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Lingua target, lingua obiettivo o bersaglio è la lingua che stiamo insegnando o imparando, una sorta di
idealizzazione... è la competenza del parlante nativo.
La distinzione L1-L2 è quella classica che sta alla base della ling. acquisizionale, la scienza che si occupa
dell’acquisizione della L2.
L2 comunemente viene utilizzata quando la lingua è la terza la quarta o la quinta, ovvero non la prima.
L’opposizione è spesso temporale, ma ci sono altre differenze, ad esempio, a livello cognitivo la L2 a meno
valenze cognitive della L1, noi nella nostra lingua prima abbiamo legato i concetti alla parola e lo sviluppo
cognitivo sociale avviene insieme per la L1.
Nella L2 non abbiamo bisogno di fare la stessa cosa, i concetti rimangano cambiano solo Il significato,spesso
però certi concetti linguistici non ci sono in altre lingue o vengono espressi in maniera diversa.Differenze
affettive, siamo spesso più legati alle nostre lingue materne che alle lingue straniere.
Lingua straniera LS lingua non materna che viene appresa in un contesto in cui fuori dall’aula si parla L1
dell’apprendente. Es uno studente di liceo di liceo in Francia, studio spagnolo, ma fuori dalla classe la L1 sarà il
francese appunto.
Lingua seconda, L2 qualsiasi lingua appresa dopo la prima, caratterizzata da fenomeni più o meno transitori,
una lingua appresa in un contesto in cui è anche mezzo di comunicazione quotidiana (parlata nelluogo in cui si
studia). E’ la lingua appresa dal parlante nativo. In un contesto di L2 quando abbiamo bisogno, necessità di
apprendere una lingua.. la motivazione diventa integrativa e tende a durare di più, finché non soddisfo i miei
bisogni. Mentre, in un contesto di lingua straniera la motivazione è spesso estrinseca, legata al
raggiungimento di obiettivi temporanei.
Differenza tra L2 E L target, la lingua target è la lingua idealizzata.. italiano come meta glottodidattica.Lingua
target è la lingua del parlante nativo, mentre la lingua seconda è la varietà transitoria che sta parlando
l’apprendente in questo momento.
Apprendimento spontaneo: si impara dalle comunicazioni autentiche della vita quotidiana, un input costante,
a velocità normale, in maniera prevalentemente inconsapevole, motivazione quasi esistenziale
Apprendimento guidato: contesto scolastico, si impara in aula a lezione, l’input non è costante (teacher talk:
input prodotta dall’insegnante prodotto appositamente per facilitare l’apprendimento), la velocità èvariabile,
ma controllata, offetto da pochi parlanti
Fatti come questi fanno pensare che l'insegnamento abbia avuto un'incidenza limitata in certe fasi mentre in
altre fasi no. La domanda posta da alcuni insegnanti é: quando è in cosa l'insegnamento può fare la
differenza? L'ipotesi della didattica acquisizione si trasforma in programma di ricerca, è possibile mettere a
frutto anche nella pratica didattica una serie di conoscenze teoriche acquisite studiando gli apprendenti
spontanei.
Una didattica linguisticamente consapevole può fare la differenza tra apprendimento guidato apprendimento
spontaneo. Per studiare la relazione tra ciò che viene insegnato e ciò che viene imparato, la didattica
acquisizionale propone di applicare il metodo sperimentale, il docente acquisizionale è un insegnante che
dopo essersi accorto che a volte esiste uno scompenso tra le sue aspettative ed i risultati che ottiene, vuole
verificare l'ipotesi fondamentale e lo fa attraverso il metodo sperimentale. “Il docente acquisizionale” deve
sviluppare quattro competenze specifiche:
-competenza dichiarativa-> esplicita sulla lingua che insegna -acquisizionale->meccanismi cognitivi che
influenzano il processo di apprendimento -diagnostica-> sull’interlingua -linguistica
L'espressione didattica acquisizionale è stata usata per la prima volta da Vedovelli, per definire una didattica
linguistica che considera i processi soggiacenti all'uso linguistico. La didattica acquisizione si interessa
sicuramente alle strategie e ai principi semantici e cognitivi, ed alle sequenze implicazionali
Gli elementi della L2 entrano a far parte della competenza dell’apprendente, secondo una sequenza di
acquisizione, una successione temporale. Questa sequenza di acquisizione è ritenuta da alcuni universale
virgola e non alterabile da eventi esterni. Seguendo queste ipotesi l'obiettivo della didattica acquisizionale è
quello di armonizzare l'intervento didattico con processi naturali di apprendimento, la didattica acquisizione
si incarica di individuare gli elementi che possano fare la distinzione tra apprendimento guidato e spontaneo,
ovvero il feedback, il rinforzo del noticing.
La didattica acquisizionale si occupa di elementi che in teoria non sono consegnabili subito, cioè degli
elementi che nelle sequenze di acquisizione coprono gli ultimi posti, ma che nella L2 sono frequenti e non
possono aspettare, è il caso degli esponenti linguistici della cortesia linguistica.
In Italia gli altri acquisizionale nuovo punto di riferimento due discipline esistenti:
-glottodidattica e linguistica acquisizionale.
Le differenze fondamentali sono due:
La didattica acquisizionale differisce dalla glottodidattica per il metodo sperimentale, inoltre, la didattica
acquisizionale indaga i fattori linguistici del processo di apprendimento e non le differenze individuali qualila
motivazione o stili di apprendimento.
La didattica acquisizionale differisce anche dalla linguistica acquisizionale per l'oggetto, ovvero
l'apprendimento guidato, sappiamo infatti che la linguistica acquisizionale si è sviluppata studiando dati ed
elaborando teorie che riguardano l'apprendimento spontaneo di lavoratori immigrati. In conclusione la
didattica acquisizionale porta in classe le sequenze di acquisizione considerando l'instabilità sui programmidi
insegnamento, la didattica acquisizionale può valutare la necessità e la possibilità di passare
dall'insegnamento all'addestramento, il caso dell'espressione linguistica della corte sia uno di questi. Lo studio
delle sequenze, stati di apprendimento è stato trattato dal modello della processabilità.
La scoperta dell'esistenza di sistematicità nelle tappe nei percorsi di apprendimento è stata cruciale per
l'esistenza della linguistica acquisizionale in senso teorico.
Le varietà di apprendimento sono spesso caratterizzate da forte variazione, la variazione interessa levarietà di
apprendimento a più livelli:
-livello intraindividuale-> una regola non vale sempre nelle produzioni del singolo apprendente.
-livello interindividuale-> regola individuata nel comportamento di un apprendente non vale per un altro.
Modelli innatisti-> Enfatizzando il ruolo della componente innata, mentale nell’acquisizione di una lingua.Si
tratta di modelli formalisti-modulari e deduttivi, concentrati sulla competence-> sulla conoscenza
interiorizzata di L2.
Distinguiamo due teorie di stampo innatista, di-> Chomsky e Krashen
Nel 1959 Chomsky critica (parlando esclusivamente di L1) la posizione comportamentista di Skinner, secondo
Chomsky:
Secondo Chomsky siamo già predisposti all’apprendimento del linguaggio, l’ambiente è solo un attivatore..
l’acquisizione del linguaggio non è come l’acquisizione delle altre abilità, i bambini acquisiscono la L1 ad
un’età in cui niente di cosi complesso viene imparato, raramente i bambini ricevono un feedback, il
meccanismo stimolo-risposta-rinforzo introdotto da Skinner non è necessario, è irrilevante.
I bambini sono esposti ad un input povero, variabile, ripetitivo, è un input “sporco” disturbato, un problemaè
anche la variabilità di questo input (il bambino potrebbe avere genitori appartenenti a due varietà linguistiche
diverse).
Secondo Chomsy il bambino che apprende L1 non procede sull’imitazione di modelli linguistici proposti da
adulti, infatti egli produce parole ed enunciati mai sentiti, per questo motivo Chomsky afferma che
l’acquisizione linguistica non è un processo imitativo, bensì creativo. La teoria di Chomsky è importante
perché da una svolta agli studi del settore, importante per due motivi:
Spinge i ricercatori ad approfondire la conoscenza del processo per il quale nell’uomo si formanoconoscenza
linguistica e competenza
Chomsky ipotizza l’esistenza di un dispositivo innato di acquisizione—> LAD(che entra in gioco ogni volta che
si apprende una lingua).
Chomsky fa appello a una grammatica universale, che sappiamo essere una grammatica innata che tutti
possiedono, composta da principi (aspetti linguistici che tutte le lingue hanno es: vocali e consonanti) e
parametri (es: il Prodrop, caratteristiche linguistiche, non comuni a tutte le lingue, i parametri assumono varie
e diverse forme) questo è possibile grazie anche al LAD, Language Acquisition Device, un organo mentale che
viene attivato dall’esperienza linguistica e che segue i principi e i parametri della grammatica universale.
Chomsky arriva alla conclusione che niente viene in realtà appreso dall’ambiente, perché tutto è
già presente alla nascita, l’esperienza e l’input è importante per attivare e innescare questa facoltà innatadi
linguaggio, l’input attiva il processo già presente in ognuno di noi.
Chomsky non si è mai occupato della L2, si occupava di acquisizione del linguaggio.
La teoria del monitor di Krashen, è una teoria di stampo innatista, si tratta di una macro-teoria attenta ai
fattori che incidono sull’apprendimento di L2.
Oltre l’input, Secondo Krashen sono fondamentali:
-il filtro affettivo, un dispositivo di natura affettiva, emotiva (se l’apprendente è stressato, imbarazzato, ha
stati affettivi negativi, l’input non passa)
-organizzatore (simile al LAD di Krashen), operatore mentale inconsapevole che riceve l’input e lo confronta
con le conoscenze pregresse innate e costruisce competenza linguistica in maniera molto simile alla
concezione di Chomsky, attraverso la formulazione di ipotesi
-monitor-> operatore meno decisivo, opera solo se vi è conoscenza consapevole di una regola, attenzionealla
forma e produzione controllata.
Krashen condusse in 5 ipotesi il suo modello:
Ipotesi dell’acquisizione\ apprendimento-> Acquisizione e apprendimento sarebbero due ipotesiseparate, il
primo è subconoscio, il secondo è consapevole.
Ipotesi del monitor-> grazie al monitor quanto appreso agisce su quanto prodotto dall’organizzatore, per
renderlo conforme alle regole apprese.
Ipotesi dell’ordine naturale-> le regole di L2 vengono acquisite in un ordine “naturale” , uguale per tuttigli
apprendenti.
Ipotesi dell’input comprensibile-> per apprendere la lingua e apprendenti devono capire il messaggio. Ad
esempio se il livello della lingua e i allora l'input comprensibile sarà i + 1, 1indica la struttura che ancora nonsi
conosce.
Ipotesi del monitor-> Krashen chiama monitor la capacità di controllare la correttezza grammaticale quando
parliamo in L2, grazie al monitor ciò che viene appreso agisce su quanto prodotto punto la funzionedel
monitor è in maggioranza inconscia, nel senso che agisce senza il nostro controllo.
Ipotesi del filtro affettivo-> è un dispositivo di natura affettiva. Il filtro condiziona l’efficacia dell’input,
determinando quanto l’apprendente sarà aperto ad esso, un filtro bloccato o alzato può rendere infruttuosa
l’esposizione a L2, questo accade quando l’apprendente è stressato imbarazzato, ha degli stati affettivi
negativi. Propizio dell’acquisizione è invece un filtro abbassato.
Modelli cognitivi -> esempio di modello cognitivo il modello dell'Interno lingue virgola che fa riferimento ai
processi cognitivi e strategie responsabili nella costruzione di interlingua.
Il primo è il modello ACT-> Adaptive control on thought, che si basa sulla distinzione fra conoscenza
dichiarativa e procedurale appunto altro modello che è stato elaborato specificatamente per la L è ilmodello
della teoria della processabilità.
La teoria della processabilità si basa su due principi:
1. Sequenza di frasi che portano alla produzione di un enunciato
2. Scambio di info tra gli elementi di un enunciato
per quanto riguarda le fasi attraversate per la creazione di enunciato, prima sia accesso al lemma, poi alle
procedure relative alla sua categoria, genere e numero e infine al sintagma in cui è inserito (accordo di genere
e numero).
Modelli cognitivi-funzionali-> sono dei modelli che si oppongono a quelli nazisti perché legano l'acquisizione
in linguaggio e processi cognitivi. Esempio di modello cognitivo funzionale il competition model, ti interessa il
modo in cui apprendente scopre il rapporto tra forma funzione nella lingua d'arrivo, facendo leva sui CUES,
indizi fonologici, morfologici. Di tipo più empirista, ovvero fondata su dati empirici ericerche virgola e la teoria
di Andersen, ispirata all'approccio alle uno di slopes. Sloping ritiene che il bambino costruisca una sua
grammatica seguendo alcuni principi tra i quali: prestare attenzione alla parte finale delle parole.
Andersen riprende alcuni principi di Slobin e li adatta a L2:
-principio uno a uno, ad ogni forma corrispondono a funzione, ad esempio la s in inglese utilizzata per ilplurale
-principio del bias distribuzionale-> quando si acquisisce una forma si usa le prime volte con le funzioni incui
occorre più spesso, ad esempio l'imperfetto come gli stativi
-principio della rilessificazione-> se non si conosce una struttura in L2 si usa quella in L1
-principio del transfer
Modelli cognitivi funzionali e della produzione-> sono dei modelli di tipo interista e non modulari, significa
che non separano il linguaggio da altre facoltà cognitive. Al contrario dei modelli innatisti, non ritengono che il
linguaggio sia innato ma sono innate alcune predisposizioni cognitive che consentono l’acquisizione del
linguaggio.
