Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Acquisizione e apprendimento
è linguisticamente competente?
è metalinguisticamente competente?
è comunicativamente competente?
Parar.3 L’interlingua
Input e intake
L’input è qualsiasi esempio o «pezzo»(film, cassetta,
conversazione orale, scritti) della L2 al quale l’apprendente
è esposto. Cioè per imparare L2 è necessario che
l’apprendente(Tommaso)abbia a disposizione esempi di
L2=INPUT.
Quando l’input diventa produttivo, cioè si traduce in
apprendimento, diventa intake.
L’input è modificabile
il parlante nativo, nel rivolgersi all’apprendente T. , modifica
l’ enunciato rendendolo più comprensibile, viene così creata
una foreigner talk (FT).
L’FT:
1) quali sono le modifiche che lo creano?
2) In che situazione viene usato?
3) rende l’input più comprensibile?
1)le modifiche
il nativo usa strategie diverse e che interessano tutti i livelli
di analisi:
fonologico: quando un madrelingua parla con un
apprendente(es. albergatore che si rivolge a dei ragazzi in
un albergo), il parlato è emesso a voce più alta, specie le
parole chiave ,in modo più lento con pause più frequenti,
scandisce bene le parole, e usa un numero minore di
ipoarticolazione (che è una parlata veloce e colloquiale)
lessicale: sceglie parole più semplici e comuni preferendo
gli iperonimi (parole di significato più generali) agli
iponimi(parole di significato specifico) e si evitano
espressioni particolari tipo “fico secco”poichè sarebbe
difficile per Tommaso intuirne il significato.
pragmatico: preferenza di forme più dirette come il “tu” e
più comprensibili nel contesto, in cui avviene la
conversazione.
morfo-sintattico: le frasi del FT sono più corte e semplici
con meno proposizioni.
Anche se a volte la semplificazione è così accentuata da
produrre un FT sgrammaticato, con una frase finale molto
scarna.
Con quali strategie si forma FT?
le strategie sono sia di semplificazione che di
elaborazione delle forme. Ricordiamo che se la
semplificazione formale offre a Tommaso un input più facile
da capire ma poco adatto all’apprendimento, di contro
l’elaborazione formale dell’enunciato può creare, un
input ,non solo più facile da capire, ma anche più ricco di
elementi da imparare.
Parag. 2
L'ascolto
Ascoltare una conversazione coinvolge tutti i livelli di analisi,
e si conclude con vari tipi di comprensione, infatti tra il non
capire ed il capire tutto, ci sono molte sfumature.
Riportiamo uno dei modelli dell’ascolto più importante:
il modello psicolinguistico di Levelt.(la psicolinguistica o psicologia
del linguaggio può essere definita come lo studio dei fattori psicologici e
neurobiologici(del cervello) che stanno alla base dell'acquisizione, della comprensione e
dell'utilizzo del linguaggio negli esseri umani)
Con questo modello seguiamo il percorso di trasformazione
del messaggio da acustico a compreso.
In che modo la nostra mente elabora/comprende ciò che
ascolta?
Prendiamo la frase:
lo scoiattolo scodinzola contento
L’ascolto è attività complessa, coinvolge tutti i livelli d’analisi (fonologia, morfologia, lessico...).
Inoltre l’esito non è binario.
2 ) l o s k o j a t t o l o s k o d i n t s o l a k o n t + n t o
4)
Un tipo particolare di conoscenze generali: quelle che riguardano l’ascoltatore come interlocutore.
2)Incrementalità
è la seconda caratteristica delle procedure di elaborazione
attivabile durante l’ascolto. Ricordiamo che ogni procedura
di decodifica del messaggio udito parte da un input e
produce un output che è l’input dell’elaboratore successivo.
L’incrementalità indica che una componente degli
elaboratori può iniziare dall’output ancora incompleto della
procedura precedente.
Es. a natale a Napoli nevicava.
La parola “a natale”,ha 3 passaggi di elaborazione cioè
UDITORE, DECODIFICATORE, INTERPRETE, invece con
l’incrementalità, prima che la parola “a natale” giunga
all’elaboratore ultimo(interprete), fa si che Tommaso possa
già iniziare ad elaborare la parola “a napoli” e poi
“nevicava”,mentre interpreta “a natale" e decodifica “a
napoli”.
Quindi si creano nella mente come dei “file
temporanei” ,intermedi, che si conservano nella memoria a
breve termine. Vedi foto pag. 50.
3)L’automaticità è la terza delle procedure del modello di
Levelt e indica che nel parlante nativo il processo
dell’ascolto è velocissimo grazie alle sue competenze
linguistiche.
E nell’apprendente L2? Come cambia il modello dell’ascolto
in L2?
Tommaso non solo deve capire il messaggio ma deve
anche acquisire in L2 le competenze linguistiche specifiche
cioè quelle dichiarative dei due magazzini di
conoscenze e quelle procedurali dei tre elaboratori.
Sappiamo che alcune conoscenze sono generali (gli
universali linguistici)e quindi gli sono già note, però siccome
L2 è una nuova lingua Tommaso ha difficoltà ad usare
anche ciò che già sà, con un pò di confusione iniziale
nell’ascoltare in L2. Man mano che acquisirà sicurezza in
L2,le conoscenze già acquisite in L1 gli saranno molto utili.
CAPITOLO 3. poi parlare
Formule fisse
• 1)sono pezzi di lingua non analizzati ma memorizzati tali
e quali.
Es. S’il vous plait ? serve a comunicare in Francia
How much is it? Per fare la spesa in Australia
Auf wiedersehen- per congedarsi in tedesco
• sono frasi che hanno grande importanza comunicativa
• non contenendo errori ma possono dare la falsa
impressione di una buona conoscenza della lingua
straniera da parte di Tommaso.
• non sono produttive ,perché chi le pronuncia non sa usare
nessuna delle singole parole che ha imparato a senso, in
altre frasi ,ma può esserci evoluzione verso l’interlingua
o un’errata interpretazione e quindi nessuna evoluzione.
• Es. Waduyu kam from?
Waduyu sei?
Parar.2
la Forma basica (o neutra)—cioè come rappresentante di tutte le
altre, tra le varie forme flesse di un lessema—
sono le prime parole che l’apprendente T inL2 riesce ad
imparare rispetto alle altre e che formeranno il suo lessico
abbastanza povero all’inizio dell’apprendimento: quali criteri
sono alla base di tale scelta es . Perché impara prima
chilometri e non chilometro?la scena è fatta sulla base dei
seguenti criteri:
• frequenza della parola
• facilità articolatoria della parola
• lunghezza della parola
• specificità della parola
•
• Sembrerebbe che, nelle prime fasi dell’apprendimento il
ruolo della grammatica sia quasi nullo: l’apprendente
T.,sarebbe troppo occupato ad imparare nuove parole e
formule indispensabili per sopravvivere e non avrebbe
tempo e attenzione da dedicare a dettagli come il genere
dei nomi o la coniugazione verbale, Questo è, in linea di
massima, vero: tutte le interlingue iniziali, di adulti come di
bambini, sono caratterizzate da un'estrema
semplificazione della morfologia grammaticale. Anche
tutte le ‘parole funzionali’, come gli articoli(il, la ecc.), le
preposizioni,, vengono apprese di solito in un secondo
momento, cioè dopo le “parole di contenuto”(ombrello,
pigiama ecc): il loro significato astratto non è
indispensabile per la comprensibilità degli enunciati, ciò
non le rende buone candidate ad essere apprese nelle
primissime fasi.
wikipediaQuando sentiamo parlare in L2, un bambino straniero che si trova in Italia da
pochi mesi, e dire”no, grattare” o” tu fare questo” e “io così” o “no io freddo” ,possiamo
pensare che stia commettendo un sacco di errori, questo atteggiamento non ci fa capire
cosa sta provando a fare il piccolo. In realtà, questi enunciati prodotti ad es. da Fatma, una
bambina marocchina di sei anni, da poco in Italia, mostrano una logica, un'intelligenza,
una funzionalità. Nel primo es., la bambina cerca di dire che se le diamo da mangiare il
pesce (questo) lei fa così (e si gratta il braccio): era infatti allergica a certi cibi.
Nell’enunciato, “no ,io freddo” la bambina si indica il maglione, dicendo che non ha freddo
perchè lo indossa. Per esprimere concetti così complessi, e avendo a disposizione solo
pochi mesi di esposizione all'italiano, la bambina ha appreso le parole più importanti, che
accompagnate da gesti le consentono di comunicare. La scelta di privilegiare queste
forme polivalenti e ricche di contenuto, a spese di altre con contenuto più astratto, risulta
funzionale per soddisfare i bisogni comunicativi.
Quindi Tommaso sceglie forme semplici in base ai criteri
prima elencati, vediamoli uno ad uno:
-sceglie le parole che più frequentemente ricorrono
negli input: ad es. nel caso di italianoL2, per la forma basica
di un lessema come chilometro/i, la desinenza i è migliore
candidata di “o” perché è quella che nell’input ricorre più
spesso.
-le più corte,ad es. nel verbo, la forma “mangiavate” è rara
perché lunga e poco frequente nell’input, è più facile che T.
impari prima l’infinito”mangiare”
-le parole più specifiche nel significato
-le più facili da articolare nel pronunciarle, es. l’articolo
italiano “gli”, sarà difficilmente imparato per primo, non solo,
perché ricorre meno frequentemente nell’input, ma anche
per la sua minore facilità articolatoria rispetto ad altre forme
come “la”.
3)le parole di contenuto più che di funzione(“ombrello” e
non “gli”.
4)ordine dei lessemi.
Es. bicicletta su montagne(=andavo in bicicletta sulle
montagne)
in questo es. le parole seguono un ordine più discorsivo che
sintattico(quindi seguono un ordine semantico e pragmatico
cioè un ordine di significato, per farsi capire, anche se non è
giusto dal punto di vista grammaticale ma che permette a T.
di esprimersi in una lingua ancora troppo difficile per lui).
La lingua esige infatti che le parole siano presentate in
ordine sequenziale fissato da regole precise se vogliamo
che la frase di T. sia corretta nel parlato e nella produzione
scritta . L’ordine in cui vanno messe le parole nella frase è:
pragmatico, semantico, sintattico. Nella fase iniziale
dell’apprendimento, quando questi 3 ordini non sono ancora
in armonia tra loro, secondo Rutherford l’apprendente ha 3
possibilità
1)può partire dal tema,( cioè in cuore del concetto da
esporre es. entra in un ristorante e dice “mangiare”) e poi
aggiungere altre parole (tipo “tavolo” o prezzo”) senza alcun
legame grammaticale.
2)può partire dal tema, e provare a grammaticalizzare come
meglio può.
