Principio di preminenza cognitiva: la prima posizione della frase è solitamente


riservata ai costituenti cui si vuol dare una rilevanza maggiore nell’atto comunicativo

Iconici: elementi vicini a livello semantico (V & O) tendono a essere vicini nell’ordine della
frase
➢ Strategia di information packaging: la disposizione lineare del materiale linguistico è
legata all’organizzazione mentale dell’informazione

Visto che la mente (percezione della realtà, concettualizzazione delle esperienze, organizzazione
mentale dei concetti) è uguale per tutti gli uomini, caratteristiche linguistiche costanti sono da
ricondurre a caratteristiche costanti della mente umana

UNIVERSALI ASSOLUTI

Tutte le lingue del mondo si comportano allo stesso modo in relazione ad un solo parametro

● Tutte le lingue del mondo hanno vocali e consonanti


● Tutte le lingue del mondo hanno vocali orali
● Tutte le lingue del mondo hanno una costruzione negative
● Tutte le lingue del mondo hanno termini specifici per “occhio” e “bocca”
● Tutte le lingue del mondo hanno un sistema pronominale composto per lo meno da due
persone

➢ Requisiti imprescindibili spesso motivati in base a caratteristiche anatomiche o a fattori


psicologici o pragmatici
SCOMPOSIZIONE IN MORFEMI
deDER-teLESS-inDER-atDER-oFLESS

inDER-fornLESS-aVT-reDER

reggiLESS-calzeLESS

riDER-modellLESS-amentDER-oFLESS

acDER-contentLESS-aVT-reDER

pescLESS-eFLESS-pallaLESS

sordoLESS-mutLESS-oFLESS

paurLESS-osDER-(a)menteDER

CENNI DI PRAGMATICA

Oggetto di indagine della pragmatica → Parlare come agire sociale nel mondo: la pragmatica
si occupa dell’impiego e dell’effetto dei segni sul comportamento dei partecipanti alla
comunicazione
La pragmatica tratta l’uso linguistico in un determinato contesto, ovvero socialmente e
culturalmente situato e l’effetto che questo impiego ha su coloro che partecipano alla
comunicazione.

Il pragmatismo filosofico studia l’agire umano, mentre la pragmatica linguistica studia il


rapporto che c’è tra le espressioni linguistiche e il contesto nel quale esse vengono usate

Pragmatica: termine introdotto da Morris (1938) → distingue tra

● Sintassi, studio della relazione tra i segni tra loro


● Semantica, studio della relazione tra segni e oggetti cui si riferiscono
● Pragmatica, studio della relazione tra segni e loro interlocutori

→ Parlando, compiamo delle scelte in base al contesto per perseguire degli obiettivi comunicativi

GLI INGREDIENTI DELLA PRAGMATICA (S.P.E.A.K.I.N.G.)

Sono stati individuati da Dell Hymes nel 1940 e sono:

● Situation → scena culturalmente definita (esempi: litigio, seduta di laurea, ecc.)


● Participants → parlante, ascoltatore, uditorio
● Ends → scopi dell’interazione
● Acts → atti linguistici
● Keys → chiavi di lettura del discorso (critica garbata vs polemica)
● Instrumentalities → mezzo comunicativo e varietà di lingua (scritta vs parlata)
● Norms → ad. es., massime della conversazione e cortesia linguistica
● Genres → tipologia di discorso: interrogazione, conversazione, predica, ecc.

Competenza comunicativa “riguarda quando parlare e quando tacere, e cosa dire, a chi,
quando, dove e in quale modo” (Hymes 1972)

Atti linguistici

Speech act: unità minima della comunicazione, che ci consente di compiere, con mezzi
linguistici, un’azione sociale (Searle 1969)

Codifica al suo interno l’idea di azione, di qualcosa di concreto


Producendo un atto linguistico,

- Diciamo qualcosa → atto del dire (locutorio)


- Compiamo un’azione → atto nel dire (illocutorio)
- Provochiamo un effetto → atto con il dire (perlocutorio)

Livello illocutivo

Il significato di un atto linguistico è composto da

- un contenuto, interpretabile in riferimento al contesto


- una componente illocutiva, che stabilisce il tipo di atto che stiamo compiendo con l’enunciare
una certa proposizione

Fa caldo oggi

Previsioni del tempo in TV (un’affermazione)

Al vicino in sala d’attesa, la finestra è chiusa (una richiesta)

Al marito che sta uscendo col cappotto (un consiglio)

Su un ascensore a uno sconosciuto (un fatismo) → usare la lingua per riempire un silenzio,
senza uno scopo definito

L’intenzione comunicativa del parlante viene interpretata in base:

- al contesto
- alle conoscenze condivise
- agli indicatori di forza illocutiva

IL PRINCIPIO DI COOPERAZIONE DI GRICE

→ Conversazione come tipo particolare di comportamento umano cooperativo e razionale


→ Normalmente, quando parlaimo seguiamo delle tendenze (norme pragmalinguistiche) che
nessuno ci ha insegnato e che abbiamo imparato osservando gli altri mentre parlavano, fanno
si che l’interazione proceda senza intoppi, in base agli scopi condivisi e in un tempo
ragionevole. Quando parliamo, quindi, seguiamo dei principi cooperativi che abbiamo
imparato dall’ambiente che ci circonda → principio di cooperazione