Modelli ambientalisti -> sono dei modelli che enfatizzano il ruolo dell'ambiente e nell'apprendimento di una
lingua, esempio di modello ambientalista è il modello dell’acculturazione della pidginizzazione di Schumann,
secondo cui l’acquisizione di L2 risentirebbe di vari fattori , in particolare della distanza sociale epsicologica
percepita dall’apprendente fra il gruppo che parla L1 e i parlanti L2: maggiore è la distanza più carente è
l’apprendimento, questa distanza è determinata dal tipo di integrazione della società ospite, dai rapporti di
dominanza fra i gruppi, dal loro grado di chiusura, da atteggiamenti e motivazioni del singolo e della sua
comunità e da altri fattori ancora. Questo modello è stato oggetto di critiche in quanto non suggerisce
possibili modalità per misurare i fattori dell’acculturazione, né spiega come fattori sociali o psicologici
determinino certi esiti linguistici.
Altro approccio ambientalista più recente è ispirato allo psicologo vigotsky in cui viene evidenziata
l'importanza dell'interazione sociale del dialogo e l'apprendimento.
Modelli integrati -> Sarebbero collocabili in più filoni, in quanto tengono conto dell’interazione tra fattori di
diverso tipo. Si parla di teorie interazioniste, Dove con interazionista si intende l'interazione tra più fattori e
non all'interazione tra nativo e non nativo. In conclusione ricordiamo due modelli integrati:
-modello multidimensionale del progetto zisa
-modello integrato di gass
Il modello integrato di Gass considera il complesso dei fattori che incidono sull’apprendimento (input, fattori
innati e ambienta) riconoscendo loro un ruolo più o meno rilevante nei diversi momenti dell’elaborazione
dell’interlingua, che sarebbero quattro:
Fase di “percezione” dell’input-> è la fase in cui si ha il primo contatto con l’input in L2, orale o scritto. E’ la
fase che prepara l’input percepito in L2, all’analisi. In questa fase agiscono soprattutto fattore di tipo
personale, psicologico ambientale.
2.Fase di comprensione dell’input-> strategie di negoziazione, domande di chiarimento
3.Fase di accettazione, dell’input e passaggio all’intake-> dall’input, compreso ed elaborato, si passerebbe
all’intake (Corder 1967), cioè alla parte dell’input fatta propria dall’apprendente.
4.Fase di integrazione dell’intake-> quanto percepito ed elaborato a partire dall’input in L2, viene integratonel
sistema dinamico dell’interlingua, auspicando l’evoluzione della grammatica.
Lingua franca: La lingua usata tra parlanti di lingua materna diversa, per nessuno dei quali rappresenta L1
(lingua materna).
Una lingua può essere franca anche quando uno degli interlocutori è nativo di quella lingua, a parte che
modifichi per adattarla alle esigenze del parlante non nativo (es. mi rivoglio io a un parlante non nativo
italiano e quindi evito le espressioni idiomatiche, elequio rallentato e molto espressivo, modifico per farmi
capire dal mio interlecutore) e raggiungere degli obietti comunicativi con una persona che non la parla tanto
bene.
Input: Materiale linguistico, stimolo linguistico a cui un apprendente è esposto.
Output: produzione scritta o parlata, la lingua prodotta dagli apprendenti
Quando parliamo della conoscenza di una lingua una delle prime dicotomia che entra nel gioco e che
dobbiamo conoscere e quella fra competenza ed esecuzione, introdotta da chomsky.
Riprendendo ciò che afferma chomsky la competenza linguistica è quella di un parlante definito ideale che
conosce perfettamente la lingua, l'esecuzione intesa come la realizzazione delle conoscenze. Nella prospettiva
Chomskyana, la competenza linguistica include esclusivamente la GU, una serie di principi astratti e
indipendenti dalle regole morfosintattiche delle singole lingue. Ma sappiamo che la competenza linguistica è
intesa in senso molto più ampio:
-la proposta forse più nota è quella di Dell Hymes, che in un lavoro del 1972 definisce la competenza
comunicativa:
In questo caso vediamo come la competenza sostenendo oltre i confini della morfosintassi e del lessico.
C. comunicativa lo studente sa:
chiedere informazioni
capire un libro scolastico
scusarsi
essere umoristico
esporre con chiarezza i propri pensieri per iscritto
La struttura più utilizzata è detta struttura triadica, in cui vi è una mossa iniziale
ovvero in cui Il docente parla, questa mossa è seguita da una risposta del discente virgola e poi una mossa di
chiusura con valutazione e commento del docente. A volte segue anche un'ulteriore risposta del discente.
Questa struttura è piuttosto rigida induce discenti a praticare alcuni tipi di mosse conversazionali più di altre
punto.
Vi sono diverse modalità di gestione dell'interazione:
-il docente può porre delle domande di controllo per verificare se si è stati compresi o chiedere conferme,es.
Capito?
-domande di display, poste dal docente per fornire l'occasione al discente dimostrare quanto appreso, es:
qual è il plurale di uomo?
Le strategie di domanda possono variare fra diversi docenti.
Normalmente gli interventi dei discenti in L2 sono quantitativamente qualitativamente ridotti alle lezioni
tradizionali, sia perché il ruolo previsto per loro è piuttosto passivo, sia perché il tempo a loro disposizione
scarso. La paura di sbagliare e la scarsa attenzione verso l'attività svolta in classe può scoraggiare i loro
interventi.
QUADRO COMUNE EUROPEO - Common European framework of reference for languages (2001)
Il gruppo di lavoro del progetto di lingue moderne promuove all’inizio degli anni 90 il “Quadro comune
europeo di riferimento per l’apprendimento linguistico”, che agevoli la cooperazione internazionale
nell’ambito dell’educazione linguistica, fornisca basi solide e coordini il lavoro di docenti e studenti. Una prima
versione del QCE si ha nel 1996 online, una seconda nel 2001 in inglese e francese tradotta in ita nel2002.
Il Quadro Comune Europeo serve per valutare le competenze in una lingua straniera. Una prima versionedel
QCE si ha nel 1996 online, una seconda nel 2001 in inglese e francese tradotta in ita nel 2002.
Il cuccie descrive le conoscenze di abilità linguistiche che un apprendente deve raggiungere per comunicare in
modo efficace.
In riferimento ai diversi livelli di competenza fonologica il Quadro per il livello A1, enuncia che “la pronuncia di
un repertorio molto limitato di parole ed espressioni memorizzate può essere capita con qualche sforzo dai
parlanti mentre per il livello A2: “la pronuncia è generalmente abbastanza chiara da poteer essere capita
malgrado il forte accento straniero”. Per il livello B1 si dice che “la pronuncia è chiaramente comprensibile,
anche se è evidente a tratti l’accento straniero e ci possono occasionalmente essere errori”.Mentre per il
livello B2 il parlante “ha acquisito una pronuncia e un’intonazione chiare e naturali”. Per il livello C1e C2 il
parlante “è in grado di variare l’intonazione e porre correttamente l’accento nella frase in modo da esprimere
sottili sfumature di significato”.
I descrittori della competenza, già a livello B1, parlano di una pronuncia “chiaramente comprensibile”, non
tenendo conto della peculiarità dell’apprendimento di questa competenza e dell’influenza della L1, che
protratta nel tempo, rallenta lo sviluppo. Leggere ma non lo faccio la novità che ne descrittori si introduce il
concetto di intelligibilità dal livello B1 uno fino al livello C2.
L’obiettivo principale era però quello di rinnovare come vengono pensati l’apprendimento el’insegnamento
delle lingue europee, dare uno strumento agli insegnanti per insegnare.
questo documento posiziona l’apprendente nel ruolo di attore sociale in una L2, in questo doc si parla diche
cosa sa fare l’apprendente, cosa dovrebbe saper fare e in quali contesti.
Dunque se prima si seguiva una linea di metodo coerente con alcune teorie linguistiche, ora gli estensoridel
QCE hanno operato una scelta di tipo eclettico, con l’obiettivo di essere esaustivo, trasparente, coerente,
aperto dinamico e non dogmatico.
Un’innovazione del QCE riguarda l’estensione delle competenze considerate necessarie, partendo dal
presupposto che esiste un nesso inscindibile tra l’apprendimento di una lingua e quello della sua cultura,
dunque alle competenze linguistiche- comunicative si aggiungono le competenze generali (saper fare, saper
essere, saper apprendere) che fanno riferimento alla sfera culturale.
Nella scala generale il framework ci indica i domini d’uso, ne individua quattro fondamentali (dominio
personale - nella vita privata o nel tempo libero, dominio pubblico - l’individuo agisce come membro di una
società, dominio professionale - l’individuo è impegnato nel lavoro, dominio educativo - l’individuo è
impegnato in attività di apprendimento) indica il compito comunicativo (interagire, scambiare info, presentare
se stesso, fare domande ecc..) indica gli argomenti concreti e astratti, indica i vincoli ecc.. è unostrumento che
va calato nel contesto.
Prove Celi —> certificazioni delle conoscenze della lingua italiana, dall’uni per stranieri di Perugia, loro hanno
guardato le produzioni orali e scritte di chi ha superato il celi nei diversi livelli, hanno creato un corpus per
ogni livello e da li hanno estratto il lessico più frequente, le strutture più frequente, e alla fine sono arrivati a
capire quali strutture, parole ecc.. deve conoscere un apprendente in un determinato livello
Consiglio d’Europa (2020) è più improntato sul plurilinguismo, supera il modello del parlante nativo, il modello
di riferimento è una competenza plurilingue il cui il modello ideale è quello di una persona che samuoversi,
anche sbagliando, facendo appello a diverse lingue. (Lo riprendiamo la prossima volta)
INSEGNARE LA PRONUNCIA E’ PIU CHE INSEGNARE A COMUNICARE
Per apprendere la pronuncia in L2 gli studenti devono esercitarsi ad ascoltare e ripetere materiale linguistico
già ascoltato e prodotto precedentemente, al fine di migliorare la capacità di comunicare in classe soprattutto
fuori. Le attività di ascolto e di ripetizione hanno lo scopo di esporre gli studenti quanto più possibile alla
lingua orale. Le parole del lessico mentale che hanno un'alta frequenza vengono richiamate spesso, vengono
comprese più rapidamente fissate nella memoria a lungo termine, in tempi piùbrevi. La memoria a lungo
termine contiene le nostre competenze linguistiche, viene distinta in: esplicita e implicita. La prima contiene
lessico mentale che viene richiamato quasi sempre in maniera consapevole. Lamemoria esplicita è quella che
racchiude le nostre conoscenze mentre quella implicita è la memoria del saper fare. Il nostro sistema di
memoria è composto anche da una memoria a breve termine di cui è responsabile la memoria di lavoro, un
sistema fondamentale per molti processi cognitivi, che permette di elaborare e manipolare informazioni, di
mantenere una quantità limitata per breve tempo mentre si eseguono determinati compiti, come parlare
comprendere, leggere e ragionare.
L'insegnante esperto e consapevole che in ogni classe ci sono evidenti differenza nella capacità di gestire la
lingua orale virgola di intervenire nelle conversazioni virgola e si rende conto che gli apprendenti non hanno
tutti le stesse capacità di ricordare le parole appena ascoltate virgola di ripeterle in modo adeguato virgola di
richiamarle correttamente e velocemente alla memoria mentre parlano nella comprensione di un testo
scritto. Vi suono alcune strategie, per migliorare la memoria fonologica tra queste Alloway propone la
riduzione delle quantità di materiale da imparare, ripetizione delle informazioni e l'uso di tecniche di
memorizzazione.
Inoltre gli esercizi di ripetizione di imitazioni di frasi e strutture linguistiche comporta una maggiore facilità
nella gestione del lessico mentale. Inoltre è importante affermare che le esercitazioni utilizzate per lo sviluppo
della percezione hanno un ruolo importante per la comprensione scritta. Cook-> Afferma che la memoria di
lavoro nell'apprendimento linguistico è la porta d'ingresso ai processi linguistici, mentre la pronuncia la chiave
per accedere alla memoria di lavoro, è necessario dunque che il manuale di studio di una L2, dia agli studenti
la possibilità di manipolare mentalmente suoni ed eviti di trattare la pronuncia solo come da parte di
comunicazione.
Spesso il modello del parlante nativo pone il parlante L2 in una posizione di inferiorità rispetto alla
madrelingua: problema di status.
Il parlante nativo è quindi colui a cui è stato esposto da piccolo alla lingua, l’esposizione è stata continuatanto
da assimilare nel corso di uno sviluppo linguistico (che va di pari passo con la socializzazione). Per essere
parlante nativo non basta imparare la lingua in un contesto naturale, e spontaneo ma il contestoscolastico,
formale e guidato è necessario. Il parlante nativo è implicitamente inteso come il parlante monolingue nativo.
Questo modello non è adeguato agli apprendenti di L2, che sono evidentemente plurilingui.
3. Semi parlante
Parlante con una capacità ridotta in una lingua pur essendo esposto fin dall’infanzia, a causa di una forte
interferenza con la lingua dominante. Es. Io semi-parlante dialetto siciliano.
5.Parlante semi-nativo
Con queste etichetta si identificano parlanti che hanno una competenza ridotta in una lingua a cui pure sono
esposti fin dall'infanzia, per lo più a causa di un'esposizione ridotta e della forte interferenza di un'altra lingua
appunto si parla normalmente di semi parlante proprio in riferimento ad una lingua nativa
6. Parlante ex-nativo
E’ il caso di una persona che sta perdendo o che ha perso la lingua di socializzazione primaria, 1uesto succede
quando le competenze di una lingua di atrofizzano progressivamente..