3)può rinunciare al tema, a discapito dell’organizzazione
discorsiva e di senso, e scegliere il soggetto che gli
permette di grammaticalizzare più facilmente (scelta meno
frequente, magari esce una frase più giusta
grammaticalmente ma che fa capire meno ciò che T. vuole).
Parar.3
Il lessico è
l'insieme degli elementi ( parole e locuzioni ) che in un sistema linguistico
danno forma a diversi significati ( nozioni e azioni ), indipendentemente dal
fatto di essere raccolto e ordinato. Si può anche definire come un
vocabolario, l'insieme di parole che compongono una lingua .
Quanto è importante il lessico nell’apprendimento di L2?
2) cosa tommaso deve conoscere ancora del lessico per iniziare a parlare
e scrivere in L2
IL LESSICO dal punto di vista qualitativo
• Conoscere una parola(e T. Le conosce?)vuol dire
conoscerne una serie di proprietà come:
‒la Forma(come si pronuncia e come si scrive)
‒ laStruttura morfologica(cioè sapere che le parole sono
scomponibili in morfemi)
‒il Pattern (disposizione) sintattico, nella frase. Ad es.il
verbo ”spostare” per avere un significato richiede :qualcuno
che sposta, ed una cosa da spostare; invece piovere non
richiede questo. T. per usarli bene nello scrivere e per
comprenderli nell’ascoltare, deve conoscere queste
differenze del significato del verbo in L2.
_il significato:a) referenziale, b)affettivo
a) il significato referenziale (anche detto denotativo, o
cognitivo o oggettivo), si ha quando il messaggio è
orientato sul referente (o contesto), per cui un oggetto o un
evento viene portato alla conoscenza del destinatario in
forma prettamente denotativa (oggettiva). Si caratterizza
per l’assenza di coinvolgimento psicologico-affettivo, e per
la dominanza della terza persona singolare o plurale.
È probabilmente la forma più diffusa nella comunicazione ordinaria: sono referenziali, ad
es., le trattazioni dei libri di testo scolastici, le descrizioni, narrazioni, relazioni in cui il
mittente si propone al destinatario come testimone di ciò che gli sta comunicando.
es.“Scendono subito” “Mi vedi?” *“Sì, vedo”
b)affettivo
(o connotativo o soggettivo) cioè i significati che
vengono attribuiti ad una parola insieme al suo significato di
base.
Ad esempio, la denotazione più probabile di notte è il lasso di tempo tra il
tramonto e l'alba (significato esplicito denotativo), mentre le connotazioni
(significati impliciti) possono essere, a seconda del caso, quelle positive di
romanticismo, o negative di decadenza, minaccia, mancanza di energia.
Mentre la denotazione è un concetto relativamente fisso, su cui tutti i parlanti
più o meno saranno d'accordo (ad esempio sul significato della parola cane),
la connotazione può variare a seconda del contesto, quindi della persona,
della cultura, della situazione in cui l'enunciato viene prodotto:
«Sei un cane!»
«Ti sarò fedele come un cane!»
3) Altre cose che T. deve conoscere delle regole lessicali per saperle usare il
L2 sono:
le relazioni lessicali con altre parole della stessa classe e
cioè deve saper capire, riconoscere e saper scrivere in
modo appropriato conoscendone le differenze di significato:
i sinonimi cioè identità di significato fra due parole diverse
( scuro e buio, ora e adesso ), antinomia o significati
opposti dello stesso concetto es.—correrre— (es. lento e
veloce)quindi che hanno un rapporto di contraddizione,
iponimia (as es. pino e albero) indica il rapporto di
‘subordinazione’ di un vocabolo, in questo caso—il pino—
che, rispetto ad un altro, abbia un significato meno esteso,
in questo caso —albero— che indica un genere esteso di
piante.
Sequenza di apprendimento
se sono almeno 3000 le parole di L2 che deve conoscere T.
quali parole e quali proprietà di queste parole impara per
prima?Cioè in che sequenza?
Vediamo altri criteri che agiscono nella scelta di imparare
una parola piuttosto che un’altra, quindi quali criteri ne
regolano l’apprendimento(oltre a quelli visti finora)?
Si distinguono criteri interni ed esterni
Vediamo ancora un altro criterio interno che guida T. Nella scelta di cosa imparare
per primo
Quali sono le classi di parole che si apprendono prima?
(ogni parola appartiene ad una categoria grammaticale,
cioè ad una classe di parole, intese come nomi, verbi ecc.
che condividono un insieme di proprietà grammaticali) i
primi ad essere imparati da T. in L2sono i nomi, poi gli
aggettivi, poi i verbi ed infine i più difficili cioè gli avverbi.
Questa regola generale può però avere delle eccezioni,
infatti quando T. usa le varie classi di parole entrano in gioco
anche altri fattori e cioè quale L2 sta imparando T.? se è
l’iataliano che è una lingua flessiva, il discorso cambia
perchè:, nelle lingue flessive i verbi ,sono più difficili da
imparare rispetto agli avverbi, e quindi T. inverte l’ordine di
apprendimento prima descritto ed impara prima gli avverbi e
poi i verbi.Quindi tutto è molto relativo alla complessità di
L2.
La flessione è l’ambito della morfologia che riguarda le diverse forme che una stessa
parola può avere secondo il contesto in cui è usata
es. la flessione dei verbi è detta tradizionalmente coniugazione
Parar. 4 la grammatica
L’apprendimento della grammatica avviene principalmente
per stadi comuni a tutti gli apprendenti. Ma quello che
cambia è la velocità e l’esito finale dell’apprendimento di L2.
Perché?quali sono le difficoltà?e poi se T. impari delle
regole grammaticali, sintattiche ecc in che ordine le
apprende?attraverso quali stadi? sono queste le domande a
cui si cerca di rispondere in molti studi internazionali fatti su
apprendenti con diverse L1 che imparavano diverse L2 per
capire se esistesse un modo di apprendere più facilitato
rispetto ad altri. Per farlo è necessario capire le difficoltà di
apprendimento di un T., sia in generale che in particolare e
cioè in quale campo sono maggiori queste difficoltà ed in
quale no. Per questo motivo esaminiamo ora alcuni di questi
studi presi tra quelli più importanti e conosciuti anche se ad
oggi nessuno di questi ha portato a conclusioni condivise d
tutti gli studiosi di questo campo.
Prendiamo 6 esempi di regole grammaticali ,in varie lingue,
e vediamo come vengono apprese da T.:
1)Alcuni morfemi grammaticali inglesi
2)Il “genere” italiano
3)La negoziazione inglese
4)La relativizzazione
5)L’ordine delle parole in tedesco
6)Una serie di sequenze parallele inglesi
Nella frase:
L’inglese
È stato scelto l’inglese per capire se le 3 strategie di
elaborazione del parlato individuale operano anche per
altre regole grammaticali ed in altre lingue oltre al
tedesco.
(Pienemann & Johnston, 1987) usano dei dati raccolti tra
polacchi e vietnamiti immigrati in Australia e usando il
concetto delle restrizioni imposte dalle 3 strategie del
Progetto Zisa valutano percorsi paralleli di singole
sequenze inglesi.
Vedi pag.95
Progresso e variabilità
il progresso nell’ acquisizione della L2 ,
Il passaggio da un stadio all’altro, nelle sequenze di
apprendimento, non è mai netto e lineare, infatti è
possibile la coesistenza di strutture della fase
precedente dell’apprendimento con strutture”nuove “.
• I progressi dell’interlingua dunque non sono sempre
graduali e lineari ma, in ogni processo di
apprendimento, vi è grande variabilità formale.
Variazione sistematica(sincronica)
La variazione sistematica è dovuta a cambiamenti nel
contesto sociale, psicologico, e linguistico, per cui
distinguiamo 3 fattori che ne sono la causa:.
Fattore/conteso sociale, un cambiamento nella familiarità
tra gli interlocutori. In accordo con la teoria
dell'adattamento dell’input, gli apprendenti potrebbero
adattare il loro discorso a quello dell'interlocutore.
fattore/contesto psicologico (il più importante) è di solito
considerato il tempo di pianificazione. Numerosi studi hanno
dimostrato che, più tempo hanno gli apprendenti per
pianificare l’enunciato, più ricca e regolare è probabile che
sia la loro produzione. Così, è verosimile che gli studenti
producano forme più simili alla lingua bersaglio in un
compito scritto per il quale hanno trenta minuti per
pianificare, piuttosto che in una conversazione dove devono
produrre linguaggio senza quasi pianificazione.
fattore/contesto affettivo ,è probabile che gli studenti in
una situazione stressante (come un esame formale)
elaborino forme molto meno simili alla lingua bersaglio di
quanto farebbero in una situazione più rilassata e.
confortevole.
I tre fattori si influenzano tra loro.
Concettualizzazione
Il concettualizzatore è un elaboratore(rapprentato da un
rettangolo nel modello di Levelt) che è in contatto con il
magazzino delle conoscenze generali (rappresentato
da un cerchio nel modello di L.)
In questa fase il messaggio assume una forma linguistica
Si tratta della fase in cui il parlante decide cosa dire e a
cosa dare rilievo. L’input (l’informazione )ricevuto esce
dal concettualizzatore come output ,che diventa input
dell’elaboratore successivo cioè, passa al formulatore,
come messaggio preverbale.
Articolazione
Concettualizzatore in L2
Le conoscenze dichiarative (cioè i magazzini delle
conoscenze generali e lessicali, i cerchi nel modello di
Levelt ), non sono specifiche di una sola lingua quindi in
questi magazzini ci possono essere le regole
conversazionali di due o più lingue
contemporaneamente (es. italano/ungherese). Quello
che ancora non si sa con certezza, è dove viene fatta la
scelta tra le due lingue e su che basi. E’ probabile che
l’informazione necessaria per scegliere una delle due
lingue sia già contenuta nell’output che esce dal
concettualizzatore, quindi è questo elaboratore che è
linguisticamente specifico: lingue diverse richiedono
concettualizzatori e concetti in esso contenuti diversi.
Infatti è proprio nel concettualizzatore, che viene
selezionata, ordinata e preparata per essere poi
convertita in lingua , l’informazione presa dal
magazzino delle conoscenze generali (rappresentato
da un cerchio nel modello di Levelt) che serve per
comunicare le intenzioni del parlante, es.
Formulatore L2
sappiamo che questo elaboratore è collegato, attinge, dal
magazzino delle conoscenze lessicali( che contiene le
conoscenze dei lemmi e le forme delle parole, la loro
morfologia) che è un unico magazzino per entrambe le
lingue (es. italiano/ungherese). Anche nel caso del
parlante monolingue il recupero degli elementi lessicali
dal magazzino , per essere velocissimo, presuppone
una sua complessa organizzazione interna, che li divida
e li leghi in sottogruppi di volta in volta semanticamente
e grammaticalmente omogenei. Questi sottogruppi
possono raggruppare per es. nomi con i nomi, i verbi
con i verbi, il rosso con altri colori, cocente con
delusione, sorridere con un soggetto animato ad es.
u n a p e r s o n a , u n b a m b i n o . N e l c a s o d i T. ,
l’organizzazione del lessico nel formulatole
prevederebbe un ulteriore suddivisione che crei due
sottogruppi linguisticamente omogenei: uno costituito
dagli elementi lessicali della L1, l’altro da quelli della L2.
