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Capit.1 il campo
Chi studia l’apprendimento linguistico?
1) La linguistica – descrizione delle lingue naturali
2) La psicolinguistica – processi e strategie mentali nei
processi di apprendimento.
3)La sociolinguistica – fattori contestuali/ambientali che
favoriscono l’apprendimento di una lingua
L1, L2 e LS
L1 è la lingua materna di ciascun parlante. È possibile avere
più di una L1, es. i bambini con due genitori di nazionalità
diverse.
L2 – o seconda lingua – è una lingua appresa nel paese
dove essa è abitualmente parlata (ad es. l’italiano appreso
in Italia dagli studenti Erasmus o dagli immigrati)
LS – o lingua straniera – è una lingua appresa, a scuola, in
un paese dove non è abitualmente parlata (ad es. l’inglese
appreso nelle scuole italiane) (per comodità useremo
L1prima lingua e L2 seconda lingua)
Slaid prof.
(i criteri che differenziano L2 da L1 sono 3)
cronologia: L2 si impara dopo la L1
competenza: generalmente la L2 si conosce meno bene
della L1
uso: la L2 si usa in genere meno spesso della L1
slaid prof
Acquisizione e apprendimento
è linguisticamente competente?
è metalinguisticamente competente?
è comunicativamente competente?
slaid prof
Che cos’è l’errore nel processo di apprendimento di L2?
E’ indice di uno stadio particolare dell’interlingua e del
processo di apprendimento e si dicono– errori intralinguistici
o evolutivi se legati alla L2
Se legati alla L1 sono detti – errori interlinguistici
(sistematicità)
Parar 4 La modularità
Il complesso processo di apprendimento di L2 si può
considerare come un complesso di processi separati,
ognuno dei quali costituisce un modulo.
La modularità porta a due considerazioni
1) se ognuno dei moduli o processi dell’apprendimento
obbedisce a principi diversi (es. l’apprendimento della
morfologia obbedisce a principi non molto diversi da
quelli della sintassi, ma quello della pronuncia obbedisce
a principi diversi da quelli della grammatica, )la
modularità permette di spiegare perché un apprendente
può avere un’ottima pronuncia ma un pessimo
vocabolario.
2) la modularitàci dice che l’intervento (cioè il metodo di
insegnamento) per rendere più efficiente
l’apprendimento deve essere diverso in base al modulo
da insegnare.
Input e intake
L’input è qualsiasi esempio o «pezzo»(film, cassetta,
conversazione orale, scritti) della L2 al quale l’apprendente
è esposto. Cioè per imparare L2 è necessario che
l’apprendente(Tommaso)abbia a disposizione esempi di
L2=INPUT.
Quando l’input diventa produttivo, cioè si traduce in
apprendimento, diventa intake.
L’input( inteso come il tipo di lingua a cui l'apprendente è esposto e a partire dal
quale costruisce la suaL2) è strutturato
L'input orale è un suono continuo, e può essere che tra le
parole emesse da parlante ci sia poco intervallo di tempo,
così poco, che Tommaso non capisce cosa dica il
parlanteL2 nativo.
L’apprendente di L2,(Tommaso) cognitivamente maturo e
scolarizzato, può fare affidamento sulle sue conoscenze
linguistiche di L1, per capire il parlante in L2: dalla
linguistica generale sappiamo che l’input è organizzato in
strutture, queste sono in parte comuni a tutte le lingue,
in parte specifiche.
Sono le cosiddette conoscenze generali del linguaggio o
UniversaliLinguistici cioè sono le proprietà ricorrenti in
tutte le lingue(es. le parole sono composte di sillabe) quindi
Tommaso le ha dalla sua per capire l’input in L2, cioè per
capire l’enunciato in L2 sfrutta:
Le conoscenze generali del linguaggio, in quanto parlante di
almeno 1 lingua
Le conoscenze specifiche di L1
Le conoscenze parziali di L2
Le eventuali conoscenze parziali o meno di altre L2
1.