La mancanza di uso di esposizione, infatti, incide sul mio modo di parlare, quindi la prima lingua a cui si è
esposti se non usata frequentemente nel corso della vita in una varietà di contesti sociali può essere soggetto
a erosione. Es-> Parlante italiano dialettofono, il dialetto può essere una lingua di socializzazione primaria, ma
a causadell’espandersi dei contesi di scolarizzazione, si una ha una progressiva estensione dei termini d’uso
dell’italiano, e quindi una progressiva limitazione dei domini d’uso del dialetto.
Es-> succede anche a heritage speakers.
Le competenze linguistiche variano nel tempo. L’acquisizione di nuove lingue può avere ripercussioni anche
negative sulle competenze delle lingue già conosciute.
Questo non significa che l’incremento di competenze di una lingua causa un indebolimento di competenze
nelle altre lingue. L’indebolimento può essere causato dall’uso dominante di altre lingue oppure, in altre
parole, della mancanza d’uso di una lingua.
Altra nozione è la closeness fallacy-> in questo caso gli autori mettono in guardia del fatto che il
comportamento degli apprendenti di lingue seconde possa essere spiegato sulla base di una somiglianza con il
comportamento dei parlanti nativi. In quanto alla ricerca acquisizione non ha come obiettivo la misurazione
della discrepanza, rispetto alla competenza nativa, ma la ricostruzione di una sistematicità interna al
comportamento dell’apprendente, il comportamento dell'apprendente deve essere osservato
sistematicamente senza preoccupazioni e relative al corrispondente comportamento del parlante nativo.
Per analogia con la comparative fallacy-> possiamo riferirci all'insieme di queste critiche come opposizioni che
contestano una monolingual fallacy-> la fallacia in questo caso consiste nel considerare il caso del parlante
nativo monolingue come paradigmatico, Ovvero come il normale esito del percorso di formazione linguistica
di un individuo. Una simile assunzione porta quindi ad un'aspettativa che il parlante plurilingue, e quindi
l'apprendente di seconda lingua, possa essere descritto come una somma di parlanti monolingui che
convivono nello stesso individuo in modo più o meno bilanciato.
Cook critica il monolingual bias degli studi di acquisizione, Cook propone che lo studio della competenza
plurilingue venga considerato come multicompetence. Cook, parla di multi-competenza rileva la diffusione
della competenza plurilingue fra le comunità umane, inducendoci a pensare che la competenza del parlante
monolingue dovrebbe essere considerata un caso particolare, come un risultato di un fenomeno di
deprivazione linguistica dovuto all'esposizione ad input di una suona lingua.
Il parlante plurilingue quindi è il nuovo modello, il nuovo ideale da raggiungere, si tratta della competenza del
parlante plurilingue. Cook sostiene che il parlante plurilingue si distingue dal parlante monolingue. É un
parlante plurilingue il soggetto che impiega il proprio repertorio di lingue in modo efficace e appropriato,
inoltre il parlante plurilingue svolge attività linguistiche precluse ai monolingui comela commutazione di
codice o la traduzione.
Occorre ricordare che ancora oggi le ricerche incentrate sulla comparazione fra apprendente e parlante nativo
virgola e in particolare sulla nazione di errore, sono tuttora perseguite: sulla nozione di errore si basano i
Learner Corpora, corpus di apprendenti di seconde lingue spesso annotati per tipo di errore.
Oltre al termine interlingua sono stati proposti altri termini per identificare i sistemi linguistici degli
apprendenti: sistemi approssimativi, interlingua, lingue o varietà di apprendimento. Questi sono distinti dalla
lingua target e possono essere considerati una varietà, la loro transitorietà. (Andorno, pag 25)
MARTEDI 11 OTTOBRE
La linguistica acquisizione è una scienza linguistica che si occupa di descrivere come le persone imparano le
lingue seconde, descrive il fenomeno e cerca di spiegarne le ragioni (come parlano le persone che parlano una
varietà transitoria di lingua? Quali sono quelle caratteristiche? Come migliorano?)
Teoria del comportamentismo -> prima teoria (scienza moderna) ha come oggetto di studio lo sviluppodelle
L2, è ormai una teoria superata
Tra il 1967 e il 1972 succede una piccola rivoluzione, si comincia a studiare lo sviluppo della L2
indipendentemente dallo sviluppo della L1 è qui che nasce la teoria dell’Interlingua.
Nonostante essa sia ritenuta la teoria più valida che meglio ci spiega la teoria delle L2, ci sono delle ipotesi
diverse che spiegano quei fenomeni in modo diverso.
Comportamentismo
È una teoria che deriva dall’unione della linguistica strutturalista e tassonomica (che concepisce la lingua
come un insieme logico di strutture componibili, insieme finito di regole) e la teoria di natura psicologica, il cui
massimo esponente era Skinner che concepisce l’apprendimento (non solo linguistico, qualsiasi tipo di
apprendimento) come una formazione di abitudini, ci sono dei fattori ambientali, delle abilità che si
acquiescono con la pratica, l’ambiente circostante mi da uno stimolo e imito, in questa concezione
dell’apprendimento non sono considerate delle variabili mentali, come se la nostra mente non avesse un
ruolo in tutto ciò, l’ambiente propone una lingua e io la ripeto, l’apprendimento sta nella quantità di input che
ricevo e nel mio ripetere. I comportamentismi non studiavano come la nostra mente elabora il linguaggio, ma
considerano l’apprendimento linguistico come un’imitazione di ciò che proviene dall’ambiente,
l’apprendimento non eraconsiderato come un fenomeno mentale. Si realizza per imitazione e formazione di
abitudine tramite uno stimolo ambientale, (es: una domanda, quindi ricevo un input), rinforzo (positivo o
negativo) -> stimolo -risposta – rinforzo.
L’acquisizione di L2 implica la sostituzione di vecchie abitudini linguistiche apprese nella L1 con le nuove, nel
comportamentismo la correzione era fondamentale poiché gli errori possono condurre alla formazionedi
abitudini sbagliate.
Questa concezione di apprendimento L2 ha dato vita a uno degli approcci glottodidattici più usati (metodo
audio- linguale o audio-orale), in cui c’era una constante ripetizione delle strutture e nessuna produzione
propriamente autonoma; metodo scientifico di insegnamento delle lingue voluto dagli Stati Uniti nel corso
della seconda guerra mondiale, per il bisogno di imparare le lingue in quel periodo. Questo metodo è stato
utilizzato fino agli anni 80/90
MERCOLEDI 12 OTTOBRE
Teoria del comportamentismo: all’inizio dell’apprendimento si impara un pò a memoria, vere e proprieroutine
acquisizionali. Nell’apprendimento spontaneo però molte cose (es. come ti chiami) vengono apprese molto
velocemente.
Dal momento in cui l’apprendimento è concepito come un fenomeno mentale, (con Chomsky) non torniamo
più indietro. Cosa cambia e cosa distingue le ipotesi innatiste dalle altre? Cambia il fatto che per krashen e per
gli innatisti parliamo di teorie modulari , perché postulano l’esistenza di un modulo mentale appositamente
predisposto per l’acquisizione linguistica. Mentre le teorie cognitiviste considerano l’apprendimento un
fenomeno mentale, ma vedono l’apprendimento come il risultato di un interazione dimeccanismi cognitivi di
diversa natura.
I comportamentisti studiavano i sistemi linguistici, invece da qui in avanti si studiano le produzioni linguistiche
delle persone, da qui possiamo vedere l’inizio dell’acquisizione linguistica della L2, da qui risalequella
concezione dell’errore che non va demonizzato ma osservato attentamente, questo ci può dire qualcosa sulle
ipotesi che gli apprendenti stanno formulando.
In questi anni (dal 1967 al 72) si moltiplicano le ricerche sugli errori degli apprendenti della L2 , nonavremmo
mai avuto questa ricerca scientifica senza la concezione dell’errore di Chomsky.
Alla fine degli anni 40/inizio 50, Weinreich conia il termine di interferenza o transfer -> quando si applicano
alla L2 le regole della L1, per interferenza si intende una deviazione dalla norma dovuta alla familiarità che il
parlante ha nella L1, il transfer era considerato un problema dell’acquisizione (adesso può essere considerato
una strategia di apprendimento, poiché può essere anche positivo).
PIT CORDER solo alcuni errori che facciamo nella nostra L2 sono dovuti a interferenze, ma possiamo
distinguerle in positive (quando due sistemi sono simili) e negative. Ci sono infatti degli errori che non hanno
niente a che vedere con l’influenza della L1 sulla L2 e sono invece molto simili a quelli che fanno ibambini
quando imparano il linguaggio, questi sono chiamati errori evolutivi mentre gli errori dovuti al transfer si
chiamano interlinguali.
E da qui PIT CORDER teorizza quella che noi chiamiamo interlingua, da lui chiamata varietà transitoria; Lasua
idea è che nella produzione degli apprendenti possiamo trovare delle regolarità negli errori che loro fanno , e
quegli errori sono testimoni delle regolarità di una grammatica provvisoria che gli apprendenti credono vera.
L’analisi degli errori si fa sulle produzioni degli apprendenti, per capire cosa correggere e non correggere. Per
capire anche il prossimo obiettivo di apprendimento, scegliere su cosa concentrarci all’interno del corso.
A Corder è anche da ricondurre la differenza tra errore e sbaglio, lo sbaglio è uno sbaglio di superficie
dovuto al fatto Che sto parlando troppo velocemente per esempio non realizzo l’accordo tra sintagma
nominale e verbale, ma sono sbagli che spesso facciamo anche in L1.. che quindi non ci dicono molto del
sistema. Mentre gli errori ci dicono qualcosa del sistema transitorio.
COME FACCIO A DISTINGUERE GLI UNI DAGLI ALTRI? Osservano la produzione, e analizzare volta per volta le
produzione dell’apprendente.
Il sillabo è uno strumento didattico che dice agli insegnanti in che modo introdurre determinati contenuti e
quali obiettivi raggiungere all’interno di una classe. Il sillabo è quindi un documento che ci dice cosa noi
proporremo, quali sono i contenuti e gli obiettivi. Lo possiamo immagine come l’indice di un manuale di
lingua, un’agenda che l’insegnante ha nei confronti dell’apprendente. Il sillabo realizzato è comunque
sempre un pò diverso da quello programmato.
Corder fa un analogia, usa la parola sillabo in buil-in-syllabus, per dire come gli apprendenti hanno un loro
sillabo per apprendere le cose, e non ha niente a che vedere con l’ordine degli insegnanti. Il buil-in syllabus è
quindi un programma acquisizionale incorporato, perchè gli student commettono degli errori in una certa
fase, poi si correggono i primi e se ne fanno altri e cosi via.. questo sistema di verifica delle ipotesi molte
forme vengono sistematizzate e poi altri errori in natura diversa, secondo corder questo corrisponde al fatto
che gli apprendenti hanno teorizzato un buil-in-syllabus . Corder ci dice che in L2 italiana elaboriamo
sempre prima il passato prossimo e solo dopo l’imperfetto (è una metafora, l’insegnate può anche creare un
sillabo ma gli apprendenti avranno sempre un loro ordine)
Pit Corder nel 1967 ha coniato la nozione di interlingua e Selinker nel 1972 lo utilizzerà per la prima volta:
Sistema transitorio, varietà transitoria di lingua che parlano gli apprendenti. Un sistema linguistica a se
stante, che risulta dai tentativi da parte di un apprendente, di produrre una norma della lingua di arriva.
L’interlingua ha due caratteristiche principali, è sistematica e transitoria.
Sistematica in quanto le sue irregolarità non hanno nulla a che vedere né con la L1 né con la L2, transitoria
perché progredisce. Ulteriore tratto tipico dell’interlingua è la variabilità, l’interlingua infatti muta nel
tempo, non solo muta nel tempo in diacronia , ma anche in sincronia , fra soggetti diversi. Secondo Ellis la
variabilità è un meccanismo è fondamentale per lo sviluppo dell'interlingua, senza instabilità non vi sarebbe
neppure progresso nella competenza e in L2. La variazione libera può anticipare quella sistematica, e può
derivare da lapsus o dalla competizione fra le regole della grammatica nel senso che l’apprendente non ha
optato per una di esse in modo stabile, mentre la variazione sistematica è più facilmente interpretabile in
chiave linguistica, sociolinguistica e psicologica.
La morfologia lessicale è assente -> si utilizzano delle parole in modo invariabile (“amico” viene utilizzatoper
riferirsi a chiunque, che si un’amica o amici)
Assenza di verbi o sporadicamente, se ci sono vengono usati solo nel loro valore semantico (“io mangia”,“tu
mangia”, “tu mangiare”) i verbi si trovano alla forma base
Non ci sono delle classi di parole delimitate -> quando si impara una parola la si utilizza per qualsiasi cosa, le
parole non vengono quasi mai usate nella loro corretta funzione (es: Cinese si parlo. Andato, noparlo)
Mancano (o quasi) le parole funzionali, perché hanno una scarsa salienza fonica -> articoli, preposizioni,
avverbi. Es: andare casa
Uso scarso o nullo della copula, es: Film bello
Varietà post-basiche -> ci avviciniamo sempre più al livello nativo, gli apprendenti sono sempre più
conoscenti di quello che sanno fare con la lingua. I verbi vengono coniugati, vi sono elementi funzionali:
articoli, preposizioni, copule, ausiliari. La morfo logia si arricchisce, diventando sempe più complessa, le
categorie flessice sono riconosciute e segnalate.
Ordine delle parole: si trovano forme anche marcate, il focus è segnalato linguisticamente (ES: è stato Mario
a prendere le chiavi)
Sintassi -> Compaiono le prime subordinate (causa, fine e tempo → relative, oggettive e soggettive)
affiancano alla struttura paratattica; una varietà di forme pronominali diviene produttiva
Per quanto riguarda lo sviluppo delle strutture negative, a ogni fase la struttura precedente permane, ma
se ne restringe la funzione e se ne riduce a frequenza, mentre ne viene introdotta una nuova, l’ultima fase è
conforme alla lingua d’arrivo. La collocazione preferenziale della negazione prima dell’elemento negato,
osservata nei dati e supportata da tendenze universali, e conforme allo stato d’arrivo. La sostituzione della
forma non a il no sovraesteso iniziale avviene dapprima con la copula e il predicato esistenziale c’è, poi con
altri verbi, infine davanti a elementi non verbali: non la notte.