Invece , i formulatori sono 2, uno per ogni lingua, che
però attingono allo stesso magazzino delle conoscenze
lessicali che invece è unico. Quindi nel modello di
Levelt si lascia un cerchio solo per il magazzino del
lessico, ma si dovrebbero disegnare due rettangoli L1
L2 corrispondenti ai due formulatori. Come funzionano,
insieme ? Ancora non è molto chiaro, però sembra che
vadano considerati alcuni parametri:
1)la distanza tra le 2 lingue
2)il livello di competenza linguistica nelle 2 lingue
Incrementalità
anch’essa contribuisce alla velocità del parlato. Infatti
l’incrementalità implica che tutte le componenti
dell’elaborazione possano lavorare in parallelo e su
frammenti di frase diversi. Infatti ogni frammento deve
essere elaborato in stadi che vanno dalla
concettualizzazione ,all’articolazione del
messaggio,passando per il formulatore, ma mentre si
articola il primo pezzo della frase, già si può formulare il
secondo, concettualizzarne un terzo e così via.
vedi foto pag 113.
Ultima caratteristica del modello di L. è che le
rappresentazioni intermedie del modello( e cioè il
messaggio preverbale, struttura superficiale, piano
fonetico ecc.vedi foto del modello di Levelt) hanno
ognuna unità diverse. Che significa?Che non esiste una
unità dell’elaborato per es. un morfema prodotto
intermedio di uno degli elaboratori che venga portato
avanti cos’ com’e in tutti i passaggi successivi, se
necessario sarà modificato nell’elaboratore successivo.
Facciamo un esempio ,se un morfema esce dal piano
grammaticale del formulatole e passa al piano fonetico
sempre del formulatole, non è detto che questo lo
accetti e lo faccia passare all’articolatore, così com’è,
infatti il piano fonetico può disfare il morfema ricevuto
dalla struttura precedente, perché ad es. è troppo
difficile da pronunciare, e imporre una nuova
organizzazione di questo, più consono al piano fonetico
e poi a quello articolatorio. Quindi i prodotti o
rappresentazioni intermedie di ogni elaboratore devono
poter essere immagazzinate un attimo nella memoria in
attesa di una successiva elaborazione in base a ciò he
vogliamo dire. Possiamo essere più o meno capaci di
attuare ciò in L1 ma soprattutto in L2.
Questa può essere un plausibile spiegazione del perché un
apprendente possa produrre frasi grammaticamente
corrette ma foneticamente no, cioè non adatte sul piano
articolatorio, con una conseguente pronuncia pessima ,
forse perché in questo studente non c’è stata quella
modifica del morfema uscito dal piano grammaticale
dell’elaboratore, nel piano fonetico, per cui il morfema è
corretto ma inpronunciabile per le capacità articolatorie
in L2 dell’apprendente. Altri studenti che hanno invece
questa capacità hanno un’ottima pronuncia ma magari
di frasi fluenti foneticamente, ma con una grammatica
molto approssimativa.
In conclusione quindi di questo capitolo, affermiamo che lo
sviluppo della grammatica nell’interlingua è
sostanzialmente un fatto autoeregolatore.
prima si imparano le parole e le formule; le formule non
sono ancora analizzate; le parole son prevalentemente
di contenuto, e disposte secondo un ordine discorsivo e
pragmatico , più che formale. Poi, con il tempo, si
svilupperà una vera e propria grammatica. Questo
avviene per stadi obbligatori ma non sempre in modo
lineare. durante l’apprendimento di L2 si possono fare
notevoli e improvvisi passi avanti ma anche indietro. il
progresso di una struttura linguistica avviene insieme al
progresso di altre strutture che richiedono le stesse
operazioni mentali.
Rispetto alla grammatica il lessico presenta minori
regolarità di sviluppo soprattutto perché la sua
organizzazione interna è molto meno sistematica.
Quindi l’utilità di una parola rispetto ad un’altra e le
preferenze personali per alcune espressioni giocano un
ruolo importante, maggiore che nel caso della
grammatica. ma anche l’apprendimento del lessico ha
alcune regolarità:cioè le parole vengono scelte anche in
base criteri formali, semantici, di contrastatività tra L2/
L1, vengono imparate prima nelle forme e nei significati
basilari, poi vengono arricchite formalmente,
semanticamente, pragmaticamente degli aspetti più
marcati.
Ricordiamo inoltre che la formulazione grammaticale è
determinata lessicalmente: dopo la
concettualizzazione vengono selezionate le parole e
sono queste che portano con sé conseguenze
grammaticali.
Quindi T. deve focalizzare la sua attenzione prima sul
lessico e poi sulla grammatica, sia per il maggiore
rendimento comunicativo sia perché l’obbligatorietà dei
passaggi grammaticali permette minore scelta
personale.. mentre per il lessico non c’è limite al
numero di parole che T. può imparare fin dall’inizio, per
quanto riguarda l’apprendimento della grammatica e
delle sue innumerevoli regole T. Dovrà avere molta
pazienza perché deve aspettare che avvengono
progressivamente tutte le tappe dell’apprendimento, e
capire che gli errori grammaticali a volte sono
necessari, affnichè capisca che solo con una pratica
costante li potrà superare.
La centralità del lessico
«La formulazione è determinata lessicalmente. Questo vuol
dire che la codifica grammaticale e quella fonologica
sono mediate dall’elemento lessicale [...] La
supposizione che il lessico funga da mediatore
essenziale tra la concettualizzazione e la codifica
grammaticale e fonologica viene chiamata ipotesi
lessicale.»
Capito. 4
LA VARIABILITA’ intersoggettiva
(perchè alcuni imparano meglio e più velocemente di altri la
L2?)
Quali sono i fattori in gioco che determinano questa
variabilità?
tra i vari fattori ricordiamo:
1) caratteristiche dell’ambiente linguistico che circonda T.
tra cui la L1
2) caratteristiche dell’ambiente culturale
3) caratteristiche individuali
4) strategie che ognuno degli apprendenti mette in atto per
imparare L2.
Questi fattori influenzano
a) la forma dei singoli stadi
b) la velocità con cui avviene il passaggio da uno stadio
all’altro
c) l'esito finale dell’apprendimento
Parar 1. La L1
Quanto influenza l’apprendimento della L2?
P r o b l e m a : 1 ) r i l e v a z i o n e d e l l ’ a v v e n u t o t r a n s f e r,
nell’interlingua di T.
2) se il transfer c’è stato, stabilire se si tratta di un
errore che per caso coincide con L1 e che quindi
transfer non è..
Pos.iniziale>intermedia>finale
Ciò significa che la lingua che ha l’opposizione in pozione finale implica che
abbia anche le precedenti, la lingua che ha l’opposizione in pozione
intermedia implica che abbia anche la precedente cioè quella in posizione
iniziale.
Quindi se T. non ha questa opposizione finale in L1 è molto difficile impararla
proprio perché è la più marcata.
solo nel turco l’ordine delle parole nella frase è uguale nel
preposizioni con verbo semplice e composto.
I turchi quindi sono più restii degli arabi a distinguere tra
verbo semplice e composto, influenzati dalla coerenza
interna SOV , costante in L1. Gli arabi invece sono più
abituati a differenziare tra verbo semplice e composto.
Quindi il transfer di L1si adegua al processo di sviluppo
dell’interlingua e ne accelera o ritarda il progresso nelle
sequenze di apprendimento.
Parar.4
L’AMBIENTE LINGUISTICO
• è lingua ogni manifestazione parlata o scritta di ogni essere
umano in qualunque momento della vita
• Dunque viviamo immersi ininterrottamente in un “ambiente”
linguistico
Quindi l’ambiente linguistico è “l’input” (lo stimolo
linguistico L2) a cui è esposto l’apprendente e può
dare sulla lingua da imparare: un “evidenza positiva
“(l’input), nel senso di mostrare a T.un modello di quello
che c’è da imparare(ad es. attraverso il contatto con un
nativo che parla la lingua che T. sta apprendendo)
oppur anche “un’evidenza negativa”,(l’insegnamento)
nel senso di correggere l’apprendente nelle sue
produzioni di L2.
“L’evidenza negativa”, può avvenire in modo esplicito, con
la correzione degli errori e con la spiegazione delle
regole, oppure in modo implicito con la segnalazione di
incomprensioni o la richiesta di riformulare la frase a T..
Di solito la correzione avviene in un contesto specifico,
quello dell’insegnamento.
Ad un diverso input corrisponde un diverso
apprendimento?la risposta è molto complicata .
L'interazione conversazionale (ad es. tra un apprendente ed
un nativo)favorisce lo sviluppo della L2.
La misura del progresso dipende dalla natura
dell’interazione e dal ruolo dell’apprendente.
Esposizione a diversi input:
Monologico : non c’è interazione tra un apprendente ed un
nativo
Dialogico: c’è interazione tra un apprendente ed un nativo
Modificato:il parlante nativo può modificare/semplificare il
suo parlato per rende più facile la comprensione al suo
interlocutore
Non modificato: l’inverso di sopra
Interattivo: ‘input. può prevedere un ruolo più o meno attivo
dell’appendente.
Non interattivo: l’inverso di sopra
Pavesi (1984),
Studia l’uso della prop. relativa inglese da parte di due
gruppi:
1)studenti che hanno studiato inglese in una scuola italiana
per 2/7anni con un’alta % di input scritto
2)lavoratori immigrati in Inghilterra per un periodo tra 3 mesi
e 25 anni con esposizione spontanea a L2 ,senza
istruzione.
lo studio dimostra che la progressione attraverso gli stadi
della gerarchia implicazione di relativizzazione è la stessa
per i due gruppi: dalla costruzione meno
marcata(relativizzazione del soggetto) alla più
marcata(relativizzazione del genitivo)quindi l’istruzione non
ha alterato la sequenza di sviluppo naturale.
Altri studiosi hanno valutato questi risultati
1) i ragazzi italiani hanno sviluppato un’interlinea più
avanzata, ed usano più spesso i pronomi, del gruppo di
immigrati.
questa diversità dipenderebbe indirettamente dal fatto che
la suola espone gli studenti a un input più complesso e
pianificato con molte relative marcate.
Altri studiosi ritengono che oltre al tipo di input ,la differenza
dipende soprattutto dalla messa a fuoco della forma tipica
dell’istruzione scolastica.
