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Lezione 1b

 Correzione dell'Attività 1 sull'Azione verbale + Tabella Salvi e Vanelli


 L'aspetto verbale + Tabelle Salvi e Vanelli / Treccani Jansen
 Esercizio esemplificativo
 Traduzione 1

Attività 2
Definisci quali frasi sono di aspetto perfettivo e quali di aspetto imperfettivo, i rispettivi
valori; quali frasi sono agrammaticali (indicare con un *) e in base a quale test.
Attività 3
Sottolineare i predicati e definire scrivendo a penna modi e tempi verbali, ecc. (v. es.)

NOTA BENE – Sul verbo: http://www.treccani.it/enciclopedia/verbi_(Enciclopedia-dell%27Italiano)


Elisabetta Jezek Enciclopedia dell’italiano 2001

8.3.1. Tempo, aspetto e azione del verbo

Il significato dei tempi verbali viene determinato attraverso le categorie del tempo,
dell'aspetto e dell'azione del verbo. L'azione è collegata al significato lessicale del verbo (v.
durativi/non durativi).

Tempo e aspetto sono categorie funzionali che si manifestano attraverso le forme del verbo e
le perifrasi verbali.

8.3.1.1. Il tempo

- Il tempo situa l'evento sull'asse temporale. L'evento può essere anteriore, simultaneo o
posteriore al momento dell'enunciazione (ME) - il tempo ha valore deittico: Ieri ho
guardato un bel film. Adesso guardo un bel film. Domani guarderò un bel film.

Ma l'evento può anche essere situato rispetto a un momento di riferimento diverso dal
ME: Alle cinque (MR) Piero avrà finito i compiti o Alle cinque aveva già finito i compiti.

http://www.treccani.it/vocabolario/deissi/ deissi s. f. [dal gr. δεῖξις, propr. «dimostrazione», der. di δείκνυμι


«mostrare»]. – In linguistica, il ricorso, da parte del parlante, a particolari elementi linguistici, come i pronomi
personali, gli aggettivi dimostrativi (questo, quello, ecc.), gli avverbî di luogo e di tempo (qui, adesso, ecc.), detti
elementi o fattori deittici, necessarî per precisare chi sia il soggetto parlante e chi il suo interlocutore, e per
situare l’enunciato nello spazio e nel tempo.

http://www.treccani.it/enciclopedia/deittici_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/

Il termine deittici indica un insieme eterogeneo di forme linguistiche – avverbi, pronomi, verbi – per interpretare
le quali occorre necessariamente fare riferimento ad alcune componenti della situazione in cui sono prodotti. I
deittici coinvolgono dunque due realtà diverse: una realtà linguistica, interna alle frasi, e una extralinguistica,
esterna alle frasi (cfr. Lyons 1977; Vanelli 1992; Vanelli & Renzi 1995).

NOTA BENE - L’opposizione tra perfettivo e imperfettivo può essere espressa con mezzi differenti. In italiano
viene codificata mediante la scelta dei tempi verbali, non dunque con un insieme di affissi specializzati come
avviene, invece, in alcune lingue slave.
Sono generalmente associati all’aspetto imperfettivo la perifrasi progressiva e l’imperfetto; invece, il passato
prossimo e il passato remoto all’aspetto perfettivo, ma il contesto gioca un ruolo fondamentale
nell’interpretazione delle forme verbali. Il presente è un esempio emblematico, ha valore prevalentemente
imperfettivo.

Sull'aspetto: http://www.treccani.it/enciclopedia/aspetto_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/ Nicola Grandi -


Enciclopedia dell'Italiano (2010)

8.3.1.2. L'aspetto

Con aspetto verbale si intende la modalità con la quale lo svolgimento di un evento viene
presentato.

1. ASPETTO IMPERFETTIVO (l'evento viene colto nel suo svolgersi, l'evento non è
concluso)

 progressivo: Quella mattina Piero andava in piscina quando incontrò Giacomo.


= stava andando (perifrasi progressiva)
 abituale: Piero si alzava tutti i giorni alle quattro. – indica un evento ricorrente
Gli Ungheresi combattevano a cavallo. – indica un evento come un'attitudine
 continuo: Mentre sua moglie partoriva, Gianni fumava nervosamente. Maria era
intelligente.
- indica un evento non interrotto nel suo svolgimento.