No>non>niente>nessuno,mai>neanche>mica
Per quanto riguarda la subordinazione, abbiamo quella di tipo avverbiale, le sequenze avverbiali vengono
acquisite nell’ordine: causale> temporale> finale> ipotetiche>concessive.
I connettori subordinati principali che introducono tali subordinate sono perché->quando->s.
Le completive esplicite compaiono dopo le avverbiali, più precoci le completive implicite, quanto alle
relative, in un primo momento non occorrono, poi emergono come “precursori” costruzioni paratattiche in
cui il sintagma nominale da relativizzare viene ripetuto o è sostituito da un pronome: c’è un mio amico + luisi
chiama Lorenzo. Le relative costruite sul soggetto sono più frequenti e corrette delle altre.
MARTEDI 18 OTTOBRE
Visione video: l’interlingua è un concetto positivo che cerca di dare conto di tutto ciò che l’apprendente sa
fare. Dal punto di vista dell ’apprendente imparare l’italiano è un processo sommativo, vengono create delle
ipotesi e poi vengono aggiunti via via degli elementi. L’interlingua concentra alcuni elementi universali,
indipendenti dall’età o dalla lingua materna, per es. Tutti gli apprendenti cominciano apprendendo le stesse
frasi e successivamente la grammatica (complessa).
Nel video la varietà di interlingua è all’inizio della basica, la storia viene raccontata con 5 sostantivi e soltanto
3 verbi, da un punto di vista grammaticale notiamo il sistema degli articoli, semplice e non moltosviluppato..
anche se all’inizio notiamo l’uso dell’art. Ind e successivamente dell’articolo determinativo. Molte esitazioni
e autocorrezioni riguardo il verbo andare, in cui la bambina produce molte ipotesi tutte sbagliate dal punto
di vista della lingua d’arrivo, però capisce che il verbo va coniugato, la grammatica e ilSistema degli articoli è
presente. Il suo Sistema interlinguistico è ancora instabile.
Spesso gli apprendenti si avvicinano alla seconda Lingua formulando ipotesi, questo processo di
ricostruzione delle regole segue dei percorsi comuni a tutti indipendente dalla lingua materna e dalla loro
età ad es. Il participio passato è tra uno dei primi ad apparire negli enunciati dell’apprendente, al contrario
del gerundio, esiste quindi una sequenza di apprendimento universale di cui bisogna tenere conto
Fluenza della seconda bambina nel video: Un analisi più accurata mostra ce una parte dell’affluenza è basta
su delle strutture di frasi ricorrenti es. Uso di c’è che rappresenta una sovra estensione. Dal punto di vista
grammaticale l’interlingua presenta una maggiore varietà: infiniti, gerundi e lo stesso verbo fare presenta
uan variazione: fa, faccio, facciamo. La bambina presenta ancora alcune incertezze sull’uso di certe forme
verbali es. Io sempre va fuori fa la doccia.
Per parlare di se usa a volta va e fa e a volte le forme corrette vado e faccio, anche questo sistema linguistico
è instabile e questa instabilità è indice positivo indice che la bambina sta cercando di trasformarele norme
dell’interlingua verso le norme della lingua d’arrivo.
Il parlante nativo è necessario per un’analisi comparativa, in linguistica acquisizionale abbiamo bisogno diun
piano di riferimento in base al quale analizziamo le interlingue degli apprendenti.
Ma prima di parlare del lavoro di Pit corder possiamo brevemente introdurre cosa intendiamo quando
parliamo di errore.
ERRORE dal latino e rare, rimanda sia all'errore come distanza da ciò che è norma, sia alle ratita del viadante
ovvero vagare, Che attraverso un percorso non previsto si avvia alla scoperta di qualcosa di nuovo.Compiere
un errore significa allontanarsi dalla regola dalla norma stabilita e contemporaneamente compiere una
sperimentazione linguistica. Se riflettiamo sulla lingua come un sistema dinamico, non sempre coerente e
spesso oscillante possiamo osservare che alcuni errori sono anche risultato di un’ anomalia della grammatica
e non viceversa. Ad esempio un bambino in fase di apprendimento, per analogia con la coniugazione dei
verbi regolari della terza coniugazione dirà “io salo le scale” e si adeguerà alla norma che indica come
corretto l'uso di “ io salgo le scale” solo quando ascolterà questa forma ripetutamente nell'input linguistico
con cui è a contatto. E’ perciò necessario che, l'errore nel contesto scolastico più che essere qualcosa da
sanzionare rappresenti un'occasione per riflettere sulle lingua e sul suo funzionamento. questo non vuol dire
che gli errori non vadano corretti ma che è necessario accompagnare la correzione da riflessione su quali
possono essere le strategie per evitarli. Dal punto di vista didattico, uno degli aspetti a cui prestare molta
attenzione è il rapporto tra lingua parlata e lingua scritta il bambino ma anche adulto ha una naturale
tendenza appoggiarsi alla percezione del parlato con cuiabbiamo più familiarità, spesso questa strategia
porta fuori strada perché l'ho scritto alle sue regole che perlopiù riflettono la forma dell'italiano standard
stabilita dalla norma non sempre manifestate dalla lingua parlata. Riflettere sull'errore può significare quindi
osservare questo scarto e sperimentare l'efficacia della norma.
La nozione di errore:
La rilevazione di un errore implica il riferimento a una forma target normale ovvero prevista dalla norma ,
l'aspettativa di ciò che è appropriato in un certo contesto cambia a seconda del luogo delle occasioni
comunicative, delle persone coinvolte nella comunicazione, dal tenore della comunicazione. Il problema più
interessante sollevato dalla questione della variabilità della norma è probabilmente dato dalla differenza fra
standard e non standard.
Esempio: non so cosa è stato detto loro oppure non so cosa gli è stato detto.
È difficile e non proficuo stabilire semplicemente quale sia la sola variante giusta, Berruto da un parere
conforme ma non identico qualificando la forma loro come propria dello standard della forma gli come
propria del neostandard, cioè come la forma che si sta testando in un nuovo standard e che quindi viene
sempre più spesso considerata accettabile anche in molti contesti formali.
In merito alla scelta fra cosa e che cosa, Berruto attribuisce allo standard la forma che cosa, e la forma cosa
al neo standard. Serianni invece ritiene che l'evoluzione della lingua sia avanzata maggiormente è che la
forma del nuovo standard e risulti sempre più comune, anche a causa del modello in questo caso innovante
di Manzoni. Anche l'Accademia della crusca risponde alla questione di gli o loro, affermando che l'uso di gli in
luogo di loro è da considerare corretto tranne che, forse, nel caso di registri esattamente formali.
Questo ci porta a ragionare che valutare gli errori non implica soltanto il saper identificare la sola forma
target corretta, ma piuttosto essere consapevoli del quadro mobile sfumato della norma linguistica, delle
varianti esistenti e del valore sociale. Per una valutazione di questo tipo non sempre la competenza acquisita
al parlante dativo è sufficiente. Per l'insegnante è utile quindi documentarsi su grammatiche di riferimento.
la lingua in continuo movimento, gli stessi linguisti che la descrivono perfezionano adeguanocostantemente
le proprie osservazioni, la stessa cosa può fare l'insegnante proponendo attività anche ai propri allievi.
Abbiamo visto che il modello di italiano proposto dalle grammatiche e che costituisce la norma sociale è
l’italiano standard. In base a ciò l'errore potrebbe anche essere l'utilizzo dell'indicativo invece che del
congiuntivo o l'uso di gli al dativo femminile-> gli ho detto (a Luisa). Anche dare del tu rispetto a dare del lei
potrebbe essere considerato un errore a seconda del contesto e dell'interlocutore con cui mi relazione.
Abbiamo visto dunque come l'attribuzione di una forma errata non è né semplice né univoca, errori di
diverso tipo aprono diverse ipotesi sulla competenza dell'apprendente. Gli errori sistematici manifestano
delle regole pertanto sono un prezioso strumento diagnostico delle competenze dell'apprendente.
L'analisi degli errori consente di calibrare al meglio un intervento didattico nel momento e nel modo in cui è
più opportuno, data le ipotesi che l'apprendere manifesta di aver elaborato attraverso il proprio
comportamento. Spesso la nozione di errore risulta essere troppo semplificatoria nella sua dicotomia forma
corretta vs. forma errata per descrivere il comportamento di un apprendente. Spesso solo le caratteristiche
di irregolarità ci consentono di fare supposizioni sulla sua natura, un apprendente di italiano L2 che
commette frequentemente errori nell’uso della seconda o terza persona nei verbi di seconda o terza
coniugazione, porta a pensare che il problema sia di natura fonologica e non morfologica, ovvero
nell'incapacità, nel non riuscire a distinguere i fonemi -e ed -i.
Ovviamente la nozione di errore implica quella di una regola esatta, un osservatore che rileva un errore nella
produzione linguistica di un altro implicitamente sa che esiste una forma età target o una forma esatta, che
reputa appropriata per quel contesto. L'aspettativa di ciò che è appropriato in un certo contesto cambia a
seconda del luogo, delle occasioni comunicative, delle persone coinvolte nella comunicazione, dal tenore
della comunicazione. Mentre altre forme come salisco invece di salgo sono errate in qualsiasi contesto d'uso.
Ciò che dice Boario è che sbagliando si impara l'errore infatti può essere inteso come processo di transizione,
un momento transitorio nel terreno della conoscenza. Spesso alcuni errori come nel caso dell'errore per
analogia, sfruttano le regole del sistema e ci dicono che l'apprendente sta utilizzando una regola, come nel
caso di “rubatore” che l’apprendente ottiene da rubare, da saldare-> saldatore, in questo caso sappiamo
che la regola di derivazione è stata elaborata dall’apprendente, in quanto non è possibile che questa parola
sia stata semplicemente ricavata dall’input dei parlanti.
A proposito di errore, alla fine degli anni 40 Weinreich conia il termine “interferenza o transfer”, ovvero
quando si applicano a L2 le regole della L1. A causa della familiarità che il parlante ha con la L1.
Con Pit Corder l’errore non viene più demonizzato, ma osservato attentamente, in quanto quest’ultimo ci
può dire qualcosa riguardo le ipotesi che glli apprendenti stanno formulando, così tra gli anni 60-70 si
inaugura:
L’ANALISI DEGLI ERRORI mostra che solo in parte gli errori in L2 possono essere condotti all’influsso di L1—
> questi sono detti errori interlinguali, mentre nella maggioranza dei casi si trovano in L2 errori simili aquelli
prodotti dai bambini, errori evolutivi.
Inoltre Corder distingue tra errore e sbaglio. La nozione di errore richiede una comparazione con il
comportamento di un parlante nativo competente: un apprendente commette un errore quando usa una
struttura che un parlante nativo non userebbe mai.
Corder distingue tra errori-> errore sistematico e mistakes->errore occasionale anche conosciuto con la
dicotomia errore vs sbaglio. Con errore si intente un comportamento deviante che si manifesta con
regolarità. Un esempio di errore che si manifesta con regolarità almeno nelle prime frasi di apprendimentoè
l’omissione.
Le omissioni sono una forma di semplificazione, dato che l’omissione di morfemi ha come risultato una
lingua più semplice, dotata di un minor numero di morfemi. La nozione di semplificazione può anche avere
valore esplicativo, es. Una ragazza di madrelingue araba parla di sua mamma dicendo mia mamma e parla
delle mamma di una sua amica Inem dicendo “mia mamma di Inem” questo ci rivela che probabilmente è
stato commesso un errore di decodifica dell’input, probabilmente perchè la locuzione mia mamma è molto
frequente in italiano, e l’apprendente non ha ancora appreso le forme possessive, e ha interpretato la
sequenza Fonica mia mamma come un solo lessema. In questo caso l’apprendnete ha semplificato l’input e
analizzato i confini di parole in modo non conforme.
Mentre, esempio di semplificazione funzionale è l’uso di c’è—> ricorrente fin dalle prime fasi
dell’apprendimento, associato al fenomeno della semplificazione funzionale è il fenomeno della
sovraestensione. La sovraestensione è un fenomeno in cui una forma di un paradigma è usata per copriregli
spazi funzionali di altre forme, es: io stai fermo, io corro, cosi nessuno prendi. Ambito in cui sono stati
riscontrati numerosi fenomeni di sovraestensione: l’uso delle preposizioni, “per” può essere sovraesteso
sull’uso di a o di es. L’amico per mia sorella.
Altra tipologia di errore sistematico è il fenomeno di regolarizzazione, o formazione analogica. Si parla di
regolarizzazione quando l’apprendente conia una forma o adotta un uso non esistente nella varietà target.
Un primo esempio è quello in cui l’apprendente usa una forma errata costruita per sovraestensione di una
regola della varietà target a forme irregolari, es. Vadato per andato (costruita sul modello parlo-> parlato).