Quindi l’insegnamento sbloccherete la fossilizzazione,
portando T.,a livelli più alti di competenza.
che cos’è la fossilizzazione ‘indica come alcune forme errate si cristallizzano nel cervello e
l’apprendente, nonostante i suoi sforzi, non riesce a correggerli. La fossilizzazione del
linguaggio si riferisce al processo di apprendimento di una lingua secondaria in cui lo
studente ha difficoltà a promuovere la sua padronanza della seconda lingua, questo
perché non può imparare più di alcuni piccoli aspetti superficiali della lingua, come ad
esempio semplici vocaboli, verbi e frasi a livello base-medio, e la comprensione
concettuale, scritta e parlata, non si svilupperà ulteriormente per arrivare al livello
avanzato o superiore. La fossilizzazione, quindi, è una sorta di stagnazione
nell’acquisizione del linguaggio secondario che non può essere superato per promuovere
l’apprendimento corretto.
IPOTESI DI INSEGNABILITA’(Pinemann)
Parte dai risultati del progetto Zisa sull’apprendimento della
sintassi tedesca.
10 bambini di 7/9 anni frequentano la scuola tedesca,
apprendono L2 in modo più o meno spontaneo, hanno
competenze linguistiche diverse rispetto alla sintassi
tedesca ed all’ordine gerarchico nella formazione della
frase.
Alcuni bambini hanno un livello di apprendimento minimo
cioè al I stadio (ordine canonico) altri arrivano al terzo(la
separazione del verbo)
A tutti i bambini viene insegnata una struttura di quarto
stadio (l’inversione).
tutti i bambini imparano questo stadio ma solo quelli che
avevano un livello di competenza linguistica al terzo stadio
trasferiscono questa conoscenza anche nella loro
produzione linguistica. Essendo l’insegnamento uguale per
tutti ,la differenza la fa il grado di competenza di partenza.
quindi , solo chi parte da una competenza al terzo stadio
riesce ad apprendere e poi applicare la struttura al quarto
stadio proprio perché le sue competenze di base sono ad
un solo gradino immediatamente inferiore a quello del
quarto stadio. Chi è troppo lontano ,al primo stadio, impara
la struttura di quarto grado ma non sa usarla.
L’ipotesi di insegnabilità dice che l’insegnamento è
e f fi c a c e s o l o s e l ’ i n t e r l i n g u a è a l l o s t a d i o
immediatamente precedente a quello in cui la struttura
insegnata è appresa naturalmente.
quindi insegnare non serve perché può favorire
l’apprendimento solo di quello che T. è comunque pronto a
imparare senza insegnamento.
L’insegnamento è invece efficace in 2 sensi:
1)può accelerare l’apprendimento delle strutture per cui si è
già pronti
2)l’ipotesi di insegnabilità riguarda solo la dimensione
evolutiva dell’apprendimento, facilitando comunque
l’apprendimento di strutture che esulano dalle gerarchie
( come il verbo essere in funzione di copula).
Modello “presentazione&spiegazione”
Punta sulla comprensione dell’input
un input ricco, vario e modificato al punto giusto, esiti diversi
nell’acquisizione
input> (ciò che le nostre orecchie ascoltano Il cervello produce frasi sulla base di quelle che
ha già sentito o letto (input). Per migliorare il tuo livello linguistico, quindi, hai bisogno di
nutrire il tuo cervello con moltissimi input – frasi (scritte o dette) corrette e comprensibili. Prima
di poter iniziare a parlare ed a scrivere in una lingua straniera, il tuo cervello deve avere a
disposizione abbastanza frasi in questa lingua) >intake > sistema in via di
sviluppo > output elaborazione
pratica
Questo modello pratica la comprensione dell’input e poi la
pratica
Parar.4
Caratteristiche individuali.
quali sono i fattori che spiegano le diverse velocità di
apprendimento ed esiti finali tra gli studenti in L2?
MOTIVAZIONE
un T. più motivato apprende meglio di un T. svogliato.
Motivazione culturale, spingono T. verso la L2 sulla base
di interessi culturali e può essere: intrinseca o piacere
nell’apprendere e integrativa ,cioè desiderio di integrarsi
con il gruppo sociale che parla la L2, questo tipo di
motivazione è importante nell’apprendimento spontaneo ad
es. di un immigrato.
Motivazioni strumentali:sono legate al desiderio
dell’apprendente di raggiungere specifici obiettivi o di
rimuovere particolari ostacoli che incontra nel percorso di
apprendimento di una L2, si ha una motivazione
strumentale generale, quando l’apprendente è motivato
dalla necessità di trovare lavoro, un titolo di studio,
raggiungere un obiettivo . Si ha una motivazione
strumentale particolare, quando l’apprendete vuole
migliorare la propria competenza in L2, per superare un
ostacolo, superare un test o un’interrogazione.
Motivazione risultativa: risultati positivi spronano T.
Motivazione estrinseca (bastone e carota):coincide
sostanzialmente con un qualche rinforzo dato
dall’insegnante, come può essere un buon voto, un giudizio
positivo o la promozione.
T. però non è solo motivato o non motivato, si deve valutare
il grado di questa motivazione, che si valuta con un
questionario di autovalutazione.
Chiaramente tutto ciò ci dice l’enorme variabilità di ognuno
dei fattori in gioco e la difficolta nello studio du tutte queste
variabili( molte di più di quelle elencate ad es. T. a quali
livelli è più bravo, come misurare la competenza linguistica,
che vuol dire essere più bravo, perché ,in cosa
ecc..?).Alcuni di questi fattori sono genetici, altri psicologici,
altri legati alla personalità, altri biologici, tutto ciò complica il
tutto.
su alcuni di questi fattori ci sono però più studi ed accordo
tra gli studiosi ,vediamo quali:
1)ETA’ di T.( a che età rende di più iniziare ad imparare
L2?)
i bambini imparano meglio degli adulti
Infatti una famiglia che si trasferisce ad es. dall’Italia in
Germania: nonni e genitori parlano peggio dei bambini ch
non sono distinguibili in pronuncia e strutture della L2 dai
nativi.
Perché?
Spiegazione biologica organica
i bambini avrebbero una struttura neurologica più adatta
all’apprendimento linguistico
Spiegazione sociale esperienza
Hanno più occasioni di entrare in contatto con L2 e sono
meno distratti dalla quotidianità come invece è per nonni e
genitori.
Quale delle due ipotesi li rende apprendenti migliori?
sembra la prima delle 2, quella biologica . ma si deve
dimostrare con gli studi:( ricordiamo che la funzione
cerebrale linguistica si localizza nell’emisfero di sinistra)
secondo Lenneberg ci sarebbe un periodo critico per
imparare un’altra lingua ,determinato geneticamente che
finisce con la pubertà .
Tequesta ipotesi è stata valutando prendendo in
considerazione l’apprendimento di L1 che và dalla nascita ai
12 anni se un fatto accidentale(sordità, incidenti ecc.)si
verifica in questi anni , non la imparano più perfettamente.
per la L2 le prove del periodo critico sono pochissime.
per capirci qualcosa si possono considerare 3 punti in modo
separato:
1)effetto dell’età sul percorso dell’apprendimento, pochi
studi, forse influisce un poco sulla fonologia, sembra non
influire sull’apprendimento della grammatica
(slaid prof)
• Modello tripolare di Krashen • Tre possibili impulsi:
IL PIACERE - + efficace
IL BISOGNO - mot. temporanea (es. srilankesi)
IL DOVERE - non efficace
Dovere, bisogno, piacere come fondi di motivazione
Che cosa induce lo studente a ritenersi soddisfatto della sua scelta di
studiare una LS? E nel caso dell’obbligo di studiare una lingua, come avviene
nella scuola, che cosa può convincere lo studente ad impegnarsi?
La teoria della motivazione applicata al marketing e alla pubblicità ci offre una
prima risposta che ha una buona potenza descrittiva e si presta a guidare la
scelta delle tecniche di classe.
Il modello individua le tre cause che governano l’agire umano:
a. il dovere, che regna sovrano nelle situazioni didattiche tradizionali: questa
motivazione non porta all’acquisizione perché inserisce un filtro affettivo che
fa restare nella memoria a medio termine le informazioni apprese: durante i
test e i compiti in classe esse possono essere ancora reperibili ma dopo una
stagione vengono perse. Si produce quindi apprendimento e non
acquisizione;
b. il bisogno è una motivazione legata all’emisfero sinistro del cervello, quello
razionale e consapevole; è una motivazione che funziona, ma presenta due
limiti:
- è necessario che il bisogno sia percepito: ciò è facile per il bisogno di
imparare
l’inglese di base, lo è assai meno per lo studio del francese, della letteratura,
dell’algebra formale...
- funziona fino a quando lo studente decide che ha soddisfatto il suo bisogno
–
punto che si colloca di solito ben al di sotto del livello soglia...
c. il piacere, motivazione essenzialmente legata all’emisfero destro, ma che
può
coinvolgere anche l’emisfero sinistro divenendo in tal modo potentissima.
Comunque molte altre cose sono da chiarire ad es. quanto infuisce
l’atteggiamento di T. Nei confini dei nativi, del contesto, dei genitori, della
scuola ecc.
3)intelligenza/apprendimento
Fattore generale che determina il livello del funzionamento
in tutto il dominio cognitivo, influisce positivamente nello
studio formale della lingua e non sull’apprendimento
spontaneo.
pare che l’intelligenza(misurata con test) influenza
positivamenteL2 in lettura ,scrittura, esplicitazione
metalinguistica; meno se l’istruzione invece che alla fama
punta al contenuto; non c’entra nell’apprendimento
spontaneo di L2(fuori dalla classe).
Problema: perché tutti i nativi imparano perfettamente L1 al
di là di chi è più intelligente o meno?
Oggi è chiaro che l’intelligenza non è la misura dell’abilità ad
imparare L2 semmai può favorire i progressi in alcune abilità
linguistiche.
4) ATTITUDINE(essere portato)/apprendimento
Per fare una valutazione si usano i test di Carroll e di
Pimslur che valutano alcune abilità, quali:
l'apprendimento induttivo(cioè da testi documenti in L2)
memorizzazione rapida, associando suoni a significati
sensibilità grammaticale, capacità di riconoscere la struttura
della frase
Abito di codificazione fonetica ,associare suoni a
simboli(lettere)
da questi ed altri studi sembrerebbe che l’associazione
ATTITUDINE/apprendimento sia confermata.tuttavia come
per motivazione ed intelligenza anche qui ci sono molte
problematiche non risolte: per es. queste abilità non sono
forse quelle che si insegnano a scuola, in questo senso più
che doti dello studente non potrebbero essere doti e
obbiettivi che un bravo insegnante raggiunge? o comunque
come valutare il suo ruolo? ecc..
Quindi sembrerebbe che la relazione
ATTITUDINE(essere portato)/apprendimento esiste se la
competenza è misurata in termini di accuratezza formale
nelle risposte a test scritti simili a quelli scolastici; ma
misurata in termini di comunicazione orale, la relazione
sfuma.