2. ASPETTO PERFETTIVO (l'evento è concluso, evento singolo considerato nella sua


globalità)

 aoristico: Quella mattina Piero andò in piscina.


 compiuto: Piero era arrivato da due ore. – esprime un evento concluso in
precedenza; è tipico dei tempi composti.

8.3.1.2.1 L'aspetto verbale e i complementi di tempo

L'aspetto imperfettivo è incompatibile con tutti quei complementi che fanno allusione alla fine
del processo: in X tempo: *Quando sono entrato, Piero dormiva in due ore.
per X tempo: *Quando sono entrato, Piero dormiva per due ore.
fino a X tempo: *Quando sono entrato, Piero dormiva fino alle 5.
da/tra X a Y: *Quando sono entrato, Piero dormiva dalle 2 alle 5 / tra
le 2 e le 5.

L'aspetto imperfettivo è compatibile con da X tempo che fa riferimento all'inizio e non alla
fine dell'evento: Quando sono entrato Piero dormiva da due ore.
L'aspetto perfettivo è compatibile con: in X tempo, per X tempo, fino a X tempo, da X a Y ,
tra X e Y

da X tempo è compatibile con l'aspetto perfettivo compiuto (Maria era arrivata da due ore),
ma non con quello aoristico (*Maria arrivò da due ore).
(NOTA BENE - L'aspetto perfettivo presenta anche il valore ingressivo che è un’accezione particolare dei
tempi con valore aoristico, in specifiche e limitate condizioni. Esso coglie la fase iniziale di un processo: la sua
identificazione può avvenire tramite un test sostituendolo con le perifrasi iniziare a + infinito o cominciare a +
infinito: Proprio in quel momento, la terra tremò / cominciò a tremare.)

Sui verbi fraseologici vedi: http://www.treccani.it/enciclopedia/verbi-fraseologici_(Enciclopedia-dell


%27Italiano)/ Hanne Jansen - Enciclopedia dell'Italiano (2010)

Test aspetto imperfettivo

-Test valore progressivo: stava + gerundio, da x tempo


-Test valore abituale: essere solito + infinito che si combina preferibilmente con avverbiali del tipo
spesso, abitualmente, frequentemente, (per) X volte al mese
-Test valore continuo: non fare altro che + infinito, continuare a + infinito, andare + gerundio
(C’è Paolo che guarda dalla finestra. Aspetterà qualcuno? Valore continuo espresso dal futuro)

Test aspetto perfettivo

-Test valore aoristico – (in X tempo, per X tempo, fino a X tempo, da X a Y , tra X e Y ) (*Maria studiò da
due ore)

-Test valore compiuto: con già e con l’avverbiale da X tempo


- (Test valore ingressivo: con le perifrasi iniziare a + infinito o cominciare a + infinito)

Esercizio

Distinguere l'aspetto imperfettivo: progressivo/abituale e continuo; perfettivo: aoristico,


compiuto, ingressivo. Indicare con un * quali usi sono agrammaticali; usare i test di verifica.

1. Maria camminava quando si ricordò delle chiavi.


2. Maria studiava ogni pomeriggio.
3. Gli antichi greci erano grandi navigatori.
4. Maria mentre studiava ascoltava la radio.
5. Maria telefonò alla nonna.
6. Maria aveva preso il treno da mezz'ora.
7. Maria proprio in quel momento si ricordò.
8. Propriò all'età di 7 anni Maria rivelò talento per il violino.
9. Maria studiò la lezione da due ore.
10. Maria ha capito la lezione che non capì mai.
11. Maria ha imparato la lezione
12. Maria studia.
13. Vedo Maria che studia e prende appunti.
14. Quando Maria frequentava il liceo, studiava spesso in biblioteca.
15. Durante la prima giovinezza, Leopardi scopriva la passione per lo studio.
16. Durante il liceo, Maria studiava anche violino.
Soluzioni