Spesso i participi passati della 3° coniugaizone escono in uto es. Venduto, ricevuto, premuto e allora
l’apprendente sovraestende questa forma utilizzandola per il verbo prendere es. Io prenduto appunti
(questo errore viene anche chiamato sovraestensione intraparadigmatica, prende la forma e la estende
Questo rappresenta un fenomeno molto significativo, perchè l’errata sovraestensione di una regola è un
indiizio sicuro del fatto che quella regola è presenta nella competenza dell’apprendente. Mentre forme di
participio corrette come: andato, detto, capito, possono essere il semplice frutto di una memorizzazione
della forma inanalizzata dell’input, le formazioni analogiche vadato, dispiaciuto, diciuto, capisciato, sono un
chiaro indizio del fatto che l’apprendente ha interiorizzato delle regole relative alla formazione del participio
italiano. Altra nozione riguardo l'errore è la regola di evitamento. Sappiamo infatti che spesso gli
apprendenti italiani fino ad alti livelli di competenza usano i pronomi clitici meno dei nativi. Probabilmente a
causa della scarsa salienza fonica che li rende difficilmente percepibili nell'input, inoltre la posizione
sintattica anomala dei clitici rispetto al sintagma nominale ne rende difficile la collocazione rispetto al verbo.
Potremmo anche dire che il sottoutilizzo dei pronomi clitici non è solo causato da una strategia di
evitamento ma anche dall'uso di strutture che non li richiedono.
Quando studiamo un’interlingua:
Che cosa osservare? -> Produzioni orali, interazioni spontanee in contesto naturale o strutturata(intervista),
racconti scritti.
Quanti dati raccogliere -> Dipende dagli obiettivi, risorse e tempo a disposizione
Come raccogliere i dati? -> Registrazioni audio, video, Testi scritti (liberatoria per dati personali)4.Che cosa e
come trascrivere? -> Scegliere adottare coerentemente le convinzioni di trascrizione.
Dopo aver trovato il soggetto, aver firmato la liberatoria abbiamo video-registrato abbiamo trascritto e poi
Spiegare un errore
Dobbiamo distinguere l'individuare l'errore è l'aver individuato la causa, la spiegazione dell'errore.
Considerando quindi gli errori ortografici che possono presentarsi in un qualsiasi tipo di testo, possiamo
interrogarci sulle loro cause: se si tratta di problemi che hanno causa ortografica o problemi che si vedono
nella scrittura ma hanno altra fonte. ad esempio l'errore ortografico può essere dovuto a un problema
morfologico, come l'incerta conoscenza delle determinazioni nominali e della classe flessiva Di appartenenza
dei nomi virgola che può verificarsi nell'italiano popolare manifestarsi anche nella scrittura. Spiegare un
errore significa quindi prendere in considerazione almeno due variabili: la tipologia superficiale cui è
possibile ricondurlo, e le cause del fenomeno che non appaiono in superficie. durante la correzione è molto
importante che queste due variabili siano tenute distinte e che possa essere l'allievo stesso a intuire virgola
dopo un periodo di esercizio mirato, a quale categoria ricondurre il proprio errore.
Ovviamente l'errore non esiste come realtà consapevole per lo studente nel momento in cui li ha commessi,
ma esistono nell'osservazione dell'insegnante, come scarto fra ciò che lo studente fa e quello che
l'insegnante si attende come comportamento ideale.
La procedura di correzione di un errore potrebbe quindi richiedere alcuni passaggi:
il primo è la rilevazione dell'errore da parte del docente. In seguito il docente potrebbe elaborare una griglia:
-una casella per la forma errata da affiancare a una casella per la forma corretta
-una casella per la descrizione dell'errore, basata ad esempio su scambio aggiunta o sottrazione di grafemi.
Successivamente si potrebbe passare alla fase successiva che consiste nella vera e propria risoluzione
dell'errore. Il lavoro svolto quindi permette di ottenere delle fasi, permette di aggiungere alla fase in cui
l'errore è stato rilevato, una fase in cui l'errore viene classificato, Compreso e poi risolto con l'indicazione
della forma corretta. Su cosa si può lavorare in classe:
-Come lavorare su forma. è vs forma e
Si tratta di una confusione che accade spesso, di solito è l'accento che viene dimenticato, oppure avviene il
cosiddetto ipercorrettissimo, ovvero l'accento viene inserito dove non serve.
-Mancanza di rilettura
Spesso molti errori sembrano dovuti al fatto che lo studente abbia consegnato il testo senza rileggerlo, la
rilettura può essere una buona pratica da proporre in classe.
MERCOLEDI 19 OTTOBRE
Come gli apprendenti di italiano L2 arrivano a gestire la complessa morfo-sintassi dell’italiano L2?
Oggi ci concentriamo sulla morfologia nominale, del nome.
La principale difficoltà riguarda la flessione, nella flessione nominale detta anche declinazione, sono soggetti
a flessione in italiano tutti i componenti del sintagma nominale, gli aggettivi, il nome, i pronomi ognuno ha la
propria flessione da imparare e gestire. Ma non solo..la flessione ricade sul sintagma verbale quando ad
esempio il verbo è intransitivo es: Il participio passato è andato\ sono andate oppure quando il predicato è
preceduto dal pronome personale es. L’ho mangiata. Il genere del nome ricade sui suoi target: l’articolo. Il
nome è la parte del discorso cha a livello sintattico costituisce la testa del sintagma nominale, è da qui che gli
altri elementi linguistici acquisiscono le proprietà grammaticali. Il nome è dotato di categorie morfologiche
che si riflettono sugli altri elementi, attraverso l’accordo. Le due categorie morfologizzate sono il genere e il
numero, nel senso che è il morfema che veicola queste informazioni.
Per quanto riguarda il genere, in un primo momento le interlingue risultano insensibili a questa categoria, le
marche di genere sui nomi non sono riconosciute come tali ed è talvolta sovraestesa la desinenza nominale -
a, es. Uoma, filma. Ovviamente se la lingua di partenza, quindi la L2 possiede il genere, la sequenza viene
percorsa più rapidamente e sono comunque possibile transfer negativi di genere, cioè errori imputabili a L1.
-Altre categorie che non si veicolano tramite la morfologia: i casi, sono rimaste tracce di caso nel sistema
pronominale io che all’accusativo diventa me, oppure mi che a valore di termine, il dativo. Ci sono tracce
quindi della categoria del caso che sono rimaste nella categoria pronominale. Altra categoria ancora più
complessa:
-La definitezza, che vediamo tramite la differenza degli articoli, la troviamo anche come categoria per
l’aggettivo determinativo, questo piuttosto che quello. La categoria delle definitezza non è flessiva in
italiano, non ha una motivazione lessicale eo grammaticale rimanda a fatti pragmatici o testuali es. La scelta
fra la casa e una casa. (Pag 40 ramat)
IL GENERE Ramat, pag 43
Dall’esame dei dati degli apprendenti, emerge che il riconoscimento dell’appartenenza di un nome a uno dei
due generi, non è un compito facile. Troviamo cosi, nelle prime fasi errori o imprecisioni desinenziali:
-interferenzee dal lessico di altre lingue prive di finale vocalica es problem invece di problema(persianofoni)
-sovraestensioni della terminazione -a senza valor edi genere, probabilmente dovuto alla salienza percettiva
delle vocale, Uoma, uomo.
-sovraestensioni della terminazione in o: faccio per faccia.
-sovraestensione di e salse per salsa. Telephone per telefono (francofoni).
Non possiamo fare affidamento alla realtà non linguistica e quindi molto presto gli apprendenti devono
capire il genere, facendo esperienza della classe flessiva dei nomi, ovvero:
1.Classe flessiva dei nomi che escono al singolare in o e al plurale in i, sono tutti nomi maschili.2.Classe
flessiva dei nomi esce in a al sing. e in e al plurale, sono tutti nomi femminili
Classe molto produttiva in italiano che esce al sing. in e e al plurale in i, il problema è che alcune di queste
parole sono femminili e in altre maschili, nelle interlingue permangono le maggiori incertezze riguardo
questa terza classe.
Classe che non varia al sing. e plurale, le parole che fanno parte di questa classe possono essere femminili o
maschile es. Virtù e gioventù
Classe di derivazione greca che terminano in a, come problema, programma, dramma.. stiamo parlandodi
parole al maschile che però escono in a al singolare e in i al plurale.
Altro modo per distinguere il genere è quello distinguere i suffissi tipici, es. Calciatore-calciatrice, questo è
un criterio logico che si può imparare e insegnare, si fa riferimento a tutto il suffisso e non alla sola vocale. Il
peso della L1 sull’assegnazione del genere ai nomi, non è indifferente, soprattutto nel caso di nomi
dell’italiano poco trasparenti per genere. Nel caso di apprendenti con L1 priva di genere o con genere meno
pervasivo rispetto a quello italiano, il disorientamento, davanti alla categoria sembra maggiore in francofoni
o tedescofoni, che la conoscono nella loro L1. Mentre apprendenti con l1 prima di genere mostrano una
porzione più alta di errori di assegnazione di genere.
CRITERI
1.I primi criteri cui si affida l’apprendente paiono essere quelli di tipo (mor)fonologico legati al
riconoscimento dell’associazione fra certe terminazioni\classi flessive e uno dei due generi.
Meno basici nell’assegnazione del genere nominale nelle interlingue sono i criteri semantici, soprattuttoper
quanto riguarda l’associazione genere-sesso.
Il criterio successivo è quello basata sull’assegnazione del genere basato sulla presenza di un certo suffisso
derivazionale nel nome.
Riconoscere tali suffissi richiede un’analisi morfologica piuttosto fine che non compare in varietà iniziali.
Criteri morfologici:
Comincia a emergere la grammatica.
Errori desinenziali con passaggio di classe flessiva verso le due classi più produttive hanno invece una valenza
più evolutiva e dinamica, tradendo una scelta di genere consapevole conforme alla norma più “prototipica”
(ipercaratterizzazione di genere-> problemi- “problema”; possibile inferenza di genere L1 a L2.
-Avviene una semplificazione delle classi flessive di genere-> -o per maschili vs -a femminili (es- meso per
mese, problemo per problema, moglia per moglie).
Criteri semantici:
Prima che avvenga questa ipercaratterizzazione, gli apprendenti si affidano al genere naturale dei nomi . Lo
troviamo soprattutto in apprendenti le cui lingue L1 non codificano il genere o lo codificano in maniera
estremamente diversa che l’italiano allora questi apprendenti tendono ad affidarsi di più a questo criterio.
Alla fine gli apprendenti cominciano ad affidarsi alla morfologia derivazionale, molto dopo riconoscendo
solo dopo che i nomi che terminano in a femminili e in ore maschili ecc.. questo diventa per loro un mododi
attribuzione del genere
La flessione del nome e del suo target è molto poco percettibile in italiano a causa di diversi motivi:
Scarsa salienza fonica delle desinenze e degli articoli
Relativa arbitrarietà dell’assegnazione di generi e nomi, altra difficoltà è l’opposizione di genere veicolata
solo dall’articolo es. nipote (il, il)
Scarsa trasparenza, nelle desinenze che terminano in e es. Pane (maschile, singolare) mentre bambine
(femminile, singolare) o forma diversa dello stesso valore: figlie (femminile, plurale) mentre madri
(femminile plurale). E’ trasparente la relazione tra forma e funzione quando ad una funzione sola
corrisponde una forma sola, allora si parla di trasparenza, ma nella grande maggioranza dei casi della
morfologia italiana c’è una totale mancanza di trasparenza, ad una forma sola corrispondono più categoria.
Le lingue agglutinanti: un solo suffisso veicola una sola categoria, es. di lingue agglutinante?
(Il mapping è la procedura mentale che gli apprendenti farebbero, cercano di mappare il rapporta tra forma
e funzione, un continuo tentativo di trovare la convergenza, tra quello che sento e la funzione cheha)
Dal libro Giacalone Ramat, genere:
Le fasi attraverso cui progressivamente gli apprendenti arrivano a segnare il genere ai nomi in maniera
conforme a quanto fa un nativo. C’è una sequenza acquisizionale, riconosciuta con varie eccezioni:
Nella fase pre-basica in cui non c’è grammatica gli apprendenti si affidano a quello che sentono nell’input,
propongono le forme prime di vocale vocalica (giorn, problem) questo crea dei problemi perchè in queste
casi in cui non c’è neanche l’articolo non vi è modo di risalire
Lo stesso apprendente nella fase pre-basica potrebbe avere nell’interlingua altri fenomeni, cioè sovraestende
la vocale a senza che quella vocale a voglia significare femminile.
Assegnazione per assonanza, cane finisce per e articolo le (le cane, le mese, lo gatto). (Riguardo le trefrasi
non si può essere troppo assertivi)
NUMERO, strategie
Più facile perché meno marcato rispetto al genere. Inoltre, le strategie iniziali sono molto simili:
1.All’inizio si cerca di omettere la parte finale, la parola finale della parole
Quando invece si comincia a voler codificare il numero, che succede presto dato che non si ha bisogno di
grammatica, vengono usate delle strategie indefinite o numerali per rendere la numeralità, le cosiddette
2.strategie lessicali, delle strategie di semplificazione del sistema linguistico, per rendere l’idea di quello che
voglio dire.
Nella terza fase c’è una sovraestensione (strategia morfologica) nel caso della pluralità del maschile, in
quanto è la forma non marcata dell’italiano, se l’apprendente vuole rendere la pluralità è più facile che faccia
un errore come festi che “trene”.
(Quando si sovraestende la, è spesso una strategia fonologica, quando invece ci rendiamo conto che c’èuna
grammatica andiamo sulla -i e quindi sul maschile)
L’acquisizione tra genere e numero avviene in contemporanea (trasferire le categorie grammaticali deinomi
ai target)
L’ACCORDO
-In una fase iniziale, basica tutto è molto random, ci può essere soltanto bambino, ci può essere tanti
bambino o la bambino. Spesso non c’è l’articolo e non abbiamo modo di capire se c’è la volontà di genere o
numero, spesso non c’è nemmeno l’accordo.