4)STILE COGNITIVO/apprendimento
cioè in che modo le persone elaborano l’informazione?se
non capiscono una regola cercano di risolvere il problema o
imparano e basta?
Lo stile cognitivo è la modalità di elaborazione dell'informazione che la persona adotta in
modo prevalente, che permane nel tempo e si generalizza a compiti diversi
modi diversi di imparare sono dovuti a modi diversi di
pensare, modi di essere innati nelle persone.
a differenza dell’attitudine e dell’intelligenza non è un
abilità, che è meglio avere che non avere ed è
quantificabile, è una qualità unipolare, cioè c’è l’ahi o non
c’è l’hai nel senso che la sua misurazione dà punteggi
massimi ad un estremo del continuum di apprendimento e
minimi all’altro poli.
Lo stile cognitivo , invece è bipolare cioè la misurazione è
massima ad entrambi i poli, quindi avere uno stile cognitivo
invece di un altro non è meglio o peggio.
quindi i test per lo stile cognitivo servono non a misurare il
risultato massimo (come quelli per l’intelligenza)ma a
stabilire qual’è lo stile cognitivo, normale, di una persona, e
che esso varia da persona a persona.
i risultati di vari studi sono come per ,motizione,
attitudine ,intelligenza abbastanza inconcludenti .
ad es. uno studio sullo stile cognitivo valuta due gruppi di
individui che apprendono L2 e li differenzia in base alla
dipendenza o indipendenza dal campo.(Per campo semantico si
intende, in linguistica, l'area di significato coperta da una parola o da un gruppo di parole in stretta
relazione di significato[1]. Questo è possibile per esempio quando due parole condividono almeno
una proprietà semantica[2].
Ad esempio, il campo semantico di una parola come fiume comprenderà parole affini come
ruscello, sponda, inondazione, fonte, sorgente, affluente, foce, delta, estuario e simili: queste
parole, tutte della stessa classe, devono avere in comune almeno una minima parte di significato
per appartenere allo stesso campo semantico. Queste si troveranno spesso in speciali relazioni di
significato tra di loro).
7) STRATEGIE DI APPRENDIMENTO
Tentativi di individuazione delle migliori strategie, poiché
molte di loro sono apprendibili, ma hanno ancora una
posizione teorica incerta
Le definizioni sono tante: strategie come attività
comportamentale o mentale, dirette (chiedere il significato di
una parola sconosciuta) o indirette(pratica), consapevoli e
inconsapevoli ecc..
La classificazione ,anche qui tante. La più accreditata
distingue tra: conoscenza dichiarativa e conoscenza
procedurale: il progresso nell’apprendimento avviene nel
passaggio dalla prima alla seconda, passando dal sapere
all’uso delle regole.
La conoscenza dichiarativa è la “conoscenza di”: si riferisce a fatti ed eventi. Si può
misurare con domande come “Qual è il capoluogo della Lombardia?”. È associata alla
memoria esplicita che si basa sul tentativo consapevole di richiamo o riconoscimento.
La conoscenza procedurale è, invece, il “come”: è la memoria delle procedure necessarie
per compiere azioni che solitamente vengono svolte in modo automatico e in assenza di
un alto grado di consapevolezza. Infatti è associata alla memoria implicita, che, al
contrario di quella esplicita, non richiede un tentativo consapevole per svolgere un
compito.
Conclusioni
Il buon apprendente
• Risponde alle dinamiche di gruppo
• No ansia/inibizioni
• Approfitta di ogni occasione per usare la lingua straniera
• + significato e – forma
• Forte motivazione
• Sempre pronto a mettersi alla prova
• Adattamento ai diversi contesti di apprendimento
Ellis, 2005
(razionaliste)
2)input> facoltà del linguaggio<conoscenza> enunciati di L2
linguistico della di una lingua
mente L2
Empiristi (Hume)
metafora della tavoletta di cera(l’esperienza che proviene dal
mondo esterno scrive sulla nostra mente)
Non negano che esistano strutture innate(le idee di Hegel )ma
ritengono che queste non impediscono la conoscenza tramite
l’esperienza. Quindi, la facoltà del linguaggio della nostra mente
procede induttivamente (METODO INDUTTIVO: metodo che muove dallo
studio delle esperienze sensibili -particolari-ambientali per arrivare ad una definizione
generale ed universale, cioè dal basso verso l’alto, dal particolare al generale, quindi
senza porre limiti alle possibili grammatiche da imparare.)
Te o r i e l i n g u i s t i c h e , s o c i o l o g i c h e , n e u r o l o g i c h e ,
antropologiche ecc.. a seconda del tipo di variabile che
osservano per spiegare un certo fenomeno linguistico(ad es.
imparare le regole del verbo).
Il metodo audio-orale era ampiamente utilizzato negli anni ’50 e ’60 e l’enfasi
non era posta sulla comprensione delle parole, ma piuttosto sull’acquisizione
di strutture e modelli per la conversazione della vita di tutti i giorni.
Questi modelli sono ricavati, ripetuti e testati fino a che le risposte date dagli
studenti nella lingua straniera diventano automatiche.
Alcune caratteristiche di questo metodo:
• vengono utilizzati degli esercizi per spiegare i modelli strutturali;
• vengono memorizzate frasi predefinite con particolare attenzione
all’intonazione;
• le spiegazioni grammaticali sono ridotte al minimo;
• il vocabolario è contestualizzato;
• vengono utilizzati ausili audio-visivi;
• l’attenzione si concentra sulla pronuncia;
• le risposte corrette sono immediatamente e positivamente sottolineate.
Utilizzo moderno
Il metodo audio-orale è tuttora utilizzato, anche se generalmente come parte
delle singole lezioni piuttosto che come base di un corso. Questo tipo di
lezioni può essere popolare data la natura relativamente semplice dal punto
di vista dell’insegnante e per il fatto che lo studente sa sempre cosa
aspettarsi.
Sviluppi
Questa memorizzazione approfondita, la ripetizione e il sovrapprendimento
dei modelli sono stati la chiave del successo di questo metodo, dato che gli
studenti potevano spesso vedere risultati immediati. Tuttavia, ne sono stati
anche la debolezza.
Si è scoperto che una lingua non viene acquisita tramite un processo di
formazione delle abitudini.
L’insistenza del metodo sulla ripetizione e la memorizzazione di frasi standard
ha ignorato l’importanza del contesto e della conoscenza nell’apprendimento
delle lingue.
Esperimento senegalesi:
vai su google scrivi: task di imitazione elicitata e poi clicca su
Il parlato (in italiano)L2 .aspetti pragmatici e prosodici—
Quindi
un principio universale (la struttura):in tutte le lingue i sintagmi
hanno testa e complemento,
un parametro determina i 2 possibili ordini dei costituenti il
sintagma (testa/complemento o complemento/testa).
Es. agentività( wikipedia: cose dell’agire umano, in linguistica, come il parlante può
cambiare il costrutto nella frase)
Questa funzione è espressa da 4 forme. Cioè nelle varie
lingue, l’agentività usa 1 sola di queste forme(indizi) al
servizio della funzione e della comprensibilità della frase .
Nella frase n.3 l’agente (io) sta all’ultimo posto, rispetto alla
posizione di “io” nella frase N1, si dice che il sogg. ha ceduto il
posto, però la frase conserva ancora un significato anche se
non correttissima grammaticamente, nella 4-5 chi cede è
l’animatezza , cioè scompare come probabile agente /soggetto
“io” ,diventando agente/sogg un nome inanimato.il senso della
frase è ancora accettabile.
La frase n.5, è l’unica senza senso. Perché? ha ceduto
l’accordo.
Ciò significa che la forma dell’agentività che in lingua italiana
non può mai cedere è l’accordo tra soggetto e verbo, questa
forma va sempre rispettata pena, frasi senza senso .
agentività ( ITALIANO)
ordine delle parole
accordo – indizio più forte in italiano
caso
animatezza
in conclusione:
Il funzionalismo ha
Punti di forza
-Ancoraggio della lingua al mondo reale ottenuto con il tentativo
determinare il rapporto forma-funzione in base a fattori
pragmatici, semantici, cognitivi, psicologici.
-il funzionalismo ha contribuito molto allo studio dell’interlingua
come sistema soprattutto di quella iniziale dei primi stadi di
apprendimento della L2
Punti deboli
Necessità di validazione dalla psicolinguistica ,é necessaria
questa validazione per dimostrare come T. parlante e
ascoltatrice si comporti durante l’elaborazione linguistica in
tempo reale, applica la relazione forma-funzione?altri studi
sono necessari.
da questo punto debole è esente il Modello della Competizione
che è proprio un Modello psicolinguistica dell’esecuzione.
tra i punti di forza: il ruolo dell’input, l’effetto della L1, il modo
graduale di avvcinamento alla L2
tra i punti deboli: almeno 3, mancanza di dati certi sull’influenza
del modello sulla produzione, restano oscuri i meccanismi
cognitivi della comprensione, troppa fiducia nei test sottoposti ai
soggetti arruolati, le frasi sono poco realistiche, non nel
contesto del reale, diremo che sono frasi “strane”.
Parar 4
L’interazionismo (massima importanza all’interazione tra
parlante/interlocutore che impegnati nella conversazione ne
negoziano i contenuti).
Come il funzionalismo è un approccio teorico più che una teoria
specifica, empirista e data-driven, entrate le teorie mirano a
spiegare l’apprendimento, mettendo in relazione causale il
rapporto forma-funzione con lo scopo e la situazione
comunicativa, da questo punto di vista l’interazionismo è un tipo
di funzionalismo sociale.
Differenze tra funzionalismo e interazionismo, almeno 3:
1) sostanziale, nella prima teoria centrale è il rapporto forma-
funzione, nella seconda centrale è l’interazione
comunicativa
2) La prima è sia property therapy, cioè interpretazione degli
stadi dell’interlingua, che transition theory cioè
interpretazione del passaggio da uno stadio dell’interlingua,
la seconda è soprattutto transition theory.
3) la prima, fa poca attenzione alle applicazioni didattiche, la
seconda molta attenzione alle applicazioni didattiche.
2 i punti di forza
1) aver portato al centro del dibattito teorico la variabilità
2) la speranza di poter fondare su questa variabilità le
applicazioni didattiche
Punto debole
La gran parte delle ipotesi avanzate non hanno ancora
dimostrazioni certe.
Parar 5
il cognitivismo
Anche questa non è una teoria specifica ma un approccio
generale all’apprendimento.
Per cognitivismo si intende: come operano la mente ed il
cervello nel linguaggio umano.
