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Orazio, libro II, ode 10

Introduzione
Questode del II libro dedicata a Licinio, un personaggio difficile da identificare: secondo unipotesi accreditata sarebbe il figlio di quel Licinio Murena difeso da Cicerone, che fu adottato da Terenzio Varrone, cosicch fu fratello adottivo della moglie di Mecenate. Largomento di questa poesia, il cui metro la strofe saffica, uno dei cardini della poetica e dellideale di vita di Orazio: la costante ricerca dellaurea mediocritas, ovvero della giusta via di mezzo e dellequilibrio in ogni situazione. Questo concetto gli deriva sia dalla sua educazione, poich il padre fu sempre per lui un modello di moralit, sia dal contatto che ebbe in giovent con la natura, poich Mecenate gli aveva regalato un piccolo podere fuori Roma; Orazio dimostra il suo attaccamento alla terra e sostiene che la natura pu dare svariati insegnamenti ed essere quindi magistra morum: in essa presente lequilibrio a cui esorta, e per questo motivo molte delle metafore che utilizza sono tratte proprio dal mondo naturale. Le metafore sono numerosissime ed attinte a diversi ambiti: oltre che alla natura alla navigazione e alla vita del marinaio, alla quotidianit e al mito. Per dare voce ed efficacia al suo pensiero Orazio si serve, oltre che di immagini metaforiche, dellaccorta disposizione dei termini allinterno del periodo e dei periodi tra loro, in modo da creare un effetto di equilibrio anche formale: sono frequenti i parallelismi di immagini e strutture sintattiche, prevale la coordinazione rispetto alla subordinazione e leffetto complessivo di studiata semplicit. Anche allinterno del verso le parole sono collocate con cura, in modo che quelle pi pregnanti e significative si trovano allinizio o alla fine del verso o subito prima della cesura; acquistano cos grande rilievo ed il lettore sofferma lattenzione su di esse.

Testo originale
Rectius vives, Licini, neque altum semper urgendo neque, dum procellas cautus horrescis, nimium premendo litus iniquum. auream quisquis mediocritatem diligit, tutus caret obsoleti sordibus tecti, caret invidenda sobrius aula. saepius ventis agitatur ingens pinus et celsae graviore casu decidunt turres feriuntque summos fulgura montis. sperat infestis, metuit secundis alteram sortem bene praeparatum

pectus: informis hiemes reducit Iuppiter, idem submovet; non, si male nunc, et olim sic erit: quondam cithara tacentem suscitat Musam neque semper arcum tendit Apollo. rebus angustis animosus atque fortis adpare, sapienter idem contrahes vento nimium secundo turgida vela.

Prima strofe:
Traduzione letterale: Vivrai pi rettamente, Licinio, se non ti spingerai sempre in alto mare e, mentre cauto temi le tempeste, non rasenterai troppo da vicino la costa insidiosa.

Commento:
Gi in questa prima strofe contenuto il concetto centrale dellode, espresso attraverso alcune metafore: luomo che vuole vivere secondo virt paragonato ad un marinaio che deve condurre sana e salva in porto la sua nave; entrambi questi impegni sono difficili, comportano sforzi e necessitano di competenze per essere perseguiti. Lavverbio rectius al grado comparativo, forma media tra positivo e superlativo, in apertura di verso e componimento fa riferimento alla rettitudine morale, cio la capacit di stare diritto, propria di chi non troppo in alto; ma laggettivo rectus, quando accompagna il sostantivo cursus, usato anche per indicare la rotta della nave, quindi assume anche valore metaforico. Le immagini dellalto mare, delle tempeste e della costa insidiosa servono a provare che leccesso sempre da evitare: sia la troppa audacia sia la troppa cautela sono pericolose, quindi si deve assumere una condotta mediana ed equilibrata, in mare come nella vita. La costruzione di questo periodo simmetrica e bilanciata: i due gerundi coordinati tra loro con funzione modale urgendo e premendo sono entrambi preceduti e connotati da un avverbio che indica eccesso, rappresentano movimenti in direzioni opposte e sono entrambi forti e concreti. Altum, aggettivo sostantivato con significato di alto mare , uno dei molti termini connessi con laltezza, sui quali fondamentale che si soffermi lattenzione del lettore, e pertanto collocato in posizione di rilievo alla fine del verso: ogni eccesso da evitare, ma laccento posto sul non puntare in alto, uno dei temi a cui lautore dedica pi spazio: infatti in molti casi i pericoli che derivano dalla troppa altezza, dalla troppa fortuna, sono pi grandi e pi difficili da riconoscere rispetto a quelli che comporta uneccessiva umiliazione.