-L’articolo determinativo è il target più frequentemente affiancato al nome nell’input dei nativi, ma in alcune
varietà l’accordo comincia generalmente ad emergere con morfemi liberi, quali l’aggettivo dimostrativo, ciò
accade in apprendenti con L1 giapponesi, si tratta della cosiddetta “strategia del morfema libero”. Il
dimostrativo veicola il senso di definitezza che rispetto all’articolo “il” è molto più saliente e sostituisce
l’articolo determinativo nelle prime fasi
1.Questo bambino
2.Appare l’articolo e comincia l’assonanza, le problema, le sedie, le gente.3
.Sovraestensione di la o le, es la tavolo, le tavoli, la casa.
Sappiamo che oltre gli articoli, altri target del nome interni al SN, vanno flessi per genere e numero, sianoessi
determinanti, come i dimostrativi, quantificatori o modificatori di altro tipo (possessivo).
-L’aggettivo quando ha valore attributivo viene accordato relativamente presto, quando è in posizione
predicativa viene accordato più tardi (l’amico è simpatico, le feste sono allegri).
Negli aggettivi attributivi sembra stabilirsi prima l’opposizione di numero, poi quello di genere.
-L’aggettivo interno al SN, è situato vicino al controllore, nome, per quanto riguarda l’accordo, prima si
mostra un’alternanza irregolare di desinenze e sovra-estensione del maschile singolare e anche del
femminile nelle prime fasi.
-Gli aggettivi sono anche di tipo predicativo, questi vengono accordati molto più tardi, pag 60 ramat.
Participio passato, la forma di accordo intersintagmatica emerge più tardi (participio passato)
I pronomi—> Per quanto riguarda i pronomi l’accordo arriva più tardi, però c’è una differenza tra le diverse
tipologie di pronomi.
Prima i pronomi tonici (io, tu) perchè sono i più usati, più salienti, anche per rapporto con la distanza
sintattica, difatti sono sempre vicini al verbo.
Poi i clitici, che siano diretti come lo, la, gli, o obliqui le, gli, loro.
Il problema non è l’accordo, quanto il fatto che sono percepiti in minor misura, e quindi tardano a emergere,
quando emergono tendono a essere accordati in modo rapido. Sono molto marcati, si pensi allaposizione (la
vedo ogni giorno= pronome, sogg. , verbo), altro motivo per il quale emerge tardi, sono presenti in molte
lingue romanze, hanno una bassa salienza fonica e spesso il paradigma vien esemplificatonella lingua parlata
dai nativi. Riguardo al pronome di terza persona, sappiamo che non è un target molto frequente, dato il
carattere prodrop dell’italiano. Il pronome di 3° persona in italiano, come in molte lingue risulta sensibile alla
flessione di numero\genere. L’accordo nel pronome anaforico tonico di terza persona sing. non sembra
creare particolari problemi agli apprendenti. Non troviamo nelle interlingue i pronomi soggetto egli-esso,
ella- esso, essi-esse dell’italiano formale. L’accordo di genere e numero dei pronomi non sembra dare grossi
problemi, anzi è precoce in tutti gli apprendenti per quanto riguarda le forme toniche, per i clitici la difficoltà
non proviene tanto dall’accordo, quanto dalla loro scarsa salienza fonica e dalla loro marcatezza formale e
sintattica. Tale marcatezza induce gli apprendenti a evitarli o sostituirli con forme pronominale piene es. Ha
visto lei per l’ha vista.
Il primo studio che pone una sequenza di apprendimento riguardo i pronomi clitici. In italiano L2 è lo studio di
Monica Berretta. I pronomi clitici sono.
Scala acquisizionale: ci> mi dativo> mi riflessivo> si impersonale> si riflessivo> ti> lo flesso (lo, la, li, le)> ne
LA NEGAZIONE
Nella varietà pre- basica è un no premesso a qualsiasi parola:
-No fame, no andare
-Non fame, non andare
Possiamo anche trovare il non, ripetuto a pappagallo
Nella varietà basica il non prevale nettamente sul no, e vediamo una sorta di sequenza di acquisizione anche
nell’uso grammaticale del non, cioè lo usano inizialmente più spesso con la copula, poi con i verbi e infine con
tutto il resto
1.Non andare, non c’è mangiare niente
Sempre nella varietà basica cominciano le prime sperimentazioni della doppia negazioni, con niente e
nessuno, questo in alcune lingue la doppia negazione non esiste si sistematizza il non e subentrano altre
forme di negazione troviamo “neanche e mica”
Non è andato mica—> aspettativa che sarebbe dovuto andare viaIo non sono andata neanche
Per riassumere, la sequenza di negazione-> no, non, niente, nessuno, mai, neanche, mica
L’avverbio di negazione “no” compare nella fase pre-basica, le altre procedono in modo cumulativo, nel
senso che a ogni fase la struttura precedente permane, ma se ne restringe la funzione e se ne riduce la
frequenza mentre ne viene introdotta una nuova. Più tardi quindi compaiono alcuni indefiniti come “niente”
“nessuno” e rafforzativi come “neanche-mica”. La sostituzione della forma non al no sovraestesoiniziale
avviene prima con la copula e il predicato esistenziale c’è, poi con altri verbi, infine davanti a elementi non
verbali.
Su cosa incide la L1? In tutto questo, la L1 ha la sua importanza, non risulta estraneo al percorso
acquisizionale anche il riferimento alla L1. L’ordine delle forme, delle emersioni, è per tutti uguale, ma può
esserci il caso che un apprendente passi molto più facilmente da una fase all’altra (per esempio per
ispanofono).
Per quanto riguarda l’accordo osserviamo gli effetti di un’interferenza negativa nella lentezza con cui
apprendenti privi delle categorie del numero o del genere nella loro L1 ne elaborano l’accordo in italiano L2.
Possiamo anche parlare di interferenza positiva, per i francofoni sarà più facile l'accordo tra il nome i suoi
target. Possiamo dedurre che maggiore è la distanza più difficoltoso sarà l’apprendimento.. possiamo
dunque immaginare una scala via via crescente da ispanofoni a francofoni (difficoltà bassa), tedescofoni
arabofoni (difficoltà media), anglofoni (difficoltà alta) Ci sono anche fattori extra linguistici, come quantità e
qualità dell’input (più viene insegnato, più viene appreso). Sul perché ci questo ordine ci sono tante
spiegazioni, l’innatista Krashen dice che c’è un ordine innato, ordine in cui organizzatore elabora la lingua ,
mentre Corder lo chiamava sillabo. (Ramat pag 68-69)
Nelle ricerche di stampo comportamentista e contrastivo il ruolo di L1 era molto enfatizzato.
I fattori che incidono sull'acquisizione della L2 si distinguono in fattori linguistici e fattori extra linguistici
-Fattori cognitivi-> Quando parliamo dei fattori cognitivi citiamo l'attitudine linguistica, o talento per le
lingue punto si tratta dell'attitudine ad apprendere le lingue con relativa facilità, una caratteristica stabile
nella vita dell'individuo ma diversa da persona a persona, uno dei principali fattori della variabilità degli esiti
acquisizione. Si compone di varie abilità:
-L'abilità fonetica di identificare memorizzare suoni nuovi
-l'abilità grammaticale di capire le funzioni grammaticali delle parole in una frase
-le abilità di memorizzare i materiali linguistici
-l'abilità induttiva di ricavare regole da campioni di lingua
Altro fattore cognitivo individuale spesso tematizzato in ambito psicopedagogico e lo stile cognitivo cioè la
modalità con cui l'individuo preferisce elaborare informazioni nuove acquisite nozioni e abilità. E’ noto che
alcuni imparano meglio a partire da input visivi altri da dati uditivi, o tramite ripetizioni, associazioni di vario
genere punto per gli stili cognitivi vengono in arma menzionate e studiate alcuni dicotomie: che vedremo in
seguito.
Dunque abbiamo già visto che fattori cognitivi implicati in L2 e interconnessi sono attenzione a memoria.
Emerge quindi un nesso decisivo fra memoria e attenzione, perché un'informazione nuova venga appresa
passando nella memoria a lungo termine è necessario che prima entri nell'ambito dell'attenzione focalizzata,
per. Schmid -> ismorfia al noticing , E nella memoria di lavoro. La capacità della memoria di lavoro, sarebbe
di conseguenza positivamente correlata al successo in L2. Un insegnamento può dunque facilitare l'opera
della memoria facendo leva sul sistema dell'attenzione, con una riflessione esplicita sulla lingua seconda e
sulle sue strutture, ricorrendo alla ripetizione in modo da facilitare il passaggio della memoria di lavoro a
quella a lungo termine. Una conferma dell'efficacia dell'attenzione alla forma della didattica e nella lingua
seconda è la meta-analisi di Norris e Ortega, relativi a metodi con Focus on form, ossia la momentanea
focalizzazione sulla forma in contesti comunicativi. La focalizzazione esplicita su forme di L2 non incide
positivamente solo sul loro apprendimento esplicito, ma influisce a lungo termine sull'acquisizione implicita.
-Fattori affettivi della personalità-> Alcune dimensioni della personalità si rivelano correlate
all'apprendimento delle due. Si constata una correlazione positiva fra bassi livelli di ansietà e risultati positivi
in L2 oppure fra buoni livelli di autostima di sicurezza di sé, e buon esito in L2. Un'ansia eccessivapuò invece
bloccare o frenare il cammino dell'appredente. Soggetti estroversi aperti verso altre lingue tolleranti verso
l'ambiguità paiono favoriti nell'apprendimento in L2. Ciò si spiegherebbe con il fatto che persone estroverse,
sicure, meno timorose di compiere errori si espongono maggiormente a situazioni incui possono utilizzo pare
e udire le due e negoziare il significato di interazioni in L2.
un fattore affettivo su quella ricerca è più abbondante la motivazione.
-Fattori socio-contestuali -> Altri fattori che incidono sull'apprendimento in modo indiretto derivano dalla
collocazione dell'apprendere in un certo contesto socio culturale e socio linguistico. ai fattori socio
contestuali prestano particolare attenzione ai modelli ambientalisti integrazionisti, si tratta di:
-fattori macro-sociali, relativi ai gruppi di parlanti in cui si situa l’apprendnete alle loro caratteristiche socialie
culturali
-variabili sociali, studiate della sociolinguistica classica relativa al sesso, classe sociale, età e gruppo etnico.
-fattori micro-sociali, relativi al contesto immediato in cui avviene l'apprendimento, al tipo di input e di
interazione che lo mediano,
I fattori macro-sociali sono evidenziati da Schumann, nel modello dell' acculturazione, che spiega casi di
scarso apprendimento di L2 con l' occorrere elevata distanza sociale e psicologica.
La distanza sociale riguarda i rapporti fra l'apprendere e il suo gruppo d'origine legato a L1,da un lato, e il
gruppo dei parlanti L2 ,dall'altro. Essa è determinata da 8 fattori:
La dominanza sociale di un gruppo sull'altro, vi può essere dominanza, non dominanza o subordinazionefra
gruppi.
Il modello di integrazione, vi può essere assimilazione della società d'arrivo acculturazione senza
assimilazione, ho mantenimento dell'identità originale del gruppo.
Grado di chiusura, del gruppo d'origine: se alto la distanza aumenta.
Grado di coesione interna al gruppo di origine: una forte coesione favorisce la distanza. 5.Dimensione del
gruppo d'origine: se è importante sono favoriti i rapporti interni al gruppo6.Congruenza culturale fra cultura
d'origine e cultura d'arrivo, riduce la distanza sociale.
7.Atteggiamenti verso il gruppo di L2, se sono neutrali o ostili favoriscono la distanza. 8.Progetto migratorio,
se di breve durata non sono incoraggiati i contatti con i parlanti di L2
Variabile sociale, uno di questi è l'età. Anche il sesso influenza l'apprendimento. Nell'ambito
dell'apprendimento, studi mostrano che apprendenti di sesso femminile ottengono solitamente risultati
migliori di colleghi maschi, che hanno atteggiamenti più positivi verso l'apprendimento in L2. Gli uomini
usano più spesso la traduzione, sfruttano le interazioni in L2 per produrre output nelle due, mentre le donne
le utilizzano soprattutto per ottenere più input in L2. Anche il ruolo della classe sociale di appartenenza sul
comportamento linguistico è documentato dalla sociolinguistica. Non è la classe sociale insé che incide
sull'apprendimento, ma piuttosto le condizioni e le esperienze che spesso si associano a essa che possono
favorire o ostacolare l'apprendimento in L2. L'identità etnica, il gruppo etnico di appartenenzapaiono
esercitare un peso più chiaro sull'andamento in L2, probabilmente per via in diretta influenzando il desiderio
di integrazione o assimilazione.
Fattori micro-sociali, uno di questi è il contesto immediato dell'apprendimento prima possiamo distinguere
tra contesto informale, o spontaneo e contesto formale, guidato.
La vera acquisizione, inconscia per krashen avrebbero luogo soprattutto nel contesto spontaneo, mentre in
quello scolastico sarebbe favorito l'apprendimento consapevole. Nei due contesti è diversa l'attenzione
verso L2: nell'apprendimento spontaneo è rivolta soprattutto agli aspetti pragmatico comunicativi , nel
contesto scolastico alla correttezza grammaticale. Il contesto acquisizione si colloca in vari domini nei quali
l'apprendereè esposto a L2: scuola famiglia amici lavoro transazione di vario tipo.
SVILUPPO DEL SISTEMA VERBALE
Qualsiasi enunciato, ruota attorno alla categoria del verbo che funge da nucleo della predicazione. Ogni
predicato verbale è caratterizzato dall’azione che riguarda il tipo di situazione descrittiva dal verbo stesso. I
verbi si possono classificare in durativi e non durativi, a seconda che si riferiscano a situazioni che si
protraggono nel tempo o situazione in cui svolgimento, momento iniziale e momento finale coincidono, es.
lavorare, crescere vs. cadere, esplodere.
I verbi possono anche classificarsi in telici e non telici, a seconda che si riferiscano a processi checomportano
il raggiungimento di uno scopo o no, es. dipingere un quadro vs arrivare.