Caratterizza il cognitivismo la metodologia di studio indiretta
Non essendoci un accesso diretto alla mente i soggetti
esaminati si sottopongono a test e se ne valutano le risposte.
con questa metodologia si è visto che i lapsus, lo scambio di
parole, si ha più probabilmente tra parole affine e che
appartengono alla stessa classe (cavolo/broccolo).
sono cognitive molte teorie di cui abbiamo già parlato come il
modello di Lelelt,il generativismo ed altre.
In generale le teorie cognitive trattano l’apprendimento come
transition theory, studiano l’elaborato in tempo reale per cui si
parla di abilità procedurali e di regole dell’apprendimento come
materia dei loro studi, piuttosto che di regole linguistiche.
Punti di forza
Allargano il nostro campo
Spiegano il linguaggio con le capacità cognitive della
mente(capacità linguistiche e cognitive insieme)
Punti deboli
non riesce a spigare tutti i fenomeni del nostro campo.
Parar.6
L Teoria della processabilità
è una teoria dell'apprendimento della L2. Essa può essere definita
una teoria psicolinguistica perché prende in esame sia gli aspetti
cognitivi sia gli aspetti formali(le forme) dell'acquisizione di una lingua
seconda. Prende l’avvio dalle strategie di elaborazione del parlato del
progetto ZISA che adattò una interpretazione psicolinguistica, nella
identificazione delle sequenze linguistiche E' basata, infatti, da una
parte, su modelli psicolinguistici come quello per la produzione del
parlato in L1 di Levelt e quello della Grammatica Procedurale
Incrementale di Kempen e Hoenkamp (1987)
e, dall'altra, è basata sul modello descrittivo della Grammatica
Lessico Funzionale di Bresnan (1982). Risultato di studi ventennali,
la Teoria spiega le sequenze evolutive dell'interlingua sulla base di
una gerarchia universale di procedure, che vengono gradualmente
acquisite dall'apprendente di una L2, si ipotizza in modo simile a quelle
che un nativo sviluppa nell'apprendere la sua L1.
Dato il carattere universale delle procedure e la dichiarazione di avere
uno scopo universale, essa è applicabile praticamente a tutte le
lingue e apprendenti linguistici .
tra i risultati più robusti e condivisi che emergono dalla ricerca
sull’apprendimento della L2(e della L1) c’è il fatto che l’apprendimento
procede per stadi o tappe obbligate ogni stadio rappresentato da n
insieme di regole che si sviluppa sulla base dello stadio precedente.
Secondo la TP lo stadio precedente è un requisito per l’apprendimento
delle insieme di regole dello stadio successiv- non è possibile saltare
dallo stadio 1 allo stadio 3 senza prima acquisire lo stadio 2
La processabilità si riferisce al “come “ la L2 viene acquisita
La TP non pretende di essere una teoria di tutti gli aspetti della SLA
(second langue acquisition), e in effetti il suo campo di interesse è
circoscritto alla grammatica e in particolare alla sequenza di sviluppo
della capacità di elaborarla da parte di un apprendente. Essa si limita a
definire una gerarchia di procedure che costringono in un dato percorso
lo “Spazio delle Ipotesi” (Pienemann 1998: 239 sgg.), cioè quella serie
di opzioni strutturali a disposizione di un apprendente a un
determinato livello della sua interlingua (es., prima di produrre
correttamente ‘
1)Il bambino grande’,
l'apprendente può dire:
Lo bambino grande,
Il bambino grando,
Lo bambino grando ecc.
Tali opzioni specifiche definiscono a priori la variabilità,che viene
spiegata quindi come oscillazione dei livelli di correttezza.
La TP fornisce indicazioni anche sulla sua applicabilità nell'ambito della
didattica attraverso l’“Ipotesi dell'Insegnabilità”(Pienemann 1998:
252):la quale dimostra che le sequenze sono acquisite seguendo un
ordine implicazionale rigido: ne consegue che esse non possono essere
alterate da nessun insegnamento.
Trova
Precedente
Successiva
Pagina:
di 43
Modalità presentazione
Stampa
Strumenti
Riduci zoom
Aumenta zoom
Zoom automatico
Dimensioni effettive
Larghezza pagina
50%
75%
100%
125%
150%
200%
300%
400%
<A HREF="https://bid.g.doubleclick.net/xbbe/creative/jump?
p=APEucNWwQGPQctrOITNFbi3OVI3IJJmXf6iEmY-
JavQUP6hQiWf1aWQ&d=CjkAoCZ_4LWYefHDq0zwB9Tff7zmVjxxjW
xrH2ZGv6JBUGMhj2F2PvXsK1Ua7Ku7zn_oMTx-5QSS54gSqQ8AoCZ
_4DgVUy6So_85yYdu2kGylrUPOwhexQVs7IKAAaKoCBfUSRMA8qB
ZY25WHM62J5gPnrJX6Zu3G18jxRS0NuuFKq9kN54QrwcJh0TvEDdhj
NPkvqiv-
hq0THWL4fS_hKaWVpRNTQfUNt9tvaagdOXj_fSsz0h9hp5Df_UpqOmt
HXXh0ouz9CYqLLJ15fy4aSUGlCW_givtZAdESSkEtwJOk_-
IdelYOFkGoThvVOq_BqAumFS7JtKuIpuwRQPJ-__DIrAd-
ctRRWL0928MB2Ip8PUFPp4g5siLaoyRaZv1L6GdLapzcgCxJ7JiWVT7
DQRdwH7G3DbrgznM85MMtkkOWedBVhiNTaMJbkfSQnN4xdevs-
xuy-iDPi5wJdgyTa-
r1zFWlltIaxkLDG_oZuYoT6Cp6hXjJKNIX1H40t8pFKazKzeCkusdKa2J
NWylovyZLB-
kmPuWnP8iO_RBbxNOGS4PAeVz9iN3JmWiniBtPRebYpVu_T20Ljk4Z
m1-
ggTMCDRqYTgyqLDT9cqGJfbrttr5deHbZ0c5OlAaQ0eNVY66vF8zSFr
YyjOsHljI4Hz_S9UV6z8qHZir66v2ZURd0oO7rBmUVh6BjBqPX1uRqJ
k4yH-
p3PyfgaQDVN1D_PU5YI_2Dhz9mrh2w5rq3SO4WXIa3T0AcpybkDmK
MoMs45FAL00b5aL5ZErCln293cnM_BhMbHnGataGko_W6QucJ9N3vb
aHx9RYiKEc-
fdPtSqdc_hTooXlzbmdGcHvDnSaPxcCw6ZIUfNLiyyyCbhZebeD-
qBitkRLbX4CXTDBY7cl9oW1lhPt-v_Kv-
IzeYHoH2Yrem0jLXFUlR6zr3ror7NxkiQtfzbNe824ZUY4t1tLDnwHwO
YXL81hJcljU1h823nirTe1LiM0mJZxW7o0lMTNXr1vQQyxrBv59nyKA
1PJfJM1wTLT9Zuq1VfRotpmAHIR0rr7iQX7QXutawVYIHJr9QB5fdjNt
cugYFj75lDfkxNRhMSofMlh3VeWPpgqXqA6vOkzOMGFev4MemrXf9
Co_rIUGeYT0e28OKkM3f0Ko_HiHNdSkETWw1bCgokijFZdhyuJmF2x
yzW3nhA7A7DdoSa1_zKNSq8xRYIg0yyrzkkCWUbaklepnjswEZso2mX
niorcdoLDQCNjHIDB_GCXUx4-
yT6j2YgS2s3AIaSg8ReBILK4xTCWswwKg6-70YWTzp_pRd8DjXqxvz
VZVZkwsk06S3lJ7peS8EuyF1KgSSs6Ag5sUpjj79aSH1Rbom2l4oGfTz
W764A3lO_geAw9KfF5rn4q18eWMYFhmExpkWCKT6zsHqF_GbrXoV
8EBcJROujQPIAfC_hyL1lj4CUHIyo2T-1tUSNaVNnCL8Z21gC-3Rt7XG
0W4ugJ-aV-
Z7L1Mejo0M9835um6HMoSbvd8BEz_lsUbkb8scWTsqEfYdRDNX4pW
WDQMaepspzEICX4Qiyg8imI7wkCKp3-
GD5ywmx44BcR5pFbmZGlTzbcxrN-
iPFYQKGw1kRgJAdrkVmBEhMJLzpXncWDQKrHEO8ERuham2AkUlz
eOZEFQQRd7Cqcs62AmoEOmg2S8XKTCzwlzTUm-
ppL6ZWZDutEm6jIKuxn-
Mznl6pNGbs0CdP094ehiTkfJkD4GtX53kvWQBH5-
kM6RRBjuCVnYZPhyQT5Gk6DwFKnmat8lP0j_6Kynb3CXubn4XWv4
Bd1p7M_5C9j_fRxla9zSeJ0RvafRNP4QA3sklENBYONAyOy-5PbTTctp
gnERBgXGaMRConxy93lWtTdEfgdeOh1XJfJa9_vSz0HsNdPL_k9Gm4
XASAeZ8nMAp2aoieyF5Ru4y6GwM5rzpefS1kJeRHWfx7O7Gwbnlwqn
Pv2VQ23d0YWjHkGGbW8eXkDbwkr4yNOtUjIDurNiaIT0pV9ugULrL
wm3ntileQDmZK0ukU6WOOEiHZXePSAMEv_RCcIURxpM4LNDBD7
up5mvYigXkWiYzrvxAFwgeAeSLUCUtHGKC_ZDIQvZGfLLifgC3qDq
FDcZfc-xK2Qx5jOt6W9i88he-c4UtChWqEmzU8a7G-
f09V1bNqZoEGnU0ckihSiKjNicRptkCLnSE8r3oSlU-9eqQlK8a7hftn6oB
cp1yWmEzvlTxvvDzZTBZfJlt1zUM2Edo2bDgU8l83mhKELqqIxphH-8l
nLQK8YbP9OU6PBQSu2skGhz7sSDGObU4HwHHeStjgjGboUP0UOhI
AQaRPdQdl7l5nVHE48dTR6s9UIbd56kU3lq0D9bvOPebLztP4qf_7mKO
Rg9rW_keJJHCWxB926qK0nquhBb2rSxzIOtFC23-ori5Bge1cIa-
hxdnIWUFYkBd9g4-
Nv5KCf0m7WQfSbRMn1tV6_gzcxvMcyX3vbM_1XRaleYUvKACMMx