Tutti gli studi dimostrano che l’input negoziato oralmente è
più facile da comprendere dall’input modificato solo dal
parlante natio in modo unilaterale. Stabilito che l’input
promuove la conversazione, fa lo stesso anche per
l’apprendimento? (capit.4)
Parag. 2
L'ascolto
Ascoltare una conversazione coinvolge tutti i livelli di analisi,
e si conclude con vari tipi di comprensione, infatti tra il non
capire ed il capire tutto, ci sono molte sfumature.
Modello psicolinguistico di Levelt,(la psicolinguistica o
psicologia del linguaggio può essere definita come lo
studio dei fattori psicologici e neurobiologici(del cervello)
che stanno alla base dell'acquisizione, della comprensione e
dell'utilizzo del linguaggio negli esseri umani) con esso
seguiamo il percorso di trasformazione del messaggio da
acustico a compreso.
In che modo la nostra mente elabora/comprende ciò che
ascolta?
Es n. 1, lo scoiattolo scodinzola contento
le parole
udite e le
parole
che si (8) Modello psicolinguistico per la comprensione, Levelt 1989:
trovano L’ascolto è attività complessa, coinvolge tutti i livelli d’analisi (fonologia, morfologia, lessico...).
Inoltre l’esito non è binario.
nel
Come si articola il processo di comprensione?
2 ) l o sk o j a t t o l o sk o d i n t so l a k o n t + n t o
4)
Un tipo particolare di conoscenze generali: quelle che riguardano l’ascoltatore come interlocutore.
7
magazzino, permettendo così di identificare le parole di cui
è composta la stringa fonologica, per cui adesso Tommaso
capisce che nell’esempio dello scoiattolo le parole sono 4
ed hanno quella specifica forma. Dopo l’elaborazione
fonologica, c’è quella grammaticale, che con complesse
procedure di relazione con la parte lemmica delle parole del
magazzino lessicale , le decodifica grammaticamente e
semanticamente. Così Tommaso capisce le 4 parole(ad es.
che lo scoiattolo è un animale) e le loro caratteristiche
grammaticali, ad es. che “lo”della parola “lo scoiattolo”è un
articolo determinativo m.s.,” scoiattolo”è un nome ecc.
A questo punto Tommaso è in grado di capire le parole e sa
come sono in relazione tra loro, ma deve ancora
interpretarle.
3)infatti questo elaborato passa al terzo elaboratore
chiamato l’interprete che accetta la stringa, attiva le sue
procedure e completa la comprensione. Infatti l’interprete è
collegato al magazzino delle conoscenze generali del
mondo (contestuali/extralinguistiche e del co-testo, le regole
dev’avvicendamento dei turni in un dialogo ecc..)
attraverso cui il messaggio viene filtrato, Tommaso ne
stabilisce una corrispondenza con l’enunciato analizzato per
cui la comprensione del messaggio percepito all’inizio è
concluso, e capisce l’enunciato sia dal punto di vista
semantico (significato delle parole) che pragmatico (cioè il
significato della frase nel contesto ambientale ad es. se la
fase la pronuncia un cacciatore, il tono è sadico perché il
cacciatore intende che se lo scoiattolo scodinzola è distratto
e lo può sparare più facilmente).
2)Incrementalità
è la seconda caratteristica delle procedure di elaborazione
attivabile durante l’ascolto. Ricordiamo che ogni procedura
di decodifica del messaggio udito parte da un input e
produce un output che è l’input dell’elaboratore successivo.
L’incrementalità indica che una componente degli
elaboratori può iniziare dall’output ancora incompleto della
procedura precedente.
Es. a natale a Napoli nevicava.
in Tommaso la parola “a natale”,come detto prima, dovrebbe
, di regola, avere tre passaggi di elaborazione cioè
UDITORE, DECODIFICATORE, INTERPRETE, invece con
l’incrementalità, prima che la parola “a natale” giunga
all’elaboratore ultimo(interprete), Tommaso può già iniziare
ad elaborare la parola “a natale” e poi “nevicava”,mentre
interpreta “a natale" e decodifica “a napoli”.