Comincia dalla varietà basica, quando gli apprendenti cominciano ad abbandonare la forma base del verbo,
che non ha nessuna forma grammaticale e si pongono delle domande in gran parte inconsapevoli sulla
funzione del verbo e le sue caratteristiche… è in questa fase che si abbandona la fase pragmatica e si va sulla
direzione di principi di ordine sintattico verso l’elaborazione dell’enunciato.
Categorie che veicola il verbo:
-Modo, tempo, aspetto, la persona, il numero, il genere (per quanto riguarda le forme composte), diatesi
(attiva o passiva)
La questione aspettuale è invece quel tratto che da lo stacco di un’azione se conclusa o ancora in corso (es.
Finito mangiare e andare scuola). Successivamente ci rendiamo conto che ci avviciniamo alla forma basica
quando nel paradigma verbale dell’indicativo ci sono delle irregolarità e l’apprendente comincia a fare degli
sforzi grammaticali per rendere tempo e aspetto. Nella forma basica la forma base del verbo è ancora
presente, capiamo che l’apprendente si introduce nella forma base quando comincia a usare anche verbi
diversi. Cominciamo a trovare il participio passato a volte emerge anche l’ausiliare prima avere e poi essere
abbiamo quindi una sovra-estensione dell’ausiliare avere anche nei casi in cui l’ausiliare dovrebbe essere
(per quanto riguarda l’accordo con il participio passato, spesso questo non viene fatto es. i bambini sono
tornato, errore molto frequente anche negli apprendenti di livello avanzato).
L’apprendente comincia a capire che ci sono due macro classi di verbi quelli che vogliono essere e quelli che
vogliono avere, comincia a sperimentare e quando c’è l’ausiliare essere ci sono ancora molti errori di accordi.
Il passato prossimo appare prima sui verbi telici -> quelli che hanno un risultato finale.
Il passato prossimo che ha un’azione conclusa va molto d’accordo con questi verbi che hanno un risultato.
L’apprendente poi comincia a distinguere tra le azioni concluse e quelle che hanno avuto una regolarità:
piano piano emergono le forme dell’imperfetto, la prima distinzione a emergere nella varietà di
apprendimento è infatti quella del passato, la prima forma verbale con significato temporale è quella
dell’imperfetto, che entra nell’interlingua tramite il verbo essere. Nella configurazione dell’interlingua
quando un apprendente è giunto al terzo gradino di questa ipotetica scala riguardante la temporalità, cioè
all’imperfetto, non si intende che il passato prossimo venga usato regolarmente in modo corretto, ci si
riferisce al fatto che egli ha lavorato un più sui participi passati quando compare l’imperfetto.
Di conseguenza è normale che un apprendente giunto a questo stadio di acquisizione dia “Ieri mangia
falafel”, ieri ho mangiato falafel” in quanto mangia e mangiato coesistono nello stesso sistema
interlinguistico. Questo ci fa capire come le sequenze di apprendimento riguardano l’emergenza delle forme,
e non il loro uso sistematico e corretto.
A un certo punto l’apprendente comincia a segnalare altra distinzione, la distinzione nel passato tra le azioni
che si sono concluse e quelle che nel passato hanno avuto durata o regolarità. Emergono prima glistativi
(ero) e quelli durativi (avevo, studiavo).
Poi verbi modali, appresi nella sequenza-> volere, potere, dovere, prima nei loro usi deontici poi epistemici.E
in ultima battuta i verbi che hanno valore non durativo e hanno un valore telico (dicevo, prendevo), dato che
è contro intuitivo, da un lato rimanda azione che ha risultato ma detto con l’imperfetto, modo che si usa per
azioni durative o regolari/non concluse.
Ovviamente c’è da considerare che ci sono ancora tante turbolenze, è l’insegnante non deve introdurre
imperfetto fin quando non si ha la padronanza del participio e dell’uso che si fa dell’imperfetto per
considerare azioni concluse.
Si comincia ad apprendere la perifrasi progressiva: stare + gerundio, anche qui c’è un ordine, prima con gli
stativi (sto pensando).
Altro passaggio chiave è l’emersione del Futuro (dopo l’imperfetto)-> La mancanza di mezzi di espressione
grammaticale es. condizionale e congiuntivo, fa si che il futuro venga sovraesteso a contesti non-funzionaliin
cui la lingua d’arrivo richiede il condizionale, viene per questo impiegato in modalità epistemica es.
Ettore sarà a casa. Noi sempre più spesso usiamo il presente pro-futuro per riferirsi ad azioni future (domani
vado al cinema). Gli studi di Pavia hanno 20 anni, e andrebbero rifatti gli studi in relazione a questonuovo
standard che condiziona la lingua italiana.
Condizionale-> Io vorrei. Spendibilità comunicativa, che spesso apprendenti imparano a memoria (vorrei
panino, grazie), per richiesta cortese. Condizionale all’inizio ha tanti errori, noi capiamo che sta imparando
condizionale perché fa molti errori
Congiuntivo -> Molto più tardi, anche perché molto in disuso soprattutto nel parlato spontaneo, spesso
sostituito dall’imperfetto. Vige il valore della funzionalità comunicativa, congiuntivo viene usato per dare
senso di volontà, desiderio ecc.
La sequenza è presente e infinito (ausiliare) -> participio passato-> imperfetto, imperfetto, futuro->
condizionale-> congiuntivo.
Le categorie del verbo emergono nella sequenza: aspetto>tempo>modo.
Ovviamente la sequenza ha valore implicazione, nel senso l’uso autonomo del futuro da parte
dell’apprendente implica l’uso autonomo del presente, del participio passato e dell’imperfetto.
MERCOLEDI 25 OTTOBRE
Come le nuove forme emergano a coprire delle funzioni che ha un certo punto l’apprendente sente di dover
coprire con la grammatica, la funzione della temporalità sono i mezzi lessicali -> che possono supplirealla
grammatica. Quando emergono le forme, emergono in maniera quasi oppositiva.. emerge il participio
passato e a quel punto la forma base si restringe, più emergono le forme grammaticali più il presente si
specializza.
I mezzi lessicali alternativi all’opposizione participio passato\ imperfetto sono inefficaci dal punto di vista
comunicativo. Più facile è invece rendere la temporalità (prima solo mia famiglia, qui tanti), ancora più facile
è l’espressione del modo, esistono dei mezzi alternativi al congiuntivo… nel neostandard l’imperfettosta
effettivamente subentrando al congiuntivo.
Persona, numero, genere e diatesi si ricostruiscono ancora più facilmente, es:
-da fattori contestuali es. -> Sara e Lena è arrivato
-da conoscenze enciclopediche -> Lui ha partorito
-da ordine diversi dei costituenti -> Chiara trovare gente
Spiegazione di tipo funzionalista, emergono prima degli aspetti più funzionali.
Perché certe forme vengono apprese prime di altre? Possibili spiegazioni:
Grammatica universale-> per gli innatisti basta questa per spiegare perché si apprendono primadeterminate
forme e poi altre
Funzionalità-> comunicativa o funzionale, funzionalità comunicativa, si impara prima ciò che è utile alla
comunicazione. Funzionalità più legata alla linguistica, perchè non ho altri mezzi linguistici altrettanto
accurati per veicolari determinati significati.
Salienza-> -Il concetto salienza possiamo riassumerlo dicendo che è più saliente ciò che è più corrente
nell’input. -Più saliente cioè che è più regolare all’interno del sistema linguistico. E’ più saliente ciò che è
maggiormente trasparente, ciò che presuppone una relazione univoca tra forma e funzionari.
Gerarchia di processabilità-> Oggi con la teoria della processabilità vediamo un ulteriore spiegazione,ovvero
ciò che è più processabile.
Tecnicamente la prima non è una procedura.. non ha valore linguistico ma soltanto memoria. La teoriadella
processabilità di Pienneman si basa sul modello psicolinguistico di Levelt e poggia su due principi, connessi
fra loro: la sequenza delle fasi o procedure che portano alla produzione di un enunciato, lo scambio di
informazioni tra gli elementi dell’enunciato. Secondo la teoria della processabilità l’apprendimento
seguirebbe la sequenza implicazionale con cui tali procedure sono attivate nella produzione del parlato:
la prima è una procedura relativa al lemma:
1. Lemma acces: è il primo livello della scala acquisizionale, e consiste in un apira memoria lessicale. Non vi è
nessuna procedura linguistica attivata. A questo gradino l’apprendente ricorda parole, frasi già fatte es. “Che
ora è?” Queste espressioni sono imparate come parole uniche e in questa fase non è presente alcuna
procedura specifica della lingua.
2. Category procedure: a quel punto l’apprendente riconosce nelle voci lessicali un valore grammaticale, e
tendenzialmente comincia nella propria produzione ha produrre anche delle marche grammaticali, delle
marche morfologiche quindi troviamo tavolo che si distingue da tavoli, questa procedura linguistica è a
livello locale solo a livello di parole si tratta quindi di una procedura semplice. A livello locale questa
categoria ci spiega perché emerge prima il part. Passato c’è un informazione locale il “to “ che veicola un
significato di aspettualità.
3.Procedura sintagmatica: Vi è lo Scambio di informazioni tra i diversi costituenti della frase, sono assegnate
le funzioni ai sintagmi che vengono poi assemblati in frasi, l’ordine delle parole rispecchia le norme della L2.
Mentre nel sintagma nominale “la cucina piccola” l’accordo avviene all’interno del sintagma stesso, n ella
frase la cucina è piccola, ci sono due sintagmi uno nominale e uno verbale e l’accordo li attraversa…Le
procedure diventano sempre più raffinate finché non si realizza quindi l’accordofra sintagmi e quindi piano
piano l’apprendente sviluppa un ennesima strategia, ennesima procedura linguistica che è ancora piu
raffinata
4.La procedura frasale, in questa procedura avviene uno scambio di informazione tra la testa del sintagmae
gli altri costituenti all’interno del sintagma, per esempio: la casa grande, i bambini buoni. Dopo che
l’apprendente è in grado di flettere i singoli nomi, vi è la capacità di ricostruire i sintagmi nominali e quelli
verbali, accordando il nome con l’aggettivo e il soggetto con il verbo.
5.Procedura della proposizione subordinata: Dove lo scambio di info avviene a livello interfrasale, per es.
Penso che Marco non vada a Calcio. Quindi ‘apprendente applica una procedure che gli consente di
distinguere le principali dalle subordinate e di costruire in modo diverso il verbo della frase principale da
quello della subordinata.
Ogni volta quindi l’apprendente sviluppa specifiche procedure o abilità procedurali di stampo linguisticoche
gli consentono di elaborare o processare una lingua sempre piu complessa.
La teoria della processabilità tenta di spiegare le sequenze evolutive dell’interlingua sulla base di una
gerarchia universale di procedure. La teoria della processabilità può essere applicata in sostanza a tutte lel
lingue e apprendenti linguistici sia in contesto guidato sia in contesto spontaneo. Sembra che mentre
impariamo una lingua impariamo le abilità per imparare un ulteriore lingua.
Es-> Per produrre il passato prossimo completo di ausiliare, abbiamo bisogno di una forma di accordo, per
realizzare un periodo è necessario attivare una procedure, quindi ogni struttura è mappabile perché ci da
l’idea del dove più probabilmente verrà sviluppata perché richiede l’applicazione di più procedure. Se io so
che il mio apprendente ha la procedura sintagmatica, so che può fare altre cose che riguardano lo scambio di
informazioni del sintagma. Successivamente svilupperà un ulteriore procedura che gli consentirà di andare
oltre i confini del sintagma.
Sul piano sintattico la teoria della processabilità ha preso spunto dalla linguistica, dalla teoria lessico-
funzionale di Bresmann
Le fasi sono descrivibili sulla basi di tre diverse strutture gerarchiche:
-Argomentale -> relativa a ruoli semantici degli elementi: verbo e argomenti (agente, beneficiario, ecc..)
-Funzionale -> riguarda le funzioni sintattiche che assolvono gli elementi nella frase (soggetto, oggetto..)
-Costituente -> relativa alla configurazione lineare della frase (ordine delle parole)
Più questi tre livellli sono lineari più una struttura sintattica è semplice da elaborare secondo la teoria della
processabilità.
Implicazioni didattiche:
1. L’ordine naturale non può essere modificato tramite l’istruzione esplicita (l’abbiamo già sentito nelleteorie
innatiste di Krashen)
2. L’insegnamento serve a velocizzare il passaggio da una fase all’altra o ad acquisire strutture variabili (es.,
lessico), ma non può sovvertire l’ordine delle fasi di acquisizione, es. Io posso insistere sull’imperfetto ma sei
discenti stanno ancora elaborando il passaggio dalla forma base al passato prossimo, non sono ancora pronti
a elaborare l’imperfetto, serve quindi a velocizzare da un punto di vista morfosintattico da una fase a
un’altra, è l’insegnante che si adegua agli apprendenti e mai l’apprendente che si adegua all’apprendimento.
3. L’insegnamento prematuro di strutture di livello superiore a quello posseduto dall’apprendente può avere
conseguenze negative (es. fossilizzazione)
→Distinzione tra “input per la comprensione” e “input per la produzione, questo significa che l’insegnante
non deve modificare il proprio input a livello della lingua che gli apprendenti sanno elaborare.. non è che se
non sanno ancora fanno l’accordo con gli aggettivi attributivi io non uso gli aggettivi o non uso i congiuntivi
perchè non lo elaborerebbero.. bisogna offrire sempre un input grammaticale, non lo rendo agrammaticale
per adeguarlo al livello di elaborazione degli apprendenti, rimane sempre grammaticale perchè gli
apprendenti hanno capacità di comprensione maggiori di quelli della produzione, io offro un input molto più
articolato e avanzato di quello che loro potrebbero produrre.Questo significa che io produco un input
completo ricco ma non mi aspetto che l’apprendente elabori le forme grammaticale che io uso, mi aspetto
nella sua produzione ciò che per lui è elaborabile.