4Yd3l7BQV9K_DC9H-
qyhhtqU7ascJIoXATkiGYyVazT1MNoQG_b9mDzmIXlQanhc5yPf98rPIt
NNT3SfA_47qWyGV7PrhdNn97eWwCHb-
W900CllroomENnWBZK7wdS_5sC4mr3AzYcuT8QdWlTK8xhNIKG5_
ezyLzvstuiGajQkyHilOhpuEe-
nRoWCAASEuRoYiAU0fsZmuEpWJzSfTp6mmAB"><IMG
SRC="https://fw.adsafeprotected.com/rfw/bgd/263247/34734723/xbbe/
creative/ad?p=APEucNWwQGPQctrOITNFbi3OVI3IJJmXf6iEmY-
JavQUP6hQiWf1aWQ&d=CjkAoCZ_4LWYefHDq0zwB9Tff7zmVjxxjW
xrH2ZGv6JBUGMhj2F2PvXsK1Ua7Ku7zn_oMTx-5QSS54gSqQ8AoCZ
_4DgVUy6So_85yYdu2kGylrUPOwhexQVs7IKAAaKoCBfUSRMA8qB
ZY25WHM62J5gPnrJX6Zu3G18jxRS0NuuFKq9kN54QrwcJh0TvEDdhj
NPkvqiv-
hq0THWL4fS_hKaWVpRNTQfUNt9tvaagdOXj_fSsz0h9hp5Df_UpqOmt
HXXh0ouz9CYqLLJ15fy4aSUGlCW_givtZAdESSkEtwJOk_-
IdelYOFkGoThvVOq_BqAumFS7JtKuIpuwRQPJ-__DIrAd-
ctRRWL0928MB2Ip8PUFPp4g5siLaoyRaZv1L6GdLapzcgCxJ7JiWVT7
DQRdwH7G3DbrgznM85MMtkkOWedBVhiNTaMJbkfSQnN4xdevs-
xuy-iDPi5wJdgyTa-
r1zFWlltIaxkLDG_oZuYoT6Cp6hXjJKNIX1H40t8pFKazKzeCkusdKa2J
NWylovyZLB-
kmPuWnP8iO_RBbxNOGS4PAeVz9iN3JmWiniBtPRebYpVu_T20Ljk4Z
m1-
ggTMCDRqYTgyqLDT9cqGJfbrttr5deHbZ0c5OlAaQ0eNVY66vF8zSFr
YyjOsHljI4Hz_S9UV6z8qHZir66v2ZURd0oO7rBmUVh6BjBqPX1uRqJ
k4yH-
p3PyfgaQDVN1D_PU5YI_2Dhz9mrh2w5rq3SO4WXIa3T0AcpybkDmK
MoMs45FAL00b5aL5ZErCln293cnM_BhMbHnGataGko_W6QucJ9N3vb
aHx9RYiKEc-
fdPtSqdc_hTooXlzbmdGcHvDnSaPxcCw6ZIUfNLiyyyCbhZebeD-
qBitkRLbX4CXTDBY7cl9oW1lhPt-v_Kv-
IzeYHoH2Yrem0jLXFUlR6zr3ror7NxkiQtfzbNe824ZUY4t1tLDnwHwO
YXL81hJcljU1h823nirTe1LiM0mJZxW7o0lMTNXr1vQQyxrBv59nyKA
1PJfJM1wTLT9Zuq1VfRotpmAHIR0rr7iQX7QXutawVYIHJr9QB5fdjNt
cugYFj75lDfkxNRhMSofMlh3VeWPpgqXqA6vOkzOMGFev4MemrXf9
Co_rIUGeYT0e28OKkM3f0Ko_HiHNdSkETWw1bCgokijFZdhyuJmF2x
yzW3nhA7A7DdoSa1_zKNSq8xRYIg0yyrzkkCWUbaklepnjswEZso2mX
niorcdoLDQCNjHIDB_GCXUx4-
yT6j2YgS2s3AIaSg8ReBILK4xTCWswwKg6-70YWTzp_pRd8DjXqxvz
VZVZkwsk06S3lJ7peS8EuyF1KgSSs6Ag5sUpjj79aSH1Rbom2l4oGfTz
W764A3lO_geAw9KfF5rn4q18eWMYFhmExpkWCKT6zsHqF_GbrXoV
8EBcJROujQPIAfC_hyL1lj4CUHIyo2T-1tUSNaVNnCL8Z21gC-3Rt7XG
0W4ugJ-aV-
Z7L1Mejo0M9835um6HMoSbvd8BEz_lsUbkb8scWTsqEfYdRDNX4pW
WDQMaepspzEICX4Qiyg8imI7wkCKp3-
GD5ywmx44BcR5pFbmZGlTzbcxrN-
iPFYQKGw1kRgJAdrkVmBEhMJLzpXncWDQKrHEO8ERuham2AkUlz
eOZEFQQRd7Cqcs62AmoEOmg2S8XKTCzwlzTUm-
ppL6ZWZDutEm6jIKuxn-
Mznl6pNGbs0CdP094ehiTkfJkD4GtX53kvWQBH5-
kM6RRBjuCVnYZPhyQT5Gk6DwFKnmat8lP0j_6Kynb3CXubn4XWv4
Bd1p7M_5C9j_fRxla9zSeJ0RvafRNP4QA3sklENBYONAyOy-5PbTTctp
gnERBgXGaMRConxy93lWtTdEfgdeOh1XJfJa9_vSz0HsNdPL_k9Gm4
XASAeZ8nMAp2aoieyF5Ru4y6GwM5rzpefS1kJeRHWfx7O7Gwbnlwqn
Pv2VQ23d0YWjHkGGbW8eXkDbwkr4yNOtUjIDurNiaIT0pV9ugULrL
wm3ntileQDmZK0ukU6WOOEiHZXePSAMEv_RCcIURxpM4LNDBD7
up5mvYigXkWiYzrvxAFwgeAeSLUCUtHGKC_ZDIQvZGfLLifgC3qDq
FDcZfc-xK2Qx5jOt6W9i88he-c4UtChWqEmzU8a7G-
f09V1bNqZoEGnU0ckihSiKjNicRptkCLnSE8r3oSlU-9eqQlK8a7hftn6oB
cp1yWmEzvlTxvvDzZTBZfJlt1zUM2Edo2bDgU8l83mhKELqqIxphH-8l
nLQK8YbP9OU6PBQSu2skGhz7sSDGObU4HwHHeStjgjGboUP0UOhI
AQaRPdQdl7l5nVHE48dTR6s9UIbd56kU3lq0D9bvOPebLztP4qf_7mKO
Rg9rW_keJJHCWxB926qK0nquhBb2rSxzIOtFC23-ori5Bge1cIa-
hxdnIWUFYkBd9g4-
Nv5KCf0m7WQfSbRMn1tV6_gzcxvMcyX3vbM_1XRaleYUvKACMMx
4Yd3l7BQV9K_DC9H-
qyhhtqU7ascJIoXATkiGYyVazT1MNoQG_b9mDzmIXlQanhc5yPf98rPIt
NNT3SfA_47qWyGV7PrhdNn97eWwCHb-
W900CllroomENnWBZK7wdS_5sC4mr3AzYcuT8QdWlTK8xhNIKG5_
ezyLzvstuiGajQkyHilOhpuEe-
nRoWCAASEuRoYiAU0fsZmuEpWJzSfTp6mmAB" BORDER=0
WIDTH=728 HEIGHT=90 ALT="Advertisement"></A>
La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italia
no L2...
AnnalSS 3, 2003 (2005)
69
quella serie di opzioni strutturali a disposizione di
un apprendente a un
determinato livello della sua interlingua (es., prim
a di produrre correttamente ‘
Il
bambino grande
’, l'apprendente può dire:
Lo bambino grande
,
Il bambino grando
,
Lo
bambino grando
, ecc.). Tali opzioni specifiche definiscono a prior
i la variabilità,
che
viene spiegata quindi non solo a posteriori come osc
illazione dei livelli di
correttezza. La TP fornisce indicazioni anche sulla
sua applicabilità nell'ambito
della didattica attraverso l’“Ipotesi dell'Insegnabili
tà”
(Pienemann 1998: 252 sgg.;
Pienemann 1984, e 1986: cit. in Bettoni 2001: 139):
la quale dimostra che le
sequenze sono acquisite seguendo un ordine implicazio
nale rigido: ne consegue
che esse non possono essere alterate da nessun insegnamento
.
2.
Applicazioni della Teoria alle diverse lingue
La
Grammatica Lessico-funzionale
(Bresnan 1992) è la teoria della grammatica,
compatibile con le procedure psicolinguistiche, adot
tata da Pienemann (1998)
per descrivere formalmente le diverse L2 in sede di app
licazione trans-linguistica
della TP.
Gli studi sulla Processabilità hanno preso avvio in
Germania con il
progetto ZISA
(
Zweitspracher werb italianischer und spanischer Arbei
ter
) finalizzato allo
studio delle sequenze evolutive del tedesco in apprenden
ti-lavoratori spagnoli e
italiani (Meisel, Clahsen, Pienemann 1981; Clahsen,
Meisel, Pienemann 1983).
Questi dati uniti a quelli sull'inglese, raccolti da
Johnston (1985) in Australia,
hanno costituito la base per la prima formulazione
della Teoria. Tuttavia, per
offrire una spiegazione più dettagliata della TP e po
terla anche applicare a lingue
diverse, molti altri dati sono stati assemblati in se
guito: quelli sullo spagnolo
(Johnston 1995) e sull'italiano
(Di Biase 1999) forniscono nuove precisazioni
teoriche, come quella relativa alle lingue
pro-drop
, cioè quelle lingue senza
soggetto pronominale obbligatorio, che presentano l
a comparsa della morfologia
personale del verbo al terzo stadio, e in alcuni casi
anche al secondo, anziché al
quarto come nelle lingue con soggetto obbligatorio
(Bettoni 2001). I dati sullo
svedese
(Pienemann, Håkansson 1999) offrono lo spunto per r
iflettere su
un'importante questione riguardante la
consistenza interna
dell'interlingua contro la
correttezza dell'uso dei morfemi secondo la lingua ta
rget (LT). Tale corpus
fornisce anche indicazioni sulla moderata influenza de
lla L1 sulla L2 (Håkansson
e al. 2002) anche in presenza di strutture identiche
in entrambe le lingue. Il
contributo dei dati raccolti sulle lingue scandinave
(Glahn e al. 2001) riguarda la
Tre domande
• Che cos’è la Grammatica Universale?
• Da dove viene la Grammatica Universale?
• Come si spiega la varietà delle lingue alla luce dell’ipotesi
della Grammatica Universale?
Che cos’è la Grammatica
Universale?
La Grammatica Universale fornisce al bambino un consistente
scheletro di strutture sintattiche che permettono al processo di
acquisizione di prendere avvio.
Si tratta di un repertorio di presupposti universali (circa le
possibili unità e loro mutue relazioni, a disposizione di tutte le
lingue umane) con in più una specie di menù che aiuta chi
apprende a orientarsi fra le varie opzioni.
Il diagramma “ad albero”
Per rappresentare queste diverse configurazioni e
sottoconfigurazioni.