Quindi si creano nella mente come dei “file
temporanei” ,intermedi, che si conservano nella memoria a
breve termine. Vedi foto pag. 50.
Formule fisse
• 1)sono pezzi di lingua non analizzati ma memorizzati tali
e quali.
Es. S’il vous plait ? serve a comunicare in Francia
How much is it? Per fare la spesa in Australia
Auf wiedersehen- per congedarsi in tedesco
• sono frasi che hanno grande importanza comunicativa
• non contenendo errori ma possono dare la falsa
impressione di una buona conoscenza della lingua
straniera da parte di Tommaso.
• Le formule non sono produttive ,perché chi le pronuncia
non sa usare nessuna delle singole parole che ha
imparato a senso, in altre frasi ,ma può esserci evoluzione
verso l’interlingua o un’errata interpretazione e quindi
nessuna evoluzione.
• Es. Waduyu kam from?
Waduyu sei?
Il lessico
Il lessico (o vocabolario) è l'insieme di parole che
compongono una lingua .
Chi va in un paese di cui non conosce la lingua porta con
se un piccolo vocabolario non un libro di regole
grammaticali, quindi il lessico ha un importanza enorme.
Inoltre gli errori lessicali sono più comuni di quelli
grammaticali.
IL LESSICO dal punto di vista quantitativo
Sequenza di apprendimento
Sono almeno 3000 le parole di L2 che deve conoscere T.
Quali parole e quali proprietà di queste parole impara per
prima?Cioè in che sequenza?
Vediamo la scelta delle parole da imparare, quali criteri ne
regolano l’apprendimento(oltre quelli visti finora)?
Si distinguono criteri interni ed esterni
Parar. 4 la grammatica
L’apprendimento della grammatica avviene principalmente
per stadi comuni a tutti/e gli/le apprendenti. in che ordine?
attraverso quali stadi?
Prendiamo 6 esempi di regole grammaticali ,in varie lingue,
e vediamo come vengono apprese:
1)L’apprendimento dei morfemi in inglese:
ci interessa:
l’ordine di apprendimento di morfemi( morfema è il più
piccolo elemento di una parola dotato di significato, non
suscettibile di ulteriori scomposizioni ).Per capire l’ordine di
apprendimento esaminiamo i morfemi in inglese e
confrontiamo l’apprendimento di bambini inglesi quindi per
loro la lingua è L1, con l’ordine di apprendimento degli
stessi morfemi in Tommaso di origine italiana in cui l’inglese
è la L2; si è visto che, per alcuni morfemi, una
decina ,l’ordine di apprendimento è simile in Tommaso e nei
bambini nativi,.
– -ing es. She's playing
– -s plurale girls
– be copula
– be ausiliare
– articolo ecc.
L’inglese
È stato scelto l’inglese per capire se le 3 strategie di
elaborazione del parlato individuale operano anche per
altre regole grammaticali ed in altre lingue.
(Pienemann & Johnston, 1987) usano dei dati raccolti tra
polacchi e vietnamiti immigrati in Australia e usando il
concetto delle restrizioni imposte dalle 3 strategie del
Progetto Zisa valutano percorsi paralleli di singole
sequenze inglesi.
Vedi pag.95
Progresso e variabilità
il progresso nell’ acquisizione della L2 ,
Il passaggio da un stadio all’altro, nelle sequenze di
apprendimento, non è mai netto e lineare, infatti è
possibile la coesistenza di strutture della fase
precedente dell’apprendimento con strutture”nuove “.
• I progressi dell’interlingua dunque non sono sempre
graduali e lineari ma, in ogni processo di
apprendimento, vi è grande variabilità formale.