1. Maria camminava quando si ricordò delle chiavi. I Progr. Test stare + gerundio
2. Maria studiava ogni pomeriggio. I Abit.
3. Gli antichi greci erano grandi navigatori. I Abit.
4. Maria mentre studiava ascoltava la radio. I Cont.
5. Maria telefonò alla nonna. P Aor.
6. Maria aveva preso il treno da mezz'ora. P Comp. Test da x tempo (ha preso da x
tempo)
7. Maria proprio in quel momento si ricordò. P Ingr. Test iniziò a ricordarsi
8. Propriò all'età di 7 anni Maria rivelò talento per il violino. P Ingr. Test cominciò a
rivelare talento
9. Maria studiò la lezione *da due ore. P Aor. Test non ammette da x tempo (studiava)
10. Maria ha capito la lezione che non *capì mai P Comp. (che non capiva mai/ che non
aveva mai capito)
11. Maria ha imparato la lezione. P Comp. Test con già Ha già imparato
12. Maria studia. I Progr. Test sta studiando Presente Ind.
13. Vedo Maria che studia e prende appunti. I Progr. sta studiando e sta prendendo
appunti Presente Ind.
14. Quando Maria frequentava il liceo, studiava spesso in bliblioteca. I Abit. Test spesso
e Test essere solito + infinito, era solita studiare /soleva studiare...
15. Durante la prima giovinezza, Leopardi scopriva la passione per lo studio. I Cont. Test
andava scoprendo
16. Durante il liceo, Maria studiava anche violino. I Cont. Test continuava a studiare ...
Attività 2

Definire quali frasi sono di aspetto perfettivo e quali di aspetto imperfettivo e il rispettivo
valore; indicare con un * quali usi sono agrammaticali; usare i test di verifica.

1. Marco lesse un libro.


2. Marco ha letto un libro.
3. Marco leggeva.

4. Marco leggeva un libro, quando il telefono squillò.


5. Marco leggeva un libro che poi non terminò mai.
6. Marco lesse un libro, quando il telefono squillò.
7. Marco ha letto un libro, quando il telefono squillò.
8. Marco lesse un libro che poi non terminò mai.
9. Marco ha letto un libro che poi non terminò mai.

10. Giovanni corre.


11. Arrivo a casa e trovo mio figlio che dorme sul divano.

12. Quando piove, Marco va al lavoro in tram.


13. Quando lavorava in Belgio, Marco rientrava in Italia a Natale.
14. Quando lavorava in Belgio, Marco rientrava in Italia due volte al mese.

15. Durante il concerto, il pubblico parlava.


16. Verso sera la tosse si calmava.
17. A Londra Giovanni incontrò Maria.
18. Marco ha mangiato.
19. Marco mangiò da due ore.
20. (Proprio in quel momento, la terra tremò)
Riflettere sull'alternanza dell'uso di presente, imperfetto, passato remoto e trapassato prossimo
e il rispettivo aspetto e valore

I giardini di marzo - Lucio Battisti

Il carretto passava
E quell'uomo gridava "Gelati".
Al 21 del mese I nostri soldi
Erano già finiti.
Io pensavo a mia madre
E rivedevo I suoi vestiti,
Il più bello era nero
Coi fiori non ancora appassiti.
All'uscita di scuola
I ragazzi vendevano I libri,
Io restavo a guardarli
Cercando il coraggio per imitarli
Poi sconfitto tornavo a giocar
Con la mente e I suoi tarli,
E la sera al telefono
Tu mi chiedevi
"Perché non parli".
Che anno è
Che giorno è
Questo è il tempo
Di vivere con te.
Le mie mani
Come vedi
Non tremano più
E ho nell'anima
In fondo all'anima
Cieli immensi
E immenso amore
E poi ancora
Ancora amore
Amor per te.
Fiumi azzurri
E colline
E praterie
Dove corrono dolcissime
Le mie malinconie.
L'universo
Trova spazio Dentro me,
Ma il coraggio di vivere,
Quello, ancora non c'è…
USO DEI MODI E TEMPI VERBALI NELLA FIABA

ATTIVITÀ 3

Sottolineare i predicati e scrivere a penna solo il tempo verbale per l’indicativo, il modo e il tempo
per il congiuntivo e il condizionale, i verbi fraseologici, i modali (servili), ecc. Osservare:
l’alternanza di passato remoto narrativo e imperfetto; l’uso del presente nei discorsi diretti;
l’imperativo; il congiuntivo imperfetto e il condizionale presente e passato.

IL PRINCIPE CHE SPOSÒ UNA RANA Italo Calvino

C’era una volta un Re che aveva tre figli in età da prender moglie. Perché non

sorgessero rivalità sulla scelta delle tre spose, disse: – Tirate con la fionda più

lontano che potete: dove cadrà la pietra là prenderete moglie. I tre figli presero le

fionde e tirarono. Il più grande tirò e la pietra arrivo sul tetto di un Forno ed egli

ebbe la fornaia.Il secondo tirò e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice. Al più

piccino la pietra cascò in un fosso.Appena tirato ognuno correva a portare l’anello

alla fidanzata.