VENERDI 31 OTTOBRE
Non abbiamo delle sequenze simili per tutti i moduli della lingua, si parla di moduli della lingua per
distinguere appunto sintassi, lessico ecc.. Le sequenze della linguistica acquisizionale riguardano quasi
esclusivamente la morfosintassi, vedremo qualche tentativo sulla pragmatica ma sul resto sicuramente no,
quindi non esistono delle sequenze acquisizionali per il lessico o per la fonologia, questo vuol dire che per
quanto riguarda la morfosintassi riusciamo a farci guidare dalle scoperte acquisizionali, per il resto un pò
meno, inoltre oltre i livelli A1, A2 ci sono elementi di variabilità talmente alti che non riusciamo ad avere
delle indicazioni precise. Non c’è sempre una corrispondenza tra ciò che è utile, funzionale e ciò che è facile
da elaborare.. ad es. Per strutturare un racconto al passato è molto utile saper intervallare imperfetto e
passato prossimo, il problema è che per quanto riguarda l’imperfetto la sua alta utilità non corrisponde a
una facilità di elaborazione, perché bisogna aspettare che arrivi il momento dell’immersione di quelle forme,
ovvero quel momento in cui l’apprendente vuole attribuire la funzione di natura aspettuale imperfettiva e
passare alle forme che usa, questa disparità di fatto non aiuta.. perchè io so che all’interno dell’approccio
comunicativo se il mio apprendente deve essere un comunicatore devo fornire i mezzi più utili, però allo
stesso tempo devo aspettare che siano elaborabili. In più abbiamo detto che bisogna rispettare l’ordine di
acquisizione, molto lenta e graduale. Il nostro compito da mediatore è quello di calarele conoscenze
scientifiche che abbiamo nel contesto specifico e trovare soluzioni.
Dunque, l’insegnate deve introdurre le strutture linguistiche che lo studente è capace di elaborare, non deve
accellerare i tempi. Se anticipiamo i tempi gli studenti avranno un senso di insicurezza, non riescono a
gestire la lingua che stanno imparando e questo ha effetti demotivanti e se non c’è la motivazione non c’è
nemmeno l’attenzione e quel punto gli studenti non elaborano nemmeno ciò che è elaborare. Sappiamo in
particolate in fase pre-basica che è normale imparare delle espressioni a memoria, e possiamo usare questa
cosa come strategia, ovvero far impartare delle cose a memoria per gli elementi altamente utili e funzionali
ma difficilmente elaborabili.
Es. non capisco, che cosa significa, come si dice? Questo significa convivere con delle produzioni
sgrammaticate, non correggendo tutti gli errori. Se correggiamo troppo oltre la teoria dell’interlingua cisono
dei principi più generali di natura cognitivista che dobbiamo seguire, il primo è perché:
Le capacità attentive di tutti noi sono limitate, noi possiamo rivolgere l’attenzione a solo pochi aspetti,
mentre altri rimangono fuori dal nostro campo attentivo.
Se l’insegnante corregge tutto è come che se chiedesse l’attenzione di tutto, impossibile. Per questo è
importante la correzione selettiva\mirata , guidata dai 3 principi: natura socio-linguistica, elaborabilità e la
quantità di correzione che ho fatto, selezionare anche in base alla quantità.
Il linguaggio è un’abilità cognitiva complessa: parlare implica l’attivazione simultanea e l’integrazione di
molte sotto-procedure.
Il Modello di Levelt fa capire che abbiamo il concetto, devo trovare il materiale linguistico, lessicale quindi il
lemma che corrisponde a ciò che voglio dire dopo di che devo dare una grammatica al lemma e scegliere i
suoni, tutto questo viene fatto in contemporanea (non solo a livello locale di una singola parola, ma anche a
livello di sintassi) , dunque poiché l’acquisizione è un processo complesso che richiede l’attivazione
simultanea di tanti processi dobbiamo cercare di aiutare gli apprendenti di automatizzarne alcuni il prima
possibile.
Automatizzare i processi che hanno elaborate, lo elaborano io capisco che l’accordo all’interno del sintagma
riescono a elaborarlo e faccio in modo che il processo venga automatizzato più velocemente.(Importante
l’uso ripetuto degli argomenti).
Nel contesto di apprendimento spotaneo gli apprendenti comincino a formulare Delle ipotesi su come
funzionano le forme.. ci sono delle forme per farlo, più deduttivi o più induttivi.. aiutandoli con degli esercizi
a sperimentare dei paradigmi, non sono esercizi di fissazione, sono degli esercizi che servono aformulare
delle ipotesi.
Nella fissazione gli apprendenti continuano a fare errori, noi possiamo aiutarli con la correzione mirata —>se
io sto insegnando una specifica forma, concentro la correzione su quella forma, faticoso da parte
dell’insegnante ignorare tutto il resto, ma in questo modo la correzione è uno strumento a favore
dell’acquisizione, perchè la correzione rende estremamente saliente l’errore.
2 NOVEMBRE
La fase successiva è quella in cui cerchiamo di aiutare gli studenti a usare le strutture che hanno imparato e
anche fissato e qui possono esserci molto d’aiuto i cosiddetti TASK, i compiti comunicativi, il compito ha
suscitato tantissimi interessi soprattutto all’interno di un metodo di stampo comunicativo:
TASK-BASED LANGUAGE TEACHING-> Propone di invertire la procedure per rivisitare i principi acquisizionali
in maniera diversa. In questo metodo si ha una fase di riscaldamento che invita gli studenti a riflettere su
quale sarà il compito da svolgere in classe. Per queste attività più libere e comunicative può essere una
grande risorse, sostanzialmente rovescia. La definizione dei task è l’obiettino non linguistico, è arrivare a
svolgere l’esercizio. Il task si fa in piccolo gruppi, che poi avranno delle proposte. Problema che sipone:
problema dei gruppi monolingue
Tutti questi sono problemi di REAL WORLD ACTIVITIES
PRE-TASK: Fase di riscaldamento invita a riflettere gli apprendenti su quale compito andranno a svolgere,
attraverso una conversazione (Task si fa per i gruppi principalmente: organizzare una gita scolastica, lista
della spesa..) Compiti comunicativi senza fini linguistici, definiti in termini non linguistici. Inquesta fase quindi
suscito degli esempi (es: cosa hai ricevuto per il compleanno) che faccia emergere vocabolario e che interessi
e motivi per il task stesso, che si fa in piccoli gruppi che avranno proposte in plenaria da discutere in classe.
In un contesto di italiano L2 l’italiano è una lingua franca; in contesto scolastico è una sfida -> non si deve
bandire l’uso di altre lingue, ma bisogna far si che si scambino input nella L2.
TASK CYCLE: Progettazione + compito + relazione -> apprendimento spontaneo senza focalizzazione sulle
forme, non si deve dedicare un’intera ora ma una mezz’oretta al task perché possono perdere attenzione e
motivazione, poi posso restituirglielo. Passo non annoiare. Tutti devono avere il loro “momento di gloria”.
POST-TASK: fase di focalizzazione sulla forma→ riflessione sulle strutture usate e su quelle che si potrebbero
impiegare in alternativa. L’insegnante sceglie su quali espressioni focalizzare l’attenzione degli apprendenti,
sulla base di ciò̀ che loro hanno usato nel task stesso.
La grammatica emerge quindi dopo l’individuazione di una necessità. Il Task-Based Language Teaching è ciò
che si chiama Focus on Form, ben diverso dal Focus on Forms (insegnamento della grammatica in maniera
tradizionale, deduttiva) e dal Focus on Meaning (dove la grammatica proprio non c’è).
Il Task-Based Language Teaching, al contrario della grammatica tradizionale, si limita a spiegare solo la
grammatica funzionale alla comunicazione. In ogni caso, alcune delle caratteristiche del Task presentano
delle somiglianze con il Focus on Meaning.
Skehan nuclea le caratteristiche principali del task:
1. Meaning is primary → il Task si realizza intorno al significato.
2. Problema comunicativo da risolvere
3.There is some sort of relationship to comparable real-world activities → un classico esempio è il dover
spiegare, in lingua, cosa si è fatto il giorno prima in classe ai compagni che erano assenti.
4. Task completion has some priority
5. The assessment of the task is in terms of outcome
Il consiglio della professoressa è l’eclettismo: sia il modello direttivo che questo hanno dei pregi e dei difetti
-> nel corso di italiano ideale l’insegnante li alterna.
Skehan (1998) enuclea le 5 caratteristiche del task: significato al primo posto, c’è un problema comunicativo
(ma non solo, anche concreto) da risolvere; ha una relazione con attività realistiche (possonoessere veritiere
o simulazioni: possiamo fare veramente la gita, o no); il primo feedback come insegnante ècome sta
andando il lavoro di gruppo (raggiungeranno gli obiettivi in tempo); si valuta se hanno lavorato bene in
gruppo.
Se si dà il compito comunicativo proponendo di dare consigli, quello non è un task perché dico loro su cosa
improntare la comunicazione: non devono avere indicazioni su quale forma usare. In un corso iniziale si può
proporre di elencare alfabeticamente i nomi dei compagni e quindi questi devono andare a chiedere come si
chiamano, ecc. Immedesimarsi e il role-playing non sono task, ma recitare può diventare un task se poi
effettivamente si deve fare una performance con del pubblico.
Quando orientiamo un corso di lingua lo facciamo nell’ottica di rendere i nostri apprendenti degli attori
sociali nei contesti d’uso della lingua.
Es. Studente Erasmus che assiste a delle lezioni accademiche in cui il registro è più alto, questo lo rende
diverso dal registro di un immigrato (stiamo parlando di indicatori di massima).
Il Framework (Quadro di Riferimento Europeo) misura la competenza lessicale in L2 sulla base di due
parametri:
-Ampiezza, quantità-> quante parole vengono conosciute
-Padronanza, qualità-> Il grado di accuratezza lessicale.
Le parole fanno la differenze: più parole sai più sei abile, a un certo punto la quantità smette di aumentare e
allora il parametro che fa la differenza nei livelli più avanzati è la padronanza, a un certo punto la visione
qualitativa assume più peso della visione quantitativa.
AMPIEZZA DEL LESSICO
l Vocabolario dell’uso della lingua italiana che viene compreso e prodotto dalla maggior parte degli italofoni è
composto tra i 100.00-250.000 lemmi.
Il Vocabolario di una persona adulta colta: 25.000-100.000
Il Grande dizionario italiano dell’uso, del 1999 diretto da De Mauro, contiene in sei volumi 250.000 lemmi ein
aggiunta 100.000 polirematiche es. scala mobile, vedere rosso.
Un italiano colto però conosce circa 60-80 percento dei lemmi riportati dai dizionari d’uso, le parole
appartenenti al cosiddetto “vocabolario d’uso” conosciute ricettivamente e produttivamente sarebbero
secondo De Mauro tra le 30 e le 50.000
All’interno il vocabolario è articolato in 3 fasce.
I primi due si basano sulla frequenza delle parole, le parole che hanno una frequenza altissima sono circa
2000 ed entrano nel vocabolario funzionale, in cui vi sono tantissime parole funzionali (dunque verbi
ausiliari, verbi di largo uso, parole grammaticali)
La seconda fascia indica le parole di alto uso, parole estratte in base alla frequenza, ma in questo caso più
basso (es. cartello, crema) qui quasi esclusivamente parole che rimandano alla sfera dell’uso quotidiano
l’ultima componente è composta da parole non estratte sulla base della loro frequenza, perchè nei testi di
uso quotidiano non risultano frequentemente, eppure sono rilevanti da un punto di vista semantico e
funzionali es. Forbice e frigorifero
Le prime due fasce sono state estratte proprio per la frequenza, l’ultima contiene delle parole estratte dai
vocabolari.
7 NOVEMBRE
Profilo della lingua italiana -> da indicazioni di natura quantitativa sul lessico (ampiezza)
Criterio della padronanza -> parla di accuratezza, qualità del lessico, quanto precisa è la scelta lessicale
Chunk -> possiamo trattenere nella nostra memoria a breve termine un certo numero di elementi, è una
memoria transitoria è ha una quantità di spazio limitata (7 elementi in media che riusciamo a trattenere per
un tempo sufficiente a mente) questi elementi possono essere totalmente discreti e scollegati gli uni dagli
altri, se noi creiamo dei legami tra i diversi elementi (es: la finestra è sopra il pavimento) quello può
occupare un unico chunk di memoria -> i legami semantici ci aiutano a trattenere più elementi linguistici per
il tempo necessario per l’elaborazione -> le parole si insegnano collegate semanticamente le une alle altre
attraverso diversi tipi di relazioni, perchè questo facilita l’elaborazione e la memorizzazione.
La competenza fonologica
Riguarda l’acquisizione di:
Suoni vocalici e consonantici
Prosodia, tratti sovra-segmentali -> struttura sillabica, accento delle parole (su quale sillaba della parola cade
l’accento), la durata dei suoni, ritmo e intonazione. Questo distingue gli elementi fonetici da quelli fonologici,
es: se invece di dire ‘casa’ dico ‘chiesa’ è un errore
fonetico non fonologico perché non cambiasignificato; se dico ‘casa’ e non ‘cassa’ cambia il significato quindi
è un errore fonologico, o anche ‘casa’ e ‘caso’
È collegata alla competenza ortografica cioè alla capacità di tradurre il sistema linguistico tramite le
convenzioni che regolano la resa scritta dei suoni, generalmente c’è un’ottima corrispondenza forma
funzione in italiano (è molto più facile trascrivere in italiano che in inglese o francese)