Questa variabilità è molto forte se confrontiamo ad es. il
processo di apprendimento , la velocità di
apprendimento, le competenze, tra più apprendenti
(variazione intersoggettiva), ma anche all’interno
dello stesso studente, nel senso che acquisisce
competenza di alcune regole grammaticali più
velocemente di quanto faccia con altre (variazione
intersoggettiva)
La variabilità viene determinata in base a vari assi:
ad es. l’asse tempo, cioè il tempo necessario per imparare
una regola grammaticale : si distinguono, due
variabilità:
la variabilità diacronica (o evolutiva), e la variabilità
sincronica.
◦ linguistica diacronica, quella che prende in considerazione le strutture e gli elementi
linguistici nella loro evoluzione attraverso il tempo, è quella che abbiamo esaminata
finora, quindi mutamento delle lingue sull’asse del tempo
indica lo studio e la valutazione dei fatti linguistici considerati secondo il loro divenire nel
tempo, secondo una prospettiva detta verticale, dinamica ed evolutiva. Si
contrappone concettualmente alla sincronia o variazione orizzontale, statica, perché
è, invece, la considerazione delle lingue in un dato momento, astraendole dalla loro
evoluzione nel tempo, è la scienza che ha per oggetto di studio i fatti linguistici
considerati in un determinato momento storico, prescindendo da questioni di origini
o di evoluzione.
Libera(sincronica)
Variazione sistematica(sincronica)
La variazione sistematica è causata da cambiamenti nel contesto sociale,
psicologico, e linguistico.
Fattori sociali potrebbero includere un cambiamento nel registro o nella
familiarità degli interlocutori. In accordo con la teoria dell'adattamento
del discorso, gli apprendenti potrebbero adattare il loro discorso sia per
convergere sia per divergere da quello utilizzato dell'interlocutore.
Il più importante fattore psicologico è di solito considerato il tempo di
pianificazione. Come numerosi studi hanno dimostrato, più tempo gli
apprendenti hanno per pianificare l’enunciato, più regolare e complessa è
probabile che sia la loro produzione. Così, è verosimile che gli studenti
producano forme più simili alla lingua bersaglio in un compito scritto per il
quale hanno trenta minuti per pianificare, piuttosto che in una conversazione
dove devono produrre linguaggio senza quasi alcuna pianificazione.
Anche i fattori affettivi giocano un ruolo importante nella variazione
sistematica. Ad esempio, è probabile che gli studenti in una situazione
stressante (come un esame formale) elaborino forme molto meno simili alla
lingua bersaglio di quanto farebbero in una collocazione confortevole. Ciò
interagisce chiaramente con i fattore sociali, e anche l'atteggiamento verso
l'interlocutore e l'argomento trattato giocano un ruolo importante.
I fattori linguistici invece, sono di solito estremamente locali. Si considerano
3 livelli,
a livello fonologico la pronuncia di un fonema difficile potrebbe dipendere
dal fatto che si trovi all'inizio o alla fine di una sillaba.
A livello mrfologico, la marcatura del plurale(una forma marcata è una
forma non basilare o meno naturale es leonessa; essa si contrappone
alla forma non marcata, che è la forma basilare o neutrale es. leone)
tende a comparire prima in frasi dove il plurale è già marcato e su
parole di uso più frequente.
A livello sintattico, proponiamo uno studio di Bettoni , su un T. anglofono
australiano di origine Veneta che studia italiano come L2, e vediamo
che l’accordo tra soggetto femminile e participio passato dei verbi
intransitivi (“è andato, è tornato” )sia almeno apparentemente
disordinato ,in realtà quando mette la “è” cioè il verbo ausiliare
l’accordo è rispettato, se non mette l’ausiliare non rispetta l’accordo.