Il più grande trovò una giovinotta bella soffice come una focaccia, il mezzano

una pallidina, fina come un filo, e il più piccino, guarda guarda in quel fosso, non ci

trovò che una rana. Tornarono dal Re a dire delle loro fidanzate.- Ora – disse il Re –

chi ha la sposa migliore erediterà il regno. Facciamo le prove – e diede a ognuno

della canapa perché gliela riportassero di lì a tre giorni filata dalle fidanzate, per

vedere chi filava meglio.I figli andarono dalle fidanzate e si raccomandarono che

filassero a puntino; e il più piccolo tutto mortificato, con quella canapa in mano, se

ne andò sul ciglio del fosso e si mise a chiamare:

– Rana, rana!

– Chi mi chiama?

– L’amor tuo che poco t’ama.

– Se non m’ama , m’amerà quando bella mi vedrà.

E la rana saltò fuori dall’acqua su una foglia. Il figlio del Re le diede la canapa e disse

che sarebbe ripassato a prenderla filata dopo tre giorni. Dopo tre giorni i fratelli

maggiori corsero tutti ansiosi dalla fornaia e dalla tessitrice a ritirare la canapa. La
fornaia aveva fatto un bel lavoro, ma la tessitrice – era il suo mestiere – l’aveva filata

che pareva seta. E il più piccino? Andò al fosso:

– Rana, rana!

– Chi mi chiama?

– L’amor tuo che poco t’ama.

– Se non m’ama, m’amerà quando bella mi vedrà.

Saltò su una foglia e aveva in bocca una noce. Lui si vergognava un po’ di andare dal

padre con una noce mentre i fratelli avevano portato la canapa filata; ma si fece

coraggio e andò. Il Re che aveva già guardato per dritto e per traverso il lavoro della

fornaia e della tessitrice, aperse la noce del più piccino, e intanto i fratelli

sghignazzavano. Aperta la noce ne venne fuori una tela così fina che pareva tela di

ragno, e tira tira, spiega spiega, non finiva mai, e tutta la sala del trono ne era invasa.

“Ma questa tela non finisce mai!” disse il Re, e appena dette queste parole la

tela finì. Il padre, a quest’idea che una rana diventasse regina, non voleva

rassegnarsi. Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia preferita, e li diede ai tre

figli: – Portateli alle vostre fidanzate e tornerete a prenderli tra un mese: chi l’avrà

allevato meglio sarà regina.

Dopo un mese si vide che il cane della fornaia era diventato un molosso

grande e grosso, perché il pane non gli era mancato; quella della tessitrice, tenuto

più a stecchetto, era venuto un famelico mastino.

Il più piccino arrivò con una cassettina, il Re aperse la cassettina e ne uscì un

barboncino infiocchettato, pettinato, profumato, che stava ritto sulle zampe di dietro

e sapeva fare gli esercizi militari e far di conto. E il Re disse: – Non c’è dubbio; sarà re

mio figlio minore e la rana sarà regina.

Furono stabilite le nozze, tutti e tre i fratelli lo stesso giorno. I fratelli maggiori

andarono a prendere le spose con carrozze infiorate tirate da quattro cavalli, e le


spose salirono tutte cariche di piume e di gioielli. Il più piccino andò al fosso, e la

rana l’aspettava in una carrozza fatta d’una foglia di fico tirata da quattro lumache.

Presero ad andare: lui andava avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia con

la rana. Ogni tanto si fermava ad aspettare, e una volta si addormentò. Quando si

svegliò, gli s’era fermata davanti una carrozza d’oro, imbottita di velluto, con due

cavalli bianchi e dentro c’era una ragazza bella come il sole con un abito verde

smeraldo. – Chi siete? – disse il figlio minore – Sono la rana -, e siccome lui non ci

voleva credere, la ragazza aperse uno scrigno dove c’era la foglia di fico, la pelle della

rana e quattro gusci di lumaca.

– Ero una Principessa trasformata in rana, solo se un figlio di Re acconsentiva a

sposarmi senza sapere che ero bella avrei ripreso la forma umana Il Re fu tutto

contento e ai figli maggiori che si rodevano d’invidia disse che chi non era neanche

capace di scegliere la moglie non meritava la Corona. Re e regina diventarono il più

piccino e la sua sposa.

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