LE MASSIME DI GRICE

1) Massima della quantità: dai un contributo appropriato sotto il profilo della quantità
di informazioni → Esempio: “che giorno è oggi?” → tipicamente rispondiamo “Il
21/lunedì”, ma non diremmo mai “lunedì 21 novembre 2022 dopo Cristo”
2) Massima della qualità (non dire cose che credi false o che non hai prove per
dimostrare che siano vere) → Esempio: sono le dieci (ho buoni motivi di credere che lo
sono: ho un orologio, l’ho sentito alla radio, la campana ha battuto le dieci)
3) Massima della relazione: (sii pertinente) → Esempio: “Quella ragazza è proprio
simpatica” “Ti va una spremuta?”
4) Massima del modo: (sii chiaro: fa in modo che ciò che dici sia comprensibile e ordinato;
evita ambiguità d’espressione)

VIOLAZIONE DELLE MASSIME

1) Ironia:
2) Reticenza: (due professori interrogano a un esame) “Com’è andato quello studente?”
“Sa l’italiano” (l’informazione non è falsa ma è insufficiente: infanta la massima della
quantità”
3) In ossequio a un’altra massima: “Dove abita Gianni?” “In qualche posto del nord
della Puglia, tra il Gargano e Barletta (il parlante viola la massima della quantità per
non violare quella della qualità, in quanto ritiene di non saperne abbastanza per essere
più preciso”)
4) Per ristabilire atteggiamenti cooperativi: Se A e B discutono animatamente, C può
interromperli e cambiare bruscamente argomento per farli smettere

→ Violazione intenzionale, motivata e chiaramente interpretabile: non ostacola ma facilita lo


scambio

I CARDINI DELLA COMPETENZA PRAGMATICA

Secondo Robin Lakoff, la competenza pragmatica si basa su due principi:


1) Sii chiaro ( → principio di cooperazione di Grice/massima del modo)
2) Sii cortese
a) Regola 1: Distanza (tieni le distanze, non importi)
b) Regola 2: Differenza (offri delle alternative)
c) Regola 3: Camaraderie (sii amichevole, metti l’altro a suo agio)

→ Secondo Lakoff, la cortesia è un sistema di relazioni interpersonali che devono facilitare la


comunicazione minimizzando un conflitto/disaccordo e favorendo l’armonia interazionale,
con delle norme e delle strategie linguistiche

CORTESIA E FACCIA

(Brown & Levinson, 1978)

Secondo loro, la cortesia ha a che fare con una nozione sociologica, ovvero la faccia, espressione che
appunto deriva dalla sociologia.

Che cos’è la faccia? → Ciò che ogni individuo mette in gioco nella comunicazione e nella relazione
con gli altri, ossia l’immagine di sé; il valore sociale positivo che ognuno rivendica attraverso il suo
comportamento (Goffman, 1964)

Cortesia → L’insieme delle strategie per salvaguardare la faccia propria e altrui per tutelare l’armonia
sociale

Scusa, potresti mica aiutarmi a tirare giù la mia valigia che è pesantissima? → Tipicamente in
queste situazioni chiediamo scusa non perché abbiamo fatto un danno, ma perché invadiamo
lo spazio dell’altro
STRATEGIE DI CORTESIA

- Strategie positive: mostrano all’interlocutore interesse e vicinanza nei suoi confronti,


proteggendo così la faccia positiva
- Ehi, ciao bro → solidarietà, “we code”
- A: Bisogna andare a fare la spesa
- B: Certo, ma ora sto lavorando → accordo
- A: Pronto, ciao! Come stai? Senti volevo chiederti un favore → interesse
- Strategie negative: offrono all’interlocutore la possibilità di rifiutare quanto gli viene
richiesto o detto, proteggendo così la faccia negativa
- E ora ci vorrebbe un bel caffè! → chi lo fa?
- Non è che ha degli avocado? → mi preparo a un rifiuto
- Vieni un attimo → ti disturbo, ma non per molto

FACE THREATENING ACTS (FTAs)

→ La faccia (propria e altrui) deve essere costantemente riconosciuta e preservata nelle


interazioni

→ Alcune azioni comunicative, infatti, hanno il potere di minacciarla (FTAs): occorre


attenuare la forza illocutiva della minaccia attraverso strategie di cortesia linguistica

➢ Atti che compromettono la libertà del destinatario (= la sua faccia negativa):


○ ordini, richieste, consigli, minacce, provocazioni
○ offese
○ promesse che pongono il destinatario in una posizione di debito o gratitudine
➢ Atti che segnalano critica, indifferenza o disinteresse nei confronti del destinatario (=
attaccano la sua faccia positiva)
○ critiche, rimproveri, accuse, insulti, lamentele
○ riferimento alla “merce non franca”, ovvero degli argomenti “tabù” della società, come
la politica, la sanità, il voto preso ad un esame, ecc. ecc. (Goffman, 1971)

Strategia positiva o negativa:


1) (Durante una riunione, in luglio, le finestre sono chiuse) Non vi pare faccia un po' caldino qui dentro?
Strategia negativa
2) (Email a un collega) Ciao XX, spero tutto bene. Hai tu il verbale dell'ultima riunione? Strategia positiva
3) Scusa, posso mica chiederti una cosa al volo? Strategia negativa
4) Se passi dal centro, non è che mi porteresti un pochino di pane? Strategia negativa
5) Volevo un etto di crudo, per favore. Strategia positiva
6) Guardi, forse proverei anche la taglia più grande. Strategia positiva
7) Pronto, ciao, scusami se ti disturbo. Hai per caso un momento? Strategia negativa
8) Le darei uno sciroppino da prendere alla sera.Strategia positiva

sciroppo [ʃi’rɔppo]

sdebitò [zdebi’tɔ]

Agnese [aɲ’ɲe:ze]

zuccherato [dzukke’ra:to]

manto [‘manto] /’manto/

mango [‘maŋgo] /’mango/

Cina [‘ci:na]

china [‘ki:na]

SI

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