Quindi ricapitolando:
contesto sociale: gli elementi dell’interlingua usati da
T.variano per una serie di fattori sociolinguistici come
l’argomento della conversazione , il contesto più o
meno formale in cui deve parlare, chi è
l’interlocutore(un amico o un prof.?).
contesto psicologico: in questo contesto è importante
quanto tempo ha a disposizione T. per pianificare il
discorso, cioè il tempo e quindi l’attenzione che può
dedicare alle regole formali del discorso più che al
contenuto(in genere nella fase iniziale
dell’apprendimento , lo studente segue più il senso
della frase che le perfette regole grammaticali. Se T. ha
più tempo è psicologicamente più attenta.
gli studi fatti per dimostrare questa ipotesi sono tutti
deludenti come quelli della dott.ssa Tarone.
contesto linguistico: (in questo caso gli studi sono più
convincenti)
L’instabilità dell’interlingua valutata nello studio di:
• Young (1991) e la produzione del solo morfema –s del
plurale, da parte di 12 apprendenti cinesi di inglese,
mentre venivano intervistati.
• Questi venivano intervistati 2 volte , da un nativo inglese e
da un connazionale. Young valuta le seguenti
variabili , per vedere come queste influenzano
l’interlingua:
• Il contesto situazionale(cioè l’identità dell’intervistato, e
se tra intervistato e l’intervistatore c’è convergenza
etnica, di classe sociale ecc..questo come influenza
l’usa corretto del plurale?)
. Il livello di competenza linguistica, cioè livello
elementare, media ecc. degli apprendenti, come
influenza il plurale?
. Il contesto linguistico in termini semantici,
sintattici ,pragmatici, fonologici, e cioè
in termini semantici(di significato) si è visto se e come
influenzano la corretta posizione di -s- nel plurale, i
nomi animato o inanimato, definito o indefinito.
in termini sintattici, in particolare si è valutato cosa
influenza di più l’uso della -s- tra questi: la posizione del
nome nel sintagma nominale o la funzione del sintagma
nella frase, o se c’è o no accordo tra nome e verbo.
in termini pragmatici se ci sono o no già indicatori di
pluralità nel sintagma nominale che aiutano
l’apprendente ad usare il plurale in modo corretto.
in termini fonologici: influenzano di più l’uso del plurale i
vari fonemi che precedono o che seguono il morfema in
questione?
Tutti i fattori elencati vengono incrociati con il livello di
competenza linguistica elementare e intermedia degli
apprendenti(vedi tab. pag102).
Tra tutti i fattori esaminati ed incrociati si è vista una
correlazione a tutti e due livelli di competenza,
elementare e intermedia , delle seguenti variabili: il
nome animato, la posizione del nome da modificare in
plurale nel nistagma e la sua funzione, e la presenza di
indicatori di pluralità.
Concettualizzazione
Il concettualizzatore è un elaboratore(rapprentato da un
rettangolo nel modello di Levelt) che è in contatto con il
magazzino delle conoscenze generali (rappresentato
da un cerchio nel modello di L.)
In questa fase il messaggio assume una forma linguistica
Si tratta della fase in cui il parlante decide cosa dire e a
cosa dare rilievo. L’input (l’informazione )ricevuto esce
dal concettualizzatore come output ,che diventa input
dell’elaboratore successivo cioè, passa al formulatore,
come messaggio preverbale.
Articolazione
Concettualizzatore in L2
Le conoscenze dichiarative (cioè i magazzini delle
conoscenze generali e lessicali, i cerchi nel modello di
Levelt ), non sono specifiche di una sola lingua quindi in
questi magazzini ci possono essere le regole
conversazionali di due o più lingue
contemporaneamente (es. italano/ungherese). Quello
che ancora non si sa con certezza, è dove viene fatta la
scelta tra le due lingue e su che basi. E’ probabile che
l’informazione necessaria per scegliere una delle due
lingue sia già contenuta nell’output che esce dal
concettualizzatore, quindi è questo elaboratore che è
linguisticamente specifico: lingue diverse richiedono
concettualizzatori e concetti in esso contenuti diversi.