Seconda strofe:

Traduzione letterale: Chiunque prediliga quellaurea via di mezzo, al sicuro, sta lontano dallo squallore di un tugurio cadente; moderato, sta lontano da una reggia che suscita invidia .

Commento:
Anche questa strofe contiene un unico periodo, costituito da una perifrasi relativa che rappresenta il soggetto, e da due segmenti quasi completamente simmetrici e composti dagli stessi sintagmi: predicato, predicativo del soggetto, ablativo di privazione. I due aggettivi tutus e sobrius, predicativi del soggetto, esprimono la serenit e la moderazione proprie di chiunque ricerchi questa condizione di mediet, poich egli non avr mai n troppo n troppo poco, e sar perci al riparo sia dalla scarsit e dalle intemperie, sia dallinvidia degli altri; come immagine esteriore di questa condizione Orazio sceglie la casa, che non sar mai n un tugurio cadente n un sontuoso palazzo. Iiave auream... mediocritatem, che si estende per tutto il verso grazie alliperbato, ed in esso vengono accostati due termini antitetici, uno molto positivo e laltro di solito negativo, quindi si crea un effetto di mediet anche nel significato; inoltre questo complemento fondamentale in caso accusativo, che per sua natura rappresenta ci che si chiama in causa ed a cui si tende. In queste prime due strofe il poeta, per descrivere questa condizione positiva ed anzi ottima, si serve di termini negativi: nella prima esorta a non compiere due azioni, nella seconda dichiara di cosa sar privo chi sceglier laurea mediocritas, e colloca il verbo caret ( mancare , essere lontano ) nella stessa posizione metrica, subito dopo la cesura, nei due versi consecutivi centrali; ribadisce dunque linvito ad evitare gli eccessi, ma insiste maggiormente sui vantaggi che ne derivano a chi fa suo questinvito.

Terza strofe:
Traduzione letterale: Il pi delle volte scosso dai venti un pino troppo elevato, ed alte torri crollano al suolo pi rovinosamente, e la folgore colpisce le cime dei monti .

Commento:
La strofe tutta incentrata sui rischi che comporta lessere troppo in alto: il poeta ne sottolinea il numero e lentit, che aumentano al crescere dellaltezza, con diverse immagini, e forse non a caso questargomento occupa interamente una delle strofe centrali del componimento. Il periodo formato da tre proposizioni coordinate per polisindeto, ciascuna delle quali contiene unimmagine; la prima e la terza sono tratte dal mondo naturale mentre la seconda proviene da quello antropico ed di grande efficacia grazie alla figura etimologica di casu e decidunt, termini con la stessa radice posti uno alla fine del secondo verso e laltro allinizio del terzo, proprio al centro della strofe, artificio che ne enfatizza il senso. Nei primi due versi vi un forte enjambement tra laggettivo ingens ed il sostantivo pinus con cui concordato: sembra quasi che Orazio, spingendosi oltre la misura del verso, voglia mostrarci visivamente quant alto quel pino. Gli aggettivi ingens e summos sono alla fine del verso ed hanno lo stesso effetto e la stessa funzione di altum

nella prima strofe, ma qui ingens sembra riferirsi ad uneccessiva altezza (troppo alto), e si crea cos una sorta di climax; celsae invece in unaltra posizione di rilievo, al centro del verso prima della cesura. Lavverbio saepius, riferito alle tre affermazioni, fa pensare che esse sono vere nella maggior parte dei casi, e che quindi la scelta dellaurea mediocritas garantisce limmunit da moltissimi rischi.

Quarta strofe:
Traduzione letterale: Un animo ben temprato nellavversa fortuna si augura, nella buona teme un destino diverso. Orribili tempeste scatena su di noi Giove, lui stesso le allontana.