Introduzione(leggere solo)
Questo volume nasce con l’intento di approfondire il rapporto tra l’inse-
gnamento e l’apprendimento delle lingue seconde: un rapporto meno
lineare di quanto comunemente si pensi. Per imparare una lingua diversa
da quella materna, infatti, non è necessario studiarla: da sempre gli esseri
umani si spostano, entrano in contatto con codici linguistici differenti da
quello che hanno acquisito dalla nascita e imparano a usarli per
comunicare. È anche vero, però, che l’apprendimento di una lingua
seconda, almeno in età adulta, risulta agevolato dall’intervento didattico,
che può velocizzare il processo e far raggiungere livelli di competenza
superiori rispetto a quelli ottenuti me- diante l’acquisizione spontanea.
Per contro, molti ragazzi escono dalla scuola senza essere in grado di usare
le lingue straniere che hanno studiato per anni; eppure, tanti tra i giovani
che si avvicinano alla professione dell’insegnamento, ma anche tra gli
inse- gnanti d’esperienza, sono fermamente convinti che lo studio formale,
orga- nizzato, basato sulla spiegazione delle regole e svolto all’interno di
una strut- tura educativa porti inevitabilmente a padroneggiare la lingua
straniera oggetto di tali sforzi. Insomma, studio e apprendimento delle
lingue stra- niere vengono per lo più percepiti come due fenomeni
sovrapponibili, coinci- denti. La realtà, tuttavia, presenta un quadro più
complesso: l’insegnamento non è una condizione necessaria né sufficiente
perché una lingua seconda venga imparata; può però rivelarsi uno
strumento prezioso per facilitare il percorso di apprendimento. Sviluppare
questa consapevolezza rappresenta a nostro parere un primo passo
importante per avvicinarsi con uno sguardo maturo ai temi che rientrano
nell’area della Didattica delle lingue.
Partendo da questa premessa, il volume indaga gli spazi di manovra a
disposizione dell’insegnante per guidare, ottimizzandolo, il processo spon-
taneo di acquisizione linguistica dei propri studenti, mettendo in luce
anche i limiti dell’insegnamento, ovvero i meccanismi naturali di cui
l’intervento
9
10
12
IPNICPCUOTL, AOUECTOPULOTGEIAINDTEGRLAIZSIOTUNDEINLELTLT’IENRSAERGINAMENTO DELLE
LINGUE
Nella scelta del tema conclusivo del volume si palesa la matrice interazio-
nista del lavoro: pur non limitandosi a trattare gli strumenti didattici dell’o-
ralità, esso rivela infatti la nostra convinzione che, in fondo, sia nella
modu- lazione e nella gestione dell’interazione in classe che risiedono le
principali armi a disposizione dell’insegnante per lo sviluppo
dell’apprendimento nei suoi studenti.
L’ultimo capitolo (di R. Grassi) affronta quindi metonimicamente il
feedback come parte distintiva dell’interazione del contesto didattico, che
come è noto si struttura su tre turni (e non su due come l’interazione
extradi- dattica): domanda (input), risposta (output), e riscontro
(feedback). Dopo una introduzione terminologica e concettuale, nel
capitolo vengono discussi temi legati all’opportunità o meno di correggere
– per quali ragioni e con quali fi- nalità – ma anche al quanto, quando e
come riparare l’errore. Acclarando, con i distinguo necessari, che la ricerca
oggi ha dimostrato la superiorità della correzione sulla sua assenza, si
affronta il tema prima nel parlato e poi nello scritto, con riflessioni sulle
principali tipologie di feedback, con la loro rile- vanza teorica e dimostrata
efficacia relativa. Segue un approfondimento sul tema, solo recentemente
investigato, delle particolarità e degli effetti della correzione tra pari.
Completa anche questo capitolo uno sguardo critico alla correzione nella
storia della glottodidattica, condotto attraverso alcuni sele- zionati richiami
di particolare rilevanza.
Nel procedere del discorso lungo i diversi capitoli si è cercato primaria-
mente di dare un resoconto chiaro e affidabile dello stato dell’arte sui
diversi temi affrontati, pur senza tacere le questioni aperte e i dibattiti in
atto, e for- nendo al lettore, accanto a un quadro attuale, anche una sintesi
in chiave dia- cronica dei principali punti di svolta nell’evolversi delle
posizioni teoriche e metodologiche relativamente alle questioni al centro
dei singoli capitoli. Lo sviluppo metodologico della Didattica delle lingue
non è invece in questo vo- lume introdotto di per se stesso, bensì
presupposto e richiamato ove funzio- nale alla trattazione delle tematiche
affrontate.
Per come è concepito, il volume si rivolge a insegnanti in servizio e in
formazione, nonché a studenti e appassionati di lingue straniere. La sua
fru- izione è compatibile con la frequenza di corsi universitari o post-
laurea di Didattica delle lingue o Glottodidattica, ma anche funzionale
all’approfondi- mento autonomo per motivi di studio individuale, di
aggiornamento profes- sionale o di interesse personale.
Elena Nuzzo, Roberta Grassi
14
gazzi italiani che, pur avendo alle spalle un cospicuo numero di ore di
lingua straniera nel loro percorso scolastico, si trovano in grande difficoltà
nel mo- mento in cui devono concretamente utilizzare la lingua studiata.
Dunque, ci sono persone che imparano le lingue senza studiarle e per- sone
che le studiano senza impararle: perché? Per capirlo occorre partire da due
assunti ormai condivisi da chi si occupa di ricerca scientifica sulla di-
dattica delle lingue, ma non altrettanto noti a tutti coloro che insegnano, o
che studiano, le lingue straniere: 1) l’acquisizione di una lingua seconda è
un processo naturale, che si verifica anche in assenza di insegnamento,
spe- cialmente in contesti di immersione linguistica; 2) i meccanismi
coinvolti nell’acquisizione spontanea sono verosimilmente all’opera anche
quando ci troviamo in una classe scolastica. Come ricorda Pallotti (1998:
2),
nonostante esistano importanti differenze tra i due tipi [spontaneo e guidato] di apprendi- mento,
entrambi si basano fondamentalmente su processi comuni. La scuola è un contesto di uso della
lingua con caratteristiche particolari, ma gli apprendenti, più o meno guidati, sono tutti esseri umani
con caratteristiche comuni.
La più importante conseguenza di ciò, o almeno quella che a noi inte- ressa
maggiormente in questa sede, è che l’insegnamento della L2, se non tiene
conto dei processi naturali che regolano l’acquisizione, può risultare poco
efficace. Insomma, sapere come si imparano spontaneamente le lingue
seconde costituisce un punto di partenza irrinunciabile se si desidera capire
come agisce l’intervento “artificiale” dell’insegnamento per ottenere un ri-
sultato analogo, ossia la capacità di usare una L2 per i propri scopi
comuni- cativi, e addirittura per potenziare e ottimizzare tale risultato. Del
resto – se la metafora non è troppo audace –, sarebbe impensabile che ci si
occupasse di farmaci e cure mediche senza sapere come funziona il
sistema immunitario umano. Ecco perché, prima di concentrarci
sull’insegnamento delle lingue seconde, che costituisce l’oggetto
d’interesse principale del volume, deside- riamo dedicare qualche pagina
al fenomeno dell’acquisizione spontanea.
Ancora prima, però, riteniamo utile una breve precisazione. Nei paragrafi
che seguono ci occuperemo prevalentemente, se non esclusivamente, di
ap- prendimento di aspetti grammaticali della L2, soprattutto perché è su
questo che si è concentrata gran parte della ricerca scientifica nell’ambito
dell’acqui- sizione delle lingue seconde. Siamo tuttavia consapevoli che
imparare una lingua comporta anche molto altro, e che l’apprendimento
linguistico può essere utilmente osservato e analizzato da prospettive
differenti, come per esempio quella dello sviluppo delle diverse abilità
ricettive e produttive, della competenza pragmatico-comunicativa o delle
strategie di apprendimento. È d’altra parte vero che la conoscenza
grammaticale, intesa qui come capacità
IPNICPCUOTL, AOUECTOPULOTGEIAINDTEGRLAIZSIOTUNDEINLELTLT’IENRSAERGINAMENTO DELLE
LINGUE
16
(3)
Morfema
Esempio
-ing
she’s playing
plural
girls
be copula
she is happy
be ausiliare
she is going
articolo
passato irregolare
she left
passato regolare
they arrived
she reads
-s possessivo
Tab. 1. L’ordine naturale per l’acquisizione dell’inglese L2 secondo Krashen (1977); lo schema è
tratto da Bettoni (2001: 79).
17
Stadio
Descrizione
Esempio
Negazione esterna (per es. “no” o “not” viene messo all’inizio dell’enunciato).
2
Negazione interna (per es. “no”, “not” o “don’t” viene messo tra il soggetto e il verbo
principale).
Fusione della negazione con il verbo ausiliare come nella regola della lingua d’arrivo.
Tab. 2. Sintesi degli stadi nella sequenza di acquisizione per la negazione in inglese L2; lo schema è
tratto e adattato da Ellis (2008: 93).
Stadio morfologico
Struttura
Esempio
procedura interfrasale
morfologia interfrasale
procedura frasale
18
Procedura
Stadio morfologico
Struttura
Esempio
procedura sintagmatica
morfologia del SV
morfologia del SN
AUX V-to
COP aggettivo predicativo N aggettivo
morfologia lessicale
marca di persona sul verbo marca di passato sul verbo marca di plurale sul nome
accesso lessicale
forme invariate
no lavoro
mi chiamo Karim
Tab. 3. Stadi di sviluppo morfologico per l’italiano L2 secondo la Teoria della processabilità
(adattata da Bettoni, Di Biase, 2015: 121).
Procedura
Stadio morfologico
Struttura
Esempio
procedura interfrasale
morfologia interfrasale
procedura frasale
procedura sintagmatica
morfologia del SV
morfologia del SN
N-gen N
V-te-V (V-comp V)
inu-no namae
[il nome del cane]
hanasi-te mimasu
[I try speaking (to them)]
procedura categoriale
morfologia lessicale
accesso lessicale
forme invariate
Tab. 4. Stadi di sviluppo morfologico per l’italiano L2 secondo la Teoria della processabilità
(adattata da Bettoni, Di Biase, 2015: 153).
20
22
. (6) PN: ieri ho hai ho visto che hai fatto questa festa e vicino allo stereo c’erano alcuni miei
cd a cui sono affezionato ch’erano un po’ in disordine
PNN:oh#ahsì?
PN:sì
PNN: sì abbiamo ascoltato un po’ di di tui eh cd perché sono troppo buoni e
PN: son belli
PNN: sì e spero che non ti ti fa fastidio.
PN: no infatti non mi dà fastidio semplicemente se la prossima volta li mettete a posto poi
dopo che li avete sentiti
[...]
Nel primo caso l’esitazione della parlante non nativa (PNN) spinge
l’inter-
2. In questa trascrizione e nella successiva il simbolo # indica una pausa breve e ## una pausa
media.
26