Infatti è proprio nel concettualizzatore, che viene
selezionata, ordinata e preparata per essere poi
convertita in lingua , l’informazione presa dal
magazzino delle conoscenze generali (rappresentato
da un cerchio nel modello di Levelt) che serve per
comunicare le intenzioni del parlante, es.
Formulatore L2
sappiamo che questo elaboratore è collegato, attinge, dal
magazzino delle conoscenze lessicali( che contiene le
conoscenze dei lemmi e le forme delle parole, la loro
morfologia) che è un unico magazzino per entrambe le
lingue (es. italiano/ungherese). Anche nel caso del
parlante monolingue il recupero degli elementi lessicali
dal magazzino , per essere velocissimo, presuppone
una sua complessa organizzazione interna, che li divida
e li leghi in sottogruppi di volta in volta semanticamente
e grammaticalmente omogenei. Questi sottogruppi
possono raggruppare per es. nomi con i nomi, i verbi
con i verbi, il rosso con altri colori, cocente con
delusione, sorridere con un soggetto animato ad es.
u n a p e r s o n a , u n b a m b i n o . N e l c a s o d i T. ,
l’organizzazione del lessico nel formulatole
prevederebbe un ulteriore suddivisione che crei due
sottogruppi linguisticamente omogenei: uno costituito
dagli elementi lessicali della L1, l’altro da quelli della L2.
Invece , i formulatori sono 2, uno per ogni lingua, che
però attingono allo stesso magazzino delle conoscenze
lessicali che invece è unico. Quindi nel modello di
Levelt si lascia un cerchio solo per il magazzino del
lessico, ma si dovrebbero disegnare due rettangoli L1
L2 corrispondenti ai due formulatori. Come funzionano,
insieme ? Ancora non è molto chiaro, però sembra che
vadano considerati alcuni parametri:
1)la distanza tra le 2 lingue
2)il livello di competenza linguistica nelle 2 lingue
Incrementalità
anch’essa contribuisce alla velocità del parlato. Infatti
l’incrementalità implica che tutte le componenti
dell’elaborazione possano lavorare in parallelo e su
frammenti di frase diversi. Infatti ogni frammento deve
essere elaborato in stadi che vanno dalla
concettualizzazione ,all’articolazione del
messaggio,passando per il formulatore, ma mentre si
articola il primo pezzo della frase, già si può formulare il
secondo, concettualizzarne un terzo e così via.
vedi foto pag 113.
Ultima caratteristica del modello di L. è che le
rappresentazioni intermedie del modello( e cioè il
messaggio preverbale, struttura superficiale, piano
fonetico ecc.vedi foto del modello di Levelt) hanno
ognuna unità diverse. Che significa?Che non esiste una
unità dell’elaborato per es. un morfema prodotto
intermedio di uno degli elaboratori che venga portato
avanti cos’ com’e in tutti i passaggi successivi, se
necessario sarà modificato nell’elaboratore successivo.
Facciamo un esempio ,se un morfema esce dal piano
grammaticale del formulatole e passa al piano fonetico
sempre del formulatole, non è detto che questo lo
accetti e lo faccia passare all’articolatore, così com’è,
infatti il piano fonetico può disfare il morfema ricevuto
dalla struttura precedente, perché ad es. è troppo
difficile da pronunciare, e imporre una nuova
organizzazione di questo, più consono al piano fonetico
e poi a quello articolatorio. Quindi i prodotti o
rappresentazioni intermedie di ogni elaboratore devono
poter essere immagazzinate un attimo nella memoria in
attesa di una successiva elaborazione in base a ciò he
vogliamo dire. Possiamo essere più o meno capaci di
attuare ciò in L1 ma soprattutto in L2.
Questa può essere un plausibile spiegazione del perché un
apprendente possa produrre frasi grammaticamente
corrette ma foneticamente no, cioè non adatte sul piano
articolatorio, con una conseguente pronuncia pessima ,
forse perché in questo studente non c’è stata quella
modifica del morfema uscito dal piano grammaticale
dell’elaboratore, nel piano fonetico, per cui il morfema è
corretto ma inpronunciabile per le capacità articolatorie
in L2 dell’apprendente. Altri studenti che hanno invece
questa capacità hanno un’ottima pronuncia ma magari
di frasi fluenti foneticamente, ma con una grammatica
molto approssimativa.