Commento:
Il primo periodo di questa strofe una breve ed efficace descrizione dellatteggiamento di chi sceglie laurea mediocritas nei confronti della sorte: mostra sempre un animo saldo ed equilibrato, non si esalta nella buona sorte e non si abbatte nella cattiva; sua caratteristica fissa e propria dunque la capacit di opporre resistenza, come sottolineano il participio attributivo bene praeparatum riferito al soggetto pectus, espressione della sua forza e della sua tempra, e i due predicati sperat e metuit, due azioni contrapposte ma che contengono entrambe la volont di non inclinarsi e lasciarsi trasportare dove sospinge il vento della sorte, n da una parte n dallaltra, ma di restare ben diritto al centro, equidistante dagli estremi; questi verbi si alternano ai complementi di stato in luogo figurato costituiti dagli aggettivi anchessi antitetici infestis e secundis che sottintendono entrambi il sostantivo rebus, che vale eventi, circostanze. Il secondo periodo contiene la figura di Giove, la prima immagine tratta dal mito cui Orazio ricorre in questa poesia; lunico dellode che non si conclude alla fine della strofe, ma il predicato summovet, che ha come soggetto il pronome idem (Iuppiter), ultima parola della quarta strofe, si trova in apertura della quinta; vi quindi un enjambement tra i due versi ed una pausa marcata dalla virgola in una posizione insolita, alla fine del primo dattilo delladonio e subito dopo la parola Iuppiter; inoltre il nome proprio Iuppiter ed il pronome che lo sostituisce sono vicini anche se divisi dalla virgola, occupano interamente ladonio, ed idem sembra stabilire un forte legame tra le due coordinate per asindeto. Orazio sembra volerci far soffermare sulla figura di Giove, che secondo la tradizione mitica scaglia fulmini e tempeste a suo capriccio ed in modo imprevedibile, ed incarna perci lincostanza e la mutevolezza della sorte, alla quale nessuno pu sottrarsi e cui solo chi persevera nellaurea mediocritas, grazie alla sua natura prima descritta, non si arrende e non soccombe.

Quinta strofe:
Traduzione letterale: Non detto che, se ora ti va male, sar cos ancora: talvolta Apollo con la cetra risveglia la poesia che tace, e non sempre tende larco.

Commento:
Questa strofe ha il medesimo impianto concettuale della precedente: unaffermazione di carattere generale ed unimmagine esplicativa tratta dal mito. Apollo dio dolce e terribile ed alterna liberamente gli atteggiamenti, la sua incostanza la stessa della sorte; ma qui lelemento comune delle due immagini anche il risveglio, la possibilit di un cambiamento in positivo, nel dio come nella sorte. Anche in questo caso dunque lesortazione a non piegarsi e perdere il proprio equilibrio. Limmagine mitologica tra le sue funzioni ha anche quella di dare solennit alla poesia, e in effetti appaiono in queste due strofe i segni di un linguaggio elevato: larcaismo (informis per informes), i termini esclusivamente poetici (quondam equivale ad interdum usato nella prosa). Si nota nella quinta strofe labbondanza di avverbi di tempo (nunc, olim, quondam, non semper), uno per ogni verbo; eccetto nunc non sono ben determinati, e quindi sottolineano ancora il fatto che ad ogni istante sono possibili cambiamenti anche inattesi.

Sesta strofe:
Traduzione letterale: Nelle avversit mostrati forte e coraggioso, ed allo stesso modo, saggiamente, ammaina le vele gonfiate da un vento troppo favorevole.

Commento:
In questultima strofe abbiamo una sintesi dei due temi principali dellode: diffidare dalleccessiva altezza ed essere sempre in grado di porsi di fronte alla sorte in modo adeguato, buona o cattiva che sia; le esortazioni conclusive sono le pi intense perch compare per la prima volta limperativo e perch lautore afferma direttamente, senza pi ricorrere a termini negativi. Ritornano in questi ultimi versi sia i concetti sia le metafore delluomo come marinaio e della sua condotta come nave, presenti nella prima strofe; per tale motivo lode ha struttura circolare o ad anello. La sapientia a cui qui si allude la sofrosne, lassennatezza nelle decisioni, altra caratteristica di chi predilige laurea mediocritas, evidente ma fino ad ora rimasta implicita nel ritratto che Orazio ne fa in questode. Il periodo presenta parallelismi ed antitesi: rebus angustis d limpressione della strettezza e dellincapacit di muoversi, tipica dei momenti di dolore, delle bonacce in mare; nello stesso caso ablativo vento nimium secundo del secondo segmento, probabilmente con lo stesso valore sintattico, indica il troppo agio e la troppa facilit nellavanzare, antitetica ma ugualmente rischiosa. La prima esortazione pi scarna ed immediata, mentre la seconda pi elaborata perch contiene la metafora del marinaio ed il tema della sapientia: come nel resto dellode viene dato un rilievo particolare allinvito a fuggire laltezza.

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