In conclusione quindi di questo capitolo, affermiamo che lo
sviluppo della grammatica nell’interlingua è
sostanzialmente un fatto autoeregolatore.
prima si imparano le parole e le formule; le formule non
sono ancora analizzate; le parole son prevalentemente
di contenuto, e disposte secondo un ordine discorsivo e
pragmatico , più che formale. Poi, con il tempo, si
svilupperà una vera e propria grammatica. Questo
avviene per stadi obbligatori ma non sempre in modo
lineare. durante l’apprendimento di L2 si possono fare
notevoli e improvvisi passi avanti ma anche indietro. il
progresso di una struttura linguistica avviene insieme al
progresso di altre strutture che richiedono le stesse
operazioni mentali.
Rispetto alla grammatica il lessico presenta minori
regolarità di sviluppo soprattutto perché la sua
organizzazione interna è molto meno sistematica.
Quindi l’utilità di una parola rispetto ad un’altra e le
preferenze personali per alcune espressioni giocano un
ruolo importante, maggiore che nel caso della
grammatica. ma anche l’apprendimento del lessico ha
alcune regolarità:cioè le parole vengono scelte anche in
base criteri formali, semantici, di contrastatività tra L2/
L1, vengono imparate prima nelle forme e nei significati
basilari, poi vengono arricchite formalmente,
semanticamente, pragmaticamente degli aspetti più
marcati.
Ricordiamo inoltre che la formulazione grammaticale è
determinata lessicalmente: dopo la
concettualizzazione vengono selezionate le parole e
sono queste che portano con sé conseguenze
grammaticali.
Quindi T. deve focalizzare la sua attenzione prima sul
lessico e poi sulla grammatica, sia per il maggiore
rendimento comunicativo sia perché l’obbligatorietà dei
passaggi grammaticali permette minore scelta
personale.. mentre per il lessico non c’è limite al
numero di parole che T. può imparare fin dall’inizio, per
quanto riguarda l’apprendimento della grammatica e
delle sue innumerevoli regole T. Dovrà avere molta
pazienza perché deve aspettare che avvengono
progressivamente tutte le tappe dell’apprendimento, e
capire che gli errori grammaticali a volte sono
necessari, affnichè capisca che solo con una pratica
costante li potrà superare.
La centralità del lessico
«La formulazione è determinata lessicalmente. Questo vuol
dire che la codifica grammaticale e quella fonologica
sono mediate dall’elemento lessicale [...] La
supposizione che il lessico funga da mediatore
essenziale tra la concettualizzazione e la codifica
grammaticale e fonologica viene chiamata ipotesi
lessicale.»
Capito. 4
LA VARIABILITA’ intersoggettiva
(perchè alcuni imparano meglio e più velocemente di altri la
L2?)
Quali sono i fattori in gioco che determinano questa
variabilità?
tra i vari fattori ricordiamo:
1) caratteristiche dell’ambiente linguistico che circonda T.
tra cui la L1
2) caratteristiche dell’ambiente culturale
3) caratteristiche individuali
4) strategie che ognuno degli apprendenti mette in atto per
imparare L2.
Questi fattori influenzano
a) la forma dei singoli stadi
b) la velocità con cui avviene il passaggio da uno stadio
all’altro
c) l'esito finale dell’apprendimento
Parar 1. La L1
Quanto influenza l’apprendimento della L2?
P r o b l e m a : 1 ) r i l e v a z i o n e d e l l ’ a v v e n u t o t r a n s f e r,
nell’interlingua di T.
2) se il transfer c’è stato, stabilire se si tratta di un
errore che per caso coincide con L1 e che quindi
transfer non è..